Uso dei verbi ripiegare e riversare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 25)

Ripiegare e riversare (scarica audio)

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Trascrizione

Accade molto spesso che quando si parla di calcio, si utilizzino verbi e termini particolari, che si usano con uno specifico significato solamente o quasi esclusivamente in quello specifico ambito. Oggi voglio parlarvi del verbo “ripiegare“.

Chiaramente ripiegare deriva da piegare, un verbo molto più comune ma che non ha nulla a che fare col calcio.

Di utilizzo abbastanza comune è anche il verbo pronominale ripiegarsi, che significa “piegarsi su sé stesso”. Si può dire di una persona, ad esempio, che si ripiega a terra per il dolore, oppure per indicare il modo di camminare di una persona, che cammina “ripiegato”, quindi non dritto con la schiena ma curvo, cioè con la schiena curva, quasi arrotolato.

“Ripiegare” invece può avere diversi significati, e non solamente di uso esclusivo del calcio e in generale degli sport.

Infatti ripiegare si può usare quando parliamo di scelte. Ogni volta che facciamo una scelta, normalmente abbiamo delle alternative e delle preferenze. Tra tutte le possibili alternative, la scelta migliore potrebbe non essere disponibile, e allora potremmo essere costretti a ripiegare sulla seconda scelta. Ne abbiamo parlato in un episodio della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”, e precisamente nell’episodio n. 711, in cui abbiamo parlato anche delle “soluzioni di ripiego“. Quando si ripiega su una soluzione, evidentemente, come abbiamo visto in quell’episodio, la prima scelta, quella che reputiamo la migliore, per qualche motivo non è disponibile.

Possiamo anche ripiegare una tovaglia o una bandiera, o un pezzo di stoffa, nel senso di piegarlo nuovamente.

Es:

Questa tovaglia è piegata male. Occorre ripiegarla.

Ma ripiegare ha anche un altro utilizzo, che è quello che ci interessa oggi.

Vediamo qualche esempio:

La squadra ripiega in difesa

L’attaccante ripiega spesso in difesa per aiutare la squadra

In questa squadra una delle due punte a turno ripiegano a centrocampo nella fase difensiva

In questo caso può essere una squadra a ripiegare (ad esempio in difesa) o un calciatore, che può ripiegare in difesa o a centrocampo.

Sapete che i calciatori sono distribuiti nel campo e normalmente occupano una certa porzione del campo. Quando una squadra ripiega, questo indica uno spostamento di più calciatori all’indietro, verso la difesa, in modo tale che il baricentro della squadra si sposta all’indietro. Questo si fa quando la squadra è in difficoltà con l’avversario e più calciatori sono chiamati a difendere, sono chiamati a arretrare un po’ verso il proprio portiere per aiutare in fase difensiva.

Il verbo ripiegare si usa anche però quando il baricentro si sposta in avanti, verso l’attacco. In questo caso posso dire che la squadra ripiega in attacco oppure che si ripiega in attacco.

Quindi il “ripiegamento” (così si chiama l’azione che viene fatta) diventa semplicemente una specie di semplice spostamento, quindi indica un movimento di un calciatore o della squadra in generale.

Es:

L’attaccante ripiega spesso in difesa ma quando lui ripiega in attacco, c’è bisogno di collaborazione da parte della squadra.

Dopo aver subito il gol, la squadra si ripiega in attacco alla ricerca del pareggio.

Spesso si usa anche il verbo “riversarsi” e “riversare” con un senso simile. Esiste pertanto anche il riversamento.

Riversare dà maggiormente il senso del movimento, ma il senso è molto simile.

Es:

Dopo aver segnato due gol, la squadra si riversa in difesa subendo l’iniziativa avversaria.

La squadra non si scoraggia e si riversa in attacco.

La Roma subisce un gol ma non ci sta e si ripiega in attacco. Però il portiere avversario non si fa mai superare.

La Juventus si riversa in area avversaria per segnare almeno un gol.

Riversare bisogna dire che è un verbo dall’uso più ampio, perché si può anche riversare il pallone in una zona del campo, come l’area di rigore, mentre ripiegare indica solamente il movimento di un calciatore o lo spostamento di tutta la squadra.

Ad esempio posso dire:

Un centrocampista ha riversato in area tanti cross per gli attaccanti

In questo caso non posso usare il verbo “ripiegare“.

Anche riversare si utilizza anche con altri significati, che non sono esclusivi del calcio e dello sport.

Infatti si posso riversare anche le speranze.

Es:

Ho riversato in te tutte le mie speranze e sogni.

Questo significa che la persona che parla ha investito tutte le proprie speranze e desideri nella persona a cui si rivolge. In altre parole, ha messo tutte le sue aspettative e ambizioni nella relazione o nell’individuo in questione, affidando a lei o lui la responsabilità di realizzare i suoi sogni e speranze. È un’espressione di profondo impegno e fiducia nelle capacità e nel sostegno dell’altra persona.

Il verbo ha anche altri significati ancora, perché si possono riversare anche le colpe e le responsabilità:

es:

Tutte le colpe si riversano su di me

Simile in questo caso al verbo “far ricadere” (vuoi far ricadere tutte le colpe su di me)

D’altro canto è simile anche al verbo confluire.

Es:

I tifosi si sono riversati nello stadio

In pratica tutto ciò che si riversa viene in qualche modo confrontato con un liquido o un fluido.

Es:

La pioggia si riversa sulle case

Oppure:

il fiume si riversa sulla pianura

Così in senso figurato, come ho detto prima, parlando dei tifosi che si muovono e riempiono progressivamente lo stadio, posso dire senza problemi che i tifosi si riversano nello stadio, oppure:

I tifosi, dopo la vittoria, si sono riversati nelle strade per festeggiare

In tutti questi casi, ugualmente, non si usa il verbo ripiegare.

È tutto per questo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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Uso del verbo raddoppiare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 24)

Raddoppiare (voce di Michele) (scarica audio)

Raddoppiare (voce di Giovanni) (scarica audio)

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Nel calcio, il verbo “raddoppiare” viene spesso utilizzato per indicare l’azione di assegnare due difensori a un avversario per limitarne l’azione o il movimento. Parliamo di “raddoppiare la marcatura su un calciatore”.

Questa strategia è comune soprattutto quando si affrontano giocatori particolarmente pericolosi o veloci.

Questo può avvenire sia con difesa a uomo che con la difesa a zona, a seconda delle tattiche della squadra.

Nel calcio, “raddoppiare” può però anche significare segnare il secondo gol. Se poi a segnare i due gol è lo stesso calciatore, si parla di doppietta. Ma non è detto che il calciatore che raddoppia sia lo stesso che ha realizzato il primo gol.

Esempio:

la Roma raddoppia con una azione spettacolare.

Il calciatore che ha raddoppiato è Romero Lukaku.

I difensori avevano raddoppiato la marcatura su di lui ma non è servito a nulla.

Attenzione perché la marcatura è anche un altro modo per indicare il gol. Ad ogni modo raddoppiare la marcatura si usa solamente quando ci sono due calciatori che controllano un importante attaccante avversario.

È tutto per questo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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Uso del verbo registrare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 23)

Registrare (scarica audio)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Avete presente il verbo registrare? Credete di saperlo usare correttamente? Sicuramente sì, è strano però che nello sport, soprattutto quelli di squadra come il calcio, il verbo registrare si utilizzi spesso in un modo particolare.

Il senso è quello di mettere a punto un meccanismo in modo che funzioni al meglio. Non voglio dire che questo sia un uso esclusivo dello sport, perché si possono, con lo stesso significato, ad esempio, registrare i freni di un’automobile. La parola chiave evidentemente è “meccanismo”. Ogni meccanismo si può registrare per metterlo a punto, per farlo funzionare al meglio.

Nel caso dei freni, registrare i freni significa che bisogna “regolare” i freni dell’auto, nel senso che si devono effettuare eventuali regolazioni necessarie sui componenti del sistema frenante per garantire un funzionamento corretto e sicuro.

Allo stesso modo, si può anche registrare la difesa di una squadra, o il centrocampo, o l’attacco. Il verbo nel calcio si usa generalmente con riferimento ai vari reparti, quindi iil reparto difensivo, il reparto di centrocampo e il reparto offensivo, cioè l’attacco.

Si può anche far riferimento alla registrazione dei meccanismi difensivi o ai meccanismi di centrocampo o ai meccanismi offensivi.

Vediamo qualche esempio:

La squadra si muove bene in campo, ma bisogna ancora registrare bene i meccanismi difensivi, perché con i nuovi innesti in difesa i calciatori non si conoscono ancora bene.

La squadra riesce a dare spettacolo, ma registrare la difesa è la priorità in questo momento.

Se l’attacco è andato molto bene, segnando 20 gol nelle ultime 20 partite, sono da registrare i meccanismi difensivi.

Per migliorare, abbiamo bisogno di registrare i meccanismi in attacco.

Parliamo sempre di una “regolazione”, di fare delle prove per vedere se le cose possono migliorare.

A volte, considerati i molteplici utilizzi del verbo “registrare“, si può essere tratti in inganno.

Ad esempio:

La squadra ha fatto registrare l’attacco più forte della storia.

In questo caso, la registrazione dell’attacco si riferisce al risultato ottenuto. Un secondo ed un terzo esempio che posso farvi sono esterni al mondo del calcio:

Il concerto ha registrato un grande successo
Negli ultimi anni, la produzione ha registrato un incremento che si aggira intorno al 20-30%.

Nel primo caso registrare è simile a “riscuotere” e “ottenere”: il concerto ha riscosso un grande successo, ha ottenuto un grande successo. Nel secondo caso è più vicino a realizzare: la produzione ha realizzato un incremento. Si fa riferimento al senso più generale di registrare che ha a che fare con l’inserimento dei dati in un registro, o nel prendere nota, annotare su un registro. Da questo punto di vista, solo una volta che qualcosa è accaduto si può registrare. Non è esattamente come quando si registra un file audio col telefonino, che avviene proprio nello stesso momento in cui si parla. Comunque, torniamo alla registrazione dei meccanismi.

Si potrebbe pensare che come avviene per i meccanismi difensivi e gli atri reparti, anche il portiere possa essere registrato. Invece non possiamo farlo da questo punto di vista, perché non c’è alcun meccanismo particolare in questo caso. Si possono però registrare i meccanismi di dialogo tra il portiere e la difesa, ad esempio.

Sta chiaramente all’allenatore il ruolo di occuparsi della registrazione dei vari reparti, per far “girare” meglio la squadra.

E’ tutto per oggi. Ci vediamo al prossimo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

Come puro esercizio di ascolto vi spiego velocemente anche gli altri significati del verbo registrare.

registrare (scarica audio)

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Impalpabile – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 22)

Impalpabile (scarica audio)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Vi è mai capitato di ascoltare o leggere di un calciatore o una squadra che è stata definita impalpabile nel corso di una partita?

Questo curioso aggettivo, in senso letterale, indica qualcosa che non può essere toccato o percepito attraverso il tatto; oppure qualcosa che è estremamente sottile o sfuggente.

“Palpare” è un verbo che significa toccare con le mani per percepire la consistenza o la forma di qualcosa. Quindi, “impalpabile” letteralmente significa “non palpabile”, cioè qualcosa che non può essere percepito quando si tocca.

Palpare è un verbo pericoloso, diciamo. Spiego perché.

Palpare, da una parte, è ciò che fanno i medici, che spesso palpano, cioè toccano parti del corpo durante l’esame fisico per valutare la consistenza, la forma e eventuali anomalie, Questo processo aiuta i medici a diagnosticare problemi di salute e a valutare lo stato fisico dei pazienti. È una pratica medica standard finalizzata a diagnosticare e curare i pazienti.

È un verbo “pericoloso”, dicevo perché il verbo “palpare” può avere connotazioni diverse a seconda del contesto.

Infatti, può essere interpretato in modo negativo se utilizzato in modo inappropriato o indesiderato, come nell’ambito di molestie sessuali o violazioni della privacy.

Ma torniamo al Calcio che è meglio!

Nel calcio non ha molto senso usare l’aggettivo palpabile.

Quando si dice che qualcosa è “palpabile” in senso figurato, si fa riferimento a qualcosa che è chiaramente evidente o percepibile. Questo può riguardare sensazioni, emozioni, situazioni o concetti che sono così chiari da essere quasi tangibili, anche se non fisicamente toccati.

Es:

L’emozione durante il concerto era palpabile

L’emozione si percepisce, si avverte chiaramente, sembra quasi di toccarla per quanto è chiara ed evidente.

C’era una tensione palpabile nella stanza mentre si aspettava il verdetto della giuria.

La tensione, come in questo esempio, spessissimo viene definita palpabile.

Se c’è stata una discussione o ci sono dei trascorsi negativi tra delle persone, che adesso si trovano insieme in una stanza, si sente nell’aria che potrebbe nascere nuovamente una discussione.

Se moglie e marito hanno appena litigato e un’altra persona entra in stanza, sicuramente avvertirà una tensione palpabile nell’aria. In questi casi si dice anche che la tensione nell’aria “si taglia col coltello” , talmente è consistente, evidente.

Nel calcio si potrebbe avvertire una preoccupazione palpabile se una squadra è in difficoltà, quando è evidente, quando si percepisce chiaramente.

Ma “impalpabile” si usa molto più spesso nel calcio.

Un giocatore si dice impalpabile quando non riesce a dare alcun apporto alla squadra, quando è inconsistente, quando non si nota, non si avverte la sua presenza perché non fa niente di importante.

Anche l’intera squadra o solamente il reparto difensivo o il centrocampo o l’attacco possono essere definiti impalpabili nelle stesse circostanze.

Si usa anche negli altri sport comunque. Sempre con lo stesso senso.

Al di fuori del calcio la questione è quasi sempre materiale.

Es.

Una polverina impalpabile è qualcosa che ha una consistenza appena avvertibile al tatto.

Se non c’è di mezzo il tatto, magari si tratta di udito o odorato: qualcosa di appena percettibile all’udito o all’odorato:

un profumo impalpabile

Le formiche, fanno un rumore impalpabile quando sgorgano dalle crepe a centinaia (ho citato una frase di Dino Buzzati).

Vediamo altri esempi che riguardano il calcio e poi vi lascio ascoltare una breve canzone dedicata all’impalpabilità nel calcio.

Noi ci diamo appuntamento al prossimo episodio di italiano semplicemente.

La scorsa settimana la Roma ha battuto un Cagliari impalpabile

L’attaccante era in forma smagliante, ma non è stato supportato da un centrocampo veramente impalpabile

Senza la sua stella in attacco, il Barcellona è stato impalpabile e la partita è finita 0-0.

Sigla finale

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La tegola – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 21)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo non delle “regole” del calcio, ma delle “tegole”.

Nel linguaggio del calcio, una “tegola” si riferisce a una brutta notizia o a qualcosa di negativo e improvviso che colpisce una squadra o un giocatore, come ad esempio un infortunio importante o una squalifica.

Vediamo qualche esempio classico di utilizzo del termine di oggi, che si trova spesso anche nei titoli dei giornali sportivi.

Tegola per la squadra della Juventus: un infortunio al ginocchio destro terrà il Capitano fuori per Tre Mesi!

Una tegola colpisce la squadra, che perde il suo capitano a causa di un infortunio grave, un duro colpo alle speranze di successo.

La squalifica dell’Attaccante per 5 giornate è una tegola inaspettata e causerà parecchi problemi in vista del Prossimo Derby.

La squalifica dell’attaccante principale crea preoccupazioni per l’approccio tattico del prossimo derby, lasciando il manager con poche opzioni in attacco. Una tegola che non ci voleva in questo momento.

Il colpo di mercato è fallito: Il centrocampista rinuncia all’ultimo minuto. Una bella tegola per l’allenatore.

Shock nel Club: l’allenatore annuncia le dimissioni, generando incertezza sul futuro della squadra. Una tegola che non ci voleva.

Ma sapete cos’è una tegola in realtà?

È un oggetto molto duro, che se ti cade in testa te la può anche spaccare. Le tegole infatti si trovano sui tetti delle case e il loro scopo principale è quello di proteggere un edificio dalla pioggia. Tegola deriva dal latino tegere, che significa coprire. Infatti le tegole si usano proprio per coprire i tetti degli edifici.

Può capitare quindi che una tegola cada dal tetto di un edificio e questo sarebbe inaspettato e causerebbe grossi problemi al malcapitato colpito dalla tegola.

È questa l’immagine che si utilizza quando nel calcio e anche in altri sport si usa questo termine.

Si utilizza a volte anche in contesti diversi dallo sport, ma nel calcio è veramente molto diffuso.

Quindi, ad esempio, se la tua automobile si fermasse all’improvviso lasciandoti a piedi, potresti ugualmente dire che questa è una tegola non prevista per te, o che è una brutta tegola, che è come dire che è un grosso problema capitato all’improvviso.

Possiamo dire che, esagerando, la tegola è una disgrazia, o un danno improvviso e inaspettato.

Anche un licenziamento possiamo descriverlo come una tegola.

Spesso si dice anche “una tegola in testa” o anche “cadere o piombare addosso una tegola” per enfatizzare maggiormente il senso del danno subito.

Es:

Il covid è stata un’enorme tegola in testa per la nostra azienda di servizi.

Oppure:

Se ci piomba addosso un’altra tegola come questa, rischiamo il crollo economico.

Si può dunque usare anche nel caso di problemi veramente seri, come i problemi di salute e i problemi economici, anche se in questi casi spesso si preferisce non utilizzare il termine tegola, che dà l’idea di qualcosa di momentaneo, che in qualche modo col tempo si risolverà. La tegola dà comunque l’idea di incertezza su ciò che potrà succedere dopo un problema o un inconveniente.

In sostituzione, possiamo usare, quando la gravità è molto grande, i termini “disgrazia” o “danno” o “problema” oppure possiamo definire l’accaduto come un “duro colpo” o, per cose meno pesanti, “una grana” o “anche una brutta gatta da pelare”. Povera gatta.

Vi lascio ascoltare una breve canzone dedicata alle tegole nel calcio e noi ci diamo appuntamento al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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L’esonero – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 20)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo dell’esonero. Questo è un termine particolare perché a seconda del contesto ha diversi significati.

L’esonero, nel contesto del calcio si riferisce alla rimozione di un allenatore dalla sua posizione, dal suo incarico, solitamente a causa dei risultati insoddisfacenti della squadra.

“Esonerare” pertanto, in questo caso, significa liberare l’allenatore dalle sue responsabilità, dai suoi oneri.

Voi direte: ma non si chiama licenziamento questo?

Beh, nel calcio non si usa questo termine,

La differenza principale tra “esonero” e “licenziamento” è nel contesto in cui vengono utilizzati. Il primo è lo sport, il secondo è il lavoro.

L’Esonero si riferisce quindi alla rimozione anticipata di un allenatore o di un membro dello staff tecnico a causa delle prestazioni insoddisfacenti della squadra. L’esonero in realtà è comune in generale nel mondo dello sport, quando una squadra non ottiene i risultati attesi.

Ho detto rimozione anticipata perché ogni allenatore ha un contratto e l’esonero avviene sempre prima della scadenza del contratto. Ad ogni modo l’allenatore verrà pagato fino alla scadenza del contratto. Questa è un’altra differenza rispetto al licenziamento.

Licenziamento è un termine più ampio e può essere applicato a diverse situazioni lavorative, ma al di fuori dello sport. Entrambi implicano la fine del rapporto, ma le ragioni e il contesto possono essere molto diversi. Ad ogni modo col licenziamento si perde ugualmente il lavoro, proprio come con l’esonero, che però prevede il pagamento dello stipendio fino al termine contrattuale.

In ambito universitario poi, l’esonero ha un altro significato. In ambito universitario, il termine “esonero” può riferirsi a due cose diverse.

Es:

Domani ho il primo esonero di matematica.

Che significa? Si parla in questo caso di un esame, ma non equivale all’esame, poiché l’esonero, che avviene normalmente in forma scritta, è un esame che si riferisce a solo una parte del programma di quello specifico esame. Di conseguenza bisognerà fare due o tre esoneri per completare l’intero esame scritto di Matematica.

In pratica, facendo un esonero, successivamente lo studente sarà esonerato dallo studiare quella parte di esame su cui è già stato valutato. A volte gli esoneri permettono anche di superare l’intero esame e di evitare anche l’esame orale, qualora fosse previsto.

Per questo motivo viene chiamato esonero.

La chiave è capire il significato del verbo esonerare.

Esonerare, in generale, significa dispensare qualcuno da un compito. Se io sono esonerato dal fare qualcosa, significa che non devo fare quella cosa, non è un mio compito. Solitamente si tratta di un dovere affidato da un superiore che ad un certo punto decide che una persona in particolare possa essere esentata dal fare quella cosa, possa non avere o non avere più quel compito, quel dovere.

Si può trattare di qualunque dovere o obbligo e si applica in ogni contesto, non solo allo sport.

Esonerare è un verbo generico, mentre l’esonero, in ambito sportivo, ha anche quel significato aggiuntivo specifico analogo al licenziamento.

Attenzione, perché i calciatori non sono esonerati come gli allenatori. Loro possono essere ceduti, mandati in prestito in altre squadre, messi fuori squadra, messi fuori rosa, mandati in panchina o in tribuna, ma non possono essere esonerati, se non da dei compiti.

Solo gli allenatori e altri membri dello staff tecnico possono essere esonerati nel senso di licenziati.

È chiaramente legato al verbo esonerare perché quando un allenatore viene esonerato non ha più il suo ruolo, il suo compito di guidare la squadra e di allenarla poiché è stato rimosso dall’incarico.

L’esonero è proprio questo: la rimozione di un incarico sportivo.

Possiamo chiamarlo anche un allontanamento da un incarico.

Si sente spesso:

L’allenatore è stato allontanato dal suo incarico.

Curioso l’utilizzo del verbo “allontanare”. Questa espressione però, anche col verbo rimuovere, si usa per tutti gli incarichi, anche nel linguaggio burocratico, politico e aziendale.

Al di fuori del calcio quindi, considerato il significato del verbo esonerare, che come detto è generico, l’esonero non è proprio un licenziamento, ma solo una motivata esenzione dall’adempimento di un obbligo. Motivata perché c’è sempre un motivo alla base dell’esonero.

Ad esempio, uno studente potrebbe essere esonerato da un esame se dimostra di averlo già fatto in altre facoltà. Quindi, in questo caso, l’esonero è un’opportunità per evitare di affrontare determinati esami o corsi.

Oppure, una persona potrebbe essere esonerata, cioè esentata, dall’indossare la cintura di sicurezza in automobile per il fatto di avere determinate patologie, a differenza degli altri che sono obbligati, in auto, a indossare la cinture di sicurezza. Questo esonero esiste solo per certe persone, non per tutte.

Vediamo qualche altro esempio di utilizzo di esonerare e esonero.

Mourinho è stato appena esonerato. Al suo posto, alla guida della Roma, l’ex calciatore De Rossi.

I proprietari della squadra hanno esonerato il tecnico per motivi che i tifosi non hanno compreso.

È la terza volta che l’allenatore viene esonerato.

I calciatori con problemi fisici sono esonerati dagli allenamenti di gruppo con la squadra.

In questo ultimo esempio significa che i calciatori con problemi fisici non devono allenarsi con il resto della squadra, proprio perché hanno problemi fisici.

Vedete che in questo caso non c’è nessun licenziamento ma solo un esenzione da un compito, che possiamo anche chiamare esonero da un compito.

Avete capito che l’esenzione e l’esonero sono termini simili.

L’esenzione si definisce come un privilegio o una posizione giuridica che consente di rimanere liberi da un obbligo comune.

Esentare è un verbo più “importante” perché si usa prevalentemente parlando di tasse.

Se si gode del privilegio di non pagare le tasse, se questo è previsto dalla legge, si dice che si ha diritto all’esenzione.

Si è esentati dal pagare le tasse.

Esistono esenzioni ad esempio per malattie croniche, esenzioni per malattie rare, esenzioni per reddito basso. Esenzioni per invalidità, esenzioni per gravidanza, eccetera. Possiamo anche dire che queste persone sono esonerate dal pagare le tasse, ma è un verbo poco “giuridico”.

Lo so, dovevamo parlare di calcio, ma mi è scappata la mano, come al solito.

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Il ballottaggio IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 19)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo del ballottaggio, un termine che fa pensare subito alla politica ma che invece è all’ordine del giorno in tutte le squadre di calcio.

In ambito politico, indica una situazione in cui ci sono più candidati in corsa alle elezioni.

In ambito calcistico non ci sono elezioni, ma comunque ci sono delle scelte. L’allenatore in particolare sceglie ogni volta la squadra da far scendere in campo.

In tale ambito infatti il termine “ballottaggio” si riferisce a una situazione in cui ci sono più giocatori che competono per lo stesso ruolo all’interno della squadra. Questi giocatori sono in una sorta di competizione diretta per ottenere un posto da titolare o per essere selezionati per giocare in una partita specifica. Il “ballottaggio” indica quindi la decisione che l’allenatore deve prendere nel selezionare uno dei giocatori in competizione per quel ruolo o quella posizione in campo.
Ci vediamo al prossimo episodio dedicato al calcio.

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Un’occasione nitida – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 18)

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nitida occasione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo delle “occasioni nitide“. Parliamo delle occasioni da gol, cioè le opportunità per fare gol alla squadra avversaria. Occasione e opportunità sono termini che si possono usare indifferentemente.

Quando un giocatore o una squadra ha un’occasione nitida, significa che ha la concreta possibilità di segnare, di fare gol. Il pallone probabilmente si trova davanti alla porta avversaria e c’è un calciatore che può calciare con facilità in porta. In questo caso, è molto probabile che il giocatore riesca a segnare un gol.

Ecco alcuni esempi di occasioni nitide:

  • Un attaccante che riceve un passaggio da un compagno di squadra e si trova solo davanti al portiere.
  • Un difensore che recupera il pallone e calcia verso la porta avversaria da una posizione favorevole.
  • Un centrocampista che calcia da fuori area e colpisce la traversa o il palo.

Naturalmente, non tutte le occasioni nitide vengono sfruttate. A volte, il portiere riesce a parare il tiro, o il pallone colpisce il palo o la traversa. Ma quando un giocatore ha un’occasione nitida, ha una grande possibilità di segnare un gol.

“Nitida” significa “chiara”, “evidente”, “lampante”. Qui si usa in senso figurato. Infatti La parola “nitido” deriva dal latino “nitidus”, che significa “risplendere”.

Si usa anche in altre occasioni, al di fuori del calcio.

  • Un’immagine nitida è un’immagine in cui i dettagli sono ben visibili.
  • Un suono nitido è un suono che è chiaro e ben definito.
  • Un colore nitido è un colore che è intenso e vivace.
  • Un’idea nitida è un’idea che è chiara e ben definita.

Ad esempio:

  • In una partita di calcio, anche un passaggio può essere definito nitido: è un passaggio preciso e che arriva al destinatario senza essere intercettato.
  • In un film, un’immagine nitida è un’immagine che è ben definita, che si vede chiaramente, non sfocata, che quindi non presenta sfocature o disturbi.
  • In una canzone, un suono nitido è un suono che è ben definito e che non presenta distorsioni o interferenze. Si sente chiaramente senza problemi.
  • In un dipinto, un colore nitido è un colore che è intenso e vivace e che non presenta sfumature.
  • In un discorso, un’idea nitida è un’idea che è ben espressa e che è facile da capire.

Esiste anche l’avverbio “nitidamente“.

L’avverbio “nitidamente” significa “in modo nitido”, “in modo chiaro”, “in modo evidente”. Si usa per indicare che qualcosa è nitido, cioè chiaro, evidente o ben definito.

Ecco alcuni esempi di utilizzo dell’avverbio “nitidamente”, che può essere usato in diversi contesti, sia concreti che figurati.

  • Ho visto l’immagine nitidamente.
  • Ho sentito il suono nitidamente.
  • Il colore era nitidamente visibile.
  • L’idea era nitidamente espressa.
  • La spiegazione era nitidamente comprensibile.

Nel linguaggio del calcio si usa spesso il verbo “sfruttare” quando si parla di occasioni nitide. Sfruttare un’occasione nitida significa fare gol, concretizzare l’occasione da gol.

Non solo sfruttare però.

Esempio:

  • L’attaccante ha creato un’occasione nitida per il suo compagno di squadra, che ha poi segnato il gol.
  • La squadra ha capitalizzato un’occasione nitida, vincendo la partita per 1-0.
  • L’attaccante ha trasformato un’occasione nitida, segnando il gol della vittoria.
  • La squadra ha concretizzato un’occasione nitida, vincendo la partita per 3-0.
  • Il giocatore non si è fatto sfuggire la nitida occasione avuta nel primo tempo
  • L’attaccante non ha sprecato l’unica occasione nitida da gol che gli è capitata.
  • Non bisogna fallire un’occasione nitida da gol

Ci vediamo al prossimo episodio dedicato al calcio.

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Il derby, la stracittadina (EP. 17) – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO

Il derby, la stracittadina (scarica audio)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo del derby, anche detto stracittadina.

Si parla di una particolare partita, perché ad affrontarsi sono sue squadre della stessa città.

In Italia ci sono alcune città in cui ci sono due squadre di calcio, che giocano nello stesso campionato e nello stesso stadio.

Ad ogni modo, anche se ci fossero due diverse strutture sportive, ma sempre nella stessa città, parleremmo comunque di derby e di stracittadina.

Le stracittadine in Italia, quelle più famose, sono Roma-Lazio, che sono le due squadre romane. Per questo si chiama anche il derby della capitale.

Juventus e Torino (derby di Torino o derby della mole) invece si contendono la tifoseria della città di Torino, mentre Genoa e Sampdoria sono le due squadre di Genova. Questo si chiama il Derby della Lanterna.

Non meno importante è il derby Milan-Inter, che sono le due squadre della città di Milano. Quest’ultimo è anche detto “il Derby della Madonnina”.

Poi c’è un particolare tipo di derby, il derby d’Italia. Che significa?

Si tratta semplicemente della partita in cui si affrontano Inter e Juventus, che non sono della stessa città. E allora perché si chiama così?

Il cosiddetto “derby d’Italia” nel calcio è una partita molto attesa e tra due delle squadre di calcio più titolate e rivali in Italia: la Juventus e l’Inter. Per questo motivo si chiama derby d’Italia. Sono le due squadre che hanno vinto di più in Italia.

Questa partita è nota per la sua rivalità storica e per il prestigio delle due squadre coinvolte. Le partite tra la Juventus e l’Inter sono spesso considerate tra le più importanti della Serie A italiana.

Le stracittadine sono particolarmente sentite dai tifosi, proprio perché si tratta di persone che vivono normalmente nella stessa città, quindi gli sfottò e le prese in giro sono all’ordine del giorno. Le tifoserie, durante queste partite, danno il meglio di loro e gli stadi sono sempre esauriti.

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In casa e fuoricasa – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (EP. 16)

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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo delle partite in casa e di quelle fuoricasa.

Che significa giocare in casa e giocare fuoricasa?

Nel contesto del calcio, “giocare in casa” indica che una squadra sta disputando una partita nel proprio stadio, circondata dai propri sostenitori. Invece, “giocare fuori casa” significa che la squadra sta giocando nell’impianto dell’avversario, lontano dai propri tifosi. Questi due scenari hanno un impatto importante sulla dinamica della partita.

Quando si gioca in casa, c’è solitamente un vantaggio psicologico e si può beneficiare del supporto dei tifosi. Al contrario, giocare fuori casa può essere più difficile a causa dell’ambiente ostile e del fatto di essere lontani da casa.

Le trasferte infatti possono essere impegnative per le squadre a causa dei viaggi, dell’adattamento a un nuovo ambiente e della mancanza del sostegno dei propri sostenitori. Tuttavia, le trasferte sono parte integrante del calcio e possono rappresentare sfide emozionanti per i giocatori e per i tifosi che seguono la squadra in viaggio.

Attenzione perché non si dice “giocare a casa” ma “giocare in casa”.

Ci sono modi alternativi per esprimere i concetti di “giocare in casa” e “giocare fuori casa” nel calcio come in altri sport.

Giocare in casa si può dire:

Giocare davanti al pubblico amico

Giocare davanti ai propri tifosi.

Disputare la partita nel proprio stadio.

Giocare la partita casalinga

Giocare sul proprio terreno.

Affrontare l’avversario nella propria tana.

Giocare fuoricasa (in due parole o in una sola parola) invece si può dire:

Giocare in trasferta

Giocare nell’impianto dell’avversario.

Essere la squadra ospite

Affrontare l’avversario sul suo terreno.

Giocare lontano dalla propria base.

Giocare nello stadio avversario

Giocare sul/nel terreno avversario

Parlando delle partite ci sono quindi le partite casalinghe, cioè le partite in casa e le partite fuori casa, cioè le trasferte o le partite in trasferta.

E cosa succede quando due squadre giocano nello stesso stadio? Parlo di Roma e Lazio, di Juventus e Torino, di Genoa e Sampdoria ad esempio.

Chi gioca in casa e chi fuoricasa in questi casi?

Lo vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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