La filosofia del Calcetto
Descrizione
Un racconto della durata di 15 minuti adatto ad un pubblico non madrelingua di livello intermedio.
Un racconto della durata di 15 minuti adatto ad un pubblico non madrelingua di livello intermedio.
Ciao ragazzi, facciamo oggi un bell’esercizio dedicato alle preposizioni semplici ed ai mestieri, cioè le professioni, vale a dire ai lavoro. In questo esercizio racconterà una storia in cui vengono utilizzate le espressioni idiomatiche spiegate sul sito italianosemplicemente.com dal 2015 fino ad oggi.
Nella spiegazione scritta, però, mancheranno le preposizioni semplici.
Di conseguenza sta a voi scrivere le giuste preposizioni da utilizzare, dopodiché potrete guardare ed ascoltate la soluzione domani, quando pubblicherà la soluzione con tutte le preposizioni semplici da usare nelle varie parti del testo: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.
Vi parlerò dell’apprendimento della lingua italiana secondo Italiano Semplicemente. Ogni volta che si presenterà una preposizione semplice vedrete uno spazio vuoto sul testo e ascolterete un “bip” nel file audio.
Domani invece potrete leggere e ascoltare la soluzione.
Come sapete, il sito Italiano semplicemente.com è basato sulle sette regole d’oro che vado____seguito ad elencare:
1) Ascoltare ascoltare ascoltare. REPETITA IUVANT. Questa è la prima delle sette regole d’oro; la più importante. Ma come, non è la grammatica la prima regola? Ma quale grammatica d’Egitto! Italiano Semplicemente non insegna la grammatica fine____se stessa. Se amate la grammatica spiegata____modo noioso____Italiano Semplicemente non c’è trippa____gatti!
2) Usare i tempi morti____ascoltare. Questa è la seconda regola d’oro____cui far riferimento: quali sono i tempi morti? Mentre si fa colazione, al bagno (anche facendo la doccia), quando siete____viaggio, mentre si fa la spesa, lavando i piatti eccetera. Una cosa importante: se ci sono persone attorno____voi, magari parlate____voce bassa o nella vostra testa, ma se avete la faccia____bronzo non sarà un problema. ___ l’altro, non aver paura____essere giudicati e____fare brutte figure è sicuramente un punto____vostro vantaggio.
Lo stress, uno dei nemici____sconfiggere. Se non volete perdere la voglia____imparare, dovete armarvi____pazienza e aspettare che le prime due regole d’oro diano i risultati. Vedrete che scoprirete una cosa fondamentale nell’apprendimento della lingua, e se finora avete ascoltato o studiato stressati, adesso che conoscete questa regola, vi rifarete____gli interessi.
4) Apprendere attraverso delle storie ed emozioni. Questa è la quarta regola____usare. Cosa vuol dire? Non imparate frasi o singole parole: ascoltate delle storie, ascoltate dei podcast, un discorso compiuto che metta____moto il vostro cervello. Il contesto vi aiuterà____capire ciò che non riuscite____capire attraverso una singola frase; se non conoscete una parola, le altre parole del discorso vi aiuteranno. Le emozioni non vi faranno distrarre e non vi stancherete____ascoltare. Ma questa è una regola importante anche____chi insegna. Il mio ruolo è importante: sarà mia la responsabilità nel non farvi annoiare.
5) Apprendere attraverso Italiano vero e non____libri____grammatica. Ascoltare ciò che PIACE. Trattasi della quinta regola d’oro____Italiano Semplicemente. Dedicate il vostro tempo____leggere e ascoltare ciò che attrae il vostro interesse. Anche questa regola vale anche____me, che devo realizzare episodi differenziati,____raggiungere i gusti____tutti.
6) Sesta regola d’oro: Domande e risposte sulle storie ascoltate: I principianti e anche chi ha un livello più alto, deve esercitarsi____subito e provare____rispondere (con la propria voce)____delle facili domande____quanto ascoltato,____questo modo l’apprendimento diventa attivo, non passivo: voi partecipate attivamente e così imparare ad usare parole diverse, parole alternative, verbi e tempi diversi. Ci sono diversi modi____rispondere alla stessa domanda.
7) Parlare: l’ultima regola ma non____importanza. Oggi abbiamo i social, abbiamo whatsapp, abbiamo le chat____cui possiamo parlare____persone____ogni parte del mondo.
Usate tutti questi strumenti____parlare,____ascoltare e____scrivere, ma soprattutto____parlare, perché una lingua non si chiamerebbe così se non si dovesse parlare.____questo modo, rispettando queste sette regole d’oro, va____sé che ci sarà un miglioramento del vostro livello____italiano e questo avverrà anche____modo veloce. Gli amanti della grammatica si mettano l’anima____pace.
Spero che questo episodio rispetti le sette regole d’oro e che voi possiate riuscire____terminare l’ascolto avendo la voglia____rifarlo altre volte. Provate____stampare il dialogo e____riempirlo____le preposizioni semplici. E ascoltate poi la soluzione nel secondo file audio che trovate____questo episodio.____chi è interessato, abbiamo realizzato altri episodi dedicati alle preposizioni semplici. Date un’occhiata se avete tempo.____poco questo episodio sarà terminato. Solo il tempo____un saluto e un’ultima raccomandazione: trovate un amico____cui condividere i vostri episodi: farlo____due sarà più piacevole e produttivo!
Un saluto____Giovanni
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Audio
Buongiorno amici di ItalianoSemplicemente.com e benvenuti in questo speciale episodio dedicato alle donne.
Oggi è l’8 marzo, il giorno dedicato alle donne. Molte donne amano festeggiarlo, altre no, in ogni caso volevo dedicare un episodio a questo giorno, primo perché lo scorso anno sono stato rimproverato per non averlo fatto, secondo perché in tutto il mondo, ed anche in Italia, ogni giorno ci sono episodi di violenza contro le donne. Il sesso femminile è vittima di quello maschile più di quanto si voglia ammettere e questa forma di aggressione e violenza è molto più diffusa di altre, ad esempio nei confronti degli stranieri o dei bambini o degli anziani o di persone di altre religioni: la violenza contro le donne è ancora una vera piaga da combattere.
Ed allora voglio rivolgermi a me stesso ed a tutti gli uomini che stanno leggendo e ascoltando questo episodio, facendo un episodio di pura ripetizione. Un esercizio di ripetizione che potrebbe servire a fare un esame di coscienza, a riflettere, oltre che ad esercitare la lingua.
Questo esperimento di oggi lo facciamo cercando di usare alcune espressioni italiane che sono state spiegate sulle pagine di Italiano Semplicemente, quindi oltre che un esercizio di riflessione e consapevolezza può anche essere un esercizio di ripasso.
Siete pronti maschi?
Bene, ripetete dopo di me. Nella trascrizione dell’episodio troverete il collegamento anche alle singole spiegazioni delle espressioni idiomatiche che useremo in queste frasi che vi invito a ripetere.
– Checché se ne dica, senza le donne non varrebbe la pena di vivere;
…
– Mio malgrado, non posso riuscire, da solo, a fermare la violenza contro le donne
…
– Molti uomini fanno vedere i sorci verdi alle proprie mogli
…
– Ne abbiamo abbastanza degli uomini violenti
…
– Mi incazzo quando una donna soffre per colpa di un uomo
…
– Scusami, se a volte la mia attenzione verso di te lascia a desiderare
…
– Se un mio amico picchiasse la sua donna non gli reggerei mai il gioco
…
– Non è mica con la violenza che dimostro la mia forza!
…
– La prossima volta che litigheremo, coglierò l’occasione al volo e ti farò un regalo
…
– Da quando in qua ti faccio un regalo? Da oggi!
…
– Poiché mi sento un uomo, anziché offenderti, ti difenderò contro chiunque
…
– Anche se sembra tutto perduto, proverò a riconquistarti: o la va o la spacca!
…
– Voglio mettere per iscritto che la mia forza dipende dal tuo amore verso di me
…
– Anche nei momenti più difficili, per quieto vivere, prometto che manterrò la calma
…
– Cascasse il mondo, non alzerò mai le mani
…
– ce ne vuole di pazienza per sopportarmi, vero?
…
– Per fare pace, andiamo a cena fuori. Ci stai?
…
Adesso vediamo una celebre frase di Bukowski, tanto per non dimenticare anche le parolacce.
– Il mondo sarebbe un posto di merda senza le donne. La donna è poesia. La donna è amore. La donna è vita. Ringraziale, coglione!
…
E concludiamo con una frase di Gandhi, che ci ricorda il significato di abnegazione:
– Per coraggio di abnegazione la donna è sempre superiore all’uomo, così come credo che l’uomo lo sia rispetto alla donna per coraggio nelle azioni brutali
…
Una frase un po’ difficile e lunga, quest’ultima, quindi vi invito a ripeterla ancora una volta, anche se vi si arrotolerà un po’ la lingua:
…
Un saluto a tutti, a tutti i membri dell’Associazione Italiano Semplicemente ma solamente alle donne! Spero che voi maschietti non vi offendiate! Scherzo ovviamente.
Qualcosa mi fa pensare che siano più le donne che gli uomini ad aver ascoltato questo episodio.
Ad ogni modo spero abbiate gradito un episodio di ripetizione come questo.
Alla prossima.
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Oggi, cari amici di Italiano Semplicemente voglio raccontarvi una storia.
Durante questa storia vedremo alcuni termini e verbi particolari ed anche qualche espressione italiana. Inoltre faremo un ripasso di alcuni verbi professionali che abbiamo imparato finora nel corso di Italiano Professionale. Alla fine di questo episodio vi ripeterò brevemente tutte le frasi in cui ho utilizzato i verbi spiegati nel corso di Italiano Professionale.
Si tratta di una storia a lieto fine che ha come protagonista un bambino originario della Siria che aveva una brutta malattia. Il protagonista di questa storia è quindi un bambino siriano.
Quando si parla di storie a lieto fine significa che le storie finiscono bene, che hanno una fine lieta, cioè positiva, piacevole. Una fine lieta è un lieto fine. Fine è una parola, un sostantivo italiano che è sia femminile che maschile: la fine, il fine.
La storia però iniziava veramente male. Il bambino infatti aveva una bruttissima malattia genetica.
Per causa di questa malattia il bambino aveva perso quasi tutta la pelle. La malattia gli provocava enormi sofferenze naturalmente ed era continuamente a rischio infezione. Come potete immaginare il dolore era insopportabile.
I medici così, per poter alleviare le sofferenze a questo bambino decisero di provocargli il coma. Alleviare le sofferenze significa rendere le sofferenze minori, renderle più lievi (alleviarle), renderle più tollerabili; attenuarle quindi.
Successivamente, i medici gli hanno trapiantato della pelle nuova. Ora il bambino è tornato a scuola e ha una vita normale.
È proprio una bella storia, anzi bellissima direi. Il protagonista è un bambino siriano di 9 anni.
Non vive in Italia, né in Siria, bensì in Germania con la sua famiglia numerosa. Bensì è una congiunzione poco usata, soprattutto dagli stranieri. Equivale a “ma”, “invece”, “anzi”, e si usa quando in precedenza abbiamo usato una negazione: non viveva in Italia, né in Siria, bensì in Germania.
Il bambino che viveva in Germania soffriva di una rara malattia genetica, una malattia dei suoi geni. Il gene è l’unità fondamentale degli organismi viventi. Tutti gli esseri viventi, non solamente gli esseri umani hanno i geni, ed i geni umani vengono ereditati dai nostri genitori. Non si tratta quindi di una malattia contratta per contagio ma di una malattia ereditata.
Fino a due anni fa non era possibile curare questo bambino e come lui tutti gli altri bambini con questa rara patologia.
La sua pelle era fragile come le ali di una farfalla. I bambini come lui sono anche chiamati “bambini dalla pelle di cristallo” o appunto “bambini farfalla”. Questo perché la loro pelle è così delicata che è sufficiente un minimo contatto, basta un minimo contatto per creare delle dolorose lesioni, delle ferite sulla pelle.
I “bambini dalla pelle di cristallo”: Il cristallo è un particolare tipo di vetro, un vetro particolarmente delicato e prezioso.
Il bambino siriano stava morendo, aveva di fatto perso quasi tutta la pelle. Spesso aveva anche infezioni come potete immaginare: le infezioni erano all’ordine del giorno. E quando qualcosa è all’ordine del giorno significa che possono accadere e di fatto accadono più o meno tutti i giorni.
Così la famiglia del ragazzo ha deciso di avvalersi dell’aiuto dei medici, che si sono adoperati per salvargli la vita procurandogli uno stato di coma. Lo stato di coma consiste in uno stato di assenza di coscienza, uno stato di incoscienza. Chi è in coma pertanto è incosciente, non è consapevole del suo stato e pertanto non avverte neanche alcun dolore. In uno stato di coma i pazienti sono in uno stato di sonno profondo dal quale sembra non essere in grado di svegliarsi. Così i medici gli hanno procurato uno stato di coma. In questo caso il verbo procurare equivale a provocare e anche a indurre: I medici gli hanno provocato, gli hanno indotto, gli hanno procurato uno stato di coma. Un coma pertanto che possiamo chiamare farmacologico, vale a dire non un coma naturale, ma un coma indotto da farmaci, provocato cioè da farmaci.
In questo stato il bambino non sentiva dolore e le infezioni potevano essere meglio tenute sotto controllo da parte dei medici. Ecco il motivo della scelta disposta dai medici. Le infezioni avvengono quando dei batteri o dei virus entrano nel nostro organismo.
La pelle del bambino però doveva essere curata e così il bambino è stato sottoposto ad un trapianto di pelle. E tutto questo è merito della ricerca italiana, che ha permesso di poter produrre in laboratorio una pelle nuova per il bambino. Una pelle che è stata quindi “coltivata” in laboratorio, all’interno di un’Università di Modena alla quale è stato commissionato questo speciale incarico. Una pelle coltivata che è stata corretta dal difetto genetico.
Si parla di pelle “coltivata”, proprio come si usa dire per i terreni e per le piante o anche per gli orti. Una pelle quindi cresciuta in laboratorio, coltivata in laboratorio.
Per quanto riguarda la cura, si tratta di una terapia genetica condotta con cellule staminali epidermiche: la cura è stata condotta con delle cellule staminali epidermiche, cioè cellule dell’epidermide, altro nome della pelle: epidermide. Questo nuovo derma – altro nome ancora della pelle: il derma – è stato quindi trapiantato su gran parte del corpo del bambino. Potete immaginare la difficoltà di questo intervento. Con la parola “trapianto” in genere si indica un intervento chirurgico che prevede la sostituzione di un organo ma in realtà possiamo usarlo anche con i tessuti, come appunto la pelle, che è, tra le altre cose, un vero organo, come il cuore o i polmoni. La pelle, pensate un po’, ricopre una superficie di circa due metri quadrati.
L’intervento predisposto dai medici sul bambino siriano comunque è perfettamente riuscito. Ho detto infatti che la storia è una storia a lieto fine, e per valutare se una storia sia o meno a lieto fine bisogna quindi vedere la fine della storia. Si tratta del primo intervento in assoluto di questo tipo, ed è stato eseguito a Bochum, in Germania, alla fine dell’anno 2015.
Oggi il bambino sta bene, è tornato fortunatamente un bambino come tanti, che può giocare e divertirsi normalmente. I medici quindi sono riusciti con successo ad adempiere la loro delicata missione dopo essersi assunti le responsabilità per questo intervento. Spesso non riusciamo ad apprezzare adeguatamente la normalità con i nostri figli.
Facciamo ora un breve esercizio di ripetizione. Ripetete dopo di me per esercitare la pronuncia.
Si tratta di una storia a lieto fine.
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Una malattia genetica
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Alleviare le sofferenze
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Bensì
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Il bambino non vive in Italia, né in Siria, bensì in Germania
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Geni, genetica, genitori
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Un coma farmacologico
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Procurare un coma farmacologico
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Pelle, epidermide, derma
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Cellule staminali
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Coltivare cellule staminali
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Coltivare cellule staminali epidermiche
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Bene ragazzi spero abbiate gradito questa storia e che abbiate imparato nuovi termini del vocabolario italiano. Su Italiano Semplicemente facciamo spesso storie di questo tipo e ne faremo ancora. Uno dei segreti per imparare una lingua è, non dimentichiamolo mai, provare emozioni, (vedi le sette regole d’oro) ed anche per questo ho scelto questa storia che ritengo veramente emozionante.
Se volete migliorare il vostro italiano ad un livello professionale continuate ad ascoltare le storie di Italiano Semplicemente e non voglio liquidarvi senza ricordarvi che esiste anche un corso di Italiano Professionale che inizierà ufficialmente nel 2018, intorno al mese di marzo.
1) rendere: Alleviare le sofferenze significa rendere le sofferenze minori
2) avvalersi: Così la famiglia del ragazzo ha deciso di avvalersi dell’aiuto dei medici,
3) adoperarsi: medici, che si sono adoperati per salvargli la vita procurandogli uno stato di coma.
4) disporre: In questo stato il bambino non sentiva dolore e le infezioni potevano essere tenute meglio sotto controllo da parte dei medici. Ecco il motivo della scelta disposta dai medici.
5) commissionare: La pelle è stata coltivata in laboratorio all’interno di un’Università di Modena alla quale è stato commissionato questo speciale incarico.
6) predisporre: L’intervento predisposto dai medici sul bambino siriano è perfettamente riuscito.
7) valutare: per valutare se una storia sia o meno a lieto fine bisogna vedere la fine della storia.
8) eseguire: l’intervento è stato eseguito a Bochum, in Germania, alla fine dell’anno 2015.
9) adempiere: I medici sono riusciti con successo ad adempiere la loro delicata missione
10) assumere: I medici si sono assunti le responsabilità per questo intervento.
11) liquidare: non voglio liquidarvi ma adesso è veramente terminato l’episodio.
Ciao a tutti
Ciao amici, oggi parleremo di un argomento molto interessante: parleremo delle critiche.
La critica, cioè l’atteggiamento critico, le lamentele, il fatto che spesso ci lamentiamo con gli altri e molto spesso, ad esempio, sgridiamo i nostri figli, cioè ci lamentiamo con loro e li critichiamo, per degli errori che fanno, magari anche delle sciocchezze. Lo facciamo a scopo educativo, in questo caso, o meglio crediamo di farlo a scopo educativo (parlo anche per me stesso) ma, essendo padre come molti di voi, mi è capitato spesso di farlo, magari al rientro di una giornata pesante, stressante, quando è facile perdere la pazienza. Il risultato che si ottiene non è così educativo come crediamo però, e l’unico beneficio che otteniamo è quello di sfogarci, di scaricare la tensione, ma sicuramente le conseguenze sugli altri, in questo caso sui nostri figli, sono molto negative: rancore, sensi di colpa, insicurezza. Questo vale per l’atteggiamento critico e severo nei confronti di tutti, e non solamente dei nostri figli. A casa come in ufficio, con gli amici eccetera.
Voglio leggervi una lettera che mi ha molto colpito, una lettera di W. Livingstone Larned, che se volete potete trovate su internet credo in tutte le lingue del mondo; lettera che in inglese si chiama”FATHER FORGETS”, cioè “il padre dimentica”.
Vi voglio leggere questa lettera, alcuni pezzi, sperando che faccia piacere anche a voi ascoltarla, io l’ho letta in lingua francese, e quando si ascolta qualcosa di interessante ci si dimentica che si sta imparando una lingua straniera. Per analogia con “father forgets”, quando si impara una lingua potremmo dire “LEARNER FORGETS” cioè lo studente dimentica. Ed infatti questo fa parte del metodo utilizzato nel sito italianosemplicemente.com, come chi ci segue sa già, parlo delle sette regole d’oro per imparare l’italiano. In particolare la quarta e la quinta regola. Se non pensate al fatto che state ascoltando in lingua italiana per imparare l’italiano, ma state concentrati sul contenuto di quanto ascoltate, allora vuol dire che ciò che ascoltate è interessante, e magari anche emozionante. Almeno lo spero. Alla fine della lettera vi spiegherò comunque alcune parole più difficili. Ah dimenticavo di dire che mio figlio di tanto in tanto interviene per rendere la lettera ancora più emozionante.
Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte umida. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un’ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa, mi avvicino al tuo letto.
Stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamani sulla faccia. Perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.
A colazione, anche lì ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: “Ciao papino!” e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: “Su diritto con la schiena!”
E di nuovo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato, eri in ginocchio sul pavimento a giocare con le biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me: Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura!
Ti ricordi, più tardi, come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, scocciato per l’interruzione, sei rimasto esitante sulla porta.
“Papà?”
“Che vuoi?” ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore. Poi te ne sei andato sgambettando giù per le scale.
Beh’, figlio, è stato subito dopo che mi è scivolato di mano il giornale che mi ha preso un’angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; è questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino e non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti col metro della mia età.
E c’era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! Il tuo piccolo cuore è grande come l’alba dietro le colline. Lo dimostra il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte. Nient’altro per stanotte, figliolo. Sono solamente venuto qui, vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna.
È un misero tentativo di riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: “è ancora un bambino, un ragazzino!”
Ho paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fai capire che sei ancora un bambino. Ti ho sempre chiesto troppo, troppo.
Questa lettera ci insegna, me compreso, che non si deve condannare l’operato delle persone, piuttosto occorre cercate di capirle, di comprenderle. Occorre sforzarsi perché l’istinto ci dice di criticare, è più naturale credo, è umano. Ma cercate di immaginare perché la gente fa quello che fa. Capire è molto più utile e interessante che criticare, senza contare che questo poi, porta cose positive, produce simpatia, genera tolleranza e gentilezza anche da parte degli altri verso di te.
Spero vi siate emozionati, come me la prima volta che ho letto questa lettera ed anche un po’ ora rileggendola. Voi l’avete anche ascoltata, quindi credo faccia ancora più effetto.
Vediamo le parole difficili, che ho sottolineato e scritto in colore rosso sul testo che vi ho appena letto.
1) Appiccicati: I capelli biondi appiccicati alla fronte umida – Appiccicati vuol, dire attaccati, come incollati, come se ci fosse la colla. Ad esempio posso dire: i capelli sono appiccicati alla testa; oppure gli abiti, i vestiti sono appiccicati addosso. Appiccicati però da un po’ il senso di fastidio: non starmi così appiccitato! cioè mi stai dando fastidio, mi stai attaccato.
2) Ti ho messo in croce: ti ho messo in croce vuol dire, in senso figurato, tormentare, infliggere sofferenza, far soffrire, far provare della sofferenza a qualcuno. È un modo di dire evidentemente collegato alla croce di Cristo, alla croce di Gesù, che come sapete è stato “messo in croce”, cioè è stato crocefisso, cioè fissato alla croce, messo in croce. Mettere in croce qualcuno quindi si usa senza pensare al senso proprio della frase, in qualunque circostanza dove si mette in forte difficoltà una persona. Nella lettera il papà ha messo in croce il figlio, cioè lo ha punito, gli ha provocato sofferenza, perché lo ha sgridato troppo, lo ha rimproverato contunuamente.
3) Ingurgitare: “hai ingurgitato cibo come un affamato”. Ingurgitare vuol dire ingoiare qualcosa, mangiare qualcosa frettolosamente, di fretta, come quando si è molto affamati, cioè quando si ha molta fame.
4) Aggrottare: “io ho aggrottato le sopracciglia”. Aggrottare vuol dire contrarre, corrugare, vuol dire piegare le sopracciglia. È un termine quasi esclusivo delle sopracciglia, cioè si usa quasi solamente per le sopracciglia. Si usa infatti anche per la fronte. Si può aggrottare la fronte e si possono aggrottare le sopracciglia, e quando si aggrottano le sopracciglia si aggrotta anche la fronte. E quando si aggrotta la fronte e le sopracciglia vuol dire che si sta pensando, oppure si prova un po’ di inquietudine, o magari si ha paura.
5) Sgambettare: “te ne sei andato sgambettando giù dalle scale”. Sbambettare, in questo caso, vuol dire correre, correre per le scale. Si dice dei bambini, che sgambettano, cioè che cioè dimenano le gambe qua e là, corrono cioè in modo un po’ disordinato.
6) Beninteso: beninteso vuol dire bene inteso, cioè capito bene, inteso bene, che è la stessa cosa che dire “è ovvio che”, “é scontato che”, “come ben sai”. Si usa per esprimere un punto di vista di chi parla. Beninteso, è una parola che si può usare in ogni circostanza.
7) Appallottolato: “tutto appallottolato nel tuo lettino”. Appallottolato viene da pallottola, cioè proiettile, che è simile ad una palla. Quindi appallottolare qualcosa vuol dire ridurre qualcosa in forma di una piccola palla. Posso appallottolare un foglio di carta ad esempio, ma posso anche appallottolare me stesso. Appallottolarsi quindi significa avvolgersi su se stessi, assumere la forma di una palla.
Bene amici, nella speranza che vi siate dimenticati che stavate ascoltando in lingua italiana, vi abbraccio e vi saluto.
“Ciao!”
Ps: grazie per le vostre donazioni