politica
L’esonero – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 20)
L’esonero (scarica audio)
– Indice episodi del linguaggio del calcio
Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.
Oggi parliamo dell’esonero. Questo è un termine particolare perché a seconda del contesto ha diversi significati.
L’esonero, nel contesto del calcio si riferisce alla rimozione di un allenatore dalla sua posizione, dal suo incarico, solitamente a causa dei risultati insoddisfacenti della squadra.
“Esonerare” pertanto, in questo caso, significa liberare l’allenatore dalle sue responsabilità, dai suoi oneri.
Voi direte: ma non si chiama licenziamento questo?
Beh, nel calcio non si usa questo termine,
La differenza principale tra “esonero” e “licenziamento” è nel contesto in cui vengono utilizzati. Il primo è lo sport, il secondo è il lavoro.
L’Esonero si riferisce quindi alla rimozione anticipata di un allenatore o di un membro dello staff tecnico a causa delle prestazioni insoddisfacenti della squadra. L’esonero in realtà è comune in generale nel mondo dello sport, quando una squadra non ottiene i risultati attesi.
Ho detto rimozione anticipata perché ogni allenatore ha un contratto e l’esonero avviene sempre prima della scadenza del contratto. Ad ogni modo l’allenatore verrà pagato fino alla scadenza del contratto. Questa è un’altra differenza rispetto al licenziamento.
Licenziamento è un termine più ampio e può essere applicato a diverse situazioni lavorative, ma al di fuori dello sport. Entrambi implicano la fine del rapporto, ma le ragioni e il contesto possono essere molto diversi. Ad ogni modo col licenziamento si perde ugualmente il lavoro, proprio come con l’esonero, che però prevede il pagamento dello stipendio fino al termine contrattuale.
In ambito universitario poi, l’esonero ha un altro significato. In ambito universitario, il termine “esonero” può riferirsi a due cose diverse.
Es:
Domani ho il primo esonero di matematica.
Che significa? Si parla in questo caso di un esame, ma non equivale all’esame, poiché l’esonero, che avviene normalmente in forma scritta, è un esame che si riferisce a solo una parte del programma di quello specifico esame. Di conseguenza bisognerà fare due o tre esoneri per completare l’intero esame scritto di Matematica.
In pratica, facendo un esonero, successivamente lo studente sarà esonerato dallo studiare quella parte di esame su cui è già stato valutato. A volte gli esoneri permettono anche di superare l’intero esame e di evitare anche l’esame orale, qualora fosse previsto.
Per questo motivo viene chiamato esonero.
La chiave è capire il significato del verbo esonerare.
Esonerare, in generale, significa dispensare qualcuno da un compito. Se io sono esonerato dal fare qualcosa, significa che non devo fare quella cosa, non è un mio compito. Solitamente si tratta di un dovere affidato da un superiore che ad un certo punto decide che una persona in particolare possa essere esentata dal fare quella cosa, possa non avere o non avere più quel compito, quel dovere.
Si può trattare di qualunque dovere o obbligo e si applica in ogni contesto, non solo allo sport.
Esonerare è un verbo generico, mentre l’esonero, in ambito sportivo, ha anche quel significato aggiuntivo specifico analogo al licenziamento.
Attenzione, perché i calciatori non sono esonerati come gli allenatori. Loro possono essere ceduti, mandati in prestito in altre squadre, messi fuori squadra, messi fuori rosa, mandati in panchina o in tribuna, ma non possono essere esonerati, se non da dei compiti.
Solo gli allenatori e altri membri dello staff tecnico possono essere esonerati nel senso di licenziati.
È chiaramente legato al verbo esonerare perché quando un allenatore viene esonerato non ha più il suo ruolo, il suo compito di guidare la squadra e di allenarla poiché è stato rimosso dall’incarico.
L’esonero è proprio questo: la rimozione di un incarico sportivo.
Possiamo chiamarlo anche un allontanamento da un incarico.
Si sente spesso:
L’allenatore è stato allontanato dal suo incarico.
Curioso l’utilizzo del verbo “allontanare”. Questa espressione però, anche col verbo rimuovere, si usa per tutti gli incarichi, anche nel linguaggio burocratico, politico e aziendale.
Al di fuori del calcio quindi, considerato il significato del verbo esonerare, che come detto è generico, l’esonero non è proprio un licenziamento, ma solo una motivata esenzione dall’adempimento di un obbligo. Motivata perché c’è sempre un motivo alla base dell’esonero.
Ad esempio, uno studente potrebbe essere esonerato da un esame se dimostra di averlo già fatto in altre facoltà. Quindi, in questo caso, l’esonero è un’opportunità per evitare di affrontare determinati esami o corsi.
Oppure, una persona potrebbe essere esonerata, cioè esentata, dall’indossare la cintura di sicurezza in automobile per il fatto di avere determinate patologie, a differenza degli altri che sono obbligati, in auto, a indossare la cinture di sicurezza. Questo esonero esiste solo per certe persone, non per tutte.
Vediamo qualche altro esempio di utilizzo di esonerare e esonero.
Mourinho è stato appena esonerato. Al suo posto, alla guida della Roma, l’ex calciatore De Rossi.
I proprietari della squadra hanno esonerato il tecnico per motivi che i tifosi non hanno compreso.
È la terza volta che l’allenatore viene esonerato.
I calciatori con problemi fisici sono esonerati dagli allenamenti di gruppo con la squadra.
In questo ultimo esempio significa che i calciatori con problemi fisici non devono allenarsi con il resto della squadra, proprio perché hanno problemi fisici.
Vedete che in questo caso non c’è nessun licenziamento ma solo un esenzione da un compito, che possiamo anche chiamare esonero da un compito.
Avete capito che l’esenzione e l’esonero sono termini simili.
L’esenzione si definisce come un privilegio o una posizione giuridica che consente di rimanere liberi da un obbligo comune.
Esentare è un verbo più “importante” perché si usa prevalentemente parlando di tasse.
Se si gode del privilegio di non pagare le tasse, se questo è previsto dalla legge, si dice che si ha diritto all’esenzione.
Si è esentati dal pagare le tasse.
Esistono esenzioni ad esempio per malattie croniche, esenzioni per malattie rare, esenzioni per reddito basso. Esenzioni per invalidità, esenzioni per gravidanza, eccetera. Possiamo anche dire che queste persone sono esonerate dal pagare le tasse, ma è un verbo poco “giuridico”.
Lo so, dovevamo parlare di calcio, ma mi è scappata la mano, come al solito.
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Il capro espiatorio (ep. 1032)
Il capro espiatorio
DURATA MP3: 11 min. circa
Il capro espiatorio è una persona o un gruppo su cui vengono scaricate colpe,per qualcosa, anche se queste persone non sono responsabili.
A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.
L’episodio contiene anche i ripassi di 16 episodi precedenti.
ENTRA – ADERISCI

Lacci e lacciuoli – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 43)
Va tutto bene madama la marchesa – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 42)
Va tutto bene madama la marchesa (scarica audio)
Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Una simpatica espressione di cui voglio parlarvi è “Va tutto bene madama la marchesa“.
Questa espressione è usata in modo ironico per indicare che le cose non vanno affatto bene, anche se apparentemente sembra tutto sotto controllo. È un modo sarcastico per sottolineare una situazione in realtà problematica o complessa.
Questa espressione evidenzia il comportamento di minimizzare o sdrammatizzare situazioni difficili o drammatiche.
L’origine risale a una canzone francese. In italiano infatti si dovrebbe dire “va tutto bene signora marchesa”, ma in questo modo è sicuramente più originale.
In pratica la storia è questa: il marito della marchesa si era suicidato. Una Tragedia! Oltretutto era scoppiato un incendio nel palazzo ed è morto anche un cavallo.
Il servitore, cioè il maggiordomo della marchesa doveva rassicurarla. Così, nonostante la gravità degli eventi, viene tranquillizzata in modo eccessivamente ottimista e superficiale dal servitore.
Si sottolinea così ironicamente il tentativo di minimizzare una situazione disastrosa.
L’espressione “va tutto bene madama la marchesa” si usa spesso parlando di politica, poiché i governanti cercano sempre di dire che va sempre tutto bene, che non ci sono gravi problemi nel paese, così, chi invece sta all’opposizione commenta spesso dicendo:
Smettiamola di dire va tutto bene madama la marchesa, perché non va bene proprio niente in Italia!
Teoricamente si può usare anche al di fuori dell’ambito politico, ma bisogna trovare un’occasione in cui ci sia una sdrammatizzazione da parte di qualcuno oppure semplicemente si tratta di fare ironia su un fatto accaduto.
Es:
Oggi è stata una giornata Tranquilla: Abbiamo solo perso il treno, perso le valigie e piove a dirotto. Insomma, va tutto bene madama la marchesa!
Qui si evidenzia in modo ironico che è stata una giornata di… vabbè avete capito…
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.
Piove governo ladro (Ep. n. 41)
Piove governo ladro (scarica audio)
Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Siete felici quando piove? In Italia non tanto, e da sempre esiste una simpatica rspressione per indicare questo dispiacere:
Piove, governo ladro!
È un’esclamazione che oggi si utilizza solamente in senso ironico, perché il Governo italiano non ha chiaramente nessuna colpa quando piove e nessun merito quando è bel tempo. È utilizzata quindi per esprimere insoddisfazione o malcontento verso il governo cogliendo l’occasione quando le condizioni meteorologiche sono avverse, come quando cade la pioggia.
Eppure all’origine (almeno questa è una delle ipotesi sull’origine di questa espressione) questa esclamazione aveva, eccome, a che fare con le decisioni del Governo, ma non perché questo aveva il potere di far piovere, quanto perché quando pioveva, i contadini lombardi (circa 200 anni fa) sapevano che il governo austriaco (c’era la dominazione austriaca a quei tempi) avrebbe aumentato la tassa sul seminato, perché con la pioggia sarebbe migliorato il raccolto.
La tassa sul seminato era un’imposta sulla macinazione del frumento e dei cereali in genere.
Dunque: più pioggia, più raccolto, più tasse. Questa decisione non era chiaramente ben accolta dai contadini che quindi, alla vista della pioggia, imprecavano:
Piove, governo ladro!
Non si sa se sia veramente questa l’origine dell’espressione, ma valeva la pena parlarvene perché oggi si usa spesso per esprimere, quasi sempre con il sorriso, un dissenso verso i governanti di turno. Oggi, tra l’altro, è bel tempo e non osso dire nulla contro il Governo!
907 Il termine politica
Il termine politica (scarica audio)
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Trascrizione
Giovanni: Oggi ci occupiamo del termine “politica“, ma non siamo all’interno della rubrica “politica italiana” dove trattiamo squisitamente termini che si usano in ambito politico, quindi parlando di partiti politici e più in generale dell’attività relativa al governo.
Il termine “politica”, al femminile, si usa anche in ambiti diversi, alcuni comunque molto legati all’attività di governo ma non tutti. In economia basti ricordare alla politica economica, la politica dei prezzi, la politica dei redditi, la politica fiscale e quella industriale o la politica monetaria.
La politica in questi casi è sempre un insieme di strumenti, di provvedimenti, di iniziative, ma in senso figurato la politica è anche una sorta di prassi, cioè un modo di operare, un modo di comportarsi. Ci siamo già occupati della prassi, e se volete potete dare un’occhiata all’episodio in questione. La politica allora è una prassi conforme a determinati principi o direttive nell’esercizio di un’attività o di un potere decisionale.
La stessa politica dei prezzi – siamo sempre in ambito economico – è proprio una prassi. Questa particolare politica esprime la volontà di perseguire un obiettivo legato ai prezzi. Non solo rappresenta l’insieme delle decisioni che influenzano i prezzi, ma è anche il nome della strategia usata per raggiungere l’obiettivo desiderato.
Dunque non solamente la BCE (la Banca Centrale Europea) ha una politica dei prezzi, in quanto ha l’obiettivo di giungere a una inflazione pari al 2 percento (e di conseguenza prende decisioni affinché questo risultato sia raggiunto) ma tutte le attività economiche hanno una personale politica dei prezzi, che è la loro strategia, il loro modo di fissare i prezzi eccetera.
In quest’ultimo caso, si tratta quindi di scelte, di decisioni, di strategie che si usano per raggiungere un obiettivo (fare profitto in questo caso):
Ad esempio:
La nostra politica dei prezzi è quella di non aumentarli quando aumenta il prezzo del carburante.
Quando ci sono i saldi, la politica dei prezzi del nostro negozio, è quella di applicare un ulteriore sconto a tutti i nostri clienti.
Solitamente, il termine “politica“, lo avrete capito, si usa in ambito politico-economico, ma possiamo anche usare la politica, intesa come comportamenti e prassi, anche in altri ambiti.
Riguardo al mio metodo di insegnamento, ad esempio, posso tranquillamente dire che partire dall’uso della grammatica non fa parte della mia politica, perché prediligo un metodo basato sul piacere e sull’ascolto.
Dunque la mia politica di insegnamento non prevede l’uso esclusivo né principale della grammatica.
La mia politica è questa. C’è a chi piace e a chi non piace.
La politica quindi, usata in questo modo, esprime un modo di operare, un metodo, ma più in generale deriva da un modo di pensare.
Tutti noi, abbiamo una politica comportamentale in tutti gli ambiti.
Vediamo altri esempi. Parlando di calcio, un allenatore potrebbe dire, dopo una sconfitta:
Sono veramente amareggiato dopo questa sconfitta ma continuo a non guardare la classifica, perché non fa parte della mia politica di tecnico. Preferisco pensare al prossimo avversario.
Non appartiene alla politica di Mario lamentarsi, anche se ultimamente gli sono accadute un sacco di disgrazie
La mia politica in cucina è quella di pulire subito dopo che ho usato ogni ingrediente
La mia politica è di contare sempre fino a cinque quando qualcuno mi fa arrabbiare
Vedete allora che possiamo usare questo “ingrediente” – passatemi il termine – per arricchire la nostra conversazione in ogni aspetto, quando parliamo del nostro personale modo di fare, del nostro abituale comportamento. Spesso c’è, alla base, un convincimento (ad esempio, l’ordine e la pulizia sono importanti per me se la mia politica in cucina è di pulire subito), un’idea, di una regola, dunque si tratta sempre di un insieme di comportamenti tutti conformi a un’idea di base che guida le azioni.
La nostra politica a tavola è che “non si butta niente”, quindi ognuno deve finire il proprio piatto
La giusta politica da adottare per un uomo politico dovrebbe essere quella dell’onestà sempre e ad ogni costo.
Qual è la giusta politica da mettere in atto per gestire il riscaldamento globale?
La politica da perseguire è quella della riduzione dell’inquinamento e della salvaguardia delle risorse.
Ai miei figli dico sempre: non vi è consentito rientrare a casa dopo mezzanotte. Questa è la politica personale mia e di mia moglie e ed è applicata rigorosamente.
Bene, adesso vediamo il ripasso, perché come sapete la politica adottata all’interno degli episodi di “due minuti con Italiano Semplicemente” è questa: imparare qualcosa di nuovo e ripassare qualche episodio passato.
Ulrike: sai, con la politica italiana vi è qualcosa che non mi torna, anzi mi va proprio di traverso. Sembra che la politica sia come un gioco di carte truccato. Ed è possibile mai, che tutti sappiano che le carte sono false, ma continuino a giocare lo stesso?
Peggy: hai detto niente! Tra l’altro poi sono sempre gli stessi giocatori che hanno la meglio, mentre siamo sempre noi poveri cittadini a pagare lo scotto.
Danielle: Ma sapete cosa mi manda ai matti? Che gli italiani sono sempre di diverso avviso su tutto! Come se fossero tifosi di due squadre di calcio rivali.
Marcelo: Senz’altro! Tuttavia, tutto il mondo spesso e volentieri ci invidia per le peculiarità della nostra cultura culinaria o per il nostro patrimonio artistico e culturale. Di contro quando parliamo di politica, con ogni probabilità finiamo sempre per fare figuracce. Solo per usare un eufemismo…
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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente
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I colletti bianchi – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 30)
I colletti bianchi (scarica audio)
– Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica
Trascrizione
Giovanni: oggi lascio la parola a Danielle, membro dell’associazione Italiano Semplicemente, che vi leggerà questo episodio dedicato alla politica italiana. Anche per voi può essere piacevole ascoltare una seconda voce di tanto in tanto. Vai Danielle!
Danielle: Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo dei colletti bianchi.
Il colletto è il bordo di una camicia o una giacca, che risulta disposto attorno al collo.
Ovviamente le camicie bianche hanno il colletto bianco, ma “colletti bianchi” è il nome che viene dato a una particolare categoria di lavoratori.
Si tratta di professionisti come medici, magistrati, insegnanti, impiegati, dirigenti e funzionari pubblici o anche manager d’azienda.
Ma che c’entra con la politica?
Lasciatemi spiegare prima perché vengono chiamati così.
Innanzitutto l’origine è la lingua inglese: “white collars”, quindi sarà più facile capire per molti non madrelingua italiana.
Si tratta di professioni che si possono svolgere indossando camicie bianche perché richiedono un lavoro esclusivamente intellettuale e non fisico.
I colletti bianchi svolgono attività che richiedono una formazione specialistica e un alto livello di conoscenza tecnica.
I colletti bianchi però sono sempre citati oggi non come categoria privilegiata di lavoratori, ma come invece un ceto sociale particolarmente incline a commettere certi tipi di reati.
In fondo queste professioni sono esercitate da persone che, in un modo o nell’altro, gestiscono il potere.
Sono rispettabili persone, più colte e istruite rispetto alla media: professionisti che si occupano di bilanci aziendali, di relazioni pubbliche, di azioni in borsa, di rapporti tra soggetti pubblici e privati eccetera.
Persone che possono influenzare il mondo dell’economia e della politica e che spesso e volentieri lo fanno in modo illecito.
Quando si parla di colletti bianchi è praticamente sempre in contesti in cui il candore (la purezza) del bianco viene sporcato da reati come falso in bilancio, corruzione, appropriazione di denaro pubblico, eccetera.
I colletti bianchi non si sporcano le mani di sangue, non commettono omicidi, non fanno attentati mafiosi o altri atti criminali clamorosi di questo tipo. Questo non significa che non ci siano legami tra la criminalità organizzata e questi reati ovviamente.
I loro reati pertanto spesso sono invisibili anche perché nessuno denuncia queste attività illecite, perché sono attività a danno pressoché di tutti gli altri e nessuno tranne i colletti bianchi ne è a conoscenza.
In Italia (e non solo) la politica ha un legame con i “colletti bianchi” in quanto questi lavoratori sono considerati una parte importante della società e dell’economia. Le politiche pubbliche (dunque le decisioni della politica) che riguardano la formazione professionale, l’occupazione e la protezione sociale hanno un impatto diretto sulla vita dei colletti bianchi.
Ad esempio, le politiche fiscali che riguardano le imposte sul reddito e la previdenza sociale possono influire sulla remunerazione e sulle prospettive di carriera dei colletti bianchi.
Inoltre, i colletti bianchi, essendo sono spesso rappresentati in posizioni di comando in molte industrie, tra cui sanità, finanza e tecnologia, possono esercitare una notevole influenza sulla politica attraverso i loro interessi professionali e economici.
In sintesi, la politica italiana e i colletti bianchi sono legati da un rapporto di interdipendenza, in cui le politiche pubbliche hanno un impatto sulle condizioni di vita e di lavoro dei colletti bianchi, e questi ultimi, a loro volta, possono influire sulla formulazione delle politiche pubbliche attraverso la loro posizione e il loro potere economico e professionale.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano dedicato alla politica italiana.
Giovanni: grazie a Danielle per l’aiuto e complimenti per l’ottima pronuncia.
Lo zoccolo duro
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Benvenuti su Italiano semplicemente.
Spesso si sente parlare di “zoccolo duro“, che è un’espressione usata soprattutto nella politica italiana. In questo ambito indica gli elettori che non cambiano idea facilmente e che quindi continuano a votare per un partito anche se cambiano le condizioni o si verificano eventi particolari come dichiarazioni politiche o decisioni particolari dei leader di un partito che possono far cambiare idea agli elettori.
Lo zoccolo viene definito “duro” ad indicare una rigidità, quindi il contrario di “morbido”. Una cosa morbida infatti può modificarsi nella forma.
In realtà l’espressione si può usare in tutti i casi in cui c’è un gruppo di persone con opinioni o interessi comuni che sono più resistenti e difficilmente cambiano idea nel sostenere una causa o nel praticare un’attività nonostante il verificarsi di qualcosa che potrebbe ridurne il numero.

Ad esempio si potrebbe parlare dei tifosi più violenti all’interno del gruppo dei tifosi di una squadra di calcio. Allora lo zoccolo duro è quella percentuale di tifosi violenti che non si riduce più nonostante siano aumentate le pene e i controlli della polizia.
Oppure si potrebbe parlare dei no-vax e di un nuovo vaccino più sicuro degli altri. Cosa succede ai no-vax? Si riducono? Scompaiono completamente? Oppure c’è uno zoccolo duro di no-vax che resta contrario ai vaccini nonostante tutto?
Si potrebbe parlare anche dello zoccolo duro della resistenza in Ucraina sottoposta ai continui bombardamenti russi: tale zoccolo duro è composto da chi non si arrende mai, fino alla fine.
L’uso del termine zoccolo (rigorosamente al maschile, mi raccomando, altrimenti diventa una parolaccia) non si riferisce, almeno in teoria, allo zoccolo degli animali, ma pensate alla forma dello zoccolo che somiglia ad un piccolo istogramma, cioè alla rappresentazione grafica di dati numerici (una possibile rappresentazione grafica).
Tra l’altro lo zoccolo è anche una calzatura di legno, una scarpa di legno; e se pensate alla forma dello zoccolo, e soprattutto al tacco di legno, questo ha una forma squadrata anch’essa simile ad un piccolo istogramma.
L’episodio finisce qui, e approfitto per ricordarvi la pagina in cui ci sono tutte le altre espressioni idiomatiche del sito. Basta andare sul menu’ in alto: livello intermedio e poi cliccare su frasi idiomatiche e modi di dire. Vi ricordo infine i due audiolibri dedicati alle espressioni idiomatiche che potete trovare sia in PDF e MP3, (1 audiolibro – 2 audiolibro) sia in versione kindle (1 audiolibro – 2 audiolibro) che cartacea su Amazon.
Inoltre vi ricordo che diventando membri dell’associazione Italiano Semplicemente potrete avere accesso a tutti gli episodi audio del sito (sono circa di 2000 per ora) suddivisi per categoria: principianti, intermedio, italiano professionale, politica italiana, italiano commerciale, italiano per ispanofoni, per cinesi e a tutti gli audiolibri, nonché partecipare alla discussione quotidiana sul nostro gruppo whatsapp.
Un saluto a tutti da Giovanni.
Spero che uno zoccolo duro di voi sia arrivato a leggere tutto l’episodio fino alla fine!

Impariamo l’italiano cantando (n. 1)
Impariamo l’italiano cantando (episodio n. 1)
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Trascrizione
Buongiorno a tutti amici di Italiano Semplicemente.
Inizia una nuova storia, una nuova rubrica, una nuova serie di episodi, stavolta dedicati alla canzone italiana.
Questi episodi faranno anche parte di un prossimo audio-libro.
Come funziona questa rubrica?
Funziona così: io sceglierò per voi una bella canzone italiana, che sia al contempo famosa, interessante dal punto di vista del contenuto e che permetta a tutti i non madrelingua di capire bene le parole e quindi anche di poterla cantare se vogliono.
Un nuovo modo d’imparare l’italiano dunque, che molti stranieri già utilizzano. Talvolta però risulta complicato capire proprio tutto tutto. Allora se necessario di volta in volta spenderò qualche parola anche sul significato della canzone.
Facciamo così. Io prima vi parlo delle parole più difficili del testo, senza dirvi di quale canzone si tratta, e solo alla fine vi darò il titolo e anche un link per poterla ascoltare. Vedrete che basterà ascoltarla un paio di volte e tutto sarà più chiaro. Aspettate ad andare alla fine!
Cominciamo dalle parole dunque.
Battere: un utilizzo particolare del verbo battere è quando è il sole a battere.
Si dice, quando un luogo è illuminato dal sole, che li “ci batte il sole” nel senso che è illuminato dal sole.
Es: sul mio balcone, il pomeriggio ci batte il sole.
Se dico invece che il sole batte forte vuol dire che fa molto caldo.
Se dico che il sole mi batte addosso o che batte su di me può voler dire che mi trovo al sole oppure in senso figurato che è estate.
C’è anche un altro uso figurato interessante:
“Là dove non batte il sole” , che può indicare anche il nostro sedere. Ma questo non c’entra nulla con la canzone.
Il sole dunque può battere, proprio come il cuore, ma il sole batte solamente su qualcosa o qualcuno.
Il sole però può anche bruciare.
A dire il vero il sole brucia continuamente, altrimenti non ci darebbe la sua luce, ma quando si dice che “il sole brucia” si vuole indicare la sensazione di calore che ci causa sulla pelle. Si potrebbe dire anche che “scotta” ma scotta è più informale.
Inoltre in questa canzone si dice che il sole brucia, anzi che bruciava. Evidentemente si parla del passato.
Col sole si usa anche il verbo “piazzare” che significa mettere, esporre.
Piazzare un asciugamani al sole significa metterlo al sole, ad esempio sulla spiaggia.
Posso anche dire:
Io mi piazzo al sole
Tu dove ti piazzi?
Piazziamoci qui ché mi piace perché ci batte il sole.
A volte è un verbo che si usa anche nel senso di mettersi in un posto in modo poco rispettoso verso gli altri, procurando fastidio.
Non puoi piazzarti davanti alla tv! Non sei trasparente!
Poi voglio parlarvi del verbo “sfiorire“. Un verbo adatto a descrivere una pianta che perde i fiori: quando cadono i fiori da una qualunque pianta, si dice che la pianta sfiorisce.
Anche i fiori si può dire che sfioriscono, nel momento dell’anno in cui scompaiono. I fiori prima fioriscono e poi sfioriscono. Le margherite, i ciclamini, le viole eccetera.
Fiorire è esattamente l’opposto: una bellezza che fiorisce, come i fiori stessi che iniziano a crescere o una pianta che inizia a mettere i fiori o un prato che si riempe di fiori. Anche una bellezza può fiorire anche una persona, per indicare l’inizio della gioventù, come un fiore che cresce e si apre al sole.
In senso figurato quindi i due verbi si usano spessissimo per indicare l’inizio e la fine della gioventù.
Quando si perde la freschezza giovanile, si sfiorisce.
La sua bellezza comincia a sfiorire.
Nelle canzoni si usano sempre immagini figurate perché aumenta il contenuto poetico.
Passiamo al verbo rigonfiare, molto simile a gonfiare. Questi due verbi si usano spesso in senso figurato.
Infatti, sebbene si possa gonfiare ad esempio un pallone, riempendolo d’aria, in modo figurato posso dire di essere gonfio d’orgoglio, oppure rigonfio d’orgoglio, cioè sono molto orgoglioso.
Oppure sono gonfio di speranza o rigonfio di speranza. Quindi stavolta sono pieno di speranza.
Poi ci sono tre verbi che appartengono al linguaggio della politica, argomento molto amato dal cantante in questione (dopo vi dirò chi è).
I verbi sono: amministrare, promettere mantenere.
Si può amministrare un paese, una nazione, un’azienda, un condominio e in generale ogni attività o beni. Significa curarne l’andamento in modo da garantirne l’efficienza e il rendimento. Simile a gestire. E condurre.
Promettere è una cosa che fanno tutti i politici, poi però bisogna mantenere le promesse, cioè fare ciò che si è promesso.
Anche il verbo annettere si usa in politica. Si parla di geopolitica.
Annettere una nazione all’Europa significa ad esempio unire insieme all’Europa questa nazione. Si parla di annessione. Dopo l’annessione all’Europa , la nazione farà parte dell’Europa.
In una canzone possiamo anche usare annettere come sinonimo di unificarsi, mettersi insieme:
L’Europa si sta annettendo
Dovremmo usare unificare, ma in una canzone ci possono essere queste variazioni.
Poi vediamo il termine “appena” che si può usare in tanti modi. Uno dei modi è se dico:
Ricordare appena
Si usa quando si ricorda poco, quando la memoria di qualcosa è quasi scomparsa.
Quante donne hai avuto prima di me?
Le ricordo appena
Significa che il ricordo è molto lontano e sta quasi scomparendo. Evidentemente non hanno lasciato un segno! Si tratta di amori cosiddetti “fugaci”, cioè di breve durata e poco importanti.
Andiamo avanti.
Sapete che il testo di una canzone viene spesso chiamato “pezzo“. Si usa anche per i testi teatrali.
Scrivere un pezzo
Cantare un pezzo
Comporre un pezzo
Un cantautore può dunque dire di aver scritto tutti i propri pezzi, e infatti i cantautori sono sia cantanti che autori dei propri pezzi.
Le canzoni normalmente passano di moda dopo un po’ di tempo, ma ce ne sono alcune che resistono al tempo e sebbene abbiano molti anni restano ancora “in voga” , cioè restano ancora molto ascoltate. Evidentemente sono belle canzoni, se sono tuttora in voga dopo tanti anni. Tuttora significa “anche oggi”, “ancora adesso”.
Infine vediamo l’aggettivo perverso.
Se usato per descrivere una persona o un comportamento sta a indicare la cattiveria, la perversione, una tendenza a fare del male o ad avere atteggiamenti sessualmente animali, strani.
Ma nelle canzoni e nella letteratura può indicare anche qualcosa di avverso, cioè che ha un avere un effetto negativo su qualcuno.
Una notte può essere perversa ad esempio, un periodo di tempo, dunque anche una giornata, un’estate eccetera.
La canzone in questione, che possiamo chiamare pezzo o anche brano, racconta una storia d’amore abbastanza fugace, di breve durata e di poca importanza, un amore estivo avuto nel passato.
Il periodo era un’estate, e le estati quando si è giovani si aspettano con speranza, proprio perché solitamente in gioventù durante l’estate si possono avere storie d’amore, anche e spesso fugaci.
Probabilmente si tratta dunque di un amore adolescenziale, che risale ai tempi della scuola.
Il periodo di cui si parla è l’inizio dell’estate perché è in quel periodo che “sfioriscono le viole“. Infatti le viole fioriscono a ottobre e sfioroscono l’anno successivo all’inizio dell’estate.
Ma questa, oltre che parlare damore è anche una canzone di denuncia della cattiva politica italiana.
Parla infatti della massoneria e dell’influenza americana e della rivoluzione francese.
La massoneria è una associazione segreta (non come Italiano Semplicemente) a cui appartenevano anche molti personaggi politici a altre persone legate da comuni interessi.
In questa canzone infatti si fanno alcune citazioni di personaggi importanti del passato legati alle rivoluzioni e alla massoneria come il marchese La Fayette, Novaro, Mameli e il barone Otto von Bismarck-Shonhause.
Può bastere così, vi ho detto abbastanza cose.
La canzone è “sfiorivano le viole” del grande Rino Gaetano. Spero che ciò che ho spiegato vi sia stato di aiuto per capire questa bella canzone.
Potete commentare l’episodio se avete suggerimenti per il prossimo pezzo da spiegare di questa nuova rubrica.
Un saluto a tutti.


