Bonifico. Una parola che, detta così, suona quasi rassicurante.
“Le faccio subito un bonifico”, dice il cliente con la voce calma, mentre il tuo conto resta desolatamente immobile.
Già, perché il bonifico – in ambito commerciale – è quella modalità di pagamento tanto civile, tanto moderna, tanto tracciabile… ma anche così sfuggente.
Il bonifico, in teoria, è un ordine dato alla propria banca per trasferire una somma a un’altra persona o azienda. In pratica, però, spesso diventa una promessa vaga:
“Il bonifico è partito.”
“Lo abbiamo effettuato ieri, dovrebbe arrivare.”
“Controlli meglio, forse è già stato accreditato.”
In ambito commerciale si usa con disinvoltura, come se bastasse pronunciarlo per regolare i conti.
Ma attenzione: chi lavora nel settore sa bene che i bonifici possono essere:
ordinari (quelli “normali” che arrivano in 1-2 giorni lavorativi);
istantanei (per chi non ama aspettare e ha fretta di essere pagato);
internazionali (quelli che ti fanno imparare parole nuove come Swift, Iban, commissioni estere);
Il bonifico si accompagna spesso ad altre parole del linguaggio commerciale:
beneficiario, iban, versamento, valuta, disposizione, conferma dell’accredito…
Tutti termini eleganti, tecnici, che danno un tono professionale… anche quando il saldo resta a zero.
E il dubbio ti viene: ma perché si chiama bonifico?
Forse da bonus, cioè “buono”.
O forse perché il termine “ritardifico” sembrava brutto.
Alla fine, il bonifico arriva. E con lui, il sorriso.
Ma ormai è venerdì, la fattura era scaduta da giorni, e tu hai già scritto tre mail con oggetto:
“Gentile promemoria per il pagamento” – quel capolavoro di passivo-aggressività da ufficio.
Questo era l’argomento di italiano del giorno: bonifico.
Se non altro… adesso la parola è arrivata, anche se il pagamento ancora no.
Glossario utile:
Bonifico: trasferimento di denaro da un conto a un altro.
Valuta: giorno in cui il denaro diventa effettivamente disponibile.
Disposizione di pagamento: ordine impartito alla banca.
IBAN: codice internazionale del conto corrente.
Swift: codice della banca per i bonifici internazionali.
Beneficiario: chi riceve il denaro.
Ci vediamo al prossimo episodio dedicato alla lingua italiana in ambito commerciale
Il pagamento in contrassegno è una modalità di pagamento per cui il destinatario (cioè l’acquirente, il cliente) paga il costo della merce direttamente al corriere al momento della consegna.
Se volete, saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla paginadell’associazione.
Dopo aver parlato dell’acconto, nell’episodio 28, è giunto il momento di parlare del saldo.
Abbiamo parlato giustamente prima dell’acconto che del saldo, poiché l’acconto, per definizione, si paga prima del saldo.
Parliamo di pagamenti in cui il venditore e il cliente si accordano per spezzare il pagamento in almeno due parti.
Normalmente si tratta di grosse cifre perché i piccoli importi vengono pagati in un’unica soluzione.
Si dice proprio così quando il pagamento avviene in una sola volta: il pagamento avviene inun’unica soluzione.
Quando invece non avviene un’unica soluzione ma in due o più diverse soluzioni, cioè attraverso due o più pagamenti diversi, il primo pagamento si chiama acconto, come abbiamo visto nell’episodio 28, e l’ultimo si chiama saldo.
Il termine saldo ha più significati, ma in questo caso è il pagamento di ciò che manca per completare il totale dovuto.
Con il saldo, si dice che avviene l’estinzione di un rapporto di credito. Col il saldo si estingue un debito.
Il saldo estingue il debito.
In pratica dopo aver corrisposto (cioè pagato) il saldo, non c’è più il debito.
L’acconto come detto è la parte di debito che si paga all’inizio, quindi prima della sua totale estinzione.
Il pagamento che si effettua quando si paga il saldo si chiama anche “pagamento a saldo“.che si contrappone al “pagamento in acconto”.
Oltre al sostantivo saldo, esiste anche il verbo saldare:
Saldare un conto
Saldare una fattura.
È curioso che saldare è anche semplicemente un sinonimo di pagare. Saldare il conto al ristorante, ad esempio significa semplicemente pagare il dovuto. Possiamo dire anche che saldare significa regolare una questione sospesa.
In questo modo andiamo anche al di là dei pagamenti perché “avere un conto in sospeso” si usa anche in senso figurato.
Notate che non esiste il verbo “accontare” per indicare l’atto di pagare un acconto per l’acquisto di un prodotto.
In questo caso si dice:
Pagare un acconto
Versare un acconto
Pagare in acconto
Saldare significa dunque pagare il rimanente di un conto, portando il saldo a zero. In quel momento non resta più nulla da pagare, quindi il saldo sarà pari a zero.
Quando i pagamenti sono più di due, l’ultimo pagamento si chiama comunque saldo, ma se tutti i pagamenti sono uguali, i singoli pagamenti vengono chiamati rate.
L’acconto è la prima rata e il saldo è l’ultima rata. Si parla di acconto generalmente quando i pagamenti per l’acquisto di un bene o altro sono due (come nel caso del pagamento dell’IRPEF ) e sono di importo diverso.
La differenza rispetto alle rate è però soprattutto un’altra.
Mentre le rate servono a dividere grossi importi impossibili o difficili da pagare in una sola soluzione, l’acconto solo a volte rappresenta un pagamento parziale.
In questi casi casi, il pagamento di un acconto può rappresentare una parte del totale dovuto e il saldo finale può essere pagato in un momento successivo, ma nella maggioranza dei casi il pagamento di un acconto serve a garantire una prenotazione o a dimostrare la buona fede o a finanziare i costi iniziali di processo di produzione.
Ad esempio, quando si prenota una vacanza o si effettua un ordine per un prodotto su misura, si può pagare un acconto per confermare la prenotazione o l’ordine. Così forniamo una garanzia. Tra l’altro, pagando un acconto poi è difficile che cambieremo idea.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano commerciale.
Ci sono molte parole italiane che hanno più significati, quindi diversi significati, nonostante si scrivano e si pronuncino allo stesso modo. Inutile fare una lista qui che sarebbe lunghissima.
Ci sono poi parole particolari con significato diverso, che si scrivono nello stesso modo ma si pronunciano in modo diverso, con un accento che cade su vocali diverse.
Su questo argomento abbiamo anche fatto un bell’episodio.
Una di queste parole merita secondo me una attenzione particolare: il CANONE, il cui accento può cadere sulla lettera a oppure sulla lettera o.
Nel secondo caso si tratta di un grosso cane, un cane di grandi dimensioni.
È chiaramente un modo colloquiale per chiamare un grosso cane, ma anche se cambiamo animale o parliamo di un oggetto di grandi dimensioni rispetto alla normalità, l’accento cade sempre sulla penultima vocale della parola:
Gattone
Armadione
Omone
Donnona
Bambinone (che si riferisce anche ai comportamenti)
Casona
Eccetera.
Il canone invece, intendo quello con l’accento fonico sulla lettera a, può avere a sua volta due diversi significati.
Il più semplice ha un significato simile a abbonamento.
Si tratta di una somma di denaro, cioè una certa quantità di denaro da corrispondersi periodicamente (cioè che bisogna pagare periodicamente) per il godimento di un immobile o la prestazione di un pubblico servizio.
Ho detto che si paga periodicamente quindi c’è il canone annuo, il canone mensile, il canone settimanale, il canone giornaliero e volendo anche il canone orario.
Perché si paga il canone? Quali sono i servizi di cui parliamo?
Ad esempio c’è il canone televisivo (canone TV o canone RAI) che tutti i possessori di una tv o altro dispositivo elettronico con il quale si può vedere la tv, devono pagare allo stato.
Si chiama anche canone di abbonamento perché si tratta di un servizio periodico al quale ci si può abbonare.
Dunque il canone è un pagamento, cioè una “prestazione in denaro” , che viene corrisposta a intervalli di tempo, qualecorrispettivo del godimento di un bene, generalmente in base a un contratto che è stato firmato.
Non è il caso però della tv, perché tutti in Italia devono pagare il canone tv, a meno che non si dimostri di non avere un dispositivo TELEVISIVO. È dunque una forma di tassazione.
Il canone tv si paga già da qualche tempo insieme alla bolletta dell’energia elettrica. Quando viene pagata la bolletta elettrica si paga quindi, con lo stesso pagamento, anche il canone tv.
Vale la pena di parlare, come tipo di pagamento, anche del canonedilocazione, detto comunemente canone di affitto o semplicemente affitto, che è il pagamento periodico (es. mensile) che si effettua per il godimento di un bene immobile: un appartamento, un garage ecc.
Si chiama normalmente affitto, oppure anche fitto, o in alcuni casi anche noleggio, o nolo. Solitamente noleggio si usano per le automobili, i furgoni, gli autobus, le barche eccetera.
Il nolo si può usare al posto di noleggio, ma normalmente si usa per indicare il prezzo per il trasporto di merce via nave o aereo.
Ma il canone (sempre con l’accento sulla a) è anche un’altra cosa.
Infatti può essere una specie di riferimento, di schema cui si fa riferimento per fare una valutazione.
Es:
Secondo i canoni di bellezza di un tempo, le donne in carne erano considerate molto belle e quelle magre non erano affatto considerate attraenti.
Normalmente si usa il plurale in questo uso: i canoni.
I canoni di bellezza attuali sono altri.
Potremmo dire che ognuno di noi ha un proprio canone di valutazione delle cose, o anche un proprio canone di giudizio.
Stiamo parlando di un criterio logico, di uno schema di valutazione, o anche di gusti personali, basati su considerazioni personali.
A me magari piacciono le donne alte e bionde e a Paolo quelle more e piccoline. Evidentemente i miei canoni di valutazione sono diversi da quello di Paolo.
Interessante che con questo tipo di canoni si possa usare anche il verbo rispondere:
Questa donna risponde ai canoni di bellezza del 1700
Vale a dire che se fosse vissuta nel 700 sarebbe stata considerata bellissima. Rispondere in questo caso è simile a soddisfare.
Andiamo però al di là dei gusti e della bellezza.
Si può usare infatti anche con i requisiti:
Questo attore non risponde ai canoni/requisiti richiesti dal regista
Dunque i canoni sono simili ai requisiti.
Il teatro risponde ai canoniarchitettonici propri del periodo.
La costruzione di questo convento risponde ai canoniclassici dell’architettura romanica.
Canone a questo punto è anche simile a caratteristica, modalità, gusto, concetto.
Si usa molto anche nel linguaggio giuridico:
Es:
Questo comportamento dell’amministrazione pubblica non risponde al canonecostituzionale previsto dall’articolo 97.
Non so se questo episodio risponda ai canoni della lezione di italiano della maggioranza di coloro che studiano la lingua italiana.
Spero di sì.
Per finire vi faccio notare che canone somiglia anche a “regola”:
I canoni di giudizio delle persone sono diversi. È vero o no?
Quali sono i canoni di giudizio adottati da una giuria che deve decidere quale atleta ha fatto la migliore performance?
Cioè: secondo quale criterio, secondo quali regole di giudizio? Quali sono le caratteristiche da rispettare? Quali sono i parametri di valutazione?
Quest’ultima è la versione probabilmente più tecnica.
Spero che l’episodio sia stato di vostro gradimento e ricordo a tutti che diventando membri dell’associazione Italiano Semplicemente potrete avere accesso a tutti gli episodi e a tutti i nostri audio-libri in formato pdf e mp3 da ascoltare durante il tempo libero o anche mentre fate un giro nel parco col vostro canone!
Oggi parliamo dell’acconto. Quando dobbiamo effettuare un pagamento, o quando dobbiamo ricevere un pagamento, possiamo decidere di dividere il pagamento in due o più parti.
La prima parte del pagamento si chiama acconto o anticipo. L’acconto pertanto viene versato come pagamento parziale, a cui seguirà un successivo pagamento a saldo. Ma il saldo lo vedremo in un altro episodio.
L’acconto si utilizza spesso quando si tratta di pagamenti sostanziosi, di grosse cifre.
Un acconto si può avere, nel senso di ricevere oppure si può dare cioè versare:
L’acconto è una parte della cifra pattuita in una compravendita o in una transazione commerciale, come ad esempio quando un commerciante firma un contratto per un acquisto presso un fornitore. Quando c’è una compravendita c’è un contratto che ha ad oggetto il trasferimento di qualcosa dietro il pagamento di un prezzo.
L’acquirente paga subito un acconto, poi quando riceve la merce pagherà la cifra restante. Come tutti i pagamenti che avvengono nel commercio, anche l’acconto viene tassato normalmente quindi l’acconto è assoggettato all’IVA, di cui abbiamo già parlato. Allo stesso modo, deve essere fatturato nel momento in cui viene pagato. Si deve emettere pertanto una fattura. Anche della fattura si è già parlato.
Dicevo che spesso si parla di anticipo di un pagamento, ma questo è un termine che ha molti più utilizzi, tra cui appunto quella di una somma di denaro che viene anticipata. L’acconto invece ha a che fare solamente con i pagamenti.
Esistono anche delle tipologie di acconto legate alla tassazione, ma ne parleremo in altri episodi di Italiano commerciale.