239 – Ci riaggiorniamo

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Spiegazione per madrelingua spagnola (Italiano per ispanofoni)

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Alice Fatone

Trascrizione

Cosa dite quando salutate un amico? Quali parole usate dopo avergli detto “ciao”? Beh potete dire Buona giornata, buona notte eccetera, ma potete aggiungere un augurio di rivedervi nel futuro.

Ciao, ci vediamo.

Ciao, allora ci sentiamo ok?

Ciao ci sentiamo domani.

Spero di rivederti presto.

Se invece state facendo qualcosa col vostro amico, o anche con un collega, o con una persona qualsiasi e dovete sentirvi più spesso, se la situazione lo richiede, se dovete tenervi informati l’un l’altro su una situazione qualsiasi, in questo caso cosa dite?

Potete ad esempio dire.

Ciao, ci aggiorniamo domani.

Domani ci riaggiorniamo.

Ti tengo aggiornato

Teniamoci aggiornati.

Tienimi aggiornato sulla situazione, mi raccomando.

Ti aggiorno appena so qualcosa ok?

In questi casi si usa spesso il, verbo aggiornare o riaggiornare, cioè aggiornare nuovamente. Aggiornare si usa anche con le notizie, nel senso di tenersi aggiornato, informato, o anche con la formazione lavorativa, ma qui parliamo di rapporti sociali e tenersi informati tra due persone.

In pratica state semplicemente dicendo: informiamoci sull’evoluzione della situazione, cioè se le cose cambiano, se la situazione cambia, io ti informerò, e anche tu cerca di farlo.

Si usa spesso il verbo tenere insieme (ma solo con aggiornare). Con riaggiornare invece non si può fare. Riaggiornare significa aggiornare nuovamente, e non si può quindi dire “teniamoci riaggiornati”, ma solo “riaggiorniamoci” che è la stessa cosa.

Teniamoci informati, ti tengo aggiornato, tienimi aggiornato.

Aggiornarsi significa quindi tenersi al corrente dei fatti. Funziona un po’ come l’aggiornamento del Computer, che non appena c’è una novità, una nuova versione di un software il computer viene aggiornato.

Difficile trovare riaggiornare sul vocabolario, ma si usa allo stesso modo di aggiornare, soprattutto nei rapporti sociali, quando ci si tiene spesso in contatto. È un augurio ad aggiornarsi nuovamente, a tenersi aggiornati l’un l’altro ancora una volta. Un po’ più amichevole di aggiornare ma, forse per questo, molto usato.

Ora ripassiamo.

Mariana (Brasile):

Non appena potrò uscire dalla quarantena, farò una festa che non ti dico! Per ora proprio non è cosa!

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L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

238 – Un parolone

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Trascrizione

Oggi voglio spiegarvi una parola molto simpatica, anzi, un parolone molto simpatico. Il termine è proprio “parolone”, come avrete immaginato.

Come sicuramente sapete quando mettete “one” alla fine di un termine in genere significa “grande”, ma non sempre ovviamente; un bastone non è una grande “basto” perché il basto non esiste… la stessa cosa vale per pallone ed anche altri termini.

Ma un macchinone ad esempio è una grande macchina. Si usa spesso aggiungere “one” in tono scherzoso, come nel caso del macchinone.
Ma che macchinone che ti sei comprato!

Mi sono mangiato un piattone di pasta!

Anche al femminile ovviamente:

C’è una salitona davanti a noi. Guarda che salitone!

La salitona è una grande salita, e la salita è quando la strada va verso l’alto, mentre quando va verso il basso si chiama discesa.

Un salitone o una salotona e una discesona o un discesone.

Ad ogni modo si tratta sempre di linguaggio familiare, spesso lo si usa con i bambini.

Hei, non fare il cattivone!

Esiste quindi anche la parolona, o il parolone, o anche i paroloni, e le parolone. In questo caso non si fa distinzione tra maschile e femminile.

Il senso può essere duplice: quando la “parola” diventa una parolona o un parolone, ci sono quindi due possibilità.

Prima possibilità: Si usa quando una persona usa parole difficili, complicate, che appartengono al vocabolario italiano ma che non tutti conoscono. Si usa soprattutto quando sembra che questa persona lo faccia apposta, per darsi delle arie, per vantarsi, per farsi vedere dagli altri. Per farsi notare.

Per questo motivo utilizza parole complicate quando non ce ne sarebbe bisogno.

Dai, non usare questi paroloni solo per darti delle arie!

Hai sentito il professorone che paroloni che utilizza? Ma dove crede di essere? Chi crede di essere?

Insomma si parla si esagerazioni nel linguaggio, un linguaggio non necessario. In questo primo caso si usa maggiormente il plurale.

Seconda possibilità. Si tratta sempre di esagerazioni, ma si usa quando questa esagerazione si riferisce ad una singola parola. Si parla di parolone quindi, o di parolona, sempre al singolare. E non si usa per prendere in giro come ho fatto prima o in senso ironico, ma quando quel termine specifico utilizzato appare irrealistico o esagerato.

Magari si sta esprimendo un concetto e si usa un aggettivo troppo generoso. Oppure, come dicevo, si esprime qualcosa di non reale, magari un obiettivo non raggiungibile, o qualcosa di accaduto che si descrive esageratamente, usando un termine esagerato, sempre in senso di troppo, mai di poco, mai riduttivo.

Ad esempio:

Credo che dopodomani l’emergenza coronavirus sarà terminata.

Allora qualcuno potrebbe rispondere:

Beh, dopodomani mi sembra un parolone!

Diciamo tra un mese se vogliamo essere realistici.

È come dire: il termine che hai usato è esagerato.

Non è offensivo comunque, tranquilli. Informale certamente ma non offensivo.

Ascoltiamo ora un ripasso, anzi due.

Bogusia (Polonia): Oggi non mi gira proprio. Mi sento indisposta. Però volendo potrei sfoderare qualche frase di ripasso in men che non si dica. Purtroppo l’unico argomento di cui tutti parlano è questo maledetto corona virus. Non me la sento più. Potrei parlare di qualche fesseria, ma non è cosa! Come la vedi tu?

Andrè (Brasile): Vorrei chiamare in causa tutti coloro che possono tendere la mano ai paesi in cui c’è mancanza di mascherine e altre prodotti usati per combattere il coronavirusi! Qualcuno in Brasile ha fatto già la sua parte tant’è vero che da qualche settimana anche i detenuti si sono messi a produrre mascherine! Volendo, potremmo anche fare una campagna informativa attraverso Italianosemplicemente. Che ne dici Giovanni?

Giovanni: lo hai appena fatto André. Grazie a entrambi. Bravissimi, e non ho detto un parolone.

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La Tomba di Nerone – le Meraviglie di Roma

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Fonte: https://www.romanoimpero.com/2017/07/tomba-di-nerone.html?m=1

Trascrizione

Giovanni: Ciao a tutti. Allora oggi voglio lasciarvi alle parole di un membro dell’associazione che ha una bella storia da raccontarci per gli amanti dell’Italia e di Roma. Noi ci sentiamo alla fine. La parola a Bogusia.

Bogusia: Buongiorno a tutti cari amici del sito italiano semplicemente. Io sono Bogusia un membro dell’associazione.

Mi rendo conto che tutti quelli che tengono fede a questo sito mi conoscono molto bene. Per tutti coloro che si collegano per la prima volta, invece, io sono polacca e appassionata della lingua e cultura italiana. Tant’è vero che ho deciso di tornare alla carica con la rubrica “meraviglie di Roma” , per smarcarmi dalle notizie tristi circa il coronavirus. Grazie mille a tutti voi che avete scelto di ascoltarci.
Mi piace soprattutto parlare delle meraviglie di Roma e spero che il mio racconto sarà benaccetto e che io riesca a rispolverare insieme a voi qualcuna delle belle espressioni imparate insieme.
Oggi il mio racconto verte sulla storia antica, e, a finire nel mirino stavolta pare sia la tomba di Nerone sulla via Cassia a Roma.
Ebbene, per la cronaca, non è nemmeno la tomba di Nerone, e a ben vedere, non ci sfugge l’epigrafe in calce del monumento che indicaa appartiene, cioè ad un certo Publio Vibio Mariano, vissuto e morto nel II secolo DC.

Che poi anche l’intero quartiere venga comunemente chiamato Tomba di Nerone, non ha niente a che spartire col famoso imperatore.

Ritagliamoci del tempo per scoprire la possibile spiegazione e al contempo ripassiamo le espressioni di due minuti con italiano semplicemente.
Ma come nacque questo nome della tomba e del quartiere?
Si dà il caso che, Svetonio – qui vorrei aprire una parentesi – Svetonio è stato uno storico e biografo Romano dell’età imperiale a cui gli storici di oggi devono la conoscenza dell’epoca.

Allora, Svetonio racconta che durante la fuga del disperato Nerone che si diresse proprio verso quella parte, il suo cavallo, di punto in bianco, si imbizzarrì, in virtù dei tanti cadaveri abbandonati in quei giorni terribili per la città eterna.

Questo avvenne a scapito di Nerone, che scivolò dal cavallo e perse il velo. Venne riconosciuto e avrebbe dovuto risentire della rabbia della folla che cercava di linciarlo.

Riuscì a sfuggire fino alla villa di Fetonte, dove però cascò male perché i pretoriani allarmati dalla folla e isofferenti verso Nerone, lo obbligarono a suicidarsi.

La sua morte disgraziata e la mancanza di notizie certe sulla sua sepoltura scatenarono le fantasie di coloro che erano rimasti fedeli all’imperatore e non credendo alla sua morte, ne paventarono un improbabile ritorno sulle scene. E così si diffonde la fama del fantasma di Nerone che di tanto in tanto si farebbe vivo nel sepolcro di Publio Vibio Mariano, soprattutto in epoca medievale. Per oggi è tutto, cari amici di italiano semplicemente.

Mi raccomando, bisogna ripetere l’ascolto quantomeno qualche volta, ovviamente se vi interessa e tempo permettendo, tanto più che lo si fa all’insegna delle sette regole d’oro che, ne sono sicura, ce le avete ben presenti.

Vi saluto e vi auguro di cuore che tutto vada bene. Ciao 👋

Giovanni: Grazie Bogusia, non conoscevo neanche io questa bella storia e sono contento che laddove io ho delle lacune ci siano i membri della Famiglia Italiano Semplicemente a colmarle. È stata anche una bella occasione per ripassare alcune espressioni già spiegate su italianosemplicemente.com. Un saluto a tutti.

237 – I postumi

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Spiegazione per madrelingua spagnola (Italiano per ispanofoni)

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jacopo dambrosio

Trascrizione

Ulrike (Germania): Ciao amici, sono Ulrike, membro dell’associazione di italiano semplicemente. Col beneplacito di Giovanni vorrei spiegarvi il termine postumo che al plurale diventa postumi. 

Un termine che si usa quasi sempre al plurale comunque.

Purtroppo proprio oggi non mi gira bene. Mi sono svegliata di mattina presto dopo aver partecipato ieri sera ad una festa con qualche amico dell’associazione italiano semplicemente. Un mio amico brasiliano mi ha offerto una bevanda alcolica che si chiama caipirinha. Non male direi, però per comprovare la mia prima impressione me ne serviva una seconda, e poi anche una terza, e poi …lasciamo perdere.

Ora ho mal di testa, un po’ di nausea e a volte mi vengono delle vertigini.

Evidentemente soffro delle conseguenze di un consumo esagerato delle caipirinha, cioè ho bevuto troppo ed ora accuso il colpo. Posso anche dire che sto soffrendo dei postumi di una sbornia. Accidenti!

La parola postumo, che come detto viene per lo più usata al plurale, contiene la parolina post, che fa parte anche di altre parole italiane, che magari conoscete: termini come postmoderno o postbellico, tutti termini che indicano posteriorità nel tempo nel senso di “dopo, poi”.

Quando parliamo dei postumi si tratta quindi sempre delle conseguenze posteriori, cioè successive di un avvenimento.

Il postumo è qualcosa che viene dopo, che segue ad una faccenda, ad un evento, ad una situazione particolare. Parliamo degli effetti allora, quindi dei possibili danni di un comportamento, di una cosa che è accaduta prima e quasi sempre si tratta di conseguenze spiacevoli, negative.

Facciamo qualche esempio:

Ieri dopo tanto tempo ho visto Paolo. Usa ancora le stampelle. Sono i postumi dell’incidente che ha subito l’anno scorso.

La mia amica Anna, per un lungo periodo soffriva di una grave depressione, evidentemente i postumi della separazione da suo marito.

I postumi dell’anestesia mi hanno lasciato debilitata per qualche giorno.

Il mondo si trova in preda al coronavirus che ha cambiato profondamente la nostra vita quotidiana, niente prosegue come era prima. E dopo? Cosa resterà quando il virus un giorno sarà sconfitto?

Quali postumi ci saranno?

Ci saranno persone che hanno perso uno o piu dei loro cari, ci saranno coloro che hanno perso il lavoro. Può darsi anche che un nostro amico sarà caduto in depressione a causa delle settimane o mesi di una vita isolata.

Possibile anche che si cambi lo stile di vita in senso positivo dopo aver scoperto i benefici di solidarietà e empatia e comincerà lui stesso a tendere la mano a coloro che ne hanno bisogno.

Questi, amici, sono solo alcuni dei tanti probabili postumi di questa terribile pandemia. Prima dobbiamo uscirne però.

Per ora vi saluto, abbiate cura di voi, ce la faremo, ne sono sicura.

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236 – Chiamare in causa

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Trascrizione

Ciao a tutti e benvenuti in questo episodio numero 236 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Oggi parliamo di chiamare in causa qualcuno o qualcosa.

Questa è una delle tante espressioni spiegate all’interno del corso di italiano professionale è precisamente nella lezione 14 dove si parla di confronti tra persone e opinioni. Vi faccio ascoltare una piccola parte di questa lezione che ha la durata di un’ora, dove chiamerò in causa anche Mohamed, insegnante di italiano in Egitto. Spesso è simile ad interpellare, cioè sentire cosa ha da dire una persona, allora per questo la chiamo in causa, altre volte è coinvolgere questa persona, nel senso che la cosa, questa faccenda, questo problema, riguarda anche lui. Si usa anche nel linguaggio giuridico.

La parola causa in realtà ha molti significati, ma in questo casi si fa riferimento alla causa come argomento da discutere, un problema da affrontare.
In generale quindi anche al di fuori del linguaggio del diritto posso chiamare in causa qualcuno per sentire cosa ha da dire, per fare entrare anche lui o lei nel discorso, al fine di trovare la soluzione ad un problema.

Infatti l’espressione si usa quando ci sono dei problemi da risolvere. Si deve trovare la soluzione ad un problema e quindi ad un certo punto si decide di chiamare in causa qualcun altro, perché ci può aiutare a trovare una soluzione.
Adesso ad esempio vorrei chiamare in causa Mohamed per sentire cosa ne pensa.
Mohamed: ciao Giovanni, grazie di avermi chiamato in causa. Io penso che questa espressione “chiamare in causa” sia identica all’espressione
“chiamare in giudizio”. Giusto?
Giovanni: Giusto Mohamed, l’unica differenza è che chiamare in giudizio è esclusivamente utilizzata davanti ad un giudice. In altri contesti
sarebbe un po’ esagerata.

Bene ragazzi, questo è chiamare in causa, che a volte si usa anche per coinvolgere una persona in termini di responsabilità, quindi può non essere piacevole a volte sentirsi o vedersi o essere chiamati in causa. Dipende anche dal verbo che si usa:

Essere chiamati in causa, sentirsi chiamati in causa o vedersi chiamati causa. Sentirsi e vedersi molto spesso sono usati quando non fa piacere essere coinvolti nella faccenda.

Ma adesso voglio chiamare in causa Doris, membro dell’associazione Italiano Semplicemente.

Doris: Sebbene vada a discapito della durata dell’episodio stavolta voglio usare molte espressioni dei 2 minuti. La volta scorsa ne ho usate poche ed è venuto a galla che ho trascurato un po’ i miei studi e ne ho pagato lo scotto.

A prescindere da quello che mi è successo ho deciso di rompere gli indugi senza cincischiare troppo. Mi sono ritagliata un po’ di tempo per avviare un altro tentativo in cui forse riuscirò meglio a colpire il bersaglio. Dopotutto non voglio essere annoverata tra i peggiori studenti, quindi ho fatto una capatina sul sito italianosemplicemente questa mattina. Non ho lasciato nulla di intentato pur di scrivere qualche riga.

Spero che non mi sia incartata troppo con tutte queste locuzioni specifiche che non si trovano in nessun altro sito così concentrate…

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235 – Tant’è vero che..

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Nell’ultimo episodio abbiamo visto tanto più, che come abbiamo visto serve a confermare la frase precedente, a rafforzarla, a renderla ancora più vera.

Oggi vediamo tant’è vero che, che è simile ma non si usa allo stesso modo perché questa espressione serve a dimostrare la frase precedente con un fatto.

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un episodio che riguardava la parola “fatto“, andate a dare un’occhiata se volete; questo episodio può facilitare la comprensione di quello di oggi, dedicato a tant’è vero che.

Tant’è vero che è una forma abbastanza colloquiale per dare una prova, per dare una dimostrazione aggiuntiva. Serve quindi a convincere una persona.

Molto utile in ambito lavorativo ma in qualsiasi ambito della vita.

È utile in ambito lavorativo tant’è vero che esiste anche un episodio intitolato “come convincere un cliente“, che fa parte del corso di ITALIANO PROFESSIONALE, che contiene questa espressione, utile anche quindi a interloquire efficacemente con la propria clientela.

Facciamo altri esempi:

La nostra azienda è molto affidabile, tant’è vero che tutti ne parlano bene.

Vale a dire che una dimostrazione che la nostra azienda è affidabile è il fatto che tutti parlano bene. Questo passaparola ne è una dimostrazione.

La usano tutti gli italiani in ogni ambito, tant’è vero che troverete moltissimi esempi se cercate su google News ad esempio.

Più informalmente potete anche dire “tant’è che” oppure “fatto sta“.

Non ho una buona memoria tant’è che non ricordavo di aver fatto altri episodi su questa espressione.

In definitiva, tanto più si usa per dare maggiore validità ad una affermazione precedente mentre tant’è vero che si usa per dimostrare l’affermazione precedente con un fatto, mostrando un fatto che conferma quanto ho già detto. Capite bene che non è la stessa.

Oggi piove meglio non uscire per passeggiare, tanto più che è anche vietato con questa emergenza coronavirus. Tant’è vero che in TV lo dicono continuamente: “il resto a casa”.

Ripassiamo adesso con la voce di Anthony dagli Stati Uniti. Anthony è un medico specializzato in oncologia.

Anthony:

Non appena abbiamo AVUTO CONTEZZA della serietà della situazione legata alla rapida diffusione del virus COVID19, io e i miei colleghi oncologi CI SIAMO PREFISSI di rinfrescare la nostra conoscenza dei principi di cura dei pazienti ricoverati in rianimazione cosicché possiamo DAR MANFORTE ai nostri colleghi anestesisti e pneumologi. LADDOVE il sistema sanitario ANDASSE IN TILT e ci fosse davvero bisogno di mettere in campo medici con altre specializzazioni, vorremmo essere preparati e non COLTI ALLA SPROVVISTA, SOPRATTUTTO perché in questa pandemia NE VA DELLE vite di innumerevoli persone inermi.

Da medici, dobbiamo TENER FEDE a certi principi della nostra professione. Tra queste è ANNOVERATO l’obbligo di TENDERE LA MANO a chi ne ha bisogno, sia pazienti che colleghi. In realtà, per quanto mi riguarda, non MI VEDO AFFATTO COSTRETTO a fare così. Fa semplicemente parte del mio lavoro.

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234 – TANTO PIÙ

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Nell’ultimo episodio abbiamo visto tantomeno, tutto attaccato oppure staccato, allora viene naturale occuparci di tanto più, che si scrive sia staccato che attaccato ma preferibilmente staccato, con due parole separate: tanto più.

Vediamo qualche esempio:

Meglio che oggi non vai a scuola, visto che non stai bene, tanto più che fa anche molto freddo.

Non dovevi bere così tanto, ti fa male! Tanto più che te l’ha detto anche il dottore.

Inutile parlare con lui, non ascolta mai nessuno, tanto più che ha anche le cuffie.

In questi casi si usa tanto più per aggiungere un nuovo motivo, un argomento più valido.

Il termine tanto serve a confermare la frase precedente, come à dire che è vera, che è tanto vera, infatti, diventa ancora più vera quando aggiungiamo un’informazione, un’informazione in più, che quindi rafforza, dimostra questa verità.

Tanto più che. Si aggiunge sempre “che” in questi casi. Non c’è alternativa. È vero ciò che vi sto dicendo, tanto più che lo dice anche Treccani!

Adesso è arrivata l’ora del ripasso, tanto più che sono già passati due minuti.

Ah dimenticavo: “tanto più che” non è uguale a “tant’è vero che“, ma questo lo vediamo nell’episodio 235, il prossimo. Ora un breve ripasso con l’aiuto di Doris dall’Austria.

Doris (Austria):

Il Corona Virus richiede di evitare di accalcarsi in luoghi affollati. La distanza tra di noi può salvare le vite delle persone a rischio, cioè di coloro che già soffrono di malattie preesistenti come il diabete o l’ipertensione.

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Botta e risposta

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Buongiorno amici di ItalianoSemplicemente.com io sono Giovanni ed oggi siamo qui per fare un esercizio particolare: un esercizio di botta e risposta. Adesso vi spiego cosa significa.

Ogni tanto bisogna che anche voi parliate un po’.

Allora diremo una frase ciascuno. Botta e risposta. Io la botta e voi la risposta.

Io cioè dirò la prima frase e voi direte la seconda. Ma non vi farò domande a cui rispondere… ma allora cosa dovete dire voi?

Dovete dire la mia stessa frase ma più breve, usando ci, ne, lo, vi, ti, eccetera, come se sapessimo di cosa stiamo parlando. Una cosa che si fa sempre nelle conversazioni per evitare di fare ripetizioni.

Io ovviamente darò la risposta dopo di voi.

Ad esempio. Se io dico:

Io devo parlare con te di quella cosa

Voglio evitare di dire “con te di quella cosa”

Voi dite:

Devo parlartene.

Oppure:

Te ne devo parlare

Altro esempio:

Io: Dobbiamo andare in quel luogo e parlare con loro (“con loro” e “in quel luogo” non voglio dirlo)

Voi: Dobbiamo andarci e parlargli

Mi sono spiegato? Adesso rispondete voi ok? Io vi dico cosa dovete abbreviare. Pronti e via!

  • Fai entrare lui – fallo entrare
  • Fai entrare lui nella macchina – faccelo entrare
  • Mettiamo le nostre mani nelle tasche – mettiamocele in tasca
  • Mettiamo le caramelle in tasca – mettiamole in tasca
  • Mettiamo qualche caramella in tasca – mettiamone qualcuna in tasca
  • Mettiamo la caramella dentro – mettiamola dentro
  • Mangiamo ancora altre mele – manogiamone ancora (mangiamocene ancora)
  • Voi vi dovete rendere conto di questo – rendetevene conto
  • Lavatevi bene le mani- lavatevele bene
  • Arruffa il pelo al gatto – arruffagli il pelo
  • Puoi dare un bacio a lui? – puoi baciarlo?
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versateci un po’ d’acqua
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versatene un po’ sul fuoco
  • Bisogna sperimentare il vaccino – bisogna sperimentarlo
  • Sbucciate le mele – sbucciatele
  • Sbucciate qualche mela – sbucciatene qualcuna
  • Andiamo al mare – andiamoci
  • Andiamo via – andiamocene
  • Mandiamo via loro – mandiamoli via
  • Mandiamo via qualcuno di loro – mandiamone via qualcuno
  • Lui salta sulla scala – lui ci salta sopra
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarle in padella
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarci le verdure
  • Io sono qui – io ci sono
  • Io sono in casa – io ci sono
  • Io sono presente – io ci sono
  • Io sono vicino a te – ti sono vicino
  • Fatti regalare qualche fiore – fattene regalare un po’/qualcuno

L’episodio termina qui, grazie a tutti per aver ascoltato e parlato in questo episodio di botta e risposta.

Adesso ascoltiamo la voce di Liliana di nazionalità moldava 🇲🇩 , membro dell’associazione Italiano Semplicemente che ha voluto provare a rispondere anche lei a qualche frase di botta e risposta di prima. Invito tutti voi a fare lo stesso per esercitare la lingua.

A proposito di membri c’è un nuovo membro dal Perù, si chiama Franco a cui do il mio bemvenuto.

Allora ascoltiamo anche la voce di Franco che ha voluto subito provare mettersi alla prova con una frase per ripassare alcune espressioni che abbiamo già spiegato. Vai Franco. Prima Liliana e poi Franco però.

Franco: buongiorno a tutti, io sono Franco, il nuovo membro dell’associazione Italiano Semplicemente. Volevo dire che laddove possa essere utile sono pronto anche io a registrare una frase di ripasso. Ah, dimenticavo di dire che sono peruviano. Avete presente il Perù?

Ulrike: Ciao Franco! Il Perù? Vuoi che non l’abbiamo presente? Vabbè, non con tutti gli annessi e connessi, questo devo ammettere quantomeno per me.

Grazie anche ad Ulrike, con la quale condivido la risposta.

Colgo l’occasione infine per ringraziare i donatori che aiutano italiano semplicemente tramite paypal.

Per donare basta cliccare sul link che vi inserisco sul sito oppure indicare l’email italianosemplicemente@gmail.com.

Voglio fare un regalo speciale a tutti i donatori: l’ultimo audio-libro di espressioni idiomatiche, cosi sarà più facile e meno noioso stare a casa in questo brutto momento dominato dal coronavirus. Tanti episodi da leggere ed ascoltare durante il tempo libero (non potete dire di non avere tempo libero in tempi di coronavirus!)

Basta una qualsiasi donazione, di qualsiasi importo e riceverete sulla vostra email il link per scaricare tutti i file audio in formato mp3 delle spiegazioni e il file pdf dell’audiolibro.

Un saluto e grazie a tutti.

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233 – QUANTOMENO E TANTOMENO

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Ho notato che alcuni stranieri confondono quantomeno e tantomeno, che però sono molto diversi. Ci sono quantomeno due differenze, potrei dire.

Non possiamo non considerare infatti che quantomeno è molto simile a “almeno”, tantomeno possiamo dimenticare che invece tantomeno è molto simile a “neanche“.

Allora adesso vi spiego meglio:

Quantomeno è simile a almeno. Un po’ più impegnativo probabilmente: significa “come minimo”, perlomeno. Possiamo dire che è un “almeno” più importante, che usiamo quando vogliamo indicare una quantità minima, infatti si usa soprattutto con i numeri, ma non solo.

Mi servono quantomeno due ore per prepararmi.

Ma io sto aspettando quantomeno da tre ore!

Appena sono pronta ti chiamo ok? O quantomeno ti mando un messaggio per avvisarti.

Vabbè io vado a casa, quantomeno mangio qualcosa mentre ti aspetto.

In generale “almeno” è più leggero, più generico, meno impegnativo, ed anche più usato.

Passiamo a Tantomeno che invece si usa spesso per escludere ulteriormente o al posto di “a maggior ragione“.

Tutto un altro utilizzo rispetto a quantomeno.

Tu non sei bravo con l’italiano e tantomeno con il francese.

Ieri non abbiamo fatto nulla e tantomeno oggi.

Tantomeno, a differenza di neanche, ha bisogno di una frase precedente. Difficilmente posso iniziare una frase con tantomeno, ed In questo caso devo usare neanche:

Oggi non ho visto neanche un errore nel tuo compito e tantomeno ieri. Bravo!

È come “neanche” ma posso anche dire “allo stesso modo”, “ugualmente”, “altrettanto” ma si usa solo in frasi negative. Questa è la principale caratteristica di tantomeno.

Spesso come dicevo è come “a maggior ragione“, “soprattutto“, ad indicare che la seconda questione è più importante della prima. Questa è un’altra differenza rispetto a neanche.

Non voglio baciarti, tantomeno se cerchi di farlo con la forza.

Quindi non voglio baciarti (frase negativa), tantomeno, cioè neanche ma soprattutto, a maggior ragione, se vuoi costringermi. Ancora più di prima non voglio farlo.

Attenzione poi perché possiamo staccare le due parti tanto e meno ma in alcuni casi cambia un po’ il significato, sebbene la pronuncia non cambi.

Quanto più mi arrabbio, tanto meno riesco a mantenere la calma.

In questo ultimo caso quindi lo scrivo staccato: tanto meno. La stessa cosa vale con tanto più, che vediamo nel prossimo episodio.

Adesso è arrivata l’ora del ripasso.

Andrè (Brasile): mi sono impressionato dell’attitudine degli italiani nell’aiutare il prossimo. Nonostante tutti i problemi circa il coronavirus, nel pieno del caos, trovano le forze per tendere la mano verso la Croazia che è stata appena colpita da un terremoto!

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232 – AVERE CONTEZZA

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Trascrizione

Mi chiedevo se qualcuno di voi avesse contezza del numero di episodi che abbiamo realizzato su questo sito.

Certo che i “conti” , o il “conto”, come termine, ha molti significati e questi sono termini anche all’origine di molte espressioni italiane e verbi di diverse sfumature di significato.

Pensate a tener conto, tenere i conti, aver conto, contare, conteggiare, il conto della serva, avere un conto aperto, un conto in sospeso, eccetera.

Oggi però vorrei parlarvi della “contezza“.

Sicuramente non è un termine usato dagli stranieri e tra l’altro solo alcune categorie di italiani utilizzano questo verbo, sebbene a dire il vero sia adatto a moltissime situazioni diverse.

Per usare questo termine bisogna mettere avere davanti: avere contezza.

La questione non riguarda i numeri, non sempre almeno, ma la conoscenza. Si usa quando voglio esprimere un concetto di conoscenza piena, di consapevolezza, quando cioè la conoscenza è molto importante e riguarda argomenti dai molteplici aspetti, aspetti che bisogna conoscere bene altrimenti sfugge qualcosa.

C’è spesso il concetto di numerosità, quella relativa agli aspetti, ma spesso non è un numero preciso, questo non è importante, la cosa che veramente conta, cioè che veramente è importante, è che l’argomento è complesso e variegato, ha molti aspetti da considerare.

Spesso i numeri c’entrano, e si sottolinea il fatto di conoscerli o di non conoscerli.

Spesso i numeri non c’entrano affatto, e allora si usa la parola contezza solo per enfatizzare l’importanza di qualcosa di cui si è venuti a conoscenza o di cui non si conosce abbastanza. Un linguaggio un po’ sofisticato forse; non si usa solitamente con gli amici o familiari, ma se lo faceste tutti vi capirebbero e nessuno vi accuserebbe di esprimervi come un intellettuale.

Facciamo alcuni esempi.

Appena abbiamo avuto contezza di essere stati promossi abbiamo prenotato al ristorante per festeggiare! (come dire: abbiamo saputo)

Nessuno ha davvero contezza completa di quanto stia accadendo. (come dire: nessuno conosce, sa veramente cosa stia accadendo).

Non abbiamo contezza di quante siano le persone a rischio di contagio (non sappiamo con esattezza, non conosciamo).

Nello sport bisogna avere piena contezza dei propri mezzi per battere l’avversario (bisogna conoscere quanto si è forti, conoscere le proprie potenzialità).

Io ad esempio non riesco mai ad avere piena contezza del tempo trascorso e così gli episodi durano sempre più di due minuti.

Si potrebbe confondere la contezza con la certezza, ma la certezza è il contrario di avere dubbi.

La contezza sottolinea invece l’importanza, la conoscenza. Non c’entra il grado di sicurezza ma il fatto di conoscere o non conoscere
Poi la contezza fa parte di un linguaggio lievemente sofisticato come dicevo.

Normalmente si usa “conoscere“, “essere consapevoli” , come ad indicare l’importanza delle conseguenze se non si avesse contezza.

Si usa anche quando si vede o si sente qualcuno che non sa bene cosa dire, che non ha punti di riferimento o che dice cose del tutto sballate, sbagliate: una persona che non ha alcuna contezza della situazione o della questione.

Oppure è assolutamente il contrario e in tal caso si ha contezza assoluta.

Adesso ripassiamo 9 espressioni passate con l’aiuto di Lia dal Brasile.

Lia: Quando mi sveglio, per un attimo non ricordo bene la realtà e penso che tutto ciò che sta accadendo nel mondo sia solo stato un brutto sogno, laddove invece è tutto vero.
Anni fa ho visto un film che verteva su una vicenda molto simile a questa.
Pensai: immagina di trovarsi a tu per tu con una minaccia così spaventosa. 🤔 E dire che oggi sono terrorizzata proprio in virtù della pandemia.
Siamo tutti costretti a cambiare abitudini, persino combattere voci false e tendenziose, contro i duri di comprendonio che se ne fregano, altri ancora che non trovano alcuna attinenza tra il contagio e la libertà di movimento.
E viene così a galla la sensazione che abbiamo combinato un bel casino e siamo noi ora a dover rispondere di tutto quanto.

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L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

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