Il Chianti – le meraviglie d’Italia

Il Chianti (scarica audio)

Trascrizione

Non è un caso che abbiamo organizzato la riunione dei membri dell’anno 2023 proprio nel cosiddetto Chianti.

Cos’è il chianti?

L’Italia è famosa nel mondo, tra le altre cose, soprattutto per la qualità e la varietà dei vini. Il Chianti è appunto un vino. Un vino col marchio DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) prodotto nella regione Toscana.

Ma il nome “Chianti” è anche identificativo della zona della Toscana in cui si produce questo vino.

Questa zona è intorno alle “colline del Chianti”, una breve catena montuosa lunga una ventina di chilometri

Il chianti è dunque una zona collinare, compresa tra Firenze e Siena, tra Arezzo e i Colli Pisani ed è considerata da sempre il cosiddetto “cuore della Toscana”.

Questa zona, bellissima da un punto di vista del paesaggio, ospita tantissimi vigneti e boschi ma anche dei suggestivi borghi medievali e romantici castelli. E’ una zona assolutamente da visitare per i turisti, non solo per provare i vini e portarsene qualcuno a casa, anche perché c’è una temperatura media annua attorno ai 14 gradi.

Con il termine vigneto si intende un appezzamento di terreno dedicato alla monocoltura della vite. La vite (“le viti” al plurale) è la pianta che ha come frutto proprio l’uva, da cui si ottiene il vino.

L’altitudine (cioè l’altezza rispetto al livello del mare) dei comuni del Chianti va dai 240 slm ai 600 slm circa. In italiano si usa a questo scopo la sigla slm, che sta per metri “sul livello del mare”.

Le cose da vedere nella zona del Chianti (ammesso che non abbiate bevuto troppo) sono:

Il Castello di Meleto, che all’origine era di proprietà signorile, in quanto era proprietà di una ricca famiglia aristocratica fiorentina, è situato nel comune di “Gaiole in Chianti”. Il castello oggi è sede di un’azienda agricola specializzata nella produzione di vino Chianti Classico ed è visitabile a pagamento. Il castello, si legge su un sito, domina le sue terre e i suoi vigneti.

Notate questo utilizzo del verbo “dominare“. In questo caso significa che il castello sta in posizione più elevata (quindi ha una maggiore altitudine) rispetto ai vigneti.

In questo castello è possibile anche soggiornare, ma anche degustare i vini, scoprire le tradizioni più antiche e passeggiare tra le colline coltivate. Ci sono comunque altri castelli in zona.

Poi c’è anche la cosiddetta “Strada del vino e dell’olio del Chianti Classico“.

Uno dei tanti itinerari principali di questa strada si chiama la “Chiantigiana”, strada tra le più belle d’Italia, che attraversa tutto il Chianti da Firenze a Siena. Percorrerla è un ottimo modo per scoprire il territorio. Si può percorrere in auto e allora possiamo fare un tour, quindi fermarsi di tanto in tanto ed assaggiare i vari vini durante il percorso.

Si tratta di un tour “enodegustativo” perché si possono degustare vari vini. Degustare è un verbo simile a assaggiare, e si preferisce quando ci si deve convincere delle qualità di un prodotto. Enodegustativo perché riguarda il vino, che in greco si dice “einos”. Enodegustativo quindi significa che si può assaggiare – anzi degustare – il vino.

Se non volete prendere l’auto potete anche ricorrere a un tour organizzato.

Tra i borghi medievali da non perdere c’è quello di Lucignano in provincia di Arezzo.

E’ un borgo medievale posto al vertice di una collina e si trova all’incrocio fra le province di Firenze, Arezzo, Siena e Perugia ed è curioso per la sua forma ad anelli concentrici.

Gli anelli concentrici sono un concetto geometrico e praticamente se guardiamo questo borgo dall’alto, si vedono come più cerchi, piccoli e grandi. Questi cerchi o anelli, sono concentrici, sono formati dalle costruzioni presenti e sono uno dentro l’altro. Concentrici significa che hanno lo steso centro. All’interno ci sono residenze d’epoca, appartamenti e bed and breakfast.

Mi fermo qui, e per chi ne volesse sapere di più non vi resta che partecipare alla riunione dei membri di Italiano Semplicemente. Presto verrà pubblicato il programma della riunione che si svolgerà dal 24 al 30 giugno.

Per chi è interessato a far parte dell’associazione basta inoltrare ufficiale richiesta nella pagina dedicata.

Un saluto.

chiantigiana

L’albero della fecondità

L’albero della fecondità

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Buongiorno a tutti, cari amici di Italiano Semplicemente.

Quello che segue è un episodio di ripasso.

Ho scelto di fare un episodio all’insegna dell’arte e della cultura italiana, sicuro che sarà di vostro interesse. Faremo dunque una bella ripassata di alcuni verbi, termini particolari ed espressioni che sono già state oggetto di spiegazione sulle pagine di italianosemplicemente.com. Per ognuno di questi episodi troverete un collegamento alla relativa spiegazione.

Parliamo dell’albero della fecondità, un affresco scoperto solo nell’anno 1999, che si trova a Massa Marittima, quindi in Toscana. Che c’azzecca, direte voi, con la lingua italiana? Oltre al pretesto del ripasso, c’è dell’altro e lo capirete tra un po’.

L'albero della fecondità

Autore foto: Niccolò Caranti

Trascrizione integrale disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Il vallone dei mulini – le meraviglie d’Italia

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Il Vallone dei Mulini è sicuramente una meta che vale la pena di visitare in Italia. 

Si tratta di una valle. 

In una valle di solito ci scorre un fiume o un corso d’acqua, poiché le valli si trovano sotto le montagne e hanno la forma di una striscia, una linea pianeggiante. 

Il vallone è ugualmente una valle, ma stretta e molto profonda. Si possono chiamare anche “gole“. In effetti il termine “gola” è più diffuso in generale per questo tipo di insenature del terreno molto profonde, scavate dalle acque nel corso dei secoli. Esiste anche il termine “burrone“, abbastanza simile. 

Quindi il Vallone dei Mulini è appunto un vallone, che si trova in Campania, la regione di Napoli, a pochissima distanza del centro di Sorrento. Precisamente questo vallone si trova nella “penisola sorrentina“.

La penisole sorrentina è prima di tutto una penisola, proprio come l’Italia stessa.

E’ quindi una striscia di terra che “entra” nel mare, ma non è circondata dal mare come le isole. E’ una delle principali mete turistiche della Campania, e ha due lati. Su un lato c’è la costiera sorrentina, e dall’altro forma la costiera amalfitana, che tra le altre cose è diventata patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO dal 1997.

Il vallone dei Mulini si chiama così perché c’è un mulino, usato per macinare il grano, che molti anni fa era stato costruito proprio lì per utilizzare la potenza dell’acqua per far girare il mulino.

Questo vallone non è ovviamente una zona abitata, soprattutto perché è molto umida. Ci sono comunque i resti di vecchi edifici del complesso industriale. 

Questo clima comunque ha consentito la crescita di molte piante anche molto rare. Ci sono persino alcune  piante carnivore.

L’esposizione solare e la presenza di moltissime piante conferiscono a questa valle un aspetto molto suggestivo. Infatti esistono moltissimi dipinti fatti ad ogni epoca da artisti di tutto il mondo.

 

vallone dei mulini

Le meraviglie d’Italia: Il pozzo di San Patrizio

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Trascrizione

Una delle meraviglie d’Italia che sono poco conosciute dagli stranieri che ci fanno visita è il pozzo di San Patrizio, che si trova ad Orvieto, un piccolo borgo dell’Umbria, nel centritalia, un paese abbarbicato su una rupe di tufo.

Curioso questo “abbarbicato” che significa “fortemente attaccato”.

Pensare che c’è persino chi si abbarbica alle proprie idee, quindi che è talmente attaccata ad esse che non cambia mai idea.

Chi invece è abbarbicato al denaro non si stacca mai da esso, e poi ci sono i borghi abbarbicati al tufo, come Orvieto.

Ed è proprio nel tufo, questo materiale che proviene dai vulcani (dalla lava dei vulcani, quindi è un materiale lavico, di origine lavica) è stato scavato questo pozzo nel secolo Xvi.

Il secolo sedicesimo inizia nel 1500 e termina il 1599.

Un pozzo serve a raccogliere acqua, per essere utilizzata nel corso dell’anno o in caso di emergenza, ed il pozzo di San Patrizio, con la sua profondità di più di 50 metri, di acqua ne può contenere parecchia.

È stato costruito per volere di papa Clemente VII, che voleva essere sicuro che l’acqua non mancasse mai, neanche in caso di epidemie e calamità naturali come terremoti e cose simili.

Ma anche perché c’era appena stato il Sacco di Roma nel 1527 e c’era il pericolo di altri assedi o conflitti.

Il Sacco di Roma avvenne infatti nel 1527 da parte dei lanzichenecchi che oltre a saccheggiare Roma, cioè a devastare e derubare, uccisero un sacco di persone e portarono anche la peste.

Papa Clemente VII riuscì a scappare

Così Clemente VII all’indomani del Sacco di Roma si rifugia ad Orvieto dopo essere scappato travestito da ortolano.

Così per essere sicuro di avere sempre l’acqua fa costruire questo profondissimo pozzo.

Forse non ve l’avevo detto ma l’indomani non è detto sia proprio il giorno successivo ad un giorno dato, ma in generale si intende immediatamente dopo, subito dopo, nei giorni seguenti.

Il pozzo comunque ha un fascino unico, è un vero capolavoro di ingegneria. Ha due rampe di scale indipendenti per salire e scendere, e pensate che erano dei muli a trasportare l’acqua estratta dal pozzo per portarla in superficie.

Il mulo è un animale simile al cavallo, usato nel passato per trasportare carichi pesanti.

Dall’alto del pozzo si vede l’acqua che c’è in fondo, e c’è l’usanza di gettare delle monete nel pozzo, un po’ come si fa con fontana di Trevi a Roma.

Se capitate in Umbria, fate un salto ad Orvieto e resterete a bocca aperta.

Si respira un’atmosfera magica e sacra, è davvero bello questo pozzo di San Patrizio.

In Italia è conosciuto da tutti, almeno tra gli adulti, tanto che è entrato anche nel linguaggio, e precisamente si dice che una cosa è come il Pozzo di San Patrizio quando si sprecano molte risorse ed energie, ma spesso senza troppi risultati.

Altre volte si usa anche per indicare qualcosa di molto capiente, profondo, che sembra senza fondo, senza fine.

Nel pozzo di San Patrizio infatti entra tantissima acqua e non si riesce mai a riempirlo.

Allora posso dire ad esempio che se una persona che non si sazia mai, se ha sempre fame, allora è come il pozzo di San Patrizio. perché non si riempie mai lo stomaco.

Posso ugualmente dire che se mio figlio spende un sacco di soldi e li spreca tutti, se più soldi ha, più ne spende, allora è come il pozzo di San Patrizio.

Oppure posso dire che la sanità italiana è un pozzo di San Patrizio perché si spendono tantissimi soldi per la cura della salute e spesso ci si chiede cosa ci si faccia con tanti aoldi e che non bastano mai.

Ciao a tutti. Andate a vedere qualche foto del pozzo di San Patrizio su internet.

Le meraviglie italiane: I Bronzi di Riace

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Trascrizione

Oggi parliamo dei Bronzi di Riace, che sono due statue di bronzo (lo dice anche il nome) che sono state ritrovate in mare nel 1972 nei pressi di Riace, un piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, quindi nella regione Calabria, nel sud dello stivale.

Nonostante le due statue abbiano la faccia di bronzo (ed anche il resto del corpo) esse hanno un fascino particolare. Se non avete mai ascoltato l’episodio legato all’espressione “avere la faccia di bronzo” andate a dare un’occhiata.

Il bronzo è una lega composta da rame e stagno. Il bronzo è anche il nome di un colore molto particolare, un mix tra il marrone scuro e il colore arancione.

Questi Bronzi di Riace sono probabilmente di provenienza greca o anche magnogreca e risalgono al V secolo a.C..

Avete notato che parliamo ancora della Grecia antica? Anche parlando della via appia abbiamo se ricordate parlato dei greci.

La cosa che colpisce di queste statue di bronzo, bellissime e altissime (circa 2 metri) è che sono in eccezionale stato di conservazione. Attualmente sono conservate al Museo nazionale di Reggio Calabria.

Sono statue bellissime, rappresentano due uomini dalle fattezze straordinarie, a grandezza naturale, ma sono due fisici scultorei, quindi rappresentano due uomini dal fisico eccezionale, giovani e forti; probabilmente dei guerrieri.

Ho parlato di “fattezze“. é un termine che si usa quando si vuole indicare le forme di qualcosa o qualcuno; ci si riferisce generalmente all’aspetto fisico.

La fattezza è il modo come uno “è fatto”, quindi indica le forme, le proporzioni, o anche i lineamenti del viso.

Posso dire che la controfigura di un attore, che generalmente è una persona che prende il posto dell’attore nelle scene pericolose, deve avere le stesse fattezze dell’attore, altrimenti non è una controfigura e gli spettatori noterebbero la differenza.

Posso anche dire che una ragazza ha delle fattezze delicate, o anche che gli atleti son spesso persone molto belle fisicamente e dalle fattezze perfette.

Ebbene anche i bronzi di Riace rappresentano alla perfezione le fattezze perfette di un uomo: hanno un fisico slanciato, dei muscoli perfetti, uno sguardo fiero, una postura eretta.

Sono considerati dei veri capolavori della scultura, tra i più significativi dell’arte greca. Non si sa esattamente chi sia stato l’autore. Ci sono diverse ipotesi a riguardo.

Le due figure maschili sono nude, e questo esalta ancor di più la loro bellezza. Una di loro ha una barba fluente, a riccioli, tiene le braccia aperte.

L’altra statua ha invece sul braccio sinistro uno scudo. Questo conferma che si trattasse di guerrieri, nelle intenzioni dello sconosciuto autore.

Le statue sono state analizzate nel dettaglio e pare che non siano fatte solo di bronzo. È stato usato argento, avorio e rame.

Il fatto che avessero lo scudo e forse anche una lancia sulle mani sembrerebbe escludere si trattasse di atleti, ma un archeologo italiano avanza una originale ipotesi.

Notate che avanzare un’ipotesi significa proporre un’ipotesi, e il significato è diverso da ventilare un’ipotesi, che abbiamo spiegato sulle pagine di Italiano Semplicemente. L’archeologo avanza dunque l’ipotesi che i due bronzi raffigurino degli atleti vincitori nella specialità della corsa oplitica (corsa con le armi).

La statua “A” – così si chiamano le due statue: A e B (brutto nome , lo so, potevamo fare di meglio – la statua A, dicevo, sarebbe opera di un artista, (notate che ho usato il condizionale perché non è sicuro) nel 460 a.C., mentre la statua B di un altro artista, eseguita intorno al 430 a.C. Questa ipotesi comunque non sembra suscitare molta credibilità.

Dovete sapere che ci sono molti misteri intono ai bronzi. Come hanno provato a raccontare in un servizio televisivo, forse esiste anche una terza statua, un terzo bronzo. E poi dove sono finiti questo scudo, le lance ed anche gli elmi (i copricapo).

Difficile ricostruire tutto, infatti potrebbe darsi che la nave che portava le due statue si liberò delle stesse, le gettò in mare, dunque se ne sbarazzò.

Sbarazzarsi di qualcosa significa liberarsi di qualcosa, qualcosa che non serve più, qualcosa che ci dà persino fastidio magari. Magari per alleggerire la nave hanno sacrificato i bronzi perché erano molto pesanti.

Dovete sapere che c’è anche una leggenda su una presunta maledizione legata ai bronzi.

Anni fa iniziò a girare la voce che le due statue portassero sfortuna. Infatti ci furono degli incidenti, delle morti di persone coinvolte nel ritrovamento delle statue. Il luogo in cui sono state ritrovare le statue sarebbe un luogo sacro, un luogo che è stato profanato e questa profonazione pare abbia provocato la vendetta degli due santi che erano venerati dal popolo locale.

Profanare è un verbo che si usa solamente per le cose sacre. Significa offendere una religione, i suoi luoghi, i suoi oggetti, ma anche entrare in una tomba, violare questa tomba. Quindi la profanazione è una violenza che si fa ad una religione, un grave torto relativo alle cose sacre. Si può profanare anche la memoria di una persona morta, e per fare questo basta gettare del fango su questa persona.

Questi santi dunque si sarebbero arrabbiati e avrebbero provocato incidenti e morti a seguito di questa offesa, di questa profanazione.

La stessa parola profano è esattamente il contrario di sacro. Hanno un significato opposto.

Trattasi comunque di una leggenda appunto, affascinante per alcuni, solo sciocchezze per altri.

Di sicuro vale la pena andare a trovare i due bronzi non appena la pandemia si sarà placata.

Ad ogni modo la prossima volta che Notate un ragazzo dal fisico perfetto, con i muscoli tutti al loro posto, potete tranquillamente dire che sembra un Bronzo di Riace. È il miglior complimento che possiate fargli.

Le meraviglie italiane: La via Appia

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Voci di Emanuele e Giovanni

Descrizione

La via Appia era la più famosa e antica tra le strade romane. Parlo degli antichi romani. Una strada romana che collegava Roma a Brindisi, una città della Puglia, che si trova sul mare e che quindi era importante per via del suo porto, che lo collegava via mare con la Grecia e con l’Oriente.

Nell’episodio si coglie l’occasione anche per ripassare qualche espressione già vista insieme e per fare qualche approfondimento sulla lingua italiana.

Il balcone di Giulietta e Romeo

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Voci di Emanuele e Giovanni

Descrizione

L’episodio fa parte di una delle lezioni del venerdì dedicate alle bellezze italiane. Per maggiori informazioni visita la pagina dell’associazione.

Trascrizione

Quando si parla di balconi, in Italia, lo si può fare in tre modi diversi.

Il primo modo è affacciarsi dal balcone.

Il balcone in fondo serve a questo: ad affacciarsi. Strano verbo “affacciarsi”

Lo dovremo vedere insieme perché ha diversi utilizzi. Comunque affacciarsi in questo caso è “mettere la faccia fuori”. Vabbè, lo vediamo un’altra volta…

Il secondo modo per usare un balcone è accusare qualcuno di essere pazzo.

Uno dei modi per fare questo è infatti dire:

Sei fuori come un balcone!

Ci sono molti modi per esprimere lo stesso concetto, ma questo è sicuramente il più simpatico.

In effetti non c’è dubbio che ogni balcone si trovi “fuori”, cioè non dentro.

Si trova fuori anche il balcone più famoso d’Italia, cioè, diciamo uno dei balconi più famosi d’Italia.

Uno di questi balconi lo abbiamo incontrato in un episodio dedicato a Palazzo Venezia, ricordate?

Da quel balcone si è affacciava il Papa e dopo di lui il Duce ai tempi del fascismo.

Ma loro malgrado, il balcone più famoso d’Italia a dire il vero si trova a Verona, una città italiana famosa per l’Arena di Verona e per, appunto, il balcone di Giulietta.

Sapete chi è Giulietta? Magari non vi dice nulla questo nome ma se aggiungo il nome di Romeo probabilmente vi torna in mente l’amore tra i due, l’amore romantico per eccellenza.

Il balcone di Giulietta Capuleti (questo era il suo cognome) è famoso in tutto il mondo perché Giulietta ci si affacciava.

Che c’è di strano allora? Semplicemente che Giulietta potrebbe non essere mai esistita… a quanto pare!

Il balcone più famoso del mondo è dedicato ad una ragazza che è il personaggio protagonista di un’opera letteraria scritta da Shakespeare, che si chiama proprio “Romeo e Giulietta” e non solo Giulietta (forse) non è mai esistita, ma l’autore non ha mai messo piede a Verona nella sua vita.

Il balcone si affaccia su un piccolo cortile interno che normalmente è stracolmo (o ricolmo, o pienissimo, o strapieno) di migliaia di turisti.

Non di questi tempi ovviamente.

In effetti questo sarebbe un assembramento di conseguenza non sarebbe possibile.

Ho detto che il balcone si affaccia su un piccolo cortile.

Sì, anche i balconi si affacciano, pur non avendo una faccia.

Lo stesso si può dire di una di una finestra che si affaccia su un lago, o qualcos’altro.

Ah già… avevamo detto che il verbo affacciarsi lo vediamo un’altra volta…

E Romeo? Chi sarebbe questo Romeo e che c’entra col balcone?

C’entra eccome, perché Giulietta si affacciava dal balcone per vedere Romeo, che stava sotto e parlavano di loro due, del loro amore difficile, impossibile direi!

Pare che neanche il balcone sia mai esistito, non solo Giulietta e Romeo!

Pare infatti sia stato realizzato solo per dare vita alla scenografia pensata dall’autore.

L’edificio da cui si affaccia il balcone rappresentare una ricostruzione molto fedele delle tipiche dimore signorili venete del XIV secolo.

Ma la casa di Giulietta in realtà si chiama Casa di Dal Cappello.

Questa era la casa di alcuni mercanti di spezie (vendevano spezie) in realtà, e da questi mercanti deriva il vero nome della casa di Giulietta.

Insomma, prima del novecento sicuramente questo balcone non esisteva. È stato realizzato solamente più tardi, in fase di ristrutturazione dell’edificio.

Quando Romeo entrò nel cortile dove si affaccia il balcone, si legge nel dramma di William Shakespeare. Giulietta avverte Romeo che sta rischiando la vita se qualcuno si accorge che si trova qui.

Ma Romeo risponde:

tutto che Amor può tentare, Amor l’osa.

Vale a dire: l’amore è talmente forte che ti fa fare qualunque cosa sia possibile fare.

A quei tempi c’erano due famiglie che si odiavano, quella dei Montecchi e quella dei Capuleti.

E Indovinate un po’?

Giulietta era della famiglia dei Capuleti e Romeo, suo malgrado, era un Montecchi.

Capite bene che era impossibile sposarsi se le rispettive famiglie sono acerrime nemiche.

Anche acerrime è un termine interessante.

Si usa solo per i nemici. Se i nemici si odiano molto, si dicono acerrimi nemici.

Insomma, Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti non potevano amarsi. Un po’ come Renzo e Lucia de “I promessi Sposi”.

Ma a Romeo e Giulietta è toccata la sorte peggiore.

Infatti Giulietta, per volere della sua famiglia, doveva sposarsi con un conte.

Lei ovviamente non voleva, così sapete cosa fece?

Giulietta pensò di bere un narcotico, una sostanza che l’avrebbe fatta sembrare morta, il giorno precedente delle nozze col conte. In questo modo Giulietta avrebbe evitato il matrimonio semplicemente perché era morta! E così fece. Bevve questo narcotico. Giulietta era d’accordo con Fra Lorenzo, che avrebbe dovuto avvisare Romeo di questo loro piano. Ma Fra Lorenzo non riuscì ad avvisarlo, perché ci fu un inconveniente.
A Romeo giunse notizia della morte di Giulietta, che in realtà però non era affatto morta, ma lui non lo sapeva!
Così Romeo, andò a verificare di persona, vide coi suoi occhi che Giulietta sembrava effettivamente morta, e sopraffatto dal dolore, dopo un ultimo bacio si uccise bevendo un veleno.
E Giulietta? Giulietta si svegliò come da programma, vide che Romeo era morto e si uccise anche lei pugnalandosi al cuore.
Una fine tragica che però fece riconciliare le due famiglie, accomunate da una tragedia d’amore.

Le meraviglie di Roma: Palazzo Venezia

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Trascrizione

Oggi parliamo di Palazzo Venezia, un palazzo di Roma, che si trova a Roma, e non a Venezia. Precisamente si trova a Piazza San Marco, proprio vicino a Piazza Venezia Siamo proprio al centro di Roma.

Se dite al navigatore satellitare di portavi a Roma vi porterà esattamente a Piazza Venezia. E’ lì che inizia via del Coro, la via dello shopping, e siamo anche molto vicini al Pantheon di cui abbiamo già parlato, a Fontana di Trevi ed a molte altre bellezze di Roma.

Ma perché questo palazzo si chiama così, col nome della città di Venezia?

Il palazzo fu costruito tra il 1455 e il 1467 ma nel 1564 papa Pio IV dona il palazzo alla Repubblica di Venezia per utilizzarlo come sede dei suoi ambasciatori ed oratori presso la Santa Sede. A questo si deve il nome.

Ma perché io oggi voglio parlarvi di Palazzo Venezia?
Per conoscere un po ‘ di storia innanzitutto ma soprattutto per ascoltare qualcosa di piacevole di tanto in tanto, nella speranza che nel frattempo ci sia modo di spiegare qualcosa della lingua italiana.

Dunque, per costruire questo palazzo è stato utilizzato del travertino proveniente dal Colosseo e dal Teatro di Marcello.

Oggi non faremmo mai una cosa del genere!

Comunque il palazzo è uno dei primi e più importanti edifici civili della Roma rinascimentale. E’ considerato la più grande opera civile del’400 romano.

Si parla del rinascimento, e il Rinascimento a Roma copre il periodo che va dagli anni quaranta del Quattrocento, fino alla prima metà del Cinquecento, quando la città papale (cioè Roma) fu il più importante luogo artistico del mondo, con maestri quali Michelangelo e Raffaello. Notate che ho utilizzato “quale” e non “come”. Vedete l’episodio in cui spiego il motivo di questa scelta. E’ il n. 200 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Quindi l’architettura è quella del rinascimento romano, e del Colosseo non ha soltanto il travertino (che è una roccia molto dura). Infatti la costruzione del palazzo si ispira in parte anche al Colosseo, e questo si nota osservando ad esempio il cornicione ed altri elementi architettonici. Il cornicione è il nome che si dà alla parte esterna della pizza, quella che solitamente si brucia un po’, ma in architettura è la parte più alta di un edificio. Il cornicione in questo caso sporge un po’ rispetto all’edificio.

Palazzo Venezia era talmente importante che persino Mussolini, il Duce, pose la sede del quartier generale. Il balcone di Palazzo Venezia è proprio quello da cui lo stesso Mussolini fece la dichiarazione di guerra alla Francia e al Regno Unito e, di conseguenza, decretò l’entrata in guerra dell’Italia. Era il 10 giugno 1940. Ho usato la parola “persino” ma avrei potuto usare “perfino” con lo stesso significato. Ne abbiamo parlato nell’episodio n. 367.

FOTO ATTUALITÀ / XVIII ANNUALE DELLA FONDAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO - MUSSOLINI PARLA AL POPOLO DAL BALCONE DI PALAZZO VENEZIA
FOTO ATTUALITÀ / XVIII ANNUALE DELLA FONDAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO – MUSSOLINI PARLA AL POPOLO DAL BALCONE DI PALAZZO VENEZIA – Fonte

Pensate che la luce di questa stanza del Palazzo non veniva mai spenta in quegli anni perché si voleva dare il messaggio che che il governo non riposava mai.

Notate che quando si parla di Palazzo Venezia si usa la preposizione “di” e non si può dire “del palazzo Venezia”.

Se diciamo il nome, allora dobbiamo usare “di“. Invece se non diciamo il nome, allora dobbiamo usare “del”, ad esempio: la proprietà del palazzo è cambiata, l’immagine del palazzo è stata ristrutturata, eccetera. Questo ovviamente non vale solamente per palazzo Venezia.

Comunque, prima si Mussolini, quel balcone era famoso per un’altra ragione.

Papa Paolo II scelse Palazzo Venezia come sua residenza e dallo stesso balcone (siamo nel ‘400) osservava le corsa dei cavalli che si svolgevano lungo tutta via del Corso Queste corse si svolgevano tradizionalmente durante il periodo di Carnevale (fonte).

Insomma, il balcone più famoso del mondo, forse secondo solo a quello di Romeo e Giulietta che si trova a Verona.

Ah, dimenticavo: Palazzo Venezia ospitò anche un concerto di Mozart quando aveva solo 14 anni. Quanti spettatori? Oggi conta molto il numero dei followers (o seguaci, in Italiano) e il numero delle persone in generale. Ma in quel caso furono in pochi ad assistere al concerto. Ma c’era il Papa tra questi. Non so se rendo… Questa espressione però ancora non l’ho spiegata. Si usa per esprimere, con falsa modestia, una virtù, o la grandezza.

Come a dire: sono riuscito a rendere l’idea? Non so se ci sono riuscito. Molto più brevemente: non so se rendo!

Questo episodio comunque finisce qui, un saluto da Giovanni di Italiano Semplicemente. Avete capito bene, sono prorpio io, Giovanni. Non so se rendo! (Scherzo naturalmente!)

Le meraviglie di Roma: Il Colosseo quadrato

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Ripassiamo qualcosa di quanto imparato su Italiano Semplicemente parlando delle Meraviglie di Roma, la rubrica dedicata alle bellezze di Roma dal punto di vista storico culturale.

Parliamo allora di poesia, di architettura, di migrazioni di scienziati e di eroi. Come sarebbe a dire? Potreste dirmi voi.

«un popolo di poeti di artisti di eroi, di santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori».

Questo è ciò che disse Benito Mussolini, il dittatore italiano nel 1935 ed è anche la scritta che campeggia sulla parte alta del Palazzo della Civiltà Italiana, anche detto Il Colosseo quadrato, un monumento costruito nel 1938 e terminato solo dopo la seconda guerra mondiale.

Iniziamo dal nome. Colosseo quadrato o Palazzo della Civiltà Italiana?

Il Colosseo quadrato è, si potrebbe dire, il soprannome, il nomignolo, perché il suol vero nome è appunto “Palazzo della Civiltà Italiana”.

Però somiglia molto al Colosseo, per via dei numerosi archi, ma avendo una base quadrata, è stato chiamato appunto Colosseo quadrato. Non trovate anche voi una certa somiglianza col Colosseo?

Allora, il Palazzo della Civiltà Italiana si chiama così perché doveva proprio rappresentare le virtù italiane, doveva parlare degli italiani. Durante l’era fascista, come sappiamo, si dava molta importanza all’identità dell’Italia e del popolo italiano.

Ovviamente dovevano essere descritte le virtù, e non certamente i difetti, il che non significa che non ne abbiamo! Dunque gli italiani vengono descritti come eroi, cioè come persone che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s’impongono all’ammirazione di tutti.

Di indeciso42 – archivio personale, CC BY-SA 4.0, 

Un popolo di musicisti, cioè di persone che hanno talento per una determinata attività in musica, inerente alla creazione o all’esecuzione di composizioni strumentali, vocali, corali.

Un popolo di artisti, persone dedite all’arte.

Di Santi, vale a dire di persone riconosciute dalla Chiesa degne di venerazione.

Un popolo di pensatori e scienziati, cioè di studiosi di problemi a livello filosofico o di una particolare disciplina scientifica.

Siamo anche navigatori e trasmigratori, un termine, quest’ultimo, che equivale a “migranti”. A quel tempo erano gli italiani a migrare in altri paesi alla ricerca di fortuna e felicità.

Ebbene queste virtù del popolo italiano sono rappresentate da una serie di statue  altissime che si trovano a piano terra.

Dunque, una curiosità: essere migranti era considerata una virtù. In quanto tale dovrebbe essere sempre apprezzata, anche se appartiene ad altri popoli giusto? ma pare che oggi non sia più così. considerando tutti i problemi politici legati ai trasmigratori che arrivano oggi in Italia. Ma come si fa, dico io!

Si potrebbe dire che nel ventennio fascista, in quanto a democrazia e rispetto eravamo ancora a carissimo amico!

D’altronde si sa, i regimi sono quello che sono in quanto a democrazia.

Comunque, il Colosseo quadrato si trova in una zona molto grande a sud di Roma che si chiama EUR. Questa sigla sta per Esposizione Universale Roma.

Il palazzo nasce infatti insieme a tutto il quartiere dell’EUR, concepito per ospitare proprio una esposizione universale. La prima di queste esposizioni fu tenuta a Londra ad esempio, e in quell’occasione è stato costruito lo storico Crystal Palace.

Allora, nel 1942 se non ci fosse stata la guerra, si sarebbe svolta a Roma  l’Esposizione Universale e il Governo italiano, considerata la portata dell’evento, avrebbe approfittato dell’occasione per celebrare in tale data il ventennale del regime fascista. Il ventennale è il ventesimo anniversario, il ventesimo compleanno.

Che peccato vero?

Ma è interessante parlare di quanto disse Mussolini nel 1935 a proposito della scritta che campeggia sul Colosseo Quadrato.

Dovete sapere che la Società delle Nazioni ventilò delle sanzioni contro l’Italia a seguito della guerra d’Etiopia iniziata proprio nel 1935.

L’aggressione dell’Italia contro l’Etiopia ebbe importanti conseguenze diplomatiche e suscitò una notevole riprovazione (Il contrario dell’approvazione) da parte della Società delle Nazioni che quindi decise d’imporre delle sanzioni economiche contro l’Italia, ritirate nel luglio 1936 anche se Mussolini rispose picche all’appello delle Nazioni Unite. Mettere fine all’aggressione? Neanche per sogno, avrà pensato Mussolini!

Infatti il Duce, che evidentemente non era affatto d’accordo con queste sanzioni, disse che queste sanzioni erano un’offesa, e contro questo popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori, quindi come si osa parlare di sanzioni?

Come vi permettete di sanzionare l’Italia, voleva dire Mussolini, noi che abbiamo cotante virtù, le stesse virtù che adesso sono scritte sul Palazzo della civiltà italiana e che evidentemente Mussolini credeva fossero solo appannaggio degli italiani.

Poi non si può certo dire che il fascismo non ci abbia messo del suo nella costruzione del Colosseo quadrato: l’uso del materiale che si chiama Travertino, ad esempio, che ricopre la struttura esterna, non è casuale, infatti richiamava i valori dell’impero romano, era un ritorno alla tradizione, secondo i desiderata del duce.

Vi risparmio la lista completa dei desiderata del regime (lasciamo correre) perché alcuni di questi non sono affatto piacevoli da ascoltare. Qualcuno, ascoltando la lista completa, potrebbe prendere e interrompere l’ascolto di questo episodio,

Ma tanto finisce comunque qui. Non fosse altro che per non annoiarvi.

Comunque se venite a Roma, fate una capatina all’EUR. Dal vivo, il Palazzo è tutta un’altra cosa!

Ah, per la cronaca, voglio dare un ultimo messaggio dedicato a coloro che sono di diverso avviso sul regime fascista: questo episodio non voglio che vada loro di traverso in quanto è solo un episodio di ripasso delle espressioni spiegate su ItalianoSemplicemente.com e il sito non ha  niente a che spartire con la politica. Cominciamo a fare questo dovuto distinguo.

Le meraviglie di Roma: la gatta di Via della Gatta

Audio

Bogusia (membro dell’associazione Italiano Semplicemente):

Buongiorno a tutti gli amici del sito italiano semplicemente. Sono di nuovo qui. Mi chiamo Bogusia, sono polacca, però affascinata della lingua italiana, della storia e cultura italiana e soprattutto della Roma con i suoi segreti e misteri.
Non riesco a smarcarmi dalla voglia di cercare i luoghi che forse sfuggono a tanti, che partendo alla volta di Roma, dimenticano che bisogna guardare in modo indefesso per scoprire cose meravigliose, che si trovano a portata di mano nel centro storico.

Mi rendo conto che a volte manca il tempo per fermarsi a lungo, guardare in su, bisogna fare qualche foto, consumare un pasto seguito da un ammazza-caffè e poi bisogna assolutamente dare seguito alle direttive della guida turistica. Altro che storie! A volte è un peccato però.
Il mio racconto di oggi verte su una gatta speciale. Forse adesso dovrei aprire una parentesi, si dà il caso che a Roma ci siano una caterva di raffigurazioni di animali, sparsi dappertutto, che coinvolgono tante leggende che non possono però passare in cavalleria.
Il mio racconto lo faccio ovviamente sulla falsariga degli episodi di ripasso precedenti, cioè facendo un ripasso delle espressioni di due minuti che mi ronzano per la testa.
Altrimenti non sarebbe cosa! Spero che io non sfori troppo e non faccia nessuno sgarro di sorta.
Ragion per cui smetto di parlare di cose futili, non vi tengo sulle spine e rinuncio ai preamboli, sperando anche che riesca a sfoderare un racconto con i fiocchi .
Siamo nel centro storico, via del Plebiscito, le collezioni di Palazzo Doria Pamphilj e di Palazzo Venezia, abbiamo visto già gli affreschi della chiesa del Gesù. E’ là dove ogni giorno si accalcano centinaia di visitatori, ma pochi sanno che a due passi da lì si trova una perla della Roma misteriosa.
Vale solamente la pena di fare una capatina sul retro di Palazzo Grazioli (che da qualche anno ha assunto una gran notorietà, al di là dei pregi architettonici, per essere stato scelto per un certo periodo di tempo come residenza romana di un noto esponente politico italiano: Silvio Berlusconi, nonché sede del suo “parlamentino”).

Palazzo Grazioli
Roma, palazzo Grazioli a via del Plebiscito – Autore =Lalupa

Passando per via della Gatta, bisogna buttare un occhio in su e si vede come sul cornicione di Palazzo Grazioli vi sia posata una piccola gatta in marmo, a grandezza naturale.

via della gatta romaSi presume proveniente dal vicino Iseo Campense. Infatti, a suo tempo il gatto era un animale sacro a Iside, divinità egiziana venerata anche a Roma. Ma che c’azzecca questa gatta egiziana con i romani e Roma? Vediamo un po’ allora.
La gatta di Via della Gatta proviene dagli scavi del tempio di Iside e Serapide che si trovava in questa zona: L’Iseo Campense. Non era però il tempio dedicato ad Iside più antico di Roma ma sicuramente il più grande ed in oltre sembra che il culto sia rimasto in piedi per molto tempo. Sono tante le statue che si possono ammirare a Roma, e può darsi che un giorno parlerò di una di quelle che ha attirato maggiormente la mia attenzione.
Ma torniamo a bomba, la nostra gatta di Via della Gatta.
La sua strana collocazione sul cornicione marcapiano fu oggetto di molte ipotesi e dicerie tra il popolino. È facile capacitarsene visto che spesso hanno anche un certo non so che di affascinante, e i romani amano le leggende e le sanno raccontare di punto in bianco, così su due piedi .
Vero Gianni? Mi reggeresti il gioco anche questa volta?

Giovanni: naturalmente, non vedo perché non dovrei, soprattutto quando trovo qualcuno che fa episodi al posto mio! Non c’è nessun rovescio della medaglia direi. Ma quante sono queste leggende?

Bogusia: Ne proverò a rispolverare tre, su questa nostra gatta.
Facendo questo non faccio nessuno strappo alla regola, infatti è un esercizio che faccio spesso, e vi dirò che mi aiuta molto ad ingranare con l’italiano, veramente come si deve. È Il metodo che preferisco e senz’altro forma un binomio inscindibile con l’apprendimento. Allora andiamo al dunque.
Una delle leggende racconta del salvataggio di un bambino in bilico sul cornicione di un palazzo. La gatta avrebbe avvisato la mamma distratta che riuscì poi a salvare il bambino. La statua in effetti ha dei tratti materni e protettivi e sarebbe stata posta proprio là dove il bambino avrebbe rischiato la vita.
Nella seconda leggenda, analogamente alla prima, il miagolio della gatta avrebbe svegliato gli abitanti della zona avvisandoli di un incendio notturno, salvando le case e le vite degli abitanti.
La storia più fantastica è sicuramente però quella relativa alla leggenda che vuole che la gatta punterebbe il suo sguardo proprio in direzione del luogo in cui sarebbe nascosto un tesoro. Nel tempo in parecchi hanno provato a cercarlo a destra e a manca. Non è dato sapere se tale tesoro sia rimasto sotterrato, oppure già da tempo scoperto e sfruttato nel più assoluto silenzio. Un parolone privo di fondamento? Per quanto se ne sa il tesoro non è stato ancora trovato e si dice che poiché lo sguardo della gatta si posa sulla vicina Biblioteca Rispoli, può darsi che il tesoro sia di altro tipo, tipo che si tratti di libri.
Non si direbbe?
Eh si, i libri sono il tesoro per eccellenza secondo me. Ragazzi, si sa che a Roma si racconta di tutto e sulla intera storia permane tuttora un alone di mistero. Le leggende non passano in cavalleria ed io ve le racconto, non fosse altro che per questo. Adesso vi dico ciao, ci riaggiorniamo.

Giovanni: abbiamo ripassato ben 55 episodi. Ciao a tutti e grazie a Bogusia.

fonti: www.romasegreta.itwww.fuoridellaclasse.it