Giovanni: questo episodio lo dedico a un uso particolare della preposizione di che nessuno vi spiegherà mai. Nessuno tranne italiano semplicemente, ovviamente.
Trascrizione disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)
Avete mai sentito di parlare, nel corso di un notiziario, di una bagarre in parlamento o al senato? Questa è l’occasione giusta per parlarvi di alcuni termini e verbi particolari, perché quando si assiste ad una bagarre in parlamento si assiste a una fase accesa e concitata, una baruffa, quindi c’è del subbuglio, del trambusto, insomma c’è parecchia confusione quando si parla di bagarre.
La trascrizione è disponibile per i soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.
L’audiolibro in versione kindle e cartacea sono online. Grazie a Claudia Bellumori e per aver fornito la propria voce: Zhangli Zhu, Zhao Cen, Ye xueyun, Zheng Shufang.
Giovanni: il verbo INCORRERE è il numero 71 dei verbi professionali. La trascrizione e il file audio MP3 sono disponibili per i soli membri dell’associazione.
In questo episodio parliamo per la seconda volta di “pur“, ma in un modo diverso rispetto a quando l’abbiamo fatto la prima volta.
La prima volta che abbiamo incontrato “pur di” che, come abbiamo visto, si può usare quando vogliamo indicare un risultato minimo che dobbiamo ottenere. “Pur di” sta per “purché si avveri un fatto” o un desiderio, oppure “purché si raggiunga un certo risultato.”
Oggi invece vediamo “pur sempre” che è una locuzione dal significato simile a “comunque“, nel senso che, dopo aver fatto una affermazione, “pur sempre” precede una seconda affermazione con la quale si riconosce un valore, una qualità, una caratteristica, oppure si esprime qualcosa che si verifica nonostante ciò che viene espresso nella frase principale.
Es:
Mio padre è molto anziano, ma è pur sempre in ottime condizioni fisiche e mentali
Non mi piacciono per niente alcuni leader politici, ma non desidero certamente la loro morte. Sono pur sempre degli esseri umani.
Lo so, Giovanni risponde male a tutti recentemente, ma io devo aiutarlo, resta pur sempre un mio caro amico.
I figli non vogliono quasi mai fare il percorso di vita desiderato dai loro genitori. Questa resta pur sempre una loro scelta.
Se ci pensiamo, ogni volta, quando usiamo questa locuzione, in qualche modo si stabilisce un minimo, si riconosce qualcosa che nonostante ciò che abbiamo detto, resta valida. Ancora una volta abbiamo a che fare con un minimo di qualcosa, come nell’uso di “pur di”. Stavolta il nostro obiettivo è limitare le conseguenze della frase principale, quindi far capire che ciò che abbiamo detto nella frase principale non impedisce qualcosa.
Si può usare il verbo essere:
Gianni è pur sempre un amico, non possiamo abbandonarlo!
Oppure il verbo resta o rimanere, e in questo caso possiamo anche eliminare “pur”, che tuttavia serve a rafforzare il concetto:
Gianni resta pur sempre un amico, non possiamo abbandonarlo!
Gianni rimane pur sempre un amico, non possiamo abbandonarlo!
Gianni resta/rimane sempre un amico, non possiamo abbandonarlo!
Può comunque capitare che davanti a pur sempre troviate: bisogna, occorre, dobbiamo, si deve ecc.
Es:
Lo so che non sei stanco, ma dovrai pur riposare un po’!
Immagino siate soddisfatti della lezione di oggi, ma bisognerà pur ripassare gli episodi passati anche stavolta, o no?
Quindi la parola passa si membri dell’associazione Italiano Semplicemente.
Irina (California): Ragazzi vi propongo di esporre i vantaggi e gli svantaggi nell’essere single, cioè, da solo, vale a dire non sposato e non fidanzato, ossia scapolo o celibe che dir si voglia nel caso di un uomo e zitella o nubile nel caso di una donna.
Albèric (Francia): beh il primo vantaggio dello stare da solo è che non devi rendere conto a nessuno di ciò che fai. Buttalo via!
Peggy (Taiwan): ma da soli ci si sente soli, o no? Nessuno di cui avere cura e nessuno che si prende cura di te! E poi non puoi neanche condividere le bollette!
Hartmut (Germania): ma almeno non sarai cazziatotutti i giorni per qualche presunto sgarro o errore che hai commesso! Per non parlare dei numerosi aut autche ho ricevuto!
Ulrike (Germania): io, a ragion veduta, se tornassi indietro mi sposerei qualche anno più tardi.
Sofie (Belgio): io sono attualmente libera, ma guardandomi attorno, per non saper né leggere né scrivere, non credo mi sposerò mai, ma questo non significa che resterò sola.
Marcelo (Argentina): ma cosa dite tutti quanti? I vostri sono pensieri privi di fondamento! La vita di coppia è bellissima. Se non si condivide la nostra vita con una persona, che senso ha vivere?
Andrè (Brasile): Sono d’accordo con te Marcelo. Inoltre credo che se io non fossi sposato sarei ormai nell’aldilàda un pezzo! Avevo uno stile di vita un po’ matto, spesso sopra le righe. Mi ha messo il guinzaglio corto mia moglie!
Cat (Belgio): É vero André, io sono stata combattuta nello sposarmi, ma ora, che ho sforato i 40 anni di vita matrimoniale, ti dico che devi tenere a bada i tuoi sentimenti di rabbia nelle situazioni difficili. Non voglio rispolverare tutte le situazioni che ho vissuto. Sono passati molti anni, ma è successo in men che non si dica. Comunque devo aprire un parentesi. A scanso di equivoci, anche se abbiamo passato molti momenti difficili, mai abbiamo lasciamo nulla di intentato per recuperare. Ci sono alcuni che ci dicono: ome avete fatto? Meritate tutto il mio rispetto, con la R maiuscola! Ci saranno pure vantaggi nell’essere single, ma ormai per me non è più il caso di elencarli…
Giovanni: abbiamo dedicato fino ad oggi svariati episodi al termine “quanto“. Abbiamo visto la differenza tra quantomeno e tantomeno, poi la locuzione in quanto tale, poi abbiamo spiegato anche questo è quanto, poi in quanto, tanto quanto, poi ancora per quanto, quanto mai e infine quanto ti devo. Tutte questi modi diversi di usare “quanto” semplicemente perché quando uniamo “quanto” a diverse preposizioni, si dà luogo a locuzioni particolari con significato proprio, di tipo limitativo, causale, concessivo, Oggi vediamo “quanto a“, equivalente a “in quanto a“. Si tratta di una locuzione che introduce una limitazione, cioè serve a specificare a cosa mi sto riferendo, a cosa sto facendo riferimento. Vediamo qualche esempio e poi vediamo quante modalità ci sono per esprimere lo steso concetto:
La partita, (in) quanto a spettacolo, non ha deluso le aspettative In questa frase la parte principale è: “La partita non ha deluso le aspettative”
Poi però sento il bisogno di specificare meglio. Da quale punto di vista la partita non ha deluso? In che senso? Di cosa sto parlando in particolare? Risposta:
Vedete quanti modi diversi ci sono, alcuni dei quali li abbiamo già incontrati nell’episodio dedicato a “circa” (era il numero 212 della rubrica). Stavolta usiamo “quanto“, seguito però dalla preposizione “a” che assume un ruolo determinante, fondamentale nel dare il senso limitativo alla locuzione. Infatti “in quanto” (senza la preposizione a) o anche ad esempio “in quanto che” hanno altro significato, simile rispettivamente a perché, poiché e dal momento che. “In quanto” (sempre senza preposizione a) come abbiamo visto nell’episodio 437, può anche assumere un significato simile a “quale“, “come”, “in qualità di”. Occorre fare altri esempi, potrei dire. Lo faccio io in quanto presidente dell’associazione.
Oggi dovete fare tutti 100 esercizi come compito a casa. Quanto a te, Giovanni, domani ti interrogherò. Quindi preparati.
“Quanto a te, Giovanni”. Anche in questo caso posso sostituire la locuzione con “riguardo a te”, “per quanto riguarda te”, “relativamente a te”, “per quanto concerne te”.
Il tuo tema di italiano, in quanto a fantasia, è eccezionale. Quanto alla grammatica però, ci sono troppi errori.
Ho fatto due specifiche diverse in questo caso, ho dato due giudizi su due questioni diverse, la fantasia e la grammatica.
Quanto a chiarezza, gli episodi di questa rubrica sono molto ben fatti, ma in quanto alla durata, non riesco ancora a stare nei due minuti promessi.
Notate una cosa importante. Quando uso una preposizione articolata, in realtà molto spesso (non sempre) potrei anche non farlo, quindi “quanto alla durata” può diventare “in quanto a durata” e anche “quanto a durata“. Quest’ultima è leggermente più colloquiale ma ugualmente utilizzata anche nello scritto. “In” all’inizio si può mettere oppure no. Senza è più colloquiale. Lo stesso dicasi per la scelta di usare “a” al posto di “al”, “allo” alla”, “alle”, “agli”. Più colloquiale con “a” ma non si può sempre usare la preposizione semplice. Vediamo altri esempi per capire meglio:
Allora ci vediamo più tardi ok? In quanto al problema di cui stavamo parlando, ne discutiamo domani.
In questo caso “al” non può diventare “a” perché mi sto riferendo a uno specifico problema (il problema di cui stavamo parlando)
Com’è Francesco, simpatico? Oppure vi ha creato problemi? Risposta: Guarda, (in) quanto a problemi, ce ne ha creati parecchi, ma non è affatto antipatico. direi un po’ troppo esigente. Vuoi sapere com’è andata la tua gara? Allora, in quanto a/al tempo direi benissimo, (in) quanto invece a/alla disciplina, può ancora migliorare. Come va quanto a lavoro? Risposta: non ho molto da fare recentemente Quanto al nuovo lavoro, come va? Risposta: va tutto bene, grazie
Voi mi chiederete adesso: ma quanto dura questo episodio? E quando arriverà il ripasso quotidiano? Risposta: Quanto alla durata, ho avuto bisogno di un po’ più di tempo. Quanto invece al ripasso, arriva subito. Le voci sono come sempre quelle dei membri dell’associazione. Quanto a noi, ci sentiamo domani.
Irina (California): Oggi ragazzi è veramente un tempaccio qui. Ha diluviato tutta la notte salvoun’oretta stamani.
Peggy (Taiwan): anche da me piove. Non sarebbe un problema se non fosse che non poso fare lavatrici. Comunque da qualche minuto a questa parte ha smesso.
Edita (Repubblica Ceca): Il cielo da me non si prestaa facili previsioni. A momenti ci sono nuvole, a momenti scompaiono. Le previsioni dicono che pioverà ma ancora non c’è nessun temporale in vista.
Rafaela (Spagna): dai che ci scappa ancora un’altra frase!
Ulrike (Germania): Eseguo l’ordine di continuare. Ma l’argomento mi va di traverso un po’. Un discorso sul tempo, dai… siamo alla frutta? Comunque il tempo è quello che è anche qui in Italia. Volevo fare una passeggiata ma visto che piove, come non detto!
Marcelo (Argentina):non sia mai detto che rinuncio alla passeggiata! anche in caso di acquazzone,quant’è vero Iddio, alla passeggiata non ci rinuncio!
Giovanni: una locuzione italiana tra le più usate è sicuramente “più che altro“.
Si può usare in qualunque tipo di discorso e contesto, e si usa semplicemente per mettere in risalto un aspetto.
In genere stiamo dando una spiegazione, oppure stiamo solo rispondendo ad una domanda.
L’obiettivo però è sempre quello di risaltare, evidenziare una cosa rispetto al resto.
La locuzione non usa termini strani o figurati. Infatti “più che altro” significa esattamente questo:
In misura maggiore rispetto al resto
Soprattutto
Prevalentemente
Maggiormente
Principalmente
In prevalenza
In misura prevalente/preponderante/maggiore
“Altro” rappresenta tutto il resto che viene messo in secondo piano.
Es:
Mio figlio pratica più che altro calcio.
Questo significa che mio figlio pratica diverse attività sportive, diversi sport, ma prevalentemente calcio, soprattutto calcio, maggiormente calcio, principalmente calcio, in misura maggiore calcio.
Perché farsi il vaccino Covid?
Qualcuno potrebbe rispondere:
Più che altro è una questione di rispetto per gli altri.
Perché non farsi il vaccino?
Coloro che sono contrari potrebbero dirvi che più che altro è una questione di principio.
Questo significa che entrambe le persone hanno più motivi per farsi o non farsi il vaccino, ma vogliono mettere in evidenza il motivo più importante. Poi volendo si può aggiungere altro.
In effetti “più che altro“, pur essendo equivalente a “soprattutto“, che è la forma più usata, si usa soprattutto quando si dà una spiegazione, qualunque essa sia, e si vuole evidenziare l’aspetto più importante. Perché usare più che altro allora, visto che ci sono molte alternative?
Questa locuzione direi che è un po’ meno tecnica, meno fredda delle altre e più colloquiale, molto adatta quindi ad essere usata in dialoghi e scambi di opinioni.
Spessissimo precede “perché” e “per“:
Perché studio l’italiano?
Più che altroperché mi piace, poi anche perché quando vado in Italia è certamente molto utile.
Più che altro per piacere.
Adesso volete sapere perché facciamo dei ripassi alla fine di ogni episodio?
Più che altro lo facciamo per usare le espressioni già imparate, ma anche per divertirci, per parlare e anche per sforzarci nell’usare l’inventiva e l’immaginazione.
In questo ripasso rispolveriamo anche qualche lezione di Italiano Professionale, che i membri possono trovare su google drive o anche sul sito con username e password. Per tutti gli altri la soluzione è diventare membri.
Daria (Russia): Buongiorno a tutti!
Ecco il mio tentativo di fare un ripasso delle lezioni di Italiano professionale. A dire il vero mi mancava l’opportunità di usare l’italiano pertanto vi propongo questo ripasso senza indugi.
Allora, permettete che mi presenti.
Mi chiamo Daria, vivo a Mosca e lavoro in un’azienda farmaceutica americana.
A dire il vero, ho cambiato lavoro due mesi fa e adesso faccio del mio meglio per imparare a svolgere le mie nuove mansioni.
Ho una certa esperienza in campo farmaceutico e mi sono fatta le ossa nel mercato russo.
Adesso lavoro per un gruppo di paesi e ci sono tante cose da imparare.
Il mio capo è una donna e si trova a Londra. Con il suo aiuto sto cominciando a prenderci la mano e tra non molto diventerò un’esperta internazionale.
I miei colleghi sono anche di altri paesi come Italia, Turchia, India. Tutti sanno il fatto loro e sono molto aperti a condividere esperienze.
Come tante altre persone siamo costretti a lavorare da casa a causa della pandemia. Per compensare la mancanza del “contatto di persona” facciamo numerose discussioni online e abbiamo creato un forte clima di feducia, ma ad onor del vero c’è anche una problematica legata alla communicazione online: mi rimane pochissimo tempo a disposizione per fare il lavoro. Ma come fare? Forse si deve andare dritti al punto e non perdere tempo per discussioni vuote?
Come fate voi? Vorrei sentire anche altre opinioni basate sulla vostra esperienza di lavoro online.
Albéric (Francia): A me non vanno molto a genio le videochat. Preferisco sempre scrivere. Ma spesso mi vedo costretto a partecipare facendo del mio meglio per tagliare cortoquando possibile. Il più delle volte spengo la videocamera, una magraconsolazione…
André (Brasile): ciao Daria, sicuramente ti è venuto un po’ di magone nel tuo primo giorno di lavoro, sbaglio? Devo dirti che io lavoro presso un
laboratorio analisi, quindi siamo più o meno nello stesso settore, ma non ho mai fatto il mio mestiere
in modalità on-line! quindi purtroppo non vedo come aiutarti! credo che tu debba semplicemente tener fede ai tuoi principi. Sono sicuro che te la caverai benissimo.
Giovanni: come usare il nome di Dio senza fare peccato, senza bestemmiare e neanche dar troppo fastidio a nessuno?
Ci sono varie locuzioni che nel linguaggio colloquiale vengono utilizzate dagli italiani e oggi vi parlerò di “quant’è vero Iddio“.
Iniziamo da Iddio, che si scrive con l’iniziale maiuscola come segno di rispetto. Iddio è una variante di Dio, usata per lo più con tono solenne o anche solamente enfatico:
Tipo:
Iddio padre onnipotente, salvaci dal male!
Nel linguaggio familiare però si usa più frequentemente per enfatizzare, come reazione a qualcosa:
O Signore Iddio!
O santo Iddio!
Soprattutto se accade qualcosa all’improvviso, che ci spaventa, o se ascoltiamo una brutta notizia, possiamo usare queste due espressioni.
Altrettanto diffusa, soprattutto tra le persone più anziane c’è anche:
O Madonna santissima!
O Maria santissima!
L’espressione quant’è vero Iddio si usa invece quando si esprime un forte convincimento.
È in realtà una specie di giuramento, una promessa che si fa a sé stessi o ad altri, una promessa talmente solenne che siete disposti a chiamare in causa Dio.
Questo accade sempre come reazione ad un fatto, che vi spinge a reagire per far sì che questo fatto non accada più o per risolvere il problema definitivamente. C’è qualcosa che ci ha stancato e che va risolto definitivamente.
Quindi ad esempio se dei ragazzi giocano a pallone sotto la mia finestra e la colpiscono proprio con una pallonata, rompendola, questo potrebbe farmi molto arrabbiare.
Magari sono diverse volte che li avviso dicendo loro che non si può giocare li e che è pericoloso, ma senza ottenere alcun risultato.
Quando però sento il vetro andare in mille pezzi grido:
Quant’è vero Iddio stavolta chiamo i carabinieri!
Quant’è vero Iddio stavolta glielo buco ‘sto pallone!
È curioso l’inizio: quant’è vero…
Si sta usando il termine “quanto“, per fare un confronto tra qualcosa di vero, qualcosa di indiscutibile e la mia promessa. Quanto si può usare per fare confronti:
Ho tanti anni quanto te
Io sono intelligente quanto te
Oppure:
Mangio quanto ne ho voglia
Ecc.
Allora “quanto è vero Iddio chiamo i carabinieri” è qualcosa di simile a:
Così come è vero che esiste Dio, allora io chiamerò i carabinieri.
Se è vero che esiste Dio, allora faccio questa cosa.
“Quanto è” diventa “quant’è“, con l’apostrofo, ma volendo si può scrivere anche separatamente con due parole.
Con questa espressione pertanto si fa una specie di promessa, ci si ripromette di fare qualcosa, sebbene poi nella realtà questa promessa spesso non venga mantenuta.
Pertanto la frase spesso resta solo una minaccia, magari per spaventare una persona o metterla in guardia per il futuro.
Quante volte ho sentito mia madre dire:
Quant’è vero Iddio stavolta t’ammazzo!
Lo ha detto più volte al nostro gatto quando rubava il cibo dal tavolo.
Ma il gatto è ancora vivo!
Allo stesso modo, al posto di Dio, si usa il proprio nome:
Quant’è vero che mi chiamo Giovanni, adesso me la paghi!
Come dire: prometto che me la pagherai, e questo è vero quanto è vero che io mi chiamo Giovanni. Si fa anche qui un confronto per dare credibilità alla propria affermazione.
Nessuno può mettere in dubbio il mio nome giusto? E neanche l’esistenza di Dio.
Naturalmente se ci sono altre cose che ritenete più credibili rispetto a Dio o al vostro nome, potete usarle come termine di paragone:
Quant’è vero che sono tuo padre, tu non uscirai più con i tuoi amici la sera per un mese!
La cosa che conta veramente è che siate arrabbiatissimi e che desideriate fortemente un cambiamento.
Adesso ripassiamo qualche episodio precedente. Ma prima un saluto speciale a Daria dalla Russia, che si unita nuovamente al nostro gruppo whatsapp dell’associaizone. Daria ha partecipato in passato a molti episodi. Allora ti dico bentornata e anche che questo ripasso è dedicato a te:
Anthony (Stati Uniti): siamo felici che la nostra amica moscovita Daria sia tornata alla carica. Non mi fa mica specie in realtà. Gli studenti d’italiano dappertutto nel mondo hanno preso atto che questo gruppo va per la maggiore tra chi vuole imparare a parlare l’italiano come si deve. Dacché siamo così in tanti qua nell’associazione, non siamo mai sguarniti di persone con cui interagire e da cui imparare.
Peggy (Taiwan): questi ripassi poi non sono mai un pro forma, perché è proprio con i ripassi che le espressioni si fissano nella mente.
Marcelo (Argentina):benché bisogna fare mentelocale per ricordarle tutte. Meno male che abbiamo un indice di riferimento altrimenti il grosso degli episodi non li ricorderei.
Karin (Germania): abbiamo superato i 650 episodi, senza contare che ce ne sono tanti altri che si trovano in altre rubriche. I membri più indefessi li hanno tutti a mente.
Daria (Russia): allora dovrò correreai ripari perché sono mancata troppo a lungo. Ah, ho dimenticato di qualificarmi! sono io Daria, ma mi avrete sicuramente riconosciuta dall’accento. E grazie del vostro caloroso saluto. Bando alle ciance però. Adesso prendo e micimento subito con gli episodi che mi sono persa!
Giovanni: Ecco un’altra espressione che sarà molto usata nei vostri ripassi in quanto molto semplice e al contempo adatta a essere usata in molte occasioni.
L’espressione è “essere alle prese con” qualcosa o qualcuno
Molti studenti già la conosceranno sicuramente ma vale sicuramente la pena di spiegarla.
Già conosciamo (si fa per dire) i molteplici usi del verbo prendere nella lingua italiana, e per coloro che vogliono farsi un’idea di quanto ho appena detto vi consiglio di dare un’occhiata all’episodio dedicato al verbo prendere.
Essere alle prese con qualcosa, come vi dicevo, è molto semplice perché significa essere impegnati in un’attività che presenta delle difficoltà o quantomeno comporta molto tempo.
Tutto qui.
Esempio.
Sono quasi due anni che l’intera umanità è alle prese con un virus.
Sapete di cosa sto parlando vero?
I poliziotti sono alle prese con dei manifestanti no-vax che stanno creando problemi.
Mia madre è sempre alle prese con le faccende domestiche.
Sono stato fino alle 21 alle prese con un cliente.
L’espressione non si usa per tutte le attività ma solo quelle lunghe e/o impegnative.
Pertanto non potete dire che, ad esempio, siete alle prese con l’ascolto di un album dei Pink Floyd poiché trattasi di un’attività piacevole.
Si deve usare sempre la preposizione “con” o le preposizioni articolate col e coi e al limite cogli, collo, colla e colle, sebbene queste ultime tre generalmente non si usano e si preferisce usare con lo, con la e con le.
Sono alle prese con lo (collo) scarico del water che non vuole funzionare
Sono alle prese col la (colla) prova di grammatica
Sono alle prese con le(colle) solite faccende domestiche
Sono alle prese coi(con i) vicini che si lamentano dei rumori
I calciatori sono alle prese cogli (con gli) impegni delle squadre nazionali.
Per due giorni sono stato alle prese col (con il) solito problema alla schiena
La parola adesso ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente che sono stati alle prese con ripassi impegnativi recentemente. Anche questo non è da meno direi.
Marguerite (Francia): pare che il Covid stia riprendendo vigore. Troppi pochi vaccini ancora. Fintantoché non l’avremo sconfitto non sarò tranquillo.
Ulrike (Germania): io sono molto facile al contatto con gli altri, amo la vita sociale. Quanto ancora potrò resistere? Se penso alla vita che facevo prima mi viene subito il magone.
Cat (Belgio): Non so se e quando riuscirò a farmene una ragione di questa situazione. Vivere all’insegna della malattia e della distanza sociale? Proprio non è cosa per me!
Marcelo (Argentina): per farcela occorre vaccinarsi di più, altrimenti forniamo un assist al virus che crea varianti in continuazione!
Marguerite (Francia):Se è vero com’è vero che i virus vanno sconfitti con i vaccini, bisogna cercare di convincere questi no-vax, che pensano che siamo tutti stupidi. Il fatto è che probabilmente ciascun dal proprio cuor l’altrui misura. A parte gli scherzi, bisogna capire da cosa nasce questa ribellione, qual è il malessere sociale che ha causato questi movimenti di protesta. Io non sono per la discriminazione a prescindere.
André (Brasile): credo che il problema sia che ci sono ancora molte persone che se ne fregano del COVID. Soprattutto i giovani.