La Concordanza dei tempi. Uso del Congiuntivo 

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Buongiorno a tutti ragazzi. Vediamo oggi la concordanza dei tempi. Questo è l’argomento di oggi.

Ringrazio Leily di avermi proposto questo interessante argomento. Si tratta, a dire il vero, di un argomento molto difficile, a volte anche per gli italiani. La concordanza dei tempi.

Naturalmente non vi spaventate perché state ascoltando un podcast di Italiano Semplicemente, e la parola “semplicemente” non sta lì per caso.

Riusciremo a far diventare anche la concordanza dei tempi una cosa semplice da capire. Questa è la sfida di oggi dunque!

Cominciamo a spiegare anche le parole però. Cos’è la concordanza dei tempi?

Beh se il verbo concordare ci sembra difficile, sappiate che concordare significa semplicemente andare d’accordo.

Se due persone concordano, se concordano tra loro vuol dire che la pensano nello stesso modo, che sono d’accordo.

Se io vi dico:

io credo che imparare bene l’italiano sia difficile .

Voi potrete dirmi “sì, è vero, sono d’accordo con te, l’italiano è una lingua difficile”.

Ebbene, voi siete d’accordo con me, quindi voi concordate con me. Ed io concordo con voi. Io e voi concordiamo nel dire che imparare bene l’italiano è abbastanza difficile. Concordare significa quindi andare d’accordo.

Analogamente se vi dico

Temo che (cioè ho paura che) la mia fidanzata mi tradisca“. Ebbene, spero che voi non concordiate con me e che mi diciate: no, non è vero che ti tradisce! In questo caso voi siete in disaccordo con me, cioè non concordate con me.

Bene. Questa sono la concordanza e la discordanza. Ma Leily mi ha chiesto la concordanza tra i tempi indicativo e congiuntivo, non la concordanza tra due persone.

Sono due verbi quindi, due tempi verbali che devono concordare. Ma come fanno due tempi a concordare? In che senso due verbi concordano? Mica sono persone! Infatti, dico io, non sono persone. Ma allora i verbi possono anche essere in disaccordo? Possono non concordare tra loro? Ebbene sì!

I tempi sono come le persone! Possono andare d’accordo ma anche essere in disaccordo. E quando sono in disaccordo siete bocciati all’esame di italiano.

Prima abbiamo detto che:

credo che imparare l’italiano sia difficile.

Bene, in questa frase c’è il verbo credere. Attenzione perché la concordanza dei tempi è un problema che esiste solamente quando nella frase utilizzate alcuni verbi particolari. Credere è uno di questi. Ma ci sono anche i verbi pensare, immaginare, temere, sperare, aspettare e attendere. Fondamentalmente questi sono i verbi in cui i tempi possono andare d’accordo oppure no, possono concordare o non concordare.
Quando ci sono questi verbi infatti, cosa succede? Succede che la frase continua solitamente con una parolina particolare: la parolina “che”. E poi c’è la seconda parte della frase, che contiene un altro verbo qualsiasi.

Es: io credo che, io penso che, io tempo che, io aspetto che, eccetera.

Quindi vi ripeto il concetto perché è importante: c’è una frase, dove all’inizio, come primo verbo, usate uno dei verbi tra pensare, credere, sapere, immaginare, temere , sperare, aspettare e attendere, poi c’è la la parola “che” e poi c’è la seconda parte della frase che contiene il secondo verbo, che può essere un verbo qualsiasi, uno qualunque. “Che” in realtà a volte potrebbe non essere presente, quindi è più importante ricordarsi del verbo utilizzato nella prima frase.

“credo che imparare l’italiano sia difficile”.
Questa è quindi una delle tante frasi in cui si pone il problema della concordanza. “CREDO” e “SIA” sono i due verbi, che in questo caso sono credere e essere.
Come facciamo a far andare d’accordo i due tempi dei due verbi? Semplicissimo. Io poi vi spiego la regola, ma sappiate una cosa: non vi servirà a nulla nella comunicazione orale. Serve solamente per svolgere degli esercizi scritti.

Io allora ora utilizzerò il mio solito metodo, quello che vi è più utile per comunicare, e soprattutto quello che vi farà risparmiare moltissimo tempo.
Vi racconterò una storia, e nella storia ogni volta che ci saranno frasi di questo tipo ascolterete un piccolo suono, fatto da mio figlio al Pianoforte (vai Emanuele fai ascoltare il suono… Ok perfetto), dopo il suono, ascolterete la frase la frase.
Ok iniziamo ed alla fine vi dirò la regola. Promesso. Tenete presente che io non conosco ancora la regola, ma la cercherò in qualche pagina internet, dove si spiegano le regole, sapete quei siti noiosi pieni di regole? Proprio Quelli!

Allora ecco la storia.
È una storia vera, accaduta a me stesso qualche giorno fa.

Ero a Parigi e dovevo tornare a Roma con l’aereo. L’aereo era alle ore 21, la sera, e sapete cosa è successo? Ho perso l’aereo!
Quello giorno alle ore 17 ho pensato:

credo sia meglio che vada.
Altrimenti perderò l’aereo delle 21 per Roma. In questo modo credo che domani sarò in ufficio.
Penso che questa sia la scelta giusta. Sì ho deciso, vado! Questa è l’ora giusta. Farò sicuramente in tempo a prendere l’aereo.
In realtà credo che io sia stato un po’ imprudente quel giorno.

Alle ore 17 quindi:
credevo che fosse meglio partire, credevo fosse meglio partire per non perdere l’aereo. Credevo che fosse l’ora giusta. Credevo fosse l’ora giusta.

Ho creduto fosse meglio partire. Ho creduto che le 17 fosse l’ora giusta per partire.

Tutto era stato programmato in anticipo. Infatti il giorno precedente ho immaginato che io fossi (sarei) stato abbastanza prudente a partire alle 17.
Ho pensato che in questo modo, il giorno successivo sarei riuscito ad andare in ufficio al lavoro.
Infatti ero ad un’ora di distanza dall’aeroporto e dovevo prendere dei mezzi pubblici ed allora ho consultato Google maps che mi dava diverse possibilità: metropolitana più treno, autobus più metro, treno più autobus eccetera.

Io allora ho pensato:
Penso (che) sia il caso di scegliere il percorso più veloce.
Ho quindi creduto che fosse meglio scegliere il percorso più veloce, quello che richiedeva il minor tempo.
Questo credevo quel giorno.
Ma oggi, sapendo che poi ho perso l’aereo, non farei più la stessa scelta.
Oggi credo che quel giorno sarebbe stato più prudente partire alle 16, un’ora prima.
Immagino che io sia stato imprudente quel giorno a partire alle 17, e penso che partire almeno alle 16 sarebbe stato più prudente, più saggio.
La prossima volta credo che partirò alle 16, perché in questo modo credo che riuscirò sicuramente ad andare al lavoro il giorno successivo.

Quel giorno ho iniziato a temere di perdere l’aereo intorno alle ore 18, più o meno.
Alle 18 Infatti, mentre aspettavo l’autobus alla stazione di palais des congrès, pensavo:
Mmmmmmm, come mai non passa l’autobus? Ci sarà un incidente? Se continua così temo che perderò l’aereo.
In effetti c’era un incidente sulla strada per l’aeroporto, un incidente che immagino (che) abbia fatto perdere l’aereo a molte persone, non solo a me.
Appena ho saputo dell’incidente ho pensato di essere molto sfortunato.
C’è sfortuna! Se avessi immaginato, sarei sicuramente partito prima.
Mia figlia mi aspettava quella sera, voleva il bacino della buonanotte prima di andare a dormire. Quando sono arrivato a casa mi ha detto: “papà, credevo che tu fossi (saresti) arrivato a casa ieri”.
Mi dispiace, le ho detto, ma…
“sei sempre il solito distratto papà!”

lo so, pensavo di fare in tempo, quel giorno ho creduto che fossi uscito in tempo per prendere l’aereo, ma non è colpa mia! Credevo di essere in tempo.

E lei mi ha risposto: ma il giorno prima, quando hai programmato il viaggio, credevi che fossi (saresti) arrivato in tempo per l’aereo?

Sì, certo” – ho risposto io, “credevo fossi (sarei) arrivato in tempo, e l’ho creduto fino alla fine, anche il giorno stesso credevo fossi in tempo”.

Ele: “e pensavi anche che il giorno successivo al viaggio saresti stato in ufficio?”

“”Sì, lo pensavo, lo pensavo sì! Non credevo che a Parigi ci fosse traffico”.

Poi mia figlia mi ha chiesto: “ma il dirigente del tuo ufficio, sa che sei stato a Parigi?

Sì, certo che lo sa che ero a Parigi, sa che sono stato a Parigi“.

Ele: “e sa che adesso sei a Roma?

Sì, lo sa, certo! Sa bene che ora sono a Roma.”

Ele: “e sa anche che solo domani andrai al lavoro?

“Sì, naturalmente, lo sa, lo sa che domani sono al lavoro. La mia dirigente sa tutto! Sa che andai via da Roma, sa chesono stato a Parigi, sa che ora sono di nuovo a Roma, e sa anche che domani andrò al lavoro. Tutto sa”

Quindi la mia dirigente ha saputo che sono tornato a Roma, e sapeva anche che il giorno prima ero stato a Parigi, e sapeva anche che il giorno dopo sarei stato in ufficio.

Bene, finita la storia. Tranquilli, capisco che la prima volta può spaventare. Quello che dovete fare ora è solo finire di ascoltare il podcast, dopo aver fatto un esercizio di ripetizione. Non pensate alle regole, non vi preoccupate.

Ripetete dopo di me e state trqnauilli: Pronti? Via!

mio figlio sa che ieri sono stato a Parigi.

—–

mio figlio sa che adesso sono tornato a Roma, senza cioccolatini

—-

mio figlio sa che domani tornerò in ufficio

credo che ieri io sia stato troppo superficiale

—-

penso che oggi io sia un po’ più saggio di ieri

—-

Immagino che io domani sarò in ufficio

—–

Bene, dopo questa storia, dopo averla ascoltata più volte vedrete che la parolina “CHE” in realtà non sempre è presente tra i due verbi. Nella storia ci sono molti esempi in cui ho ripetuto la stessa frase con e senza il “che”.

Infatti posso dire ad esempio:

“oggi pensavo non venissi al lavoro, oppure “oggi pensavo che non venissi al lavoro”. Pensavo che non venissi, oppure pensavo non venissi. Posso dire in entrambi i modi. Il verbo pensare però c’è sempre. Ricordate questo.

Poi, vi avevo promesso che vi avrei spiegato la regola.

Innanzitutto dobbiamo dire che tecnicamente si parla non di due verbi, ma di due frasi, quella che viene prima e quella che viene dopo. La prima si chiama frase principale e la seconda frase subordinata. Ma questo è meno importante, ed io non sapevo questa cosa prima di leggerla su internet. Non c’è bisogno di saperlo.

Potete continuare a pensare ad una sola frase divisa in due parti dove nella prima parte c’è uno dei verbi elencati sopra: pensare, credere, temere, immaginare, eccetera.

Ok? ascoltate più volte l’episodio.Non dimenticate! Per la spiegazione tecnica della regola vi rimando a due pagine ben fatte.
1) http://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/01/19/concordanza-dei-tempi-con-lindicativo/
2) http://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/10/18/la-concordanza-dei-tempi-con-il-congiuntivo-1/

Ele: papà, hai portato i cioccolatini da Parigi?

Gianni: oddio, i cioccolatini!!

Ele: ma sei restato anche un giorno in più! Uffa!!!

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5 pensieri su “La Concordanza dei tempi. Uso del Congiuntivo 

  1. se usassi questo materiale, molto buono senza dubbi, i miei alunni si addormenterebbero dopo 5 minuti, la generazione di oggi vuole esempi molto veloci non hanno pazienza, questo ‘e dovuto al fatto che internet ‘e veloce , immediato, senza preamboli…..grazie

  2. Buonasera, non sono d’accordo con voi!
    Studiare la grammatica non è noioso è interessante e divertente 🤷‍♀️io studio ogni giorno la grammatica italiana e anche il congiuntivo 🤩

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