Il condono e la sanatoria – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 47)

Il condono e la sanatoria – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 47)

Durata file mp3: 9 minuti

Descrizione: Informazioni utilissime per uno straniero che deve acquistare un appartamento in Italia. Vediamo le differenze tra un condono edilizio e la sanatoria.

Episodio riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Attivisti e arrivisti – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 46)

Attivisti e arrivisti (scarica audio)

Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica

Trascrizione

Giovanni: Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo di due termini che si possono usare in diverse circostanze, tra cui quando si parla di questioni legate alla politica. I termini in questione sono attivista e arrivista, che al plurale diventano attivisti, attiviste, arrivisti ed arriviste.

“Attivista” e “arrivista” sono entrambi utilizzati nel contesto della politica italiana, ma hanno significati e connotazioni molto diverse.

Un attivista è una persona che si impegna attivamente per promuovere cause o ideali politici, sociali o ambientali. Generalmente, gli attivisti sono mossi da un forte senso di impegno civico e dedicano tempo ed energie alla difesa di ciò in cui credono. Sono persone “attive”, cioè si danno da fare, si impegnano per una motivazione politica, impiegano il loro tempo per questa loro causa. Non sono remunerate per questo, cioè non ricevono un pagamento. Semplicemente vogliono portare avanti, aiutare a diffondere la loro idea politica.

Esempi:
Gli attivisti per i diritti civili manifestano pacificamente per chiedere maggiori garanzie di libertà e uguaglianza.

L’associazione ambientalista ha organizzato un evento per sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici, coinvolgendo numerosi attivisti.

“Attivista” non è limitato esclusivamente al contesto politico. Può essere utilizzato in una vasta gamma di contesti per descrivere persone impegnate attivamente in cause o movimenti sociali, ambientali, umanitari o di qualsiasi altra natura.

Un arrivista invece è una persona che agisce principalmente per ottenere vantaggi personali, spesso a discapito degli altri o dei valori etici. Gli arrivisti, o meglio le persone arriviste, tendono a perseguire il proprio interesse personale senza riguardo per principi o ideali, e possono essere visti come opportunistici e privi di scrupoli. Un arrivista vuole “arrivare” da qualche parte, ma l’obiettivo è personale, egoistico.

Esempi:
Il politico è stato accusato di essere un arrivista, poiché sembra interessato solo alla carriera politica senza una reale passione per il servizio pubblico.
Il nuovo dirigente del partito è stato criticato per il suo comportamento arrivista, cercando solo di accrescere il proprio potere anziché lavorare per il bene del partito e dei cittadini.

Stai promuovendo questa campagna per la sensibilizzazione sull’educazione ambientale, ma hai chiesto finanziamenti solo per il tuo progetto personale anziché per l’intera causa. Non credi che questo sia un atteggiamento arrivista?

In sintesi, mentre gli attivisti si impegnano per promuovere cause altruistiche e ideali con cui si identificano, gli arrivisti tendono a cercare solo il proprio interesse personale, senza curarsi degli altri o dei principi morali. Non è una bella cosa essere etichettati come arrivisti.

C’è da dire che un attivista può anche essere arrivista. È possibile, ma nella pratica è meno comune. Un attivista è generalmente visto come una persona che si impegna per una causa o un’idea altruistica, spesso sacrificando il proprio tempo e le proprie risorse per promuoverla. Tuttavia, nulla impedisce a una persona di essere sia un’attivista che un arrivista, poiché questi concetti si riferiscono a sfere diverse della personalità e del comportamento.

Un individuo potrebbe essere coinvolto attivamente in attività di attivismo per promuovere una causa, ma al contempo potrebbe avere obiettivi personali che si concentrano sul proprio vantaggio individuale, senza necessariamente considerare l’impatto sociale o il benessere degli altri. In questo caso, potremmo considerare quella persona come un “attivista arrivista“.

Tuttavia, l’atteggiamento arrivista è sempre visto in modo negativo, poiché implica un’attenzione eccessiva ai propri interessi personali a discapito delle motivazioni altruistiche o degli obiettivi condivisi dalla comunità di attivisti.

In generale, la maggior parte degli attivisti è spinta da un forte senso di impegno sociale e non è motivata principalmente da desideri egoistici.

Anche carrierista si usa a volte, con lo stesso senso di arrivista. Il carrierista vuole fare carriera, cioè vuole progredire nel mondo del lavoro, vuole andare avanti, assumere cariche più importanti e guadagnare di più. La sua carriera è la cosa più importante. Carrierista è più specifico se vogliamo in ambito lavorativo ma si usa meno rispetto ad arrivista. Nel linguaggio politico sono più o meno equivalenti, ma secondo me ha più senso usare arrivista in quanto si può riferire anche al guadagno di una posizione sociale di rilievo o a diventare più ricco eccetera. In comune i due termini hanno che entrambi a volte non si fanno troppi scrupoli nell’agire, chi per un motivo (una causa, un ideale) chi per un altro (interessi personali).

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.

Il prestanome – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 45)

Il prestanome

Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica

Trascrizione

prestanome - testa di legno

Descrizione: Il prestanome è una persona il cui nome compare al posto di quello di un’altra persona, che per qualche motivo non può utilizzare il proprio nome. Vediamo anche alcuni sinonimi e come si usano nel linguaggio comune.

Segue una breve canzone dal titolo “hai la testa di legno?”

Episodio riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Il bavaglio – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 44)

Il bavaglio – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 44)

Durata file mp3: 7 minuti

Descrizione: Espressioni come “mettere il bavaglio” o “legge bavaglio” sono molto diffuse sui giornali e dai media in generale. Nell’episodio spieghiamo anche la differenza tra il bavaglio e il bavaglino. Alla fine dell’episodio facciamo ascoltare una breve canzone dedicata al bavaglio.

Episodio riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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bavaglino

Lacci e lacciuoli – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 43)

Lacci e lacciuoli

DURATA MP3: 7 min. circa

Lacci e lacciuoli” di trova abbastanza spesso utilizzata quando si parla di politica. Si usa per lamentarsi degli ostacoli eccessivi posti dalla burocrazia.

Episodio riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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Va tutto bene madama la marchesa – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 42)

Va tutto bene madama la marchesa (scarica audio)

Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.

Una simpatica espressione di cui voglio parlarvi è “Va tutto bene madama la marchesa“.

Questa espressione è usata in modo ironico per indicare che le cose non vanno affatto bene, anche se apparentemente sembra tutto sotto controllo. È un modo sarcastico per sottolineare una situazione in realtà problematica o complessa.

Questa espressione evidenzia il comportamento di minimizzare o sdrammatizzare situazioni difficili o drammatiche.

L’origine risale a una canzone francese. In italiano infatti si dovrebbe dire “va tutto bene signora marchesa”, ma in questo modo è sicuramente più originale.

In pratica la storia è questa: il marito della marchesa si era suicidato. Una Tragedia! Oltretutto era scoppiato un incendio nel palazzo ed è morto anche un cavallo.

Il servitore, cioè il maggiordomo della marchesa doveva rassicurarla. Così, nonostante la gravità degli eventi, viene tranquillizzata in modo eccessivamente ottimista e superficiale dal servitore.

Si sottolinea così ironicamente il tentativo di minimizzare una situazione disastrosa.

L’espressione “va tutto bene madama la marchesa” si usa spesso parlando di politica, poiché i governanti cercano sempre di dire che va sempre tutto bene, che non ci sono gravi problemi nel paese, così, chi invece sta all’opposizione commenta spesso dicendo:

Smettiamola di dire va tutto bene madama la marchesa, perché non va bene proprio niente in Italia!

Teoricamente si può usare anche al di fuori dell’ambito politico, ma bisogna trovare un’occasione in cui ci sia una sdrammatizzazione da parte di qualcuno oppure semplicemente si tratta di fare ironia su un fatto accaduto.

Es:

Oggi è stata una giornata Tranquilla: Abbiamo solo perso il treno, perso le valigie e piove a dirotto. Insomma, va tutto bene madama la marchesa!

Qui si evidenzia in modo ironico che è stata una giornata di… vabbè avete capito…

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.

Piove governo ladro (Ep. n. 41)

Piove governo ladro (scarica audio)

Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.

Siete felici quando piove? In Italia non tanto, e da sempre esiste una simpatica rspressione per indicare questo dispiacere:

Piove, governo ladro!

È un’esclamazione che oggi si utilizza solamente in senso ironico, perché il Governo italiano non ha chiaramente nessuna colpa quando piove e nessun merito quando è bel tempo. È utilizzata quindi per esprimere insoddisfazione o malcontento verso il governo cogliendo l’occasione quando le condizioni meteorologiche sono avverse, come quando cade la pioggia.

Eppure all’origine (almeno questa è una delle ipotesi sull’origine di questa espressione) questa esclamazione aveva, eccome, a che fare con le decisioni del Governo, ma non perché questo aveva il potere di far piovere, quanto perché quando pioveva, i contadini lombardi (circa 200 anni fa) sapevano che il governo austriaco (c’era la dominazione austriaca a quei tempi) avrebbe aumentato la tassa sul seminato, perché con la pioggia sarebbe migliorato il raccolto.

La tassa sul seminato era un’imposta sulla macinazione del frumento e dei cereali in genere.

Dunque: più pioggia, più raccolto, più tasse. Questa decisione non era chiaramente ben accolta dai contadini che quindi, alla vista della pioggia, imprecavano:

Piove, governo ladro!

Non si sa se sia veramente questa l’origine dell’espressione, ma valeva la pena parlarvene perché oggi si usa spesso per esprimere, quasi sempre con il sorriso, un dissenso verso i governanti di turno. Oggi, tra l’altro, è bel tempo e non osso dire nulla contro il Governo!

Pesi e contrappesi. Il bilanciamento dei poteri. Il linguaggio della politica (Ep. n. 40)

Pesi e contrappesi. Il bilanciamento dei poteri

Trascrizione

Descrizione

Parliamo dei “pesi e contrappesi” che contraddistinguono il sistema politico italiano.

Durata: 11 minuti

Alla fine dell’episodio, come esercizio, si può provare rispondere a voce o per iscritto a 10 domande.

l’audio e la trascrizione completa dell’episodio sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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L’Aventino – Il linguaggio della politica (Ep. n. 39)

L’Aventino (scarica audio)

L'AventinoTrascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.

Oggi vediamo il termine AVENTINO.

L’Aventino è una delle sette colline di Roma.

A Roma in realtà vengono chiamati colli.

I famosi sette colli di Roma. Del “Colle“, in particolare, abbiamo già parlato.

Uno di questi è l’Aventino.

Gli altri sei colli di Roma sono: Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale.

Questi colli hanno un’importanza storica e culturale molto grande per la città di Roma, poiché su di essi si sono sviluppate alcune delle principali attrazioni turistiche, monumenti e luoghi di interesse della città.

Il termine AVENTINO viene utilizzato spessissimo nella politica italiana per indicare un movimento di opposizione o di contestazione.

Questo perché ai tempi degli antichi romani gli abitanti dell’Aventino, in gran parte artigiani e commercianti, come forma di protesta contro le decisioni dei Patrizi (le persone benestanti, quelle più ricche, la classe d’élite dell’antica società romana) si riunivano sull’Aventino e facevano una protesta non violenta.

Si parla di Aventino anche quando, nel 1924, quando c’è stata una storica protesta e molti deputati dell’opposizione rifiutarono di tornare nell’aula della Camera e partecipare ai suoi lavori. Si è trattato di una secessione nei confronti del governo Mussolini (il Duce) in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti avvenuta nel giugno dello stesso anno.

Da allora, il termine “Aventino” è stato spesso utilizzato per indicare un’opposizione a un governo o a una decisione politica.

Non si tratta come detto di una rivolta violenta però.

La caratteristica dell’Aventino è il rifiuto di partecipare alla vita politica ed economica della città o del paese o al limite anche di un gruppo che fa attività politica, almeno fino a quando quelle richieste non verranno accettate. L’unica differenza rispetto ai tempi antichi è che oggi non si va più fisicamente sul colle dell’Aventino a protestare.

Vediamo qualche esempio:

Un partito ha deciso di sciogliere la sua sezione di Roma, a seguito di una serie di contrasti interni. Questo episodio è stato definito dalla stampa come un “Aventino interno” del partito , ovvero una sorta di protesta interna contro la linea ufficiale del partito.

Il partito di opposizione resterà sull’Aventino contro l’arroganza del governo.

Sulla decisione di eleggere come presidente il candidato indagato per mafia, il partito di opposizione sceglie l’Aventino: “impossibile un confronto democratico”, secondo i partecipanti alla protesta.

Se dunque dei parlamentari di un partito, anziché recarsi al parlamento e votare democraticamente, decidono di non partecipare alle votazioni, possiamo parlare di Aventino, una forte protesta, una forte opposizione a una decisione politica di qualunque tipo. L’impatto mediatico è sicuramente garantito, anche se non è detto ci siano risultati concreti dal punto di vista politico.

L’Aventino però può riguardare, sebbene si usi più raramente in questo modo, anche il popolo, non solo un gruppo parlamentare.

I cittadini, che protestano per l’aumento delle tasse, dicono: “staremo sull’Aventino fino a quando il governo non cambierà idea”.

L’obiettivo è sempre quello di ottenere un risultato protestando contro una decisione politica.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.

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Il malcostume – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 38)

Il malcostume (scarica audio)

Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.

Oggi vediamo il termine malcostume.

Questo termine deriva chiaramente da male (cattivo, negativo) + costume.

Il termine “costume” non si riferisce in questo caso al costume da bagno.

Sappiamo che il termine costume indica infatti anche un capo d’abbigliamento. Il costume si indossa al mare, al lago o in piscina.

Il termine costume però si usa anche per indicare gli usi, le tradizioni o le prassi di un popolo una comunità oppure all’interno di un sistema politico o di una determinata istituzione.

Il “malcostume” (si scrive tutto attaccato) si riferisce a un comportamento o una pratica (o condotta) socialmente inaccettabile, considerata volgare, indecente o immorale. Non si usa solamente parlando di società e politica.

Può anche indicare un abbigliamento o uno stile inappropriato, che viola i canoni culturali o di buon gusto.

Il malcostume può però variare a seconda del contesto culturale, delle norme sociali e delle convenzioni di una determinata comunità.

Ad esempio, ciò che potrebbe essere considerato un malcostume in un certo paese o in un ambiente lavorativo, potrebbe essere accettabile in un ambiente informale o durante certe occasioni sociali o in altri paesi.

L’uso del termine “malcostume” può variare anche a seconda del contesto specifico. La politca è appunto uno di questi.

In particolare in questo contesto il malcostume viene “denunciato” o “condannato“.

Ad ogni modo può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o abbigliamenti provocatori, volgari o di cattivo gusto.

Può essere impiegato per criticare l’eccessiva esibizione del corpo, l’uso di un linguaggio volgare o osceno, la mancanza di rispetto per le norme sociali o l’abbigliamento inappropriato per un determinato evento.

In generale viene utilizzato per sottolineare la non conformità alle aspettative sociali riguardanti il comportamento e l’abbigliamento.

Spesso viene associato a un giudizio negativo sulla condotta delle persone coinvolte. Per condotta si intende il comportamento abituale di un individuo nei suoi rapporti sociali. Anche a scuola esiste la condotta. In particolare esiste il “voto in condotta” che è un giudizio dato sul comportamento sociale dello studente.

In contesti politici, il malcostume può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o pratiche ritenute moralmente o eticamente inappropriati da parte di politici o figure pubbliche. Si denuncia nel senso che si dichiara pubblicamente che c’è un comportamento negativo che va condannato, che non va bene perché nuoce, va male alla società.

Parliamo del “costume politico“, che in particolare riguarda le norme non scritte o le convenzioni che governano il comportamento dei politici, i processi decisionali e le dinamiche delle istituzioni politiche.

Ad esempio, il “costume politico” può riguardare l’etica nella politica, come il rispetto delle regole di trasparenza e l’onestà.

Quando si parla di “malcostume” in un contesto politico, ci si riferisce pertanto a comportamenti o pratiche che violano (attenzione all’accento) o sono contrari a queste norme non scritte.

Ad esempio la corruzione, l’uso abusivo del potere, la violazione delle regole etiche o la mancanza di rispetto per il processo democratico possono essere considerati forme di “malcostume” politico.

Il nepotismo, la tangente (ne abbiamo già parlato, ricordate?) o l’abuso di potere per ottenere benefici personali o finanziari illeciti.

Ogni comportamento sleale può comunque essere condannato e segnalato come malcostume. Il termine potrebbe essere infatti utilizzato per condannare azioni sleali o scorrette durante le campagne elettorali, come la diffusione di informazioni false o calunniose sugli avversari politici.

Un abuso di autorità ad esempio. Il malcostume potrebbe essere menzionato per indicare l’uso improprio del potere o l’abuso di autorità da parte di politici, ad esempio nel caso di violazioni dei diritti umani o della libertà di stampa.

Il termine potrebbe essere impiegato anche per criticare politici che non rispettano le regole etiche o le norme di comportamento attese, come l’utilizzo di informazioni riservate a proprio vantaggio o la mancanza di trasparenza nelle attività politiche.

L’aggettivo “scostumato” è interessante perché questo aggettivo viene utilizzato per descrivere generalmente una singola persona o un comportamento che è considerato volgare, indecente o moralmente inaccettabile.

Il malcostume indica invece, in genere, un comportamento non di un singolo, ma di un gruppo, di una parte di una comunità: una abitudine diffusa.

Scostumato si usa per un individuo che si comporta in modo contrario alle norme sociali, anche in maniera provocatoria o offensiva: l’uso di un linguaggio volgare, gesti osceni o abbigliamento provocante, uno stile inappropriato, che viola (notate sempre l’accento. Il verbo è violare) i canoni culturali o di buon gusto. Un aggettivo, questo, che non si usa in genere parlando di politica.

Se una persona va in giro nuda si può dire che è una persona scostumata.

È un sinonimo di “volgare” e sintomo di cattiva educazione. È però un aggettivo abbastanza formale. Gli adolescenti e i giovani non lo usano. In tv si sente a volte ma è pronunciato da persone educate che non vogliono essere volgari.

Vediamo qualche esempio di come usare il termine malcostume:

Bisogna colpire il malcostume diffuso attraverso la vigilanza e il controllo.

È necessario prevenire il malcostume all’interno della magistratura.

Troppe persone non fanno correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti. Questo malcostume è irrispettoso nei confronti della legge.

Dilaga (verbo dilagare, che indica una diffusione nella società) il malcostume tra i dipendenti pubblici nel comune, troppo facilmente corrompibili dalla malavita organizzata.

Avrete capito che il malcostume va combattuto, va condannato, va demonizzato, perseguito e prevenuto in ogni ambito perché è un male di una società e potrebbe dilagare. Ho usato anche il verbo perseguire. Meglio se lo spieghiamo nel prossimo episodio dedicato al linguaggio della politica.

Alla prossima.

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