324 – Spesso e volentieri

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spesso e volentieri

Trascrizione

Giovanni: Spesso e volentieri è un’espressione colloquiale adatta a ogni circostanza.

E’ ovviamente molto simile a “spesso”, ma è molto simile anche a “sempre”.

Ok, ma perché “volentieri“? Vuol, dire che si fa spesso una cosa piacevolmente? Con piacere?

Volentieri significa ovviamente questo, cioè si usa con le cose gradevoli, con le cose che fa piacere fare, ma “spesso e volentieri” si usa in realtà anche quando le cose non sono piacevoli. Di sicuro si sta parlando della frequenza di un qualcosa che accade o che è accaduto.

Vediamo qualche esempio:

Spesso e volentieri la sera esco con gli amici

Quante volte vai in vacanza in Italia? Ci vado spesso e volentieri.

Spesso e volentieri Giovanni ci spiega una bella espressione italiana

Questi sono tutti esempi di cose che accadono spesso e sono gradevoli, e anche io gli episodi li faccio anche volentieri, ovviamente oltre che spesso, cioè frequentemente, ma ascoltate queste frasi:

Capita spesso e volentieri che dimentico di ascoltare i nuovi episodi

In città spesso e volentieri c’è tantissimo traffico

In questi casi non si tratta di cose gradevoli, tutt’altro direi.

E allora?

Allora significa che possiamo usare questa espressione quando il contesto è scherzoso, quando parliamo in modo spensierato, quando parliamo con amici e vogliamo dare dei segnali di distensione, dove non tutte le parole sono da interpretare alla lettera, secondo il loro significato. In Italia questo si fa spesso e volentieri, e ascoltare questa frase ci trasmette subito un senso positivo e colloquiale.

Volentieri, in qualche modo ha più la funzione di amplificare il termine “spesso” quindi la frase significa “molto spesso”, “molto frequentemente”, e contiene generalmente sfumature aggiuntive, tipo:

Pietro spesso e volentieri tradisce la moglie

Vuol dire che Pietro tradisce la moglie molto spesso, con disinvoltura, senza badare al numero delle volte.

Giovanni dice che gli episodi sono di due minuti, ma spesso e volentieri sono di 3,4 minuti o anche di più.

Evidentemente voglio dire che Giovanni non ci sta molto attento alla durata. Non è dunque solamente una questione di elevata frequenza, ma spesso si vuole evidenziare la superficialità, la trascuratezza, o anche un difetto di una persona e cose di questo tipo. Più in generale possiamo parlare di ironia.

Io spesso e volentieri devo fare mente locale perché non mi ricordo più niente ormai! Sono decisamente a corto di memoria. Lo so che non si direbbe perché sono ancora molto giovane. Sarà perché mangio troppi grassi? Non so, sto andando un po’ a tentoni non ci capisco di queste cose. Magari non sarà niente di che e non c’azzecca nulla con l’età, che, senz’altro è meglio che vi risparmi.

L’inizio e/o la fine, o le frasi intermedie di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

323 – di brutto

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Trascrizione

Di brutto

Giovanni: dopo aver visto “di bello” oggi vediamo anche “di brutto”. Se di bello, come abbiamo visto si usa prevalentemente nelle domande e indica una attività piacevole, “di brutto” è semplicemente un modo per dire “molto”.

In italiano ci sono tantissimi modi per sostituire la parola molto, lo abbiamo visto anche in un episodio dedicato.

Ogni tanto però mi viene in mente un nuovo modo. Uno di questi è proprio “di brutto”, ma quando possiamo usare questa espressione?

Intanto è bene dire che l’uso è solo familiare e informale. Tra amici si usa spessissimo, e lo si fa non per esprimere una quantità, ma soprattutto per sottolineare l’intensità di una attività.

Ad esempio:

Per prepararmi all’esame di italiano ho studiato di brutto

Cioè ho studiato molto, moltissimo, come non avevo forse mai fatto prima.

Ho sofferto di brutto l’ultima volta che sono stato lasciato dalla mia fidanzata.

Anche qui: ho sofferto tantissimo, una grande sofferenza.

Non c’è un uso positivo o negativo. Quindi il senso di “brutto” non vi deve far pensare che si tratti di una attività negativa o di sentimenti negativi o spiacevoli.

Si tratta di qualcosa di molto intenso. Semplicemente.

Anche nel caso di un terremoto posso usare questa espressione.

La terra ha tremato di brutto!

Anche questa è una intensità.

Francesca mi amava di brutto, ma a me non piaceva.

Non si può usare, come vi dicevo prima, al posto di tanti, tante, molti, molte, e neanche “molto spesso” cioè con le quantità.

Non posso dire che ho “di brutto” anni.

Non ha nessun senso una frase di questo tipo.

Quindi bisogna usare un verbo che descrive una attività e poi “di brutto”:

Ieri è piovuto di brutto

Quest’anno ho studiato di brutto

Hai pianto di brutto l’altro giorno.

Si usa anche un’altra espressione, sempre informale, equivalente: “una cifra”. Questa tra l’altro si può usare anche con le quantità:

Quest’anno ci siamo visti una cifra di volte.

Cioè ci siamo visti molte volte, molto frequentemente.

Quanto mi hai amato?

Una cifra!

In questo caso è equivalente a “di brutto”.

Attenzione perché sia “di bello” che di brutto” a volte sono da interpretare nello stesso modo con senso contrario.

Può capitare che accada qualcosa di brutto, cioè qualcosa di non piacevole.

Però spesso capita anche qualcosa di bello.

Ma in questo caso è proprio il contrario di “di bello“, quindi bello e brutto in tali casi sono sempre da leggere “alla lettera” nel senso di positivo o negativo, piacevole e spiacevole.

Emma: Forse anche oggi abbiamo sforato?

Si ma non di brutto! Giovanni è stato abbastanza conciso oggi!

Ma domani cosa ci spieghi di bello?

Domani tocca all’espressione: “spesso e volentieri“.

– – –

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Descrivere la corporatura, l’acconciatura e l’abbigliamento

La seconda Video chat dedicata alla descrizione del fisico delle persone.
In particolare vedremo come descrivere:

L’acconciatura:
– Portare i capelli
– FRANGIA
– CIUFFO
– TRECCE
– CODA
– CODINI
– CODA
– TUPPO, CHIGNON
– A CASCHETTO

La corporatura
– MINGHERLINO, Smilzo, Snello, In forma, ventre piatto (tartaruga)
– ESILE, GRACILE, Minuto
– OSSUTO, PELLE E OSSA, Scarno, Viso smunto, – SOTTOPESO, ANORESSICO,
– OBESO , SOVRAPPESO, Grasso, In carne, Ciccione, grassottello, Paffutello, Paffuto, Robusto, corpulento, florido, formosa, ventre prominente, pancia grossa,
– TOZZO, Basso, Tappo, Tappetto
– Spilungone, alto
– gambe lunghe, corte, slanciate, sottili, grosse, muscolose, magre

Abbigliamento
– curato, trasandato, elegante, casual, sportivo, ordinato, pulito, sciatto

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Italiano Professionale – lezione 25: Come dare istruzioni

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Lezione n. 25 del corso di Italiano professionale. Oggi parliamo di come dare istruzioni.

Nell’ultima lezione abbiamo visto come puntualizzare e si parlava dunque di chiarimenti.

Oggi invece, pur restando nel tema chiarimenti, stiamo dando spiegazioni riguardanti una procedura da seguire, cosa che si fa soprattutto quando dobbiamo insegnare delle cose a dei colleghi: una procedura da seguire ad esempio.

Spiegare alle persone cosa fare non è una cosa che fanno solamente i capi, i dirigenti, ma ogni volta che si da un consiglio tecnico, che si spiega un processo, una procedura da seguire si stanno danno istruzioni e possono farlo tutti. Evidentemente non solo durante una riunione si danno istruzioni: nella vita di ufficio avviene quotidianamente.

Per proseguire la lettura dell’episodio occorre essere membri dell’associazione Italiano Semplicemente: Per diventare membri vai alla pagina italianosemplicemente.com/chi-siamo

 

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322 – Dove vai di bello?

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Trascrizione

Giovanni: Oggi cosa facciamo di bello?

Oggi ci occupiamo proprio di questo aggettivo “bello” che gli italiani mettono un po’ dappertutto.

Con l’occasione ripassiamo anche qualche espressione che abbiamo spiegato nelle puntate precedenti. Ci aiuteranno a questo scopo alcuni membri dell’associazione italiano semplicemente: Lejla dalla Bosnia Erzegovina, Iberê dal Brasile, Xiaoheng dalla Cina e Rauno dalla Finlandia.

Allora:

Dove vai oggi di bello?

Dove sei andato ieri di bello?

Dove andrai domani di bello?

Cosa vediamo di bello al cinema?

Cosa hai visto di bello a Roma?

Si usa solo il maschile singolare. Fate attenzione:

Quali monumenti hai visto di bello?

Quali amici hai incontrato di bello?

Si tratta di domande che si fanno per trasmettere relax, divertimento, quindi in genere si usano quando c’è un viaggio o in tutte le occasioni di tempo libero: cinema, teatro, palestra, amici eccetera.

Come si risponde? Si può usare l’espressione anche per le risposte?

Volendo si:

Di bello a Roma ho visitato piazza Navona e il Colosseo.

Niente di bello purtroppo, sono dovuto restare a casa

Non ho fatto niente di bello da raccontarti.

Lejla: Una domanda: Niente di che e niente di bello sono la stessa cosa?

Giovanni: Non è proprio la stessa cosa anche se a volte le due risposte possono equivalersi.

Comunque “niente di che” si usa in pratica solo nelle risposte, mentre “niente di bello” può usarsi anche nelle domande:

Hai fatto niente di bello recentemente?

In questo caso “niente” sta per “qualcosa”.

Bisogna dire che il termine “bello“, in generale, descrive l’attività che si è fatta, una “bella attività” quindi non indica sempre e solo la bellezza in senso stretto, come quella di una città, ma in generale la piacevolezza, come nel caso di un’uscita con gli amici, o di una vacanza, ad esempio.

Se dico:

Quali amici hai incontrato di bello?

Non intendo dire gli amici belli, cioè gli amici di bella presenza, ma gli amici in generale. Si tratta quindi semplicemente di un modo di descrivere una piacevole attività.

Aggiungere “di bello” alla domanda serve infatti a non far sembrare la domanda troppo inquisitoria, indagatrice. In realtà è una domanda che si fa così, tanto per sapere, non per controllare o per indagare.

A questo punto si potrebbe chiedere:

Esiste anche di brutto?

Certo, ma si usa soprattutto con le cose accadute (ovviamente negative):

Cos’è quella faccia? Ti è capitato qualcosa di brutto?

Cos’hai visto di brutto per avere quell’espressione?

Ma l’espressione “di brutto” la vediamo meglio nel prossimo episodio perché ha anche un altro utilizzo interessate.

Xiaoheng: non abbiamo che da aspettare allora!

Iberê: Per ora rimaniamo in sospeso

Rauno: peccato, ero curioso!

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321 – Ma io non lo so!

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ma io non lo so

Trascrizione

Giovanni: Voi non ci crederete, ma anche oggi ci occupiamo di un’espressione che si usa da arrabbiati.

L’espressione è molto simile all’ultima che abbiamo visto: “ma guarda tu!” ed è “ma io non lo so!” (anche senza “ma” che tuttavia aggiunge enfasi).

Questa espressione si usa in modo analogo a “ma guarda tu“, nelle stesse circostanze, ma può anche essere usata insieme, mettendo “ma io non lo so” alla fine della frase.

Se ad esempio io mi arrabbio perché mio figlio non mi obbedisce, potrei dire:

Ma guarda tu se un moccioso di 5 anni deve fare come vuole lui! Ma io non lo so!

Naturalmente anche “ma io non lo so” non è in questi casi da intendere alla lettera. E’ solo un modo per esprimere stupore e irritazione per qualcosa alla quale non si riesce a dare una spiegazione, come a dire:

Incredibile quello che vedo o quello che ho sentito, è sconcertante! Non mi capacito! Non è normale!

Spesso le due espressioni si fondono insieme.

Ma io non lo so, guarda!

La frase va accompagnata da una mimica facciale adeguata: occhi sgranati, bocca semiaperta, sguardo stupito.

Si pronuncia con un tono che prima sale e poi scende, perché non è una vera domanda, ma solo una esclamazione di irritazione.

Di solito si manifesta inizialmente la propria contrarietà, spiegando in modo più o meno agitato la cosa che non va, e poi si aggiunge questa esclamazione, volendo mixandola con “ma guarda tu“.

Vediamo un esempio e con l’occasione alcuni membri dell’associazione Italiano Semplicemente utilizzeranno qualche frase di ripasso.

Sai che è successo? Il mio capo mi ha telefonato e mi detto: siamo in crisi, quindi mi dispiace ma o ti dimezzo lo stipendio oppure ti sostituisco con un’altra persona più economica.

Ma io non lo so, guarda, Non riesco a sopportarlo!

Ma pensa tu, davvero? Ma è passibile di denuncia, lo sai?

Poi non si è neanche curato di dirtelo di persona, ma ti ha telefonato!

Beh, ma a suo modo sta cercando di salvare il tuo lavoro, avrebbe potuto licenziarti e basta.

“Salvare” mi pare una parola grossa!

Ma tu cosa farai? Accetterai in attesa di tempi migliori?

Infatti ho risposto al mio capo: dimezzare lo stipendio?

Ulrike: Ma pensa tu, davvero? Ma è passibile di denuncia, lo sai?

Hartmut: Poi non si è neanche curato di dirtelo di persona, ma ti ha telefonato!

Lia: Beh, ma a suo modo sta cercando di salvare il tuo lavoro, avrebbe potuto licenziarti e basta.

Giovanni: “Salvare” mi pare un parolone!

Gema: Ma tu cosa farai? Accetterai in attesa di tempi migliori?

Sofie: Ho risposto così al mio capo: dimezzare lo stipendio? Aggiudicato!

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320 – Ma guarda tu!

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Giovanni: ecco un’altra espressione che si usa quando si è arrabbiati o anche delusi: ma guarda tu!

Ma guarda tu” è una esclamazione che si dice quando non riusciamo ad accettare una cosa accaduta.

È una specie di invito a guardare, a guardare la cosa accaduta perché stupisce, ed è qualcosa che non ci piace. Ma in realtà non bisogna essere in compagnia per fare questa esclamazione. Può anche essere un pensiero espresso a voce alta quando siamo soli, se vediamo qualcosa che non ci piace e che non è normale.

Se accade qualcosa di strano, tipo che una persona ci sorpassa con la macchina in modo pericoloso, viene spontaneo dire, anche da soli:

Ma guarda tu questo!

Come a dire: ma si fanno queste cose? Il termine “questo” è un modo irrispettoso di chiamare la persona che ha fatto il sorpasso.

Se si è da soli è un modo bizzarro di condividere la propria sensazione con un’altra ipotetica persona, come a cercare conforto, solidarietà.

Se una persona ti risponde male puoi ugualmente affermare:

Lejla: Ma guarda tu, ma ti pare che mi devi rispondere così?

Ulrike: Ma guarda tu cosa mi tocca fare!

Giovanni: Si può usare anche in questo modo: un commento contrariato per qualcosa che bisogna fare, ovviamente controvoglia.

A volte esprime solo meraviglia:

Ma guarda tu come si è vestito quel tizio!

Ci sono espressioni simili come ad esempio “ma pensa tu“. Cambia il verbo e cambia il significato. Stavolta si usa soorattutto quando non avremmo mai immaginato che qualcosa sarebbe successo:

Ma davvero Maria e Franco si sono separati?

Andrè: ma pensa tu, e dire che si amavano tantissimo!

C’è anche “ma guarda un po’” che è la versione più educata, perché esprime disappunto, contrarietà ma un certo contenimento nell’esprimere questo sentimento avverso.

Sofie: Ma guarda un po’! Hai ancora superato i due minuti! Non ti degni mai di rispettare la durata!

Anthony: Non è che qualche volta potresti lasciar correre? Risparmiaci le tue lamentele. È mai possibile ?

Fernando: calma ragazzi, si direbbe che non sappiate mantenere la calma!

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319 – Ché non sei altro

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Giovanni: nell’espressione È possibile mai dello scorso episodio abbiamo visto che spostando la posizione di un termine può cambiare il significato.

Accade la stessa cosa con l’espressione “non è altro” con la congiunzione “che”.

Che non è altro” pertanto è quasi sempre diverso da “non è altro che“.

Ad esempio se dico:

Questo episodio non è altro che uno dei tanti episodi di italiano semplicemente.

In questo caso posso anche togliere il termine “altro” e in generale il senso può cambiare leggermente:

Questo episodio non è che uno dei tanti episodi di italiano semplicemente.

“Altro” serve a dire che è solo questo. Nient’altro che questo.

Quindi “altro” ha il ruolo di dire “solo questo”, nient’altro che questo.

In questo caso se non mettiamo “altro” vuol dire: ce ne sono tanti altri di episodi, non solo questo. Questo è uno dei tanti episodi. Un po’ diverso quindi. Almeno in questo caso.

Questo funziona anche con altri verbi, non solo col verbo essere, ma oggi volevo soffermarmi solo su questo verbo. Potrei comunque dire:

Non fai altro che lavorare. Devi riposare un po’!

Anche qui posso eliminare “altro” ma in tal caso il senso è però lo stesso: lavori sempre, non fai altro.

Questo per quanto riguarda il “che” quando è messo alla fine.

Se invece dico, sempre usando il verbo essere:

Mio marito mi ha tradito! Quel traditore che non è altro!

Questo genere di frasi si usano come una forma di sfogo, e il “che” ha il senso di “perché” , quindi serve in teoria a spiegare il motivo per cui ho usato proprio quel termine.

Potrei dire:

quel traditore, perché non è altro.

Naturalmente sono frasi che si usano quando si è arrabbiati, e in tal caso si ha l’esigenza di essere immediati, veloci e non si fanno pause:

Quel bastato che non è altro mi ha rubato il portafogli!

Stai zitto, stronzo che non sei altro!

Ulrike: Uno sfogo offensivo mi pare e come tale un po’ osè, comunque da prendere con le molle a meno che non venga espresso con un occhiolino per metterci una sfumatura scherzosa.

Giovanni: Brava, spesso infatti si usa anche in modo scherzoso, ma in questo caso non posso togliere “altro” come facevo prima. La frase non avrebbe senso.

Naturalmente non si può usare un aggettivo positivo, per indicare un complimento. Funziona solamente con le offese.

Posso togliere però l’intera espressione “che non è altro“, perché questa espressione non serve che a sfogarsi, non serve altro che a questo.

L’episodio finisce qui, avete anche ascoltato delle frasi di ripasso di alcune espressioni già spiegate negli episodi scorsi. Nel prossimo episodio vediamo “ma guarda tu“, un’altra espressione che si usa da arrabbiati.

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318 – Come mi trovate?

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Lia: è possibile mai che Gianni oggi ci spieghi il verbo trovare?

Fernando: sei così stupita? Mica ha solo un utilizzo! Vedrai che lo troverai molto interessante.

Anthony: ma ti pare che non lo sappiamo già usare?

Khaled: Nulla quaestio se lo lasciamo parlare? Poi dice che gli episodi sono lunghi!

Giovanni: bravo Khaled. Grazie. Allora oggi, cari amici, voglio fare una breve discussione sul verbo trovare. Spero troverete l’episodio di vostro interesse.

In particolare mi interessava farvi notare che questo verbo si può usare non solo nel modo classico, in cui significa riuscire ad individuare. È simile a scoprire, venire a conoscenza, recuperare.

Ho trovato il corso di italiano che cercavo

Non trovo più le chiavi

Scusi, dove posso trovare un ristorante aperto?

Prima si cerca e poi si trova (non sempre!).

Si usa anche in altri modi, ad esempio quando volete esprimere un’opinione in modo più elegante del solito:

Trovo che questo corso sia molto interessante

Quindi è simile a credere, pensare, verbi però troppo generici.

Ti trovo ringiovanito sai?

Ti trovo ingrassato!

Diciamo che possiamo usarlo quando notiamo delle caratteristiche in una persona o una cosa. Simile quindi a riscontrare (che è più formale) e individuare.

In questo modo stiamo esprimendo un nostro parere, quindi può anche trattarsi di un giudizio. Stiamo dicendo se una cosa ci piace oppure no, ad esempio. Quindi somiglia anche a giudicare, ritenere, stimare.

Trovo questo episodio molto interessante.

Se io stimo una persona, ad esempio, evidentemente trovo che sia una persona intelligente, la ritengo capace di ottenere dei risultato, la, giudico positivamente.

Trovare, usato in questo modo, è assolutamente adatto, esprime un proprio punto di vista in modo direi in molto elegante ed imparziale.

Infatti fa pensare che prima di esprimere il vostro parere abbiate pensato, abbiate riflettuto, e solo dopo abbiate espresso il vostro pensiero.

Certo, potrete continuare a dire:

Secondo me meglio non usare questo verbo.

Ma si è sicuramente più convincente dite:

Trovo che sia meglio non usare questo verbo.

Si usa anche come risposta. Una persona esprime un parere e voi rispondete:

Trovi? (come dire: la pensi così? Davvero? È questa la, tua opinione?)

Trovi che sia così?

Trovate anche voi che sia un bel modo di utilizzare questo verbo?

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317 – Possibile mai?

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Giovanni: nell’ultimo episodio abbiamo detto che l’espressione “ma ti pare” esprime stupore e spesso anche fastidio.

Un utilizzo di cui ancora non vi ho parlato esprime esclusivamente stupore, solo stupore, ed equivale a “possibile mai?”. In sostanza ci si chiede, o si chiede ad un’altra persona, se mai una cosa sia possibile. Una cosa che se fosse vera mi stupirebbe molto.

Ad esempio:

Possibile mai che Giovanni abbia deciso che nel 2021 ci saranno due riunioni dei membri dell’associazione italiano semplicemente? Non si è mai parlato di due riunioni in un solo anno.

Equivale a dire: secondo te è possibile questa cosa? A me stupisce molto questa cosa.

Oppure:

Ma ti pare possibile questa cosa?

Il tono è fondamentale per escludere la possibilità che ci sia fastidio.

Sentite la differenza tra le due forme:

A questo punto dobbiamo vedere la differenza tra “è mai possibile?” e “possibile mai?”

La posizione di “mai” determina la differenza tra fastidio e stupore.

Se sono arrabbiato e infastidito devo dire:

È mai possibile che tu sia sempre in ritardo?

Se invece la mia è una domanda tranquilla. E io sono incuriosito e meravigliato, senza essere arrabbiato, dico:

È possibile mai che Giovanni voglia fare due riunioni in un anno?

Questa è una domanda vera e propria.

È possibile mai che neanche un episodio duri due minuti esatti?

Questa è più una lamentela, ma resa più gentile dall’aver posticipato il termine mai.

Se sbagliate non è molto grave, ma il messaggio che esce dalla vostra bocca non è esattamente uguale a quello che arriva alle orecchie di chi ascolta.

Potete usare “è possibile mai”, come abbiamo visto, anche per mitigare la frase, per non sembrare arrabbiati, o per educazione.

Ma è mai possibile che non ci sono libri di grammatica che spiegano questa cosa?

Ma è possibile mai che siate così convinti che la grammatica da sola, possa bastare?

Ma questo “mai” serve veramente a questo? E serve solamente a questo?

Solo la posizione è importante?

In realtà potremmo anche togliere “mai”. Ciò che aggiunge, quando lo mettiamo, è il fastidio, se messo prima e lo stupore, se messo dopo. Ma anche senza, se il tono è adeguato va bene lo stesso.

È (mai) possibile che nessuno ci abbia spiegato prima queste cose?

È possibile (mai) che Giovanni si sbagli?

Khaled: Ah… stai sfoderando un’altra espressione di stupore! Man mano cominciano a ronzarmi per la testa.

Ulrike: È mai possibile e possibile mai con significati diversi! Pavento proprio di scambiarle! Non resta che ripetere l’episodio. Pazienza!

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