Ma quale (xxx) d’Egitto!

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Benvenuti a tutti gli amici della comunità di Italianosemplicemente.com, grazie a tutti i più fedeli visitatori, e per coloro che  invece ascoltano questo file audio per caso, vi dico benvenuti innanzitutto, e poi vi dico che state ascoltando un podcast di Italiano Semplicemente, dedicato ad una espressione idiomatica italiana.

bandiera_animata_egittoOggi, in particolare vediamo una espressione divertente, abbastanza curiosa, che soprattutto farà incuriosire i nostri amici egiziani, ma non solo. Ricordo che ad oggi l’Egitto è una delle nazioni dalla quale vengono molti visitatori di Italianosemplicemente.com. Ci sono infatti molte ragazze dell’Università di El Cairo; dico ragazze perché ho saputo che sono pochissimi i ragazzi che frequentano la facoltà di Italianistica, nella quale Italiano Semplicemente è un sito abbastanza rinomato, cioè abbastanza famoso. Colgo l’occasione quindi per salutare le ragazze e tutti gli egiziani che sono all’ascolto.

Per entrare in tema ed introdurvi subito la frase in questione, la frase di oggi, potrei dirvi che se mi dite che la facoltà di italianistica di cui sto parlando si trova in Bolivia, io potrei rispondervi: “ma quale Bolivia d’Egitto!!” Oppure “ma quale Bolivia d’Egitto, parlo della facoltà di El Cairo, in Egitto!”

Ebbene, se, come immagino, molti di voi sono rimasti basiti, cioè stupiti, meravigliati, vi spiego subito il significato di questa espressione, quando si usa, in quale contesti, e vi farò, come di consueto, cioè come al solito, degli esempi esplicativi, degli esempi con i quali possiate comprendere e che vi facciano capire esattamente quando e perché usare questa frase.

Avrete certamente notato che il titolo della frase idiomatica che ho inserito nell’articolo pubblicato sul sito, su italianosemplicemente.com, è “ma quale xxx d’Egitto“. Prima invece ho detto “ma quale Bolivia d’Egitto!“. Perché quindi nel titolo ho inserito tre volte la lettera X? “XXX” vuol dire, sta ad indicare, che potete mettere, potete sostituire alle tre X qualsiasi nome, qualsiasi aggettivo, qualsiasi parola italiana di senso compito, cioè che abbia un significato. Vi dirò di più, potreste anche mettere qualsiasi parola anche non italiana; e vi dirò ancora di più: potreste usare anche una qualsiasi parola, anche inventata. Persino una intera frase, non solo una singola parola, può essere inserita all’interno di questa espressione idiomatica al posto delle tre X.

Com’è possibile? Beh, la risposta è abbastanza semplice, e visto che state morendo dalla curiosità, vi dico che l’Egitto non c’entra nulla, non so se la cosa vi faccia piacere o meno! Per spiegarla in poche parole, l’espressione equivale a dire: “non dire sciocchezze!” oppure “sei impazzito?” oppure “ma cosa stai dicendo?“. Qualsiasi situazione nella quale vogliate esprimere che avete appena ascoltato una cosa molto strana, o incomprensibile, una cosa assurda, o vogliate dire al vostro interlocutore, cioè alla persona con la quale state interloquendo, cioè con la quale state parlando, che è molto lontano dalla soluzione, che quello che ha detto il vostro interlocutore, è molto lontano dalla verità, è alquanto strano, forse è anche assurdo.

Diciamo che l’Egitto, e questa probabilmente può essere la motivazione per cui c’è l’Egitto in questo frase, rappresenta proprio la lontananza rispetto all’Italia, la distanza dall’Italia, distanza fisica, ma anche sociale, culturale. Le differenze che esistono tra l’Italia ed l’Egitto, probabilmente, sono all’origine di questa espressione, di questa frase idiomatica. Siccome Italia ed Egitto sono molto lontane, molto distanti tra loro, allo stesso modo il nostro interlocutore è molto lontano dal dire una cosa esatta, e quello che ha detto è invece molto strano, molto diverso, anche assurdo, incomprensibile.

Probabilmente invece poi queste differenze, tutte queste differenze non ci sono in realtà tra Italia ed Egitto; almeno le differenze culturali, io credo, a giudicare da quello che ho visto e sentito io, non ce ne sono molte. In ogni caso questo è il significato della frase, questo è quello che significa, ma per meglio apprenderne il significato e meglio assimilare il concetto, è bene vedere insieme degli esempi, come facciamo normalmente quando si tratta di espressioni idiomatiche italiane.

Farò esempi in ambiti diversi, se possibile utilizzando ambiti assolutamente diversi tra loro. Possiamo ad esempio immaginare un ambito… politico. Perché no! L’ambito in questo caso lo potete scegliere liberamente, senza limiti di immaginazione. Scelgo la politica perché credo sia molto calzante, cioè calza alla perfezione, cioè si adatta bene alla situazione, come una calzatura ad un piede, come cioè una scarpa ad un piede. Vediamo perché.

1Ammettiamo quindi che ci sia un politico italiano che, in campagna elettorale, cioè trovandosi vicino alle elezioni, parlando pubblicamente, dica una frase in pubblico, come ad esempio: “Oggi ho sentito il mio avversario politico dire che se vincerà le elezioni, se sarà lui a vincere le elezioni, allora abbasserà le tasse alla popolazione, ed io vi dico: ma quale abbassare le tasse d’Egitto! Sicuramente se vincerà le elezioni lui sicuramente le alzerà le tasse, come ha sempre fatto in passato”. Le tasse sono le imposte, cioè i soldi che si pagano allo Stato affinché lo stesso Stato possa fornire i servizi alla popolazione, possa costruire cioè le scuole, possa costruire le strade, possa far funzionare gli ospedali eccetera. Quindi il politico dicendo in questo modo, dicendo  “ma quale abbassare le tasse d’Egitto!” vuole sottolineare, enfatizzare in modo abbastanza forte, abbastanza deciso, che non c’è cosa più lontana dalla realtà di quella che ha appena sentito dal suo avversario politico. Quello che ha detto il suo avversario è assurdo, non è vero affatto, è una vera e propria sciocchezza. Credo che questo esempio sia veramente calzante, sia molto esplicativo, vi faccia capire bene che questa frase: “ma quale abbassare le tasse d’Egitto!” sia molto diretta e arriva subito all’obiettivo di screditare l’avversario politico, cioè di togliergli credito, di screditarlo, di sminuirlo di fronte all’opinione pubblica, cioè di renderlo più piccolo; di ridicolizzarlo, cioè di renderlo ridicolo davanti a tutti.

2Facciamo un altro esempio, stavolta in ambito sportivo. Ammettiamo che ci sia in TV una partita tra due tennisti, ad esempio Sampras e Federer, che sono due fortissimi giocatori di tennis, che stanno giocando la finale di Wimbledon, del torneo di Wimbledon. Si tratta della finale, della partita decisiva, cioè della finale, cioè dell’ultima partita, quella che si gioca alla fine del torneo, e immaginiamo che ci siano due persone che stiano commentando la partita guardando la televisione, che stiano cioè parlando di questa partita, commentandola davanti alla TV. Una persona allora dice: “secondo me Sampras potrebbe riuscire a battere il suo avversario di oggi Boris Becker“. Allora la seconda persona,  ascoltando il suo amico che dice questa frase potrebbe rispondere: “ma quale Becker d’Egitto, il suo avversario è Federer, Roger Federer, non è Boris Becker!”

Anche in questo caso dunque, chi pronuncia questa frase vuole far notare che ha appena ascoltato una sciocchezza, cioè una cosa sciocca, una inesattezza, una cosa inesatta, cioè non esatta, una cosa sbagliata, che lo ha stupito, lo ha meravigliato, e che è necessario far notare questa cosa, è necessario dire, ed enfatizzare, cioè è necessario dare enfasi, importanza al fatto che la cosa appena detta è molto lontana dalla realtà, dalla verità, così come l’Italia è lontana dall’Egitto. La risposta “ma quale Becker d’Egitto!” col punto esclamativo finale, fa quindi notare suo nostro interlocutore la grave inesattezza appena detta.

Si tratta come è immaginabile, di una reazione immediata, di una esclamazione quindi che non mi sento di consigliarvi di utilizzare in ogni contesto. Non perché si tratta di una brutta esclamazione, o di una parolaccia, o di una offesa, o che non si possa fare, perché come ho detto ha sempre significato, ma proprio perché si da molta enfasi all’errore, può risultare scortese e troppo diretto, troppo brusco. In alternativa, in situazioni più importanti o più formali, o con persone che non conoscete abbastanza vi consiglio di usare altre espressioni più o meno equivalenti. Potrei dire ad esempio “credo che lei stia facendo confusione con Federer“, se state dando del lei a questa persona, oppure “in realtà si tratta di  Roger Federer”, che è meno formale. Ancora più informale è ad esempio: “mi sa che ti stai sbagliando, forse volevi dire Roger Federer?”

Insomma ci sono molti modi alternativi di esprimere lo stesso concetto, ma sappiate che anche se non molto usata come espressione, potrebbe capitarvi di ascoltarla. Meno probabile che la troviate scritta, anche se facendo una ricerca su internet potete trovare degli articoli. Si tratta di articoli, come è ovvio, di protesta, di articoli anche politici, in cui si mette fortemente in discussione ciò che è stato detto o scritto da qualcun altro.

Se, come spero, avete afferrato il significato, se avete cioè ben compreso come e quando si usa questa frase idiomatica italiana, passiamo alla ripetizione. Provate quindi a ripetere dopo di me; io cercherò di fare altri esempi che voi dovete ripetere, senza pensare alla grammatica. Pensate piuttosto a ben pronunciare, a usare lo stesso mio tono di voce, perché se il tono è diverso chi vi ascolta potrebbe non capire anche se pronunciate bene le singole parole. Ringrazio Shrouk da El Cairo, in Egitto, ovviamente, per la collaborazione. Tre, due, uno, via. Vai Shrouk!

  • “Sei andato a scuola oggi?” Risposta: “Ma quale scuola d’Egitto Shrouk, casomai oggi sono andato al lavoro!”
  • “Tu sei il professore di inglese vero? Risposta: “ma quale inglese d’Egitto, io insegno la lingua italiana!

Grazie ancora a Shrouk. Un’ultima annotazione: la frase è utilizzabile anche in modo scherzoso ovviamente, quindi potete usarla quando volete con amici e conoscenti. L’intonazione, come al solito, svolge un ruolo importante.

Vi ricordo che se volete migliorare il vostro livello di italiano, vi consiglio di ascoltare questo podcast più volte, al fine di memorizzare le parole più difficili ed essere in grado di saperle riutilizzare all’occorrenza, il tutto, come sempre, all’insegna delle sette regole d’oro di Italiano Semplicemente. Per chi non le conosce ancora vi invito ad andare sul sito a dare una occhiata, poiché sarà una rapida occhiata che vi farà risparmiare molto tempo prezioso.

E’ tutto amici, e spero che se oggi qualcuno vi chiede: “Allora, ti è piaciuto il podcast di oggi di Italiano Semplicemente?”  Voi non rispondiate: “ma quale piaciuto d’Egitto!!

 

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solo.

Espressioni di disappunto: Mannaggia a te mannaggia! Accidenti! Perbacco!

mannaggia
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Oggi amici di italianosemplicemente.com spieghiamo alcune “espressioni di disappunto”.

Le espressioni di disappunto sono tutte quelle espressioni che vengono utilizzate verbalmente, cioè a voce, non nella forma scritta, per esprimere appunto, disappunto.

Cos’è il disappunto? Il disappunto si esprime, si manifesta, quando c’è qualcosa che non va, quando cioè reagiamo ad una situazione difficile, che ci coglie impreparati, una situazione che non ci aspettavamo in qualche modo, e che ci lascia un po’ contrariati, un po’ sorpresi e amareggiati.

Il disappunto, o meglio una espressione di disappunto, è quindi una espressione verbale, una cosa che viene detta, una espressione, con la quale si manifesta, si mostra, che c’è qualcosa che non va, che ci da fastidio, molto fastidio,  che ci provoca malessere. A volte una espressione di disappunto si manifesta con una accusa personale, come per dare la colpa a qualcuno, per puntare il dito su qualcuno, a parole ovviamente, e con un tono negativo, con un tono amareggiato e infastidito.

Per spiegare meglio cosa sia il disappunto dobbiamo necessariamente fare degli esempi, come si fa normalmente in Italiano semplicemente, anche perché ce ne sono svariate di espressioni di disappunto. Ce ne sono molte, anche molto diverse tra loro. Alcune di queste espressioni possiamo tranquillamente farle rientrare nella categoria frasi idiomatiche. In effetti si tratta di espressioni tipiche dell’idioma italiano, cioè della lingua italiana.

Cominciamo con la prima espressione di disappunto. “Mannaggia a te“. Oppure “mannaggia a te mannaggia“. Mannaggia a te è una espressione di disappunto, ma è anche una accusa, un dare la colpa a te, cioè alla persona che sta di fronte a quella che parla. La parola “mannaggia” è una espressione verbale informale e  popolaresca, che si usa solamente verbalmente. Non potete scrivere mannaggia su un documento ad esempio!! al massimo potete scriverlo su Facebook, twitter eccetera. Mannaggia è dunque una imprecazione, una imprecazione contro qualcuno, oppure contro qualcosa. Un qualcosa che ci ha provocato un malessere. Non si usa in tutta italia, anche se ovunque la possono comprendere. E’ utilizzata moltissimo nell’Italia centro-meridionale, ed è l’equivalente di “sia maledetto”, ma sicuramente è più scherzoso, meno grave. Mannaggia si usa tra amici, tra conoscenti ed in famiglia. Potete sentire frasi come mannaggia a te, o mannaggia a’mortemannaggia la miseria eccetera. Possiamo tradurla anche col termine accidenti. Possiamo quindi anche dire, accidenti a te, molta diffusa anche questa, o anche accidenti alla miseria, accidenti alla morte, o semplicemente accidenti!

Possiamo dire che accidenti! è la versione non familiare, quello che potete dire in occasioni più formali, con persone che non conoscete e che non sapete come possono reagire. Sicuramente il semplice accidenti! non rappresenta una accusa, non equivale a accidenti a te! quindi è solamente una imprecazione contro qualcosa di non positivo che è appena accaduto, o del quale siamo venuti ora a conoscenza.

Facciamo qualche esempio.

1Se giocate alla lotteria, per chi non la consce la lotteria è un gioco, che consiste nell’estrazione di un vincitore; si sceglie cioè casualmente il vincitore tra una platea di potenziali vincitori. Ad esempio potete acquistare un biglietto della lotteria, il vostro biglietto avrà un certo numero, diciamo il numero 123. Se al momento di decidere il vincitore venite a conoscenza che voi non avete vinto, che il vincitore non è il numero 123 ma un altro numero, potete dire: mannaggia! oppure accidenti! In questo modo esprimete il vostro disappunto, cioè il vostro dispiacere, verso il fatto che non avete vinto. Non si tratta di una forte espressione di dispiacere, non è una cosa grave.

2Se invece vostro figlio vi dice che ha preso un brutto voto a scuola, perché ha sbagliato il compito di matematica, appena lo venite a sapere, non appena ve lo dice la sera, a voi dispiace e potreste dire mannaggia a te, o mannaggia a te mannaggia, avevamo fatto un sacco di compiti ieri, ci eravamo esercitati tanto, come mai hai sbagliato? come mai hai preso questo brutto voto? Ecco, in questo caso ve la state prendendo con vostro figlio, state accusando lui, vostro figlio. Non si tratta di una accusa grave, beninteso, ma dipende molto dal tono che usate. Ben più grave sarebbe se usaste parole diverse, come maledizione!, “che tu sia maledetto!” Quest’ultima poi, che tu sia maledetto, non si usa quasi mai perché è una accusa molto grave, e si dice solamente quando si prova qualcosa di molto negativo nei confronti di questa persona alla quale rivolgete. potete ascoltarlo in qualche film italiano, questo potrebbe capitarvi, magari una moglie che lo dice al marito in preda alla disperazione, ma nella realtà è difficile che vi possa capitare. In tal caso si tratterebbe di un vero e proprio litigio, di una forte discussione.

Bene, credo sia abbastanza chiaro ora il senso di queste espressioni di disappunto. Quelle che abbiamo visto, mannaggia! in particolare, è abbastanza familiare. Accidenti! è sicuramente più adatto a qualsiasi situazione. Ci sono altre espressioni universali, ormai quasi in disuso, che non si usano quasi più e che fanno anche un po’ ridere, ma che potreste ascoltare, perché no! Si tratta di diamine!, che è più formale oppure anche pergiove! oppure anche perbacco! In alcune tipologie di film italiani potreste tranquillamente ascoltare anche dannazione! soprattutto in film western, o di azione, di avventura.

Facciamo ora l’esercizio di pronuncia, tanto utile per voi, per memorizzare e per scoprire le eventuali difficoltà nella pronuncia. Ripetete quindi dopo di me, vi darò il tempo per ripetere, e se ne avete bisogno fate una pausa ulteriore col vostro cellulare o lettore mp3. Ripetete dopo di me, come se foste degli attori, senza pensare alla grammatica, ma solamente concentrandovi sul tono della mia voce.

  • accidenti, ho sbagliato l’esercizio di grammatica;
  • maledizione, ho dimenticato il libro di italiano a casa!
  • mannaggia a te, come hai fatto a rompere il mio vaso preferito?
  • mannaggia a te mannaggia, ti dimentichi sempre di acquistare la frutta;
  • diamine! qualcuno mi ha graffiato l’automobile nel parcheggio
  • mannaggia la miseria, anche oggi piove!

Spero che abbiate ben compreso il significato delle espressioni di oggi, e che non diciate “mannaggia a te Gianni, non ci fai capire mai nulla!” Ricordo a tutti che le altre espressioni idiomatiche sono tutte nella pagina dedicata del sito, basta cliccare su “frasi idiomatiche e modi di dire” ciao amici alla prossima.

Espressioni equivalenti: brutta gatta da pelare – brutta bestia… cavoli amari

Gatta (bella) e non da pelare...
Gatta (bella) e non da pelare…

Ciao a tutti amici. Oggi ci divertiamo un po’ con alcune espressioni tipiche italiane. Sono Gianni, di italianosemplicemente.com, e oggi, dopo aver spiegato il verbo cazzeggiare la settimana corsa, anche oggi voglio presentarvi alcune espressioni tipiche italiane.

Espressioni che hanno tra di loro più o meno lo stesso significato, e che però vanno utilizzati in contesti e situazioni diverse.

In Italia infatti, come probabilmente in ogni lingua, lo stesso concetto, la stessa cosa, lo stesso sentimento, si può esprimere non solamente in un modo, in un solo modo, ma in diversi modi.

Nel caso del verbo cazzeggiare, abbiamo visto che si può usare una parola derivata da una parolaccia per indicare un atteggiamento scherzoso, ma che la stessa cosa, lo stesso concetto può essere espresso in differenti modi, più o meno familiari, più o meno formali.

Ci sono differenti modalità di esprimere lo stesso concetto dunque, ed oggi vedremo la frase “avere una brutta gatta da pelare“.

E’ la seconda frase idiomatica che ha a che fare con un gatto, in questo caso con una gatta. Abbiamo già visto la frase “non c’è trippa per gatti” che è piaciuta molto e che è utilizzata solamente in Italia.

Oggi la frase dunque è “avere una brutta gatta da pelare“. Nel corso del tempo vedremo man mano tutte le espressioni che in generale hanno a che fare con gli animali. “Vedere i sorci verdi è un altro esempio che abbiamo già spiegato, che però riguarda i topi, cioè i “sorci”.

Oggi voglio provare, voglio sperimentare un diverso modo di fare la spiegazione della frase.

E’ un esperimento, ed è Il modo che vorrei seguire, che vorrei utilizzare anche all’interno del corso “italiano per affari e per le relazioni professionali“, il corso che sarà disponibile il 1 gennaio 2018 e che naturalmente conterrà anche un capitolo contenente tutte le frasi idiomatiche utilizzabili in ambito professionale, in contesti sia formali che informali. Ci sarà inoltre una chat su whatsapp dedicata a tutti coloro che acquistano il corso, per avere assistenza personale.

Dunque il metodo è il seguente e voglio illustrarvelo ora:

  1. Inizialmente spiegherò il significato delle parole e dell’espressione, e farò, come sempre, alcuni esempi di utilizzazione per capire al meglio quando si usa la frase in questione; questo è il primo punto.;
  2. Al secondo punto vedremo bene la pronuncia delle singole parole e l’intonazione che va utilizzata. Vedremo anche quando si pronuncia e se ci sono eventuali difficoltà nella pronuncia della frase;
  3. Terzo, vedremo in quali altri modi possiamo esprimere lo stesso concetto, con i sinonimi e i contrari anche, vedremo la versione formale cioè professionale, e quella informale, cioè che si usa tra amici o tra colleghi che si conoscono bene; Vedremo anche dove si colloca la frase in questione. Vedremo cioè ogni frase in quale contesto va usata. Se la frase è formale, vedremo l’equivalente informale e viceversa. Inoltre verrà specificato anche se la frase è solamente orale, oppure potete anche trovarla e utilizzarla in forma scritta;
  4. Quarto punto, vedremo se ci sono eventuali rischi nella pronuncia, vale a dire se ci sono pericoli di confusione con altre parole con altro significato;
  5. Infine, sarà anche il vostro turno, faremo infatti insieme un piccolo esercizio di coniugazione, utilizzando tempi diversi, al passato ad esempio, o al futuro o al condizionale eccetera, lasciandovi il tempo di ripetere per far sì che cominciate ad abituarvi a sentirvi parlare, a sentire voi stessi parlare, a sentire quindi la vostra voce e ad allenare i muscoli della vostra lingua, senza pensare alla grammatica.

Adesso ascoltiamo alcuni membri della chat di whattup di Italiano Semplicemente che pronunciano queste frasi:

Ascoltriamo Shrouk dall’Egitto, Thiago dal Brasile e Lilia dalla Russia, tre amici che mi hanno aiutato.

Shrouk: “Imparare l’italiano è una brutta gatta da pelare se non usi il metodo giusto

Thiago: “quel professore è proprio una brutta bestia. Se non te lo fai amico è impossibile superare l’esame“.

Lilia: “sono cavoli amari se mia madre mi scopre che le ho preso la macchina di nascosto

ringrazio tutti naturalmente per aver collaborato, e ringrazio anche Petra dalla Germania, che mi correggerà se sbaglierò qualcosa. Vero Petra?

PETRA: “Sì hai ragione

Avete sentito delle frasi dei nostri apprendisti della lingua italiana. Li ringrazio tutti per la loro collaborazione. Questi sono solo alcuni degli esempi che si possono fare con queste espressioni: “avere una brutta gatta da pelare”, “sono cavoli amari” e “è proprio una brutta bestia”. Le espressioni hanno un significato molto simile tra loro.

Ma cominciamo prima a spiegare le parole: sapete cosa è una “gatta“? E’ semplicemente un gatto dal sesso femminile, quindi un gatto femmina. Inoltre “pelare” è uno di quei verbi italiani abbastanza utilizzati, e che hanno più significati. Pelare, nel suo senso proprio, è un verbo che si può usare con le patate: si pelano le patate, cioè si sbucciano le patate, e le patate è l’unica cosa che si pela, cioè che viene pelato. In teoria pelare viene, deriva dalla parola “pelo”, quindi pelare vuol dire “togliere il pelo”, anche se a dire il vero le patate non hanno il pelo. Il gatto ha il pelo però, ed anche la gatta ce l’ha. Tutti o quasi tutti gli animali hanno il pelo. La gatta quindi può essere pelata, cioè può essere presa e le si può tagliare il pelo. Si può “pelare”, o “spelare” anche. La “s”, la lettera s è spesso usata in italiano per descrivere un significato opposto o esagerato di un verbo, come ad esempio: parlare, sparlare, radicare, sradicare, fatto, sfatto, turare, sturare eccetera. In questo caso invece pelare e spelare sono due sinonimi.

L’italiano è strano… vero Petra? “Sì, hai ragione“.

Se provate a pelare una gatta, o a spelarla, vedrete che non è affatto facile, non solo perché è un gatto, e quindi può facilmente graffiarvi, con le unghie, ma perché è un gatto femmina. E le gatte femmine sono potenzialmente più cattive dei gatti maschi,  quantomeno perché devono difendere i gattini, i cuccioli, i piccoli gatti, e come tutte le femmine quindi, degli animali intendo, sono potenzialmente più difficili da trattare. Per le femmine umane invece dovremo aprire un discorso a parte, che non potremmo comunque esaurire in un breve file audio come questo, vero Petra? “Sì, hai ragione

A parte gli scherzi, comunque avete certamente capito che avere una brutta gatta da pelare è una cosa abbastanza complicata, difficile, e quindi questa frase manifesta un problema difficile da risolvere. La gatta è poi anche “brutta”, e in questo caso il “brutta” non è riferito all’aspetto fisico, ma alla cattiveria. Brutta in questo caso vuol dire “molto”, quindi molto difficile da pelare.

Vediamo il secondo punto, cioè alla pronuncia e l’intonazione che va utilizzata. Gatta è una parola abbastanza facile, ma attenti alle doppie: é gatta e non gata. Le doppie sono importantissime in italiano, e se non pronunciate possono completamente cambiare e stravolgere il significato di una frase. A volte si rischiano veramente delle brutte figure. Basti pensare alle parole “anno” e “ano”. “Quanti anni hai” e “quanti ani hai” non hanno esattamente lo stesso significato. Infatti l’ano è una parte del sedere. Quindi se vi chiedono “quanti ani hai?”, la risposta è 1. Giusto Petra? “Sì, hai ragione

In questo caso non c’è pericolo perché “gata” non significa nulla con una sola “t”.

Attenzione però con la parola “brutta”. Stavolta se sbagliate e dite “bruta“, si capisce lo stesso, ma bruta in realtà è il femminile di “bruto“, ed ha un altro significato. Una “forza bruta“, ad esempio, è una forza mostruosa, una forza esagerata. Se dico “quell’uomo ha una forza bruta” vuol dire che quell’uomo è molto forte, forte come un “bruto, cioè come un uomo spietato, che non ha pietà, un uomo insensibile, come una bestia, cioè come una animale. Anche Dante Alighieri diceva: “Fatti non foste a viver come bruti“, forse qualcuno di voi l’ha anche studiato.

Un bruto quindi è un uomo insensibile, chi ad esempio compie una violenza carnale su una donna è un bruto, è un insensibile. “Sei un bruto!” lo può anche dire una donna al suo fidanzato se si mostra insensibile eccetera.

Vediamo il terzo punto. In quali altri modi possiamo esprimere lo stesso concetto?

Abbiamo sentito Shrouk dire: “Imparare l’italiano è una brutta gatta da pelare se non usi il metodo giusto” e poi abbiamo sentito anche Thiago: “quel professore è proprio una brutta bestia. Se non te lo fai amico è impossibile superare l’esame“.

Poi anche Lilia che dice “sono cavoli amari se mia madre mi scopre che le ho preso la macchina di nascosto“.

Allora Thiago dice “una brutta bestia“, “quel professore è proprio una brutta bestia”. Questo è un altro modo di esprimere lo stesso concetto. “Una brutta bestia” è analogo a “una brutta gatta da pelare”. Infatti un gato è una bestia, cioè è un animale. Una bestia è un animale, ma “bestia” è sì usato come sinonimo di animale, ma anche per sottolineare, come “bruto”, una caratteristica negativa, un lato negativo, non umano, di una persona: “le bestie non pensano” diceva Dante Alighieri. Quindi “bestia” è simile a “Bruto”. La parola bestia è usata in altre espressioni idiomatiche italiane, come “sudare come una bestia”, vivere, o mangiare “come una bestia”, quindi può indicare una cosa molto faticosa da fare, ma anche una caratteristica animale, più legata agli animali che all’uomo. Quindi una brutta bestia si dice quando c’è un problema da risolvere, un problema difficile. In questo caso, nell’esempio fatto del professore, si vuole sottolineare che l’esame è difficile per colpa del professore, quindi si sottolinea che la colpa è del professore, e non dell’esame in sé.

L’ultima frase idiomatica è “sono cavoli amari”. I cavoli sono degli ortaggi, gli ortaggi più nutrienti al mondo, più salutari. Gli ortaggi vengono dall’orto (Ortaggi, Orto) che non è una parolaccia, come potrebbero pensare i nostri amici spagnoli. Sono gli ortaggi più salutari che esistono e infatti sono molto raccomandati dai medici. Mangiate i cavoli dunque. Ma mangiateli solo se non sono “amari“. Amari è il contrario di dolci. L’amaro è da sempre associato a qualcosa di negativo in Italia. Non a caso il veleno è amaro. Difficile se non impossibile trovare un veleno non amaro, un veleno dolce.

Il veleno è qualsiasi sostanza che ti fa morire, che è mortale, come il cianuro eccetera. “sono cavoli amari” si dice quindi quando c’è un problema difficile da superare. L’accento è posto sul problema, e non sulla causa del problema. Superare l’esame di italiano? Sono cavoli amari! Invece la “brutta bestia” è più forte come concetto, il problema è più grave e si può riferire maggiormente a delle persone.

I cavoli sono usati moltissimo nelle espressioni italiane, quindi ne vedremo anche altre col tempo: “fatti i cavoli tuoi“, oppure “fare una cavolata“. Sono tutte espressioni che vedono il cavolo come protagonista, ed hanno tutte significati diversi. Una cosa però hanno in comune spesso le frasi idiomatiche con la parola “cavolo”, e questa cosa è che si può usare anche una parolaccia al posto di cavolo. Possiamo cioè dire anche “sono caXXi amari”, “fatti i caXXi tuoi” ed anche “fare una caXXata”. Sono tutte espressioni familiari, anche con la parola “cavolo” naturalmente, che poi diventano espressioni volgari con la parolaccia, e quindi tali espressioni di possono usare solamente in contesti adeguati, tra amici eccetera. Non troverete quindi mai scritto su un documento una frase che contiene una di queste frasi idiomatiche. Non si usano mai in contesti formali. Sentiamo Adriana dalla Colombia che prova a sostituire il cavolo con…. beh sentiamo Adriana: “Sono caxxi amari se mia madre scopre che le ho preso la macchina di nascosto“. Grazie anche ad Adriana. Non è stata molto volgare Adriana, vero Petra?  “Sì hai ragione“.

Dunque il quarto punto, quello delle parole simili ma diverse di significato lo abbiamo già visto, con le parole brutta e bruta. Anche la parolaccia ha una doppia zeta, ma qui se ne dite usa sola non rischiate nulla, poiché si tratta di una parolaccia, quindi la brutta figura l’avete già fatta. Tranquilli quindi. Non ci sono altri problemi di pronuncia credo, almeno dei grossi problemi da evidenziare.

Passiamo all’ultimo punto. Facciamo velocemente un piccolo esercizio di coniugazione utilizzando tempi diversi. Ripetete dopo di me, mi raccomando copiate la mia pronuncia senza pensare alla grammatica:

Tempo Presente: Io oggi ho una brutta gatta da pelare;

Tempo Passato Prossimo: Tu ieri hai avuto una brutta gatta da pelare;

Tempo Futuro: Il nostro amico domani avrà una brutta gatta da pelare;

Tempo Condizionale Presente: Noi potremmo avere una brutta gatta da pelare.

Tempo Imperfetto: Loro avevano una brutta gatta da pelare

Mi raccomando ascoltate il podcast più volte per poter memorizzare bene le espressioni usate e le frasi usate per la spiegazione.

Lasciate un commento per farmi sapere se vi è piaciuto il podcast e la nuova tecnica utilizzata, ed anche per avere informazioni sul corso di italiano professionale, italiano per affari, per chi è interessato, per chi lavora o intende lavorare in Italia, dove verrà usata la stessa tecnica per le frasi spiegate in questo corso, ovviamente con riferimento alle farsi che hanno a che fare con il lavoro, con la professione e con gli ambienti professionali, dove non possiamo esprimerci come se fossimo tra amici o in famiglia.

Per chi vuole dunque imparare a parlare in modo professionale dunque c’è il nuovo corso “italiano per affari“, che conterrà anche un capitolo sulla ricerca di lavoro in Italia, su come scrivere un curriculum ed una lettera, vedremo inoltre quali sono i mestieri, le professioni più ricercate in Italia e come fare per lavorare in Italia. Giusto Petra? “Sì, hai ragione“. Grazie Petra, sei troppo buona con me!

Ciao a tutti da Gianni.

Audio intro e fine: Vicente Celestino, “Mia Gioconda”

Il verbo “cazzeggiare”

Adriana dalla Colombia: io ho cazzeggiato tutto il giorno e non ho fatto i miei compiti per domani!

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Buonasera amici. Chi vi parla è Gianni, di italianosemplicemente.com

Sono le 17.38 del giorno 29 ottobre 2015, sono all’interno della mia macchina e sto tornando a casa. Approfittavo… volevo approfittare di questo tempo, di questo tempo morto, appunto,  per registrare un file audio, in cui spiegarvi una delle frasi idiomatiche italiane.

Ho già avuto modo di introdurvi la questione su Facebook, sul gruppo Facebook di Italiano Semplicemente. Il verbo, la frase che voglio spiegarvi oggi è in realtà un verbo, un verbo particolare, un verbo che non troverete mai su un libro di grammatica, perché un verbo derivato da una parolaccia, una parolaccia italiana, e il verbo in questione è CAZZEGGIARE.

È un verbo particolare, è un verbo che si usa in contesti più familiari che professionali. E’ praticamente impossibile che durante una riunione di lavoro, soprattutto se molto importante, possiate ascoltare qualcuno che usi, utilizzi questo verbo: cazzeggiare.

Ancora non vi ho spiegato il significato ma avete capito che cazzeggiare contiene la parola.. comincia con le quattro lettere CAZZ, quindi cazzeggiare viene, (deriva) da una parolaccia italiana molto conosciuta. Sicuramente la conoscete già tutti, perché le parolacce sono solitamente la prima cosa che si impara di una lingua straniera, anche se i libri di grammatica solitamente non le riportano; non riportano le parolacce, quindi cazzeggiare è un verbo appunto, ed è un verbo che si usa in famiglia, si usa tra amici. Ed è utilizzatissimo.

Non c’è giornata che passi senza ascoltare almeno una  persona che pronunci questo verbo. Cosa significa cazzeggiare?

image001Cazzeggiare significa, in parole povere, avere un atteggiamento diciamo non professionale, un atteggiamento da perditempo. Chi cazzeggia praticamente non è una persona seria, non si sta comportando da persona seria. Voglio fare più esempi per far capire a tutti quando e come si usa il verbo cazzeggiare nelle frasi.

Non esistono quindi frasi idiomatiche in cui si trova il verbo cazzeggiare, quindi è semplicemente un verbo. Un verbo che potete utilizzare in contesti soltanto famigliari o amichevoli e che però diciamo, ha un significato ben preciso. Cazzeggiare come ho detto significa perdere tempo, comportarsi in modo poco serio ma nello stesso tempo divertente, quindi quando una persona cazzeggia, vuol dire che questa persona sta facendo… si sta comportando in modo scherzoso, magari sta prendendo in giro qualche suo amico, qualche suo famigliare quindi non parla seriamente.

Allora cercherò di fare qualche esempio in modo che tutti comprendiate bene quando e come si usa questo verbo.

Ad esempio se c’è mio figlio. Mio figlio si chiama Emanuele. Sette anni, lui è un ragazzo molto serio, fa sempre il suo dovere di studente, fa sempre i compiti, quindi arriva a casa, fa sempre i compiti, fa tutti i lavoretti che il maestro o la maestra gli dicono di fare. Qualche volta succede invece che non ha molta voglia, diciamo, di fare i compiti. In quel caso preferisce cazzeggiare un po’. Preferisce perdere tempo, preferisce anche CINCISCHIARE in questi casi. Preferisce cincischiare; cioè… magari sta col libro aperto della scuola, però non sta facendo nulla, sta appunto cazzaggiando.

Non necessariamente significa giocare, o significa prender in giro qualcuno. Cazzeggiare può essere il semplice atto di non far nulla. Lora posso dire a mio figlio (non glie lo dico perché è una parolaccia) se fosse un mio amico avrei potuto dirgli: scommetto che stai cazzeggiando. A quest’ora di solito stai cazzeggiando. Quindi mio figlio ogni tanto cazzeggia, ma molto raramente. Non è un tipo che ama cazzeggiare. Evidentemente è un… ha un senso del dovere molto alto, molto spiccato, quindi la prima cosa che pensa, appena arriva a casa è fare i compiti, e farli bene, stare concentrato e non cazzeggiare quindi mai.

Ovviamente qualche volta un sabato, una domenica che non ha voglia di fare i compiti e però magari noi genitori gli diciamo: Emanuele dai fai i compiti, apri quel libro, è ora di fare i compiti, è il momento di fare i compiti.

Lui dice: va bene papà, adesso apro il libro, allora per farci un favore, apre il libro, lo mette sul tavolo, ma non fa nulla, cazzeggia un po’ con la penna, con la matita, cazzeggia un po’ col temperino, con tutti gli strumenti che vengono utilizzati dai bambini di quell’età, dell scuole elementari, e quindi fa finta di lavorare e invece sta cazzeggiando alla grande!

E Questo è soltanto un esempio. Anche in un contesto lavorativo può essere utilizzato questo verbo. Si può pensare ad esempio che un proprio collega, un collega del vostro ufficio, ami molto cazzeggiare in ufficio, non ami molto lavorare, non sia una persona che abbia un senso del dovere molto alto, molto spiccato, e quindi ama molto cazzeggiare con internet, cazzeggiare con gli amici su Facebook, prender in giro magari i suoi amici su Facebook, scrivendo delle frasi scherzose, simpatiche, quindi dal punto  di vista del suo dovere in ufficio sta cazzeggiando.

Cioè non sta facendo cose importanti, sono meno importanti; scherzare è ugualmente importante perché aiuta a rilassarsi, ma se si esagera e si scherza troppo e li lavora poco, è facile che il vostro collega diciamo… vi dia che state cazzeggiando. Dunque avrete sicuramente capito adesso il significato di cazzeggiare.

E’ una parolaccia ma ormai è entrata nel gergo comune italiano: si usa a nord, al centro, al sud, in ogni regione d’Italia potrete ascoltare delle persone che usano questa parola. Di solito si usa, si pronuncia con il sorriso sulle labbra, proprio per far vedere che una persona sta scherzando. Quindi è una difficile che una persona, anche parlando di un’altra persona, parlando di un collega si è arrabbiato, e nello stesso tempo utilizzi la parola cazzeggiare. Perché cazzeggiare è appunto un verbo che si usa con il sorriso sulle labbra. In Italia è molto facile incontrare persone con il sorriso sulle labbra, di conseguenza non vi stupote se alla stazione, alla fermata dell’autobus eccetera, in tutti questi posti pubblici, possiate incontrare qualcuno che sta cazzeggiando o che sta utilizzando la parola cazzeggiare. Ecco. Non c’è niente di male quindi ad utilizzare la parola cazzeggiare tra amici.

Non è come la parolaccia dalla quale deriva la parola cazzeggiare, che in effetti è un po’ più “parolaccia”. Quindi chi la pronuncia, chi pronuncia il verbo cazzeggiare, chi costruisce le frasi utilizzando “cazzeggiare”, diciamo non può essere spacciato per una persona maleducata. Semplicemente sta scherzando, si è in un contesto famigliare, o amichevole, diciamo si è con degli amici, quindi non c’è nessun problema, potete usarlo normalmente. E’ una di quelle parole normalmente utilizzate tra amici, soprattutto quando si esce la sera, si va al bar, o in un Pub, a bere una birra. La parola cazzeggiare la potete sentire anche centinaia di volte in una giornata.

Si può cazzeggiare quindi come ho detto a casa, si può cazzeggiare in ufficio, e diciamo si può cazzeggiare anche in un contesto sportivo. Perché se un giocatore, mettiamo un calciatore, un calciatore professionista non prende una partita seriamente, si può dire tranquillamente che quel giocatore sta un po’ cazzeggiando. Durante quella partita, sta cazzeggiando, magari se comincia a fare colpi di tacco, se comincia a passare la palla facendo giochi di prestigio, eccetera, possiamo dire tranquillamente che quel giocatore sta cazzeggiando, cioè non sta prendendo la partita seriamente, non sta giocando come solitamente lui gioca, concentrato, avendo un obiettivo in testa, ma si sta divertendo, sta cercando di alzare magari il morale della squadra, e quindi sta semplicemente cazzeggiando.

Dunque: volendo potremmo fare anche un esercizio di coniugazione, giusto per cercare di farvi adoperare un po’ la parola anche a voi, per allenare un po’ i muscoli della bocca, che… i vostri almeno non sono abituati a parlare italiano come posso esserlo io, di conseguenza è giusto anche utilizzare un po’ anche la vostra lingua., la vostra bocca, e cominciare a parlare oltre che ad ascoltare.

Di conseguenza io dirò delle frasi adesso, e se voi volete, vi darà il tempo per rispondere, dovete semplicemente ripetere dopo di me quello che dirò, in maniera tale che riusciate anche a esercitare la vostra pronuncia e per passare dallo stato della comprensione a quello dell’espressione.

Quindi adesso costruirò delle frasi col verbo cazzeggiare, cercherò di farlo utilizzando tempi diversi, quindi non solo al presente, ma anche al passato ad esempio, a al condizionale, in modo che esercitiate anche un po’ i tempi diversi dell’italiano, ovviamente coniugando il verbo cazzeggiare. Quindi cominciamo. Allora la prima frase è.. ripetete dopo di me, mi raccomando:

  • Ogni volta che vado al lavoro, mi piace cazzeggiare almeno mezzora. Ripeto: Ogni volta che vado al lavoro, mi piace cazzeggiare almeno mezzora.

Ecco la seconda frase:

  • Se cazzeggiassi meno a scuola avrei dei risultati migliori. Ripeto: Se cazzeggiassi meno a scuola avrei dei risultati migliori

Vediamo la terza frase, al passato:

  • Ultimamente hai cazzeggiato un po’ troppo, è ora che tu cominci a fare la persona seria. Ripeto: Ultimamente hai cazzeggiato un po’ troppo, è ora che tu cominci a fare la persona seria.

Vediamol adesso, potrei usare l’imperativo. Ripetete dopo di me quindi:

  • Cazzeggia meno, o ti licenzio. Cazzeggia meno, o ti licenzio.

Bene amici, spero che questo podcast vi sia piaciuto. Abbiamo imparato il verbo cazzeggiare, l’abbiamo coniugato. Vi ho fatto più di qualche esempio, credo che sia adesso abbastanza chiaro. Ci sono diciamo anche altre parolacce in Italia, utilizzate per costruire dei verbi. Man mano che mi verranno in mente cercherò di spiegarveli attraverso altri podcast, altri file audio che registrerò durante i miei tempi morti.

Utilizzate anche voi i vostri tempi morti. Utilizzate la terza regola d’oro di Italiano Semplicemente, perché per imparare una lingua occorre innanzitutto ascoltare, e ascoltare è bene farlo durante i tempi morti; prima di tutto perché così trovate il tempo per ascoltare, senza dovervi ritagliare del tempo aggiuntivo, perché tutte le persone che lavorano hanno solitamente molto poco tempo, soprattutto se avete una famiglia, dei figli eccetera.

Quindi andate a lavorare con l’autobus? Ebbene mettete le vostre cuffie, ascoltate  ascoltate le registrazioni italiano che faccio e che metto online.

Salvate i podcast sul telefonino ed ascoltateli. Io personalmente faccio lo stesso con l’inglese e col francese.

Ogni giorno riesco a farmi un’ora e mezza di ascolto: mezzora di francese, mezzora di inglese e mezzora di tedesco. Ovviamente lo faccio solamente per il gusto di farlo e perché mi piace confrontare le varie lingue tra loro, per capire anche la cultura, la mentalità, delle altre persone che abitano in paesi diversi.

Dunque vi ringrazio dell’ascolto, ci sentiamo su Facebook, e buona serata a tutti.

Ramona dal Libano: ciao Giovanni. Ho trovato il significato del verbo cazzeggiare, ma non sono sicura se sia corretto o no. Comunque cazzeggiare significa parlare di un argomento o di un soggetto, in una maniera superficiale, senza approfondimento, per esempio, la mia amica Laura non è una persona seria, cazzeggia sempre, e questo la rende meno rispettata dagli altri, giusto?

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