822 Dare su

Dare su (scarica)

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Giovanni: Vediamo oggi un uso particolare ma molto diffuso del verbo dare. “Dare su” è la locuzione alla quale mi riferisco, che ha due utilizzi in particolare.

Il primo è “dare sui nervi” che può essere anche “dare ai nervi”.

Si tratta di una espressione colloquiale che si usa quando qualcosa (soprattutto parliamo di un atteggiamento o un comportamento di una persona), ci dà fastidio, o meglio, quando questa cosa ci innervosisce.

Che significa?

Se una cosa ci rende nervosi, ci irrita, si può anche dire che ci dà sui/ai nervi.

Però sono soprattutto le persone e i loro comportamenti a dare sui nervi.

Se non si tratta di questo, solitamente possiamo usare il verbo innervosire, rendere nervosi o anche l’espressione “farsi prendere dal nervosismo” , che significa sempre irritarsi.

Dunque, un contrattempo può farmi innervosire.

Lo stesso vale per tutte le cose inaspettate che hanno conseguenze negative su di noi.

Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta innervosendo/snervando

Non farti prendere dal nervoso per così poco!

Se invece si tratta di comportamenti è molto facile che si usi l’espressione dare sui nervi.

Giovanni quando insiste in questo modo mi dà proprio sui nervi!

Ma cosa sono i nervi?

Parliamo semplicemente delle fibre nervose, quindi si riferiscono al nostro sistema nervoso.

Nel linguaggio comune però con il termine nervi si intende la condizione psichica di una persona e si usa specialmente in espressioni figurate allusive a un insufficiente controllo della propria emotività in certe situazioni, o un intenso logorio psichico.

Si usano spesso espressioni tipo “avere i nervi” o anche “avere i nervi a fior di pelle”, “avere i nervi a pezzi”.

Quando si deve mantenere il controllo invece è bene mantenere i nervi saldi.

Molte cose comunque fanno venire i nervi. Si usa anche “urtare i nervi” con lo stesso senso di “dare sui nervi”.

Che nervi che mi fai venire!

Mi urti i nervi!

Mi dai sui nervi!

Sono frasi equivalenti.

In generale il cattivo umore spesso è manifestato con una frase che contiene il termine nervi.

Il secondo modo di usare “dare su” invece è simile al verbo affacciarsi.

Anthony:

La finestra della mia camera sul cortile.

Quindi quando mi affaccio dalla finestra della camera si vede il cortile. La finestra della camera si affaccia sul cortile, cioè la finestra dà sul cortile.

In quale camera vuoi dormire? Va bene quella che dà sul giardino o preferisci l’altra che dà sulla strada?

Si può utilizzare in teoria anche con le porte, con le facciate cioè con i muri, non solo con le finestre. Al posto di dare a volte si usa anche guardare:

La finestra guarda sulla strada.

Mi affaccio alla finestra e cosa vedo?

Vedo la strada.

Altre volte il verbo non si usa proprio:

La finestra sul cortile

Questo, tra l’altro, è anche il titolo di un vecchio film.

Attenzione perché non sempre, quando incontriamo “dare su” siamo di fronte a questi due utilizzi di cui vi abbiamo parlato: dare sui nervi e dare nel senso di affacciarsi.

Questo sì deve ai tanti utilizzi del verbo dare.

Es:

Avete consigli da dare sulla lingua italiana?

Ognuno può, dare su questo argomento il suo contributo.

Abbiamo alcune notizie da dare su di noi.

È sbagliato dare su questo aspetto letture diverse dalla nostra.

La mia automobile il meglio lo dà su strada sterrata.

Adesso un bel ripasso e poi per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente faccio 10 domande sull’episodio di oggi. Seguiranno anche le risposte.

Nel ripasso di oggi si parla di vacanze.

Giovanni: aspetta! Mi è appena venuto in mente un terzo utilizzo della locuzione dare su.

Si utilizza con i colori, nel senso di tendere, avvicinarsi.

Es: avete presente la mora artica? È un frutto tipico finlandese, di colore rosso scuro che dà sul verde, marrone e anche nero a volte.

Quindi questo frutto ha un colore che è fondamentalmente rosso scuro, ma spesso tende un po’ al verde, marrone e nero.

Se invece cercate la definizione di rossiccio, troverete che questo aggettivo si usa quando parliamo di un colore che ha una sfumatura rossa, che dà sul rosso. Quindi fa pensare al rosso, anche se il colore prevalente è un altro. C’è una sfumatura rossa.

Peggy: Visto che oramai l’aria nel gruppo sa di vacanza, non ti dico che voglia che ho di andare a lavorare in questo periodo. Non me la sento di fare qualunque cosa, ma solo di sognare di avviarmi seduta stante per una vacanza bell’e buona. Quale che sia il posto con una bella spiaggia mi andrà benissimo.

Khaled: Io invece, sebbene non sia proprio in vena di concludere il mio lavoro, (sarà comunque con i fiocchi però) ,dovrò farlo e tra una settimana e passa sarò tranquillo/a di godere della mia vacanza in montagna con la famiglia, spaziando in luoghi colmi di verde. Ragazzi, ho sentore che sarà uno svago da dio.

Hartmut: Guarda, il facente funzione del mio direttore mi ha chiesto di fare gli straordinari tutto agosto. Ma va’! Non esiste proprio, gli ho risposto. Ho già sacrificato due anni di vacanze estive. Questa volta non c’è santo che tenga, partirò di sicuro. Buone vacanze a tutti.

Esercizi

1) quando sei così cocciuto __ __ __ nervi.

2) cerca di ____________ i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che __ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si ________ sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta ___________.

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a ____ di pelle.

8) Se la finestra _____ sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i ______ a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi ____________ non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

Soluzioni

1) quando sei così cocciuto MI DAI SUI nervi.

2) cerca di MANTENERE i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che DÀ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si AFFACCIA sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta SNERVANDO/INNERVOSENDO

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a FIOR di pelle.

8) Se la finestra DESSE sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i NERVI a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi INNERVOSISCO non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

726 Un colore che sbatte

Un colore che sbatte (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: dopo aver visto che il verbo donare si può usare anche quando si parla di abiti e di come valorizzano una persona, oggi vediamo un uso particolare del verbo “sbattere“.

Voi non ci crederete ma questo ha ugualmente a che fare con la valorizzazione.

Parliamo in particolare della valorizzazione del viso di una persona.

La domanda è sempre la stessa: come mi sta?

È la risposta a cambiare…

Se andate in un negozio di abbigliamento in Italia e ascoltate i commenti, soprattutto delle donne, quando provano un nuovo abito, magari insieme a delle loro amiche o parenti, sicuramente potreste ascoltare un commento di questo tipo:

Il vestito non è male, ma questo colore ti sbatte un po’!

Il verde mi sbatte secondo te?

Il rosso le sbatte un po’ troppo signora. Provi questo colore che è un po’ più chiaro.

Eccetera.

Si sta parlando di un colore particolare che non valorizza il viso della persona che sta indossando un abito, o un maglione, una camicia, una giacca eccetera.

Non lo valorizza per un motivo ben preciso:

Quando una colore sbatte sul viso di una persona, o anche semplicemente sbatte su una persona, significa che il viso di quella persona, quando indossa quel vestito, appare pallido, smunto, emaciato, smorto. Aggettivi questi abbastanza simili.

Smorto è un aggettivo che non c’è forse neanche bisogno di spiegare, considerato che somiglia a “morto”. Diciamo che in generale significa indica mancanza di luminosità e di vivezza, pallido, sbiadito. Associato ad un viso indica anche malessere a volte.

Emaciato significa molto magro. Si potrebbe dire anche deperito o scavato. Emaciato è un aggettivo spesso associato al viso o all’aspetto di una persona, come anche smunto.

Smunto dà l’idea della fatica, della sofferenza che hanno reso un viso molto magro e pallido.

È chiaro che questi sono aggettivi che descrivono bene una persona che non è molto in salute, perché se lo fosse il viso apparirebbe invece colorito, fresco, in carne e non magro e pallido.

Allora forse è il caso di spiegare anche la locuzione essere “in carne“, che si utilizza per indicare una persona in ottime condizioni di salute, quindi è il contrario di emaciato, sebbene la locuzione “in carne” si possa usare anche per descrivere una persona, non dico grassa, ma leggermente sovrappeso. Un modo più che altro usato per non offendere, ma quasi sempre in realtà si usa per indicare un ottimo stato di salute.

Comunque, qualora un vestito avesse un colore che sbatte, allora in questi casi meglio cambiare colore perché quello che sbatte non valorizza come si deve la persona.

Ma non è detto si tratti di un vestito.

Vuoi farti i capelli biondo platino? Forse bisognerebbe prima vedere l’effetto che fa con una parrucca, perché quello è un colore che “sbatte” molto e non dona a tutte.

Ci sono ad esempio persone dalla pelle molto chiara e che magari non si truccano molto, dunque in quei casi scegliere un colore che “sbatte” o un altro che invece fa l’effetto contrario può cambiare l’aspetto del viso e valorizzarlo notevolmente.

Il verbo sbattere ha molti utilizzi diversi, ma in senso simile si può usare anche in altre occasioni, anche senza che sia un colore a sbattere.

Ti vedo un po’ sbattuto/a, come mai, non hai dormito o lavori troppo?

Stavolta l’aggettivo sbattuto si riferisce all’aspetto in sé, a prescindere dal vestito. Una persona che ha un aspetto sbattuto o che sembra sbattuto, ha dei segni di stanchezza sul viso, magari mostra delle occhiaie che solitamente non ha, oppure è un po’ più pallido del solito o anche più magro rispetto al solito. Stavolta però non c’è un colore che sbatte.

A proposito di colori, si potrebbe dire che in senso assoluto il marrone è un colore che sbatte, quindi ad esempio una parete della mia stanza meglio farla di un altro colore. Anche in questo caso si intende dire che fa un certo effetto negativo, che ha un impatto fastidioso, troppo forte vedere qualcosa di quel colore in alcune circostanze. Il senso di “sbattere” può conservare dunque un senso legato all’irruenza e al forte impatto, come sbattere una porta, facendo rumore. Ma nel caso del colore si tratta di un impatto alla vista un forte effetto dal punto di vista visivo.

Attenzione perché quando si parla dell’aspetto di una persona, un viso o un aspetto sbattuto o una persona sbattuta è completamente diverso da un viso o un aspetto abbattuto, o una persona abbattuta.

Quando una persona è abbattuta, parliamo del verbo abbattersi, che ha a che fare con l’umore e la forza d’animo, specie la forza di reagire alle avversità, ai problemi.

Abbattersi significa, quando accade un evento negativo, diventare pessimisti, perdere le motivazioni, non reagire ai problemi perché si è troppo scoraggiati: si è abbattuti.

Dai, non ti abbattere. Vedrai che la prossima volta andrà meglio.

In questi casi si usa anche anche “buttarsi giù“, che è più informale.

Non ti buttar giù per un esame, non sono questi i problemi della vita!

Anche abbattersi comunque è un verbo che ha usi molteplici, ma un viso sbattuto è un viso pallido di una persona stanca o malata, mentre un viso abbattuto è un viso triste, rassegnato, amareggiato per qualcosa che è accaduto e che lo ha colpito nell’umore e nella voglia di reagire e continuare a lottare.

Anche in questo caso i colori non c’entrano.
Ad ogni modo un colore può solo sbattere e non abbattere.

Adesso piccolo ripasso delle puntate precedenti.

Irina: gentilmente, qualcuno potrebbe farmi un esempio di capitolazione? Potete prendere spunto da qualsiasi avvenimento passato se volete.

Rafaela: non vorrei essere scortese ma si dà il caso che io non mi intenda di storia. Perciò vedi di cavartela da solo con questo benedetto ripasso.

Sofie: Ciao Irina, se lo chiedi a me caschi male lo stesso. Non mi ritengo all’altezza di questo compito, dunque non me la sento di raccogliere la provocazione. Dovremmo chiedere lumi a Gianni per capire quale sia la differenza tra capitolare, arrendersi e mollare.

Peggy: Secondo una fonte su internet, uno dei significati del termine capitolazione, è un trattato, contratto, accordo, convenzione o che dir si voglia unilaterale con il quale uno Stato sovrano cede competenze, entro i suoi confini, ai cittadini di uno stato straniero.

Ulrike: in quanto tedesco/a mi viene d’emblée il cosiddetto diktat di Versailles. Per giunta ho presente anche la resa della Germania nazista Quest’ultima capitolazione avviene nel maggio dell’anno 1945, e decreta la fine della seconda guerra mondiale. Sembra che le grandi capitolazioni del ventesimo secolo facciano molto tedesco.

Marcelo: Io ricordo il 14 Giugno 1982, guerra delle Malvine e dittatura militare. Diciamo la verità. La vogliamo dire? Come tutte le guerre è stata fatta per il meglio della popolazione argentina, però l’unico sacrificato, come sempre, è stato il popolo. Al netto delle ragioni storiche legate all’appartenenza delle isole all’Argentina, più che altro interessò a Margaret Tacher, perché così ha preso due piccioni con una fava: salire nella popolarità del popolo inglese e vincere una guerra. È stata senza dubbio una lotta impari: la NATO contro un esercito amateur. A che pro i militari argentini hanno fatto questa guerra? Per anni abbiamo pagato lo scotto e di risvolti positivi neanche l’ombra!

221 – IL BOLLETTINO

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Buongiorno, oggi, come ogni giorno da quando è iniziata l’emergenza legata al coronavirus, alle ore 18 ci sarà il bollettino della Protezione civile. Cos’è la Protezione civile? Essa serve a garantire la salute dellell persone e dell’ambiente durante eventi negativi come le catastrofi e le situazioni di emergenza in genere, a livello locale e/o nazionale.

Ma cos’è questo bollettino?

Si tratta di un termine con più di un significato diversi in realtà, ma oggi vorrei spiegarvi del significato legato alle notizie.

I bollettini infatti servono ad informare.

I bollettini sono informazioni periodiche, questo è importante: ma un tipo particolare di informazioni periodiche, perché una persona normale non può emanare un bollettino.

Nella pratica può essere un foglio ma anche un file pdf o una pagina internet o diffuso via radio o in TV. Non è importante la modalità con cui queste informazioni vengono diffuse, trasmesse.

E’ importante invece che questa pubblicazione periodica sia fatta da una autorità, da un organismo, insomma questa informazione deve avere un valore, deve essere importante, perché serve ad aggiornare le persone su una situazione che può cambiare, proprio come il bollettino della Protezione civile, che ci deve aggiornare sulla situazione del coronavirus: quante persone si ammalano giorno per giorno in Italia? Quante persone guariscono? Ce lo dice il bollettino quotidiano della protezione civile.

Ma ce ne sono molti di bollettini.

Il bollettino dei prezzi ci informa sui prezzi dei prodotti, quello della neve ci informa sulla quantità di neve caduta, quello della viabilità ci informa sul traffico, quello meteorologico ci informa sulle condizioni atmosferiche del giorno con le previsioni anche per il giorno successivo, c’è il bollettino di guerra che ci informa tutti i giorni sull’andamento delle operazioni militari in caso di guerra, di conflitto.

C’è anche il Bollettino medico, emesso una o più volte al giorno, specie in occasione della malattia di un personaggio famoso. E’ il medico o l’ospedale ad emettere questo bollettino.

Ho detto “emesso“: i bollettini in genere vengono emessi, non viene fatti, non vengono dati, ma quando questa intormazione viene fornita attraverso un bollettino, si dice che il bollettino viene emesso. E non sono tante le cose che vengono emesse. In generale il verbo si usa per tutte le cose che vengono fatte uscire, mandate fuori:

  • io emetto un urlo
  • Tu emetti un suono
  • Il bambino emette un gemito
  • Il cellulare emettere onde elettromagnetiche
  • Il giudice emette una sentenza
  • Il Governo emette una legge

e la Protezione civile emette il bollettino sul Coronavirus, ogni giorno, ore 18.

Adesso ripassiamo:

Sofie (Belgio): Che e dici andiamo al cinema? O ci vediamo a casa mia tutti insieme?

Anthony (USA): Dai, non dire fesserie? Non voglio essere allarmista, ma secondo me sarebbe meglio stare a casa. Non è proprio fattibile poi organizzare feste e incontri tra amici, altro che storie! Non hai letto il bollettino di ieri?

Sofie: Per la cronaca non leggo mai i bollettini io.

Anthony: beh, questo può andare a discapito della tua salute sai?

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220 – LE SFUMATURE

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Buongiorno amici, oggi parliamo delle sfumature, un termine interessante che potete usare in tantissime occasioni diverse.

Le sfumature nascono dai colori, come probabilmente sapete. Non esistono infatti solo i colori classici: rosso, giallo, verde eccetera, ma esistono anche le sfumature di ogni colore, quando ci spostiamo gradualmente fra le varie tonalità di colore.

Ad esempio se prendiamo il blu, esiste il blu scuro, il blu marino, il blu notte e tanti altri ancora.

Il termine sfumatura è simile alla stessa tonalità, o a gradazione, ma la sfumatura si usa anche al di fuori dei colori.

Ad esempio se andate dal parrucchiere, esiste la sfumatura nel senso del colore dei capelli, e in questo caso ci sono le sfumature di tendenza ogni anno, quelle che vanno più di moda. Ma esiste anche la sfumatura relativa alla lunghezza dei capelli. In alcune aree della testa spesso si fanno delle sfumature, cioè si fa un taglio graduale dei cappelli, un taglio sfumato. Prima corto, poi più lunghi, poi ancora più lunghi, ed in questo modo i capelli diminuiscono progressivamente di lunghezza, senza fare tagli netti.

Il fatto è che le sfumature hanno un legame col verbo sfumare, che è simile ad attenuare, dissolvere, disperdere.

Anche in cucina c’è la sfumatura, e “sfumare” in cucina significa bagnare con un liquido alcolico (vino o liquore) e lasciare evaporare completamente l’alcol.

In generale possiamo usare le sfumature in ogni campo: ciò che conta è che ci sia una gradazione, qualcosa di non netto. Posso parlare di qualsiasi cosa, anche del linguaggio. Anche il linguaggio può avere delle sfumature: qualcosa di accennato, qualcosa che si avverte appena, non definito, non del tutto evidente. La sfumatura è quindi una caratteristica sfumata.

Nelle sue parole c’era una sfumatura d’ironia.

Quindi si notava qualcosa di ironico nelle sue parole, sebbene questa sensazione non è netta, evidente al massimo.

Nel discorso di Giovanni ho notato alcune sfumature interessanti

Cioè ho notato dei dettagli, delle sfumature appena accennate all’interno del suo discorso.

Anche una canzone può avere una sfumatura di rock o di jazz eccetera

Ci sono anche molte parole italiane con sfumature differenti a seconda dell’utilizzo.

Mariana (Brasile): Vorrei fare una considerazione circa le mie qualità in cucina: con i primi piatti non ho problemi, e neanche con i secondi piatti, A scanso di equivoci, uso solo ingredienti biologici, ma spesso i miei dolci vengono duri e in questi casi  vanno di traverso a chi li mangia. Altre volte sono bruttini da vedere, altre volte li tolgo anzitempo dal forno e quindi lievitano poco … insomma coi i dolci proprio non è cosa!  

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Il linguaggio dei colori

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Daria: Ciao a tutti, sono Daria, un membro di italiano semplicemente. Oggi vorrei condividere con voi alcune espressioni che mi sembrano interessanti e molto curiose.Giovanni: Daria, ragazza russa, ha avuto un’ottima idea devo dire, quella di parlare dei colori. In che modo?

Daria: Chi di voi non ha un colore preferito? Ma sapete che l’italiano è una lingua ricca di parole con diverse sfaccettature di significato. Vero?
Sui colori ad esempio la lingua russa è un po’ povera, diciamo così, e presto capirete perché la lingua italiana è così ricca di sfumature anche quando si parla di colori.

Giovanni: hai detto sfumature Daria? Bella parola questa. Le Sfumature del significato intendevi. Ma ci sono anche le sfumature dei colori. Giusto Daria?

Daria: il concetto di sfumatura è interessante. Ogni colore, possiamo dire, ha infinite sfumature, come alcune parole italiane.
Il verbo sfumare è legato intimamente al concetto di colore. È simile a diluire, variare, si tratta di leggere differenze nella tonalità del colore e nella sua intensità anche.

Giovanni: Anche in cucina si usa il verbo “sfumare” , adesso che di penso. Il significato è un po’ diverso pero: attenuare l’intensità di un colore, che diventa così meno forte. In cucina significa far evaporare lentamente, quindi c’è il fumo di mezzo.

Daria: certo, ma torniamo ai colori.
L’intensità di un colore, si è detto, e la sua tonalità, vengono sfumate, cioè dissolte, attenuate, diminuite.

Giovanni: Qualcosa diminuisce fino a scomparire? Allora questa cosa possiamo dire che “va in fumo” . Questa è un’espressione idiomatica che indica il dissolversi di qualcosa. Un affare andato in fumo ad esempio, l’affare non c’è più, è scomparso. Se prima era qualcosa di reale, ora è andato in fumo. Ecco il legame con la cucina: quando un liquido evapora, sfuma, cioè diventa fumo, quindi scompare. Sfumare il pesce col vino bianco ad esempio: versare un po’ di vino e aspettare che evapori.

Daria: E la tonalità? Quando parliamo di un colore la tonalità è il grado di intensità di un colore. Quando è forte un rosso? Qual è la sua tonalità? Ci sono molte tonalità di rosso: rosso porpora, rosso sangue, rosso di Persia, il bordeaux, l’amaranto e tanti altri.

close up of fruits hanging on tree
Un frutto rosso porpora – Photo by Pixabay on Pexels.com

Giovanni: Poi ci sono i colori “pastello“. Mai sentiti i colori pastello? Per tutti i colori esiste una tonalità pastello. Si tratta di colori con dei toni chiari e sfumati; sono i colori più delicati, i colori pastello.
Possiamo anche dire che i colori pastello hanno una tinta più delicata e luminosa.
La “tinta” è una parola usata in molti contesti diversi.
Essa stessa è un sinonimo di colore.

pink teal and orange panel
Colori pastello – Photo by Milly Eaton on Pexels.com

Daria: Di quale tinta mi faccio i capelli oggi? Ho voglia di provare la tinta rossa. Si, dirò alla parrucchiera di dare una tinta rossa aibmiei capelli oggi.

Giovanni: buona idea Daria.
La tinta si dà. Dare è il verbo più associato alla tinta. Devo tinteggiare le pareti della mia casa. Stavolta voglio dare una tinta gialla in cucina, mentre per la camera da letto preferisco la tinta rossa, magari con una tonalità pastello, così non dà molto fastidio alla lunga. La tinta è quindi il colore che si dà a qualcosa, che si applica a qualcosa per renderla colorata. Simile a tinta è vernice ed anche tintura.

Daria: La tintura è sia l’operazione che si fa quando si applica un colore, una tinta a qualcosa, ma indica anche il prodotto che si usa quando si tinge qualcosa. Molto usata è la tintura per capelli, che contiene dei materiali adatti a tingere i capelli, in modo che assumano un colore preciso.
E la vernice? Anche la vernice è un prodotto che serve a tingere, ma si dice in questo casi: verniciare. La vernice è come la tintura, è un mix di sostanze chimiche o naturali che serve a conferire un colore ad una superficie trattata con questa verniciatura.
Il colore che assume questa superficie dipende dal colore della vernice.

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Una panchina verniciata di un colore verdastro – Photo by Ion Ceban @ionelceban on Pexels.com

Giovanni: Sì, la vernice si usa per dipingere i cancelli di ferro delle abitazioni, le inferriate eccetera. La vernice è uno strato sottile di copertura, e non si usa questo termine per i capelli, dove come si è detto si utilizza tintura o anche tinta.
Per gli oggetti metallici si usa sempre la vernice.
Ne esistono di vari tipi: la vernice antiruggine (per fare in modo che il ferro non arrugginisca, cioè non sia attaccato dall’acqua) quella ignifuga, che rende il materiale verniciato resistente al fuoco, ed altri tipi di vernici ancora.

aged brown chain close
Una catena arruginita (piena di ruggine) – Photo by Miguel Á. Padriñán on Pexels.com

Ma la parola tinta è interessante perché si usa per descrivere altre cose, non solo il colore. Ad esempio per descrivere uno stato d’animo, un modo per vedere le cose.
In fondo esistono colori chiari e colori scuri giusto?

Daria: E i colori sono da sempre associati agli stati d’animo.
Oggi sono nera! Non mi dite nulla perché sono arrabbiatissima.

Giovanni: ho paura di rimanere bocciato all’esame di chimica. Sai Daria?

Daria: ma dai… non esagerare le tinte! Hai frequentato le lezioni e il professore sarà buono con te… non essere pessimista. Non devi vedere tutto nero! non devi vedere tutto in tinta fosca. C’è ancora tempo prima dell’esame.

Giovanni: in questo caso l’espressione “esagerare le tinte” significa drammatizzare le cose o circostanze, essere pessimisti.
La persona ottimista invece potrebbe dire all’altra:
di “non farne un dramma” oppure “lo dipingi come un dramma a forti tinte”.
In pratica sta consigliando di non essere negativo, di vedere il futuro con tinte meno fosche. Le tinte fosche indicano che si stanno accentuando gli aspetti negativi in modo da aver paura o da far aver paura anche gli altri.
Stai dipingendo una situazione a tinte fosche, ma non c’è niente di cui preoccuparsi in realtà.

Daria: Ora è chiaro che la parola tinta o tinte indica il colore immaginato dei pensieri, degli umori di una persona. Così si può anche dire “vedere tutto di tinta rosea” che ha il significato contrario, molto positivo. Quando si vede tutto positivamente, cioè nel colore rosa, a tinte tosa o rosee.

Giovanni: Evidentemente il colore rosa è associato alla positività. Quando siamo innamorati ad esempio spesso vediamo il nostro rapporto in tinta rosea. Che bello vivere quei momenti!
Tornando alla vernice, avete presente le panchine per sedersi nei parchi? Quando sono state tinte di recente, si mette una scritta:
Vernice fresca” e noi sappiamo che sarebbe meglio non toccare la panchina per non macchiarci le mani o il vestito.

painting materials scattered inside room
Una parete appena tinteggiata di bianco – Photo by rawpixel.com on Pexels.com

Daria: È interessante che la parola vernice possa usarsi anche il senso idiomatico:
-la vita che mostrano le persone su Instagram è tutta vernice e non corrisponde alla realtà.
La vernice in questa frase rappresenta l’immagine che deve essere mostrata, che deve apparire, non la realtà. Come quando qualcosa è stato colorato di proposito per farlo apparire più bello.

Giovanni: adesso abbiano fatto una bella descrizione dei colori mi sembra. Vero Daria?

Daria: facciamo un esercizio di ripetizione?

Giovanni: ok, un bell’esercizio di ripetizione.

  • Il Colore che preferisco è il rosso porpora.
  • Una sfumatura chiara.
  • Una sfumatura scura.
  • Tinteggiare il muro.
  • Tingere i capelli.
  • Dipingere un quadro.
  • Colorare un disegno.
  • Dipingere a tinte fosche. I pessimisti dipingo a tinte fosche
  • Le tonalità di colore.
  • Un tono più chiaro.
  • Bisogna sfumare un po’ questo verde. È troppo scuro.
  • La tintura per capelli.

Qualche domanda? Qualcosa da chiarire?

Bogusia (Polonia 🇵🇱): Buona serata a tutti. 👋Ho una fifa blu di iniziare la partecipazione così di punto in bianco, però penso che abbiate fatto un bel lavoro e vi do il disco verde. Un pochino sono verde dall’invidia però, perché non faccio parte di questo episodio. E non sto esagerando le tinte, dicendolo.

Bell’episodio. Avrei anche una domanda: posso anche attenuare oppure calcare le tinte non solo esagerare le tinte?

Vi piace vestirvi in tinta? Un maglione con le calze in tinta? Per esempio.

Giovanni: ciao Bogusia (Bogusia è uno dei membri più attivi dell’associazione). Hai usato molte espressioni sui colori. Se hai una fifa blu vuol dire che hai paura, hai molta paura, sei molto spaventata nell’iniziare a partecipare di punto in bianco (cioè all’improvviso). esiste anche la fifa nera, con significato equivalente. La fifa è sempre la paura, nel linguaggio colloquiale. Grazie del tuo disco verde, se ci dai il disco verde allora vuol dire che sei d’accordo, c’è il tuo benestare alla pubblicazione di questo episodio, quindi ci dai il via libera, una frase più o meno equivalente a dare il disco verde, che richiama il colore del semaforo: col verde si può passare.

Chris (Inghilterra 🏴󠁧󠁢󠁥󠁮󠁧󠁿): Puoi darmi alcuni esempi di suffissi che possono essere usati con i colori?

Giovanni: Ciao Chris, (anche Chris è un membro, londinese stavolta, dell’associazione). I suffissi, ok, ti riferisci a quando dopo il nome di un colore si aggiunge alla fine qualcosa come il suffisso –astro, ad esempio, tipo rossastro, oppure biancastro, verdastro. Oppure –ognolo, come azzurrognolo, verdognolo o –iccio, come bianchiccio o rossiccio.

Allora si tratta di variazioni, di colori particolari, simili a quelli indicati. Il rossastro ad esempio indica un colore rosso ma non esattamente rosso, un rosso un po’ tendente all’opaco e allo sporco. Un rosso opaco, un rosso sporco: Opaco significa poco trasparente, o anche privo di lucentezza, di luminosità, che quindi non brilla con la luce. Un colore opaco non è un colore vivido: ecco, probabilmente vivido è il contrario di opaco.

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Capelli di un colore “rossastro” – Photo by Rene Asmussen on Pexels.com

Lo stesso discorso vale per biancastro o verdastro. Diciamo che questo rossastro è un rosso poco vivo, non ben definito e non uniforme, una luce rossastra ad esempio, o una sabbia un po’ rossastra. Quindi tendente al rosso, ma non esattamente rosso. Anche se non sappiamo esattamente di che tonalità di rosso si tratta, perché non conosciamo esattamente il tipo, il nome della sfumatura, allora spesso si dice colore rossastro, verdastro eccetera.

Se dico azzurrognolo, non cambia molto in realtà. Azzurrastro non si usa; é più bello azzurrognolo: un azzurro che può essere slavato, cioè quasi scolorito, quindi più chiaro o anche quasi un grigio tendente all’azzurro. Non esattamente azzurro quindi, ancora una volta. Slavato è un aggettivo spesso associato ai colori. Si vuole indicare un colore sbiadito, spento, un po’ scolorito appunto, si dice anche un colore smorto. Slavato, sbiadito, smorto, hanno tutti una connotazione un po’ negativa: non sono colori vividi, brillanti, luminosi. colori accesi.

a wooden louver window open hatch
Questo muro è di un giallo un po’ sbiadito – Photo by Leah on Pexels.com

Quando un vestito perde un po’ di colore si dice che sbiadisce, diventa di un rosso sbiadito ad esempio.

E bianchiccio? Più o meno la stessa cosa che biancastro, forse un po’ più sgradevole come colore, sempre simile al bianco comunque, tendente al bianco ma se non ci piace tanto come colore allora è un colore bianchiccio.

Ho dovuto prendere una medicina dal colore bianchiccio, una vera schifezza! Bleah!

Insomma avete capito certamente che la luce è molto legata ai colori e tutti gli aggettivi che posso trovare per indicare una variazione, una tonalità particolare di colore, hanno spesso a che fare con la luce. Un’altra domanda? Vedo una mano alzata. Ulrike, dimmi pure, piaciuto l’episodio?

Ulrike (Germania 🇩🇪): Bravi, bell’episodio in coppia. Spero non abbiate passati la notte in bianco per crearlo. Scherzi a parte. Forse il concetto cambiare colore per dire impallidire o arrossire a causa di emozioni particolari sarebbe interessante.

Giovanni: beh, brava, anche le emozioni sono legate ai colori. Non abbiamo passato la notte in bianco comunque. Passare la notte in bianco significa non dormire, stare svegli tutta la notte, e non per volontà. evidentemente qualcosa ci ha impedito di dormire e come conseguenza abbiamo passato la notte in bianco. Poi hai usato impallidire, che è un bel verbo. Viene dalla parola pallido, cioè sbiancato: se qualcosa è pallido (solitamente si parla del viso di una persona) significa che è diventato bianco: è sbiancato, quindi quando una persona “sbianca”, cioè “sbianca in volto“, evidentemente ha preso uno spavento all’improvviso, e il suo viso presenta un improvviso pallore. Quindi il viso è diventato pallido: il pallore del viso (pallore e non pallone, attenzione alla pronuncia).

man person people emotions
Un viso pallido – Photo by Gratisography on Pexels.com

Questa persona che è diventata pallida in volto si dice che è impallidita, ad esempio per una forte emozione. Il verbo impallidire si usa anche in senso idiomatico quando si fa un confronto dove c’è un perdente.

I giocatori della Lazio impallidiscono di fronte a quelli della Roma (questo è solo un esempio).

Ovviamente sbiancare e impallidire si usano anche con gli oggetti:

il dentifricio sbianca i denti, le stelle del cielo impallidiscono con l’alba.

Quando viene il sole le stelle impallidiscono, cioè diventano più chiare, si vedono meno, perché la luce del sole le fa un po’ impallidire.

L’episodio finisce qui, grazie a tutti, visitatori, donatori e grazie anche a Daria, Bogusia, Ulrike e Chris per la collaborazione.

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