Attaccare il pippone ed attaccare bottone

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Trascrizione

trascrizione a cura di Shrouk H. Helmi – musiche di Emanuele Coletta

Video su Youtube (con sottotitoli)

Allora buonasera amici, oggi vi parlerò di un espressione molto utilizzata tra i giovani. È una espressione molto utilizzata prevalentemente tra i giovani e prevalentemente al centro Italia, anche se vi comprenderanno in tutta Italia. Questa frase è una frase che tutti possono comprendere; tutti gli italiani voglio dire, e ha a che fare con il mondo della comunicazione. Perché dico questo? Perché come sapete, essendo il creatore di italianosemplicemente.com so che la comunicazione è importante ed il messaggio che c’è sul sito di italianosemplicemente.com è che se seguite le regole di Italiano Semplicemente imparerete a comunicare in italiano in sei mesi.

Dunque questa frase idiomatica é una frase che soltanto se conoscete il significato potete comprendere, potete capire cosa significa e sarete in grado di utilizzarla. Dunque la frase è “attaccare il pippone” è una frase che mi è venuta in mente ieri pomeriggio perché ho ascoltato un podcast in inglese e ascoltando questo podcast mi è venuto in mente che c’erano delle espressioni in inglese che tradotte in italiano si potevano tradurre in questo modo “attaccare il pippone”.

Dunque: come al solito prima di spiegare il significato di quest’espressione, spieghiamo le parole, le singole parole che compongono l’espressione; dopodiché vi spiegherò il significato e farò qualche esempio come al solito. Alla fine proveremo un esercizio di ripetizione.

Questa é un espressione, vi avviso subito, un po’ dedicata perché si rischia di fare delle gaffe; si rischia di fare delle brutte figure perché contiene una parola che è una parola pericolosa.

Vediamo dunque il significato della parole così scoprirete qual è questa parola pericolosa. Dunque, “attaccare il pippone”: vediamo la parola “attaccare“. È  la prima parola. Attaccare è il contrario di staccare. La parola attaccare è un verbo e significa prendere qualcosa, attaccarla su una superficie ad esempio, prendere della colla: la colla è quella sostanza chimica che viene utilizzata per unire le parti di due oggetti, per attaccarle, dopo che avete attaccato le due parti non si staccheranno più, saranno attaccate perché avete applicato (messo) la colla sulla parte che è in comune, dunque attaccare significa questo, quindi è il contrario di staccare. La seconda parola è l’articolo “il“, che conoscerete sicuramente e la terza parola è il pippone,.

Pippone è appunto la parola pericolosa, la parola molto pericolosa. Prima di utilizzarla state molto attenti perché ha più significati. In questo caso non è un significato negativo perché “pippone” in questo caso significa soltanto una cosa, il pippone in questo caso è un discorso, una frase, diciamo un discorso che una persona inizia, nei confronti di un altra persona e non la finisce più. Un discorso che non finisce più.  Attaccare il pippone quindi significa niente che si deve attaccare, evidentemente, quindi non dovete guardare al significato proprio dell’espressione.

Il pippone non è una cosa che si attacca ma attaccare il pippone significa iniziare un discorso molto lungo, coinvolgere una persona, costringerla ad ascoltare un discorso molto lungo anche contro la sua volontà; questo è il significato dell’espressione attaccare il pippone, quindi in questa frase il senso del verbo attaccare è evidentemente quello di iniziare. Attaccare significa “iniziare” in questo caso.

Però non potete dire “iniziare il pippone” perché se dite iniziare il pippone non verrete compresi e rischiate che la parola “pippone” venga interpretata nel suo senso negativo, che ancora non ho spiegato. Qual è? Dunque, attaccare il pippone significa appunto iniziare un discorso lungo e che l’altra persona non è detto sia disponibile ad ascoltare. Il podcast in inglese che stavo ascoltando qualche giorno fa appunto è relativo ad un barista, una persona che di mestiere, di lavoro faceva il barista cioè la persona che serve al bar, la persona alla quale si ordina il caffé, la persona che quindi lavora in un bar.

Il barista spesso é costretto ad ascoltare le persone che vengono al bar, magari nel bar non c’è nessuno, magari c’è soltanto il barista e arriva una persona, viene magari sola al bar e comincia a parlare: comincia a parlare di un discorso che il barista non è detto che trovi molto piacevole, di conseguenza il barista, essendo quello il suo lavoro, non lo dice, non lo comunica alla persona, al cliente che quel discorso non gli piace; non gli comunica, non gli dice che vorrebbe non ascoltare più. Non gli dice quindi: smettila! Perché è un cliente e magari non vuole perdere il cliente, di conseguenza quando questa persona va dal barista e comincia a parlargli di qualsiasi cosa per lungo tempo e lo costringe ad ascoltare, si dice “attaccare il pippone“: questa persona attacca il pippone al barista cioè attacca il pippone e non la finisce più. Questo quindi è il significato del espressione.

Vi ho già fatto un esempio molto calzante, i baristi, poverini, sono costretti molto spesso ad ascoltarsi il pippone delle persone che arrivano al bar e cominciano a parlare, magari sono persone sole che non hanno molto amici e vanno dal barista perché è l’unica persona che è disposta ad ascoltarli.

Di conseguenza attaccano il pippone al barista e lo fanno durare fin a che arriva il cliente successivo, questo quindi è un primo esempio che mi viene in mente.

Un secondo esempio che mi viene in mente… potrei fare un esempio anche in ambito affettivo, in ambito diciamo relazionale. Potremmo pensare ad esempio a due persone, un uomo e una donna. Se un uomo si innamora di una ragazza e vuole iniziare a parlare con questa ragazza, e allora che cosa fa? Comincia a parlare con questa ragazza perché le fa piacere parlare con lei e comincia ad attaccargli un pippone incredibile, comincia ad attaccare il pippone e non lo smette piú. Vuole parlare, vuole soltanto parlare, vuole parlare perché gli piace questa ragazza e la ragazza, per non offenderlo potrebbe non fargli notare che è una persona fastidiosa e quindi sopporta. Sopporta e sopporta fino a che potrebbe dirgli “basta adesso, ho altro da fare, devo uscire con una mia amica” ad esempio.

Quindi questo ragazzo attacca il pippone e non la finisce più. Lo fa durare troppo tempo e diventa fastidioso. In questo caso potremmo anche utilizzare un altra espressione, sempre con il verbo attaccare perché quando un ragazzo vuole conoscere una ragazza e comincia a parlare con lei, allora in questo caso si dice attaccare bottone, attaccare bottone significa semplicemente approcciare la ragazza, inizia a parlare. Attaccare bottone vuol dire che prima questa ragazza non la conosceva, e dopo la conosce. Se ha il coraggio di “farsi avanti”, se ha il coraggio di iniziare a parlare.

Invece attaccare il pippone è invece fare un discorso fastidioso, lungo, che una ragazza non ha voglia di ascoltare.

Quindi con l’occasione ho spiegato anche questa seconda frase idiomatica “attaccare bottone” sicuramente tutti i ragazzi che stanno ascoltando in questo momento questo podcast di Italiano Semplicemente hanno attaccato bottone nella loro vita moltissime volte. Spero per loro però che non abbiano attaccato il pippone a nessuno (ad una ragazza), e che questa ragazza non sia stata infastidita da loro.

Vi auguro di attaccare il bottone più spesso che potete ma vi auguro di non attaccare il pippone a nessuno.

Attaccare il pippone è una frase quindi che è relativa delle persone che non si rendono conto di essere fastidiose, non si rendono conto di infastidire le altre persone, evidentemente perché hanno una scarsa “intelligenza sociale” si dice; una scarsa intelligenza sociale, cioè non si accorgono dei sentimenti degli altri, sono poco empatici. L’empatia è una qualità, una dote, una virtù sociale molto importante che non ha niente a che vedere con l’intelligenza misurata col quoziente intellettivo perché l’intelligenza del quoziente intellettivo è un altro tipo di intelligenza.

Si è acceso un dibattito abbastanza intenso su quello che è l’intelligenza emotiva, sociale e sui vari tipi di intelligenza che non sono legate necessariamente all’intelligenza del  quoziente intellettivo. Molto interessanti sono dei libri su questo, di  Daniel Goleman che ha scritto due libri: l’intelligenza emotiva, che vi consiglio di leggere e “l’intelligenza sociale“. Ovviamente questi sono i titoli in italiano. Se volete imparare l’italiano vi consiglio, se avete un livello intermedio, ogni tanto di leggere qualche libro che vi interessa, assolutamente fondamentale è che il libro sia interessante affinché voi possiate imparare la forma scritta, ed aiutandovi con vocabolario online potrete scoprire molte parole diverse. Potreste quindi in questo modo allargare il vostro vocabolario in un modo molto produttivo. E’ quello che sto facendo con l’inglese, con la lingua inglese, e trovo che sia un esperimento interessante.

Quindi vi ho spiegato facendo due esempi cosa significa “attaccare il pippone”: non è una qualità sicuramente, ma è un difetto. Se vi è mai capitato di attaccare il pippone a qualcun altro probabilmente non ve ne siete accorti perché chi attacca il pippone lo fa pensando che l’altra persona sia attenta e concentrata su quello che state dicendo e molto spesso le persone che vi ascoltano fanno finta di essere interessanti, perché magari non vogliano offendervi, perché magari non vi vogliono comunicare che siete fastidiosi e che le state infastidendo. Di conseguenza vi consiglio, se siete delle persone che parlate molto, se siete delle persone logorroiche, che parlano molto quindi. Conoscono svariate (molte) persone logorroiche e tutte le persone logorroiche evidentemente sono persone che attaccano il pippone molto spesso alle altre persone. Cominciano a parlare di un argomento e non la finiscono più: bisogna “staccare la spina“, come si dice. Bisogna staccare la apina, bisogna trovare una scusa e interrompere il discorso. Spesso quando vedo queste persone logorroiche che parlano con un mio amico, mentre stanno parlano con questa persona logorroica io dico: “senti scusa, ti cercava Giuseppe” ad esempio. In questo modo lui ha una scusa per andarsene e la persona logorroica cioè la persona che ha attaccato il pippone, non si sarà offesa, non si offenderà. Questo, diciamo, è un modo delicato per interrompere le persone logorroiche mentre parlano con le persone a cui attaccano il pippone molto spesso.

Quindi oggi vi ho spiegato due espressione “attaccare bottone” e “attaccare il pippone”. Facciamo un esercizio di ripetizione coniugando attaccare il pippone prima al presente e poi al passato: pronti, via.

  • Io attacco il pippone
  • Tu attacchi il pippone
  • Lui attacca il pippone
  • Noi attacchiamo il pippone
  • Voi attaccate il pippone

Vediamo adesso al passato e dopo vi spiegerò per quale motivo la parola pippone é una parola pericolosa:

  • Io ho attaccato il pippone
  • Tu hai attaccato il pippone
  • Lui ha attaccato il pippone
  • Noi abbiamo attaccato il pippone
  • Voi avete attaccato il pippone
  • Loro hanno attaccato il pippone

Molto bene ragazzi, mi raccomando quando ripetete il pippone si dice con due “P”: pippone (non é pipone ma é pippone).

Okay, ripetete questo è esercizio più volte, ripetete l’ascolto di questo podcast più volte, vedrete che lentamente ma inesorabilmente  la grammatica presente nelle frasi di questo podcast entrerà automaticamente nella vostra testa e questo sicuramente è un esercizio più difficile e divertente rispetto allo studio di un libro di grammatica dove non troverete mai, tra l’altro, quest’espressione “attaccare il pippone” o “attaccare bottone”.

Dunque vi spiego adesso per quale motivo la parola pippone è pericolosa: la parola “pippone” significa anche un altra cosa, usata anche questa tra i giovani, (molto tra i giovani) ed è una parola che ha a che fare con il sesso. Che ha a che fare con il sesso, di conseguenza vi consiglio di utilizzarla quando soltanto avete certezza di quello che state dicendo. Quindi il pippone è una parola diciamo che ha che fare con il sesso… il pippone infatti deriva dalla parola “pippa” e la parola pippa é usata in vari modi nella lingua italiana.

Fondamentalmente la parola “pippa” significa due cose, per prima cosa pippa significa: se una persona “è una pippa” vuol dire che una persona non é capace, se sei una pippa a giocare a basket vuol dire che non sei capace a giocare a basket: è l’equavalente di “una schiappa“: se tu sei una schiappa vuol dire sei una pippa: non sei capace. E’ molto famigliare, quindi queste sono parole che si usano tra amici, tra conoscenti o in famiglia.

Il secondo significato della parola “pippa” invece é “masturbazione” quindi attenzione: pericolosissima!! Quindi anche in questo caso state attenti e non utilizzate questa parola se non siete sicuri di quello che dite. E il pippone, appunto deriva da “pippa” e anche in questo caso potrebbe essere interpretata male e essere collegata ad un significato sessuale. Quindi stati attenti: “attaccare il pippone”; quando dite la parola il “pippone” ricordatevi di attaccarci la parola “attaccare”, quindi “attaccare il pippone” significa parlare, parlare, parlare e dare fastidio, provocare fastidio nell’altra persona.

Bene ragazzi, siate numerosi, continuate a seguire italianosemplicemente.com che sta crescendo sempre di più: lo noto dei contatti su Facebook dalle persone che dicono che Italiano Semplicemente gli piace, dalle visite sul sito e di conseguenza sono molto felice di questo.

Ricevo molto e-mail, molti messaggi su Facebook e mi scuso se non riesco a rispondere a tutti. Faccio il possibile per rispondere, (anche io ho un lavoro), quindi devo cercare di ottimizzare i tempi e utilizzarli per registrare dei podcast per tutti.

Ciao amici, alla prossima!

 

 

 

Incazzarsi e scazzarsi

Audio

Trascrizione

Trascrizione a cura di Shrouk H. Helmi

Buongiorno amici e membri della famiglia di italiano semplicemente. Come promesso, oggi ascolterete la spiegazione di due verbi molto simpatici. Incazzarsi e Scazzarsi. Avete appena ascoltato un pezzo di una canzone di Roberto Benigni, che è un personaggio comico italiano che cantava appunto questa canzone “la marcia degli incazzati”.

Prima di iniziare però vi informo subito che abbiamo deciso di prendere un impegno con voi, e che ogni domenica sarà online un nuovo episodio di italiano semplicemente.

Questo significa che abbiamo un appuntamento fisso  e chiunque abbia voglia di migliorare il suo italiano ora da oggi può contare sull’aiuto di italiano semplicemente.

Vi invito pertanto a controllare su Facebook o direttamente sul sito, e se volete essere informati tramite Facebook è necessario che Facebook sappia che voi volete essere informati. L’unico modo per fare questo è mettere “mi piace” agli articoli ed alla pagina Facebook di Italiano Semplicemente. Ovviamente fatelo solamente se la pagina e gli articoli vi piacciono, ma questo è scontato, non c’è bisogno che io ve lo dica.

Allora, recentemente abbiamo molta carne al fuoco sul sito italianosemplicemente.com, molte cose sono in programmazione,  molte cose che vi aiuteranno con l’italiano. Stiamo,  ad esempio,  preparando la terza lezione del corso di italiano professionale, che dal 2018 sarà disponibile per tutti. La terza lezione sarà dedicata all’Approssimazione e al pressapochismo, due “vizi” molto diffusi nel mondo del lavoro. In questa terza lezione quindi vedremo tutte le espressioni italiane che riguardano quest’aspetto, cioè questi due vizi. I vizi sono le caratteristiche negative delle persone, i difetti del comportamento. I vizi sono il contrario delle virtù, che invece sono le caratteristiche positive del comportamento.

Vi informo che il contenuto completo dell’intero corso sarà disponibile solo nel 2018 a chi acquista il corso, ma verrà prodotto un estratto, una sintesi, anche audio, del contenuto di ogni lezione. Questo affinché chi acquisterà il corso sappia con esattezza cosa acquisterà.

Oggi invece ci occupiamo di altro. Iniziamo subito con i due verbi molto importanti nel linguaggio italiano di cui vi parlavo prima: incazzarsi e scazzarsi. Mi viene un po’ da sorridere perché si tratta di due verbi di uso comune, ma che solitamente non vengono spiegati. Infatti la loro origine è una parolaccia, che inizia con le lettere C-A-Z-Z ed ogni italiano al mondo usa molto spesso queste due parole. Secondo me quindi si devono spiegare lo stesso questo tipo di parole, sono parole che vanno spiegate anche perché se non volete usarle potete non farlo, ma  prima o poi le ascolterete, prima o poi vi capiterà di ascoltarle,  se non le avete già ascoltate,  e di conseguenza è meglio saperne, conoscerne il significato che non saperlo. Iniziano quindi con la spiegazione.

Vi spiegherò prima il significato di “incazzarsi”,  poi di “scazzarsi”, poi vediamo anche quando utilizzare i due verbi e in quali occasioni farlo.  Farò  quindi degli esempi relativi alla vita di tutti i giorni, come sempre.  Infine faremo un piccolo esercizio di ripetizione, per esercitare la pronuncia.

Allora cominciano con “incazzarsi“.

Rambo_incazzato
Rambo è “incazzato”

Vi capiterà spesso di ascoltarla se venite in Italia.  Significa semplicemente” arrabbiarsi”. Incazzarsi vuol dire arrabbiarsi quindi. Vuol dire provare della rabbia,  quella emozione che si prova quando c’è qualcosa… quando succede qualcosa che non ci aspettavamo  e che avrà delle conseguenze negative su di noi.  La rabbia è una delle emozioni più importanti che caratterizzano l’essere umano, quindi a tutti prima o poi capita di provare rabbia,  di arrabbiarsi,  di incazzarsi.  Ci si può arrabbiare per qualcosa che colpisce direttamente noi stessi  ma ci si può incazzare anche per qualche avvenimento che riguarda i nostri familiari o il nostro lavoro  o che colpisce qualcosa a cui teniamo, qualcosa di importante per noi. C’è però una differenza tra arrabbiarsi e incazzarsi. Intanto incazzarsi è più forte. Se io dico che sono incazzato,  sono più arrabbiato di una persona che è semplicemente arrabbiata. Quindi la mia rabbia è più grande, più intensa. Ancora più forte è se dico: “sono incazzato nero“. In questo caso sono veramente arrabbiato, e non potrei essere più arrabbiato di così.

La seconda differenza è che la potete usare solo con amici o familiari. Invece arrabbiarsi è più generica e sempre utilizzabile,  in ogni circostanza.

Ci sono molti modi per esprimere la rabbia nella lingua italiana. Alcune di queste espressioni sono sempre utilizzabili, in ogni circostanza, sono più delicate e meno aggressive, altre espressioni invece sono più pesanti, più familiari, come incazzarsi, e dovete stare attenti a quando le usate.

Tra le prime, quelle della forma più “gentile”. c’è ad esempio:  “Perdere la bussola“. La bussola è quello strumento che indica il nord, il sud, l’est e l’ovest e serve per orientarsi. Poi c’è “Perdere il controllo“, che è forse la più utilizzata di tutte le espressioni. Esiste anche “avere uno scatto d’ira“. Potete dire anche semplicemente “perdere la pazienza“. Una espressione interessante è “andar fuori dai gangheri” o “uscire dai gangheri“, che è simile ad un’altra espressione che è: “andare su tutte le furie“, cioè “infuriarsi“, o “montare su tutte le furie” si può anche dire. Queste sono come ho detto, le espressioni più gentili, cioè che potete sempre usare. La meno aggressiva di tutte, in assoluto, ed anche un po’ poetica credo però sia un’altra ancora, che è “perdere il lume della ragione“, espressione molto elegante secondo me. Perdere il lume della ragione è poetica perché la ragione rappresenta il comportamento razionale, che è come una luce, come un lume, cioè ciò che ci guida, che ci fa luce nel buio. Se perdiamo il lume della ragione siamo al buio, senza luce, quindi quando ci arrabbiamo perdiamo il lume della ragione: molto poetico direi.

Anche “perdere le staffe” è un’altra espressione molto elegante secondo me. Queste sono tutte le espressioni sempre utilizzabili, in ogni contesto. Le staffe servono per andare a cavallo, ed è dove si mettono i piedi quando si va a cavallo. Se le perdiamo, il cavallo, che rappresenta la ragione, il comportamento razionale, non è più sotto controllo.

Tra le espressioni invece un po’ più pesanti, come incazzarsi,  ci sono ad esempio: “andare in bestia” molto utilizzato tra i giovani, o anche “imbestialirsi“, che è la stessa cosa. In entrambe c’è la parola “bestia”, che vuol dire animale, non umano. Poi c’è anche “imbufalirsi”, che contiene la parola “bufalo”. Sia la bestia  che il bufalo (che è un animale specifico che ha le corna), sono quindi due figure associate alla rabbia, due figure simboliche della rabbia.

C’è un’insieme di espressioni un po’ meno usate, che sono poi  “dar fuori di matto” o anche “dare in escandescenze”.

Ci sono, a parte le espressioni idiomatiche, anche altri verbi molto usati, che hanno più o meno lo stesso significato: indignarsi, incollerirsi o, oppure adirarsi, infuriarsi· irritarsi,·prendersela, riscaldarsi, seccarsi, stizzirsi. Sono tutti verbi che hanno, se vogliamo, diverse sfumature, ma sono più o meno tutte equivalenti.

Concentriamoci però su incazzarsi: ad esempio se vengo a sapere che un mio caro amico si sposerà, e questo amico non mi ha avvisato di questa sua decisione, cioè che ha fissato la data del suo matrimonio,  allora posso dire al mio amico: “questa cosa mi ha fatto molto incazzare“; e lui potrebbe rispondere: “Non essere incazzato per queste stupidaggini, ho solamente dimenticato di avvisarti, ancora non lo sapeva nessuno“.

Quindi avete sentito come colui che si è arrabbiato si dice che si è “incazzato”. Quindi incazzarsi è un verbo a tutti gli effetti, che si coniuga come gli altri.

Vediamo adesso il secondo che è “scazzarsi“.

Dunque ci sono vari modi di usare questa parola. La prima è il contrario di “incazzarsi”. Se quindi una persona diventa arrabbiata, incazzata, cioè si incazza, si arrabbia, poi dopo un po’ di tempo questa persona può non essere più arrabbiata, incazzata. Gli passa cioè l’incazzatura. L’arrabbiatura passa e quindi possiamo dire che “si è scazzata”. Questa persona prima si incazza e poi si scazza. Quindi in questo senso, scazzarsi è il contrario di incazzarsi. Attenzione perché si dice “si è scazzata”. Aggiungere la parola “si” è importante, infatti se non la metto cambia il significato.

Infatti se sentite che una persona è “scazzata” allora non vuol dire che prima era arrabbiata ed ora non lo è più, ma vuol dire che  si annoia, che si infastidisce, che quindi non ha voglia di fare niente e prova del fastidio, della noia. Questo  è il modo più frequente di usare questo verbo, e si dice quindi “essere scazzati”. Essere scazzati vuol dire quindi essere annoiati, infastiditi. Essere scazzati è diverso quindi da “scazzarsi”, che vuol dire come abbiamo detto perdere l’arrabbiatura.

Se non hai voglia di far nulla puoi tranquillamente dire “mi sento un po’ scazzato oggi“, o “sono un po’ scazzato oggi”. Anche questa è però una espressione familiare e amichevole, come del resto tutte le parole che contengono le lettere C-A-Z-Z.

Ma “scazzarsi” può anche essere usato al posto di litigare, discutere. Questo è il terzo significato. Ad esempio posso dire: “ieri sera io ed il mio amico ci siamo un po’ scazzati al ristorante“, che sta a significare che ho discusso, ho avuto una discussione, un litigio, col mio amico.

Come vedete quindi non è facilissimo. In questo ultimo caso però c’è anche un’altra persona: “ci siamo scazzati“. In alternativa potete ascoltare anche “mi sono scazzato con un mio amico” quindi la presenza di “con“, della congiunzione “con” sta ad indicare che avete litigato, che si tratta di una discussione, di un litigio, con un amico.

Bene ragazzi. Adesso facciamo qualche esercizio di ripetizione con i due verbi di oggi: ripetete dopo di me. Mi raccomando non pensate alla grammatica ma solamente a ripetere imitando la mia pronuncia. Attenti alla doppia “zz” di incazzarsi e scazzarsi. Ripetete dopo di me e fatelo a voce alta, a meno che non siate in un autobus. In questo caso, ripetete nella vostra testa, è meglio, altrimenti si incazzerà anche chi vi ascolterà. Allora cominciamo:

  1. io mi sono incazzato.
  2. tu ti sei incazzato
  3. lui si è incazzato
  4. lei si è incazzata
  5. noi ci siamo incazzati
  6. voi vi siete incazzati
  7. loro si sono incazzati

Ora con scazzarsi.

  1. chi si incazza, poi si scazza (contrario di incazzarsi)
  2. ci siamo scazzati (annoiati) e ce ne siamo andati
  3. mi sono scazzato (ho litigato) con mio figlio
  4. al lavoro ci siamo scazzati (abbiamo discusso, litigato) durante una riunione
  5. al lavoro mi scazzo facilmente (mi annoio). Non è un bell’ambiente.

Bene, ripetete il podcast più volte, salvatelo nel vostro smartphone, e di tanto in tanto ascoltatelo per non dimenticare. Vi consiglio di ascoltarlo almeno per un paio di settimane, poi potete passare al podcast successivo. Non preoccupatevi se nel frattempo esce un nuovo podcast di Italiano Semplicemente, perché tutti i podcast sono online e comunque potete alternare l’ascolto dei vari file audio per non scazzarvi (annoiati) troppo. Anche questo è molto importante.

Ciao ragazzi, nella speranza che non vi siate scazzati (annoiati) troppo ascoltando la mia spiegazione, vi auguro che non siate persone che si incazzano facilmente, perché la vita è breve ed è sempre meglio sorridere. Ascoltate ancora Roberto Benigni e vi passerà qualsiasi incazzatura…

Video su Youtube

Chi è causa del suo mal pianga se stesso

Video con sottotitoli

Trascrizione

a cura di Shrouk M. Helmi

Buongiorno, benvenuti a tutti Sul podcast di Italiano Semplicemente.

Oggi per la sezione livello intermedio state ascoltando il podcast di una spiegazione di una frase idiomatica italiana, questa volta è una frase un po’ più difficile delle altre, una frase di uso comune quindi utilizzata in qualsiasi circostanza dagli italiani in molti contesti diversi; la frase in questione è “chi è causa del suo mal, pianga se stesso“.

Questa è una frase un po’ più complicata del solito, un po’ più difficile, da una parte perché non rispetta molto le regole grammaticale italiane e dall’altra perché c’è qualcosa di poetico in questa frase; e spesso la poesia non segue le regole grammaticali.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso” è una frase è che stata presa da un verso di Dante Alighieri. In realtà si tratta di una rivisitazione di Dante Alighieri.

Se una frase è una rivisitazione di un’altra frase vuol dire che è stata presa la prima frase ed è stata rivisitata, cioè è stata rivista.

Una revisitazione vuol dire che è stata rivisitata e quindi è stata modificata, è stata leggermente modificata. La frase originale era un’altra; una rivisitazione è una frase che è stata derivata dalla prima ma non è che esattamente uguale alla prima, ma ne una rivisitazione.

Quindi Dante Alighieri nel canto numero  XXIX dell’inferno recita una frase che è simile a questa ma non è esattamente uguale a questa, la frase originale è “credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa” questa in realtà è molto più difficile della nostra frase e ci vorrebbe un’ora solo per spiegarla quindi mi limito a spiegare la frase idiomatica, quella che viene utilizzata da tutti i giorni dagli italiani “chi è causa del suo mal, pianga se stesso“.

Dunque come al solito seguiamo un metodo specifico: prima spieghiamo le singole parole che compongono la frase, poi spieghiamo il senso della frase dopo facciamo qualche esempio.

credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa” Dante Alighieri

Dunque vediamo un po’ “chi è causa del suo mal” bene, dunque “chi è causa” vuol dire di chi è la colpa, chi è il colpevole, “chi”, cioè “la persona”, la persona che è colpevole, la persone che ha causato, “chi” è causa, “chi è causa del suo mal” cioè “del suo male”, “mal” sta per “male“: ne rappresenta la versione poetica, “chi è causa del suo mal” cioè colui che è il colpevole del suo male, colui che è il colpevole del suo stesso male, “del suo mal” vuol dire “del suo male”, quindi chi ha causato il suo male “pianga se stesso”, “pianga” viene da piangere, quindi colui che ha causato il suo male deve piangere se stesso.

Detto in questo modo non significa molto per quello che dicevo, cioè che esce un po’ dalle regole grammaticali italiane: in effetti “chi è causa” in generale dovrebbe dirsi “colui che è la causa“, “colui che ha causato“, quindi “chi è causa” dovrebbe essere “chi è la causa del suo mal”, dovrebbe essere “del suo male”.

Pianga se stesso” in realtà è corretto, quindi “deve piangere se stesso” cioè “deve dare la colpa a se stesso”, quindi, la frase mira, diciamo, ad ammonire, mira ad ammonire colui che ha prodotto la causa del proprio danno , costui dovrà prendersela esclusivamente con se stesso e non addossare la responsabilità ad altri, quindi ammonire vuol dire incolpare quindi se io ammonisco una persona vuol dire dico a questa persona che lui è colpevole di qualcosa, lo ammonisco, il verbo ammonire è molto diffuso nel gergo calcistico, l’ammonizione è quando l’arbito mostra il cartellino giallo al giocatore, l’ammonizione in quel caso è meno grave perché il fallo più grave è punito con l’espulsione, cioè il calciatore, è cacciato dal campo, quindi con questa frase si vuol ammonire colui che ha prodotto la causa del proprio danno cioè del proprio male, costui cioè colui dovrà prendersela esclusivamente con se stesso e non addossare la responsabilità ad altri, non prendersela con gli altri e non dire che la colpa è di qualcun altro.
“Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, sentite che la frase è molto melodica e suona molto bene e di conseguenza questo è il motivo per  cui si è largamente diffusa nel linguaggio corrente italiano; è una frase molto elegante e che ha un profondo  significato, colui che è il colpevole del suo male pianga se stesso cioè colui che è il colpevole della cosa di cui si lamenta deve prendersela soltanto con se stesso e non con gli altri.
Lo stesso proverbio esiste anche in altre lingue, ovviamente, ed in quel caso Dante Alighieri non c’entra nulla, ma il concetto di prendersela con se stessi quando si è colpevoli è stato rappresentato in una frase idiomatica anche in altre lingue.

Anche in inglese per esempio se dice (as you make your bed, so you must lay on it), quindi la traduzione qua sarebbe: come tu hai costruito il tuo letto, devi giacersi sopra, devi stenderti sopra: visto che l’hai costruito ti ci stendi sopra, visto che hai fatto tu il tuo letto, adesso ti ci stendi sopra. Non è la stessa frase idiomatica italiana perché Dante Alighieri non citava (NOTA: CITARE=NOMINARE) nessun letto, comunque il significato è lo stesso, esiste anche uno equivalente in tedesco e evidentemente ci sono degli equivalenti proverbi in francese o in altre lingue.
Vi invito a commentare l’articolo e a scrivere le frasi analoghe, frasi simili che si possono trovare in altre lingue.
Vediamo se riesco a trovare qualche sinonimo delle parole utilizzate in quest’espressione. A volte questo proverbio è usato anche in un altra forma, si dice spesso ”Chi è cagione del suo mal, pianga se stesso” oppure ”Chi è cagion del suo mal del suo mal, pianga se stesso’‘, “cagion” significa “cagione” e chi cagiona una cosa vuol dire colui che la procura. Cagionare significa “portare”, “apportare” quindi esiste anche questa versione un po’ meno diffusa, a dire il vero: ‘Chi è cagion del suo mal, pianga se stesso’‘. Anche questa frase è abbastanza poetica, suona molto bene, quindi (come detto) si tratta di un antico proverbio che deriva da Dante Alighieri.

Vediamo se riesco a fare qualche esempio. Potremmo immaginare ad esempio una persona che si lamenta molto perché dice che nella vita non ha mai ottenuto niente, che nella sua vita non è riuscito a laurearsi, non è riuscito a costruirsi una famiglia, perché tutte le relazioni che avuto sono terminate e ormai è invecchiato, ormai non riesce più a trovare una compagna e di conseguenza verrebbe spontaneo (NOTA: spontaneo=naturale) dire “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.

Difficilmente un amico potrebbe pronunciare  questa frase di fronte a questa persona perché evidentemente se pronunciato direttamente ad una persona potrebbe essere abbastanza offensiva perché, in poche parole, si sta dicendo a quella persona che lei è la colpevole delle cose di cui si sta lamentando; è lei la colpevole, non se la deve prendere con nessun altro. E’ vero che una frase del genere se invita le persone ad una responsabilità non procura consigli, quindi non si sta dando un consiglio su come risolvere un problema ma si sta solamente dicendo: “il colpevole sei tu!”.

Se io dico ad un mio amico “chi è causa del suo mal,pianga se stesso”, gli sto dicendo che lui è il colpevole e non sto dicendo come risolvere il problema, quando in realtà un amico dovrebbe consigliare la soluzione di un problema, più che trovare il colpevole.

Quindi è una frase abbastanza dura; se vogliamo qualcuno la potrebbe descrivere come una frase abbastanza “acida“, se utilizzata per descrivere una situazione che riguarda un’altra persona, una frase anche un po’ cattiva perché in fin dei conti (nota: in definitiva, in fondo) nessuno di noi è in grado di giudicare obiettivamente una situazione umana, anche se si usa molto spesso in realtà.

Si usa molto spesso quando si parla di persone che hanno dei problemi e che è fondamentalmente quello che appare dall’esterno; da quello che sembra è che il colpevole di tutti i problemi sia proprio la persona che ne è colpita, quindi se vi viene in mente di pronunciarla è meglio che lo facciate con la persona che è direttamente coinvolta in questi problemi, ma vi può capitare ovviamente di dover parlare di una persona, di una terza persona, che ha dei problemi o di voler dire che lui è il colpevole dei suoi problemi. In questo caso potete utilizzarla con una certa prudenza (nota: attenzione). Sappiate che la prudenza è necessaria perché il significato profondo di questo proverbio è abbastanza pesante. perché quando si hanno dei problemi in generale è sempre meglio consigliare di trovare una soluzione che essere accusati di essere colpevoli di un problema. Non è molto carino. La stessa cosa si potrebbe pensare, in ambito calcistico, in ambito sportivo in generale, se un calciatore sbaglia continuamente dei calci di rigore, sbaglia cinque calci di rigore consecutivi e il portiere ogni volta para il calcio di rigore.

Alla fine l’allenatore potrebbe decidere che non è più lui il rigorista della squadra, il giocatore potrebbe dire: “ma che colpa io se il portiere diventa sempre un fenomeno quando io batto il calcio di rigore? Che colpa ho io? Fammi a provare! Fammi tentare ancora una volta! Voglio calciare ancora io i calci di rigore, voglio continuare ad essere io il rigorista della squadra!”

L’allenatore potrebbe dirgli: “chi è cagion del suo mal, pianga se stesso!”. Quindi l’allentatore che evidentamente ha il ruolo di colui che è chiamato a fare delle scelte, è lui che deve scegliere chi è il rigorista della squadra e quindi è lui che deve giudicare se una persona è colpevole oppure no. Evidentemente se un calciatore sbaglia cinque calci di rigore consecutivi non si può dire che sia un fenomeno a calciare i calci di rigore perché qualsiasi portiere è superabile, quindi cinque calci di rigore consecutivi sono evidentemente troppi. Il calciatore “è il colpevole del suo mal” e quindi “pianga se stesso“, potrebbe dire l’allenatore.

Questo è probabilmente un esempio un po’ più calzante del primo perché l’allenatore sta nelle vesti di colui che deve giudicare; è lui il primo responsabile del rendimento della squadra e se il calciatore non riesce a realizzare i calci di rigore il primo colpevole è l’allenatore.

Questa cosa potrebbe capitare in ogni famiglia in cui una madre o ad un padre sgridano i loro figli che magari non riesce a superare il compito di matematica. Immaginiamo che tutti gli anni questo ragazzo vada male a matematica e non riesca a prendere buoni voti e lui potrebbe dire: “ma io non sono portato in matematica, io preferisco studiare la lingua italiana, preferisco studiare storia, italiano, geografia. Matematica proprio non ci riesco, non mi piace e quindi non la capisco” oppure questo ragazzo potrebbe dire: “il professore non può spiegare la matematica e per questo vado male a scuola“. Allora i genitori possono rispondergli: “è colpa tua, è colpa tua se vai male a matematica, è colpa tua che non la studi e di conseguenza chi è causa del suo mal, pianga se stesso”. Quindi i genitori stanno dicendo al proprio figlio che deve studiare di più, che deve impegnarsi di più perché se non riesce a prendere i buoni voti in matematica è soltanto colpa sua.

Bene, adesso facciamo un piccolo esercizio di ripetezione, qualcuno di voi potrebbe avere dei problemi a pronunciare correttamente questa frase per vari motivi: primo perchè potrebbe contenere delle parole difficili nella pronuncia, secondo, perché a secondo della vostra nazionalità alcune parole possono essere più complicate di altre. Quindi vi invito a ripetere la frase dopo di me. Lo farò cinque volte e vi darò il tempo di rispondere. Non vi concentrare sulla grammatica, in questo caso è assolutamente inutile, visto  che non viene neanche rispettata. Cercate di imitarmi semplicemente, come potrebbe fare un attore. Imitate la mia voce, imitate il mio tono, ripetete dopo di me e ascoltate mentre parlate:

Chi è causa del suo mal,pianga se stesso

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Chi è causa del suo mal,pianga se stesso

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Chi è causa del suo mal,pianga se stesso

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Chi è causa del suo mal,pianga se stesso

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Bene, credo sia tutto per oggi. Esercitatevi, mi raccomando: ascoltate più volte il podcast se lo ritenete necessario. Ascoltate e leggete per le prime due o tre volte, dopodiché potreste pensare anche di ripetere tutto il podcast mentre lo ascoltate. In fin dei conti (nota: in fondo) non parlo molto velocemente quindi volendo potreste ripetere ogni singola frase del podcast, in questo modo la grammatica vi entrerà automaticamente in testa. Non c’è bisogno di studiare le regole grammaticali, l’importante è la ripetizione, la ripetizione dell’ascolto. Quindi ascoltate il podcast più volte e se lo ritenete necessario (qualche utente di italiano semplicemente lo fa), trascrivete il podcast in modo che esercitiate anche un po’ la scrittura. In questo modo potete rendervi conto se ci sono delle parole più difficili, più complicate da scrivere, di conseguenza passate al podcast successivo soltanto quando credete di non avere più dubbi su tutte le parole e il contenuto di questo podcast.

E’ tutto per oggi amici, mi raccomando continuate a seguire Italiano Semplicemente e se vi è piaciuto questo podcast e se volete fare i commenti (o fare una piccola donazione, andate sulla pagina Facebook o fate dei commenti direttamente sulla pagina del sito. E se nella vostra lingua  (ve lo ricordo ancora una volta), ci sono delle espressioni simili, vi invito a scriverle, in questo modo credo che la frase può rimanervi ancora più impressa, e perché no, qualcuno leggendo il podcast potrebbe essere interessato anche a sapere come si dice la frase in altre lingue.

Grazie a tutti e se

Ciao amici, alla prossima


CORSO DI ITALIANO PROFESSIONALE

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Donne e motori, gioie e dolori

Audio

Video con sottotitoli

Trascrizione

Trascrizione a cura di Shrouk M. Helmi

Buonasera amici di italiano semplicemente, oggi spieghiamo una espressione idiomatica tutti italiana, per chi non ci conosce benvenuti  su podcast di italianosemplicemente.com, livello intermedio, quindi tutti coloro che conoscono già la lingua italiana e che vogliano migliorare la loro pronuncia possono ascoltare questi podcast e ripetere l’ascolto più volte seguendo le regole di italianosemplicemente.com, che è un sito che si basa sulle regole del metodo TPRS e sulle così cosiddette 7 regole d’oro. Tra queste regole c’è l’ascolto ripetuto di una storia, e questa appunto è una storia che parla del significato di una espressione, una espressione tipica italiana che è la seguente:

Donne e motori, gioie e dolori

Non so vi sia mai capitato di ascoltare questo tipo di espressione italiana: Donne e motori, gioie e dolori che fa la rima: Come avete sentito c’è la rima: donne e motori, gioie e dolori.

La rima è quando in una frase due parole finiscono nello stesso modo, in questo caso  motori finisce con le tre lettere O-R-I come la parola dolori, quindi: donne e motori, gioie e dolori: questa è la rima, la rima è usata nella poesia ovviamente, ma a volte è usata anche nei proverbi, nei proverbi, nei modi di dire, dove appunto si usano questi  frasi  fatte  per indicare qualcosa che abbia un significato corrente, allora: Donne e motori, gioie e dolori. Spiegerò  inizialmente le parole, dopodiché passerò  alle spiegazione del significato dell’espressione e alla fine faremo qualche esempio e un esercizio di ripetizione.

Allora donne e motori: sapete cosa sono le donne, le donne sono persone di sesso femminile. A dire il vero sono le persone di sesso femminile che hanno compiuto  i 18 anni; le donne prima sono bambine poi diventano ragazze, dopodiché diventano donne: Una volta compiuto il diciottesimo anno di età.

Perché dico questo, perchè quando si dice donne e motori, gioie e dolori si fa riferimento alle donne nel loro relazionarsi col sesso maschile e questo avviene fondamentalmente durante la maggiore età, durante l’età adulta. Abbiamo spiegato il significato della parola donna, passiamo alla seconda parola motori.

I motori sono le cose che fanno funzionare gli automobili, i motori sono quel meccanisimo che fa funzionare  un’automobile, che fa funzionare un’autovettura qualsiasi, e che può essere inserito veramente anche in un aereo  o in un qualsiasi dispositivo mobile elettrico o che si alimenta con combustibile fossile, quindi il motore è quell’insieme di meccanismi alimentati  solitamente con carburante tipo benzina o gasolio, che fa funzionare un’automobile, e si sa che almeno gli italiani, gran parte degli italiani sono appassionati dei motori, appassionati di motori vuol dire avere passione per i motori cioè essere innamorati di motori. Molti italiani hanno una passione per i motori e hanno una passione anche per le donne, quindi gli uomini, le persone che di sesso maschile italiane quindi tutti gli italiani sono appassionati sia di donne che di motori.

Io non faccio parte di questa categoria di persone appassionata di motori ma faccio parte della categoria di persone appassionata di donne, quindi in questo caso  per me questo detto donne e motori, gioie e dolori non è completamente vero.

In ogni caso continuiamo la spiegazione della frase che termina  con la seconda parte della frase che è: gioie e dolori. Donne e motori, gioie e dolori: gioie è il plurale della parola gioia, gioia significa  felicità è una persona che prova  gioia, è una persona felicità,una persona che prova un sentimento di  felicità, un sentimento di contentezza, quindi la gioia è il sentimento  probabilmente più bello che esiste.

Diciamo che il fine ultimo dell’esistenza umana è la felicità, quello che conta è essere felice nella vita; la gioia invece spesso indicata come la felicità associata a un qualcosa, se qualcosa ci procura  gioia vuol dire che questo qualcosa è importante, quindi gioie, il plurale di gioia significa felicità, se una cosa ci procura gioia vuol dire con quella cosa, cioè tramite quella cosa siamo felici, siamo più contenti e queste cose sono per gli italiani maschi, gli italiani di sesso maschile, sia le donne che i motori: donne e motori, gioie e dolori.

Dolori: cosa sono i dolori? Ebbene i dolori così come gioie il plurale di gioia, dolori è il plurale di dolore. Il dolore è quel sentimento che si avverte cioè che si recepisce, ogni qual volta che ci facciamo male, che ci procuriamo del male. Se ad esempio mi faccio male ad un piede perché sbatto  il piede su una sedia o se sbatto la testa da qualche parte, avverto il dolore, avverto del dolore del piede o alla testa.

Se mi pungo con un ago avverto dolore, se mi pungo  un dito avverto del dolore, avverto il dolore al dito, quindi il dolore è un sentimento negativo ed evidentemente esiste il dolore fisico, quando mi pungo con un ago o sbatto il piede o sbatto la testa da qualche parte: questo è il dolore fisico ma esiste anche un altro tipo di  dolore: quello emotivo, il dolore quindi in generale è una parola che è utilizzata in Italia per indicare quel sentimento negativo che si avverte quando qualcosa ci fa male, ci fa male dal punto di vista fisico, ci può colpire ma ci può far male anche dal punto di vista emotivo, dal punto di vista psicologico, quindi così come ci può far male  una bastonata fisicamente ci può far male un insulto, ci può fa male anche un occhiataccia, ci può far male anche quindi un brutto sguardo da parte di qualcuno, ci può far male una brutta parola, un insulto.

Soprattutto le persone a noi più care hanno la facoltà, se vogliono, di farci del male perché evidentemente più teniamo ad una persona più diamo importanza alle loro azioni ed alle loro parole, quindi queste persone possono farci del bene ed analogamente hanno la facoltà di farci del male.

Quindi i dolori possono arrivare da qualsiasi cosa materiale o non materiale, l’importante è che ci possono fare del male in qualche modo. Quindi la frase donne e motori, gioie e dolori è una frase indicata in Italia per dire che sia le donne che i motori, cioè le automobili, che sono le due passioni, le due grandi passioni  della maggior parte degli italiani, hanno la facoltà che di farci del bene e anche di farci del male; hanno la facoltà sia di procurarci gioie che di procurarci felicità, sia di procurarci dolori sia di procurarci fastidi, di farci del male, quindi: donne motori, gioie e dolori è una frase utilizzata dagli italiani per indicare che sia le donne sia le automobili, sia i motori che le persone di sesso femminile hanno la facoltà di procurarci delle gioie cioè di procurarci felicità che di farci del male quindi di procurarci dei dolori, in questo caso non  fisici ma evidentemente  di farci soffrire  di dolori psicologici: tutto ciò che ci può fare del bene in generale è tutto ciò anche che può farci del male: questa è una regola che evidentemente vale e tutte le cose a cui noi teniamo; in Italia teniamo di più alle donne ed ai motori, di conseguenza il detto donne e motori, gioie e dolori è una frase che sintetizza le passioni degli italiani, sintetizza il fatto che gli italiani sono molto sensibili quando vengono toccati su questi due argomenti:

Date una macchina e una bella donna all’italiano medio e lui sarà felice; togliete la macchina e togliete una bella donna all’italiano medio e lui sarà infelice: Donne e motori, gioie e dolori.

Non so se questo detto (DETTO: proverbio) può essere applicato anche a persone di altre nazionalità; credo di si, in ogni caso essere passionali  come lo sono gli italiani… -almeno è quello che si dice della maggior parte degli italiani –  essere passionali  significa provare delle passioni, avere delle passioni, essere appassionati di qualcosa e quindi rendersi vulneranabili; vuol dire dare la capacità a qualcuno o a qualcosa di farti del male. Chi è vulrenabile vuol dire che qualcuno ti può fare del male; qualcuno può farti del male, la vulnerabilità è una caratteristica che solitamente è associata al sesso femminile  e di conseguenza e l’uomo, diciamo il sentimento che si avverte quando si parla di virilità cioè di essere uomini virili è quello di essere il meno vulnerabili possibili: più si è vulnerabili cioè più si è sensibili, più gli altri hanno la capacità di farti del male cioè più aumentano  i tuoi  punti deboli, e  meno si è uomini: questo almeno è il pensiero o quanto meno è stato il pensiero in passato di quello che è il concetto di virilità, di quello che è il concetto di essere “uomo” – più si è vulrenabili, meno si è uomini.

Coloro che sono vulrenabili vuol dire che sono coloro che  hanno più probabilità di essere colpiti dagli altri. che hanno più probabilità di essere “sconfitti”, se possiamo usare questo termine.
Donne e motori, gioie e dolori: possiamo fare qualche esempio di utilizzazione di questa frase. Potete ascoltare questa frase casualmente in Italia quando  due persone parlano tra loro magari davanti  ad un distributore automatico di caffè, dove molto spesso le persone parlano di queste cose; potrebbe capitarvi di ascoltarla casualmente alla radio o in televisione, in ogni caso è molto frequente l’utilizzo di quest’espressione.

Ad esempio  possiamo pensare a due persone che parlano tra loro e una di queste due persone dice all’altra di avere dei problemi sentimentali  perchè la moglie lo fa molto soffrire e nello stesso tempo, magari, dice:

Sai che cosa è successo, mia moglie mi ha lasciato e mi si è rotta anche la macchina, accidenti! Non basta che  mia moglie mi ha lasciato, ma si rotta anche la macchina!

il suo amico lo potrebbe dire:

eh! Beh, allora si sa: Donne e motori, gioie e dolori!

Quindi sia le donne che le automobili, cioè i motori  ci danno sia gioie che dolori: questo è l’unico esempio che mi viene in mente.

Ovviamente è una frase questa  che si utilizza sempre col sorriso sulle labra, è una frase che si dice sempre in maniera scherzosa, è una frase che si utilizza ovviamente in famiglia o tra amici: non credo proprio  che è una frase che possiate utilizzare in un contesto un po’ più formale  perché ovunque si parli di sentimenti, ovunque si parli di passioni, evidentemente le persone che ne parlano si conoscono molto bene, quindi o in famiglia, ossia in un contesto familiare o ci si trova tra amici. Di conseguenza  non vi consiglio di utilizzare quest’espressione in un ambiente più formale.

Okay, adesso proviamo  a fare un piccolo esercizio di ripetizione, credo che se esercizio utile per tutti coloro che stanno ad un livello non molto avanzato di conoscenza  della lingua italiana, credo sia utile perché queste persone non sono abituate a parlare l’italiano, non sono abituate ad ascoltarsi mentre parlano, di conseguenza  potrebbero non rendersi  conto  degli errori  che fanno quando pronunciano  quest’espressione.

Ci sono molte persone ad esempio  che non riescono a pronunciare le doppie consonanti, ci sono persone che hanno problemi  con particolari lettere italiane tipo la “C” o con la “Ch” magari e altre persone invece  che hanno dei problemi  più relativi  alla melodia della lingua, la melodia della lingua italiana. Quindi ci sono persone, come ad esempio gli spagnoli, che quando parlano l’italiano conservano la cadenza spagnola, cioè la cadenza o la melodia. La melodia della lingua italiana è completamente diversa dalla melodia della lingua spagnola, di conseguenza se una persona di nazionalità spagnola impara la lingua italiana e comincia a parlare l’italiano deve imparare anche la cadenza della lingua italian. Se conserva la cadenza della lingua spagnola, evidentemente, la sua comunicazione sarà molto efficace, quindi è molto importante effettuare esercizio come un esercizio di ripetizione come  questo per  capire qual’è il modo corretto di pronunciare un’espressione.

E’ anche per questo motivo  che la ripetizione è importante; la ripetizione dell’ascolto, ripetere più volte l’ascolto di un file del podcast aiuta a memorizzare  non solo le parole ma a memorizzare  anche la melodia  della lingua.
Allora cominciamo con il nostro esercizio  di ripetizione, io dirò cinque volte la frase, lascerò il tempo  a voi di ripetere: ascoltate me, provate poi a ripetere cercando di imitare il mio tono  della mia voce: non pensate alla grammatica, non pensate alle regole grammaticali perché questo non vi serve a nulla. L’unica cosa che più vi occorre  è la pazienza; ascoltare più volte e ripetere ogni volta l’esercizio.

Allora cominciamo:
Donne e motori, gioie e dolori.

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Una seconda volta: Donne e motori, gioie e dolori.

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Attenzione perchè la parola donna ha due “N” quindi non è “done” ma è “donne”.

Una terza volta: Donne e motori, gioie e dolori.

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Infine una velocità un po’ più spedita, una velocità più alta, quella che si utilizza per le conversazioni normali: Donne e motori, gioie e dolori.

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Cercate di ripetere alla stessa velocità, facciamo un’ultima volta: Donne e motori, gioie e dolori.

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Grazie amici   di aver ascoltato  questo podcast, oggi un po’ più corto del solito.

La prossima volta che registrerò un podcast  per il livello intermedio, mi occuperò in particolare di una parola o meglio di due parole molto diffuse  nel linguaggio di tutti i giorni: delle parole che derivano in realtà da una parolaccia, queste due parole sono: incazzarsi e scazzarsi. Rimanete quindi  con noi, con italianosemplicemente.com.

Se vi è piaciuto il file audio, se vi è piaciuto quest’articolo cliccate su mi piace e in questo modo c’è più probabilità che Facebook  vi ricordi gli aggiornamenti  di italiano Semplicemente e di conseguenza  voi riusciate a rimanere in contatto  con italianosemplicemente.com  e con le frasi idiomatiche del livello intermedio.

Ciao amici, alla prossima.

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Ascolta la canzone di Bruno Lauzi “il poeta” e vedrai come l’espressione “donne e motori, gioie e dolori” è utilizzata anche nelle canzoni italiane:

IL POETA

Alla sera al caffè con gli amici
si parlava di donne e motori
si diceva “son gioie e dolori”
……..