n. 107 – TETTO DI SPESA – 2 minuti con Italiano semplicemente

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“Per il calabrese medio il tetto di spesa è di centodiciannovemila euro.”

L’episodio di oggi riguarda il “tetto di spesa“. Avete ascoltato questa frase in cui si parla del “tetto di spesa“. Cos’è?

Dunque: si parla di soldi, di denaro, di spesa: quanto possiamo spendere? Qual è la somma che abbiamo a disposizione? Quanti soldi possiamo permetterci di spendere? Qual è, o quanto è il nostro limite massimo di spesa, cioè il nostro tetto di spesa?

Non parliamo della “spesa” al supermercato, al supermarket, per acquistare generi alimentari. E’ di quella spesa di cui si parla quando si dice: “vado a fare la spesa”, “c’è bisogno di fare la spesa“.

photo of a roof
Il “tetto” – Photo by Matheus Bertelli on Pexels.com

Quando si parla di “tetto di spesa” si parla invece semplicemente di quantità di denaro che si può spendere, che può essere spesa. Le spese: sono ciò che esce dalle nostre tasche, e sono anche chiamate “uscite“, per questo motivo. All’opposto ci sono le entrate, cioè tutto ciò che entra nelle nostre tasche. Questi termini: entrate e spese sono usati normalmente nella finanza e negli uffici quando si parla di “movimenti finanziari”.

Allora il “tetto di spesa” rappresenta la cifra massima che possiamo spendere. Il tetto sapete cos’è?

Il tetto si trova sulle case, sulle abitazioni, è la copertura di un edificio, di un palazzo, di una casa. E dove sta il tetto? Sta in alto, quindi la casa termina col tetto. Non si può andare più in alto. Quindi in modo figurato, quando si parla di denaro, il “tetto” indica la cifra massima. E il tetto di spesa indica la cifra massima che si può spendere.

La parola “tetto” si usa anche in altri contesti: è sempre il punto più alto di qualcosa: ad esempio il tetto della carriera è il livello massimo del nostro percorso lavorativo (la carriera.

Quando si usa il tetto di spesa?

Si usa quando si parla di questioni lavorative o decisioni che riguardano la spesa di un comune, di un ministero, di un’azienda eccetera.

Si parla spesso anche di “Budget“, termine che non appartiene propriamente alla lingua italiana ma si usa molto. Il termine budget equivale proprio a “tetto di spesa”. Si usa anche “disponibilità finanziaria” ma questo è più tecnico.

Indica la cifra che è disponibile per essere spesa; quindi il badget è esattamente, o quasi la stessa cosa.

Dico quasi perché il budget ha un senso anche più ampio in termini finanziari.

Allora per non avere dubbi che si sta parlando proprio della cifra massima che non si può superare nella spesa, meglio parlare di “tetto di spesa”.

Ma si usa “il tetto di spesa” o il tetto di qualsiasi altra cosa? Si usa, si usa. Eccome se si usa.

In Italia molti dirigenti pubblici hanno superato il tetto stabilito per gli stipendi dei dipendenti dello Stato

Occorre fissare un tetto per le emissioni di CO2 delle aziende

Il governo ha deciso il tetto di spesa per i farmaci che possono essere rimborsate dallo Stato

Ripassiamo le espressioni passate:

Carmen (Germania): Attenzione a non confondere il tetto con “la tetta“, al femminile. Occorre usare sempre il maschile poiché si dà il caso che se usiamo il femminile stiamo parlando del seno femminile, Attenzione quindi: il tetto e non “la tetta” o “le tette”, appunto. Balzerebbe subito agli occhi che non avete capito la differenza, e voi potreste essere oggetto di scherno, cioè qualcuno potrebbe prendervi in giro.

L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

n. 106 – IPOTESI PEREGRINA – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Giovanni: allora, tutti sapete cos’è un’ipotesi. Un’ipotesi è una possibilità, una eventualità. Rappresenta una costruzione mentale che riguarda qualcosa che potrebbe accadere e si usa questo termine quando vogliamo pensare alle conseguenze di questi fatti eventuali, queste ipotesi appunto.

Provate ad immaginare cosa sarebbe la lingua italiana se, per ipotesi, Dante Alighieri non fosse mai nato. Io userei le stesse parole adesso per spiegare questo episodio?

Una ipotesi può essere verosimile, cioè poco lontana dalla realtà oppure molto fantasiosa, molto lontana dalla realtà. In questo caso possiamo parlare di ipotesi strana, bislacca o bizzarra, termini simili a “fantasiosa”.

A volte, quando si parla di ipotesi, si sente anche l’aggettivo “peregrina”, un’ipotesi peregrina, per indicare che questa ipotesi questa possibilità questa eventualità è veramente poco probabile. Peregrina si associa spesso anche ad un’idea: un’idea peregrina con lo stesso significato: poco realistica, lontana dalla realtà.

Ma come ti vengono in mente queste idee peregrine?

Peregrina viene da pellegrino, cioè uno straniero che viene da lontano. I pellegrini sono coloro che vengono almeno da fuori città insomma persone che non si sono mai viste prima.

Allora anche un’ipotesi o un’idea quando è molto strana, possiamo chiamarla peregrina ma con la erre e non con la doppia elle di pellegrino. L’ipotesi e l’idea sono femminili quindi si usa peregrina, al femminile.

Ad un’ipotesi, questo è importante, deve seguire una conseguenza, qualcosa che avverrebbe se l’ipotesi fosse vera. Senza una conseguenza l’ipotesi potrebbe essere chiamata “esempio“.

Facciamo l’ipotesi che italiano semplicemente non esistesse. Cosa farei io per divertirmi?

Emanuele: Questa è veramente un’ipotesi peregrina papà!

Adesso ripassiamo le espressioni passate.

Khaled (Egitto 🇪🇬 ): C‘è chi dice che non esistono altri mondi abitati nell’universo. Io sono restio/a a credere che siamo gli unici esseri viventi mai esistiti. Questo discorso attiene anche alla religione in cui si crede. Com’è difficile e misterioso l’universo; nessuna ipotesi è abbastanza peregrina secondo me. Forse un giorno qualcuno, bontà sua, ci spiegherà tutto.

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n. 105 – ACCONDISCENDENTE- 2 minuti con Italiano semplicemente

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Emanuele: papà, mi compri un gelato?

Giovanni: ok

Emanuele: papà, mi regali la play station?

Giovanni: Certo figliolo

Emanuele: papà, Oggi andiamo al cinema?

Giovanni: naturalmente come vuoi tu Emanuele.

Giovanni: avete appena ascoltato un papà troppo accondiscendente. Questa è la parola del giorno che viene dal verbo accondiscendere anche senza la a iniziale: condiscendere. Cioè? Cioè dire sempre di sì dire troppe volte sì.

Quindi una persona accondiscendente è una persona che accondiscende, cioè è arrendevole, cede troppo facilmente alle richieste degli altri.

Io sono stato troppo accondiscendente verso mio figlio. Si potrebbe dire anche accomodante. Ad ogni modo chi si mostra accondiscendente lo fa perché cerca di evitare di litigare di evitare le controversie.

Si può usare accondiscendente verso qualcuno oppure nei confronti di qualcuno.

Non si usa mai in modo positivo comunque.

Non essere sempre così accondiscendente!

Sei sempre troppo accondiscendente nei confronti di tutti.

Adesso ripassiamo le espressioni passate parlando di educazione dei figli.

Bogusia (🇵🇱 Polonia): tuo figlio esprime un desiderio ma tu sei di diverso avviso hai tre possibilità: accondiscendere anche se non sei d’accordo, tagliare corto e dire di no senza discutere, senza permettere a chicchessia di intervenire, ed infine tendere la mano a tuo figlio dicendo: può darsi che il tuo desiderio sia esaudito: se farai tutti i compiti e se metterai a posto la tua cameretta, che è molto disordinata.

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n. 104 – TAGLIARE CORTO – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Spiegazione per madrelingua spagnola (Italiano per ispanofoni)

Para ver el episodio completo, hazte socio de Italiano Semplicemente o escribe al autor.

camilla castellano

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Giovanni: vi hanno mai chiesto di tagliare corto?

No? Certo, forse non l’hanno fatto usando la lingua italiana, ma questa è una frase che si usa di frequente (cioè spesso, frequentemente) soprattutto al lavoro.

Fa parte comunque del linguaggio informale, quello parlato.

In poche parole è un invito a accorciare un discorso, un invito a velocizzare una comunicazione: una persona sta parlando, sta spiegando una cosa, una qualsiasi cosa, sta dando una qualsiasi comunicazione ma sta impiegando molto tempo, parla molto, si sta dilungando. Allora se si sta dilungando con le spiegazioni, in questo caso si può chiedere di “tagliare corto”:

Taglia corto Giovanni! Non abbiamo molto tempo!

E’ un invito un po’ brusco, fate attenzione. Non è molto educato rivolgersi in questo modo ad una persona e se non la conoscete vi sconsiglio di usarla. Potrebbe essere offensivo. Dipende anche dal tono che usate comunque.

Poi l’espressione “tagliare corto” si usa anche per spiegare il comportamento di una persona, che, al contrario, anziché dedicare del tempo a qualcosa di importante, anziché spiegare bene una cosa, anziché cioè dedicare tutto il tempo necessario ad una conversazione, quando parla con una persona, ebbene questa persona “taglia corto” ,cioè interrompe bruscamente la conversazione per far capire che non ha voglia di parlare o di dedicare del tempo in più alla persona con cui parla. Ad esempio dice:

Ok, poi ne riparliamo!

E’ un po’ maleducato “tagliare corto” quando si parla con una persona, perché questa espressione esprime la voglia di liquidare questa persona, cioè di liberarsi di lei il prima possibile.

Il verbo tagliare ovviamente indica la volontà di accorciare la comunicazione, di tagliarla, la volontà di usare meno parole, di “arrivare subito al dunque”.

Questa è un’altra espressione, quasi del tutto equivalente a “tagliare corto”.

Un’altra alternativa è: “farla breve”. Sempre molto informale comunque. “Breve” significa che dura poco.

Se si vuole invitare a essere più brevi comunque, si può chiedere di “arrivare al nocciolo della questione”, o “arrivare al fulcro del discorso”: è molto più educato di “falla breve!” o “taglia corto!”

Quindi posso dire, in modo confidenziale:

Giovanni, cerca di farla breve, poiché non abbiamo molto tempo!

oppure, sempre tra amici:

Giovanni, cerca di tagliare corto, poiché non abbiamo molto tempo!

Oppure, più educatamente:

Giovanni, cerca di arrivare al nocciolo della questione, poiché non abbiamo molto tempo!

Spesso si usa anche “tagliar corto” senza la “e” finale del verbo tagliare. Forse proprio perché si deve dare subito un buon esempio, ed allora iniziamo a tagliare subito il verbo!

Ok la faccio breve anche io, per tener fede al nome della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”.

Adesso ripassiamo le espressioni passate parlando di strategie comunicative.

Khaled (Egitto): Se ti chiedono delle spiegazioni e tu ne sei totalmente sguarnito, una buona strategia può essere tagliare corto oppure restare sul vago. Può darsi che il tuo interlocutore, bontà sua, non se ne accorga e sia colto alla sprovvista. Se invece è una persona intelligente questa tua strategia sicuramente lascia il tempo che trova.

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n. 103 – ESSERE DI DIVERSO AVVISO – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Giovanni: Io credo che bisogna fare qualcosa per la terra, per l’ambiente e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Questa è la mia opinione.

E tu, di che avviso sei?

Ti hanno mai fatto questa domanda?

avviso

Beh, se ti fanno una domanda di questo tipo, sappi che il termine “avviso” può essere un sinonimo di “opinione“: in pratica chi fa questa domanda (di quale avviso sei?) vuole sapere cosa ne pensi, vuole sapere la tua opinione, vuole conoscere di quale avviso tu sia. Il verbo essere è importante per riconoscere questo particolare significato di “avviso“.

Ci sono molti modi diversi in realtà, anche più formali, per chiedere un’opinione, cioè un modo soggettivo di vedere o di considerare una cosa, ad esempio usando la parola “parere” o usare il verbo “ritenere” (io ritengo che…).

Per chi interessato c’è una intera lezione del corso di Italiano Professionale in merito a questo argomento.

Come rispondere se vi fanno una domanda in cui chiedono il vostro avviso?

Anche per rispondere avete un’ampia gamma di scelta. Se voi siete siete d’accordo, potete rispondere (usando sempre la parola “avviso“):

A mio avviso hai ragione.

Sono del tuo stesso avviso

Se invece non sei d’accordo puoi dire:

Su questo problema sono di diverso avviso

Sono dell’avviso opposto al tuo.

A mio avviso” quindi vuole dire: “la mia opinione è” (qui non usiamo il verbo essere) inoltre si può essere dello stesso avviso (quando si è d’accordo) oppure “si è di avviso opposto” o “di diverso avviso

Meglio non mettere un articolo davanti alla parola “avviso” (un avviso, l’avviso, gli avvisi eccetera) altrimenti si rischia di confondere questo avviso, inteso come opinione all’avviso inteso come informazione utile, una comunicazione, un’avvertenza, tipo nella frase: “è stato appeso un avviso alla porta” (quindi un annuncio, un’informazione) oppure la frase “ti avviso che sono sposato!” (cioè ti informo).

Qui uso il verbo avvisare, che ha un altro significato: informare, appunto.

Adesso ripassiamo le espressioni passate parlando sempre di ambiente con Sofie.

Sofie (Belgio): Voi, potenti del mondo, sapete cosa state facendo per salvarlo? Questa non è una domanda retorica. Niente! Avete considerato tutti gli annessi e connessi delle vostre decisioni politiche? Come vi permettete di prenderci in giro? Il mondo sta morendo, non sono voci false e tendenziose queste. Non state facendo abbastanza e siamo tutti stanchi di abbozzare. Stanno venendo a galla tutte le conseguenze delle vostre scelte, delle quali tutti noi stiamo rispondendo con la vita, con le malattie e con il riscaldamento globale. Oltretutto sembra anche che non ve ne rendiate conto.

L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

 

n. 102 – PUÒ DARSI – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Ulrike: Ciao amici di italiano semplicemente. Benvenuti ad un’altra puntata della rubrica due minuti con italiano semplicemente. Ho il permesso di Giovanni, il creatore del sito, di spiegarvi la locuzione può darsi/può darsi che.

Giovanni: infatti, permesso accordato. Abbiamo preso un’ottima abitudine sai?

Ulrike: Può darsi, si vede subito, è composto da due verbi: vediamo la terza persona singolare del verbo potere che esprime la facoltà di fare, di agire secondo la propria volontà, poi il verbo dare nella sua forma riflessiva, darsi appunto.

Giovanni: sai una cosa? Non avevo pensato che la parola darsi, nella frase “può darsi” fosse il verbo dare. Si scopre sempre qualcosa…

Ulrike: Il verbo dare lo conosciamo bene (a parte Giovanni, si fa per scherzare) e lo usiamo spesso. Nel senso proprio significa “passare qualcosa”: dare la mano, dare una mela, ecc. Poi di sono tantissimi locuzioni con il verbo dare/darsi. Vi Ricordate ad esempio di alcuni episodi di questa rubrica di due minuti come “dare seguito a“, “darsi a” e anche “si dà il caso che“? Cogliete l’occasione per una ripetizione!

Il verbo riflessivo “darsi” viene usato con significati diversi, spesso col senso di dedicarsi completamente, con intensità (darsi allo studio, darsi alla carriera) o anche dichiararsi (darsi per vinto/a, darsi per malato/a) o col senso di “esserci” come nella locuzione “si dà il caso che“.

Nell’ espressione di cui parliamo oggi, “darsi” viene usata come avverbio nella forma può darsi che. Un avverbio, come sapete, ci serve a modificare, determinare o accentuare un verbo. Può darsi che si usa per esprimere che una determinata cosa potrebbe accadere, che c’è un certo grado di probabilità che la cosa di cui parliamo si verificherà o accadrà. Si usa anche come conferma di un’opinione o affermazione altrui, una conferma un po’ tiepida, incerta però.
Vi faccio qualche esempio:

Può darsi che mi sbagli, ma pare che tu sia arrabbiato con me.

Può darsi che tu non mi creda, ma è proprio la verità.

Tu mi dici di aver trovato la soluzione del nostro problema? Beh, io non so, ma può darsi che tu abbia ragione.

Negli esempi potrei sostituire può darsi con le parole “possibilmente”, “è probabile/probabilmente“, “forse

Chiaro? Fate attenzione però: usata in modo corretto la locuzione richiede l’uso del congiuntivo.

Potrei chiedervi ora se la mia spiegazione vi abbia dato una mano per comprendere l’espressione e voi potreste rispondermi: può darsi! E questo è il secondo modo di usare può darsi cioè come risposta secca ad una domanda, come interiezione.

Ci rivedremo qui un’altra volta? Può darsi!

Ciao amici, può darsi che io abbia sforato i due minuti. Abbiate pazienza!

Giovanni: Se avete ancora dubbi (ma non credo) c’è un intero episodio che riguarda i dubbi: può darsi che non abbiate tempo, ma io ve lo dico lo stesso: https://italianosemplicemente.com/2018/04/25/come-esprimere-di-dubbi/ 

Adesso ripassiamo le espressioni passate parlando di mariti, di mogli, e di passione… sì… quella per il calcio: 

Junna (Cina): Se tuo marito ancora non ha messo la testa a posto a posto e si ostina a giocare a calcetto nonostante l’età, allora può darsi, anzi è sicuro che sia un po’ duro di comprendonio! In tali casi si consiglia alla moglie di non chiosare frasi offensive contro di lui. Armatevi di pazienza e quando toneranno a casa con un piede rotto, saranno meno restii ad accettare che anche loro devono sottostare alla legge del tempo che passa, e che se non lo fanno sono proprio loro a pagare lo scotto.

Hartmut (Germania): Va bene, è vero. Comunque mi resta sempre il calcio in TV! Così potrò vederlo tutti i giorni!! Non vi dico quanto sarà contenta mia moglie!

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Il linguaggio dei colori

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Daria: Ciao a tutti, sono Daria, un membro di italiano semplicemente. Oggi vorrei condividere con voi alcune espressioni che mi sembrano interessanti e molto curiose.Giovanni: Daria, ragazza russa, ha avuto un’ottima idea devo dire, quella di parlare dei colori. In che modo?

Daria: Chi di voi non ha un colore preferito? Ma sapete che l’italiano è una lingua ricca di parole con diverse sfaccettature di significato. Vero?
Sui colori ad esempio la lingua russa è un po’ povera, diciamo così, e presto capirete perché la lingua italiana è così ricca di sfumature anche quando si parla di colori.

Giovanni: hai detto sfumature Daria? Bella parola questa. Le Sfumature del significato intendevi. Ma ci sono anche le sfumature dei colori. Giusto Daria?

Daria: il concetto di sfumatura è interessante. Ogni colore, possiamo dire, ha infinite sfumature, come alcune parole italiane.
Il verbo sfumare è legato intimamente al concetto di colore. È simile a diluire, variare, si tratta di leggere differenze nella tonalità del colore e nella sua intensità anche.

Giovanni: Anche in cucina si usa il verbo “sfumare” , adesso che di penso. Il significato è un po’ diverso pero: attenuare l’intensità di un colore, che diventa così meno forte. In cucina significa far evaporare lentamente, quindi c’è il fumo di mezzo.

Daria: certo, ma torniamo ai colori.
L’intensità di un colore, si è detto, e la sua tonalità, vengono sfumate, cioè dissolte, attenuate, diminuite.

Giovanni: Qualcosa diminuisce fino a scomparire? Allora questa cosa possiamo dire che “va in fumo” . Questa è un’espressione idiomatica che indica il dissolversi di qualcosa. Un affare andato in fumo ad esempio, l’affare non c’è più, è scomparso. Se prima era qualcosa di reale, ora è andato in fumo. Ecco il legame con la cucina: quando un liquido evapora, sfuma, cioè diventa fumo, quindi scompare. Sfumare il pesce col vino bianco ad esempio: versare un po’ di vino e aspettare che evapori.

Daria: E la tonalità? Quando parliamo di un colore la tonalità è il grado di intensità di un colore. Quando è forte un rosso? Qual è la sua tonalità? Ci sono molte tonalità di rosso: rosso porpora, rosso sangue, rosso di Persia, il bordeaux, l’amaranto e tanti altri.

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Un frutto rosso porpora – Photo by Pixabay on Pexels.com

Giovanni: Poi ci sono i colori “pastello“. Mai sentiti i colori pastello? Per tutti i colori esiste una tonalità pastello. Si tratta di colori con dei toni chiari e sfumati; sono i colori più delicati, i colori pastello.
Possiamo anche dire che i colori pastello hanno una tinta più delicata e luminosa.
La “tinta” è una parola usata in molti contesti diversi.
Essa stessa è un sinonimo di colore.

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Colori pastello – Photo by Milly Eaton on Pexels.com

Daria: Di quale tinta mi faccio i capelli oggi? Ho voglia di provare la tinta rossa. Si, dirò alla parrucchiera di dare una tinta rossa aibmiei capelli oggi.

Giovanni: buona idea Daria.
La tinta si dà. Dare è il verbo più associato alla tinta. Devo tinteggiare le pareti della mia casa. Stavolta voglio dare una tinta gialla in cucina, mentre per la camera da letto preferisco la tinta rossa, magari con una tonalità pastello, così non dà molto fastidio alla lunga. La tinta è quindi il colore che si dà a qualcosa, che si applica a qualcosa per renderla colorata. Simile a tinta è vernice ed anche tintura.

Daria: La tintura è sia l’operazione che si fa quando si applica un colore, una tinta a qualcosa, ma indica anche il prodotto che si usa quando si tinge qualcosa. Molto usata è la tintura per capelli, che contiene dei materiali adatti a tingere i capelli, in modo che assumano un colore preciso.
E la vernice? Anche la vernice è un prodotto che serve a tingere, ma si dice in questo casi: verniciare. La vernice è come la tintura, è un mix di sostanze chimiche o naturali che serve a conferire un colore ad una superficie trattata con questa verniciatura.
Il colore che assume questa superficie dipende dal colore della vernice.

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Una panchina verniciata di un colore verdastro – Photo by Ion Ceban @ionelceban on Pexels.com

Giovanni: Sì, la vernice si usa per dipingere i cancelli di ferro delle abitazioni, le inferriate eccetera. La vernice è uno strato sottile di copertura, e non si usa questo termine per i capelli, dove come si è detto si utilizza tintura o anche tinta.
Per gli oggetti metallici si usa sempre la vernice.
Ne esistono di vari tipi: la vernice antiruggine (per fare in modo che il ferro non arrugginisca, cioè non sia attaccato dall’acqua) quella ignifuga, che rende il materiale verniciato resistente al fuoco, ed altri tipi di vernici ancora.

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Una catena arruginita (piena di ruggine) – Photo by Miguel Á. Padriñán on Pexels.com

Ma la parola tinta è interessante perché si usa per descrivere altre cose, non solo il colore. Ad esempio per descrivere uno stato d’animo, un modo per vedere le cose.
In fondo esistono colori chiari e colori scuri giusto?

Daria: E i colori sono da sempre associati agli stati d’animo.
Oggi sono nera! Non mi dite nulla perché sono arrabbiatissima.

Giovanni: ho paura di rimanere bocciato all’esame di chimica. Sai Daria?

Daria: ma dai… non esagerare le tinte! Hai frequentato le lezioni e il professore sarà buono con te… non essere pessimista. Non devi vedere tutto nero! non devi vedere tutto in tinta fosca. C’è ancora tempo prima dell’esame.

Giovanni: in questo caso l’espressione “esagerare le tinte” significa drammatizzare le cose o circostanze, essere pessimisti.
La persona ottimista invece potrebbe dire all’altra:
di “non farne un dramma” oppure “lo dipingi come un dramma a forti tinte”.
In pratica sta consigliando di non essere negativo, di vedere il futuro con tinte meno fosche. Le tinte fosche indicano che si stanno accentuando gli aspetti negativi in modo da aver paura o da far aver paura anche gli altri.
Stai dipingendo una situazione a tinte fosche, ma non c’è niente di cui preoccuparsi in realtà.

Daria: Ora è chiaro che la parola tinta o tinte indica il colore immaginato dei pensieri, degli umori di una persona. Così si può anche dire “vedere tutto di tinta rosea” che ha il significato contrario, molto positivo. Quando si vede tutto positivamente, cioè nel colore rosa, a tinte tosa o rosee.

Giovanni: Evidentemente il colore rosa è associato alla positività. Quando siamo innamorati ad esempio spesso vediamo il nostro rapporto in tinta rosea. Che bello vivere quei momenti!
Tornando alla vernice, avete presente le panchine per sedersi nei parchi? Quando sono state tinte di recente, si mette una scritta:
Vernice fresca” e noi sappiamo che sarebbe meglio non toccare la panchina per non macchiarci le mani o il vestito.

painting materials scattered inside room
Una parete appena tinteggiata di bianco – Photo by rawpixel.com on Pexels.com

Daria: È interessante che la parola vernice possa usarsi anche il senso idiomatico:
-la vita che mostrano le persone su Instagram è tutta vernice e non corrisponde alla realtà.
La vernice in questa frase rappresenta l’immagine che deve essere mostrata, che deve apparire, non la realtà. Come quando qualcosa è stato colorato di proposito per farlo apparire più bello.

Giovanni: adesso abbiano fatto una bella descrizione dei colori mi sembra. Vero Daria?

Daria: facciamo un esercizio di ripetizione?

Giovanni: ok, un bell’esercizio di ripetizione.

  • Il Colore che preferisco è il rosso porpora.
  • Una sfumatura chiara.
  • Una sfumatura scura.
  • Tinteggiare il muro.
  • Tingere i capelli.
  • Dipingere un quadro.
  • Colorare un disegno.
  • Dipingere a tinte fosche. I pessimisti dipingo a tinte fosche
  • Le tonalità di colore.
  • Un tono più chiaro.
  • Bisogna sfumare un po’ questo verde. È troppo scuro.
  • La tintura per capelli.

Qualche domanda? Qualcosa da chiarire?

Bogusia (Polonia 🇵🇱): Buona serata a tutti. 👋Ho una fifa blu di iniziare la partecipazione così di punto in bianco, però penso che abbiate fatto un bel lavoro e vi do il disco verde. Un pochino sono verde dall’invidia però, perché non faccio parte di questo episodio. E non sto esagerando le tinte, dicendolo.

Bell’episodio. Avrei anche una domanda: posso anche attenuare oppure calcare le tinte non solo esagerare le tinte?

Vi piace vestirvi in tinta? Un maglione con le calze in tinta? Per esempio.

Giovanni: ciao Bogusia (Bogusia è uno dei membri più attivi dell’associazione). Hai usato molte espressioni sui colori. Se hai una fifa blu vuol dire che hai paura, hai molta paura, sei molto spaventata nell’iniziare a partecipare di punto in bianco (cioè all’improvviso). esiste anche la fifa nera, con significato equivalente. La fifa è sempre la paura, nel linguaggio colloquiale. Grazie del tuo disco verde, se ci dai il disco verde allora vuol dire che sei d’accordo, c’è il tuo benestare alla pubblicazione di questo episodio, quindi ci dai il via libera, una frase più o meno equivalente a dare il disco verde, che richiama il colore del semaforo: col verde si può passare.

Chris (Inghilterra 🏴󠁧󠁢󠁥󠁮󠁧󠁿): Puoi darmi alcuni esempi di suffissi che possono essere usati con i colori?

Giovanni: Ciao Chris, (anche Chris è un membro, londinese stavolta, dell’associazione). I suffissi, ok, ti riferisci a quando dopo il nome di un colore si aggiunge alla fine qualcosa come il suffisso –astro, ad esempio, tipo rossastro, oppure biancastro, verdastro. Oppure –ognolo, come azzurrognolo, verdognolo o –iccio, come bianchiccio o rossiccio.

Allora si tratta di variazioni, di colori particolari, simili a quelli indicati. Il rossastro ad esempio indica un colore rosso ma non esattamente rosso, un rosso un po’ tendente all’opaco e allo sporco. Un rosso opaco, un rosso sporco: Opaco significa poco trasparente, o anche privo di lucentezza, di luminosità, che quindi non brilla con la luce. Un colore opaco non è un colore vivido: ecco, probabilmente vivido è il contrario di opaco.

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Capelli di un colore “rossastro” – Photo by Rene Asmussen on Pexels.com

Lo stesso discorso vale per biancastro o verdastro. Diciamo che questo rossastro è un rosso poco vivo, non ben definito e non uniforme, una luce rossastra ad esempio, o una sabbia un po’ rossastra. Quindi tendente al rosso, ma non esattamente rosso. Anche se non sappiamo esattamente di che tonalità di rosso si tratta, perché non conosciamo esattamente il tipo, il nome della sfumatura, allora spesso si dice colore rossastro, verdastro eccetera.

Se dico azzurrognolo, non cambia molto in realtà. Azzurrastro non si usa; é più bello azzurrognolo: un azzurro che può essere slavato, cioè quasi scolorito, quindi più chiaro o anche quasi un grigio tendente all’azzurro. Non esattamente azzurro quindi, ancora una volta. Slavato è un aggettivo spesso associato ai colori. Si vuole indicare un colore sbiadito, spento, un po’ scolorito appunto, si dice anche un colore smorto. Slavato, sbiadito, smorto, hanno tutti una connotazione un po’ negativa: non sono colori vividi, brillanti, luminosi. colori accesi.

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Questo muro è di un giallo un po’ sbiadito – Photo by Leah on Pexels.com

Quando un vestito perde un po’ di colore si dice che sbiadisce, diventa di un rosso sbiadito ad esempio.

E bianchiccio? Più o meno la stessa cosa che biancastro, forse un po’ più sgradevole come colore, sempre simile al bianco comunque, tendente al bianco ma se non ci piace tanto come colore allora è un colore bianchiccio.

Ho dovuto prendere una medicina dal colore bianchiccio, una vera schifezza! Bleah!

Insomma avete capito certamente che la luce è molto legata ai colori e tutti gli aggettivi che posso trovare per indicare una variazione, una tonalità particolare di colore, hanno spesso a che fare con la luce. Un’altra domanda? Vedo una mano alzata. Ulrike, dimmi pure, piaciuto l’episodio?

Ulrike (Germania 🇩🇪): Bravi, bell’episodio in coppia. Spero non abbiate passati la notte in bianco per crearlo. Scherzi a parte. Forse il concetto cambiare colore per dire impallidire o arrossire a causa di emozioni particolari sarebbe interessante.

Giovanni: beh, brava, anche le emozioni sono legate ai colori. Non abbiamo passato la notte in bianco comunque. Passare la notte in bianco significa non dormire, stare svegli tutta la notte, e non per volontà. evidentemente qualcosa ci ha impedito di dormire e come conseguenza abbiamo passato la notte in bianco. Poi hai usato impallidire, che è un bel verbo. Viene dalla parola pallido, cioè sbiancato: se qualcosa è pallido (solitamente si parla del viso di una persona) significa che è diventato bianco: è sbiancato, quindi quando una persona “sbianca”, cioè “sbianca in volto“, evidentemente ha preso uno spavento all’improvviso, e il suo viso presenta un improvviso pallore. Quindi il viso è diventato pallido: il pallore del viso (pallore e non pallone, attenzione alla pronuncia).

man person people emotions
Un viso pallido – Photo by Gratisography on Pexels.com

Questa persona che è diventata pallida in volto si dice che è impallidita, ad esempio per una forte emozione. Il verbo impallidire si usa anche in senso idiomatico quando si fa un confronto dove c’è un perdente.

I giocatori della Lazio impallidiscono di fronte a quelli della Roma (questo è solo un esempio).

Ovviamente sbiancare e impallidire si usano anche con gli oggetti:

il dentifricio sbianca i denti, le stelle del cielo impallidiscono con l’alba.

Quando viene il sole le stelle impallidiscono, cioè diventano più chiare, si vedono meno, perché la luce del sole le fa un po’ impallidire.

L’episodio finisce qui, grazie a tutti, visitatori, donatori e grazie anche a Daria, Bogusia, Ulrike e Chris per la collaborazione.

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n. 101 – CHICCHESSIA – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Trascrizione

Giovanni: “chicchessia” è un termine molto interessante. Uno di quei termini che si usano quando si è arrabbiati! E’ facile ascoltarlo in una discussione, in un dibattito televisivo, soprattutto quando ci si difende. Quando una persona è sulla difensiva, cioè quando questa persona si sta difendendo, allora può pronunciare la parola “chicchessia”.

chicchessia.jpg

Ad esempio, se dico che la mia opinione è importante, allora posso aggiungere:

Non permetto a chicchessia di dire che la mia opinione non sia importante

In pratica: non lo permetto a nessuno. Ok, quindi chicchessia vuol dire “nessuno”.

Ma perché chicchessia? E’ anche difficile da scrivere e da pronunciare per qualcuno. Chicchessia, una sola parola, viene da chiunque sia, cioè chiunque sia questa persona. Nell’esempio quindi, non importa chi sia questa persona, io non le permetterò di dire che la mia opinione non è importante. Semplice vero?

Si usa più spesso però in frasi negative:

Ti dico un segreto, ma non parlarne con chicchessia.

Cioè non parlarne con nessuno, neanche tua madre, neanche una persona della tua famiglia, insomma: chiunque sia questa persona, non rivelare questo segreto con nessuno.

Come termine è molto usato, ma ovviamente si usa molto più spesso il termine “nessuno“, ma questa rubrica serve ad aumentare il vocabolario. O no?

Sfido chicchessia a dire il contrario!

Come vedete “sfido chicchessia” ha il senso di “sfido tutti”, cioè “sfido chiunque”, non importa chi sia questa persona, quindi il termine “nessuno” non sempre è il più adatto a rappresentare chicchessia. A volte è meglio “tutti”, altre volte “chiunque“.

Si dice anche “qualsivoglia persona” in alcune circostanze.

Infatti sempre a delle persone ci si riferisce, questo è chiaro: si parla di persone. Non possiamo usare chicchessia per parlare di oggetti o cose diverse dalle persone.

In questo caso meglio dire “qualunque” (che sostituisce il chiunque delle persone) o anche “qualsivoglia” (che vuol dire “qualunque si voglia”, cioè “qualunque sia” o semplicemente “qualsiasi“, “qualunque“.

Per sentirmi soddisfatto e felice di Italiano Semplicemente a me basta un qualsivoglia commento positivo da parte dei visitatori.

Adesso ripassiamo le espressioni passate.

Sofie (Belgio) e Natalia (Colombia): Non importa il metodo che seguiate per imparare l’italiano. Qualsivoglia metodo può essere produttivo se c’è la volontà e la passione e se non si è restii all’ascolto. Ovviamente se non c’è tempo le cose si complicano. Fortunatamente qualcuno ha messo a punto una tecnica efficace, basata su alcune semplici regoline (7 semplici regole), che possono aiutare chicchessia a migliorare il suo livello.  Qualcuno potrebbe chiosare: “è impossibile senza studiare la grammatica”, ma voi potreste fregarvene. Comunque, a prescindere dal metodo, una volta trovato quello giusto per voi, meglio concentrarsi su questo, altrimenti potreste andare in tilt.

L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

 

n. 100 – METTERE A POSTO – 2 minuti con Italiano semplicemente

Audio

1 – Vieni con noi: Entra nell’associazione Italiano Semplicemente

2 – Ascolta e impara: gli audio-libri di Italiano Semplicemente

3 – Corso di Italiano Professionale: il programma delle lezioni

 

Trascrizione

Flora: la locuzione “mettere a posto qualcosa” significa collocarla nel suo giusto ordine e, per estensione, aggiustare, riparare, rimettere in efficienza, riferito a macchine, meccanismi e similia, ma anche a singole parti del corpo: hai messo a posto la televisione?

devo far mettere a posto i fari dell’automobile

quando ti deciderai a farti mettere a posto i denti?

vado a farmi mettere a posto i capelli

In senso figurato, mettere la testa a posto, rinsavire, mettere giudizio; mettere a posto le cose, mettere a posto ogni cosa, mettere tutto a posto, sistemare definitivamente, risolvere problemi, questioni, situazioni complesse, appianando ogni difficoltà, chiarendo eventuali malintesi, ecc.

Mettere a posto qualcuno, dargli una sistemazione economica, procurargli un impiego redditizio.

Analogamente, mettersi a posto, trovare una sistemazione conveniente, farsi una casa, una famiglia, ecc.

Con altro significato, invece, costringere all’osservanza dell’educazione, al rispetto, chi non si comporta in modo adeguato: se non obbedisci, ti metto a posto io!

La frase “saper stare al proprio posto” indica l’avere una buona educazione e, quindi, essere in grado di muoversi, comportarsi, opportunamente in ogni ambiente.

Ho avuto l’ordine di mettere a posto la barca.

Di sicuro potrebbe fare qualche telefonata e mettere a posto questa situazione.

Mi scusi, signora, se non serve altro, finisco di mettere a posto in cucina e vado via.

Piccola postilla: In italiano esiste anche la parola “apposto”, scritta con due P. Si tratta del Participio Passato del verbo apporre. Rispetto alla locuzione “a posto” ha ben altro significato: collocare, mettere accanto, aggiungere, mettere sotto o sopra:

Spero che tu ed Antonio non confabuliate per apporre cambiamenti all’itinerario del nostro prossimo viaggio, perché così è stato deciso dal gruppo.L

‘artigiano che mi restaurò un’antica edizione della “Divina Commedia” del Dorè, intercalò al testo alcune pagine in bianco, per potervi apporre note.

Mi venne chiesto di apporre la firma su alcuni documenti.

Ricordati di apporre il bollo sulla fattura del medico!

Prima di apporre il cappotto nell’armadio portalo in lavanderia!

Giovanni: adesso dopo aver ascoltato le parole della nostra Flora, una ragazza a posto  ve lo posso garantire, adesso ripassiamo alcune espressioni passate della rubrica due minuti con italiano semplicemente  Ci aiuta Anthony.

Anthony (USA): Cercando di pronunciare frasi perfette in italiano a volte ci si deve scervellare. Ma in realtà con questi episodi di due minuti con italiano semplicemente si può, anzi si deve sempre tornare alla carica affinché funzioni. In questo modo, dopo i dovuti sforzi (si spera anche gradevoli) si comincerà ad ingranare con questa bellissima lingua.

L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!