Farsene una ragione

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Buonasera e benvenuti a tutti su Italiano Semplicemente, il sito per imparare l’italiano con divertimento. Oggi vediamo un’altra espressione tipica italiana di suo quotidiano. Di uso quotidiano, o di utilizzo quotidiano, vuol dire che questa frase si usa tutti i giorni, si usa, si

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esempio di utilizzo

utilizza, quotidianamente.

Bene, l’espressione è “farsene una ragione”. Avete ascoltato un pezzo di una canzone di Ligabue, famoso cantante italiano, in cui il dice “quando farsi una ragione vorrà dire vivere”.

Non è facilissimo spiegare, a dire il vero, questa espressione, perché non posso neanche aiutarmi con la lingua inglese. Non esiste una vera traduzione di questa frase.

Sicuramente però con l’utilizzo di molti esempi, con molti frasi di esempio vedrete che ce la faremo anche oggi.

Allora: cominciamo con “farsene”. Farsene viene dal verbo fare. Come saprete, il “ne” alla fine indica che si sta parlando di qualcosa di specifico, indica, si riferisce a qualcosa. Quando dico ad esempio, “parliamone”, vuol dire parliamo di questa cosa, di qualcosa in particolare. Ad esempio se io dico a mia moglie: “amore ho un problema, parliamone”; vuol dire parliamo del problema, parliamone.

Allo stesso modo, analogamente, “mangiamone”, che viene da mangiare, anche qui ci si riferisce a qualcosa. Se dico ad esempio: “ho delle fragole, mangiamone un po’” significa mangiamo un po’ di fragole.

Quindi anziché ripetere il soggetto della frase si aggiunge “ne” alla fine. Ok, quindi col verbo fare, che è il verbo di cui si sta parlando nella frase di oggi, posso dire farsene, cioè fare di qualcosa.

Farsene “Una ragione”, quindi indica che c’è qualcosa, di cui possiamo, o dobbiamo farci una ragione.

Ok, ancora non è chiaro però. Cosa significa che io mi devo fare una ragione di qualcosa, o che tu ti devi fare una ragione di una cosa. Semplicemente vuol dire “accettarla”. Farsi una ragione di qualcosa vuol dire accettare questa cosa, non respingerla, fare in modo che non sia più un problema, non pensarci più.

Evidentemente esiste un problema, un problema che ci preoccupa, che ci fa pensare, ci fa pensare a come risolverlo, ed ad un certo punto diciamo: “ok, basta così adesso, non voglio pensarci più, me ne devo fare una ragione”, me ne devo fare una ragione, cioè lo devo accettare, mi devo rassegnare, mi devo fare una ragione di questo problema, “me ne devo fare una ragione”, anche qui “ne” serve per non ripetere il soggetto della frase, il problema. Devo accettare questa cosa, devo farmi una ragione di questo problema, cioè me ne devo fare una ragione.

Ripeto: me ne devo fare una ragione. Posso quindi dire che io me ne devo fare una ragione se è un mio problema, che io, devo accettare, altrimenti se sei tu che devi accettare il problema, in questo caso sei tu che te ne devi fare una ragione.

Oppure: lui se ne deve fare una ragione, lei, oppure noi eccetera.

In generale, se non voglio specificare la persona, dico: farsene una ragione, cioè farsi una ragione di qualcosa.

Ok. Questo credo che ora sia abbastanza chiaro. Ma perché si usa la parola ragione? Cos’è la ragione? Solitamente la ragione rappresenta la mente, il cervello; ognuno di noi ragiona, cioè pensa, aziona il cervello. Il compito del cervello è ragionare. La ragione si usa per risolvere i problemi quindi, per pensare logicamente, per usare la logica. Si dice ad esempio che una persona ha agito senza ragionare, cioè ha fatto qualcosa senza pensare alle conseguenze.

Poi si dice spesso che chi è pazzo è “privo della ragione”. Essere privi di qualcosa significa non avere qualcosa. Chi è privo della ragione, non ragiona, non è capace di ragionare, quindi è pazzo, è una persona priva della ragione.

Poi si dice anche “hai ragione”, per indicare che quello che dici è giusto, che approvo ciò che dici. Al contrario “non hai ragione”, cioè “hai torto”, non è giusto ciò che hai detto, hai detto una cosa sbagliata. Non hai ragione.

Invece se usiamo il verbo fare, e diciamo “fare una ragione” non significa proprio niente. Perché? Perché devo dire chi è che fa questa cosa. Sono io? Allora io me ne faccio una ragione. Il “me” indica che sono io che devo accettare questa cosa. Io me ne faccio una ragione. Tu invece te ne fai una ragione. Lui se ne fa una ragione, noi ce ne facciamo una ragione, voi ve ne fate una ragione, loro/essi se ne fanno una ragione.

Il “ne” (enne, e) come abbiamo detto prima, indica la cosa per cui ci dobbiamo fare una ragione, la cosa che dobbiamo accettare, la cosa a cui non dobbiamo più pensare, la cosa che prima era un problema, ed ora vorremmo farci una ragione di questo problema, vorremmo farcene una ragione.

Lo so, non è facile, ma esercitandosi ce la farete, state tranquilli.

Facciamo ora qualche esempio: se mio figlio, di religione cattolica, decide da grande di cambiare religione, posso dire che noi genitori ce ne facciamo una ragione. Noi genitori dobbiamo farcene una ragione, ce ne dobbiamo fare una ragione, dobbiamo accettare questo fatto, o almeno dovremmo farcene una ragione, se vogliamo bene a nostro figlio.

Vedete che quindi ci sono molti modi di dire la stessa cosa: ce ne facciamo una ragione, dobbiamo farcene una ragione, o dovremmo farcene una ragione, eccetera.

Se, secondo esempio, la Roma non vince lo scudetto, ma lo vince la Juventus, me ne devo fare una ragione, non ci devo pensare più, devo accettare questo fatto, devo dire che la Juventus è una squadra più forte e che quindi devo accettare il fatto che la Roma, la squadra della Roma, che è la squadra di calcio di Roma, della città di Roma, lo vincerà il prossimo anno. Io ormai, che sono tifoso della Roma, me ne faccio una ragione da molti anni. Pazienza.

Un terzo esempio, se mia moglie volesse comprarsi una casa a Piazza di Spagna, al centro di Roma, credo che io le direi: ascolta cara, credo che tu debba accettare il fatto che non possiamo acquistare una casa a Piazza di Spagna, è troppo cara, costa troppi soldi, non possiamo permettercelo, non possiamo permetterci di acquistare una casa in Piazza di Spagna, quindi devi fartene una ragione. Basta pensare a questa cosa, pensiamo ad altro, è inutile continuare a pensare a questo.

Quindi quando ci si deve fare una ragione di qualcosa, vuol dire che è inutile, che non serve a niente continuare a pensarci, a questa cosa, è inutile, non serve a nulla non farsene una ragione. Non possiamo risolvere il problema. Quindi questo significa che è un po’ di tempo che ci pensiamo, è già un po’ di tempo che questo problema sta nella nostra testa, che ci fa preoccupare, ma ora è arrivato il momento di dire basta. Facciamocene una ragione. Non c’è nulla da fare, accettiamo il problema, perché magari non è neanche un problema, magari è una cosa che può capitare a tutti.

Se cominciamo a perdere i capelli, perché abbiamo 60 anni e stiamo invecchiando, facciamocene una ragione, perché se non ce ne facciamo una ragione sarà peggio per noi. Non c’è nulla da fare, contro la vecchiaia e contro la caduta dei capelli non possiamo fare nulla, possiamo anche essere felici senza capelli, o con i capelli bianchi.

Credo che ora sia abbastanza chiaro il significato di questa bella espressione italiana. Resta da fare l’esercitazione orale. Ripetete dopo di me, per esercitare la lingua.

Vediamo prima al presente e poi al passato.

Io me ne faccio una ragione.

—–

Tu te ne fai una ragione.

—–

Lui se ne fa una ragione.

—–

Lei se ne fa una ragione.

—–

Noi ce ne facciamo una ragione.

—–

Voi ve ne fate una ragione.

—–

Loro se ne fanno una ragione.

—–

Vediamo al passato ora.

—–

Io me ne sono fatto una ragione.

—–

Tu te ne sei fatto una ragione

—–

Lui se n’è fatto una ragione.

—–

Lei se n’è fatta una ragione.

—–

Noi ce ne siamo fatti una ragione.

—–

Voi ve ne siete fatti una ragione.

—–

Loro se ne sono fatti una ragione.

—–

Avrete notato che quando ho detto “Lui se n’è fatto una ragione” Ho usato la forma abbreviata. La forma per esteso è “lui se ne è fatto una ragione” o “lei se ne è fatta una ragione”. Quindi “se ne è” diventa “se n’è” nella forma abbreviata.

Ragazzi, come avrete visto non è stato facile affrontare questa frase perché c’è molto da spiegare. Quello che sembra facile per noi italiani non è poi così facile per chi sta imparando la nostra lingua. E questo accade perché, più che le regole, occorre concentrarci sull’ascolto. Bisogna ascoltare, ascoltare, repetita iuvant, quindi ascoltate più volte e tra una settimana sarà divenuto normale usare questa espressione. Se non volete ripetere l’ascolto, non funzionerà, e tra qualche giorno avrete dimenticato tutto. È proprio così, bisogna farsene una ragione.

Ci sentiamo tra qualche giorno con la prossima espressione idiomatica.

Tra un paio di giorni poi sarà online anche una nuova lezione di Italiano professionale, in cui parleremo della Tenacia e della Resistenza, e di tutte le espressioni italiane per indicare queste due qualità professionali: vedremo espressioni come “chi la dura la vince”, “cascasse il mondo”, “dai e dai” e tante altre espressioni.

Un saluto da Roma.

Video con sottotitoli

7 pensieri su “Farsene una ragione

  1. Ok, Ok, ma si potrebbe scoprire chi ha usato per prima questa espressione ? penso che questo sarebbe di grandissimo aiuto e risolverebbe il problema.

    • Ciao Raimondo e grazie della tua domanda. Il problema si pone per tutti i verbi prenominali, non solo per questo esempio. La parola farsene si usa praticamente solamente in questo caso. La stessa cosa possiamo però dirla per altre parole italiane, che si usano solamente in espressioni di questo tipo. Un altro esempio è “battersela”, nella frase “battersela a gambe levate”

    • Hai perfettamente ragione, infatti la mia spiegazione è, come tutte le altre, un pretesto per ascoltare e memorizzare la grammatica in modo indiretto. Il sito è rivolto a stranieri che non hanno tempo per studiare nel modo classico la lingua italiana. In questo modo imparano a usare la lingua, e per un italiano capisco bene che può apparire come un po’ noioso e persino contorto a volte. Grazie per il tuo prezioso intervento
      Gianni

  2. Spiegazione perfetta ma secondo me, a livello etimologico, morfologico e concettuale ha poco senso questo modo di dire.
    Probabilmente deriva da una forma dialettale o folkloristica, perché suona un po’ come “scendere il cane”.
    Personalmente non la uso come espressione in quanto mi da un senso di frase sgrammaticata e suona, alle mie orecchie, proprio come l’esempio sopracitato.
    Preferisco dire “ragiona, metabolizza, accetta” io non mi faccio una ragione di qualcosa. Io ragiono su qualcosa allo scopo di comprendere e accettare quel qualcosa.
    Mio pensiero, sia chiaro. Saluti

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