L’istanza – ITALIANO PROFESSIONALE

L’istanza

Durata: 11 minuti

Sezione: approfondimenti

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

i verbi professionali (audio-libro)

Descrizione

Oggi vediamo il termine istanza, in questo nuovo approfondimento di italiano professionale.

 Disponibile ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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824 Variato, svariato, variare e svariare

Variato, svariato, variare e svariare (scarica audio)

Trascrizione

Ulrike: Ciao Gianni, in uno dei recenti episodi hai usato la parola svariato (hai detto “svariate espressioni”).

C’è un differenza tra svariato e variato? Esistono entrambi i verbi svariare e variare?

Non riesco a stabilire una differenza chiara. Magari non c’è?

Giovanni: ti ringrazio per la domanda Ulrike.

Una bella domanda devo dire.

Svariate espressioni significa semplicemente parecchie espressioni, quindi tante, una quantità non definita di espressioni, ma comunque un discreto numero. Io l’ho usata in questo senso.

Svariate e svariati, sempre al plurale, ha anche questo significato. Si tratta di uno dei tanti modi diversi per esprimere il concetto di “elevato numero” di qualcosa. Ma vediamo meglio.

Se passiamo al singolare abbiamo svariato e svariata.

Qui bisogna fare attenzione perché potrei ugualmente esprimere lo stesso concetto:

Nella lingua italiana c’è uno svariato numero di regole grammaticali.

Oppure:

Nel sito italiano Semplicemente c’è una svariata quantità di episodi.

Questo uso di “svariato”, sia al singolare che al plurale però, è da intendere non sempre esattamente come un numero elevato di qualcosa.

È vero che posso dire che una persona anziana ha uno svariato numero di anni, ma “svariato” può avere lo stesso senso di “variato”, senza la esse iniziale.

C’è qualcosa che varia, cioè che cambia. Il verbo variare infatti è simile a “cambiare” quindi parliamo di cose diverse, cioè variate. Possiamo anche dire cose svariate.

Questo uso però non è molto diffuso.

Nell’uso più diffuso però si parla generalmente di tipologie diverse. Quindi non è esattamente come tante cose (tutte uguali), ma tante tipologie diverse della stessa cosa.

Es:

Nel museo ci sono tanti quadri di stili svariati.

Al pranzo di nozze c’erano le pietanze più svariate

Quindi si parla di stili diversi, di generi diversi, di tipologie diverse.

Una cosa è dire che ci sono svariati quadri (nel senso di tanti) e un’altra cosa è dire che ci sono quadri di svariati stili.

Questo secondo modo di usare “svariati” e “svariate”, i cui si parla di varietà, è sicuramente più appropriato e più usato.

Quindi ad esempio:

La Fiat ha realizzato svariati modelli di automobili.

La nostra agenzia ha venduto svariate tipologie di appartamenti.

Quindi è vero che le automobili sono tante, ma di stili diversi, e i modelli sono svariati. Ogni modello è diverso dall’altro.

Anche gli appartamenti sono tanti ma diversi tra loro.

Con questo significato, svariati, con la esse iniziale, sicuramente si usa di più rispetto a variati, senza la esse iniziale.

Infatti variati, variato, variate e variata si usano maggiormente quando uso il verbo variare e solo in alcuni casi si preferisce a svariato se lo usiamo come aggettivo:

Io ho una alimentazione molto variata.

In questo caso è aggettivo e si preferisce variata a svariata.

Solitamente però non è così.

Io recentemente ho variato la mia alimentazione.

Questo invece è un uso del verbo variare.

Non possiamo usare svariare in questo caso.

Anche svariare esiste come verbo, ma ha un significato un po’ diverso.

L’utilizzo più usato di questo verbo indica sempre un tipo di cambiamento, una variazione, ma è molto vicino anche a uno spostamento, una deviazione, come ad indicare una qualità nel riuscire a cambiare senza problemi.

Si usa molto nello sport:

Questo calciatore riesce a svariare su tutta la parte sinistra del campo.

Questo significa che questo calciatore riesce a spostarsi con delle azioni estemporanee, improvvisate e avvolgenti. Non ha problemi a spostarsi di posizione. Occupa le posizioni più svariate.

È come dire che varia la sua posizione ma lo fa con efficacia e scioltezza.

Mio figlio, quando suona il pianoforte, riesce a svariare da Mozart a Beethoven senza alcun problema.

Il verbo svariare indica dunque sempre una variazione, ma c’è una certa intraprendenza nel variare qualcosa, una qualità nel riuscire a variare.

Un altro uso di svariare è “svariare con la fantasia”, o “svariare con la mente” che si usano nel senso di muovere la mente, avere idee diverse, cercare di lavorare con l’immaginazione, non pensare sempre alle stesse cose.

Per capire quali nuovi bisogni nasceranno nell’uomo tra 1000 anni bisogna certamente svariare con la fantasia: avremo forse bisogno di respirare su Marte? Oppure avremo bisogno di viaggiare nel tempo? Riuscite a svariare con la mente e a immaginare?

Quindi ricapitoliamo: svariato, generalmente si usa per indicare tipologie diverse, generi diversi, mentre variato è più usato come verbo. Esiste anche svariare ma si usa diversamente perché può indicare una qualità nel cambiare o nel muoversi, anche con la mente.

Adesso ripassiamo alcuni episodi precedenti e poi, nell’ormai consueto esercizio finale, vi faccio 10 domande sull’episodio di oggi, che prevedo non saranno molto semplici. Potete mettervi alla prova per capire se avete assimilato le SVARIATE informazioni che vi ho dato. Si tratta di indovinare la parola mancante in ogni frase. Alla fine avrete anche la soluzione.

Ricordo a tutti che per diventare membri basta richiedere la propria adesione nella pagina dell’associazione.

Marcelo: ieri sera il caldo che faceva mi dava sui nervi, e per calmarmi mi sono incamminato verso i sentieri del monte San Pietro!

Hartmut: Eh, che vuoi che ti dica, caro Marcelo. Gli addetti ai lavori hanno detto che dobbiamo rassegnarci a queste temperature per via dello scellerato atteggiamento di noi uomini.

Khaled: Sapete che questi stessi sentieri sono stati percorsi nientepopodimeno che da Papa Lucio III nell’anno 1185! Sono dei veri meandri per raggiungere la cima.

Karin: Ho letto che ci sono due percorsi per ascendere. Una corsia per quelli a cui piace arrampicarsi e un’altra corsia, ma preferenziale, solo per anziani e bimbi.

Irina: Si, vero. La prima è difficile farla tutta una tirata, ma per me che sono molto in forma, entrambe sono abbastanza congeniali!

Sofie: E fu così che dovettero andarla a prendere con l’elicottero!! Una grave perdita per tutti noi!

Danita: cosa? Sarebbe una battuta questa? Abbastanza gratuita direi.

Peggy: Dà prova di coraggio Irina, fagliela vedere che non ti manca il fegato. Altro che elicottero!

Esercizi

10 domande per mettervi alla prova sull’episodio. Seguono le risposte.

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Fare da tramite – ITALIANO PROFESSIONALE

Fare da tramite

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Descrizione

Questo approfondimento di italiano professionale riguarda le intermediazioni. Parliamo di rapporti professionali e anche dei verbi che si usano quando non c’è un rapporto diretto tra due persone.

Durata MP3: 10:47 minuti

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Brevi manu – ITALIANO PROFESSIONALE

Brevi manu

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Dopo aver visto “per le vie brevi”  vediamo un’altra locuzione: “brevi manu”. Anxhe questa lezione fa parte del corso di Italiano Professionale.

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823 I meandri

I meandri (scarica audio)

Trascrizione

 

Irina: Sembrava non mi venisse niente in mente, mentre d’emblée, dai meandri dei miei pensieri è sbucato un ripasso.

Giovanni: iniziava in questo modo il ripasso dell’episodio 722. In quell’occasione qualcuno si sarà chiesto il significato del termine meandri.

Un termine che si utilizza prevalentemente al plurale. Il singolare è meandro.

Ma cos’è un meandro?

È un oggetto?

No, il meandro non è qualcosa di materiale.

È un luogo?

Più o meno. Ci stiamo avvicinando.

In effetti i meandri, nel loro significato proprio, indicano quelle serpentine, quelle curve a forma di S che si verificano nel corso di alcuni fiumi che hanno una bassa pendenza. È simile al termine ansa quando si parla di fiumi. Ansa, più in generale, somiglia conunque più a insenatura.

Può anche indicare, ma soprattutto al plurale, un movimento intricato, complicato di strade dove è difficile orientarsi. Possiamo chiamarlo labirinto, oppure dedalo, in alternativa.

Si usano anche i termini groviglio, intreccio e intrico, che danno maggiormente l’idea di confusione. Meandro dà invece maggiormente l’idea della complicazione e di qualcosa di nascosto dove ci si perde facilmente.

Anche nei meandri del fiume ci finisce dell’acqua che sembra essersi persa nel suo percorso, rimanendo intrappolata in un meandro, senza via d’uscita.

Possiamo allora dire che se andiamo a Roma, rischiamo di perderci nei meandri della città.

Oppure possiamo dire che in una casa molto grande c’è un meandro di corridoi e di stanze o c’è un meandro di cunicoli.

I meandri possono indicare anche dei luoghi nascosti, difficili da trovare, da raggiungere, soprattutto in senso figurato.

Ci sono molte informazioni e ricordi nascosti nei meandri della nostra memoria.

L’uomo può fare cose bellissime ma anche cose orribili, che possono uscire dai meandri dei nostri pensieri più profondi.

C’è un ricordo che si è perso nei meandri della mia mente.

Viaggio nei meandri dell’animo umano”, potrebbe essere il titolo di un film o di un libro in cui si esplora l’animo umano alla ricerca delle sue caratteristiche, anche quelle più nascoste.

Sicuramente si tratta di un termine che i non madrelingua non usano, o che almeno non usavano fino ad oggi.

Sappiate che se vi perdete qualcosa in casa, probabilmente sarà finito in qualche meandro nascosto.

Infine voglio dirvi che l’aggettivo recondito è spesso collegato al concetto di meandro. Si dice dii luogo nascosto e appartato, anche con un’idea di segretezza.

Recondito significa nascosto, sperduto, spesso anche molto lontano, e si usa ad esempio per indicare dei luoghi sperduti dove finiscono gli oggetti o le persone quando non si trovano o dei luoghi in senso figurato. Spesso è associato agli “angoli“.

Si dice anche di qualcosa quasi inaccessibile, irraggiungibili e spesso profondo e misterioso:

Le verità recondite

I reconditi misteri della fede

Angoli. È anche così che vengono chiamati i luoghi quando sono difficilmente raggiungibili, sperduti, lontani, remoti.

Si parla allora di angoli reconditi, di luoghi sperduti, di meandri nascosti, di luoghi molto lontani. In questo senso dunque un angolo e un meandro possono essere considerati più o meno sinonimi.

Ricordate l’aggettivo remoto? Lo abbiamo trattato in un episodio passato e parlavamo in quel caso soprattutto di lontananza.

Nella speranza che non vi siate persi nei meandri della spiagazione, vi invito ad ascoltare il ripasso di oggi, in cui parliamo proprio di meandri.

Poi per i membri dell’associazione propongo infine le 10 oramai consuete domande sull’episodio di oggi, alla fine, dopo la spiegazione.

Come sempre, chi vuole entrare nella nostra associazione basta fare richiesta. Diventando membri vi aspetta anche il gruppo whatsapp dove si discute e si fa pratica tutti i giorni su ciascun episodio. Ci sono ovviamente io che vi aiuto a chiarire tutti i dubbi.

Senza contare che si ha accesso esclusivo a tutti gli episodi dedicati ai soli membri, tra cui il corso di Italiano Professionale.

Edita: Mi è capitato di perdermi nei meandri di alcuni vicoli di Roma. In questi casi è bene portare con sé una cartina.

Mary: infatti. Non che un cellulare non basti, ma metti che poi non hai campo?

Marcelo: per quanto mi riguarda, mi oriento molto facilmente (basti pensare che non uso normalmente Google maps e men che meno cartine) e posso anche cambiare strada se quella iniziale sembra complicata.

Peggy: però, secondo un antico detto, chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova.

Esercizi

 disponibili ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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Programma settimanale 25-30 luglio 2022

Programma settimanale 25-30 luglio 2022

Quotidianamente nel gruppo whatsapp dell’associazione si fanno le attività seguenti:

– vengono registrate le frasi di ripasso degli episodi precedenti.

– Si corregge la pronuncia quando è sbagliata)

– Si correggono le frasi quando sbagliate

– Si fanno esempi e si chiariscono dubbi

Programma

Lunedì: spiegazione di “i meandri”

Martedì: Trascrizione e commento del notiziario sul gruppo whatsapp dell’associazione (solo per membri) + spiegazione di ” Lo squallore”

Mercoledì: Italiano professionale – “brevi mano” (solo per membri).

Giovedì: la giornata della voce sul gruppo whatsapp + ripasso episodi precedenti (solo per membri)

Venerdì: cultura italiana: ascoltiamo, vediamo e commentiamo uno spezzone del film “Roma città aperta!

Sabato: leggiamo e commentiamo una storia del Decamerone nel gruppo whatsapp dell’associazione Italiano Semplicemente (solo per membri)

Per iscrizioni: italianosemplicemente.com/chi-siamo

822 Dare su

Dare su (scarica)

Trascrizione

Giovanni: Vediamo oggi un uso particolare ma molto diffuso del verbo dare. “Dare su” è la locuzione alla quale mi riferisco, che ha due utilizzi in particolare.

Il primo è “dare sui nervi” che può essere anche “dare ai nervi”.

Si tratta di una espressione colloquiale che si usa quando qualcosa (soprattutto parliamo di un atteggiamento o un comportamento di una persona), ci dà fastidio, o meglio, quando questa cosa ci innervosisce.

Che significa?

Se una cosa ci rende nervosi, ci irrita, si può anche dire che ci dà sui/ai nervi.

Però sono soprattutto le persone e i loro comportamenti a dare sui nervi.

Se non si tratta di questo, solitamente possiamo usare il verbo innervosire, rendere nervosi o anche l’espressione “farsi prendere dal nervosismo” , che significa sempre irritarsi.

Dunque, un contrattempo può farmi innervosire.

Lo stesso vale per tutte le cose inaspettate che hanno conseguenze negative su di noi.

Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta innervosendo/snervando

Non farti prendere dal nervoso per così poco!

Se invece si tratta di comportamenti è molto facile che si usi l’espressione dare sui nervi.

Giovanni quando insiste in questo modo mi dà proprio sui nervi!

Ma cosa sono i nervi?

Parliamo semplicemente delle fibre nervose, quindi si riferiscono al nostro sistema nervoso.

Nel linguaggio comune però con il termine nervi si intende la condizione psichica di una persona e si usa specialmente in espressioni figurate allusive a un insufficiente controllo della propria emotività in certe situazioni, o un intenso logorio psichico.

Si usano spesso espressioni tipo “avere i nervi” o anche “avere i nervi a fior di pelle”, “avere i nervi a pezzi”.

Quando si deve mantenere il controllo invece è bene mantenere i nervi saldi.

Molte cose comunque fanno venire i nervi. Si usa anche “urtare i nervi” con lo stesso senso di “dare sui nervi”.

Che nervi che mi fai venire!

Mi urti i nervi!

Mi dai sui nervi!

Sono frasi equivalenti.

In generale il cattivo umore spesso è manifestato con una frase che contiene il termine nervi.

Il secondo modo di usare “dare su” invece è simile al verbo affacciarsi.

Anthony:

La finestra della mia camera sul cortile.

Quindi quando mi affaccio dalla finestra della camera si vede il cortile. La finestra della camera si affaccia sul cortile, cioè la finestra dà sul cortile.

In quale camera vuoi dormire? Va bene quella che dà sul giardino o preferisci l’altra che dà sulla strada?

Si può utilizzare in teoria anche con le porte, con le facciate cioè con i muri, non solo con le finestre. Al posto di dare a volte si usa anche guardare:

La finestra guarda sulla strada.

Mi affaccio alla finestra e cosa vedo?

Vedo la strada.

Altre volte il verbo non si usa proprio:

La finestra sul cortile

Questo, tra l’altro, è anche il titolo di un vecchio film.

Attenzione perché non sempre, quando incontriamo “dare su” siamo di fronte a questi due utilizzi di cui vi abbiamo parlato: dare sui nervi e dare nel senso di affacciarsi.

Questo sì deve ai tanti utilizzi del verbo dare.

Es:

Avete consigli da dare sulla lingua italiana?

Ognuno può, dare su questo argomento il suo contributo.

Abbiamo alcune notizie da dare su di noi.

È sbagliato dare su questo aspetto letture diverse dalla nostra.

La mia automobile il meglio lo dà su strada sterrata.

Adesso un bel ripasso e poi per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente faccio 10 domande sull’episodio di oggi. Seguiranno anche le risposte.

Nel ripasso di oggi si parla di vacanze.

Giovanni: aspetta! Mi è appena venuto in mente un terzo utilizzo della locuzione dare su.

Si utilizza con i colori, nel senso di tendere, avvicinarsi.

Es: avete presente la mora artica? È un frutto tipico finlandese, di colore rosso scuro che dà sul verde, marrone e anche nero a volte.

Quindi questo frutto ha un colore che è fondamentalmente rosso scuro, ma spesso tende un po’ al verde, marrone e nero.

Se invece cercate la definizione di rossiccio, troverete che questo aggettivo si usa quando parliamo di un colore che ha una sfumatura rossa, che dà sul rosso. Quindi fa pensare al rosso, anche se il colore prevalente è un altro. C’è una sfumatura rossa.

Peggy: Visto che oramai l’aria nel gruppo sa di vacanza, non ti dico che voglia che ho di andare a lavorare in questo periodo. Non me la sento di fare qualunque cosa, ma solo di sognare di avviarmi seduta stante per una vacanza bell’e buona. Quale che sia il posto con una bella spiaggia mi andrà benissimo.

Khaled: Io invece, sebbene non sia proprio in vena di concludere il mio lavoro, (sarà comunque con i fiocchi però) ,dovrò farlo e tra una settimana e passa sarò tranquillo/a di godere della mia vacanza in montagna con la famiglia, spaziando in luoghi colmi di verde. Ragazzi, ho sentore che sarà uno svago da dio.

Hartmut: Guarda, il facente funzione del mio direttore mi ha chiesto di fare gli straordinari tutto agosto. Ma va’! Non esiste proprio, gli ho risposto. Ho già sacrificato due anni di vacanze estive. Questa volta non c’è santo che tenga, partirò di sicuro. Buone vacanze a tutti.

Esercizi

1) quando sei così cocciuto __ __ __ nervi.

2) cerca di ____________ i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che __ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si ________ sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta ___________.

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a ____ di pelle.

8) Se la finestra _____ sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i ______ a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi ____________ non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

Soluzioni

1) quando sei così cocciuto MI DAI SUI nervi.

2) cerca di MANTENERE i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che DÀ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si AFFACCIA sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta SNERVANDO/INNERVOSENDO

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a FIOR di pelle.

8) Se la finestra DESSE sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i NERVI a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi INNERVOSISCO non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

821 Avere fegato, coraggio, le palle

Avere fegato, coraggio, le palle (scarica)

Trascrizione

Anthony: oggi parliamo di coraggio.

Dovete sapere che il termine coraggio deriva dal termine cuore.

Se ci pensiamo infatti le persone coraggiose, quelle che hanno coraggio, hanno una elevata forza d’animo, che permette loro di affrontare situazioni difficili, situazioni che farebbero battere il cuore per le forti emozioni e in particolare la paura. Loro invece riescono a dominare la paura di fronte a situazioni difficili.

Per esprimere il concetto di coraggio ci sono diverse modalità nella lingua italiana. Esistono anche svariate espressioni o frasi fatte.

Le persone che dimostrano molto coraggio si dice ad esempio che hanno un coraggio da leone.

Ci vuole un coraggio da leone per affrontare Mike Tyson sul ring, ad esempio.

Dar prova di coraggio. Questa è un’altra frase molto usata.

Per dar prova di coraggio ci vuole ovviamente un’occasione.

Un’occasione in cui una persona dimostra di aver coraggio. Quella occasione è la dimostrazione, dunque rappresenta la prova che non manca il coraggio a questa persona.

Per rappresentare il coraggio spesso si utilizza il fegato.

Sapete cos’è il fegato? È un organo del corpo. Per la precisione il fegato è un grosso organo che nell’essere umano è situato nel l’addome e chissà perché ha sempre rappresentato un simbolo di coraggio.

Avere fegato. Questa è l’espressione normalmente utilizzata per dire che una persona è molto coraggiosa.

Si usa spesso nei film.

Non hai il fegato di sfidarmi a duello!

Non sempre però possiamo usare il fegato al posto del coraggio.

Ad esempio se vogliamo esortare, spingere qualcuno a non perdersi d’animo, a resistere, a perseverare, ad insistere, a non mollare davanti a situazioni difficili, a non scoraggiarsi di fronte alle sfide e agli ostacoli possiamo semplicenete dirle:

Coraggio!

Coraggio, ce la puoi fare.

In questo caso non possiamo usare il fegato, che piuttosto si utilizza quando manca il coraggio e vogliamo offendere questa persona:

Colpiscimi, avanti! Ti manca il fegato per farlo!

Non hai abbastanza fegato per sfidarmi!

Esiste poi il cosiddetto “coraggio della disperazione” , cioè quel coraggio che insorge, che nasce nell’animo di fronte a situazioni disperate, per le quali non sembra esistere alcuna via di uscita. E allora, di fronte a una situazione così disperata non resta che una strada da percorrere:! Farsi coraggio e andare avanti.

Farsi coraggio è un’altra locuzione molto usata.

Fatti coraggio, dai, non mollare!

Anche questo è un modo per esortare ad avere coraggio.

Stavo per abbandonare la sfida, poi mi sono fatto coraggio e ho proseguito.

Ti devi fare coraggio, dimostra a tutti che hai del fegato!

In alcune occasioni il termine coraggio si utilizza per sottolineare la sfacciataggine, l’impudenza di una persona.

Se ad esempio un ragazzo viene trovato a rubare, lui potrebbe provare a giustificarsi nonostante la colpa evidente.

Allora si potrebbe dire a questo ragazzo:

hai ancora il coraggio di parlare?

La sfacciataggine, anche detta impudenza, è la mancanza di ritegno. Di fronte a situazioni chiare, in cui è evidente la propria colpevolezza, si ha il coraggio di negare la verità evidente, tanto che si avrebbe voglia di prendere a schiaffi questa persona, per quanta mancanza di rispetto ha avuto.

In effetti ci vuole coraggio anche per avere un comportamento di questo tipo, che si definisce appunto impudente o anche insolente.

Attenzione, non ho detto imprudente, con la erre, ma impudente. Infatti l’imprudenza è la mancanza di prudenza, cioè dell’attenzione necessaria quando si parla d sicurezza.

Esiste anche l’espressione “prendere il coraggio a due mani” .

Questa è un’altro modo per esortare ad avere coraggio.

Prendi il coraggio a due mani e affronta la sfida!

Si tratta di un grande coraggio di cui c’è bisogno.

Prima abbiamo visto anche la locuzione “farsi coraggio” usata per spingere qualcuno ad avere coraggio nel frase qualcosa.

Non tutti però riescono a farsi coraggio, perché il coraggio uno non se lo può dare, diceva il poeta Manzoni.

Una frase quest’ultima che è talvolta ripresa e usata contro delle persone che, loro malgrado, mancano di coraggio, perché non l’hanno mai avuto.

Questo tipo di persone possono essere indicate in modo diverso. Uno di questi è cacasotto.

Un eggettivo ovviamente molto familiare che viene da “cagarsi sotto” cioè avere talmente paura da farsela addosso. Farsela sotto e farsela addosso sono altre due espressioni che indicano paura e si riferiscono sempre, in modo figurato, alla stessa attività del farsi la cacca addosso. Ce ne siamo già occupati.

Visto che ci sono, non posso non citare l’espressione “avere le palle”, del tutto simile a “avere fegato” ma ovviamente ne rappresenta la versione volgare. Le palle sono il modo più diffuso per chiamare i testicoli maschili.

Avere le palle, almeno in teoria, sarebbe dunque una prerogativa maschile, ma oramai questa è un’espressione entrata nel linguaggio colloquiale e indica l’assenza di paura nell’affrontare una situazione di pericolo o imbarazzo.

Non hai le palle per chiedere il divorzio da tua moglie!

Giovanni, insultato ingiustamente dal professore, ha avuto le palle di rispondergli, rischiando la bocciatura.

Comunque, che si parli di fegato o di palle, sempre di coraggio stiamo parlando.

Tutt’altra cosa è se le palle sono anche definite “quadrate“.

Le palle quadrate sono un modo molto originale di indicare una persona molto sicura di sé oppure una persona molto competente in una certa materia o in una certa professione.

In genere questa sicurezza implica anche coraggio, ma più in generale si parla in questo caso di sicurezza, di capacità di raggiungere con determinazione e convinzione un obiettivo.

Beninteso, la forma dei testicoli è assolutamente fuori discussione. Non c’entra nulla.

In realtà è la forma del quadrato che rappresenta in qualche modo queste caratteristiche di una persona.

Una persona “quadrata” è una persona che ha le sue regole, regole precise da rispettare, è molto precisa e non cambia mai idea, sa il fatto suo e non è molto flessibile. Trasmette sicuramente un pregio, da una parte: la precisione, la chiarezza delle idee e degli atteggiamenti, la linearità, e anche la correttezza e la competenza, ma anche alcuni difetti: la rigidità, la scarsa flessibilità, e difficilmente si mette in discussione.

Essere delle persone quadrate non è però come avere le palle quadrate, modalità volgare ovviamente quest’ultima, che indica come detto alta professionalità in un mestiere o molta sicurezza nei propri mezzi.

Insomma, avere le palle, avere le palle quadrate e essere persone quadrate solitamente hanno significati un po’ diversi.

Adesso ripassiamo e poi potete fare un test con 10 domande per capire quanto avere capito dell’episodio di oggi. Quest’ultima è una possibilità offerta ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente, ma tutti voi potete unirsi a noi se volete. Inviate la vostra richiesta dalla pagina italianosemplicemente.com/chi-siamo.

Ora vi saluto perché vado al mare.

Marcelo: ragazzi, scommettete che anche oggi il nostro presidente sta a spaparanzarsi su una sdraio su qualche spiaggia sarda?

Ulrike: embè? Ne va della sua professionalità? Piuttosto sta ricaricando le energie.

Peggy: beato lui. Putacaso avessi il coraggio di licenziarmi seduta stante mi precipiterei a fare una cosa del genere come il nostro presidente. Meglio mi sentirei se tutto questo godimento fosse a titolo non oneroso.

Albéric: apro una parentesi. Sapete che una volta l’ho accusato di essere un fannullone che non fa niente dalla mattina alla sera e lui mi ha fissato negli occhi imperterrito e mi ha detto di rispettare l’undicesimo comandamento. La cosa piu’ inquietante e’ che ha pronounciato queste parole non lasciando trasparire nessuna emozione.

Anthony: e cosa sarebbe l’undicesimo comandamento? Attendiamo lumi. Non tenerci sulle spine però!

Peggy: c’è già un episodio in merito.

Esercizio

1) il _____ è da sempre l’organo del corpo simbolo di coraggio.

2) bisogna avere molto ______ per mettere la testa nella bocca di un leone.

3) Giovanni non aveva scelta. Per salvarsi dal terremoto poteva solamente saltare dal tetto. Il coraggio della ______.

4) Per dar ______ dI coraggio, gli adolescenti spesso si comportano in modo molto ______.

5) Che __________! Dopo aver rubato davanti a tutti, ancora nega di averlo fatto. Ci vuole proprio ______.

6) Hai paura di un gattino così piccolo? Sei proprio un _______!

7) Non avrai mai le ____ per dire in faccia la verità al tuo capo.

8) Dai, ____ coraggio e lava i piatti, che sono una montagna!

9) Mio cugino è un genio in informatica. Ha veramente le palle _______.

10) il coraggio uno non se lo può ____, diceva il poeta Manzoni.

Soluzione

1) il FEGATO è da sempre l’organo del corpo simbolo di coraggio.

2) bisogna avere molto CORAGGIO per mettere la testa nella bocca di un leone.

3) Giovanni non aveva scelta. Per salvarsi dal terremoto poteva solamente saltare dal tetto. Il coraggio della DISPERAZIONE.

4) Per dar PROVA DI coraggio, gli adolescenti spesso si comportano in modo molto IMPRUDENTE.

5) Che SFACCIATAGGINE! Dopo aver rubato davanti a tutti, ancora nega di averlo fatto. Ci vuole proprio CORAGGIO.

6) Hai paura di un gattino così piccolo? Sei proprio un CACASOTTO!

7) Non avrai mai le PALLE per dire in faccia la verità al tuo capo.

8) Dai, FATTI coraggio e lava i piatti, che sono una montagna!

9) Mio cugino è un genio in informatica. Ha veramente le palle QUADRATE.

10) il coraggio uno non se lo può DARE, diceva il poeta Manzoni.

820 Imperterrito

Imperterrito (scarica)

Trascrizione

Giovanni: Un aggettivo interessante quello di cui voglio parlarvi oggi: imperterrito.

Ha a che fare con le emozioni.

Anthony: Ci sono infatti delle persone che, in certe situazioni, si mostrano assolutamente padroni delle emozioni, tanto che non lasciano trasparire alcuna emozione, alcun turbamento, quando invece le circostanze sembrano alquanto meritevoli di emozioni ed altre persone non sarebbero rimaste così imperterrite.

Invece c’è chi, imperterrito, si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, sembra indifferente a quanto sta accadendo.

Si solito è successivo ad un verbo:

Giovanni ascoltava imperterrito le accuse di tutti i suoi compagni dopo aver sbagliato un’occasione da gol.

Quindi Giovanni, durante una partita di calcio, ha sbagliato un gol e tutti i compagni lo hanno accusato. Lui invece di sentirsi e di mostrarsi imbarazzato o colpevole, sembrava non provare alcuna emozione e li guardava imperterrito, cioè senza mostrare emozioni.

C’è anche una sfumatura di spavalderia, come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno:

Tutti dicevano a Maria che i leoni sono pericolosi, ma lei rimase imperterrita davanti al felino che ruggiva.

Maria dunque non mostrava alcuna paura davanti al leone. Ostentava indifferenza di fronte al leone (non ho usato casualmente questo verbo, per rappresentare la nota di spavalderia), leone che, in teoria, avrebbe dovuto turbarla, spaventarla, terrorizzarla, scuoterla o suscitare in lei almeno una reazione emotiva.

Giovanni: Dunque chi ostenta indifferenza di fronte a cose che dovrebbero tirarlo o suscitare una qualsiasi reazione lo fa in modo imperterrito.

Anthony: Avete visto che si utilizza quasi come un intercalare, infatti quasi sempre si potrebbe togliere senza danno per la frase, tipo:

Lui continuava imperterrito la sua strada nonostante i pericoli.

Altre volte invece è diverso:

Mi guardava imperterrito

Imperterrito somiglia molto a imperturbabile.

Imperturbabile, cioè non si può perturbare, cioè non si può turbare.

Se qualcosa mi turba, mi dà fastidio, mi disturba, mi scuote emotivamente.

Giovanni: Una persona ad esempio può essere imperturbabile, cioè capace di dimostrare in qualsiasi occasione una calma composta e serena. Impossibile turbare una persona imperturbabile.

Anthony: Una persona imperturbabile non si scompone, non mostra alcun turbamento di fronte a fatti e situazioni difficili, rimane impassibile, imperterrita.

Come altro sinonimo spesso si usa anche impavido, per sottolineare l’assenza di paura, oppure a volte anche ostinato, quando si continua imperterriti a fare la stessa cosa, nonostante gli insuccessi, ma questo è un uso più raro del termine.

Altre volte si utilizza anche l’aggettivo impassibile, ad indicare che nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

Giovanni: Adesso meglio ripassare, tanto per non perdere l’abitudine.

Marcelo: si dice che fare un lavoro che ti va molto a genio sia un po’ come non lavorare.

Peggy: Al principio, pensavo così anch’io. Tuttavia con il passare del tempo, mi sono reso/a conto che a volte il concetto non è così semplice. Qualche fattore, che so, la responsabilità, la scadenza che ci corre dietro, persino le persone con cui collaboriamo influenzano il nostro stato d’anima di brutto. Dunque, al di di tutto, è sempre meglio avere un lavoro che ci sconfinfera piuttosto che il contrario. Altro che storie!

Albéric:
Un ragionamento da prendere con le molle quello di cui ci parla Marcelo. Coloro che la pensano così, pare che non sappiano distinguere i concetti di lavoro e fatica. Lavoro è energia volta ad un fine determinato. Benaccetto se divertente, ma resta pur sempre lavoro.

Giovanni: Adesso mettiamoci alla prova con 10 domande sull’episodio.

Esercizi

1) Giovanni mi ascoltava _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ mentre gliene dicevo di tutti i colori. Nessuna emozione traspariva sul suo volto.

2) Paola non tremava mentre parlava. Guardava fissa in avanti. Non _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ alcuna emozione.

3) Chi si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, senza apparentemente provare _ _ _ _ _ _ _ _ , si dice Imperterrito.

4) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ è un sinonimo di imperterrito. Vuol dire che niente sembra turbare questa persona.

5) Quando si resta _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ , nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

6) Come altro sinonimo di imperterrito spesso si usa _ _ _ _ _ _ _ _ per sottolineare l’assenza di paura.

7) Nell’aggettivo imperterrito c’è una sfumatura di _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ , come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno.

8) Non puoi continuare _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ a sbagliare per sempre.

9) Le ragazze ascoltavano _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ mentre i genitori le sgridavano. Una freddezza mai vista prima.

10) Maria non mostrava alcuna paura davanti al leone. Maria _ _ _ _ _ _ _ _ _ indifferenza di fronte al leone, come niente fosse.

Soluzioni

1) Giovanni mi ascoltava IMPERTERRITO mentre gliene dicevo di tutti i colori. Nessuna emozione traspariva sul suo volto.

2) Paola non tremava mentre parlava. Guardava fissa in avanti. Non TRASPARIVA alcuna emozione.

3) Chi si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, senza apparentemente provare EMOZIONI, si dice Imperterrito.

4) IMPERTURBABILE è un sinonimo di imperterrito. Vuol dire che niente sembra turbare questa persona.

5) Quando si resta IMPASSIBILI, nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

6) Come altro sinonimo di imperterrito spesso si usa IMPAVIDO per sottolineare l’assenza di paura.

7) Nell’aggettivo imperterrito c’è una sfumatura di SPAVALDERIA, come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno.

8) Non puoi continuare IMPERTERRITO a sbagliare per sempre.

9) Le ragazze ascoltavano IMPERTERRITE mentre i genitori le sgridavano. Una freddezza mai vista prima.

10) Maria non mostrava alcuna paura davanti al leone. Maria OSTENTAVA indifferenza di fronte al leone, come niente fosse.

819 Gratuito e oneroso

Gratuito e oneroso (scarica)

Trascrizione

Anthony:

Ragazzi buonasera. Oggi parliamo di gratuità.

Cosa? Non sapete cosa sia la gratuità?

Vi dice nulla la parola gratis?

La gratuità riguarda le cose gratuite. La gratuità è la possibilità di fruire di un bene o di un servizio senza pagamento.

Insomma la gratuità, con l’accento sulla a, è delle cose gratis, che non si pagano.

Magari fosse solo questo, vero?

Si, è vero, le cose gratuite non si pagano. Quindi la gratuità riguarda le cose gratuite.

Ma una cosa è gratuita non solo quando è gratis.

Se qualcuno vi regala un libro, lo fa gratuitamente, senza compenso o pagamento. Non bisogna dare soldi, perché non sono richiesti.

Le cose gratuite, si dice anche che non sono a titolo oneroso, cioè non si pagano.

Questo è un linguaggio burocratico. Quando si acquista un bene o un servizio, si paga per averlo, quindi si tratta di beni e servizi a pagamento.

Non si tratta di un omaggio. Si dice appunto che questi beni o servizi sono a titolo oneroso.

Ma soldi a parte, le cose gratuite sono sempre poco gradite.

Infatti si dice spesso di comportamenti gratuiti.

Perché si dicono gratuiti e perché sono qualcosa di negativo?

Prima di tutto notate l’accento della pronuncia di gratuito.

Riguardo al perché, si dice che un comportamento è gratuito quando è immotivato, cioè quando manca un motivo che lo giustifica, manca un fondamento logico, una ragione alla base del comportamento.

Si usa sempre però nel caso di torti o cose che recano danno a qualcuno.

Sei proprio stupido!

Risposta: La gratuità della tua offesa mi stupisce!

Anche in questo caso si parla di gratuità, sebbene non ci sia niente di gratis, ma c’è comunque qualcosa di gratuito, qualcosa che non corrisponde ad altro, qualcosa che non è una reazione motivata a un comportamento, ma è qualcosa di gratuito.

Perché mi hai offeso gratuitamente? Cosa ho fatto per meritarmi questo?

Quindi c’è in realtà una analogia tra le cose gratuite perché non si pagano, cioè cui non corrisponde alcuna forma di pagamento o di compenso e quelle gratuite perché non corrispondono a una ragione precisa.

In entrambi i casi manca una corrispondenza.

Dunque cosa può essere gratuito dal punto di vista figurato?

Solitamente una affermazione quando è priva di qualsiasi motivo o fondamento.

Spesso anche le accuse sono gratuite.

Sei stato tu a rubare dal mio portafogli!

Risposta: perché questa accusa gratuita nei miei confronti? Sai bene che non ho mai rubato in vita mia.

Spesso è qualcosa di immeritato, come in questo caso.

Se io ti do un calcio nel sedere, tu puoi dirmi che si tratta di qualcosa di assolutamente gratuito, perché non ti spieghi il motivo di questo calcio.

Sia il termine gratuità che l’aggettivo oneroso sono non esattamente di uso comune. Oneroso nell’uso colloquiale diventa “a pagamento”, mentre gratuito diventa gratis e quando si tratta di comportamenti si usa offensivo, immotivato, senza ragione, o si usano termini come cattiveria e crudeltà.

Usare la gratuità è molto più sofisticato e anche elegante quando si vuole accusare una persona:

Questo tuo atteggiamento è assolutamente gratuito.

La gratuità della tua accusa mi lascia sconcertato

L’aggettivo oneroso spesso si trova nell’espressione “a titolo oneroso” che sta per a pagamento.

Si tratta di linguaggio giuridico. Un tipico atto a titolo oneroso è la compravendita (lo scambio di un bene verso un prezzo).

La vendita di un immobile è un contratto a titolo oneroso.

Anche il mutuo per acquistare casa è a titolo oneroso, sebbene esista anche quello a titolo non oneroso, cioè, a titolo gratuito o detto più semplicemente, gratuito.

Ovviamente non posso usare il titolo oneroso quando parliamo di comportamenti. I concetti di gratuità e di onerosità in questo caso non possono usarsi in modo contrario.

Esercizio

Peggy: io l’unica cosa gratuita che abbia mai ricevuto sono degli insulti. È accaduto una volta con uno che mi accusava di avergli rubato il parcheggio. E dire che aveva la faccia pure simpatica.

Hartmut:

magari ti ha insultato tanto per.

Irina:
Che vuoi che ti dica Peggy. Questo tipo di insulti purtroppo fanno parte del traffico stradale, allora niente di trascendentale, anzi, da prendere con filosofia. Sono in tanti quegli uomini, benché sembrino simpatici, che ritengono la ricerca di un parcheggio una gara e la perdita del parcheggio desiderato una vera e propria sconfitta.

Estelle:
In queste circostanze prima di tutto bisogna stare zitti, e secondo poi non arrabbiarsi! Checcé se ne dica, questo tizio avrebbe potuto prenderti a pugni. Sei cascata bene!

Esercizio: 10 domande e 10 risposte.

1) in Italia la sanità è ________ mentre negli Stati Uniti è a ______ oneroso

2) la tua cattiveria è ________.Cosa ho fatto per meritarla?

3) Le tue accuse ______ non mi piacciono per niente!

4) La ______ riguarda le cose gratuite.

5) Se Maria mi regala un libro, lo fa _______, cioè senza alcun ________.

6) Una affermazione si dice gratuita quando è priva di qualsiasi _______.

7) le cose gratis non sono _ ______ oneroso

8) le cose che si pagano sono a titolo ______.

9) le accuse gratuite sono meritate/immeritate

10) la gratuità è l’ ____________ sono due concetti opposti.

Soluzioni

1) In Italia la sanità è GRATUITA mentre negli Stati Uniti è a TITOLO oneroso

2) la tua cattiveria è GRATUITA. Cosa ho fatto per meritarla?

3) Le tue accuse GRATUITE non mi piacciono per niente!

4) LA GRATUITÀ riguarda le cose gratuite.

5) Se Maria mi regala un libro, lo fa GRATUITAMENTE cioè senza alcun PAGAMENTO.

6) Una affermazione si dice gratuita quando è priva di qualsiasi FONDAMENTO.

7) Le cose gratis non sono A TITOLO oneroso.

8) Le cose che si pagano sono a titolo ONEROSO

9) Le accuse gratuite sono IMMERITATE

10) La gratuità è l’ ONEROSITÀ sono due concetti opposti.