433 Ingeneroso

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Ingeneroso

Tutti gli studenti non madrelingua conoscono e sanno utilizzare l’aggettivo generoso, ma quanti conoscono e meglio ancora utilizzano ingeneroso?

Sembra avere a prima vista significato contrario rispetto a generosità. Ma non è esattamente così.

Infatti la generosità è la nobiltà d’animo che comporta il sacrificio dell’interesse o della soddisfazione personale di fronte al bene altrui.

essere ingeneroso

Se sono generoso non ho difficoltà a “dare”. In genere ci si riferisce al denaro. La generosità è l’assenza di problemi nel ricompensare o nel donare, e essere generosi è indubbiamente una qualità. Significa essere altruisti e disinteressati. Solitamente il contrario della generosità è l’egoismo, ma se mi riferisco al denaro si parla di taccagneria, tirchieria, che è la caratteristica delle persone attaccate al denaro. Più in generale una persona non generosa è egoista, è gretta, meschina, misera.

Essere ingenerosi invece si riferisce  all’assenza di generosità spirituale e di comprensione. Non si parla di soldi o di difficoltà nel dare. Piuttosto si parla di difficoltà nel riconoscere un merito.

La persona ingenerosa tende a dare colpe agli altri più del necessario, tende a non riconoscere qualcosa di positivo in un’altra persona, tende a non perdonare, tende a infierire. C’è poca indulgenza, poca umana comprensione nei confronti del prossimo. Ecco, forse quest’ultima definizione è la più appropriata. Nel linguaggio comune, quello di tutti i giorni, è molto facile lasciarsi andare e descrivere queste persone ingenerose come “stronze” o “egoiste“. Spesso si parla anche di giustizia o di cattiveria o di parlar male di qualcuno:

Non è giusto ciò che hai detto.

Sei cattivo a parlare così

Perché parli male di Giovanni?

Facile comunque usare parole offensive verso queste persone.

Parlare di ingenerosità non è invece offensivo, ma invita alla riflessione, e si può usare anche in contesti più formali.  In sostanza, è molto più elegante parlare di ingenerosità piuttosto che utilizzar epiteti o insulti vari. Sicuramente è molto difficile usare questo aggettivo quando si è arrabbiati. 

Perché parli male di Giovanni?

Sei ingeneroso se la pensi così

Hai usato parole molto ingenerose verso Giovanni

Con me sono state usate parole ingenerose

Credete che qualcuno abbia mai usato parole ingenerose verso di voi? Ebbene da oggi avete un modo in più per lamentarvi di questo, e per giunta senza offendere nessuno. 

Adesso ripassiamo:

Anthony: TI FAREBBE SPECIE se io dicessi che i membri dell’associazione CI SANNO FARE con i ripassi?

Hartmut: Ti rispondo io SENZA REMORE che non ho il BENCHÉ minimo dubbio sul fatto che i membri CI CAPISCONO benissimo in termini di ripassi.

Rauno: lasciati prendere dall’ispirazione allora e scrivicene uno. È QUI CHE TI VOGLIO!

Hartmut: vuoi che io RACCOLGA LA PROVOCAZIONE? Va bene. SONO IN VENA. Lo farò molto volentieri PURCHÉ tu non rompa più le scatole!

Irina: SMORZIAMO I TONI ragazzi! Altrimenti PAGHERETE entrambi LO SCOTTO di un’amicizia mandata A MONTE.

27 – Presa in carico – ITALIANO COMMERCIALE

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Descrizione 

Lezione 27 di due minuti con Italiano commerciale. Parliamo oggi dello stato degli ordini ed in particolare della presa in carico di un ordine.

Durata: 3 minuti circa 

Caro

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Caro amico ti scrivo…

Caro - aggettivo

Con queste parole iniziano spesso le lettere o una email ad un amico. Un caro amico. 

Oggi vediamo proprio i molteplici utilizzi di questo aggettivo italiano.

Caro è un termine che solitamente viene usato per esprimere affetto: caro amico, cara mamma, caro papà eccetera.

In realtà però ha molti utilizzi diversi e alcune volte l’affetto non c’entra nulla.

Giacomo Leopardi in una famosa lirica (l’Infinito) scriveva “sempre caro mi fu quest’ermo colle” e lui si riferiva all’affetto che nutriva per un colle, che era il monte Tabor del comune di Recanati, nella regione Marche.

Tante cose possono essere definite come “care”.

Con “le persone care”, o “le persone più care“, ad esempio, si intendono i genitori, i parenti e gli amici più intimi. Si chiamano anche “i cari”:

Vorrei riabbracciare i miei cari.

Ha voglia di rivedere i suoi cari.

L’aggettivo diventa un vero e proprio nome in questi casi.

Che caro che sei stato a farmi un regalo per Natale

Sei stato gentile, amabile, anche simpatico.

Manda un caro saluto ai tuoi.

Anche questa è un modo ricorrente di usare caro.

Maria è una cara ragazza

Maria quindi è una ragazza gentile, affettuosa, amabile. Non c’entra con la parentela stavolta.

 Giovanni è un carissimo amico

  Giovanni è cioè una persona particolare per me, non un amico qualunque. Si usa spesso questa formula soprattutto quando si presenta una persona a cui teniamo molto ad un’altra oppure quando cerchiamo un aiuto per una persona per noi importante.

Sono le persone a noi più care, quelle per le quali si prova più affetto.

C’è un modo particolare di usare “caro”:

Caro mio!

Notate il tono che viene usato. E’ un modo familiare e spesso anche ironico. Ad esempio:

Caro mio, sapessi quanti momenti difficili ho vissuto io alla tua età.

 Oppure:

Caro mio, stavolta non mi freghi!

Esprime a volte impazienza, a volte si vuole esprimere saggezza o esperienza di vita, una lezione imparata, o si vuole insegnare qualcosa all’altro, facendo pensare che ci sarebbe molto altro da dire su questo argomento. E’ anche un modo per dare dei consigli, e “il caro” sta  a significare che il consiglio è il risultato dell’esperienza.

Caro mio, non sono mica scemo!

Se vuoi fare carriera, caro mio, devi lavorare meno e fare più politica!

Andiamo avanti: 

Ma che caro!

Questa esclamazione può esprimere affetto, ma anche l’esatto opposto, dipende molto dal tono che si usa. Può anche esprimere una antipatia per una persona.

Ma che cari i nostri zii, hanno detto che anche quest’anno vengono e trovarci per Natale e resteranno fino a  capodanno!

Anche un oggetto può essere molto caro. Lo può essere per due motivi: se ci teniamo molto, perché ha una particolare importanza per noi, oppure se ha un prezzo molto alto.

Quindi caro significa anche “costoso“. Un modo informale ma molto usato da tutti.

Un albergo caro, un ristorante caro hanno quindi dei prezzi alti rispetto alla media.

Anche una persona che esercita una professione può essere cara se si fa pagare molto.

Un parrucchiere caro ha dei prezzi più alti della media.

Com’è quel meccanico? E’ caro?

Equivale a dire: i prezzi sono alti?

Esiste anche “avere caro” che significa tenere a qualcosa o qualcuno. 

Ci tengo che ci sia anche tu domani a pranzo da mia madre

Avrei caro che ci fossi anche tu domani a pranzo da mia madre

Significa quindi gradire, apprezzare, desiderare.

C’è anche “tenere caro” che significa aver cura, custodire con cura.

Il mio diario di quando ero ragazzo è un oggetto che tengo molto caro.

Ho cura di questo diario, mi dispiacerebbe che venisse perduto o distrutto.

Simile è “tenersi caro qualcuno“. Si usa solo con le persone.

Tieniti caro il tuo amico Giovanni che potrebbe esserti utile in futuro

Quindi l’amico Giovanni è un amico che non devi perdere: tientelo caro (o tientelo stretto). A proposito, “tientelo” si usa spesso ma è corretto anche “tienitelo“:

Tientelo per te (non dirlo a nessuno)

Tientelo stretto

Tienitelo bene in mente (non dimenticarlo)

Tornando a “caro“:

Ci sono alcuni verbi che usati insieme a caro o cara hanno un significato particolare:

Vendere cara la pelle” significa perdere, essere sconfitti, soccombere, ma dopo essersi difesi con tutte le proprie forze.

La pelle rappresenta la vita, o anche una partita nello sport, e vendere cara la pelle significa che la propria vita costa molto, è cara, cioè costosa, quindi chi vende cara la pelle non si lascia sconfiggere facilmente, non perderà senza lottare.

Pagare caro un errore  invece significa che questo errore ha delle conseguenze molto importanti e negative per chi lo ha commesso.

Costare caro ha lo stesso significato. Sia pagare caro che costare caro usano la metafora del prezzo per indicare le conseguenze di un errore o di uno sgarbo fatto a una persona:

Mi hai detto che sono uno stupido e questo ti costerò caro!

Nel caso di sgarbi, di torti fatti ad una persona, si usa spesso anche al femminile:

La pagherai cara!

Questa è una minaccia vera e propria che si fa ad una persona per aver fatto qualcosa di grave, spesso con la volontà.

Chi non vorrà farsi vaccinare contro il Covid potrebbe pagarla cara: niente viaggi in aereo, niente alberghi, impossibile lavorare nel pubblico impiego. 

432 Purché

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La congiunzione purché

purchéL’episodio di oggi riguarda purché, congiunzione molto usato nella lingua italiana.

Si usa in modo analogo a “basta che“, o anche “la cosa importante è che“.

In pratica si utilizza per indicare qualcosa di importante, qualcosa di necessario.

Anche questa congiunzione, come benché, si usa col congiuntivo. Stavolta però è sempre così. Non è possibile evitarlo.

Non importa quale vaccino fare contro il Covid, purché funzioni.

È chiaro che ciò che conta veramente è che questo vaccino funzioni. Questo basta, questo è necessario e sufficiente. Questa è l’unica cosa importante.

Ok, ti pagherò, purché tu te ne vada.

Vedete che si usa per le cose cui non possiamo rinunciare, per indicare il minimo richiesto per questo motivo possiamo usare anche “a patto che” , “sempre che” , “a condizione che“.

Si può usare quindi quando si fanno accordi, quando si accetta qualcosa, e anche quando si è disposti a fare qualche rinuncia, ma allo stesso tempo si fissa un limite minimo: meno di questo non è possibile. A questo serve purché.

Notate che nelle stesse circostanze potremmo usare anche “almeno” che è un avverbio di quantità, che ugualmente esprime il concetto di minimo, però non ha esattamente la stessa funzione di purché.

Ad esempio, nella frase

Ti aiuterò purché tu mi dica grazie.

Questo significa che io non ti aiuterò se non mi dirai grazie. Il tuo grazie è necessario.

Se invece io dico:

Ti aiuterò almeno mi dirai grazie

Sto dicendo che io ti aiuterò perché credo che tu mi ringrazierai per questo. Questo è un risultato minimo che credo di ottenere. E’ come dire “se non altro” mi dirai grazie.

Se invece dico:

Mi dirai almeno grazie?

Ti sto chiedendo la minima cosa che tu potresti fare per il mio aiuto. Ma magari potresti fare anche di più.

Quindi “almeno” è più simile a “se non altro“, “se non di più“, “come minimo“, ” a dir poco“.

In entrambi i casi però il mio aiuto non è in discussione.

Invece purché serve proprio a porre una condizione, benché minima.

Dicevo che si può sostituire con “basta che“, che però è più informale. In questo modo però potete, se volete, evitare il congiuntivo.

Va bene la pasta per pranzo?

Ok, purché sia integrale.

Ok, basta che è/sia integrale.

Sei pronta per uscire?

Sono quasi pronta. Mi aspetti?

Si, basta che ti sbrighi!

Nel linguaggio di tutti i giorni si usa spesso “basta che” e come avrete capito, a volte lo si fa quando si è arrabbiati o irritati. Diciamo che può esprimere impazienza in questo caso.

Adesso vediamo un ripasso, purché sia un breve però.

Hartmut: a me non va molto a genio questo “basta che”, ma di contro, quando sono irritato allora lo utilizzerò.

Xiaoheng: La cosa che conta è fare tesoro di tutti gli episodi per riuscire a prendere confidenza con la lingua italiana.

Bogusia: Io è un pezzo che non uso purché, sapete? Inizierò subito con qualche messaggio whatsapp nel gruppo dell’associazione Italiano Semplicemente

Anthony: ottima idea, purché tu lo faccia in modo corretto. Fermo restando che ci sono sempre Gianni e Flora che ti aiuteranno. 

431 Benché

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Benché

Buongiorno, l’episodio di oggi riguarda la congiunzione benché, che si scrive con l’accento acuto sulla e, esattamente come perché.

Benché significa “anche se“. Questo è l’utilizzo primario.

benché

Si può usare senza problemi sempre al posto di “anche se“, quindi non abbiate timore nel farlo, benché le prime volte possa sembrarvi strano.
Mi piace la, carne, benché io preferisca mangiarne poca.
Purtroppo la cattiva notizia è che quando usate benché, in genere si usa il congiuntivo.

A volte si preferisce usare benché perché la frase è più veloce. Il verbo si può addirittura togliere:

Anche se sono stanco, posso allenarmi.

Diventa:

Benché io sia stanco, posso allenarmi.

Oppure:

Benché stanco, posso allenarmi.

In questi casi il verbo lo potete togliere sempre:

Anche se (sono) stanco, posso allenarmi

C’è però un altro utilizzo interessante di benché.

Si utilizza molto spesso in caso di assenza di dubbi.

Se io non ho alcun dubbio posso dire:

Non ho il minimo dubbio

Oppure:

Non ho il benché minimo dubbio.

Non ho il benché minimo dubbio significa che non ho neanche un dubbio, neanche il più piccolo. Anche solo il più piccolo dubbio è da escludere.

Possiamo anche parlare di altro, non solo di dubbi:

Non ho fatto il benché minimo sforzo

Cioè non ho fatto nemmeno uno sforzo, neanche il più piccolo.

Non hai la benché minima prova che io ti abbia tradito!

Sul tuo viso non c’è il benché minimo segno di allegria.

Non ho provato il benché minimo senso di colpa

Sono a dieta. Non mangio la benché minima quantità di carboidrati.

Ora, benché siano passati da poco i due minuti, passo la parola ai membri per il ripasso delle puntate precedenti.

Mariana
Oggi tocca a noi comporre un ripasso?

Hartmut
Certo, non hai presente la richiesta qualche attimo fa? Speriamo vi sia qualcuno preparato!

Ulrike
Io rispondo picche alla domanda. Ho da fare.

Wilde
Ma va’, l’episodio vuoi sentire, ma di un ripasso non ti degni? Per la cronaca, senza un ripasso non ci sarà un episodio!

Iberè
Il problema non si pone amici. Se noi veniamo meno, fortuna vuole che ci sarà un ripasso del presidente. Altro che storie!

L’articolo Il: il mangiare, il sentire, il da farsi

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Video.

Buongiorno a tutti.

Irina, un membro dell’associazione italiano semplicemente mi ha chiesto di approfondire una questione che riguarda l’articolo il. Di questo articolo ce ne siamo già occupati una volta ma abbiamo parlato d’altro.

Mi ha chiesto: l’articolo il non si usa solo con i sostantivi vero?

Infatti, ha aggiunto, ci sono alcuni utilizzi di diversi tipo che non rispondono alla stessa logica e quindi sono poco chiari:

Il mangiare, il sentire, il da farsi

Il che

Il quale

Il mangiare

Il pensare

Il dovere

Allora iniziamo da il cui e il quale

Si tratta in questo caso dell’uso dei pronomi relativi, che abbiamo spiegato in un episodio esplicitamente dedicato.

Vi metto il link. Basta aggiungere che allo stesso modo posso utilizzare anche altri altri articoli, tranne gli.

Quindi esiste il cui e il quale, ma anche i cui e i quali, le cui e le quali. Esiste anche la cui e la quale. Date un’occhiata all’articolo dei pronomi relativi per saperne di più.

Passiamo a “il mangiare

In questo caso, il mangiare rappresenta il cibo. Mangiare quindi non è verbo ma sostantivo.
È molto informale e non molto elegante in realtà parlare del mangiare come il cibo.

Si parla ad ogni modo di infiniti sostantivati, brutto nome, che indica alcuni verbi che, nell’uso comune, sono diventati dei nomi, quindi sono da considerare come dei veri sostantivi.

Il mangiare del cane non ha un buon odore.

Significa semplicemente

Il cibo del cane non ha un buon odore.

Ciò che mangia il cane non ha un buon odore

Questo accade non solo col verbo mangiare ma anche con bere e altri verbi. A volte è preferibile usare forme alternative, come il caso del mangiare e del bere, altre volte è assolutamente normale.

Accade anche con il verbo essere:

L’essere vivente

Noi tutti siamo esseri viventi e questo modo di usare essere come sostantivo è noto a tutti.

È interessante anche il verbo dovere, anche questo usato come sostantivo.

Il suo dovere è occuparsi della famiglia

Il tuo dovere invece è studiare

Il dovere professionale

Naturalmente esistono anche i doveri.

Tra i doveri dei cittadini rientra quello del voto

Dovere è interessante perché posso usare l’articolo il (e solo quello) quando uso un secondo verbo dopo. Quindi il verbo dovere lo uso come ausiliare. In questo caso dovere diventa dover. Perde l’ultima vocale.

Però in questo caso il verbo dovete resta verbo, non è sostantivo:

Il dover pagare l’affitto tutti i mesi è molto impegnativo

In questo caso posso anche togliere l’articolo e va bene lo stesso.

dover pagare l’affitto tutti i mesi è molto impegnativo

Lo stesso accade col verbo potere.

Il potere del dittatore è simile a quello dell’imperatore.

I poteri del presidente del consiglio sono molto limitati

Il poter uscire e andare dove voglio è magnifico.

In quest’ultimo caso, come dovere, posso togliere l’articolo senza problemi.

Notate una cosa:

Quando uso dover e poter, quindi come ausiliari, è come dire “il fatto di”. Per questo si usa l’articolo:

Il dover pagare = Il fatto di dover pagare l’affitto tutti i mesi è molto impegnativo

Il fatto di poter uscire e andare dove voglio è magnifico.

Notate anche che questo può accadere anche con molti altri verbi, che restano verbi, quindi non sono da intendere come sostantivi, anche se non sono usati come ausiliari. Succede anche con mangiare:

Il mangiare salato non fa bene alla salute.

In questo caso posso interpretarlo come sostantivo (il cibo salato) ma anche come verbo:

Il fatto di mangiare salato non fa bene alla salute.

Infatti posso ancora togliere “il” senza problemi:

Mangiare salato non fa bene alla salute

Allora va bene interpretarlo come verbo.

L’uso di verbi sostantivati avviene anche con “lo” che è l’altro articolo maschile oltre a “il”:

L’amore per lo scrivere

Qui però non posso togliere l’articolo.

Posso usare anche preposizioni:

La gioia del mangiare

Stessa cosa.

Non trovo intelligente l’insistere a fare sempre lo stesso errore.

In questo caso posso togliere l’articolo.

In generale quindi esistono due casi’ quando posso togliere l’articolo (il verbo prevale sul sostantivo) e quando invece si usa il verbo come un vero sostantivo. Impossibile togliere l’articolo in questo caso (il mangiare del cane).

A volte in ogni caso mettere l’articolo dà un senso di importanza:

Il ripetere e lo sbagliare sono fondamentali per imparare l’italiano

Il viaggiare allarga la mente

Un negozio che vende cuscini, coperte e lenzuola vende tutto per il dormire.

In questi esempi si usano i verbi all’infinito che somigliano a dei sostantivi, ma se togli l’articolo va bene lo stesso. Siamo nel primo caso.

Il cantare delle cicale

Siamo adesso nel secondo caso

Il cantare in questo caso non è altro che il canto delle cicale. Lo stesso vale per qualsiasi altro animale:

L’ululare dei lupi

L’abbaiare dei cani

In questi casi si tratta di un veri sostantivi. Li riconosco perché, lo dico ancora una volta, l’articolo non lo posso togliere.

C’è anche:

Il sentire 

Ad esempio posso dire:

Mi sono emozionata con il sentire che tutti mi vogliono bene

Oppure:

A me piace molto il sentire in TV parlare romanesco

In questi due esempi l’articolo potremmo toglierlo, quindi siamo nel primo caso.  Il senso del verbo prevale sul sostantivo. Invece:

In Italia è molto forte il sentire religioso

Qui invece non posso togliere l’articolo. Questa frase vuol dire che c’è una forte religiosità, che le persone sono molto religiose in generale. Le persone “sentono” la religione in qualche modo. Il sostantivo prevale sul verbo.

Il sentire ha assunto un significato proprio anche nella frase:

Il sentire comune

Cos’è il sentire comune? E’ ciò che viene percepito dalla gente, dalle persone normali, dalla maggioranza delle persone. Ma è qualcosa di più, è l’identità di una comunità intera. 

Esiste:

Il sentire comune della Chiesa

Si parla dell’identità della Chiesa

Il sentire comune dei meridionali

Il sentire comune degli italiani

Vedete che parliamo di qualcosa che è percepito come importante. Per questo vogliamo dargli un nome. Ecco il motivo per cui si mette l’articolo.

Purtroppo non con tutti i verbi di fa questo. Leggere molto aiuta naturalmente in questo senso.

Infatti per molti verbi è diventato un’abitudine, ma per altri no. 

Il parlare si può usare senza problemi. Ma anche altri verbi. Riuscite a riconoscere se potete togliere l’articolo oppure no? Se lo fate il senso non deve cambiare:

A me non piace il parlare figurato 

Non potete toglierlo, perché non vi state riferendo al vostro parlare, al vostro modo di parlare, ma in generale.

 L’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola

Potreste togliere l’articolo, ma così state dando più importanza al fatto di ascoltare la parola di Dio.

L’ascoltare è spesso più importante del parlare

Anche qui vale la stessa cosa. 

Mi fa piacere il vedere che stai bene

Qui si può togliere senza problemi. 

 

Ciò che dà origine alla conoscenza è la meraviglia in atto, cioè il meravigliarsi

Il meravigliarsi è dunque un atto. Non posso togliere l’articolo.

Saper guardare oltre il vedere

Anche qui non potete togliere l’articolo. 

Com’è il vedere di un non vedente?

Qui non potete assolutamente togliere l’articolo. State dando una precisa identità al suo modo di vedere.

Questo vale per tutti gli articoli maschili singolari in generale, quindi anche lo, non solo per “il”.

Quando mi sembra di conoscerti, finisco sempre con lo stupirmi.

Tutto lo scriversi non sarà mai come il sentirsi per telefono.

Io credo che il lamentarsi continuamente sia negativo

Il prendersi cura delle persone è l’essenza degli infermieri”

Tra il non spedire, e lo spedire con disagi, preferisco la seconda scelta.

Quindi possiamo anche inserire la negazione quando prevale il verbo sul sostantivo:

Il non avere competenze e preparazione è pericolo nella medicina

Il non essere in grado di adattarsi rende la vita difficile.

Voglio dirvi che esiste anche un altro modo di usare l’articolo il:

Si dice anche, sempre informalmente:

Il da mangiare e il da bere.
Spero che il da mangiare vi sia piaciuto.
Abbiamo apprezzato ïl da mangiare
Nel nostro ristorante il da mangiare è ottimo e abbondante

Questo “il da mangiare” è sempre il cibo, ciò che si mangi, ciò che c’è da mangiare.
Esiste anche il da farsi. Unico nel suo genere questo utilizzo. Significa ciò che c’è da fare. Si usa quando ci sono molte cose da fare, meglio quando bisogna raggiungere un obiettivo e non si sa bene cosa fare quindi bisogna organizzarsi.

Bisogna valutare il da farsi

Bisogna cioè valutare quando c’è da fare, quanto occorre fare, quante cose sono da fare. È un po’ diverso rispetto a “il da fare” che si usa anche senza articolo e che serve più a esprimere qualcosa che occorre necessariamente fare e che già conosciamo. Quindi c’è poca incertezza su quanto c’è da fare. Il da farsi, sempre con l’articolo, si usa prevalentemente con decidere, valutare, organizzare.

Mentre stavamo decidendo il da farsi, abbiamo avuto un incidente.

Come “il da farsi”: non ci sono altri verbi che si usano in questo modo.

Credo di aver terminato, speriamo che Irina sia soddisfatta della spiegazione.
Ora, il non terminare un episodio quando gli studenti sono stanchi può essere controproducente

Allora ci vediamo al prossimo episodio di Italiano Semplicemente.

 

430 Andare a genio

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Trascrizione

Buongiorno, l’episodio di oggi riguarda una locuzione che sicuramente vi andrà a genio.

Di quale locuzione sto parlando? Sto parlando proprio della locuzione “andare a genio“.

Sapete cos’è un genio? Un genio è un essere immaginario o astratto, uno spirito dotato di poteri magici, come il celeberrimo genio della lampada di Aladino. Oppure un genio è una persona che ha un eccezionale talento. Si dice spesso della persona che eccelle in un particolare campo:

Mozart è un genio della musica

Einstein è un genio della matematica e della fisica

Maradona è un genio del calcio

eccetera

Ma “andare a genio” non ha niente a che fare né con i poteri magici, tanto meno con il talento.

Questa locuzione invece si usa per esprimere piacere, o meglio un gradimento.

Si può usare solamente il verbo andare.

Posso dire ad esempio:

Il nuovo fidanzato di mia madre non mi va a genio.

Evidentemente questo nuovo fidanzato non mi piace affatto, non è di mio gradimento.

L’oroscopo di oggi dice che avrai dei problemi al lavoro e sarai costretto a sopportare anche qualcosa che non ti va a genio.

Non tutti i ragazzi della mia classe mi vanno a genio

Questa locuzione si usa prevalentemente quando c’è qualcosa che può incontrare o meno la mia approvazione o il mio gradimento. 

Un’espressione abbastanza informale per esprimere gradimento e approvazione.

Vedete come si usa il verbo andare? Esprimendo piacere, lo usiamo proprio come il verbo piacere, cioè in forma impersonale:

Mi piace – mi va a genio

Non mi piace – non mi va a genio

Mi piacciono – Mi vanno a genio

Non mi piacciono – Non mi vanno a genio

Si usa la maggioranza delle volte con qualcosa di esterno che può piacerci o meno.

Adesso però ripassiamo qualche espressione passata. Lascio la parola ai membri dell’associazione che hanno scelto, tra tutti gli episodi passati, quelli che gli andavano più a genio.

M1: Si, è vero, ma in primo luogo io personalmente quando faccio un ripasso scelgo le espressioni che credo di aver capito meno, per vedere se riesco ad usarle bene, e solo in secondo luogo quelle che mi vanno più a genio.

M2: Per contro ci sono quelli come me che invece, a valle di una spiegazione, cercano subito di usarla in qualche conversazione. 

M3: poi ci sono anche quelli come me che crede di aver capito tutto, per poi ritrovarsi l’indomani con mille dubbi!!

M4: meno male che avremo altri episodi per ripassare allora. A me ce ne vorranno almeno 1000. A mali estremi, estremi rimedi!  

429 Di contro, Per contro

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Trascrizione

Buongiorno, oggi vediamo due modi alternativi per dire “invece”, che come sapete serve a contrapporre, cioè a evidenziare un contrasto. Questi modi alternativi per dire “invece” sono “di contro” e “per contro”.

Non si usano molto nel linguaggio colloquiale, si usano piuttosto allo scritto.

Si sentono e si leggono spesso anche nei telegiornali, alla radio e si leggono molto sui giornali, anche online.

Ovviamente ci sono delle differenze rispetto ad “invece“, che è più facile da usare perché è sempre utilizzabile.

Vediamo qualche esempio in cui possiamo usare queste due equivalenti locuzioni avverbiali:

Gli italiani non sono più disposti a lavorare nei campi agricoli. Per contro, anche i datori di lavoro preferiscono lavoratori stranieri.

Vedete che sto facendo un confronto, dove volendo potrei usare “invece“, ma non c’è un confronto, diciamo, alla pari tra lavoratori e datori di lavoro,.

Sarebbe molto più adatto “invece” se dicessi:

Gli italiani non sono più disposti a lavorare nei campi agricoli, invece molti lavoratori stranieri sono disponibili a venire a lavorare in Italia nel settore agricolo.

Questo è un confronto “alla pari”: si tratta di lavoratori in entrambi i casi. Andrebbe bene anche nel primo caso, ma visto che vogliamo perfezionare la lingua italiana, è più adatto usare “di contro” o “per contro”. Quantomeno è più elegante.

Ci sono poi anche altre modalità simili: al contrario, all’opposto, per converso, viceversa.

Ma queste modalità più che altro sono tutte perfettamente adatte a sostituire “invece“.

Vediamo altri esempi:

Le squadre di calcio italiane più famose sono La Juventus, la Roma, l’inter e il Milan. Di contro, ci sono tante altre squadre poco conosciute all’estero.

Io sono molto veloce a lavorare con word. Di contro i miei colleghi sono abbastanza lenti.

In questo caso “invece” è perfettamente adatto. Si tratta confronti semplici e potrei usare anche i sinonimi che vi ho detto prima:

Io sono molto veloce a lavorare con word. Al contrario, i miei colleghi sono abbastanza lenti.

Io sono molto veloce a lavorare con word. All’opposto i miei colleghi sono abbastanza lenti.

Io sono molto veloce a lavorare con word. Per converso i miei colleghi sono abbastanza lenti.

Io sono molto veloce a lavorare con word. Viceversa i miei colleghi sono abbastanza lenti.

Se in questi casi usiamo “di contro” o “per contro”, vogliamo creare una maggiore contrapposizione, vogliamo creare un maggiore contrasto, vogliamo evidenziare due cose contrarie

Mentre i leader democratici hanno dichiarato che si faranno vaccinare contro il Corona virus, per contro, i maggiori leader repubblicani non hanno ancora annunciato quando intendono e se intendono sottoporsi alla vaccinazione.

 

Questo è un esempio analogo al precedente in cui voglio creare una maggiore contrapposizione. Vediamo invece un altro esempio in cui è meglio usare “per contro”.

C’è stato un incidente sulla strada principale che ha causato una fila di auto lunga 3 km. Per contro, la circolazione nelle strade limitrofe ha subito parecchi disagi.

 

Anche in questo caso invece e i suoi sinonimi sono adatti, come sempre, ma io direi un po’ meno rispetto a “per contro” e “di contro”.

Ora il tempo a mia disposizione sarebbe finito e mi verrebbe voglia di salutarvi. Di contro però mi dispiacerebbe non fare il ripasso delle espressioni precedenti. E allora eccovi il ripasso:

Le voci che leggete sono dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Rafaela: Mi sarebbe dispiaciuto se non ci fosse scappato un ripasso.

Ulrike: infatti anche io di primo acchito avevo pensato che non ci fosse nessun ripasso.

Lia: a me non viene in mente nulla. Mi rimetto ai vostri consigli.

Rauno: non ne hai affatto bisogno. Per quanto mi riguarda non c’è più tempo perché siamo a ridosso della fine dell’episodio.

Irina: se non fosse che mancava ancora il mio contributo. Ci vediamo al prossimo episodio

Una barca di soldi

Audio (scarica)

>>Video Youtube dell’episodio

Vi piacerebbe guadagnare una barca di soldi?

Una barca di soldiSi usa molto spesso questa frase fatta nel linguaggio famigliare per indicare una grande quantità di denaro, tanto denaro da riempire una barca. Ovviamente è solo un’immagine figurata! Si dice spesso anche: “una montagna di soldi

Spero di trovare un lavoro che mi farà guadagnare una barca di soldi!

Un’esagerazione, proprio tantissimi soldi!

La stessa cosa auguro a tutti voi naturalmente!

Spero di guadagnare tanti soldi che mi escano dalle orecchie!

Si, si dice anche così. Indica una quantità di soldi talmente elevata che non si sa come spendere, tanto che ci escono dalle orecchie!

La barca però si usa quasi solo con i soldi, mentre le orecchie si usano con qualsiasi cosa quando è in grandissima quantità, quando è troppa e spesso quando non ne possiamo più, quando cioè siamo stanchi di qualcosa (non è il caso dei soldi!).

Ho mangiato tanta cioccolata che mi esce dalle orecchie.

Le tue battute spiritose mi escono dalle orecchie. Non fai ridere per niente.

Le vostre lamentele mi escono dalle orecchie. Non siete mai d’accordo in niente!

Spero con tutto il cuore che i video di italiano semplicemente non vi escano dalle orecchie, anche perché ne ho ancora una barca da fare!


Modi alternativi di esprimere una grossa quantità di denaro:

  • Una montagna di soldi
  • Una cifra di soldi (colloquiale)
  • Tantissimi soldi
  • Soldi a scatafascio (colloquiale)
  • Soldi a go-go

PS: Gli episodi sulle frasi fatte italiane sono classificate nella categoria “Proverbi e frasi fatte” 

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