449 Se tanto mi dà tanto

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Ecco una bella espressione che potete utilizzare ogni volta che volete fare una deduzione logica.

Quando accade qualcosa e, come conseguenza, vi aspettate una risposta, una reazione o un fatto più o meno logico che debba accadere – almeno secondo voi – potete usare “se tanto mi dà tanto”.

Es: continuiamo a inquinare la terra con la plastica. Se tanto mi dà tanto, tra 100 anni dovremo trovare un altro pianeta su cui abitare.

Si tratta quindi di una deduzione, si tratta di immaginare un prevedibile sviluppo di un fatto reale: l’inquinamento in questo caso.

Potremmo anche dire:

Se accade ciò che penso…

Se la logica non mi inganna…

Se le cose vanno avanti così…

In base alla logica o alla nostra esperienza passata, allora crediamo di sapere cosa accadrà adesso.

Vediamo un altro esempio:

Ogni volta che Italiano Semplicemente pubblica un nuovo episodio, mi sento più sicuro. Se tanto mi dà tanto, nel giro di sei o sette mesi saprò usare almeno 200 nuove espressioni italiane!!

Irina: esatto! E questo grazie ai ripassi con i fiocchi che facciamo tutti i giorni.

Bogusia: io vorrei sapere quale sarà il prossimo episodio invece. Starò sulle spine fino a domani.

Olga: scusate ma tenete conto che io, in quanto arrivata da poco tempo nell’associazione, ancora ho molti episodi passati da ascoltare.

Ulrike: non preoccuparti, puoi anche iniziare dall’episodio di oggi e poi vedere solamente quelli che di volta in volta ripassiamo. Così sarà più facile.

Anthony: infatti. Bisogna consentire alla mente di assorbire gli episodi un po’ alla volta, senza dar fondo a tutte le tue energie.

Flora: vedrai che tra un paio di mesi ti sentirai a cavallo!

448 Tener conto

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Il verbo tenere è molto usato nelle locuzioni e nelle espressioni, anche idiomatiche, italiane.

Uno dei modi di usare il verbo tenere è “tener conto“.

Potremmo dire che questa locuzione è assolutamente equivalente a “considerare” o anche “tenere in considerazione“.

Il verbo tenere quindi viene usato per esprimere, in questo caso, qualcosa da non lasciare, ma non nel senso materiale. Qualcosa da non trascurare, da non dimenticare.

C’è quindi qualcosa di importante che va considerato, proprio perché è importante.

Nel linguaggio informale normalmente quando si vuole evidenziare questo si usano anche altre modalità.

Ad esempio:

Andiamo al cinema? Ti passo a prendere alle otto questa sera.

Ok, ma guarda che viene anche Giovanni.

Guarda che” è una delle forme equivalenti. Molto informale ma molto usata come modalità.

Potrei dire:

Tieni conto che viene anche Giovanni.

Prendi in considerazione che viene anche Giovanni.

Considera che viene anche Giovanni.

In aggiunta a “che” si usa, ma è un pochino meno informale, anche il termine “fatto”.

Tieni conto anche del fatto che viene anche Giovanni.

Prendi in considerazione il fatto che viene anche Giovanni.

Considera anche il fatto che viene anche Giovanni.

Tener conto si usa anche per sottolineare qualcosa su cui riflettere, qualcosa che merita attenzione, una circostanza che bisogna valutare attentamente.

In questi casi, più formalmente, si può usare “tenere in debita considerazione“, o “fare la debita valutazione” o “tenere nel debito conto” una circostanza, un fatto o qualunque cosa che meriti attenzione. Aggiungere l’aggettivo “debita” o “debito” sottolinea l’importanza dell’aspetto da considerare. La debita attenzione è l’attenzione che merita.

Se vi state chiedendo il perché si utilizzi il termine conto, non dimenticate, tenete conto che contare significa anche “avere importanza”.

Inoltre il conto è anche un’operazione matematica, come il conto del ristorante, cioè la somma da pagare per ciò che si è mangiato.

Quando si fa un conto, non bisogna dimenticare nulla, o meglio, bisogna tener conto di tutto ciò che va conteggiato, considerato.

Se non lo fai, non ne stai tenendo conto.
Che ne dite adesso facciamo altri esempi?

Hartmut: tieni conto del fatto che hai già superato i due minuti. Lo farai a tempo debito magari in altri episodi.

Mariana: sarebbe un peccato se dimentichiamo di tenere nel debito conto l’importanza della durata.

Olga: Ciao amici, mi consentite solo una domanda?

Emma: Beh, caschi male, perché da più di un’ora mi sto a scervellare preparando un ripasso e adesso che finalmente sono a cavallo devo continuare.

Ulrike: Come sarebbe a dire caschi male, siamo tanti qui, qualcuno sarà disposto a ritagliarsi del tempo per una risposta. Vai Olga

Olga: Allora, sicuramente avrete presente che Giovanni ci spedisce ogni giorno un nuovo episodio, a volte anche due. Mi sento in debito con lui, di volta in volta di più. In che modo potrei dargli il meritato plauso?

Bogusia: Macché, non preoccuparti troppo, tanto è risaputo che lui si diverte e poi ci ha chiamato in causa lui, ossia è lui che ha voluto la bicicletta e adesso …

Sofie: pure io penso che il presidente non voglia batter cassa, purché partecipiamo e diciamo grazie anche attraverso i nostri progressi. Benché, a pensarci bene, ogni tanto una donazione dovrebbe essere benaccetta.

Cambiare i connotati

Cambiare i connotati

Cambiare i connotati e il verbo connotare Buongiorno da Giovanni.

Sapete cosa sono i connotati?

Sono i nostri tratti del volto, le caratteristiche del nostro viso, ciò che ci contraddistingue, ciò che ci rende unici e riconoscibili.

Oggi però molte persone preferiscono cambiare i propri connotati, rifacendosi le labbra, gli zigomi, il naso, il mento eccetera. Rifarsi i connotati quindi è esattamente come cambiarsi i connotati. 

Questo significa cambiare i connotati in senso proprio, ma, come avrete immaginato, la frase ha anche un senso figurato.

Se dichiarate che volete cambiare i connotati di un’altra persona, non significa che siete un chirurgo estetico,  ma che lo volete picchiare, che la volete malmenare fino a cambiargli il volto, fino a deformargli il volto, fino a renderlo irriconoscibile.

I connotati sono quindi i tratti distintivi del viso. Si potrebbe dire, state attenti, che i connotati ci connotano, cioè connotano noi, perché ognuno di noi ha i propri connotati.

Infatti esiste anche il verbo connotare.

Un verbo abbastanza professionale o formale se vogliamo, e ha un significato simile a associare ad un nome o a un significato, quindi simile al senso dei connotati, che identificano una persona.

Es: Quale caratteristica connota maggiormente gli italiani? Forse il fatto di gesticolare? Forse la simpatia?  Forse lo stile?

Come avreste espresso questa frase prima di conoscere il verbo connotare? Forse usando “identificare” o “associare” o anche “contraddistinguere“?

Quale caratteristica identifica maggiormente gli italiani? 

Qual è la caratteristica principale degli italiani?

Quale caratteristica viene associata maggiormente agli italiani?

Per cosa si contraddistinguono gli italiani?

Si utilizza molto anche “connotazione”, un termine simile a “significato”. Infatti indica un significato particolare che viene attribuito ad una parola insieme al suo significato più importante.

Ad esempio le parole anziano e vecchio, hanno una diversa connotazione, in quanto, pur indicando tutte lo stesso concetto, si usano in circostanze diverse. Potrei dire la stessa cosa anche di un solo termine che ha diverse connotazioni a seconda del modo in cui viene usato, tipo il termine “altezza“. Infatti se parlo di una persona, l’altezza può indicare quella espressa in centimetri ma anche l’altezza morale, l’altezza d’animo, la sua magnanimità. Una qualità morale dunque.  
Un saluto a tutti. Vi ricordo che per avere accesso a tutti gli episodi audio del sito tutti possono aderire all’associazione Italiano Semplicemente.

Una volta richiesta l’adesione ricevere un nome utente e una password che potete usare per scaricare tutti gli episodi, inoltre potrete partecipare a tutte le nostre attività: gruppo whatsapp, esercizi di ascolto e registrazione con la vostra voce, video chat settimanali e riunione dei membri. 

Un saluto a tutti. 

 

 

N.12 – UN APPUNTAMENTO – 2 minuti con Italiano semplicemente – PRIMI PASSI

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Descrizione

Lezione numero 12 per principianti della lingua italiana – PRIMI PASSI.
Sofie e Giovanni si incontrano al bar dopo un lungo viaggio.
L’episodio contiene anche 36 domande e risposte che riguardano il breve dialogo.

Durata: 13:11

447 Il fior fiore

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E’ interessante come il termine “fiore” sia spesso usato per rappresentare non solo la bellezza ma anche la parte migliore di qualcosa.

Se ad esempio dico che mio figlio si torva nel fiore degli anni, voglio dire che si trova nel mezzo della giovinezza, l’età migliore. Si parla anche del fiore della vita per indicare questo periodo di tempo.

fiore all'occhielloAllo stesso modo, essere il fiore all’occhiello, significa essere il motivo di maggior prestigio e di vanto di una persona, di un’azienda eccetera.

Tecnicamente l’occhiello è un taglio fatto su una giacca, una fessura, precisamente sul risvolto sinistro della giacca, dove si può inserire qualcosa che va mostrato: un distintivo, un fazzoletto colorato, e appunto anche un fiore.

Potremmo dire che, ad esempio, la pizza è il fiore all’occhiello dell’Italia, o che il fiore all’occhiello della mia azienda è un particolare prodotto, di cui sono molto orgoglioso.

Per indicare la parte migliore di qualcosa, la parte scelta, selezionata di un insieme, posso usare semplicemente la parola “fiore“:

il fiore della città è la parte migliore della città.

Il fiore della nazione è la parte migliore della nazione, quella di cui essere più orgogliosi.

Il fiore della letteratura italiana è la parte migliore della letteratura italiana, intesa come interpreti, personaggi.

Posso usare anche “un” e anche la forma abbreviata “fior”:

Marco è un fior di architetto .

Cioè è uno dei migliori architetti.

Ma anche in senso negativo lo posso usare, ovviamente il senso è ironico:

 Giovanni è un fior di delinquente.

Quindi Giovanni é uno dei delinquenti peggiori, o migliori (dipende dai punti di vista), quasi ci fosse stata una selezione.

Spesso poi si raddoppia: un fior fiore.

Alla riunione dei membri parteciperà il fior fiore dell’associazione.

Scherzi a parte, si sente parlare spesso del “fior fiore“, di tante cose, come della società.

Si usa anche nel commercio sapete?
Quando si vuole dire che un prodotto ha un’elevata qualità, possiamo dire che rappresenta non solo il fiore all’occhiello di quell’azienda, ma anche il fior fiore come prodotto:

il fior fiore dei carciofi

il fior fiore della salumeria italiana

Se ho un ristorante, posso dire che nel mio ristorante viene a mangiare il fior fiore della società.

Infine, a volte indica anche un’alta quantità.
In questo caso si usa “fior fiori” (al plurale):

 Sul nostro sito abbiamo pubblicato fior fiori di episodi audio

Si vuole evidenziare questa quantità per qualche motivo.

Es:

Basta, ti lascio perché sei troppo avaro!

Cosa? Ma ti ho fatto fior fiori di regali!

credo che abbiate capito sebbene non vi abbia fatto fior fiori di esempi.

Adesso sentiamo alcune voci del fior fiore dell’associazione Italiano Semplicemente per un bel ripasso:

Hartmut: circa la qualità dei membri, non c’è nessun dubbio!
Irina: giusto, vedremo se sarà così anche nel presieguo della vita dell’associazione.
Ulrike: non dobbiamo che aspettare per vedere

Cadere in piedi

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Cadere in piedi. È possibile?

Cadere per definizione implica la perdita dell’equilibrio e quindi una caduta, appunto. Non si può restare in piedi una volta caduti.

Non è così però nell’espressione “cadere in piedi”, che significa salvarsi per fortuna, per caso da una situazione rischiosa. Si usa abbastanza spesso quando si scampa da un pericolo, sfuggire da un pericolo, ma scampare da una situazione rischiosa e quindi da un pericolo non è esattamente come questa espressione

Infatti mentre scampare significa proprio salvarsi, sfuggire da un pericolo quasi sempre reale, materiale, nel caso di cadere in piedi il salvataggio non riguarda un pericolo fisico, ma una situazione diversa, comunque rischiosa.cadere in piedi

Il caso, la fatalità, gioca un ruolo ugualmente importante.

Avete presente quando lanciate un gatto in alto facendolo roteare col corpo? Il gatto alla fine riesce sempre a cadere in piedi, nel senso di atterrare sulle quattro zampe, senza sbattere la schiena quindi.

Quest’immagine potrebbe aiutarvi a memorizzare l’espressione. Ma il gatto non cade in piedi per fortuna ma per abilità.

Invece gli esseri umani, quando cadono in piedi è perché riescono a superare, senza subire danni, conseguenze negative, una situazione problematica, rischiosa, potenzialmente pericolosa, ma ne escono  più per buona sorte che per capacità personali.

Vediamo un esempio:

Ogni volta che si fa un nuovo governo, ci sono dei politici che cadono sempre in piedi.

L’immagine che si vuole dare è lo stupore, la meraviglia che si prova vedendo che ci si ritrova in piedi incredibilmente.

I mille usi del verbo prendere

I mille usi del verbo prendere (scarica audio)

Sapere usare il verbo prendere? In questo episodio vediamo tutti i principali utilizzi.

Allora, prendere innanzitutto significa “afferrare” e per prendere, in questo senso, bisogna usare le mani.

Allora prendere è, se vogliamo il contrario di lasciare.

Ma prendere si contrappone anche a dare. In questo caso però non si prende e si dà solo con le mani.

Se tu dai una cosa a me, io prendo questa cosa da te. Questa cosa può essere un oggetto, ma anche amore, affetto eccetera.

In effetti prendere non ha solo a che fare con la materia e le mani.

Prendere lo stipendio” è un altro utilizzo molto frequente del verbo.

Hai preso lo stipendio questo mese?

No, lo prendo domani.

Se andate in un bar, si può prendere un caffè.

Cosa prendi? Offro io!

Oh, che gentile. Io prendo un cappuccino e un cornetto!

No, io no grazie, il cornetto mi fa ingrassare, meglio prendere le distanze dai grassi.

Ecco. “Prendere le distanze” è un utilizzo particolare. Significa stare lontano da qualcosa, quindi simile a mantenere le distanze, oppure, in senso figurato, non essere d’accordo con l’opinione di una persona.
Simile quindi a “discostarsi“. Come a dire: “io non sono assolutamente dello stesso pensiero”, “io sono di diversa opinione”, “io mi discosto dal suo pensiero”. Abbastanza formale come espressione “prendere le distanze”.

Se usate questa espressione potrebbero prendervi per un personaggio politico.

Questo in realtà è stato solo un modo per usare “prendere”: “prendere per” qualcuno o qualcosa.

Significa scambiare per qualcuno o qualcosa.

Per chi mi hai preso? Io non sono la persona che pensi tu! Mi hai preso (scambiato, con fuso) per qualcun altro.

C’è poi chi prende fuoco facilmente, che indica una persona che si arrabbia facilmente. Si può usare anche con i veri incendi: il bosco ha preso fuoco! Bisogna spegnerlo!

Se c’è un incendio, con chi dobbiamo prendercela? Chi è il colpevole?

Prendersela con qualcuno significa infatti accusare
qualcuno, incolpare qualcuno.

Non te la prendere con me, io non sono stato!

State attenti, perché “prendersela“, se non uso “con“, può significare offendersi.

Non te la prendere! (cioè non ti offendere)

Prendere in questi ultimi casi è quindi accettare, reagire, sebbene prendere bene e prendere male significhi anche colpire bene e colpire male:

Il calciatore ha preso male la palla ed è andata fuori.

C’è anche “prendere la mira“, (diverso da prendere di mira), un’operazione che si fa al fine di poter colpire con maggiore precisione.
Dicevo che prendersela significa anche offendersi.

Perché te la sei presa? (perché ti sei offeso?)

Ci sono frasi simili però:
Prendere male qualcosa
Prenderla male

Es: Se Giovanni è stato bocciato ad un esame posso dire:

Giovanni come ha preso la bocciatura all’esame? L’ha presa bene o male? Qui ha il senso di accettare, farsi una ragione di qualcosa.

Posso dire:
Prenderla male, ma anche “prendersela a male“.
A volte è difficile scegliere tra prendere, prendersi e prendersela. Potete dire la stessa cosa con frasi diverse:- Te la prendi se ti dico che non voglio studiare più con te?– La prendi male se non voglio studiare più con te?- Te la prendi a male se non voglio studiare più con te?– Non prendertela ma non mi piace studiare italiano con te!- Non prenderla a male, ma non mi piace studiare italiano con te!- Non prendertela a male, ma non mi piace studiare italiano con te!
Ovviamente esiste anche “prenderla bene” ma c’è solo questa forma.
Si usa con le cose che accadono o con le notizie, che potrebbero essere accettate oppure no dalle persone.

Bravo, l’hai presa bene la notizia.Come l’ha presa Maria?Stefano non l’ha presa bene la sconfitta della sua squadra.

Torniamo alle mani, o anche ai piedi: Prendere a schiaffi, a calci, a pugni.

Qui significa colpire una persona con degli schiaffi, con dei calci o con dei pugni.

Se poi mi limito (si fa per dire) ad insultarla, senza toccarla, la potrei prendere a mali parole.
Speriamo che non se la prenda troppo dopo che l’ho preso a mali parole.Se mi prende sul serio però si offenderà.
Ecco: prendere sul serio significa credere, considerare vero ciò che dico. Più che altro si usa per indicare la credibilità di una persona, l’affidabilità delle sue parole, e anche quando una persona scherza, e quindi non va presa sul serio.

Quando invece mi riferisco ad una frase, o qualcosa a cui posso decidere di credere oppure no, meglio usare:

Prendere per buono.

Si usa spesso non solo quando si crede a qualcosa (si prende per buono, cioè per vero) ma anche quando si vuole verificare in un secondo momento.

Per ora prendo ciò che mi hai detto per buono, ma dopo verificherò.

Io vi dico quello che so io, ma non prendete per buono ciò che dirò: dovete verificare.


Si può anche prendere una boccata d’aria: basta uscire in guardino o andare fare una bella passeggiata: si esce, si prende la macchina, si “prende una strada” di campagna, poi si “prende a destra”, poi a sinistra…

Quindi prendere su usa spesso anche per indicare le direzioni da prendere: prendere a destra o a sinistra significa voltare, girare a destra o a sinistra. Così come “prendere l’autostrada” sta per imboccare l’autostrada.
Si usa anche con le indicazioni verso delle località: prendere per Roma, prendere per Parigi, cioè andare verso Roma o verso Parigi.

Prendere il largo invece potete usarlo al mare, quando vi allontanate dalla riva, dalla terra. Ma potete usarlo anche nello sport, quando si vince in modo schiacciante.
In quel caso è il vostro punteggio che si allontana dal punteggio del vostro avversario.

Prendere in giro, per il naso, per il culo, per i fondelli.

Queste sono tutte modalità equivalenti (a volte volgari) per indicare il “prendersi gioco” di qualcuno: fargli credere qualcosa, ingannarlo per puro divertimento.

Poi prendere ha anche il senso di iniziare a far qualcosa,

Prendere a odiare, prendere a amare. Notate l’uso della preposizione “a” in questo caso.

Ho preso ad amare la lingua italiana, quindi da un po’ di tempo ho preso a studiarla.

Tra l’altro esiste anche riprendere:

Avevo smesso con l’italiano, ma adesso ho ripreso a studiarlo.

Questo senso di iniziare. a volte è improvviso:

Mi stavo stancando, quindi ho preso e me ne sono andato

Prendere e andarsene” si usa spesso per indicare un’azione improvvisa, e spesso è la conseguenza di un’emozione o di un pensiero che ci ha fatto muovere per andar via da un luogo.

Se mi dai ancora fastidio, prendo e me ne vado!

Si può prendere e fare qualsiasi cosa, non solo andarsene:

All’improvviso, ha preso ed è partito per l’Italia!

Adesso parliamo di rapporti personali: se non vai d’accordo con una persona, possiamo anche dire che “non ti prendi” con questa persona:

Con Maria proprio non mi prendo!

Significa che non risultiamo simpatici a vicenda.

Si può anche dire:

Io so come prenderlo, fidati di me.

Non so come prenderlo.

In questi casi si indica un comportamento: so come comportarmi con lui, oppure non so come comportarmi, quale atteggiamento prendere, assumere.

In caso contrario, puoi prendere in simpatia qualcuno.

Anche qui in qualche modo c’è qualcosa che inizia, o anche un cambiamento:

Fino a qualche tempo fa io e Maria non ci prendevamo, ma adesso ci siamo presi in simpatia.

Le preposizioni sembrano abbiano un ruolo importante per capire il senso di prendere.

Se uso “per”, “prendere per” qualcuno, significa come detto scambiare per un’altra persona.

Ciao Giovanni!

No, io sono Mario, non Giovanni.

Ah scusa, ti avevo preso per Giovanni.

Si usa spesso anche come esclamazione:

Ma per chi mi hai preso?

Se dico ad esempio:

Hai dimenticato di pagare il caffè oppure l’hai fatto apposta?

Io rispondo: Ma per chi mi hai preso? Per un ladro?

Che significa: chi credi che io sia, un ladro? Mi hai scambiato per un ladro?

Torniamo ora a prendersela.

Abbiamo detto che significa offendersi oppure incolpare qualcuno (prendersela con).

Ma esiste anche:

Prendersela comoda

Che significa: non sbrigarsi, fare le cose con comodo, andare lentamente.

Dai, quanto ci metti a prepararti? Te la prendi troppo comoda! Datti una mossa!

Se uso un sostantivo, tante cose si possono prendere, materiali e non. Spesso si può usare anche un verbo diverso:

Prendersi una responsabilità (assumersi)
Prendere l’autobus (salire)
Prendere la Laurea (laurearsi)

Prendere le armi (arruolarsi)

Prendere un premio è analogo a prendere una laurea o un qualsiasi titolo, che è stato “assegnato” a una persona.

Nel linguaggio di tutti i giorni si usa spesso:

Prendiamo un caffè? Tu cosa prendi?

Ma anche prendere un prestito (si parla di una somma di denaro), o prendere “in prestito” (una casa, un’auto, una bicicletta ecc.) qualcosa gratuitamente che però devo restituire o anche “prendere in affitto“ (in questo caso si paga)

Si possono anche prendere lezioni di matematica o di altre materie.

Si può prendere una sgridata, un rimprovero, degli insulti.

Si è detto prima di prendere a calci, schiaffi e pugni. In generale si possono prendere le botte (se qualcuno ci picchia, ci colpisce più volte), si può prendere un colpo alla testa (se sbattiamo da qualche parte), oppure se colpisci un bersaglio puoi dire:

Preso! (cioè “colpito!”)

Si usa anche nel senso di indovinare, ma si usa la particella “ci”:

Hai indovinato! = Ci hai preso!

Anche gli animali si possono prendere:

Prendere una lepre però significa catturare la lepre, mentre prendere un cane o un gatto normalmente sta per metterlo in casa, farlo entrare in famiglia.

Invece prendere un granchio, oltre che al senso fisico, è anche una espressione che significa “sbagliarsi”. Si dice anche “prendere un abbaglio”. Si tratta di un errore grossolano: credevi una cosa e invece la verità era un’altra.

In questi casi potresti farti prendere dal nervoso. Quando un’emozione ti assale, ti cambia lo stato d’animo, si può usare il verbo prendere:

Mi ha preso un nervoso che non ti dico!

Non devi farti prendere dall’ansia.

Non farti prendere dalla paura

Si tratta di qualcosa di improvviso, come quando vieni preso alle spalle da una persona..

Se qualcuno ti prendere alle spalle ti sorprende. Non te lo aspetti perché non lo puoi vedere, in quanto arriva da dietro. Ma si può usare anche in senso più ampio:

Mi stai chiedendo se voglio sposarti? Scusa ma devo pensarci, mi hai preso alle spalle.

L’uso più diffuso però è nel senso di avere un danno da qualcuno o qualcosa:

La crisi economica mi ha preso alle spalle. Non ero preparato e ho dovuto vendere la mia azienda.

Il senso della sorpresa c’è anche in un’altra espressione idiomatica:

Prendere in castagna

In questo caso siamo sorpresi (scoperti) mentre facciamo qualcosa di sbagliato. Un’espressione informale ma molto usata.

Con lo stesso senso si usa anche prendere qualcuno con le mani nel sacco, o prendere qualcuno sul fatto, o anche coglierlo sul fatto, o, in senso giuridico, prendere qualcuno in flagrante, o in flagranza di reato, vale a dire prenderlo, mentre commette un reato. Da non confondere la flagranza con la fragranza.

Si può ovviamente prendere una malattia come anche una sbornia, se vi ubriacate, se cioè bevete troppo alcool.

A volte la cosa è improvvisa:Mi ha preso una paura!Mi ha preso un sonno!

Che equivale a dire:

Sono stato preso dalla paura
Sono stato preso dal sonno

Anche la smania può prendere.
Non ti far prendere dalla smania di ascoltare tutti gli episodi in un solo giorno!
In questo caso è la voglia di finire tutto subito, questa è la smania, simile alla mania, ma cambia l’accento.

La “mania” ma non uguale perché la smania è uno stato di agitazione, di inquietudine, una specie di malessere, un effetto di tensione nervosa o di un diffuso senso di disagio e d’insoddisfazione. Può anche essere un desiderio intenso. una voglia incontenibile, come quando ti prende la smania di divertimento.

Così come si prende una malattia, o una smania, o una sbornia, si può, in modo analogo, “prendere una sbandata” per una ragazza o un ragazzo o un uomo o una donna. Questo verbo “sbandare” si prende a prestito dalla linguaggio dell’automobile, poiché sbandare è perdere il controllo della propria automobile che va quindi pericolosamente “fuori strada” con la macchina.

Ovviamente se si prende una sbandata per una ragazza si perde il controllo delle proprie emozioni.

Non è esattamente come innamorarsi, ma sembra più una cosa passeggera; quantomeno si usa in questi casi, quando non è una cosa molto seria.

Ricordate che prima abbiamo parlato di scambiare una persona per un’altra? Si è usato “prendere per” un’altra persona.

In modo simile, si possono prendere le sembianze di qualcuno.

Si può quindi cercare si somigliare a qualcuno: prendere le sembianze. Se ci riuscirai sembrerai proprio quella persona, avrai il suo stesso aspetto o anche la sua stessa espressione del volto.

Col verbo prendere si indica quindi, come si è visto, un coinvolgimento emotivo con “prendere una sbandata”, ma si può anche essere presi da una ragazza, che è un po’ meno intenso ma è sempre un coinvolgimento.

Però si può anche essere presi dal lavoro (per il lavoro non si può prendere una sbandata): pensiamo solo a quello, non abbiamo tempo né energie per altro.

Si può “prendere a bordo” una persona nel senso di farla salire su una nave o su un’auto ma si usa anche quando si fa entrare qualcuno in un’azienda, un’associazione, o qualsiasi altra cosa che riguarda delle attività da fare insieme.

Molto semplice e usato è anche prendere una decisione o un’abitudine. Anche qui posso usare “assumere” se voglio.

A proposito di decisioni: In Italia circa 200 mila uomini ogni anno prendono moglie, e quindi anche 200 mila donne prendono marito. Ci si prende una bella responsabilità in questi casi no?
A volte le persone che si sposano lo fanno perché sono presi alla sprovvista da una gravidanza imprevista, ma questo è un altro discorso. Sicuramente, se si è presi alla sprovvista, non si sono prese le dovute precauzioni!

Prendere precauzioni” (senza articolo) si usa molto spesso: significa decidere di fare qualcosa prima che accada qualcosa di non desiderato.

Prima si prendono precauzioni, mentre dopo si possono solamente “prendere provvedimenti“, cioè prendere una decisione per trovare una soluzione.

Ormai è tardi però: chissà da chi prenderà il bambino o la bambina. Prenderà dalla madre o dal padre?

In questo caso significa “somigliare“, sia fisicamente che caratterialmente.

Nostro figlio è molto disordinato! Ha preso tutto da te!

Può darsi che abbia preso da me – si potrebbe rispondere – ma bisogna prendere in considerazione anche le amicizie che frequenta.

Prendere in considerazione” è semplicemente “considerare”. Si usa anche “prendere atto” ma ha un significato a volte diverso: conoscere, considerare a posteriori, accettare come vero per il futuro.

Io ad esempio dovrei prendere atto del fatto che gli episodi molto lunghi richiedono molto impegno da parte di chi ascolta e legge, per questo motivo per il futuro meglio fare episodi più brevi.

Comunque si possono prendere le misure anche degli episodi più lunghi se si impara ad ascoltarli più volte o un pezzo alla volta.

Prendere le misure” normalmente significa misurare qualcosa: misurare la lunghezza di un tavolo ad esempio.

In senso figurato invece significa saper gestire, senza avere sorprese. Essere in grado di gestire qualcosa o qualcuno.

Posso prendere le misure di una persona e così facendo imparo a comportarmi con questa persona senza avere sorprese, senza essere “preso alla sprovvista“.

Posso prendere le misure di un lavoro: impari come si fa, impari a svolgere le varie mansioni senza difficoltà

Ma da dove prende origine il verbo prendere? Ovviamente prende origine dal latino.

Ci sono poi tante espressioni idiomatiche e frasi fatte che non ho citato:

Prendi e porta a casa
Prendere o lasciare
Prendere fischi per fiaschi
Prendere in contropiede
Prendere il due di picche
Prendere la palla al balzo
E tante altre espressioni.

Tranquilli però. Ci prenderemo del tempo per spiegarle tutte. Non vi prendo in giro: prendete questa affermazione per buona e continuate a seguirci. Poi vedremo se ho detto la verità.

446 Una ciofeca

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Noi italiani siamo fissati per il caffè! Lo sapete vero?

E sapete cosa diciamo quando beviamo un caffè che non è buono?

Diciamo che è una ciofeca!

Una ciofeca è solo questo (o quasi): una bevanda dal sapore cattivo: non solo un caffè quindi ma anche un tè o un’altra bevanda, specie se molto amara.

Ma la ciofeca in Italia è soprattutto un caffè schifoso, spesso troppo lungo. Un caffè “annacquato” si dice a volte, ma per indicare il sapore pessimo “ciofeca” è l’ideale!

Ma perché il caffè è venuto una ciofeca? Solo perché è troppo lungo? No, spesso è colpa del caffè stesso, di scarsa qualità, oppure è conservato male, Altre volte è colpa dell’acqua. Altre volte è colpa della quantità di caffè. Hai fatto la montagnola nella moka? Spero di sì. Quanto caffè hai messo? Meglio di più che di meno, ricorda, ma non pressarlo col cucchiaino, altrimenti, anche in questo caso,  ti viene una ciofeca! Bleah!

Il termine “ciofeca” è persino uscito naturalmente dal linguaggio del caffè. Oggi si usa anche quando vogliamo disprezzare qualcosa, dicendo che è di pessima qualità. Non solo il caffè quindi.

Non ci piace un lavoro fatto da un nostro collega? Quello che hai fatto è una vera ciofeca, è completamente da rifare.

Questo cellulare è una mezza ciofeca, la batteria si scarica subito e le foto sono scarsissime!

Hartmut: Almeno Italiano Semplicemente non è una ciofeca! Sarebbe molto ingeneroso!

Irina: dicendo questo scateneresti l’ira di tutti i membri dell’associazione!

Xin: come minimo direi! Te la caveresti a buon mercato!

Bogusia: Ma dimmi tu cosa devo sentire! Vado a farmi un caffè che è meglio!

Caccia alle streghe

Caccia alle streghe (audio solo per membri

Caccia alle streghe

Avete mai assistito ad una caccia alle streghe?

Succede ogni volta che c’è una persecuzione spietata, eccessiva contro qualcuno che invece potrebbe non avere colpe.

Il verbo cacciare quindi si usa nel senso di inseguire, cercare, trovare qualcuno da condannare ed eliminare.

In questa espressione però questa caccia è un’azione apparentemente ingiustificata, pretestuosa, si cerca qualcuno con un pretesto.

Ma perché questo accanimento? Perché ce l’hanno tutti con questa persona?

Ma soprattutto perché si usa questa espressione?

L’espressione si riferisce a quello che accadeva nel periodo del medioevo, nel periodo fino all’anno 1000 più o meno.

A quei tempi si faceva materialmente la caccia alle streghe, infatti il popolo credeva alla stregoneria e al diavolo, e questo consentiva (diciamo che era il pretesto) ai tribunali di imprigionare, di torturare anche e di condannare a morte uomini e donne con l’accusa di stregoneria.

Questo quindi si faceva per sbarazzarsi di persone scomode. Non si trattava di paura delle streghe e del diavolo, ma, con la scusa della stregoneria, con questo pretesto si mandavano a morte le persone che “davano fastidio”, che creavano problemi.

Anche oggi si usa questa espressione, ovviamente non per torturare o uccidere, ma comunque per accusare qualcuno, per farlo fuori dalla politica ad esempio, quando si crede ci sia una scusa, un pretesto qualsiasi che rende giustificabile questa caccia, questa ricerca delle “streghe“.

Si parla in questi casi di clima di caccia alle streghe per indicare una situazione di questo tipo.

I sostenitori di Trump ad esempio parlano di clima di caccia alle streghe perché credono che non sia giusto questo accanimento contro Trump, che sta affrontando persino l’impeachment.

Ovviamente chi parla di caccia alle streghe (si usa sempre al plurale femminile) crede che non sia giusta questa persecuzione, e che si abbia solo una buona scusa per condannare una persona e danneggiarla in qualche modo.

In generale questo vale sempre: quando si giudica eccessiva una condanna e una persecuzione contro qualcuno, si parla di caccia alle streghe.