PSG-Inter: 5-0 – ripassiamo

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Trascrizione

Ripassiamo qualche episodio passato, parlando della finale di Champions disputata proprio ieri sera tra Paris Saint Germain e l’inter, finita 5-0 per i parigini. Le parole e espressioni che vengono usate sono state quasi tutte spiegate all’interno della rubrica “Accade il”.

I tifosi interisti dopo l’amara finale di Istanbul, idolatravano stavolta Inzaghi come l’uomo capace di scrivere la parola fine al digiuno europeo.

Lautaro aveva promesso una “partita perfetta”, mentre Vasco Rossi sperava in una squadra che “travolgesse i parigini”.

Invece, contro ogni pronostico l’Inter è crollata sotto i colpi di un PSG giovane (età media 24 anni) e feroce.

I gol che hanno spezzato il sogno:

12’ Hakimi incarna l’immagine perfetta dell’ex. Cross di Douè, difesa assente, gol a porta vuota.

20’: Douè raddoppia. La deviazione di Dimarco spiazza Sommer: 2-0 e palla al centro.

63’: doppietta di Doué. Dembélé inganna la difesa con un tacco, l’Inter appare impalpabile .

73’: Poker di Kvaratskhelia. L’ex Napoli cavalca l’onda dell’entusiasmo e in velocità in contropiede, batte Sommer a tu per tu.

86’: Barcola Scambia con Mayulu e gol da posizione angolata. La cinquina è servita. La tesi interista sulla possibile vittoria appare adesso veramente strampalata.

Inzaghi, che aveva alzato l’asticella con un percorso europeo solido, si trova adesso in cerca di una spalla su cui piangere. Il PSG ha snocciolato gol con una facilità rimarchevole, mentre i nerazzurri, dopo il temporaneo risveglio di Thuram, sembrano girarsi i pollici in mezzo campo.
I tifosi, dopo aver venerato la squadra tutta l’anno, devono adesso ingoiare il rospo.

La Champions è rimandata sine diel. Inzaghi fa buon viso a cattivo gioco, ma sa della necessità di dover voltare pagina il prima possibile.
In definitiva Monaco assurge a teatro della più bruciante sconfitta della storia interista. Per ripartire, servirà dare una scossa e fare i conti con la realtà.

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Coronare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 29)

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Oggi ripassiamo e contemporaneamente vi spiego un verbo molto usato nel linguaggio del calcio e dello sport in generale: coronare.

Pronti, via, e iniziamo subito con i ripassi!

Il pallone è rotondo, si sa, e questo significa che nel calcio nulla è scontato. Si può partire favoriti secondo il pronostico, ma il verdetto lo dà solo il campo, al termine delle due frazioni di gioco, dopo il triplice fischio dell’arbitro. Alla fine il nostro sogno potrebbe essere coronato dal successo, mai perdere la speranza.

Il verbo “coronare” viene spesso utilizzato per descrivere una prestazione che ha avuto un esito positivo, come una vittoria importante o una stagione brillante.

Ad esempio, dire che una squadra ha coronato una prestazione con la vittoria, significa che ha completato, ha reso perfetta quella prestazione proprio grazie al risultato finale.

Un’espressione nobile, che evoca l’immagine di una corona, come se si premiasse il lavoro svolto.

Esempio:

Una partita dominata dal primo minuto, coronata dal gol dell’attaccante al novantesimo.

A coronare una partita, dunque, può essere anche un singolo gesto tecnico: un gol, una rete decisiva, magari segnata da un centrocampista che si era riversato in attacco nel finale.

Oppure un’azione da manuale dell’attaccante che realizza una doppietta o addirittura una cinquina.

Spesso, è l’allenatore a parlare di partite coronate da un risultato positivo, dopo una lunga serie di gare in trasferta, magari dopo una vera e propria tegola come l’esonero di un compagno di panchina.

Es:

La grande prova dei difensori non è stata purtroppo coronata dal successo.

In questo caso, si segnala la delusione per una prestazione di alto livello che non ha portato il risultato sperato.

Alcuni portieri, vere bandiere delle rispettive squadre, hanno coronato una carriera intera con una rete segnata su rigore. Sì, succede anche questo.

Nei derby, nelle stracittadine, la pressione è alta, e spesso il gol che corona una vittoria può arrivare da un giocatore che fino a quel momento era stato quasi impalpabile.

Anche i ballottaggi tra titolari e riserve vengono decretati da prestazioni coronate da gol, assist o salvataggi miracolosi sulla linea.

Quando si gioca in casa, la vittoria sembra più dolce, specialmente se coronata da uno sfottò elegante verso gli avversari.

E voi, avete mai visto una stagione coronata da uno scudetto all’ultima giornata, grazie a una occasione nitida trasformata in gol, di quelle che fanno saltare tutti sul divano?

In conclusione, coronare è un verbo che eleva, che dà lustro a ciò che lo precede. Nel calcio, non basta il gioco, non basta un giocatore, neanche il pallino dell’allenatore. Serve quel qualcosa in più. Serve un finale che coroni la fatica, l’impegno, la strategia, il cuore. Perché solo alla fine, solo con il triplice fischio, possiamo dire se una partita è stata davvero coronata dal successo.

Chiaramente ci sono diverse alternative al verbo “coronare”, soprattutto nel contesto calcistico e sportivo in generale, anche se ognuno porta sfumature leggermente diverse.

Come sinonimi diretti, con sfumatura di “raggiungimento di un obiettivo” potrei citare:

Concludere con successo
Es: La stagione si è conclusa con successo grazie alla vittoria del campionato.

Raggiungere l’apice
Es: L’attaccante ha raggiunto l’apice della sua carriera vincendo la Champions League.

Realizzare un sogno
Es: La promozione in Serie A ha fatto realizzare il sogno dei tifosi.

Completare degnamente
Es: La prestazione è stata completata degnamente da un gol allo scadere.

Incorniciare (più figurato)
Es: Una doppietta che incornicia una partita perfetta.

Altre alternative (più generiche ma utilizzabili nel contesto)

Sigillare
Es: Il gol di testa ha sigillato la vittoria.

Culminare in
Es: Una stagione che è culminata in una storica promozione.

Premiare
Es: Una buona prestazione è stata premiata dal successo finale.

Festeggiare con
Es: La squadra ha festeggiato con una vittoria in trasferta.

Consacrare (più forte, usato per carriere o traguardi)
Es: La tripletta ha consacrato il giovane talento.

Al prossimo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio

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Pronti via – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 28)

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Oggi parliamo di una breve espressione: “pronti via” che si usa spessissimo nel linguaggio del calcio, ma per qualche ragione, non da molto tempo. Non ricordo infatti che in passato – intendo solo qualche anno fa – venisse utilizzata.

A farlo sono prevalentemente i giornalisti radiofonici e i commentatori sportivi, nel calcio come anche in altri sport. Non si usa granché in altri contesti, intendo al di fuori del mondo dello sport.

Con “pronti via” si intende “all’inizio”, “subito”, con riferimento prevalentemente all’inizio di una gara.

Vediamo qualche esempio. Parliamo di un calciatore e della sua prestazione nel corso di una partita:

Pronti via, il calciatore ha la palla giusta sul mancino dal limite dell’area.

Con l’espressione “pronti via”, si vuole indicare in questo caso il momento immediatamente successivo all’inizio della partita.

Significa che appena iniziata la partita o nei primi istanti di gioco, il calciatore si trova già in una posizione favorevole per tentare un tiro col piede sinistro.

L’idea è quella di un’azione rapida, quasi fulminea, che arriva subito dopo il calcio d’inizio.

È una locuzione colloquiale che deriva dal comando di partenza in una gara.

Infatti l’espressione deriva dal comando “pronti, partenza, via!”, oppure ” “ai vostri posti, pronti, via!”. Queste sono formule utilizzate nelle competizioni sportive per dare il via alla gara. Parliamo non di calcio però.

il comando “pronti, partenza, via” (o “ai vostri posti, pronti, via”) è tipico degli sport che richiedono una partenza da fermo e una reazione immediata a un segnale, come l’atletica leggera (corse), il nuoto (gare in piscina) o il ciclismo su pista (gare di velocità).

Nel calcio si usa invece per sottolineare l’immediatezza rispetto al calcio d’inizio di una gara, ma anche rispetto all’inizio di una stagione o del secondo tempo di una gara. A volte si usa per sottolineare la mancanza di tempo apparentemente necessaria per qualcosa, che invece avviene subito.

Es:

Pronti via, la squadra è sembrata subito molto amalgamata, nonostante i molti calciatori cambiati nel corso del mercato.

L’espressione “pronti via” in questa frase sottolinea l’immediata coesione e intesa mostrata dalla squadra, nonostante i cambiamenti significativi nella sua composizione dovuti al mercato dei calciatori.

Vediamo altri tre esempi:

La partita di preannuncia emozionante, infatti, pronti via e l’attaccante si guadagna un bel calcio di rigore.

Pronti via e gol della Roma!

Stagione 2024-25: Pronti via e la squadra inanella 10 vittorie consecutive.

Un esempio fuori dal calcio?

Ve ne do subito uno preso da Google news:

Pronti via e il Governo è già senza maggioranza!

In questo caso si sottolinea l’istantaneità con cui si verifica un evento negativo e inatteso. L’uso di “già” rafforza ulteriormente questa idea di immediatezza. Sembra che la crisi di maggioranza si sia manifestata in un batter d’occhio, subito dopo l’inizio del mandato governativo o di una nuova fase politica.

Al prossimo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio

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Il pallino – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 27)

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Oggi parliamo del pallino. Attenzione, ho detto “pallino” e non pallone!
Pallino è un termine interessante e molto curioso, molto usato nel linguaggio sportivo e anche nel calcio. In particolare mi interessa spiegarvi alcune locuzioni come tenere/avere il pallino e essere il pallino.
Iniziamo dal fatto che “pallino” somiglia al termine “palla”.
In effetti, nel gioco delle bocce, Il termine “pallino” si riferisce a una piccola sfera. Si tratta della piccola palla a cui ci si deve avvicinare maggiormente. I giocatori devono cercare di avvicinare con le loro bocce Il pallino, che quindi è il punto di riferimento del gioco, attorno al quale si sviluppa tutta la strategia. Chi riesce a posizionare le proprie bocce più vicine al pallino guadagna punti. In questo contesto, il pallino è centrale sia fisicamente che concettualmente.

Nel gioco del calcio, il termine “pallino” assume invece un significato più metaforico e viene utilizzato in due modalità diverse:

Un “pallino” può essere un giocatore particolarmente amato o stimato da un allenatore, dirigente o tifoso. Spesso si dice che un certo calciatore è il “pallino” di un allenatore, indicando che questo allenatore ha una particolare predilezione per quel giocatore, forse per le sue caratteristiche tecniche o per la sua personalità in campo. Un allenatore può avere più “pallini” cioè più calciatori che ritiene particolarmente importanti.

Questo accade in qualunque sport di squadra e si può usare questa espressione anche in contesti diversi dallo sport. Inoltre il pallino di una persona non è detto debba essere a sua volta una persona.

Se in una famiglia ci sono 5 figli, ad esempio, uno dei figli potrebbe essere il pallino dei genitori, o di uno dei genitori.

Questa espressione suggerisce che quel figlio ha un posto speciale nel cuore dei genitori, che potrebbero dedicargli più attenzione o affetto rispetto agli altri. Tuttavia, è bene notare che usare il termine in questo modo potrebbe anche implicare, in certi contesti, una sorta di favoritismo, e quindi va usato con attenzione per evitare fraintendimenti o sentimenti di ingiustizia tra gli altri figli.

Il termine come dicevo può riferirsi a qualsiasi cosa che susciti un particolare interesse, passione, o ossessione in qualcuno.

Ad esempio si può dire che la fotografia è il “pallino” di qualcuno se questa persona è particolarmente appassionata di fotografia. Qualcun altro potrebbe avere il “pallino” delle automobili (si può anche dire il pallino per le automobili, usando quindi la preposizione “per”) indicando una forte passione, in questo caso per le automobili. L’espressione come avrete capito si avvicina al concetto di fissazione, fisima e ossessione, di cui abbiamo già parlato. Non c’è però una connotazione negativa in questo caso. Meglio parlare di “predilezione” che di fisima o fissazione.

In sostanza, il termine “pallino” può riferirsi a qualsiasi cosa che una persona considera di grande importanza o interesse, non limitandosi necessariamente a persone. Nel calcio però il pallino è usato per indicare più di frequente un calciatore, che può essere il pallino di un allenatore o anche della tifoseria, se particolarmente amato dai tifosi che sostengono questa squadra.

C’è poi un secondo utilizzo altrettanto frequente nel gioco del calcio.

Tenere o avere il pallino del gioco ha a che fare col possesso palla e col controllo della partita e del gioco.

Il “possesso palla” è un concetto chiave nel calcio e in altri sport di squadra, che si riferisce alla quantità di tempo durante la quale una squadra mantiene il controllo del pallone durante una partita. In altre parole, rappresenta la capacità di una squadra di mantenere il possesso del pallone e gestire il gioco.

Si può dire che una squadra “ha/tiene il pallino del gioco” per indicare che sta dominando la partita, controllando il ritmo del gioco.
Vediamo qualche esempio:

Abbiamo tenuto il pallino del gioco per tutta la partita, ma la gara è stata decisa da un episodio.

Volevamo tenere il pallino del gioco in mano e ci siamo riusciti. La partita è stata condotta nel migliore dei modi

L’obiettivo per questa partita è impedire agli avversari di tenere il pallino del gioco.

E’ tutto per oggi.

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Il calendario – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 26)

Il calendario

Durata audio MP3: 6 min. circa

Descrizione: Nel calcio, il verbo “raddoppiare” viene spesso utilizzato in due modi. Uno è per indicare l’azione di assegnare due difensori a un avversario per limitarne l’azione o il movimento.

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Uso dei verbi ripiegare e riversare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 25)

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Accade molto spesso che quando si parla di calcio, si utilizzino verbi e termini particolari, che si usano con uno specifico significato solamente o quasi esclusivamente in quello specifico ambito. Oggi voglio parlarvi del verbo “ripiegare“.

Chiaramente ripiegare deriva da piegare, un verbo molto più comune ma che non ha nulla a che fare col calcio.

Di utilizzo abbastanza comune è anche il verbo pronominale ripiegarsi, che significa “piegarsi su sé stesso”. Si può dire di una persona, ad esempio, che si ripiega a terra per il dolore, oppure per indicare il modo di camminare di una persona, che cammina “ripiegato”, quindi non dritto con la schiena ma curvo, cioè con la schiena curva, quasi arrotolato.

“Ripiegare” invece può avere diversi significati, e non solamente di uso esclusivo del calcio e in generale degli sport.

Infatti ripiegare si può usare quando parliamo di scelte. Ogni volta che facciamo una scelta, normalmente abbiamo delle alternative e delle preferenze. Tra tutte le possibili alternative, la scelta migliore potrebbe non essere disponibile, e allora potremmo essere costretti a ripiegare sulla seconda scelta. Ne abbiamo parlato in un episodio della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”, e precisamente nell’episodio n. 711, in cui abbiamo parlato anche delle “soluzioni di ripiego“. Quando si ripiega su una soluzione, evidentemente, come abbiamo visto in quell’episodio, la prima scelta, quella che reputiamo la migliore, per qualche motivo non è disponibile.

Possiamo anche ripiegare una tovaglia o una bandiera, o un pezzo di stoffa, nel senso di piegarlo nuovamente.

Es:

Questa tovaglia è piegata male. Occorre ripiegarla.

Ma ripiegare ha anche un altro utilizzo, che è quello che ci interessa oggi.

Vediamo qualche esempio:

La squadra ripiega in difesa

L’attaccante ripiega spesso in difesa per aiutare la squadra

In questa squadra una delle due punte a turno ripiegano a centrocampo nella fase difensiva

In questo caso può essere una squadra a ripiegare (ad esempio in difesa) o un calciatore, che può ripiegare in difesa o a centrocampo.

Sapete che i calciatori sono distribuiti nel campo e normalmente occupano una certa porzione del campo. Quando una squadra ripiega, questo indica uno spostamento di più calciatori all’indietro, verso la difesa, in modo tale che il baricentro della squadra si sposta all’indietro. Questo si fa quando la squadra è in difficoltà con l’avversario e più calciatori sono chiamati a difendere, sono chiamati a arretrare un po’ verso il proprio portiere per aiutare in fase difensiva.

Il verbo ripiegare si usa anche però quando il baricentro si sposta in avanti, verso l’attacco. In questo caso posso dire che la squadra ripiega in attacco oppure che si ripiega in attacco.

Quindi il “ripiegamento” (così si chiama l’azione che viene fatta) diventa semplicemente una specie di semplice spostamento, quindi indica un movimento di un calciatore o della squadra in generale.

Es:

L’attaccante ripiega spesso in difesa ma quando lui ripiega in attacco, c’è bisogno di collaborazione da parte della squadra.

Dopo aver subito il gol, la squadra si ripiega in attacco alla ricerca del pareggio.

Spesso si usa anche il verbo “riversarsi” e “riversare” con un senso simile. Esiste pertanto anche il riversamento.

Riversare dà maggiormente il senso del movimento, ma il senso è molto simile.

Es:

Dopo aver segnato due gol, la squadra si riversa in difesa subendo l’iniziativa avversaria.

La squadra non si scoraggia e si riversa in attacco.

La Roma subisce un gol ma non ci sta e si ripiega in attacco. Però il portiere avversario non si fa mai superare.

La Juventus si riversa in area avversaria per segnare almeno un gol.

Riversare bisogna dire che è un verbo dall’uso più ampio, perché si può anche riversare il pallone in una zona del campo, come l’area di rigore, mentre ripiegare indica solamente il movimento di un calciatore o lo spostamento di tutta la squadra.

Ad esempio posso dire:

Un centrocampista ha riversato in area tanti cross per gli attaccanti

In questo caso non posso usare il verbo “ripiegare“.

Anche riversare si utilizza anche con altri significati, che non sono esclusivi del calcio e dello sport.

Infatti si posso riversare anche le speranze.

Es:

Ho riversato in te tutte le mie speranze e sogni.

Questo significa che la persona che parla ha investito tutte le proprie speranze e desideri nella persona a cui si rivolge. In altre parole, ha messo tutte le sue aspettative e ambizioni nella relazione o nell’individuo in questione, affidando a lei o lui la responsabilità di realizzare i suoi sogni e speranze. È un’espressione di profondo impegno e fiducia nelle capacità e nel sostegno dell’altra persona.

Il verbo ha anche altri significati ancora, perché si possono riversare anche le colpe e le responsabilità:

es:

Tutte le colpe si riversano su di me

Simile in questo caso al verbo “far ricadere” (vuoi far ricadere tutte le colpe su di me)

D’altro canto è simile anche al verbo confluire.

Es:

I tifosi si sono riversati nello stadio

In pratica tutto ciò che si riversa viene in qualche modo confrontato con un liquido o un fluido.

Es:

La pioggia si riversa sulle case

Oppure:

il fiume si riversa sulla pianura

Così in senso figurato, come ho detto prima, parlando dei tifosi che si muovono e riempiono progressivamente lo stadio, posso dire senza problemi che i tifosi si riversano nello stadio, oppure:

I tifosi, dopo la vittoria, si sono riversati nelle strade per festeggiare

In tutti questi casi, ugualmente, non si usa il verbo ripiegare.

È tutto per questo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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Uso del verbo raddoppiare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 24)

Uso del verbo raddoppiare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 24)

DURATA MP3: 7 min. circa

Descrizione: Nel calcio, il verbo “raddoppiare” viene spesso utilizzato in due modi. Uno è per indicare l’azione di assegnare due difensori a un avversario per limitarne l’azione o il movimento.

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Uso del verbo registrare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 23)

Registrare (scarica audio)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Avete presente il verbo registrare? Credete di saperlo usare correttamente? Sicuramente sì, è strano però che nello sport, soprattutto quelli di squadra come il calcio, il verbo registrare si utilizzi spesso in un modo particolare.

Il senso è quello di mettere a punto un meccanismo in modo che funzioni al meglio. Non voglio dire che questo sia un uso esclusivo dello sport, perché si possono, con lo stesso significato, ad esempio, registrare i freni di un’automobile. La parola chiave evidentemente è “meccanismo”. Ogni meccanismo si può registrare per metterlo a punto, per farlo funzionare al meglio.

Nel caso dei freni, registrare i freni significa che bisogna “regolare” i freni dell’auto, nel senso che si devono effettuare eventuali regolazioni necessarie sui componenti del sistema frenante per garantire un funzionamento corretto e sicuro.

Allo stesso modo, si può anche registrare la difesa di una squadra, o il centrocampo, o l’attacco. Il verbo nel calcio si usa generalmente con riferimento ai vari reparti, quindi iil reparto difensivo, il reparto di centrocampo e il reparto offensivo, cioè l’attacco.

Si può anche far riferimento alla registrazione dei meccanismi difensivi o ai meccanismi di centrocampo o ai meccanismi offensivi.

Vediamo qualche esempio:

La squadra si muove bene in campo, ma bisogna ancora registrare bene i meccanismi difensivi, perché con i nuovi innesti in difesa i calciatori non si conoscono ancora bene.

La squadra riesce a dare spettacolo, ma registrare la difesa è la priorità in questo momento.

Se l’attacco è andato molto bene, segnando 20 gol nelle ultime 20 partite, sono da registrare i meccanismi difensivi.

Per migliorare, abbiamo bisogno di registrare i meccanismi in attacco.

Parliamo sempre di una “regolazione”, di fare delle prove per vedere se le cose possono migliorare.

A volte, considerati i molteplici utilizzi del verbo “registrare“, si può essere tratti in inganno.

Ad esempio:

La squadra ha fatto registrare l’attacco più forte della storia.

In questo caso, la registrazione dell’attacco si riferisce al risultato ottenuto. Un secondo ed un terzo esempio che posso farvi sono esterni al mondo del calcio:

Il concerto ha registrato un grande successo
Negli ultimi anni, la produzione ha registrato un incremento che si aggira intorno al 20-30%.

Nel primo caso registrare è simile a “riscuotere” e “ottenere”: il concerto ha riscosso un grande successo, ha ottenuto un grande successo. Nel secondo caso è più vicino a realizzare: la produzione ha realizzato un incremento. Si fa riferimento al senso più generale di registrare che ha a che fare con l’inserimento dei dati in un registro, o nel prendere nota, annotare su un registro. Da questo punto di vista, solo una volta che qualcosa è accaduto si può registrare. Non è esattamente come quando si registra un file audio col telefonino, che avviene proprio nello stesso momento in cui si parla. Comunque, torniamo alla registrazione dei meccanismi.

Si potrebbe pensare che come avviene per i meccanismi difensivi e gli atri reparti, anche il portiere possa essere registrato. Invece non possiamo farlo da questo punto di vista, perché non c’è alcun meccanismo particolare in questo caso. Si possono però registrare i meccanismi di dialogo tra il portiere e la difesa, ad esempio.

Sta chiaramente all’allenatore il ruolo di occuparsi della registrazione dei vari reparti, per far “girare” meglio la squadra.

E’ tutto per oggi. Ci vediamo al prossimo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

Come puro esercizio di ascolto vi spiego velocemente anche gli altri significati del verbo registrare.

registrare (scarica audio)

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Impalpabile – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 22)

Impalpabile (scarica audio)

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Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Vi è mai capitato di ascoltare o leggere di un calciatore o una squadra che è stata definita impalpabile nel corso di una partita?

Questo curioso aggettivo, in senso letterale, indica qualcosa che non può essere toccato o percepito attraverso il tatto; oppure qualcosa che è estremamente sottile o sfuggente.

“Palpare” è un verbo che significa toccare con le mani per percepire la consistenza o la forma di qualcosa. Quindi, “impalpabile” letteralmente significa “non palpabile”, cioè qualcosa che non può essere percepito quando si tocca.

Palpare è un verbo pericoloso, diciamo. Spiego perché.

Palpare, da una parte, è ciò che fanno i medici, che spesso palpano, cioè toccano parti del corpo durante l’esame fisico per valutare la consistenza, la forma e eventuali anomalie, Questo processo aiuta i medici a diagnosticare problemi di salute e a valutare lo stato fisico dei pazienti. È una pratica medica standard finalizzata a diagnosticare e curare i pazienti.

È un verbo “pericoloso”, dicevo perché il verbo “palpare” può avere connotazioni diverse a seconda del contesto.

Infatti, può essere interpretato in modo negativo se utilizzato in modo inappropriato o indesiderato, come nell’ambito di molestie sessuali o violazioni della privacy.

Ma torniamo al Calcio che è meglio!

Nel calcio non ha molto senso usare l’aggettivo palpabile.

Quando si dice che qualcosa è “palpabile” in senso figurato, si fa riferimento a qualcosa che è chiaramente evidente o percepibile. Questo può riguardare sensazioni, emozioni, situazioni o concetti che sono così chiari da essere quasi tangibili, anche se non fisicamente toccati.

Es:

L’emozione durante il concerto era palpabile

L’emozione si percepisce, si avverte chiaramente, sembra quasi di toccarla per quanto è chiara ed evidente.

C’era una tensione palpabile nella stanza mentre si aspettava il verdetto della giuria.

La tensione, come in questo esempio, spessissimo viene definita palpabile.

Se c’è stata una discussione o ci sono dei trascorsi negativi tra delle persone, che adesso si trovano insieme in una stanza, si sente nell’aria che potrebbe nascere nuovamente una discussione.

Se moglie e marito hanno appena litigato e un’altra persona entra in stanza, sicuramente avvertirà una tensione palpabile nell’aria. In questi casi si dice anche che la tensione nell’aria “si taglia col coltello” , talmente è consistente, evidente.

Nel calcio si potrebbe avvertire una preoccupazione palpabile se una squadra è in difficoltà, quando è evidente, quando si percepisce chiaramente.

Ma “impalpabile” si usa molto più spesso nel calcio.

Un giocatore si dice impalpabile quando non riesce a dare alcun apporto alla squadra, quando è inconsistente, quando non si nota, non si avverte la sua presenza perché non fa niente di importante.

Anche l’intera squadra o solamente il reparto difensivo o il centrocampo o l’attacco possono essere definiti impalpabili nelle stesse circostanze.

Si usa anche negli altri sport comunque. Sempre con lo stesso senso.

Al di fuori del calcio la questione è quasi sempre materiale.

Es.

Una polverina impalpabile è qualcosa che ha una consistenza appena avvertibile al tatto.

Se non c’è di mezzo il tatto, magari si tratta di udito o odorato: qualcosa di appena percettibile all’udito o all’odorato:

un profumo impalpabile

Le formiche, fanno un rumore impalpabile quando sgorgano dalle crepe a centinaia (ho citato una frase di Dino Buzzati).

Vediamo altri esempi che riguardano il calcio e poi vi lascio ascoltare una breve canzone dedicata all’impalpabilità nel calcio.

Noi ci diamo appuntamento al prossimo episodio di italiano semplicemente.

La scorsa settimana la Roma ha battuto un Cagliari impalpabile

L’attaccante era in forma smagliante, ma non è stato supportato da un centrocampo veramente impalpabile

Senza la sua stella in attacco, il Barcellona è stato impalpabile e la partita è finita 0-0.

Sigla finale

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