N’è (ep. 933)

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Trascrizione

Oggi mi spetta un compito veramente difficile: devo affrontare un argomento legato alla grammatica italiana, ma non devo risultare noioso.

Tutt’altro: l’obiettivo è di essere persino divertente. So già che non ci riuscirò. Vabbè ci provo lo stesso. Alla fine spero di poter dire che ne è valsa la pena

L’obiettivo è spiegarvi l’uso di “ne è” e anche di “n’è”, che ne è l’abbreviazione.

Come vedete infatti c’è un apostrofo. Poi c’è il verbo essere.

Ma quando possiamo apostrofare? Sempre? La risposta è no.

A volte si può scrivere “n’è” (ho detto può, non deve) mentre altre volte si preferisce conservare la forma staccata: ne è.

Per distinguere i due casi vi può sicuramente aiutare notare cosa c’è prima di “ne è“.

Ad esempio quando diciamo “Ce n’è“, possiamo usare la forma abbreviata. Notate anche la pronuncia.

Ce n’è ancora di caffè?

No, non ce n’è. Bisogna comprarlo. Ma dove?

Al supermercato. Ve n’è uno proprio dietro l’angolo. Una volta c’erano tanti supermercati da queste parti, ma n’è rimasto uno solo adesso.

Chi va a comprarlo? Lo dico a Giovanni?

No, Giovanni se n’è andato. Allora vado io.

Aspetta però che chiediamo prima al vicino di casa.

Ciao, per caso hai un po’ di caffè?

Sì. Me n’è rimasto un pacchetto o due. Prendili pure.

Si, ti ringrazio. Controlla però. Se te n’è rimasto un solo di pacchetto, meglio che lo tieni per te.

Accidenti, è vero. Ce n’è solo uno! Ma che n’è stato dell’altro pacchetto?

Non saprei. Ma non importa quanto n’è rimasto. Prendilo comunque, tanto io lo tengo solo per gli ospiti.

In tutti i casi che avete appena letto o ascoltato, si può anche non usare la forma abbreviata, ma di solito si fa così, soprattutto all’orale e nel linguaggio informale.

Abbiamo già visto come “ci” è simile a “vi. Allo stesso modo “ce” è simile a “ve”. Quindi “c’è” è simile a “v’è” e quindi “ce ne è” è simile a “ve ne è” (con o senza accento) che al plurale diventano “ce ne sono” e “ve ne sono” ma al plurale chiaramente non si possono abbreviare.

Quindi, tornando all’argomento di oggi:

Ce n’è, ve n’è, se n’è, me n’è, te n’è, che n’è, quanto n’è.

Questi sono i casi in cui si può abbreviare. In genere si fa così. Si può però anche scrivere per esteso.

C’è anche “ma n’è” che si apostrofa meno spesso.

Ma n’è valsa la pena?

Se mettiamo “ma” davanti, viene molto più facile abbreviare. Soprattutto nella forma orale. È una questione di fluidità nella pronuncia.

Ne è valsa la pena?

Soprattutto nella forma scritta, in questo caso normalmente si scrive invece per esteso. All’orale si può chiaramente pronunciare più velocemente ricorrendo all’apostrofo.

A parte i casi di cui vi ho parlato, difficile se non impossibile trovarne altri. Almeno nell’uso comune della lingua.

A volte poi si trovano frasi di questo tipo:

Vacci piano con il vino, n’è mica acqua!

N’è mica facile

N’è vero!

N’è difficile

Queste però sono forme dialettali e in questi casi “n’è” sta per “non è”. Quindi le frasi corrette sono:

Vacci piano con il vino, non è mica acqua!

Non è mica facile

Non è vero

Non è difficile

Quindi “n’è” nella lingua italiana è solamente l’abbreviazione di “ne è”, che in molti casi non si usa invece abbreviare.

Quando?

Questo utilizzo ne è un esempio.

Non si abbrevia in questi casi.

Ce n’è un altro? Sì, più di uno:

Bullismo a scuola: cosa fare se mio figlio ne è vittima?

Quanti errori si possono fare? Qualcuno ne è consapevole?

Cosa ne è stato del sogno americano?

Il tuo compito è pieno di errori. Il mio invece ne è privo.

La forma “cosa ne è ” è chiaramente analoga a “che ne è“, ma l’uso di “cosa” è meno informale e pertanto è più facile trovare la forma non accentata. Nella forma scritta, in realtà, anche “che ne è ” si trova sempre o quasi sempre per esteso.

Vi ricordo ad esempio l’episodio dedicato: Cosa ne è, cosa ne fu, cosa ne è stato, che ne sarà. In questo episodio non ho mai usato la forma abbreviata. A volte però avrei potuto farlo.

Allora, adesso che avete ascoltato o letto questo episodio, ditemi: n’è valsa la pena?

Non state a pensare più di tanto. Occorre solo leggere e ascoltare parecchio.

Attenzione però a non confondere “ne è” con .

Infatti né, scritto senza apostrofo ma con l’accento acuto sulla e, è una congiunzione e significa “e non”, simile a “neanche”.

Non voglio né questo né quello.

Non mangio né carne né pesce.

Adesso facciamo qualche esempio di “ne è” dove si preferisce non usare l’apostrofo e poi vediamo un ripasso degli episodi precedenti.

1. Sono andato a vedere un film. A me è piaciuto ma mia moglie ne è rimasta delusa.
2. Ho preso troppa pizza per stasera. Ne è avanzata parecchia.
3. Ho cercato di scrivere velocemente la relazione che mi è stata chiesta, ma ne è uscito un disastro.
4. Abbiamo piantato molti alberi nel giardino e ne è già fiorito uno.
5. Ho cercato di prenotare due tavoli al ristorante, ma ne è rimasto solo uno disponibile.
6. Ho provato a seguire la ricetta, ma ne è uscito un piatto completamente diverso.

Estelle (Francia 🇫🇷): avete fatto caso che Gianni ci chiede spesso un ripasso di notte? Non voglio passare per una lingua dì vipera, questo però mi sembra un po’ scostumato. Non credete che sia un comportamento che viola le regole delle buone maniere?

Albéric: ma perché criticare? Ce n’è veramente bisogno?

André (Brasile 🇧🇷): Hai ragione, Estelle, Gianni ci chiede dei ripassi quando gli europei sono già sulla soglia dell’incontro con Morfeo!

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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2 pensieri su “N’è (ep. 933)

  1. Tantissime grazie. Suoi articoli mi aiutano molto per imparare italiano. Scusi miei sbagli perche non parlo troppo bene

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