Il titolo di questo episodio è “digià?”. Si tratta di una domanda con cui si manifesta stupore per qualcosa che termina prima del previsto, o prima di quanto vi aspettavate. Lo avevamo già accennato in un episodio passato ma oggi vorrei dire qualcosa in più.
Finita la spiegazione.
Proprio adesso voi potete rispondere così:
Di già?
Cioè: hai già finito?
Oppure: cosa? È già terminata la spiegazione? Così presto? Davvero?
Si potrebbe anche dire: di già terminata?
Hai di già finito?
O, meglio ancora:
Hai finito di già?
Semplice vero?
Altre volte poi non c’è il punto interrogativo. Es:
Dopo due minuti avevo finito di già.
In questo modo c’è qualcosa di inaspettato, c’è stupore per una fine prima del previsto.
Se volete, posso aggiungere che a volte si usa anche ironicamente, perché ciò che pensate è esattamemte il contrario.
Es:
Dopo due ore che aspetti sotto casa la tua fidanzata, lei ti dice:
Sono pronta, adesso scendo!
Risposta: di già?
State attenti perché potreste risultare ironici anche non volendo.
Notate che volendo potete eliminare la preposizione “di” e il senso non cambia. C’è solamente meno enfasi sulla meraviglia.
La preposizione “di” si usa davanti a “già” non solo in questo caso, però sicuramente col punto interrogativo va interpretata in questo modo.
Es. Se dico che:
Il Covid ha aggravato una situazione di già difficile per la popolazione, colpita precedentemente dalla crisi economica.
In questo caso non c’è nessuna meraviglia e la preposizione ha solamente il ruolo di sottolineare che la situazione era (di) già difficile da prima che arrivasse il Covid.
Anche stavolta però possiamo eliminare “di” e la frase ha ugualmente senso.
Anche esempi come quest’ultimo che ho fatto sono molto frequenti. Accade ogni volta che volete enfatizzare un evento che peggiora una situazione (di) già complicata prima che accadesse:
Il terremoto ha peggiorato le condizioni della casa, di già compromesse dall’uragano della scorsa settimana.
Vediamo un terzo utilizzo con alcuni esempi:
Quando avevo tre anni ho scoperto che il mondo era qualcosa di già esistente.
L’ultima sfilata di moda a cui ho assistito era un mix tra nuovo e di già visto.
Tra i membri del nuovo governo ce ne sono di nuovi e di già noti.
I soldati, benché di già stanchi, continuarono a lottare
Non c’è meraviglia però neanche in questi casi. Verrebbe anche qui voglia di eliminare la preposizione vero? Spesso in effetti all’orale si preferisce non utilizzarla, ma a volte è necessaria perché serve a specificare, a fare delle distinzioni (di nuovi e di già noti, un mix tra nuovo e di già visto) o a far rientrare qualcosa in una categoria (qualcosa di già esistente).
Oggi comunque volevo solamente spiegarvi l’uso di “di già?” ma come al mio solito mi sono dilungato. È qualcosa di già visto comunque, giusto?
Ripassiamo adesso:
Irina: ragazzi, siamo lontani da casa questo fine settimana dopo aver abbozzato quattro ore di noiosissima macchina ieri sera. Mentre ci avvicinavamo alla destinazione ci siamo accorti di essere in riserva. Quindi ci siamo fermati per fare benzina. E chi ti trovo alla pompa di benzina accanto? Un mio collega di lavoro! Una sorpresa che non ti dico!
Albéric: lui ci vede subito e ci fa “cosa ci fate qua?” Gli abbiamo risposto subito dicendo che siamo venuti per far visita a mio fratello e poi gli abbiamo posto la stessa domanda. Ma lui invece era molto restio a rispondere. Infatti avevamo subito sentore che qualcosa di strano stesse succedendo.
Natalia: sì, ma prima che fosse riuscito a darsela, ho buttato un occhio nella sua macchina e ho intravisto una signora che mi sembrava un’infermiera dal nostro reparto: era tutta inghingheri, Non era di certo sua moglie, che ho incontrato più volte. Per non farlo innervosire ulteriormente ho fatto la finta tonta e non ho detto piu’ niente.
Estelle: mi sa che alla fine è una vicenda di cui non si parlerà mai piu’. Tra l’altro non voglio rovinarmi l’idea positiva che ho di lui come professionista indefesso sempre pronto a tendere la mano ai colleghi. Comunque, se ne parlassimo, finirebbe in difficoltà e gli toccherebbegiurare espergiurare di non aver fatto nulla di inappropriato.
Giovanni: e rieccomi qua! Per finire, se volete, abbiamo due episodi sull’uso della preposizione di. Se non credete sia undi più, andate subito a leggerli. Che volete di più?
Ecco una delle tante locuzioni che ho utilizzato inavvertitamente (cioè senza farlo apposta, senza volontà) in un episodio e che puntualmente mi è stato chiesto di spiegare: “fare conto“, una locuzione che ho usato nell’episodio dedicato a “come“.
Il contesto spesso aiuta capire il senso di questa locuzione, comunque è sempre gradita una spiegazione. Ad ogni modo non si deve mettere l’articolo alla parola conto, altrimenti fare il conto è ad esempio ciò che fa il proprietario del ristorante quando il cliente deve pagare il conto per pagare ciò che ha mangiato. Si parla, in questi casi, di effettuare un calcolo matematico.
“Fare conto”, senza l’articolo, può avere due diversi significati.
Può significare “fare finta”, quindi si usa per considerare un’ipotesi vera, considerare un fatto presente come vero, anche se non lo è, con la finalità di usare l’immaginazione spesso per trarre una conseguenza, anche se solo ipotetica.
Es:
Se sono con una ragazza che deve togliersi i vestiti e si vergogna di farlo davanti a me, posso dirle:
Fai conto che io non sia presente
Fai conto di essere sola
Fai conto che io sia cieco
Quindi è proprio come dire “fai finta” che io non ci sia, fai finta di essere sola, fai finta che io sia cieco. Quindi stiamo dicendo:
Non è così, non sei sola, perché ci sono anch’io ma la cosa può essere imbarazzante.
Allora immagina di essere sola, immagina che io non sia qui a guardarti.
Vedete che se diciamo “fai conto che”, è bene usare il congiuntivo (questa sarebbe la regola) anche se nelle comunicazioni informali come sappiamo si usa spesso l’indicatico presente.
Fai conto che io non ci sono/sia
Fai conto che non sono/sia qui con te.
Se. Invece usiamo la preposizione “di” non si usa il congiuntivo:
Fai conto di essere sola
Se invito un amico a casa mia, per farlo sentire a suo agio posso dirgli:
Fai conto di essere a casa tua
Ma volendo potrei usare “che” :
Fai conto che ti trovi a casa tua
Un secondo uso, diverso dal primo, si usa per fare una specie di promessa.
Ad esempio, se la mia fidanzata mi chiede un anello di diamanti, il cui costo si aggira sui 10000 euro, io potrei dirle:
Fai conto di averlo già al dito
Vale a dire:
te lo regalerò, puoi starne certa
ti assicuro che questo anello sarà tuo
ti prometto che l’avrai
Vediamo un secondo esempio.
Il mio capo mi chiede urgentemente un lavoro.
La mia risposta potrebbe essere:
Fai conto che io lo abbia già fatto.
Fai conto che ho già fatto il lavoro
Anche questa è una promessa, e l’obiettivo è rassicurare il mio capo, fargli capire che è come se avessi già fatto il lavoro, perché sono sicurissimo che farò ciò che mi hai chiesto. In questi casi usare “fare finta” non è appropriato perché non si tratta di immaginare il presente ma il futuro, che si può ancora realizzare.
La parola “conto” si usa anche in espressioni diverse, come “tenereconto“, che può infatti essere usata allo stesso modo, per immaginare il presente, proprio come “fare conto”.
Tuttavia, tenere conto si usa prevalentemente nel senso di considerare, tener presente, tenere in considerazione, o anche per sottolineare qualcosa di importante da non dimenticare.
“Fai conto” come ho detto, in questo secondo uso è una specie di promessa, e una cosa simile accade nella locuzione “contaresu” qualcosa o qualcuno.
“Conta su di me” infatti significa fidati di me, abbi fiducia in me, e si parla sempre del futuro.
Quindi per fare una promessa posso usare entrambe le locuzioni. Es:
Fai conto che hai ottenuto il risultato
Conta su di me, ti aiuterò a ottenere il risultato
Vuoi sapere se ti aiuterò? Contaci!
Si dice anche, quando ci si aspetta che una persona mantenga una promessa, o semplicemente crediamo che accadrà qualcosa e mi comporterei di conseguenza.
Ci conto!
Mi raccomando, ci conto!
Domani andrò al mare, perché conto sul fatto che non pioverà
In quest’ultimo caso non c’è una persona di cui fidarsi, ma speriamo e crediamo che domani non pioverà, e conseguentemente decidiamo di andare al mare. Se non avessimo contato su questo non avremmo preso questa decisione.
Io invece dovrei tener conto del fatto che questo episodio fa parte della rubrica dei due minuti con Italiano Semplicemente e di conseguenza non tirarla troppo per le lunghe.
Un’ultima cosa. Esiste anche “fatti conto”, che si usa esattamente come “fai conto” (al plurale diventa fatevi conto e fate conto) che è la versione riflessiva e comunque si usa meno frequentemente. Direi che è anche molto più informale. “Fatticonto” somiglia a “immaginati”, anch’esso riflessivo, che può andar bene sia nel suo primo significato che abbiamo spiegato all’inizio, sia nel secondo, quando c’è una promessa.
Adesso vediamo un ripasso, poi l’esercizio per vedere quanto avete appreso di questo episodio e casomai ripetere l’ascolto. L’esercizio in questione è appannaggio dei soli membri dell’associazione.
Sergio e Edita: qui, nel nostro gruppo whatsapp dell’associazione Italiano Semplicemente di volta in voltacapita che il nuovo episodio venga costruito, così, su due piedi, grazie a una domanda posta o un dubbio sorto da chicchessia.
Che meraviglia!
Mariana: si, e quanto a me, davvero cerco di dare fondo a tutte le mie energie per tenere il passo, ma non ci riesco sempre.
Peggy: ma dai, è ovvio che non si può sempre seguire tutto, e poi l’ascolto di ogni episodio va quantomeno bissato, o persinotrissato se più complicato. Siamo tutti sulla stessa barca.
Bogusia: hahahaha, forse quando si parla troppo di grammatica qualcuno inizia ad aver voglia di cazziare il colpevole. Però questo nonmi tange minimamente, perché anch’io sono propensa a evitarla.
Donazione personale per italiano semplicemente
Se vuoi e se puoi, aiuta Italiano Semplicemente con una donazione personale.
Per il sito significa vita, per te significa istruzione.
Sono sicuro che molti non madrelingua sanno usare il termine “cui“.
È qualcosa di cui abbiamo già parlato, potrei dire.
“Cui“, scritto con lettera c seguita dalla u e dalla i, si utilizza per riferirsi a qualcosa. È simile a “che” e anche a “quale”.
Tutte le preposizioni semplici possono accompagnare “cui” e ogni volta il significato cambia.
La casa in cui vivo è questa
La questione di cui ti vorrei parlare riguarda il nostro legame
La cosa a cui mi riferisco la conosci benissimo
Il motivo per cui mi preoccupo è che ti voglio bene
Questo è un luogo da cui voglio scappare
Questo è l’amico con cui mi trovo più a mio agio
Sono preparato. Per cui supererò l’esame (stavolta significa “quindi”)
Ho tanti amici, tra cui Paolo.
Esiste però una locuzione interessanti: un di cui.
Es:
Gli Iscritti all’associazione Italiano Semplicemente di nazionalità brasiliana sono undicui degli Iscritti complessivi dell’associazione.
Significa dunque che qualcosa fa parte di un’altra, abbiamo quindi un sottoinsieme di un insieme più grande.
Potrei ugualmente dire che gli Iscritti all’associazione Italiano Semplicemente di nazionalità brasiliana sono una parte degli Iscritti complessivi dell’associazione.
Le due modalità sono equivalenti, ma quando uso “un di cui” spesso sto sottolineando questo fatto con una finalità, quella di sminuire qualcosa, oppure per dare più importanza a qualcosa di più grande.
Non a caso infatti spesso si usa dire “solo/solamente un di cui”.
Es:
I costi relativi al mutuo sono soloun di cui rispetto alle spese che affrontiamo tutti i mesi in famiglia.
Quindi le spese complessive sono molto maggiori.
Notate che potrei anche dire:
Le nostre spese mensili ammontano a 2500 euro, di cui 1000 servono a pagare il mutuo della nostra casa.
“Di cui 1000” è un modo veloce per dire, in questo caso:
Di questi 2500 euro, 1000 sono per il mutuo.
Non c’è però nessuna enfasi in “di cui” a differenza di “un di cui”.
Un altro esempio:
Il rispetto dell’ambiente deve diventare una priorità per tutti e un utilizzo maggiore del lavoro da remoto rappresenta solamenteun di cui.
Sto sottolineando che c’è anche altro da considerare, e non solo il lavoro da casa quando parliamo di dare maggiore importanza all’ambiente. Occorre fare anche altro.
Un altro esempio:
Due fidanzati parlano del loro futuro. La ragazza ad un certo punto dice:
Di tutto ciò che hai detto oggi, mi è piaciuto solamente una parola: “matrimonio”. Il resto è solamente un di cui.
Quindi, ciò che vuole dire la ragazza è che il resto non è molto importante, essendo solamente “un di cui”. Stavolta usiamo la locuzione per sminuire la parte restante, che è la maggioranza, ma ha meno importanza.
Quasi dimenticavo di dirvi che non esiste la versione femminile “una di cui”, o meglio, esiste, ma non è da interpretare con questo senso.
Es:
Giovanna è una di cui ti puoi fidare.
Semplicemente Giovanna è una persona degna della tua fiducia. Come abbiamo già visto in un altro episodio, “uno” e “una” spesso indicano una persona.
Allora esiste similmente anche “uno di cui” (“uno”, non “un”):
Gianni è uno di cui sentirai parlare presto.
“Un di cui” pertanto è diverso da “uno di cui”.
E adesso ripassiamo, perché il ripasso che facciamo alla fine di ogni episodio della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente non dovete considerarlo solo un di cui dell’episodio, ma è la cosa più importante perché è esattamente questa la prerogativa di questa rubrica: il ripasso.
Ascoltiamo Peggy, una di cui sentirete spesso parlare, e di cui avete in realtà già sentito parlare nei passati ripassi.
Peggy: L’altro giorno, mi è balzata agli occhi la seguente notizia. Ve la racconto:
Biniam Girmay, alla decima tappa del Giro d’Italia ha avuto la meglio su Mathieu van der Poel, uno dei migliori ciclisti al mondo. Il ciclista eritreo, festeggiava la vittoria sul podio, stappando la consueta bottiglia di spumante, quando il tappo gli ha colpito un occhio. Si è dovuto per questo ritirare dalle gare successive. Che vuoi!Quando si dice la sfortuna! Per la cronaca, anche il suo avversario Van der Poel, che aveva vinto la prima tappa, a sua volta era stato centrato al collo e al viso dal sughero della sua bottiglia durante il festeggiamento sul podio. Sarà pure un caso, ma per non saper né leggere né scrivere, dopo l’infortunio dei due ciclisti , dalla tappa appresso si è deciso di rimuovere i tappi dalle bottiglie.
Giovanni: questo episodio lo dedico a un uso particolare della preposizione di che nessuno vi spiegherà mai. Nessuno tranne italiano semplicemente, ovviamente.
Trascrizione disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)
Giovanni: abbiamo dedicato fino ad oggi svariati episodi al termine “quanto“. Abbiamo visto la differenza tra quantomeno e tantomeno, poi la locuzione in quanto tale, poi abbiamo spiegato anche questo è quanto, poi in quanto, tanto quanto, poi ancora per quanto, quanto mai e infine quanto ti devo. Tutte questi modi diversi di usare “quanto” semplicemente perché quando uniamo “quanto” a diverse preposizioni, si dà luogo a locuzioni particolari con significato proprio, di tipo limitativo, causale, concessivo, Oggi vediamo “quanto a“, equivalente a “in quanto a“. Si tratta di una locuzione che introduce una limitazione, cioè serve a specificare a cosa mi sto riferendo, a cosa sto facendo riferimento. Vediamo qualche esempio e poi vediamo quante modalità ci sono per esprimere lo steso concetto:
La partita, (in) quanto a spettacolo, non ha deluso le aspettative In questa frase la parte principale è: “La partita non ha deluso le aspettative”
Poi però sento il bisogno di specificare meglio. Da quale punto di vista la partita non ha deluso? In che senso? Di cosa sto parlando in particolare? Risposta:
Vedete quanti modi diversi ci sono, alcuni dei quali li abbiamo già incontrati nell’episodio dedicato a “circa” (era il numero 212 della rubrica). Stavolta usiamo “quanto“, seguito però dalla preposizione “a” che assume un ruolo determinante, fondamentale nel dare il senso limitativo alla locuzione. Infatti “in quanto” (senza la preposizione a) o anche ad esempio “in quanto che” hanno altro significato, simile rispettivamente a perché, poiché e dal momento che. “In quanto” (sempre senza preposizione a) come abbiamo visto nell’episodio 437, può anche assumere un significato simile a “quale“, “come”, “in qualità di”. Occorre fare altri esempi, potrei dire. Lo faccio io in quanto presidente dell’associazione.
Oggi dovete fare tutti 100 esercizi come compito a casa. Quanto a te, Giovanni, domani ti interrogherò. Quindi preparati.
“Quanto a te, Giovanni”. Anche in questo caso posso sostituire la locuzione con “riguardo a te”, “per quanto riguarda te”, “relativamente a te”, “per quanto concerne te”.
Il tuo tema di italiano, in quanto a fantasia, è eccezionale. Quanto alla grammatica però, ci sono troppi errori.
Ho fatto due specifiche diverse in questo caso, ho dato due giudizi su due questioni diverse, la fantasia e la grammatica.
Quanto a chiarezza, gli episodi di questa rubrica sono molto ben fatti, ma in quanto alla durata, non riesco ancora a stare nei due minuti promessi.
Notate una cosa importante. Quando uso una preposizione articolata, in realtà molto spesso (non sempre) potrei anche non farlo, quindi “quanto alla durata” può diventare “in quanto a durata” e anche “quanto a durata“. Quest’ultima è leggermente più colloquiale ma ugualmente utilizzata anche nello scritto. “In” all’inizio si può mettere oppure no. Senza è più colloquiale. Lo stesso dicasi per la scelta di usare “a” al posto di “al”, “allo” alla”, “alle”, “agli”. Più colloquiale con “a” ma non si può sempre usare la preposizione semplice. Vediamo altri esempi per capire meglio:
Allora ci vediamo più tardi ok? In quanto al problema di cui stavamo parlando, ne discutiamo domani.
In questo caso “al” non può diventare “a” perché mi sto riferendo a uno specifico problema (il problema di cui stavamo parlando)
Com’è Francesco, simpatico? Oppure vi ha creato problemi? Risposta: Guarda, (in) quanto a problemi, ce ne ha creati parecchi, ma non è affatto antipatico. direi un po’ troppo esigente. Vuoi sapere com’è andata la tua gara? Allora, in quanto a/al tempo direi benissimo, (in) quanto invece a/alla disciplina, può ancora migliorare. Come va quanto a lavoro? Risposta: non ho molto da fare recentemente Quanto al nuovo lavoro, come va? Risposta: va tutto bene, grazie
Voi mi chiederete adesso: ma quanto dura questo episodio? E quando arriverà il ripasso quotidiano? Risposta: Quanto alla durata, ho avuto bisogno di un po’ più di tempo. Quanto invece al ripasso, arriva subito. Le voci sono come sempre quelle dei membri dell’associazione. Quanto a noi, ci sentiamo domani.
Irina (California): Oggi ragazzi è veramente un tempaccio qui. Ha diluviato tutta la notte salvoun’oretta stamani.
Peggy (Taiwan): anche da me piove. Non sarebbe un problema se non fosse che non poso fare lavatrici. Comunque da qualche minuto a questa parte ha smesso.
Edita (Repubblica Ceca): Il cielo da me non si prestaa facili previsioni. A momenti ci sono nuvole, a momenti scompaiono. Le previsioni dicono che pioverà ma ancora non c’è nessun temporale in vista.
Rafaela (Spagna): dai che ci scappa ancora un’altra frase!
Ulrike (Germania): Eseguo l’ordine di continuare. Ma l’argomento mi va di traverso un po’. Un discorso sul tempo, dai… siamo alla frutta? Comunque il tempo è quello che è anche qui in Italia. Volevo fare una passeggiata ma visto che piove, come non detto!
Marcelo (Argentina):non sia mai detto che rinuncio alla passeggiata! anche in caso di acquazzone,quant’è vero Iddio, alla passeggiata non ci rinuncio!
Giovanni: Ecco un’altra espressione che sarà molto usata nei vostri ripassi in quanto molto semplice e al contempo adatta a essere usata in molte occasioni.
L’espressione è “essere alle prese con” qualcosa o qualcuno
Molti studenti già la conosceranno sicuramente ma vale sicuramente la pena di spiegarla.
Già conosciamo (si fa per dire) i molteplici usi del verbo prendere nella lingua italiana, e per coloro che vogliono farsi un’idea di quanto ho appena detto vi consiglio di dare un’occhiata all’episodio dedicato al verbo prendere.
Essere alle prese con qualcosa, come vi dicevo, è molto semplice perché significa essere impegnati in un’attività che presenta delle difficoltà o quantomeno comporta molto tempo.
Tutto qui.
Esempio.
Sono quasi due anni che l’intera umanità è alle prese con un virus.
Sapete di cosa sto parlando vero?
I poliziotti sono alle prese con dei manifestanti no-vax che stanno creando problemi.
Mia madre è sempre alle prese con le faccende domestiche.
Sono stato fino alle 21 alle prese con un cliente.
L’espressione non si usa per tutte le attività ma solo quelle lunghe e/o impegnative.
Pertanto non potete dire che, ad esempio, siete alle prese con l’ascolto di un album dei Pink Floyd poiché trattasi di un’attività piacevole.
Si deve usare sempre la preposizione “con” o le preposizioni articolate col e coi e al limite cogli, collo, colla e colle, sebbene queste ultime tre generalmente non si usano e si preferisce usare con lo, con la e con le.
Sono alle prese con lo (collo) scarico del water che non vuole funzionare
Sono alle prese col la (colla) prova di grammatica
Sono alle prese con le(colle) solite faccende domestiche
Sono alle prese coi(con i) vicini che si lamentano dei rumori
I calciatori sono alle prese cogli (con gli) impegni delle squadre nazionali.
Per due giorni sono stato alle prese col (con il) solito problema alla schiena
La parola adesso ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente che sono stati alle prese con ripassi impegnativi recentemente. Anche questo non è da meno direi.
Marguerite (Francia): pare che il Covid stia riprendendo vigore. Troppi pochi vaccini ancora. Fintantoché non l’avremo sconfitto non sarò tranquillo.
Ulrike (Germania): io sono molto facile al contatto con gli altri, amo la vita sociale. Quanto ancora potrò resistere? Se penso alla vita che facevo prima mi viene subito il magone.
Cat (Belgio): Non so se e quando riuscirò a farmene una ragione di questa situazione. Vivere all’insegna della malattia e della distanza sociale? Proprio non è cosa per me!
Marcelo (Argentina): per farcela occorre vaccinarsi di più, altrimenti forniamo un assist al virus che crea varianti in continuazione!
Marguerite (Francia):Se è vero com’è vero che i virus vanno sconfitti con i vaccini, bisogna cercare di convincere questi no-vax, che pensano che siamo tutti stupidi. Il fatto è che probabilmente ciascun dal proprio cuor l’altrui misura. A parte gli scherzi, bisogna capire da cosa nasce questa ribellione, qual è il malessere sociale che ha causato questi movimenti di protesta. Io non sono per la discriminazione a prescindere.
André (Brasile): credo che il problema sia che ci sono ancora molte persone che se ne fregano del COVID. Soprattutto i giovani.
Giovanni: Secondo voi cosa significano i verbi contraddistinguersi e contraddistinguere?
Komi: secondo me significa distinguersi da altro per via di segni o qualità particolari.
Ulrike: il verbo contiene la parola “contra” che indica un confronto tra due cose o due persone, che si riferisce alle caratteristiche.
Carmen: il verbo distinguersi indica un paragone. Una cosa si distingue dall’altra e possiede una caratteristica diversa dall’altra.
Giovanni: Grazie a Komi, Ulrike e Carmen, che nell’ordine hanno risposto alla mia domanda. Bravi avete detto bene. C’è un confronto e delle caratteristiche, dei segni particolari.
Una cosa interessante è vedere la differenza tra distinguere e contraddistinguere. Si usano allo stesso modo?
Oppure bisogna distinguere tra questi due verbi?
Ecco, “distinguere” sicuramente si usa sempre per spiegare la differenza tra due cose. Significa riconoscere due cose come diverse, attraverso delle caratteristiche peculiari, particolari. È molto simile a essere riconoscibile, caratterizzarsi, differenziarsi, o anche mettersi in luce per particolari doti, segnalarsi:
Quando usiamo questo verbo insomma vogliamo segnalare delle differenze tra due o più cose o persone.
Quando invece usiamo contraddistinguere c’è un segno particolare che rende delle cose o delle persone diverse dalle altre. Quando vogliamo evidenziare questo segno, questa caratteristica, si può usare contraddistinguere.
Es:
Si sta pensando di mettere un segno sulla targa delle auto elettriche al fine di contraddistinguerle.
Quando usiamo questo verbo, la maggior parte delle volte si vuole proprio indicare questa caratteristica, questo segno, cioè il motivo per cui avviene questa distinzione.
Per cosa si contraddistingue Italiano Semplicemente?
Cioè: qual è la caratteristica principale di Italiano Semplicemente che la distingue dagli altri siti o metodi di insegnamento?
E’ molto interessante anche l’uso della preposizione che si usa.
A volte si usa la preposizione “per”, altre volte “da”, altre volte non si usa nessuna preposizione.
Italiano Semplicemente ha un logo contraddistinto dall’immagine del Davide di Michelangelo e si contraddistingue per avere, in ogni episodio, sia la trascrizione che il file audio. Inoltre si contraddistingue per il metodo, non incentrato sulla grammatica ma sull’ascolto e più in generale sulle sette regole d’oro. Una caratteristica che l’ha sempre contraddistinto è anche il fatto che gli episodi hanno sempre qualcosa di divertente o emozionante o interessante, che va oltre il mero insegnamento della lingua italiana.
Allora parlavamo della preposizione da usare.
Nella frase precedente ho usato una volta “per” (si contraddistingue per il metodo), “una volta ho usato “da” (un logo contraddistinto dall’immagine del Davide) e un’altra volta non ho usato nulla (una caratteristica che l’ha sempre contraddistinto).
Attenzione al ruolo della preposizione da.
Quando usiamo contraddistinguere, se usiamo “da” indichiamo quasi sempre la caratteristica distintiva (soprattutto con con la forma passiva) mentre se usiamo distinguere, la preposizione “da” si usa sempre per indicare un termine di confronto. Notate infatti la differenza tra:
Io mi distinguo da te (Confronto) perché sono più simpatico
I miei quadri sono contraddistinti dall’uso della simbologia religiosa (caratteristica)
Quindi con “distinguere” si usa sempre la preposizione “da” (o anche fra e tra) per indicare la diversità da qualcun altro o da qualche altra cosa e invece con “contraddistinguere” la preposizione “da” si usa quasi sempre per indicare la caratteristica, specie nella forma passiva.
Dico “quasi sempre” perché a volte, posso anche dire:
La congiunzione “e” si contraddistingue da “è” (che è un verbo) per un accento
“Che” si contraddistingue da “ce” per l’acca
Questo accade quando faccio un confronto diretto, quindi si usa al posto di distinguere, per sottolineare la caratteristica distintiva. Potrei usare anche distinguere volendo.
Ma attenzione, perché come si è visto, con contraddistinguere, anche quando usiamo “per” stiamo indicando una caratteristica:
“Che” si contraddistingue da ce per la lettera h.
Io mi contraddistinguo per una simpatia superiore alla media
Questo “per” è abbastanza simile a “perché” se ci pensate.
“Che” si contraddistingue da ce perché c’è la lettera h.
Io mi contraddistinguo perché ho una simpatia superiore alla media
Quindi per indicare una caratteristica, nella forma passiva si usa “da”, se voglio sottolineare la caratteristica. Uso invece “per” quando mi interessa di più il confronto.
Inoltre “da” normalmente si usa poco con le caratteristiche delle persone.
Vediamo qualche esempio:
Le informazioni sui social sono spesso contraddistinte da inesattezze e imprecisioni.
Forma passiva, inoltre qui è più importante sottolineare questa caratteristica piuttosto che distinguere queste informazioni da altre. Quindi usiamo “da”.
Invece:
Gli uomini villosi si contraddistinguono per avere molti peli sul petto.
Non c’è la forma passiva. In questo caso poi voglio distinguere gli uomini villosi (quelli che hanno molti peli sul petto) dagli uomini che non hanno questa caratteristica.
Come dicevo inoltre, quando si parla di persone normalmente si usa “per” e non si usa la forma passiva.
Il mio ristorante è contraddistinto da elementi moderni e innovativi e si contraddistingue per una cucina molto creativa.
Prima descrivo il mio ristorante dicendo una particolare caratteristica, uso poi la forma passiva (quindi uso “da”) e poi mi interessa anche distinguere la mia cucina da quella di altri ristoranti, quindi successivamente uso “per“.
Quando quindi voglio far emergere una caratteristica distintiva, che fa riconoscere qualcosa rispetto ad altro, uso generalmente “per”.
Adesso un ripassino veloce da chi si contraddistingue per un maggiore interesse verso la lingua italiana. Il ripasso poi è un altro elemento che contraddistingue Italiano Semplicemente.
Sofie: non vorrei cogliervi alla sprovvista, ma cosa distingue la nazionale italiana di calcio dalle altre? Solo il colore della maglia?
Hartmut: questo piacerebbe molto a Giovanni che è l’unico italiano qui. Ma purtroppo, per quanto forte, si trova sempre un’altra squadra che ti dà il benservito.
Emma: non ne so un’acca di calcio. Per me sono solo 22 atleti che corrono dietro ad una palla. Per il resto, come si suol dire, per me il calcio è arabo.
L’episodio di oggi infatti riguarda un utilizzo particolare della preposizione “di“.
Un uso che probabilmente per un non madrelingua occorre parecchio tempo di pratica della lingua per capire bene e assorbirlo nel proprio linguaggio, che poi è la cosa più importante.
Vediamo qualche esempio:
Ho dato una botta con il piede nudo alla sedia. Ho il dito mignolo che mi fa di un male..
Quindi dopo aver colpito la sedia con il piede nudo, cioè senza scarpe né calze, il dito mignolo del piede (cioè il dito più piccolo) mi fa molto male.
L’uso della preposizione di serve ad aumentare il senso di dolore (in questo caso si parla di dolore) e la frase diventa un’esclamazione. Potrei anche togliere ‘di’ e il significato non cambia:
Il dito mi fa un male…
La preposizione di sottolinea ancora di più la mia sensazione, qualunque essa sia, e lascia immaginare l’ascoltatore il livello raggiunto.
Molto colloquiale come modalità espressiva, ma veramente molto efficace.
Vediamo altri esempi:
Ho visto un bambino appena nato oggi… Mi ha fatto diuna tenerezza…
Si usa non solo con le sensazioni, ma con qualcosa di molto elevato in generale:
Ho visto un elefante che era di una grandezza immensa!
È come dire:
Ho visto un elefante che aveva una grandezza immensa.
Ho visto un elefante grandissimo!
Voglio enfatizzare però lo stupore che ho provato, quindi il fine è sempre sottolineare una mia sensazione. Posso enfatizzare qualunque cosa:
Questo pane è di un fragrante…
Questa pasta è di un buono…
Questo cuscino è di un morbido…
Spesso si usa anche per esprimere giudizi:
Sei di una stupidità incredibile.
Ieri sono stato di uno sgarbato unico con te. Scusami.
Spessissimo segue una frase introdotta da “che”.
Infine vi faccio notare che – ma sicuramente lo avrete già notato dagli esempi che vi ho fatto – nel parlato spesso non si usa dire il nome della caratteristica, tipo la tenerezza, la grandezza, la stupidità, ma l’aggettivo al maschile singolare: bravo, tenero, stupido ecc. Il senso è lo stesso:
Sei di una maleducazione (o di un maleducato) che mi viene voglia di prenderti a schiaffi!
Questo panettone è di una bontà (o di un buono) che me lo mangerei tutto.
I membri dell’associaizone sono di una bravura (o di un bravo) che vi faccio ascoltare l’ultimo ripasso che hanno fatto:
Ciao ragazzi, facciamo oggi un bell’esercizio dedicato alle preposizioni semplici ed ai mestieri, cioè le professioni, vale a dire ai lavoro. In questo esercizio racconterà una storia in cui vengono utilizzate le espressioni idiomatiche spiegate sul sito italianosemplicemente.com dal 2015 fino ad oggi.
Nella spiegazione scritta, però, mancheranno le preposizioni semplici.
Di conseguenza sta a voi scrivere le giuste preposizioni da utilizzare, dopodiché potrete guardare ed ascoltate la soluzione domani, quando pubblicherà la soluzione con tutte le preposizioni semplici da usare nelle varie parti del testo: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.
Vi parlerò dell’apprendimento della lingua italiana secondo Italiano Semplicemente. Ogni volta che si presenterà una preposizione semplice vedrete uno spazio vuoto sul testo e ascolterete un “bip” nel file audio.
Domani invece potrete leggere e ascoltare la soluzione.
L’apprendimento secondo Italiano Semplicemente.
Come sapete, il sito Italiano semplicemente.com è basato sulle sette regole d’oro che vado____seguito ad elencare:
2) Usare i tempi morti____ascoltare. Questa è la seconda regola d’oro____cui far riferimento: quali sono i tempi morti? Mentre si fa colazione, al bagno (anche facendo la doccia), quando siete____viaggio, mentre si fa la spesa, lavando i piatti eccetera. Una cosa importante: se ci sono persone attorno____voi, magari parlate____voce bassa o nella vostra testa, ma se avete la faccia____bronzo non sarà un problema. ___ l’altro, non aver paura____essere giudicati e____fare brutte figure è sicuramente un punto____vostro vantaggio.
Lo stress, uno dei nemici____sconfiggere. Se non volete perdere la voglia____imparare, dovete armarvi____pazienza e aspettare che le prime due regole d’oro diano i risultati. Vedrete che scoprirete una cosa fondamentale nell’apprendimento della lingua, e se finora avete ascoltato o studiato stressati, adesso che conoscete questa regola, vi rifarete____gli interessi.
4) Apprendere attraverso delle storie ed emozioni. Questa è la quarta regola____usare. Cosa vuol dire? Non imparate frasi o singole parole: ascoltate delle storie, ascoltate dei podcast, un discorso compiuto che metta____moto il vostro cervello. Il contesto vi aiuterà____capire ciò che non riuscite____capire attraverso una singola frase; se non conoscete una parola, le altre parole del discorso vi aiuteranno. Le emozioni non vi faranno distrarre e non vi stancherete____ascoltare. Ma questa è una regola importante anche____chi insegna. Il mio ruolo è importante: sarà mia la responsabilità nel non farvi annoiare.
6) Sesta regola d’oro: Domande e risposte sulle storie ascoltate: I principianti e anche chi ha un livello più alto, deve esercitarsi____subito e provare____rispondere (con la propria voce)____delle facili domande____quanto ascoltato,____questo modo l’apprendimento diventa attivo, non passivo: voi partecipate attivamente e così imparare ad usare parole diverse, parole alternative, verbi e tempi diversi. Ci sono diversi modi____rispondere alla stessa domanda.
7) Parlare: l’ultima regola ma non____importanza. Oggi abbiamo i social, abbiamo whatsapp, abbiamo le chat____cui possiamo parlare____persone____ogni parte del mondo.
Usate tutti questi strumenti____parlare,____ascoltare e____scrivere, ma soprattutto____parlare, perché una lingua non si chiamerebbe così se non si dovesse parlare.____questo modo, rispettando queste sette regole d’oro, va____sé che ci sarà un miglioramento del vostro livello____italiano e questo avverrà anche____modo veloce. Gli amanti della grammatica si mettano l’anima____pace.
Spero che questo episodio rispetti le sette regole d’oro e che voi possiate riuscire____terminare l’ascolto avendo la voglia____rifarlo altre volte. Provate____stampare il dialogo e____riempirlo____le preposizioni semplici. E ascoltate poi la soluzione nel secondo file audio che trovate____questo episodio.____chi è interessato, abbiamo realizzato altri episodi dedicati alle preposizioni semplici. Date un’occhiata se avete tempo.____poco questo episodio sarà terminato. Solo il tempo____un saluto e un’ultima raccomandazione: trovate un amico____cui condividere i vostri episodi: farlo____due sarà più piacevole e produttivo!
Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com, oggi vediamo una espressione molto particolare, che probabilmente pochissimi stranieri conoscono.
Prima però volevo ricordare a tutti, soprattutto ai nuovi, a coloro che per la prima volta ascoltano un podcast di Italiano Semplicemente, che questo è il sito dell’Associazione Culturale che si chiama esattamente in questo modo: Italiano Semplicemente ed è il sito in cui gli stranieri possono imparare l’italiano in modo semplice attraverso dei contenuti audio e scritti. I principi a cui si fa riferimento, cioè le regole che si utilizzano in questo sito sono state riassunte in quelle che vengono qui chiamate “sette regole d’oro” per imparare la lingua italiana. Andate a dare un’occhiata se siete curiosi.
Abbene l’espressione di oggi è “onde evitare”. Un’espressione un po’ complicata perché contiene una parola complicata “onde”.
Tutti conoscono la parola onde intesa come sostantivo: onda è il singolare di onde, ad esempio le onde del mare, quelle che si infrangono sugli scogli o detto più semplicemente quella massa d’acqua che si solleva e si abbassa alternativamente, in modo cioè alternato, sul livello di quiete del mare per effetto semplicemente del vento o anche per altra causa come le maree. Attenzione alla pronuncia di maree, plurale di marea.
Ripeti: l’onda può essere provocata dalle maree
Questo esercizio di ripetizione, che vi invito a fare, rappresenta una delle sette regole d’oro di cui vi parlavo prima. È sufficiente che ripetiate ogni volta la frase che vi viene proposta in modo da restare concentrati ed essere anche maggiormente partecipi all’episodio.
Ripeti: sì, voglio essere partecipe all’episodio
Bene, allora la parola “onde” della frase “onde evitare” non è quella di cui vi ho appena parlato. Infatti la parola “onde”, con la e finale, non è solamente un sostantivo. Tra l’altro ci sono molti tipi di onde (come sostantivo) non solo quelle del mare. Ci sono le onde elettromagnetiche, le onde gravitazionali, le onde d’urto, le onde sonore, le onde longitudinali anche, eccetera.
Oggi invece parliamo di onde con un altro significato.
Vi dico subito che “onde evitare” significa “al fine di evitare” o anche semplicemente “per evitare”.
La parola onde in questo caso può anche quindi essere sostituita da “per”, più semplice da capire perché è la parola, la preposizione semplice (una delle nove preposizioni semplici), quasi sempre usata per indicare una finalità, un obiettivo e un modo, uno strumento per raggiungerlo.
Ad esempio “per andare a Roma posso prendere l’aereo” , “per dimagrire occorre mangiare meno”.
Ripeti: per ripetere occorre parlare.
Mi sembra giusto!
La vostra domanda allora potrebbe essere:
Allora posso sempre, in teoria, usare “onde” al posto di “per”? Posso farlo sempre?
La mia risposta è: No!
Perché? Direte voi.
Ci sono due motivi. Prima di tutto, Il motivo numero uno è che “per” non si usa solamente per indicare un obiettivo. La preposizione “per” ha molti utilizzi diversi. Solo per farvi un esempio, se prendiamo la frase:
– Vado a Roma passando per Napoli.
In questa frase per ha un valore spaziale; non posso dire pertanto “Vado a Roma passando onde Napoli”. Non ha senso. Questa frase non ha nessun significato.
Posso sostituire “per” con “onde” soltanto quando sto parlando di ottenere un risultato, cioè raggiungere un obiettivo e, al fine di raggiungere questo obiettivo c’è qualcosa che mi può aiutare. In questo caso posso farlo.
Vediamo la seconda frase che ho detto in precedenza:
– per dimagrire occorre mangiare meno
Ripeti: per dimagrire occorre mangiare meno
Questo rappresenta in effetti un obiettivo. Qual è l’obiettivo, qual è il risultato che devo raggiungere? È il dimagrimento. Devo dimagrire no? Quindi, a questo scopo, devo mangiare meno. Devo dimagrire, quindi a tal fine devo mangiare meno. Devo dimagrire, e per raggiungere questo risultato devo mangiare meno.
In questo caso potrei in teoria dire: “onde dimagrire occorre mangiare meno”.
La parola “onde” in questo caso non è un sostantivo ma è una congiunzione che diventa quasi una preposizione, quasi come “per” appunto. Quando questa parola (onde) è seguita da un verbo all’infinito (dimagrire ad esempio), come in questo caso, questo verbo all’infinito è quasi sempre il verbo “evitare”, quasi sempre ma non sempre, come nella frase che avete ripetuto: “onde dimagrire”. Quasi sempre invece è il verbo evitare: onde evitare.
Più raramente dunque si usano altri verbi all’infinito, ed il significato di “onde evitare” è “con l’obiettivo di evitare”, “al fine di evitare”, “per poter evitare”, “se vogliamo evitare” eccetera.
L’espressione non è neutra (diciamo così) dal punto di vista espressivo, e con questo intendo dire che non è molto elegante. “Onde evitare” contiene a volte dell’ironia, a volte anche della presunzione da parte di chi parla, quindi attenzione, a volte esprime persino maleducazione. Invece qualche volta la frase è del tutto innocua e può risultare anche molto appropriata a seconda del contesto di riferimento.
Vediamo qualche esempio:
– Onde evitare guai, ti consiglio di smetterla!
Ripeti: Onde evitare guai, ti consiglio di smetterla!
Questa è una frase che potrebbe dire un padre o una madre al figlio che ha fatto qualcosa di sbagliato. Anzihé dire smettila!
Si tratta di una specie di avvertimento in questo caso.
E’ un’espressione che si usa sempre per parlare del futuro in generale, quando c’è una necessità, quando si auspica, cioè si spera, che accada qualcosa nel futuro. Questo qualcosa deve accadere affinché una conseguenza negativa non ci sia, cioè sia evitata. In tal caso la madre consiglia al figlio di smetterla di fare qualcosa (che non abbiamo detto) di sbagliato, onde evitare guai (guai per il bambino si intende!).
Vediamo un altro esempio:
– Onde evitare di cadere, meglio camminare con gli occhi aperti
Ripeti: Onde evitare di cadere, meglio camminare con gli occhi aperti
Questa frase è un po’ ironica (fa un po’ ridere). Lo stesso effetto non lo avremmo ottenuto usando “per” o “al fine di”.
– Onde evitare di fare incidenti, meglio non bere alcool.
In questa frase diciamo che si raccomanda di non bere alcool al fine di non fare incidenti. È una semplice raccomandazione.
Ma si tratta sempre di raccomandazioni, o di precauzioni, di attenzioni da prestare “per”, cioè “onde” evitare di avere delle conseguenze negative.
Cosa possiamo fare seguire ad “onde evitare”? Cosa posso dire dopo? C’è una regola?
Vediamo qualche esempio per capirlo:
– Onde evitare malintesi, dobbiamo fare maggiore chiarezza;
Ripeti: Onde evitare malintesi, dobbiamo fare maggiore chiarezza
– Onde evitare possibili disguidi (cioè possibili malintendimenti, malintesi) occorre spedire in tempo la documentazione;
Ripeti: onde evitare possibili disguidi occorre spedire in tempo la documentazione;
– Onde evitare spiacevoli effetti collaterali, meglio vendere i medicinali solo con una prescrizione medica;
Ripeti: onde evitare spiacevoli effetti collaterali, meglio vendere i medicinali solo con una prescrizione medica
– Onde evitare equivoci come in passato, è preferibile pagare le tasse in tempo;
Ripeti: Onde evitare equivoci come in passato, è preferibile pagare le tasse in tempo
Vedete che “onde evitare” si usa spesso all’inizio della frase. Ma questo non significa che non si possa inserire al centro, posso quindi invertire la frase:
– Dobbiamo fare maggiore chiarezza onde evitare malintesi,
– Occorre spedire in tempo la documentazione onde evitare possibili disguidi;
– Meglio vendere i medicinali con una prescrizione medica, onde evitare spiacevoli effetti collaterali;
– E’ preferibile pagare le tasse in tempo, onde evitare equivoci come in passato.
L’unica regola quindi è quella di mettere dopo “onde evitare” la cosa che va evitata. Tutto qui.
Talvolta dopo la parola “onde” si mettono altri verbi però al posto di “evitare”, e sempre all’infinito.
Questo si fa specialmente nell’uso burocratico, quando si vuole evitare di ripetere la preposizione “per” che potremmo già aver usato nella stessa frase. Allora utilizzo “onde” al posto di “per” usando il verbo all’infinito, come si fa normalmente con “per” ma questo è un modo considerato meno corretto.
Vediamo qualche esempio:
– Per imparare l’italiano con divertimento esiste ItalianoSemplicemente.com, e bisogna diventare membri dell’Associazione Italiano Semplicementeonde raggiungere un buon livello di italiano;
In questo caso ho usato “raggiungere” e “onde raggiungere” significa “per poter raggiungere”. Avevo già utilizzato la preposizione “per” all’inizio della frase (Per imparare l’italiano…) quindi anziché dire: per raggiungere un buon livello di italiano, scelgo di sostituire per con “onde”.
Questa cosa si fa abbastanza spesso, come dicevo, nel linguaggio della burocrazia, ma come dicevo prima, meglio evitare questa forma per via dei possibili pericoli legati alla frase e quindi meglio preferire invece altre forme, come “al fine di”, oppure anche “se vogliamo”:
– Per imparare l’italiano con divertimento esiste ItalianoSemplicemente.com, e bisogna diventare membri dell’Associazione Italiano Semplicementeal fine di raggiungere un buon livello di italiano opure “se vogliamo” raggiungere un buon livello di italiano;
Posso farvi anche frasi ancora più burocratiche:
– Restiamo in attesa di Vs. (vostre) disposizioni, onde provvedere in conformità; questa è una frase veramente molto burocfratica. Attendiamo quindi di sapere le vostre disposizioni (quello che volete fare) per poter operare al meglio. Vs significa “vostre” nel linguaggio burocratico.
Ripeti: restiamo in attesa di Vs. disposizioni, onde provvedere in conformità
Allora abbiamo detto che quando vogliamo sostituire la congiunzione “per” usiamo il verbo all’infinito giusto? Onde evitare, onde provvedere, onde raggiungere… in tutti questi casi voglio sempre raggiungere un risultato ed indicare uno strumento per raggiungerlo. È sempre così.
Vediamo ora, con lo stesso fine, che la parola “onde” può, in questi casi, anche sostituire la parola “affinché” o “perché”.
Se ricordate l’episodio in cui abbiamo parlato di come esprimere le conseguenze (vi ricordate?) per passare dalla causa all’effetto, in quell’episodio abbiamo spiegato le parole: perciò, quindi, per cui, eccetera (molte altre parole), dove abbiamo anche visto la parole “cosicché”, simile ad “affinché” ed anche a “perché”, parole che si usano anche per sottolineare una conseguenza conclusiva, ma non esattamente come causa ed effetto; non è esattamente una cosa che ne causa un’altra, ma è una cosa che ne permette un’altra. La prima cosa è necessaria per il verificarsi della seconda:
Ripeti: la prima cosa è necessaria per il verificarsi della seconda
Siamo esattamente in questo caso quindi: stiamo parlando di un risultato e di uno strumento che permetta di ottenere il risultato. Quindi “onde” può anche sostituire, facendo molta attenzione le parole “affinché”, “cosicché” e “perché” in questi casi.
Posso dire ad esempio:
– ascolta più volte questo episodio cosicché ricorderai più facilmente. una frase semplice.
– ascolta più volte questo episodio onde ricordare più facilmente;
“Cosicché ricorderai” diventa “onde ricordare”: è più generico, impersonale (usando l’infinito è impersonale) e quindi può avere un tono di presunzione, (come se fosse una regola, una legge) o anche solamente ironico.
– E’ bene riscaldare il latte cosicché sia pronto al momento della colazione;
Ripeti: è bene riscaldare il latte cosicché sia pronto al momento della colazione;
– è bene riscaldare il latte onde sia pronto al momento della colazione;
In questo caso onde mantiene il congiuntivo: onde sia. “Cosicché sia” diventa “onde sia”.
Allo stesso modo posso dire:
– affinché tutto sia chiaro ascolta attentamente;
– onde tutto sia chiaro ascolta attentamente.
Notate che quando uso “affinché” solitamente utilizzo il congiuntivo: “affinché tutto sia chiaro”.
Quindi anche quando uso “onde” al suo posto devo usare il congiuntivo: “onde tutto sia chiaro”.
Vediamo altri esempi:
– Affinché io sia promosso devo studiare molto;
Ripeti: affinché io sia promosso devo studiare molto;
– Onde io sia promosso devo studiare molto.
In definitiva quando “onde” sostituisce “per” si usa solitamente il verbo all’infinito (per mangiare, per bere eccetera) invece al posto di “affinché” uso il congiuntivo. Con “cosicché” posso usare entrambi, dipende un po’ dalla frase.
Per concludere, la frase del giorno “onde evitare” è una espressione usata molto spesso dagli italiani, ma non dai ragazzi e dai bambini e neanche dagli adolscenti. Piuttosto molto di più dai giornalisti e ogni volta si voglia dare un tono particolare alla frase: spesso un tono ironico come detto, anche se spesso si rischia di apparire un po’ presuntuosi e arroganti. Altre volte non ci sono problemi quindi in generale fate attenzione. Bisogna ascoltare molto per evitare di usare male questa espressione.
La parola “onde” in realtà ha molti altri significati utilizzi, che vedremo in altri episodi. È stata usata molto spesso da Dante Alighieri e anche da altri famosi letterati italiani come Verga, Petrarca, Boccaccio, LudovicoAriosto, TorquatoTasso, Carducci e Machiavelli solo per fare qualche nome.
Per oggi può bastare così, onde evitare una eccessiva confusione mentale da parte vostra.
Grazie della vostra attenzione, grazie a tutti per le vostre donazioni molto generose che servono a sostenere l’attività del sito. Senza i donatori nulla sarebbe possibile. Ricordatevi comunque che potete richiedere l’iscrizione all’Associazione culturale Italiano Semplicemente se state pensando di fare le cose seriamente con la lingua italiana. Vi aspetto. Un caro saluto a tutti.