Farci il callo

audio mp3

Farci il callo

Trascrizione:

“Farci il callo” è un modo di dire informale che significa diventare abituati o diventare insensibili a qualcosa, di solito a causa della ripetizione o dell’esposizione prolungata a una certa situazione, esperienza o comportamento.

Abbiamo un episodio interessante sulle abitudini. Questa però è un’abitudine che porta delle conseguenze, o meglio che non porta più le conseguenze delle prime volte.

In sostanza, l’espressione indica che una persona, quando fa il callo a qualcosa, è diventata indifferente o immune a qualcosa che inizialmente poteva essere sgradevole o fastidioso.

In realtà non necessariamente parliamo di cose fastidiose e negative.

Anche se spesso è usata per riferirsi a situazioni spiacevoli o fastidiose, il concetto di “farci il callo” può applicarsi anche a esperienze positive o neutre.

Ad esempio, potresti “farci il callo” a fare una determinata attività fisica, rendendoti meno sensibile al dolore o alla fatica nel tempo. Un esempio classico:

Se sono sempre trattato male da una persona e ormai mi sono abituato a questo, posso dire che c’ho fatto il callo.

Se una persona viene trattata male ripetutamente, potrebbe diventare insensibile o abituata a quel comportamento negativo, riducendo così la sua capacità di reagire emotivamente o di prendere provvedimenti per cambiare la situazione.

In pratica non c’è più una reazione emotiva perché ormai è accaduto tante volte.

Vediamo alltri tre esempi di utilizzo.

Se una persona vive in un ambiente rumoroso per molto tempo, potrebbe farci il callo al rumore e smettere di notarlo.

Possiamo anche dire “potrebbe fare il callo al rumore” perché sto specificando, ma solitamente si usa “farci”, che io specifichi o meno.

Tipo: ormai c’ho fatto il callo.

Un secondo esempio:

Un dipendente che riceve critiche costanti dal suo capo potrebbe fare il callo alle critiche e non reagire più emotivamente. Ormai non ci fa più neanche caso. È diventato normale.

Un ultimo esempio:

Se una persona mangia cibo piccante regolarmente, potrebbe farci il callo e iniziare a non percepirlo come particolarmente piccante.

Ma come, dici che non è piccante? Io mi sono ustionato la bocca!

Risposta: che sarà mai, ormai ci ho fatto il callo.

Notate che “ci ho” può diventare “c’ho” e vi capiterà più spesso la forma abbreviata perché l’espressione è colloquiale.

Io c’ho fatto il callo

Tu c’hai fatto il callo

Lui c’ha fatto il callo

Noi c’abbiamo fatto il callo

Voi c’avete fatto il callo

Loro c’hanno fatto il callo

In caso si volesse usare un’espressione meno informale potrei dire:

Ormai mi ci sono abituato

Ormai mi sono abituato

Ormai c’ho fatto l’abitudine

Ormai mi sono assuefatto

Oppure un’espressione meno informale potrebbe essere:

Ormai sono diventato insensibile alle critiche

o

Ho sviluppato una certa tolleranza al piccante.

Solitamente si usa “ormai” all’inizio della frase, solo per preparare l’ascoltatore, ma non è obbligatorio.

Poi c’è anche un’altra espressione dal senso simile: “non mi fa più né caldo né freddo” che ha lo stesso uso di “farci il callo” se ci metto il “più”. Altrimenti potrei parlare semplicemente di qualcosa che mi lascia indifferente, che non mi suscita alcuna sensazione o emozione.

Ma cos’è il callo?

Il “callo” è una dura formazione di tessuto cutaneo (quindi il callo viene sulla pelle, cresce sulla pelle) che si sviluppa in risposta a una costante pressione, attrito o irritazione sulla pelle. Se avete le scarpe strette all’inizio vengono delle vesciche che fanno molto male, ma prima o poi vi verranno dei calli sulle dita e allora sentirete meno dolore. “Ci farete il callo alle scarpe strette”, si potrebbe dire.

Anche alle mani possono venire i calli.

Io ad esempio ho fatto il pizzaiolo per più di dieci anni e ho ancora i calli alle mani. Il callo è dunque una risposta naturale del corpo per proteggere la pelle da danni ulteriori. Quando diciamo “farci il callo a qualcosa”, però, ci riferiamo metaforicamente al processo di sviluppare una sorta di protezione o insensibilità nei confronti di un’esperienza ripetuta o sgradevole.

Si usa il verbo fare e farci proprio analogamente alle abitudini:

Farci l’abitudine

Fare l’abitudine

Adesso facciamo un esercizio di ascolto e ripetizione. È importante. Ripetete dopo di me.

Farci il callo.

Bisogna farci il callo a certe cose per non soffrire.

Io c’ho fatto il callo.

Ancora non c’hai fatto il callo?

Non riesco a farci il callo a certi comportamenti.

Mica è facile farci il callo.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

Darsi ai bagordi

Darsi ai bagordi

Descrizione: “Darsi ai bagordi” significa indulgere in attività svaganti o piacevoli in modo eccessivo, spesso in maniera disordinata o senza riguardo per le responsabilità. Si tratta di trascorrere il tempo in divertimenti o svaghi senza preoccuparsi troppo delle conseguenze o dei doveri.

Per avere il file audio MP3 e la trascrizione completa in PDF di questo e di tutti gli altri episodi, anche in pdf, diventa membro di Italiano Semplicemente.

ENTRAADERISCI

 

Mettercela tutta

Mettercela tutta (scarica audio)

Giovanni: “Mettercela tutta“. Questa è l’espressione di cui ci occupiamo oggi.
“Mettercela tutta” significa impegnarsi al massimo, dedicare tutto il proprio sforzo e energie a qualcosa, fare del proprio meglio per raggiungere un obiettivo o affrontare una sfida. È un’espressione che sottolinea il massimo impegno e la determinazione nel perseguire un obiettivo.

E’ un’espressione del tutto equivalente ad altre, tipo: “dare tutto” o anche “dare tutto se stessi” o “dare l’anima” e simile anche a “sputare sangue”.

Ce ne sono anche altre abbastanza simili:

  • Dare il massimo
  • Sforzarsi al massimo
  • Impegnarsi al massimo
  • Fare del proprio meglio
  • Non risparmiarsi
  • Dare tutto quello che si ha
  • Dare tutto quello che si può

Ma torniamo all’espressione “mettercela tutta”, che utilizza il verbo “mettere”. Questo è chiaro.

Mettere nel senso di impiegare. In questo caso si parla di impegno, di energie, di sforzo, di fatica.
Si sottolinea l’azione di investire completamente se stessi in un’attività o in un obiettivo, indicando massimo impegno e dedizione.

Vediamo qualche esempio:

Nello studio:
“Sto studiando per gli esami e voglio davvero mettercela tutta quest’anno.”

Nello sport:
“L’atleta si è infortunato, ma vuole comunque mettercela tutta per tornare in forma.”

Nel lavoro:
“Ho un progetto importante da completare, e voglio mettercela tutta per consegnarlo entro la scadenza.”

Nelle relazioni:
“Dopo l’ultimo litigio, abbiamo deciso entrambi di mettercela tutta per far funzionare la nostra relazione.”

Nelle passioni personali:
“Ho iniziato a suonare la chitarra e voglio veramente mettercela tutta per migliorare la mia abilità musicale.”

Avrete notato che in “mettercela” c’è la particella “ce” che si riferisce al luogo o l’obiettivo. È anche possibile staccare ce dal verbo.

Es: ce la devi mettere tutta per superare l’esame

Cioè:

Devi mettercela tutta per superare l’esame.

Oppure:

Dovrò mettercela tutta affinché io possa battere il record del mondo

Cioè:

Ce la dovrò mettere tutta affinché io possa battere il record del mondo.

Questo si può fare anche con altri verbi, non solo con mettere. C’è già un episodio in merito (anzi due) fortunatamente, quindi potete dargli un’occhiata se vi interessa.

Avrete anche notato che si usa la forma femminile: mettercela e non mettercelo. Lo abbiamo visto anche in altri episodi. “La” a cosa si riferisce quindi?

Questa cosa di usare il femminile nelle locuzioni e espressioni idiomatiche è una caratteristica della lingua italiana e la forma femminile non è legata in questi casi al genere del sostantivo.

Parliamo di impegno che è maschile, o di dedizione che è femminile, o di energia, ancora femminile, o di sforzo, stavolta maschile. Potreste impazzire se andiamo avanti così…

Ci sono pertanto molte altre espressioni idiomatiche in italiano che seguono la forma femminile. Qualcuna di queste li abbiamo già trattate. Abbiamo anche parlato dei verbi pronominali una volta.

Es:

Farla fuori dal vaso (che ha un senso simile a esagerare)

Prendersela comoda

Buttarla in vacca

Buttarla in caciara

Farla finita

Finirla, piantarla

Prendersela con qualcuno (accusare qualcuno per qualcosa di accaduto)

Farla franca

Buttarla sul ridere (un’espressione che si usa per sdrammatizzare)

Farsela sotto

Bersela

Farcela

Passarla liscia

Vedersela

In tutte queste espressioni il cambiamento al maschile ne compromette il significato. Non avremo più un’espressione o una locuzione.

Spesso accade invece che la stessa modalità possa usarsi anche per riferirsi a un sostantivo femminile, ma in quel caso il senso è quello materiale.

Es: quanta pasta devo mettere nell’acqua?

Risposta: metticela tutta

Oppure: devi mettercela tutta, ce la devi mettere tutta.

Sto parlando della pasta (la) che devo mettere nell’acqua (“ce” indica il luogo).

In questo caso, quando mi riferisco al sostantivo, la frase ha lo stesso uso della forma maschile.

Es:

Ho un etto di formaggio qui, quanto ne devo mettere nella pasta?

Risposta: “ce lo devi mettere tutto” o “metticelo tutto” o “devi mettercelo tutto“.

Stavolta uso il maschile perché il formaggio è maschile.

In altre locuzioni simili, cioè che sono alla forma femminile, a volte accade la stessa cosa, vale a dire che posso usare il maschile o il femminile in senso materiale per riferirmi a qualcosa di maschile o femminile, ma in altri casi non si fa.

Le espressioni citate prima ad esempio non si usano quasi mai al maschile neanche in senso materiale. A volte si può fare però.

Ad esempio “prendersela comoda” potrei usarla così:

Dovrei prendere una poltrona, hai qualche consiglio da darmi?

Risposta: prenditela comoda! In questi casi bisogna prendersela comoda.

Chiaramente sto parlando della poltrona che deve essere comoda, cioè confortevole.

Adesso facciamo un esercizio di ripetizione. Ripetete dopo di me:

Ce la devi mettere tutta!

Stavolta ce la metterò tutta, caschi il mondo!

Metticela tutta mi raccomando!

Per mettercela tutta non ce la dobbiamo prendere comoda

Per farcela, dobbiamo mettercela tutta!

Se vuoi farla franca, devi mettercela tutta!

Mettetecela tutta se volete superare l’esame di italiano

Mi auguro che ce la mettano tutta i vostri figli per laurearsi in tempo.

Rimettere alla discrezionalità – ITALIANO PROFESSIONALE

Rimettere alla discrezionalità

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

i verbi professionali (audio-libro)

Durata file MP3: 8 minuti

Descrizione

Spieghiamo l’espressione formale ‘rimettere alla discrezionalità’ molto usata in contesti formali e professionali, soprattutto nella forma scritta. Chiariamo anche l’uso del verbo rimettere e i diversi significati del termine discrezione. Vediamo alcuni esempi e proviamo a formulare le singole frasi anche in un modo meno formale.

LOG INADERISCI

Rifare e rifarsi

Rifare e rifarsi (scarica audio)

Video

– – – – –

Trascrizione

Rifare e rifarsi. Vediamo i diversi significati:

1) fare per la seconda volta
2) far tornare il sollievo
3) vincere dopo aver perso
4) operazione estetica
5) ricreare una situazione positiva
6) rimborsare
7) proporsi nuovamente
8) sistemare

Ascoltare i seguenti esempi di utilizzo dei verbi rifare e rifarsi.

1. Ho bruciato la cena, quindi devo rifarla. (I burned dinner, so I have to redo it)
2. Dopo aver mangiato quella schifezza devo rifarmi la bocca. Dammi una Caramella! (After eating that garbage, I need to cleanse by palate)
3. Bravo, hai vinto tu. Cercherò di rifarmi nella rivincita (Well done, you won. I’ll try to make up for it in the rematch)
4. Dopo il suo fallimento iniziale, ha lavorato sodo per rifarsi e avere successo (After his initial failure, he worked hard to bounce back and succeed)
5. È difficile rifarsi dopo una delusione, ma è importante perseverare (It’s tough to find satisfaction after a disappointment, but it’s important to persevere)
6. Dopo aver sbagliato la prima volta, ho rifatto l’esercizio fino a farlo correttamente (After getting it wrong the first time, I redid the exercise until I got it right)
7. Guarda quella donna. È completamente rifatta. Si è rifatta le labbra, gli zigomi e persino le sopracciglia (look at that woman, She’s had a lot of work done. She got her lips, cheeks, and even her eyebrows redone)
8. Rifarsi la bocca con un caffè dopo un pasto pesante è sempre piacevole (Refreshing the palate with a coffee after a heavy meal is always enjoyable)
9. Nonostante le critiche iniziali, ha continuato a lavorare duramente per rifarsi una reputazione (Despite the initial criticism, she continued to work hard to rebuild her reputation)
10. Dopo il suo ritiro, l’atleta ha cercato di rifarsi in una nuova carriera come allenatore (After retiring, the athlete tried to make a comeback in a new career as a coach)
11. Hai sbagliato a sposarti così presto. Adesso che ti sei separato cerca di rifarti una vita (You made a mistake getting married so early. Now that you’ve separated, try to rebuild your life)
12. È stato onesto e mi ha rifatto dei danni (He was honest and made up for the damages)
13. Vai sulla spiaggia a rifarti gli occhi con le belle ragazze (Go to the beach to feast your eyes on beautiful girls)
14. Sono stato rifiutato tre volte ma ho continuato a rifarmi avanti. Io non mi arrendo (I’ve been rejected three times, but I kept pushing forward. I don’t give up)
15. Vai subito a rifarti il letto! (Go make your bed right away!)

– – –

Donazione personale per italiano semplicemente

Se vuoi e se puoi, aiuta Italiano Semplicemente con una donazione personale. Per il sito significa vita, per te significa istruzione.

€10,00

Essere in via di

Essere in via di (scarica audio)

Video

Trascrizione

Sofie: Oggi, in via eccezionale, sarò io a registrare questo episodio.

Vi parlerò della locuzione “essere in via di” seguito da un sostantivo.

Sapete già che “via” trasmette l’idea del movimento, giusto?

Ebbene, quando si usa questa locuzione stiamo sempre parlando di qualcosa che si sta per realizzare, di un processo che sta per compiersi, un qualcosa in fase di realizzazione o di transizione.

Insomma: c’è un’attività in atto, che è iniziata e non ancora terminata. Ci si sta avviando verso una determinata condizione. Siamo in “movimento” dunque.

Vediamo qualche esempio chiarificatore:

Molte specie animali sono in via di estinzione

Il progetto è attualmente in via di sviluppo e dovrebbe essere completato entro fine anno.

Il programma è ancora in via di definizione, e non posso ancora comunicarvelo

La situazione economica del paese è migliorando, ma è ancora in via di ripresa.

Il paziente è in via di guarigione dopo l’intervento chirurgico.

La compagnia sta aprendo nuove sedi in diversi paesi in via di espansione internazionale.

Il quartiere sta subendo un processo di riqualificazione e le strade sono in via di ristrutturazione.

Il nuovo regolamento è ancora in via di approvazione da parte delle autorità competenti.

L’accordo tra le due aziende è stato siglato e ora è in via di implementazione.

Il progetto di legge è stato presentato al parlamento ed è attualmente in via di discussione.

La merce è in via di esaurimento

Detto in altre parole:

la merce si sta esaurendo

si sta discutendo il progetto

sulla legge si sta implementando l’accordo

si sta approvando il regolamento

eccetera.

C’è sempre il senso di trovarsi in una fase intermedia: ci si avvia verso il completamento, ma non è ancora il momento.

E adesso che siamo in via di ultimazione dell’episodio facciamo un breve esercizio di ripetizione:

Una specie animale in via di estinzione

Siamo in via di recupero

Il paese è ancora in via di sviluppo

Sono in via di guarigione

Il progetto è in via di definizione

Il regolamento è ancora in via di approvazione

La città è in via di ricostruzione

E adesso mi rivolgo a voi. Avete già un ripasso in via di preparazione?

– – –

Donazione personale per italiano semplicemente

Se vuoi e se puoi, aiuta Italiano Semplicemente con una donazione personale. Per il sito significa vita, per te significa istruzione.

€10,00

I mille usi della parola “TITOLO”

I mille usi della parola “TITOLO” (scarica audio)

Video

Trascrizione

Il titolo di questo episodio è “I mille usi della parola titolo“. Questo è il titolo dell’episodio.

Il termine “titolo” fa venire in mente, come prima cosa, proprio questo: il titolo di un brano, di una canzone, di un libro, o, appunto, di un episodio.

Si parla spesso anche dei titoli di giornale, di una rivista, e in questo caso si fa riferimento all’argomento, al soggetto di cui si parla nell’articolo.

Ci sono però tanti altri usi della parola “titolo”.

Ad esempio, anche un diploma di studio o una carica qualunque, possiamo chiamarli “titoli“: Il titolo di avvocato, di ingegnere, di sindaco, di Presidente della Repubblica ecc.

Es:

Conseguire il titolo di avvocato in Italia è molto complicato

Per conseguire il titolo di ingegnere occorrono 5 anni di studi universitari

C’è più in generale il cosiddetto “titolo accademico“, che è un è un “titolo di studio” conseguito al termine di un corso di studi presso una università o altro.

Esiste anche il titolo mondiale, e si tratta in questo caso di un un primato sportivo:

il titolo mondiale dei pesi massimi è detenuto da Myke Tyson

Il titolo di campione del mondo del calcio appartiene attualmente all’Argentina

Si dice anche che l’Argentina detiene il titolo di campione del mondo.

Poi, in ambito di diritto, esistono varie definizioni interessanti:

C’è il “titolo d’acquisto“, che è un documento che attesta l’avvenuto acquisto di un bene o di un servizio.

Se prendo la metropolitana ad esempio acquisto un biglietto, cioè un titolo di viaggio e questo prova che ho il diritto di viaggiare in metropolitana.

Questo nella fattispecie, si chiama appunto “titolo di viaggio”, un documento (biglietto, abbonamento, ecc.) che attesta (cioè dimostra) il pagamento di un servizio di trasporto per un mezzo pubblico e dà il diritto di usufruire del servizio stesso.

Sempre in ambito di diritto, c’è il titolo di credito, sempre un documento, che dà diritto al possessore di esigere la prestazione in esso indicata, purché redatto nelle forme prescritte dalla legge.

Un esempio di titolo di credito è un assegno bancario o una cambiale.

Possedere questo assegno mi dà il diritto di riscuotere la somma indicata.

Nel linguaggio di Borsa, il titolo è un nome generico per indicare azioni, obbligazioni, o altri valori mobiliari anche emessi dallo stato.
Con riferimento a concorsi per uffici, un titolo posseduto è ciascuno dei documenti comprovanti i meriti acquisiti nella precedente attività.
Esistono infatti i cosiddetti “concorsi per esami e titoli“: bisogna fare un esame, ma anche i titoli posseduti contribuiscono alla valutazione dei candidati.
In generale poi esiste la locuzione “A titolo di, che si usa per specificare i limiti entro i quali va interpretato il valore di un determinato fatto o comportamento.Mi spiego meglio. Spesso la parola più importante è “limitare” o “specificare”.

es:
Te lo dico a titolo di cronaca (una alternativa meno informale di “te lo dico per la cronaca“);
Mi hanno aumentato lo stipendio a titolo di premio (come premio, come forma di premio, in qualità di premio);
Mi hanno richiesto 2 milioni di euro a titolo di risarcimento per il danno subito (come risarcimento);
I datori di lavoro possono erogare ai propri dipendenti con figli a carico somme o rimborsi a titolo di benefit.
Il giudice ha ascoltato, a titolo di testimoni, due lavoratori dell’azienda (in qualità di testimoni, come testimoni);
Somme versate a titolo di caparra o acconto nell’acquisto di un’automobile.
Se verso una somma di denaro a titolo di acconto significa che ciò che verso, cioè ciò che pago, è un acconto, rappresenta un acconto.
Vediamo cosa accade con la preposizione “a” davanti ma senza la preposizione “di” alla fine, Ad esempio:
Acquisto a titolo definitivo.
Es:
L’acquisto a titolo definitivo è quando si acquista un bene o un diritto in modo permanente, senza limitazioni o restrizioni.
Nel mondo del calcio se ne sente parlare spesso: si acquista un calciatore a titolo definitivo, cioè si paga una certa cifra e il calciatore diventa proprietà esclusiva di un’altra squadra.
A titolo esemplificativo
che significa semplicemente “ad esempio” ma è una modalità meno informale. “A titolo esemplificativo” significa che ciò che viene detto o elencato è solo un esempio, non una lista esaustiva.
Es:
fanno parte dei dati anagrafici, a titolo esemplificativo, il proprio nome e cognome e l’indirizzo di residenza. Si può anche dire: “a titolo di esempio“.
Il mio lavoro è molto complicato. A titolo esemplificativo, vorrei mostrarvi qualche richiesta da parte del mio direttore.
In genere “a titolo esemplificativo” viene seguito da “ma non esaustivo” proprio per sottolineare che si sta facendo qualche esempio che però non rappresenta una lista completa ed esaustiva di tutti i casi possibili.
es: Si riporta a titolo esemplificativo e non esaustivo il seguente elenco delle attività che dovrai svolgere durante il tuo orario di lavoro…
Spesso si puntualizza:
a titolo puramente esemplificativo…
a titolo meramente esemplificativo…
“A titolo informativo” significa invece che l’informazione viene fornita a scopo di conoscenza e non ha alcun valore legale o vincolante. Posso anche dire a titolo d’informazione o di comunicazione.
Anche in questo caso, come “a titolo di cronaca” si vogliono specificare i limiti di qualcosa, quindi per escludere altre finalità, altri obiettivi. Per questo motivo spesso si usa specificare “a titolo solo informativo”, ” a titolo puramente informativo” eccetera.
“A titolo oneroso” e “a titolo gratuito” sono invece due modalità formali per dire che qualcosa si paga oppure che è gratis.
Es:

L’azienda ha deciso di distribuire i campioni a titolo gratuito per promuovere il nuovo prodotto (quindi i campioni non si pagano, sono gratis);

Il servizio di consegna a domicilio viene offerto a titolo oneroso (stavolta bisogna pagare);

La consulenza legale viene fornita a titolo oneroso.

Il corso, la cui partecipazione è a titolo gratuito, avrà la durata complessiva di 10 ore.

Interessante è anche “a titolo personale“. “A titolo personale” significa che ciò che viene detto o fatto riguarda la sfera individuale o personale ,della persona, non necessariamente rappresentando l’opinione o l’esperienza di tutti. Anche qui sto specificando e sto limitando, perché escludo che la questione riguardi altri.

Es:

Ti dico questa cosa a titolo personale

Cioè voglio dire che io parlo a titolo personale, cioè parlo per me, secondo quella che è la mia idea, cioè ti sto dicendo ciò che penso personalmente. Informalmente potrei dire: “parlo per me”.

non ho mai accettato soldi a titolo personale

ciò che ho detto l’ho detto solamente a titolo personale

Capite bene che anche in questo caso c’è l’idea di circoscrivere, di limitare, di non estendere ad altri ciò che invece riguarda solo me.

“Parlare a titolo personale” e “fare dichiarazioni a titolo personale” si trovano spessissimo nelle notizie di cronaca.

Ma tu a che/quale titolo ci parli?

Io vi parlo a titolo di amicizia (perché sono un vostro amico, vi dico queste cose in qualità di amico, poiché siamo amici)

Vi parlo a titolo di presidente

Vi parlo a titolo di proprietario

Vi parlo a titolo di rappresentante degli studenti

ecc

Ci sono più modi di rispondere a una domanda di questo tipo.

Con la stessa logica sono da interpretare espressioni come (a titolo puramente esemplificativo), “a titolo educativo”, ” a titolo di cortesia”, eccetera.

Adesso ripetete dopo di me:
Il titolo di studioIl titolo accademico

A titolo informativo

A titolo gratuito

a titolo meramente informativo

Cessione a titolo oneroso

Tu parla a titolo personale!

Qual è il tuo titolo di studio?

Qual è il titolo di questo episodio?

“Oltre il danno la beffa” e “di male in peggio”: significato e utilizzo

“Oltre il danno la beffa” e “di male in peggio” (scarica audio)

Oltre il danno la beffa” è un modo di dire italiano che esprime un senso di frustrazione o amarezza.

L’espressione contiene i due termini danno e beffa. Un danno può essere materiale, fisico, ma anche morale o finanziario. La “beffa” può avere significati diversi. Vediamo meglio.

L’espressione si usa quando, oltre a subire un danno o una sconfitta o comunque quando accade qualcosa che ci procura un danno, si viene anche beffati.

In sostanza, significa che le cose stanno andando già male, ma poi ad aggravare la situazione arriva la beffa. Si potrebbe pensare che si venga presi in giro, che si diviene oggetto di derisione. Questo può anche essere, ma quando usiamo questa espressione in realtà significa solamente che accade qualcosa in più che peggiora la situazione; qualcosa di inaspettato, di non preventivato e solitamente qualcosa di non meritato.

Ad esempio si viene accusati di essere stati la causa di quel danno e non solo la vittima, oppure più in generale quando si riceve una punizione ingiusta.

L’espressione sottolinea la sensazione di sfortuna o di ingiustizia quando, dopo aver già affrontato una difficoltà, si viene colpiti da un evento che aggrava ulteriormente la propria situazione. È un modo di dire che riflette un senso di impotenza (non possiamo fare nulla per rimediare) o di frustrazione (siamo anche scoraggiati e delusi) nei confronti delle avversità che sembrano accumularsi.

Ad esempio, ammettiamo che un lavoratore in un cantiere non viene dotato delle protezioni e attrezzature necessarie per il suo lavoro e quindi viene costretto dal proprio datore di lavoro a non usare alcune misure di sicurezza previste dalla legge. Il lavoratore viene quindi esposto ad un potenziale pericolo, perché potrebbe subire un danno. Ammettiamo poi che si verifichi un controllo e il lavoratore viene licenziato perché accusato di non aver usato le misure di sicurezza. Possiamo dire oltre al/il danno, la beffa.

Altro esempio:

A seguito dell’alluvione che ha colpito alcuni territori italiani, gli abitanti sono stati costretti ad andar via dalle proprie abitazioni. Così alcuni ladri si sono approfittati della situazione e sono andati a fare visita in queste abitazioni per rubare indisturbati. Oltre il danno la beffa.

Anche in questo caso, nessuno ha preso in giro o deriso queste persone, ma queste sono state comunque beffate.

Una beffa infatti, in senso figurato, è anch’essa un danno, ma un particolare tipo di danno: un danno fortuito e crudele riservato dalla vita:

Si dice spesso che una persona è beffata dal destino o ha ricevuto una beffa del destino!

La beffa si usa anche a proposito di situazioni in cui tutto sembra concorrere perché le cose vadano al contrario di come debbano andare.

Una famiglia sfollata dopo un alluvione dovrebbe essere aiutata, e invece viene anche derubata. Le cose sono andate al rovescio.
Un termine che si usa molto anche nello sport, quando una squadra merita di vincere e invece viene beffata, magari all’ultimo minuto, per colpa della sfortuna o di una decisione arbitrale sbagliata.

Che beffa!

C’è un’espressione simile a “oltre il danno la beffa“. Infatti quando oltre a una situazione negativa o a un danno già subito, si verifica anche qualcosa di ulteriormente sfortunato. Per esprimere frustrazione o rassegnazione, si può anche dire che le cose sembrano andare o sono andate “di male in peggio“.

Potete usare “di male in peggio” quasi ogni volta in sostituzione di “oltre il danno la beffa”, sebbene sia più adatta quando c’è un semplice peggioramento, e non necessariamente una “beffa“, inteso come evento immeritato e umiliante, o che va al contrario di come doveva andare.

Riguardo alle preposizioni usate in questa espressione, potreste stupirvi del fatto che si usi “di” e “in”. Verrebbe probabilmente spontaneo dire: “da male a peggio”.

Questa però è un’espressione, un modo di dire e pertanto non si può cambiare. Abbiate pazienza!

Un’ultima differenza tra le due espressioni di oggi è che quando ci sono due avversità che non hanno niente a che fare l’una con l’altra, ma semplicenete colpiscono la stessa persona, possiamo usare solamente “di male in peggio”.

Ad esempio, se in mattinata mi rubano la borsa e in serata un fulmine distrugge l’impianto elettrico della mia casa, possiamo ad esempio dire:

Che giornataccia! Dopo il furto della borsa anche il fulmine ci mancava: di male in peggio!

Facciamo adesso un piccolo esercizio di ripetizione così potete memorizzarle:

Oltre il danno la beffa

Di male in peggio

Oltre il danno la beffa

Di male in peggio

Lo sbocco – ITALIANO PROFESSIONALE

Lo Sbocco

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

i verbi professionali (audio-libro)

Descrizione

Questo approfondimento di italiano professionale riguarda gli sbocchi.

Parliamo soprattutto degli sbocchi lavorativi e professionali.

Per leggere e ascoltare l’episodio occorre essere membri dell’associazione Italiano Semplicemente. 

Il verbo rimanere

Il verbo rimanere (scarica audio)

Trascrizione

Vediamo insieme come usare il verbo “rimanere“. Sono sicuro che rimarrete stupiti almeno di uno di questi utilizzi.

Infatti, tutti voi che state imparando la lingua italiana e che vi trovate ad un livello intermedio sicuramente conoscerete il modo più comune di utilizzare il verbo rimanere.

E’ molto simile a “restare“.

Quanto mi rimane da studiare l’italiano prima di imparare tutto?

Quando mio figlio mangia, non rimane niente per gli altri!

In questi casi c’è qualcosa che manca, che rimane, che resta ancora da fare, da mangiare eccetera.

C’è anche però il senso opposto, quello della persistenza, di qualcosa che non cambia. C’è una sorta di immobilità:

Io rimango concentrato tutta la lezione

Si usa spessissimo anche con i luoghi: restare/rimanere in un luogo, trattenersi in un luogo, senza andar via, senza lasciarlo.

Si può rimanere a Roma, si può rimanere in vita, si può rimanere da soli, oppure rimanere con Giovanni, come state facendo ora.
Ho cercato di usare rimanere con le preposizioni normalmente più utilizzate.
Ci sono anche un sacco di espressioni e locuzioni che sono nel linguaggio comune:
  • rimanere a bocca aperta (per lo stupore, per la bellezza)
  • rimanere di stucco (per lo stupore)
  • rimanere di sasso (per lo stupore, per qualcosa di spiacevole accaduto)
  • rimanere a bocca asciutta (per essere rimasti senza niente, per non aver ottenuto nulla rispetto ad altri)
  • rimanere al verde o rimanere all’asciutto (rimanere senza soldi)
  • rimanere a piedi (non riuscire a rimediare un passaggio)
  • rimanere a secco (es, senza benzina)
  • rimanere con un palmo di naso (restare deluso, rimanere male nonostante le aspettative fossero alte)
Un altro utilizzo abbastanza comune è rimanere indietro, proprio come restare indietro.
Qui c’è il senso di non riuscire a recuperare, non riuscire ad avanzare, magari in una gara, rispetto ad altri. C’è il senso di mancato movimento anche qui, mancato recupero.
Con lo stesso senso si può anche rimanere avanti (quindi non perdere posizioni).

In senso figurato può significare essere arrivati in un punto in una determinata attività, in un discorso, ecc.,

es:
Riprendiamo il lavoro da dove eravamo rimasti ieri.
In senso simile abbiamo già visto il significato di “come rimaniamo?” che si usa ugualmente quando una attività si interrompe per essere ripresa successivamente.

Il senso di immobilità, di mancato movimento si usa dunque anche in senso figurato.

Infatti se è vero che si può rimanere indietro, o sdraiato o in piedi, si può anche rimanere in carica (es. come direttore) nel senso che non si perde una carica un ruolo e si rimane con quella carica.

Le espressioni idiomatiche viste prima sono un esempio di questo utilizzo.
L’utilizzo di cui vi accennavo prima, quello che molti di voi probabilmente non conoscete, è invece relativo ad un uso un po’ insolito del verbo rimanere. Si usa soprattutto in modo colloquiale, informale.
Se ad esempio vi trovate a Roma e chiedete un’informazione ad un italiano che incontrate per strada, perché non riuscite a trovare un luogo, come una chiesa, una via eccetera, potete dire:
Mi scusi, dove rimane il Colosseo?
In questo strano uso del verbo rimanere, significa stare, essere situato, essere posto, essere ubicato, trovarsi.
Quindi la domanda è equivalente a:
Mi scusi, dove si trova il Colosseo?
Oppure, quando si dà una informazione:
Casa mia rimane abbastanza vicina alla stazione
Il Colosseo rimane vicinissimo alla metropolitana linea B di Roma
Sempre parlando di localizzazione fisica, si può anche dire:
Casa tua mi rimane un po’ scomoda perché io abito dall’altra parte di Roma
Il senso della “localizzazione fisica” però non è l’unico, perché si può estendere l’uso di rimanere con un significato simile a risultare, finire per essere, finire per trovarsi in una certa situazione.
Sono rimasto a piedi
I peperoni mi rimangono un po’ indigesti
Vedete che in questo caso si nota ugualmente un senso legato ad un mancato movimento, una mancata progressione, al senso di stabilità, simile in qualche modo a “rimanere indietro” e simili. Come se questi peperoni non riuscissimo a digerirli al passare del tempo.
Questo senso si perde un po’ in frasi come “mi rimane scomodo“, “rimane lontano da casa mia” e somiglia in questi casi maggiormente a “risultare”, verbo che si usa prevalentemente per indicare la conseguenza di una azione o una chiara evidenza. In effetti si può tranquillamente dire:
Casa tua mi risulta scomoda
i peperoni mi risultano molto indigesti
Poi c’è un uso che abbiamo già incontrato nell’episodio n. 399: rimanerci o restarci male. Veramente abbiamo già incontrato anche l’espressione “ci sono rimasto“, senza aggiungere bene o male. In quel caso c’è ugualmente stupore.
Vabbè a questo punto non rimane che terminare l’episodio. Rimane da vedere se avete capito tutto!
Provate allora a rispondere alle domande su questo esercizio e verifichiamo subito. Non tutti però possono fare questi esercizi. Spero che non ci rimarrete male

Rimane il fatto comunque che potete sempre iscrivervi alla nostra associazione. In questo modo potrete fare tutti gli esercizi in tutti gli episodi e vedrete che rimarrete stupiti di quanti episodi a cui potete accedere e di quanto sia bello far parte della nostra associazione.

Cosa? Vi rimane scomodo venire in Italia per partecipare alle attività dell’associazione? Ma noi facciamo tutto online, anche se una volta l’anno almeno ci incontriamo in Italia per conoscerci meglio. Poi qualcuno ci rimane pure in Italia!

Vi aspetto!

_ _ _ _ _

Gli esercizi per questo episodio sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (LOGIN)

Se non sei membro puoi registrarti qui

richiesta adesione