448 Tener conto

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Il verbo tenere è molto usato nelle locuzioni e nelle espressioni, anche idiomatiche, italiane.

Uno dei modi di usare il verbo tenere è “tener conto“.

Potremmo dire che questa locuzione è assolutamente equivalente a “considerare” o anche “tenere in considerazione“.

Il verbo tenere quindi viene usato per esprimere, in questo caso, qualcosa da non lasciare, ma non nel senso materiale. Qualcosa da non trascurare, da non dimenticare.

C’è quindi qualcosa di importante che va considerato, proprio perché è importante.

Nel linguaggio informale normalmente quando si vuole evidenziare questo si usano anche altre modalità.

Ad esempio:

Andiamo al cinema? Ti passo a prendere alle otto questa sera.

Ok, ma guarda che viene anche Giovanni.

Guarda che” è una delle forme equivalenti. Molto informale ma molto usata come modalità.

Potrei dire:

Tieni conto che viene anche Giovanni.

Prendi in considerazione che viene anche Giovanni.

Considera che viene anche Giovanni.

In aggiunta a “che” si usa, ma è un pochino meno informale, anche il termine “fatto”.

Tieni conto anche del fatto che viene anche Giovanni.

Prendi in considerazione il fatto che viene anche Giovanni.

Considera anche il fatto che viene anche Giovanni.

Tener conto si usa anche per sottolineare qualcosa su cui riflettere, qualcosa che merita attenzione, una circostanza che bisogna valutare attentamente.

In questi casi, più formalmente, si può usare “tenere in debita considerazione“, o “fare la debita valutazione” o “tenere nel debito conto” una circostanza, un fatto o qualunque cosa che meriti attenzione. Aggiungere l’aggettivo “debita” o “debito” sottolinea l’importanza dell’aspetto da considerare. La debita attenzione è l’attenzione che merita.

Se vi state chiedendo il perché si utilizzi il termine conto, non dimenticate, tenete conto che contare significa anche “avere importanza”.

Inoltre il conto è anche un’operazione matematica, come il conto del ristorante, cioè la somma da pagare per ciò che si è mangiato.

Quando si fa un conto, non bisogna dimenticare nulla, o meglio, bisogna tener conto di tutto ciò che va conteggiato, considerato.

Se non lo fai, non ne stai tenendo conto.
Che ne dite adesso facciamo altri esempi?

Hartmut: tieni conto del fatto che hai già superato i due minuti. Lo farai a tempo debito magari in altri episodi.

Mariana: sarebbe un peccato se dimentichiamo di tenere nel debito conto l’importanza della durata.

Olga: Ciao amici, mi consentite solo una domanda?

Emma: Beh, caschi male, perché da più di un’ora mi sto a scervellare preparando un ripasso e adesso che finalmente sono a cavallo devo continuare.

Ulrike: Come sarebbe a dire caschi male, siamo tanti qui, qualcuno sarà disposto a ritagliarsi del tempo per una risposta. Vai Olga

Olga: Allora, sicuramente avrete presente che Giovanni ci spedisce ogni giorno un nuovo episodio, a volte anche due. Mi sento in debito con lui, di volta in volta di più. In che modo potrei dargli il meritato plauso?

Bogusia: Macché, non preoccuparti troppo, tanto è risaputo che lui si diverte e poi ci ha chiamato in causa lui, ossia è lui che ha voluto la bicicletta e adesso …

Sofie: pure io penso che il presidente non voglia batter cassa, purché partecipiamo e diciamo grazie anche attraverso i nostri progressi. Benché, a pensarci bene, ogni tanto una donazione dovrebbe essere benaccetta.

403 Non ti reggo più

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Trascrizione

Giovanni: il verbo reggere è interessante perché spessissimo si usa nel linguaggio informale, al posto di altri verbi molto prossimi e altrettanto spesso si usa con un significato pressoché identico nel linguaggio diciamo più corretto, che si usa anche al lavoro.

Il fatto, appunto, è che ci sono molti verbi simili a reggere, come ad esempio tenere, sostenere, sorreggere, portare, mantenere, resistere, ed anche aiutare un po.

Una delle espressioni informali di uso corrente vede però il verbo reggere sostituire il verbo sopportare.

L’espressione è “non ti reggo più“, espressione informale che sta per “non ti sopporto più“.

Quando non riuscite a sopportare più una persona potete rivolgervi a lui o lei con questa frase “non ti reggo più”.

Perché usiamo reggere e non sopportare?

Pensate a quando tenete un peso, quando sostenete un oggetto, lo reggete, lo state sorreggendo, lo state mantenendo sospeso con le vostre mani perché non cada, quindi ne state sopportando il peso. Quando non riuscite più a sopportare questo peso, quando cioè siete stanchi, allora non siete più in grado di reggere il peso. È diventato troppo pesante per voi, non riuscite più a sostenerlo: il peso diventa insopportabile. Non lo reggete più.

Nel caso di una persona, quando questa persona diventa insopportabile è equiparata ad un peso, vuol dire che ha un brutto carattere o si sta comportando male e continua a farlo e la vostra capacità di sopportare il suo carattere dipende dalla vostra pazienza.

Non ti reggo più

Non ce la faccio più a reggerti

Finora ti ho sopportato, spesso ti ho anche supportato, ma adesso basta, non ti reggo più.

Ovviamente state paragonando questa persona ad un peso non più sopportabile, quindi si tratta di un’espressione offensiva.

Spesso si usa anche con le situazioni e non con persone. Potete dire ad esempio che lo stress del lavoro non lo sipportate più:

Questo stress non lo reggo più!

Con un linguaggio più elegante (è sempre bene avere un’alternativa) potete ugualmente dire:

Questa situazione è divenuta insostenibile!

Ma adesso ripassiamo:

Mariana: ieri mi sono imbattuta in un parola sconosciuta: balia

Rafaela: vedrai che adesso Giovanni prende e ce la spiega

Xiaoheng: e magari ci dice anche come si pronuncia, perché secondo me si pronuncia balia, ma vai a capire.

Wilde: bisogna anche considerare che laddove si tratti di parole omografe, la pronuncia potrebbe non essere univoca

Iberè: wow, si direbbe che tu te ne intenda!

Giovanni: ne parliamo nel prossimo episodio allora! Non vi lascerò in balia dell’incertezza.

8 – TENER FEDE

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Trascrizione

Bambino: mamma, ma dov’è la cioccolata? me l’avevi promessa!

Mamma: oh, mi spiace, mi sono dimenticata e non ho tenuto fede alla mia promessa, scusami!

Tener fede. Due parole per indicare una promessa mantenuta.

tener fede immagine

Sapete che quando si fa una promessa, quando si promette una cosa, allora possiamo fare ciò che abbiamo promesso, cioè mantenere la promessa oppure non mantenerla, non facendo ciò che era stato promesso.

La fede: il simbolo della religione ed anche del matrimonio cattolico, perché così si chiama l’anello che gli sposi, marito e moglie si mettono al dito come simbolo della loro promessa di fedeltà. L’anello nuziale si chiama appunto: “la fede“.

Fedeltà e fede, due parole simili, che escludono il tradimento. Se tradisci non sei fedele. Chi mantiene fede alle proprie promesse (come quella matrimoniale) invece si comporta in modo conforme alla promessa fatta. Chi mantiene fede alle promesse fatte, chi non tradisce cioè le proprie parole o il proprio partner, è una persona seria, che tiene fede, appunto, alle sue stesse parole. È una persona credibile.

Mantenere una promessa, quando questa promessa è importante, può diventare, nel linguaggio, mantenere fede, tenere fede o tener fede a qualcosa. Una delle preposizioni a, ai, al, allo, alla, agli, alle, è obbligatoria in questo caso. Si toglie l’articolo “la” e si mette la preposizione “a” o una delle altre.

Questo qualcosa a cui si tiene fede è evidentemente qualcosa che si è detto, come appunto una promessa importante, o dei propositi, cioè delle volontà espresse mediante dichiarazioni, spesso pubbliche, o anche fatte a se stessi.

Un riferimento al matrimonio ed alla fedeltà ci fa capire perché si usa il verbo tenere. Tenere la fede indica infatti la volontà di non togliere l’anello dal dito, ma invece continuare a tenerlo al dito, perché la fede nuziale non si toglie mai dal dito, sta lì ad indicare la promessa fatta al proprio coniuge. La frase, senza l’articolo “la” si può usare con tutte le promesse importanti.

Quindi possiamo dire:

I politici devono tener fede alle promesse elettorali

Una persona credibile tiene sempre fede alle proprie parole.

Una persona, se vuole essere coerente, deve tener fede ai principi in cui crede

La testardaggine obbliga a tener fede a delle idee anche se sono chiaramente sbagliate.

Grazie ad Ulrike (bambina), Bogusia (mamma 1) e Natalia (mamma 2) per la collaborazione

Esercizi

1. Se ho fede significa che: a) credo in Dio b) ho paura c) ho fiducia
2. Chi adempie affidabilmente gli impegni presi: a) deve faticare tanto b) tiene fede agli impegni presi c) è una persona laboriosa
3. La fede n_ _ _ _ _ e è: a) una pregheria b) simbolo di una promessa fra gli sp_ _ _  c) un anello
4. Con quale preposizione si usa la locuzione “tener fede”: a) su – b) con – c) a – d) nessuna di queste
5. Il verbo tenere si può sostituire con: m_ _ _ _ _ _ _ _  e fede.
6. Chi tiene fede a qualcosa: a) tiene le fedi in mano per poi metterle alle dita degli sposi – b) promette di aver fiducia – c) resiste nei confronti di una sfida – d) mantiene la parola data – e) chi segue fedelmente le proprie idee.

Risposte:

1) a)
2) b)
3) La fede NUZIALE è: b) simbolo di una promessa fra gli SPOSI –  c) un anello
4) c)
5) mantenere
6) d), e)