746 Risalire

Risalire

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Trascrizione

Gianni: bisogna risalire al 5 dicembre 2020 per trovare un utilizzo, in un episodio di italiano semplicemente, del verbo risalire.

L’ultimo episodio pubblicato sul sito invece risale solamente a ieri.

A quando risale l’ultima volta che…

Si usa spessissimo in questo modo il verbo risalire. Lo facciamo quando torniamo indietro nel tempo fino ad un momento preciso.

Certo, questo uso del verbo risalire è un uso figurato perché il senso proprio è un altro.

Vediamo quale:

Devo risalire a casa perché ho dimenticato le chiavi.

Bisogna risalire il fiume.

Risalire il fiume significa percorrere il fiume dal basso verso l’alto, cioè controcorrente, mentre risalire a casa prevede l’utilizzo delle scale o dell’ascensore. In questo caso significa salire le scale dopo averle discese.

Si può anche risalire in macchina, a cavallo, in treno, in bicicletta o in aereo con lo stesso senso: scendo dal treno, poi risalgo perché magari mi sono accorto di aver dimenticato la valigia.

Un altro esempio?

Risali subito in macchina! Chi ti ha detto di scendere?

Si può anche risalire in superficie dopo aver fatto un’immersione in acqua.

Risalire si utilizza anche con riferimento al valore di qualcosa (espresso da un numero) che dopo essere sceso e sta nuovamente risalendo, cioè sta tornando al valore precedente:

Stanno risalendo i prezzi delle case.

Le borse stanno risalendo

Anche la temperatura, può scendere, può anche risalire.

Ma l’uso più frequente del verbo è quando si parla di tornare indietro nel tempo e non nello spazio o nel valore.

In questo caso si usa sempre la preposizione “a”:

A quando risale l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore?

Cioè: quando abbiamo fatto l’amore l’ultima volta?

Brutto segno se non riesci a ricordarlo…

Prima del 24 febbraio 2022 bisogna risalire all’11 settembre 2001 per ricordare una data importantissima per il mondo intero.

C’è il senso di ripercorrere all’indietro il tempo, come quando si risale lungo un fiume.

In quest’ultimo caso possiamo usare anche il verbo tornare con lo stesso senso:

Bisogna tornare all’11 settembre 2001.

Generalmente si sta cercando di ricordare qualcosa, di ripensare a qualcosa appartenente al passato.

Un avvenimento, un evento, anche se accaduto una sola volta, può essere indicato in questo modo:

Questo fatto risale a dieci anni fa

Spesso però è accaduto più volte:

L’ultima volta che mia moglie mi ha rimproverato risale a ieri.

Un altro uso figurato interessante è quando si cercano le cause o le origini di qualcosa e per fare questo bisogna ugualmente tornare indietro nel tempo.

Bisogna risalire alle origini dei rapporti tra Russia e America per spiegare l’attacco all’Ucraina.

Sono riuscito a risalire all’errore che ho fatto per capire il motivo del brutto voto nel compito di matematica

La polizia è finalmente risalita al colpevole.

Risalire ad una causa, risalire ale origini di qualcosa è ugualmente un tornare indietro nel tempo alla ricerca di qualcosa; una causa in questo caso.

Adesso facciamo un bel ripassino, in cui Marcelo dall’Uruguay, membro dell’associazione Italiano semplicemente, userà qualche espressione già spiegata. Naturalmente, come sempre, se volete risalire alla singola spiegazione basta cliccare sul relativo collegamento. Vai Marcelo:

Marcelo: La rubrica “Due minuti con italiano semplicemente si basa sull’idea di spiegazioni brevi e concise. Tale caratteristica fa che noi possiamo capire un concetto senza scendere troppo nei dettagli. La logica è quindi farne capire in linea di massima. il significato. Ciò non toglie che però che, allorché urgesse un approfondimento per capire anche le sfumature dell’uso di un concetto, si può e si deve approfondire. Questo capita spesso e volentieri, cosicché praticamente sforiamo sempre i due minuti. Ma che volete, non si impara una lingua dalla sera alla mattina. Mi direte che Gianni poteva prevederlo, quello sì, ma non mi direte che voi non sbagliate mai una previsione!

745 In linea di massima

In linea di massima

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Trascrizione

Peggy: Gianni, cosa vuol dire “in linea di massima”? E accordi di massima?

Gianni: grazie della domanda. Abbiamo incontrato questo termine “massima” nell’ultimo episodio.

Il termine massima infatti non è solamente il femminile di massimo.

In questo senso si può dire ad esempio:

Ci vuole la massima attenzione quando si guida un’automobile.

Nell’ultimo episodio vi ho fatto degli esempi di un altro uso del termine massima.

La massima è, si è detto, un modo di agire, una norma, un principio nell’agire che viene dall’esperienza. A volte è qualcosa di simile a un detto, un proverbio, ma in ogni caso si tratta di indicazioni genetiche, qualcosa da cui trarre ispirazione.

Possiamo però dire che ci sono due componenti importanti: l’approssimazione e l’importanza.

L’espressione “in linea di massima” esprime proprio il concetto di indicazione approssimativa, un’informazione comunque utile, indicativa, ma non precisa, a volte perché non è possibile che sia più precisa e puntuale, altre volte perché non la si vuole fornire più precisa o perché è inutile andare nel dettaglio.

Es:

Sei d’accordo con me?

Risposta:

In linea di massima sì!

Probabilmente allora, ci sono più punti che mi trovano d’accordo, quantomeno quelli principali, quelli più importanti.

In linea di massima sono d’accordo.

Nel complesso sono d’accordo

In linea generale sono d’accordo

In generale sono d’accordo

Complessivamente sono d’accordo

A grandi linee sono d’accordo

Queste sono risposte equivalenti. Non c’è un pieno accordo, ma in linea di massima sì.

L’accordo riguarda gli aspetti fondamentali, senza considerare i dettagli.

In linea di massima alle 15 sono da te.

Questo utilizzo dell’espressione è anch’esso molto diffuso. Simile a “più o meno” “giù di lì”, “pressappoco” e tutte le espressioni simili. C’è una bella e lunga lezione sull’approssimazione. In questo ultimo esempio dunque c’è solamente la componente dell’imprecisione.

Attenzione perché le ore 15 non è un orario massimo di arrivo, ma una indicazione di massima, ciò indicativa, generale. Potrei arrivare alle 14:45 ma anche alle 15:15.

L’utilizzo più diffuso non è esattamente però come “più o meno” ma riferito alle cose più importanti. Questa è la componente che prevale la maggioranza delle volte.

In linea di massima, tutte le forze politiche italiane concordano sulle sanzioni alla Russia.

La questione potrebbe escludere alcuni aspetti meno importanti sui quali non ci sarebbe pieno accordo. Ma nessuna forza politica è esclusa.

Se invece dicessi più o meno tutte le forze politiche sarebbero d’accordo starei dicendo che qualcuna non lo è.

Arriviamo alla seconda parte dell’episodio.

Parlando di accordi, si parla spesso di “accordo di massima”, che è un accordo sui punti più importanti.

Ma che tipo di accordo è? È un accordo che è stato raggiunto tra le parti, ma non si dice molto di più. Questo accordo è stato raggiunto ma sono ancora da definire i dettagli, dunque è ancora poco preciso, non si è parlato di tutto.

Sì, certo, c’è approssimazione, ma ciò che conta è che sulle questioni più importanti abbiamo raggiunto un accordo.

Restano da definire i dettagli.

Com’è andata con la trattativa di affari?

Risposta:

Per ora abbiamo raggiunto un accordo di massima. Poi vedremo meglio i dettagli.

Nell’espressione in linea di massima comunque possono trovare spazio entrambe le questioni, quella dell’incertezza e quella delle cose che contano.

Avevo detto di dedicare diversi episodi alle locuzioni accordi di massima e in linea di massima, ma forse è stato meglio parlarne un’unica volta.

Abbiamo già visto in un passato episodio anche “In linea di principio” e la “questione di principio”.

Non ci resta che ripassare.

Irina: questa guerra tra Russia e Ucraina è più grave di quanto non sembrasse. Non riesco a capacitarmi.

Hartmut: purtroppo si. Nessuno si tira indietro. Della serie la storia non ci ha insegnato niente.

744 Detto e detta

Detto e detta

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Trascrizione

Giovanni: nell’ultimo episodio (avete visto? L’ho detto ancora una volta!) vi ho detto che avrei parlato dei due termini detto e detta, e così farò.

A detta di” l’abbiamo già vista proprio nell’ultimo episodio, ma c’è ancora molto da dire.

Ovviamente sarò costretto a parlare del verbo dire, ancora una volta. Infatti “detto” è prima di tutto il participio passato del verbo dire.

Esiste però anche il detto, quindi come sostantivo.

Un detto è infatti qualcosa che viene detto in alcune circostanze. Può essere un motto, un aforisma, un adagio, una massima, un proverbio.

Esistono anche le raccolte di detti famosi.

Secondo un antico detto, chi la fa l’aspetti!

Secondo un detto popolare, al cuor non si comanda.

Dunque un detto è qualcosa che viene detto, da tanto tempo, molto spesso, o da alcune persone.

Prima vi ho accennato al termine massima come sinonimo di detto.

Una massima è una sentenza, un’affermazione che esprime un modo di comportarsi, quindi un comportamento tratto dall’esperienza, quindi esprime un modo di agire, una norma, un principio nell’agire.

È un concetto più leggero del detto e del proverbio, che poi alla fine hanno lo stesso significato in fondo.

Es:

Una massima di ogni allenatore di calcio è che la scelta del portiere e dell’attaccante non si può sbagliare.

Oppure:

Non investire più di quanto puoi permetterti di perdere. Questa è una massima per ogni tipo di investimento.

Poi avete mai sentito parlare di “accordi di massima?”

Oppure dell’espressione “in linea di massima” che sta per “in generale”.

Di queste due espressioni ne parliamo meglio nei prossimi due episodi.

Torniamo a “detto” , che è anche aggettivo:

Io sono Giovanni, detto Gianni dagli amici.

Quindi significa chiamato, soprannominato.

Dante Alighieri detto il sommo poeta.

In questo senso, detto è simile a cosiddetto, un aggettivo che indica una convenzione, quasi un’abitudine.

Cosiddetto sta per convenzionalmente detto, da tutti detto così, da tutti chiamato in questo modo, che ha questo nome.

Es:

La cosiddetta anima gemella forse non esiste.

Per ottenere un posto di lavoro, in Italia a volte devi avere la cosiddetta spintarella, il cosiddetto aiutino.

Siamo in una situazione simile di quando usiamo l’espressione “come si suol dire“.

Come aggettivo però posso usarlo anche per dire che qualcuno o qualcosa è stato nominato in precedenza, quindi sopraddetto, suddetto, succitato. Abbiamo già parlato di questo in un episodio dal titolo “di cui sopra”.

Posso quindi dire:

Detto episodio tratta della locuzione “di cui sopra”.

Ne avevo appena parlato, quindi mi riferisco all’episodio in questione dicendo “detto episodio”.

Altri esempi:

C’è una persona che gira nel quartiere e cerca di derubare le vecchiette. Chiunque vedesse detto individuo è pregato di chiamare la polizia.

Si usa anche al plurale e al femminile:

La guerra causa molta incertezza sui mercati mondiali. Detta situazione di incertezza rischia di causare molti danni all’economia.

Quattro persone armate sono entrate in aeroporto. Dette persone sono molto pericolose.

Recentemente sono accadute cose molto negative per l’Europa: bombardamenti, morti. Detti fatti sono da condannare.

In pratica detti fatti sta per “questi fatti”, “i fatti appena descritti”, “i suddetti fatti”.

A proposito, al singolare “Detto fatto” può significare sia questo fatto, suddetto fatto, il citato fatto, come detto poc’anzi, sia rappresentare una espressione che si usa quando si fa qualcosa in pochissimo tempo: non appena si dice di fare qualcosa, subito si mette in pratica:

Detto fatto!

Si vuole dare l’immagine dell’immediatezza, di qualcosa che si dice e subito si fa.

Simile a“in men che non si dica, che abbiamo già trattato, ma “detto fatto” è più breve e inoltre funge anche da esclamazione.

“Detto fatto”, in questo senso, sì usa solamente a cose fatte, cioè dopo che effettivamente la cosa detta è stata fatta.

Es:

Visto? Avevo detto che cacciavo mio marito di casa e il giorno dopo già non abita più con me. Detto fatto!

Possiamo anche mettere una virgola tra i due termini, che sono due participi passati, del verbo dire e fare.

Bene, passiamo a “detto questo”, che è un altro modo di usare il termine “detto”.

“Detto questo” significa “adesso che si è detta questa cosa”, oppure “ora che abbiamo parlato di questo”.

È una formula che si utilizza per cambiare discorso, o comunque per chiudete una particolare discussione e iniziare a parlare di altro.

Es: bene, detto questo, adesso parliamo di…

Non dobbiamo cambiare necessarianente discorso, ma anche semplicemente affrontare un altro aspetto della stessa questione.

Es:

Il ragazzo va bene a scuola, si impegna e si vede che studia. Detto questo, dobbiamo parlare anche del suo comportamento perché a volte è molto distratto, parla continuamente con i compagni e segue poco la lezione.

Si potrebbe anche dire:

Una volta che abbiamo detto questo…

Adesso che abbiamo parlato di questo…

Oltre a questa questione..

Poi c’è anche un’altra cosa da dire…

Bene, detto questo, devo dirvi che detto e detta possono anche essere degli utilizzi del verbo DETTARE.

Ma in questo caso la lettera “e” si pronuncia generalmente aperta:

Dètta e dètto.

La pronuncia di DETTARE invece è con la e chiusa.

Es:

Mi puoi dettare ciò che devo scrivere?

Ok, io ti detto il testo e tu lo scrivi.

Dettamelo più lentamente per favore.

Ti ho dettato (e chiusa) tutto il testo.

Non voglio più dettare altro.

Per concludere, torniamo sul verbo dire e sul termine detto.

Sui cruciverba in lingua italiana ma anche sui dizionari troverete molto spesso “detto di”. Si tratta di definire degli aggettivi.

Es. Cosa significa polemico?

Sul dizionario troverete:

Detto di persona che assume un atteggiamento di opposizione.

Poi cerchiamo l’aggettivo “indolente”:

Detto di persona priva di vivacità, fiacca, ottusa, provocatoria, pigra, apatica, svogliata.

È come dire:

È ciò che si dice a proposito di…

È quanto viene detto riguardo alle persone che…

Più semplicemente “detto di”.

Non è detto che” è l’ultima locuzione di oggi.

Questa locuzione esprime qualcosa che non è certo, e si usa generalmente sia per rassicurare, tipo:

Dai, non essere triste perché Maria ama un altro. Non è detto che non cambierà idea.

Oppure, in senso opposto, per suscitare allarme:

Attenzione a quando si decide di sposarsi. Non è detto che l’amore duri per sempre.

In realtà si usa più in generale per dire che qualcosa non è sicuro, certo:

Non è detto che io debba stare in Italia se non riesco a trovare lavoro. Potrei anche pensare di cambiare nazione.

Al femminile (ma senza “che”) in questo senso, esiste l’espressione:

Non è detta l’ultima parola

Questa espressione si usa quando ci sono ancora possibilità, sebbene siano veramente poche, che qualcosa accada.

Es:

Dicono tutti che non riuscirò mai a fare 10 esami in un anno. Ma io credo che non è detta l’ultima parola ancora.

“L’ultima parola” si usa spesso per indicare un fatto concluso, sul quale non c’è più alcun dubbio.

Dopo quel momento non c’è più tempo per parlare, nel senso di per cambiare le cose. Questo è il senso.

In pratica si usa quasi sempre per esprimere un’eventualità positiva.

Finché non sarà detta l’ultima parola, io ci crederò! (tra l’altro abbiamo visto l’uso di un “non” pleonastico, che abbiamo spiegato pochi episodi fa)

Il Barcellona sta perdendo 3-0 e mancano 10 minuti alla fine. Secondo me però ancora non è detta l’ultima parola.

Anche se sembra che tuo marito stia facendo il bravo adesso, con lui non è mai detta l’ultima parola.

Adesso ripassiamo brevemente qualche episodio passato per non dimenticare, che ne dite ?

Mary: Purtroppo oggi devo dare forfait. Sono fuori

Leonardo: Si fa presto a dire non posso. Credi che sia una domanda retorica la sua?

Marcelo: Anch’io vengo meno. Sto lì lì per uscire.

Irina: io non sono da meno. Non appena arriverò a casa, mi spaparanzo sul divano, tanto sono sfinita. Sarà per la prossima.

743 A detta di

A detta di

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Trascrizione

Giovanni: nell’ultimo episodio (avete fatto caso che spesso inizio così?); dicevo che nell’ultimo episodio abbiamo visto un uso particolare del verbo dirsi.

Mi riferisco a dirsi soddisfatto, dirsi deluso, dirsi dispiaciuto, dirsi d’accordo, eccetera.

Abbiamo detto che questo equivale a “dire di essere” e spesso si tratta di dichiarazioni pubbliche. In ogni caso si esprime una sensazione, una volontà, un’opinione o un’emozione provata da altre persone.

Il verbo dire è interessante perché esiste anche un altro modo per riportare ciò che ha detto qualcun’altro che in questo momento è assente,

Stavolta però non si tratta di emozioni, sensazioni o volontà, ma si tratta quasi sempre di esprimere lo stato dei fatti.

Come stanno le cose? Qual è la verità? Accade spesso che ci siano più verità a proposito di quanto accade o quanto accaduto in passato.

Ecco, in questi casi, quando riportiamo un fatto descritto da un’altra persona (o più persone) per far conoscere, secondo questa persona, come stanno le cose, si usa spesso la locuzione “a detta di”, specialmente quando ci sono versioni diverse della verità

Es:

Siamo preoccupati per la crisi economica per gli effetti sulla nostra azienda, ma a detta del presidente, non ci sarà nessun licenziamento.

Significa che il presidente ha detto, pubblicamente o a qualcuno privatamente, che nessuno sarà licenziato. A detta sua nessuno verrà licenziato.

Ricordate l’espressionea suo dire“? Questa è abbastanza simile e si usa nelle stesse circostanze. “A suo dire” è più informale e colloquiale.

Proprio come “a suo dire” comunque, si riportano parole di altri quando ci sono pareri diversi o dei dubbi in merito.

La locuzione “a detta di” non si usa che con la terza persona, singolare o plurale.

Se parlo con te, “a tuo dire” si usa invece talvolta per ricordare alla persona con cui si parla delle sue parole dette in passato. Più difficilmente troverete utilizzi di “a detta tua”.

Può comunque capitare.

Dunque, “a detta sua/loro” e “a detta di qualcuno” sta per
secondo quanto detto da lui/lei, loro“, ed è più adatta a riportare lo stato dei fatti che una opinione di una persona.

Potremmo anche dire che è simile a “secondo l’opinione di“. Un’opinione però generalmente è un’interpretazione dei fatti, e prevede delle deduzioni. Può anche essere un giudizio espresso secondo un criterio soggettivo, o una convinzione in materia morale, politica, sociale o religiosa.

Nel caso di “a detta di” c’è di solito da riportare un fatto accaduto. È in tali circostanze che la locuzione “a detta di” è maggiormente adatta.

Ad ogni modo la locuzione si può usare anche in senso più generale.

Es:

Io ti credo, ma a detta di tuo fratello le cose sono andate diversamente

A detta di tua madre, Giovanni cucina benissimo.

È naturalmente del tutto simile a “secondo lui/lei” o “per lui/ lei” che sono più informali.

A detta di tutti Roma è una città da visitare almeno una volta nella vita

Dici che non ti piace la mia macchina? A detta dei miei amici è una delle macchine più affidabili e anche di moda del momento.

Naturalmente “a” è una preposizione semplice e dunque non si tratta del verbo avere.

Il termine “detta” è in questo caso un sostantivo.

Vale secondo me la pena di dedicare un episodio (il prossimo) a “detto” e “detta“.

Notate che la locuzione “a detta di” è simile anche a “che lui/lei sappia“, o “per quanto ne sa” di cui abbiamo parlato in due episodi passati, ma queste si usano prevalentemente con la prima persona (che io sappia, per quanto ne so) è poi c’è da dire che in quei casi si vuole evidenziare una conoscenza e anche che le cose potrebbero non essere queste esattamente.

Per quanto ne so io” quindi evidenzia una conoscenza di un fatto che non si dà per certo ed è del tutto analogo a “per quello che so io“, “per quello che ne sappiamo”, “per quanto ne sappiamo”.

È simile anche a “stando alle sue parole“, “stando a te“, “stando a lui/lei/loro“. In questo caso spesso c’è più diffidenza, o comunque poniamo una certa distanza da queste parole. Anche “stare a” è un episodio passato della rubrica, che si può usare come abbiamo visto anche per riportare opinioni di altri.

Anche “a detta di” a volte può racchiudere comunque un senso di diffidenza.

A detta di Putin, non ci sarà nessun attacco all’Ucraina. Eppure ci sono tantissimi militari lungo il confine. A detta di molti, Putin non dice la verità.

Si pone in ogni caso una certa distanza, perché si tratta di cose che riguardano altre persone e che, se si tratta di fatti, noi non possiamo verificare.

Può bastare per oggi. Adesso non può mancare un bel ripasso all’insegna dell’attualità.

Ulrike: ieri, 24 febbraio 2022, dopo aver visto il telegiornale mi sono detta: sogno o son desta? Dopo due anni e passa di bollettino quotidiano sui morti per Il Covid, adesso ci mancava solo il bollettino di guerra. Che Dio ce la mandi buona.

Marcelo: condivido i tuoi desideri. Dobbiamo fare appello all’intelligenza degli uomini e pregare per la pace.

742 Dirsi

Dirsi

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Trascrizione

Giovanni: oggi vorrei parlarvi del verbo dirsi.

Mi è venuta in mente quest’idea ieri ascoltando il telegiornale.

La notizia era il riconoscimento delle repubbliche séparatiste da parte del Cremlino.

Parliamo quindi delle forti tensioni internazionali a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Ebbene, dopo questa notizia, sia il cancelliere tedesco Scholz che presidente francese Macron si sono detti “delusi”.

“Si sono detti delusi”. Questo mi ha fatto pensare che dovrei parlarvi del verbo dirsi, perché in effetti ha diversi utilizzi interessanti.

Dunque, “dirsi” è la versione riflessiva del verbo dire. Innanzitutto può significare dire a sé stessi (nel senso di pensare tra sé), oppure dirsi qualcosa tra due o più persone.

Es:

Dopo che mia moglie si è messa ad urlare, mi sono detto che forse era meglio non farle più scherzi.

Cosa ti sei detto dopo aver sbagliato il calcio di rigore?

“Mi sono detto” quindi significa “ho pensato”. Significa anche “ho detto a me stesso”.

In genere quando si usa in questo modo si usa al passato.

Se siamo due persone però:

Io e te ci diciamo sempre la verità.

Dirsi la verità è sempre la scelta migliore.

Non è carino dirsi le cose sottovoce.

Tra amici bisogna dirsi tutto.

Cosa si saranno detti Putin e Biden?

Cioè: di cosa avranno parlato? In questi casi, con dirsi, così come con parlarsi, si intende che una persona dice qualcosa all’altra.

Però, dirsi ha anche un altro uso, simile a” dichiararsi” e “dichiarare” cioè dire qualcosa pubblicamente, far sapere a tutti, o comunque dichiarare apertamente qualcosa. Potremmo anche tradurlo come “dire di essere“.

In genere riguarda un sentimento o una sensazione o anche una volontà.

È questo l’utilizzo di cui vi parlavo all’inizio citando il telegiornale.

Macron e Scholz si dicono delusi.

Dunque hanno dichiarato di essere delusi. Hanno detto di essere delusi. Hanno espresso il loro pensiero che riflette il loro sentimento nel confronti di un fatto. Hanno espresso la loro delusione.

Potrei ugualmente dire che:

Macron e Scholz si dichiarano delusi.

Lo fanno in questo caso nei confronti del mondo, quindi attraverso la stampa, attraverso una dichiarazione pubblica.

Non lo fanno certamente uno nei confronti dell’altro.

Questo accade invece se dicessi:

Giovanni e Maria si dicono dei segreti.

Ma non c’è alcun sentimento o sensazione in questa frase.

Vediamo altri esempi:

I professori si dicono soddisfatti dei propri studenti.

L’allenatore si dice entusiasta della prestazione della sua squadra.

Sua santità si dice dispiaciuto per quanto sta accadendo.

Mia figlia si dice contenta dei voti scolastici di quest’anno.

Il dott. Rossi si è detto lieto di poter partecipare a questo incontro.

Il direttore si è detto disponibile ad un incontro.

Ti dispiace hai detto?? Dirsi dispiaciuto non basta!

La platea a cui ci si rivolge cambia di volta in volta.

Si tratta sempre di dichiarazioni, ma non necessariamente fatte alla stampa e alla tv.

I professori sì sono detti soddisfatti dei propri studenti nel corso del consiglio dei docenti.

L’allenatore si è detto entusiasta della prestazione della sua squadra nel corso della conferenza stampa di fine partita.

Sua santità si è detto dispiaciuto di quanto sta accadendo nel mondo attraverso un twitt.

Mia figlia si è detta contenta dei voti non appena ha visto la pagella di fine anno.

In questo caso mia figlia ha detto questo solo a me. È una dichiarazione diversa da quella del papa, di un allenatore. Abbastanza simile alla dichiarazione di un professore.

Certo, spesso si usa per descrivere occasioni importanti, e comunque dichiarazioni vere e proprie, e per le occasioni formali è molto adatta come modalità per esprimere una disponibilità o una qualunque sensazione.

Si usa anche con la negazione:

Il presidente non si dice d’accordo con questa proposta.

Quindi il presidente non si dichiara d’accordo, dice di non essere d’accordo con la proposta.

Mio figlio non si dice contrario ad un trasferimento.

Mia madre non si dice preoccupata della situazione pandemica.

Anche in questi casi parliamo del verbo “dirsi” nel senso di espressione di un sentimento o di una volontà. Potrei sempre usare dichiararsi al posto di dirsi, ma spesso suona troppo formale. A volte poi sembrerebbe un linguaggio giuridico:

L’imputato si dichiara colpevole

Il senso è sempre quello di “dice di essere” (colpevole, in questo caso) ma dichiarare e dichiararsi sono tipicamente verbi adatti ad un’aula di tribunale.

Il presente, “si dice” e “non si dice” , ovviamente, si usano anche parlando di educazione o di correttezza. Ma questo non è il verbo dirsi.

Es. parlando di educazione:

Non si dice quanti anni hai ad una signora!

Secondo il galateo non si dice “buon appetito” a tavola.

Parlando invece di correttezza:

Si dice “a me mi piace“? No, non si dice.

Nel senso che non è corretto dal punto di vista grammaticale.

In questi due casi però non c’è una persona che si dice (o che non si dice) esprimendo una sensazione o una volontà. Non si tratta chiaramente di dichiarazioni di qualcuno.

C’è anche un altro modo di usare “si dice”. Anch’esso non riguarda il verbo dirsi.

Quando c’è una voce che gira, quando ci sono chiacchiere, voci di corridoio, quando cioè si sente parlare di qualcosa. In questi casi c’è sempre “che”, quindi non possiamo sbagliarci:

Si dice che tu sia una persona molto paziente. È vero?

Non si dice niente qui? State tutti in silenzio?

Si dice che alla fine di ogni episodio di italiano semplicemente si facciano esercizi di ripasso. Sarà vero?

Ulrike: tra Russia e Stati Uniti siamo ai ferri corti. La situazione è in continuo divenire, ma temo per il peggio. Non me l’aspettavo proprio. E voi?

Marcelo: non mi dirai che ti fa specie che la Russia abbia invaso il territorio del suo dirimpettaio?

Ulrike: Marcelo, stai forse accusandomi di fare la finta tonta la tua domanda era retorica?

Karin: a me non sembra affatto una domanda retorica. Era invece abbastanza sibillina.

Irina: per quanto mi riguarda, pensavo che questa minaccia di invasione fosse solo poco più di una voce falsa e tendenziosa. poi di punto in bianco tutto è diventato reale.

Anthony: Adesso noi, qua in Europa, dovremo prendere atto del fatto che continueranno a salire le bollette del gas.

M6: allora mi pare che dovremmo fare di necessità virtù e dare seguito ai tanto discussi piani per sviluppare le fonti di energia rinnovabile. Facendo così ci smarcheremo della nostra dipendenza attuale e favoriremo la protezione dell’ambiente. Un win-win senza dubbio.

Hartmut: si fa presto a dire win win. È arrivato l’americano!
Ci vogliono anni per fare ciò che hai detto. Dovevamo pensarci prima magari.

Marcelo: dovremmo iniziare subito, su questo non ci piove. Mi vedo costretto però a dire la mia. Non mi dirai che non lo sapeva nessuno che l’artefice di tutto questo è un pazzo. È dal 208 che se la canta e se la suona da solo . E le sanzioni? Si vogliono mettere dei paletti con le sanzioni? Stai fresco! Lui se ne frega. Ambiente dici? Un parolone! Da quando lui questi atteggiamenti scellerati minaccia le frontiere altrui con centinaia di panzer e aeroplani, non se ne parla neanche. A pagare lo scotto sono soprattutto gli europei, che dipendono dal gas russo. Una bella magagna da risolvere.

Anthony: c’è chi dice che, vista l’amicizia consolidata, dovrebbe essere Berlusconi a chiamare Putin per metterci una buona parola….

741 Il “non” pleonastico

Il “non” pleonastico

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Trascrizione

Giovanni: nell’ultimo episodio vi ho accennato ad un uso particolare di “non”, che però normalmente serve a negare.

Abbiamo visto in particolare alcune frasi:

Non ti parlerò più fino a quando non mi dirai che hai sbagliato!

Vediamo altri esempi simili:

Devi studiare fino a quando non sarai abbastanza preparato.

Camminerò fino a quando non sarò arrivato a casa.

In questi casi si parla sempre di qualcosa che continuerà fino ad un momento preciso, fino ad un certo punto.

Possiamo ovviamente sostituire “fino a quando” e “fino a che” con finché:

Ti bacio finché non ti stanchi

Mangerò finché non sarò sazio

Un non madrelingua però può trovare strano l’uso della negazione “non” in questi casi. In effetti il senso delle frasi non cambia se togliamo “non“:

Non ti parlerò più fino a quando mi dirai che hai sbagliato!

Devi studiare fino a quando sarai abbastanza preparato.

Camminerò fino a quando sarò attivato a casa.

Ti bacio finché sarai stanca

Mangerò finché sarò sazio

Se ricordate abbiamo già incontrato un caso simile nell’episodio dedicato al termine “appena“.

Anche in quell’episodio abbiamo visto che c’è un uso particolare di “appena” in cui la frase ha lo stesso significato con e senza “non“:

Prendo il caffè non appena mi sveglio.

Non appena arrivo a casa mi sdraio sul divano.

In questi casi “appena” come abbiamo visto, ha il senso di “subito dopo“, “subito dopo che”:

Prendo il caffè subito dopo che mi sono svegliato

Subito dopo essere arrivato a casa mi sdraio sul divano.

Anche in questi casi dunque il “non” perde il valore della negazione.

In ognuno di questi casi si parla di “non” pleonastico.

“Pleonastico” significa superfluo, inutile, non necessario. Un aggettivo questo che è in genere usato per descrivere comportamenti.

Anche con “appena“, dunque, posso togliere il “non” (in quanto pleonastico) senza cambiare il senso della frase:

Prendo il caffè appena mi sveglio.

Appena arrivo a casa mi sdraio sul divano.

Direi però che quando si parla di tempo e di eventi che si susseguono rapidamente, il “non” dà un maggior senso di vicinanza tra le due azioni, come a dire “subito dopo” , “immediatamente dopo”.

Ci sono però anche altre occasioni in cui compare questo “non pleonastico“: quando usiamo “per poco” e anche “a meno che” e le sue forme più o meno equivalenti, cioè “salvo che” e “eccetto che“.

Vediamo qualche esempio:

Oggi mi sono svegliato tardi e per poco non perdevo l’autobus.

Anche in questo caso si può togliere il non e il senso non cambia, sebbene a dire il vero si perda ancora una volta quel senso legato al tempo: qualcosa che accade ma solamente per una questione di un tempo brevissimo.

Vediamo con “a meno che”:

Vieni a cena da me? A meno che tu non preferisca andare al ristorante.

Stesso discorso. Togliendo il non va bene lo stesso. In questo caso, non parlando di tempo, non c’è proprio alcuna differenza. Nessuna delle due forme è sbagliata.

Notate che se invece io dico:

Vieni a cena da me? Sempre che tu non preferisca andare al ristorante.

In questo caso il “non” conserva il senso di negazione.

Oggi il ripasso del giorno lo dedichiamo al matrimonio di Khaled, un membro dell’associazione “Italiano Semplicemente“.

Irina: Tanti auguri Khaled, che tu possa essere felice come hai sempre desiderato. Notate che ho usato il congiuntivo. Non so se rendo!

Sofie: Una bella notizia, su questo non ci piove, anche per i membri de l’associazione che sono agli antipodi dell’Egitto. Non voglio essere da meno degli altri membri nel congratularmi con te!

Rafaela: Dunque, cari Khaled e Nadia, state li li per esordire nella nuova vita di coppia. Accettatene tutti gli annessi e connessi. Datevi manforte in ogni momento e circostanza. Assecondatevi a vicenda nei vostri progetti che sono ancora in fieri. Vi auguriamo numerosi successi e una vita con i fiocchi.

Harjit: Buongiorno Khaled e amici!. Per Khaled e Nadia invio i miei auguri di felicità per questa nuova tappa della vita. Che tutti i progetti che hanno immaginato come coppia diventino realtà. Auguri! Ah, dimenticavo, ricorda la frase di ripasso: hai voluto la bicicletta! Ora sai cosa segue!

Albèric: Devo dire che se fossi al tuo posto, probabilmente fino all’ultimo momento avrei dei dubbi in merito. Non voglio dare adito a fraintendimenti, ma è una decisione con la D maiuscola. In queste occasioni comunque, è sempre meglio che i miei amici facciano quadrato attorno a me piuttosto che dirmi “attaccati al tram“!

Marcelo: Khaled, non molto tempo fa abbiamo parlato della vita di coppia e ricorderai che ho pressappoco 48 anni di matrimonio alle spalle. Sento il dovere di tenderti la mano. Ti posso dire che mi ricordo di tutti i momenti di felicità vissuti insieme, ma anche quelli cattivi. Per questi ultimi, devi solo armarti di pazienza. Sii accondiscendente con tua moglie e non deve mai mancare il “sì, amore!” Se c’è amore, anche le giornate no si superano sempre. Il matrimonio è una vera svolta nella vita e va vissuta all’insegna dell’amore, del rispetto reciproco e di Dio. Adesso non voglio più farti sorbire i miei consigli, ma soltanto i miei auguri di una vita piena di amore e felicità!. Questo è quanto.

Khaled: Grazie a tutti. Sono felice di sposarmi. Come ricorderete, anche in tempi non sospetti ho manifestato la mia voglia di avere una famiglia. Volete sapere che ne sarà della vecchia vita da single? Non la rimpiango, della serie “ogni cosa a suo tempo“. Adesso la mia vita sarà edificante più che mai. Già mi immagino circondato dai miei figli e già immagino mia moglie che mi rimprovera per essere troppo accondiscendente! In Egitto l’educazione dei figli è un compito prettamente femminile, ma ovviamente io darò manforte a Nadia, se non altro per non farmi dare del paravento! Che Dio ce la mandi buona!

740 Non mi dirai che…

Non mi dirai che… (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: dopo aver visto la locuzione “mi dirai che“, oggi aggiungiamo un “non” all’inizio.

Ciò che otteniamo è un’altra tipica locuzione che però non rappresenta la semplice negazione di “mi dirai che“.

Sarebbe troppo facile!

Quella di oggi è più semplice da capire e da usare, in quanto esprime meraviglia, curiosità ed allo stesso tempo si esprime qualcosa che si è intuito e che potrebbe risultare vero.

Può trattarsi sia di qualcosa di positivo che di negativo.

Es:

Non mi direte che pensavate che aggiungere “non” a una frase servisse solo per esprimere una negazione?

In senso letterale è così, ma purtroppo o per fortuna non lo è mai.

Vediamo qualche esempio:

Entro in casa e vedo mia figlia che ascolta Beethoven. Le dico subito:

Non mi dirai che ti piace la musica classica!

C’è meraviglia, curiosità. È comunque una domanda che richiede una risposta:

Perché, che c’è di strano?

Questa potrebbe essere la risposta di mia figlia di fronte allo stupore mostrato da me.

Un po’ irritata come risposta?

Può darsi.

In effetti la mia domanda può provocare una reazione irritata.

Non è detto, ma a volte è così, perché spesso c’è ironia in questa locuzione, e questa ironia potrebbe derivare da una contraddizione da cui deriva la meraviglia.

Nell’esempio che vi ho fatto, potrebbe essere accaduto che in passato mia figlia non abbia mai mostrato apprezzamento per la musica classica o che addirittura l’abbia criticata. Questa potrebbe essere la contraddizione di cui parlavo, in questo caso.

A volte non si usa il futuro, ma non cambia nulla se uso la forma presente:

Non mi dire che ti piace la musica classica!

Un altro esempio:

Vedo una mia amica dopo tanto tempo e noto che ha un po’ di pancetta. Meravigliato e incuriosito le dico:

Ciao Emanuela, non mi dirai che sei incinta!

Spesso è qualcosa che non ci si augura, perché per chi parla non sarebbe una cosa positiva se confermata.

Es:

Sento un mio amico per telefono e mi dice che ha qualche problema al lavoro per via del green pass. Io subito gli chiedo:

Non mi dirai che sei un no-vax!

Il mio amico potrebbe irritarsi per la mia meraviglia e ironia. Ha anche intuito che io invece sono favorevole ai vaccini.

Potrebbe rispondermi:

E tu, non mi dirai che sei a favore!

Questa locuzione si usa sempre in questo modo, tranne quando è preceduta dal termine “fino” o “finché”

Non ti parlerò più fino a quando non mi dirai che hai sbagliato!

Io avrò speranza di stare con te fino a quando non mi dirai che è finita per sempre!

Starai in punizione fino a quando non mi dirai che sei pentito!

In questi casi si parla di qualcosa che continuerà fino ad un momento preciso, ossia fino a quando io non sentirò dalle tue parole che hai sbagliato (1° esempio), o che sei pentito (3° esempio), o che è finita per sempre (2° esempio).

Un non madrelingua può trovare strano l’uso della negazione “non” in questi casi.

La questione credo meriti di essere trattata in un prossimo episodio.

Spiegazione odierna terminata.

Adesso ripassiamo. Non mi direte che vi eravate dimenticati del ripasso!

Irina: ci penso io a iniziare questo ripasso, non scomodatevi; non fosse altro che per mettermi alla prova con qualche espressione che mi dà molto filo da torcere. Se poi qualcuno vuole aggiungere qualcosa è benaccetto, sempre che non abbiate paura di sbagliare!

Harjit: ok, raccolgo volentieri la provocazione. Per quanto mi senta abbastanza sicura di ciò che sto dicendo, ciò non toglie che una castroneria da parte mia può sempre scapparci!

Albéric: castroneria dici Harjit? Invece la sai lunga tu! Sai anche come suscitare l’interesse per l’apprendimento dell’italiano! Poi non potrei mai dire che dici castronerie. Resti pur sempre un’amica e non ti offenderei mai. Poi lo so che lo fai per il meglio di tutti noi!

Ulrike: È risaputo, Albéric, che Harjit è particolarmente portata per buttare giù in men che non si dica una frase di ripasso tanto concisa quanto divertente. Vai a capire come le vengono queste idee estemporanee. Io invece devo sempre scervellarmi di brutto per poi uscirmene con una frasina poco edificante. Tra l’altro spesso non trovo mai un modo molto ortodosso per terminare un ripasso.

739 Mi dirai che…

Mi dirai che…

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Trascrizione

Giovanni: Benvenuti nell’episodio numero 739 della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente“.

Oggi vediamo una simpatica locuzione di cui non troverete una spiegazione in nessun libro e in nessun sito, a parte Italiano Semplicemente.

Mi dirai che” è la locuzione di cui vi sto parlando, molto colloquiale, che viene usata in una conversazione, generalmente quando si sta effettuando una valutazione di qualcosa, oppure quando si sta esponendo una preferenza, una scelta, un gusto personale.

Si tratta di questioni sulle quali si valutano pro e contro, si discute, si fanno considerazioni in un verso o nell’altro.

Ciascuna persona può dire la sua opinione, ma c’è sempre qualcuno che parla un po’ più degli altri.

Ad alcune persone infatti piace assumere più parti in una conversazione e nel fare una valutazione, nello stesso discorso introducono questioni e aspetti che vanno in direzioni opposte, quasi a voler anticipare la parola di un’altra persona.

Per questo motivo si usa “mi dirai che“, dove si dà del tu al nostro interlocutore, ma si può dare anche del lei senza problemi. In questo caso la locuzione diventa:

(Lei) mi dirà che…

L’uso del futuro fa capire che si sta anticipando qualcosa, qualcosa che l’interlocutore forse sta per dire o anche pensare. Abbiamo già fatto due episodi sul futuro, ricordate? Uno riguarda i dubbi e le allusioni, un’altro riguarda le ipotesi. Attenti a non fare confusione.

In questo caso solitamente si tratta di parlare di questioni poco rilevanti, perché l’obiettivo è invece quello di sostenere la tesi opposta, volendo però dare la sensazione di fare una valutazione obiettiva, che considera anche gli aspetti opposti.

Vediamo qualche esempio.

La tua casa è molto carina e anche grande. Mi dirai che forse è un po’ rumorosa. Perché è proprio davanti alla strada, ma non è una cosa troppo grave.

È simile a dire:

È vero che probabilmente…

Si, forse bisogna anche considerare che…

Certo, c’è anche questo aspetto….

Si, un problema forse potrebbe essere che…

Lei sicuramente starà per dirmi che…

So cosa stai pensando…

Potremmo usare questa locuzione anche solo per evidenziare un aspetto minore che tuttavia non va escluso, oppure per evidenziare il fatto che abbiamo considerato anche quell’aspetto, ma che lo riteniamo secondario.

Si tratta quasi sempre di cose che riteniamo poco importanti e per questo motivo questa locuzione viene pronunciata anche abbastanza velocemente, come a voler dire:

C’è anche questa cosa da considerare, ma conta poco o al massimo c’è da valutarne l’importanza.

Si potrebbe pensare questo, ma passa in secondo piano.

Anche quando mi viene in mente una cosa all’ultimo momento, mentre sto parlando, potrei presentare questo punto con questa locuzione.

L’espressione è seguita solitamente da un però/ma/tuttavia, per riaffermare nuovamente il concetto principale, l’idea prevalente, che va nella direzione opposta di questa considerazione.

Non ti piace Marco ? È carino, molto educato, anche spiritoso. Mi dirai che non è molto alto, ma che vuoi che sia!

Si può usare anche con “voi“:

Sono andato a mangiare in quel ristorante che ci avevate consigliato ma ci hanno letteralmente spennato! Abbiamo pagato 45 euro a testa. Una cifra mostruosa! Certo, mi direte che la qualità ha un prezzo e sono d’accordo ma fino a un certo punto.

Un ultimo esempio:

Io acquisto spesso la pizza precotta perché così mi bastano 5 minuti per avere il piatto pronto da mangiare. Certo, mi direte sicuramente che sono svogliato e che la pizza fatta al momento è migliore, ma non tutti abbiamo sempre il tempo necessario da dedicare alla cucina.

Adesso ripassiamo e cerchiamo di usare alcuni episodi passati parlando proprio di cucina:

Ulrike:
Un ripasso parlando di cucina? Un argomento che fa molto italiano, senz’altro valevole di un trattamento. Oggi però mi sono messa a dieta e ho una fame proprio smodata. È nelle cose che un ripasso di questo tipo non mi può sconfinferare.

Hartmut:
Caschi male con la tua dieta Ulrike. Allora se proprio non vuoi sgarrare, per non soffrire non resta che darti alla macchia. Io invece mi sento in vena di prepararmi un bel risottino ai frutti di mare. Casomai dovessi cambiare l’idea saresti mia ospite ben accetta.

Irina:
Un ripassino sulla cucina? Mi sembra che ci sia un nutrito numero di cose da dire. Un bel modo per prendere due piccioni con una fava ed unire l’utile al dilettevole, per inciso.

Bogusia: Fermo restando che decidere di iniziare una dieta non è di per sé criticabile, mi fa specie che sia la prima cosa che viene in mente quando si parla di cucina. Datevi una regolata. Sul sito della nostra associazione questo argomento l’abbiamo trattato come si deve. Basta farci una capatina e assieme a Giuseppina e le sue ricette, sfoderare un piatto a buon mercato sarà semplice per tutti, persino per chi sta a dieta.

Marcelo: Fare una dieta? Per me è molto più salutare mangiare di tutto e al contempo fare esercizi fisici, andare in palestra, o quantomeno passeggiare!. È meglio darsi allo sport e mangiare cibi ricchi di fibre e vitamine. Poi bisogna tenere a bada la voglia di carboidrati, dolci e anche moderarsi con l’alcol!. A che pro fare questo sforzo se poi ci facciamo del male? Dopo, quando sarai dimagrito, ti diranno: come ti dona quel vestito! Questo sarà molto edificante!

Leonardo: ma la facciamo finita, per l’amore del cielo! Io, a dieta, non mi ci metto!

738 Disparato

Disparato

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Trascrizione

Giovanni: Benvenuti nell’episodio numero 738 della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”. Lo so, sono tanti episodi nei quali sono trattati gli argomenti più disparati, ma non siate disperati per questo. Piano piano ce la potete fare.

Forse qualcuno di voi ha già intuito che oggi ci occupiamo dell’agettivo disparato, che non ha nulla a che fare con l’essere disperato!

L’aggettivo disparato nella lingua italiana si usa in diversi modi. Come significato vuol dire “molto diverso” e infatti “pari” è anch’esso un aggettivo, simile a uguale (es: “abbiamo pari età” cioè abbiamo la stessa età) mentre “dis” serve a alterare il concetto di parità. Quindi disparato in qualche modo indica la mancanza di uguaglianza, o di somiglianza. Pensate anche a disparità. Anche disparità si usa molto spesso. Ce ne siamo occupati nell’episodio 670 parlando di impari e dispari.

Ma vediamo some si usa.

La maggioranza delle volte si usa al plurale, insieme a “più”: i più disparati, le più disparate

Es: Molte persone al mondo hanno bisogno di soldi, e questo per i motivi più disparati.

Detto più semplicemente, ci può essere bisogno di soldi perché non c’è lavoro, perché si hanno tanti figli, perché bisogna acquistare una macchina, eccetera eccetera. I motivi sono diversi.

Quando ci sono molti motivi, posso anche dire che i motivi “sono i più diversi” o anche che sono “i più disparati”. Questa modalità evidenzia ancora di più la varietà, la diversità tra loro.

Es:

Chissà perché mio fratello ha perso il lavoro. Mi vengono in mente le ipotesi più disparate.

Spiegazione: Forse mio fratello ha litigato col capo? Forse non gli piace il suo lavoro? O forse ne ha trovato un altro più remunerativo, cioè dove si guadagna di più? Oppure magari si è licenziato? Oppure è stato licenziato perché ha commesso qualche reato? Sono tante le possibili risposte, le motivazioni possono essere le più disparate.

Le ipotesi che mi vengono in mente sono le più disparate!

Se fisso un colloquio di lavoro, può capitare per i motivi più disparati di non potersi recare all’ora e al giorno stabilito all’appuntamento.

Quindi sono molti i motivi che ci possono essere per mancare a questo appuntamento e questi motivi possono essere molto diversi tra loro.

È inutile che io inizi a fare l’elenco di questi motivi, perché non siamo in grado di farlo, tanto potrebbe essere lungo.

Insomma abbiamo capito anche che in fondo disparati motivi non significa altro che molti motivi. Abbiamo fatto altri episodi dedicati a molti, molto, parecchio eccetera, sia nel senso di numerosità (molti motivi ecc.) che nel senso di intensità (sono molto curioso ecc.).

Sicuramente quando si usano le locuzioni “i più disparati”, “le più disparate”, “tra i più disparati” e “tra le più disparate” parliamo di numerosità e non di intensità.

Inoltre potremmo semplicemente usare disparati e disparate, senza “i più”, “tra i più”, “le più” e “tra le più”.

Questi sono semplicemente dei modi per enfatizzare l’incertezza sulle svariate possibilità che esistono, le svariate alternative, i diversi casi, le diverse motivazioni, i moltissimi modi.

Al singolare si usa poco:

Si può comunque dire anche” il modo più disparato” anziché “i modi più disparati”.

Es: Dopo il grande incidente che c’è stato sull’autostrada, le persone hanno cercato di andare in città nel modo più disparato (a piedi, con stradine di campagna, tornando indietro in retromarcia, facendosi venire a prendere da parenti e amici ecc)..

Il film ha visto come attori un gruppo disparato di persone prese dalla strada.

Si intende un gruppo di persone diverse tra loro, e di numerosità incerta.

C’è quindi l’idea della diversità, dell’eterogeneità oltre a quello della numerosità.

Al singolare potrei parlare di un gruppo eterogeneo di persone e il senso sarebbe lo stesso.

Al femminile stesso discorso:

Nelle feste di paese ci sono le bancarelle che vendono la merce più disparata.

Anche in questo caso posso dire anche “le merci più disparate” e sto ugualmente sottolineando la numerosità e la diversità dei prodotti in vendita.

Dopo aver visto una serie disparata di tutorial, ho deciso di costruire una scrivania in legno.

Notate che quando si usa al singolare lo si fa con il gruppo, la merce, la serie e tutti i sostantivi che indicano una pluralità di oggetti o persone.

Adesso ripassiamo qualche episodio passato, poi commenterò velocemente le frasi utilizzate dai membri dell’associazione.

Irina: gli episodi di italiano semplicemente trattano argomenti tra i più disparati. E chi ce la fa a stare appresso a tutto? Direi che è pressoché impossibile

Sofie: Secondo me dipende tutto da come la vedi. Certo, non è fattibile imparare tutte le espressioni a memoria. tantomeno ricordarsi tutti i dettagli. C’è studio e studio però. Se Gianni ci dà del filo da torcere bisogna prenderla con filosofia, non fosse che per evitare che ci venga il magone quando pensiamo a tutte le volte che abbiamo sgarrato.

Leonardo: Meno male che i tanti esempi che si trovano negli episodi spaziano negli ambiti più diversi della vita, cosìcché vi sia per ognuno di noi qualcosa per poter destreggiarsi meglio. Un metodo veramente edificante quando poi se ne vedono i frutti. E dire che per lo più gli esempi a Gianni vengano estemporaneamente. Ogni tanto accade anche a me.

Marcelo: Dici bene tu Leonardo che sono tanti anni che stai in Italia. Tu sei di un livello più alto degli altri, tanto è vero che spesso sono tuoi i suggerimenti che arrivano per ovviare ai nostri dubbi.

Segue spiegazione del ripasso.

737 Dici bene tu

Dici bene tu

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Trascrizione

Sofie: dopo aver visto “farla facile” oggi vediamo un’altra locuzione: “dici bene tu“, proprio come Gianni vi aveva anticipato nel corso dell’ultimo episodio.

Ho una bella notizia per voi. Gianni aveva detto che si tratta di una locuzione completamente diversa, mentre in realtà non è poi così lontana da “farla facile“.

Infatti “dici bene tu” possiamo utilizzarla sempre non appena abbiamo ascoltato una persona parlare, che ha espresso una sua opinione su un problema da risolvere – quindi questo non cambia – ma il motivo per cui noi rispondiamo con l’espressione “dici bene tu” non è dovuto (almeno non solamente e non solitamente) a superficialità nella persona a cui stiamo rispondendo, ma vogliamo dire che lui/lei si trova in una situazione diversa e non può per questo motivo capire il problema fino in fondo.

Vediamo qualche esempio:

Non so proprio come fare con mia moglie ché mi controlla continuamente. È inutilmente gelosa. Sono veramente stanco di questo.

Risposta:

Ma dai, che sarà mai, falle un bel regalo e vedrai che si addolcisce e ti assillerà meno di prima.

Io allora rispondo:

Eh, dici bene tu che hai sposato una santa donna!

In genere c’è meno giudizio rispetto a “la fai facile“, e normalmente c’è un tono ironico, con la volontà di fare una battuta e non di dare una risposta seccata. Non sempre però stiamo scherzando. A volte si può essere molto seri.

Dici bene tu ché …

Questo “che” anticipa il motivo per cui ciò che abbiamo appena ascoltato non ci piace, e in genere sottolinea la diversa posizione delle due persone.

La questione riguarda il punto di vista di questa persona, le sue esperienze, cose che possono essere molto diverse da colui che ha il problema di cui stiamo parlando.

Eh, dici bene tu che hai sposato una santa donna!

Quindi tu, che hai sposato una santa donna, cioè una brava donna, non puoi capire il mio problema. Non c’è un giudizio di superficialità, ma si tratta una battuta, e a volte anche di una frecciatina bell’e buona!

Potrei anche dire:

La fai facile tu che hai sposato una santa donna

Non c’è niente di male, ma non si capisce bene se si tratta di una battuta o di una risposta seccata.

Ciò non toglie che posso usare anche farla facile.

Potrei anche dire:

Si fa presto a dire falle un bel regalo!

Quest’ultima espressione come abbiamo visto non si usa però solo per i problemi e i consigli che non sono benaccetti.

Dicevo che si può essere anche molto seri quando usiamo questa locuzione. Inoltre, come anche “farla facile” ci si può riferire anche a altre persone e non solo a quella con cui stiamo parlando.

Es:

Hai visto cosa ha detto il presidente del consiglio? Ha detto che tutti dobbiamo fare sacrifici personali per affrontare la crisi economica. Dice bene lui che guadagna 10000 euro al mese!

In questo caso sono serissimo e arrabbiatissima. Ugualmente però voglio sottolineare che la situazione del presidente è diversa da quella dell’Italiano medio.

Anche in questo caso potrei usare “farla facile” e “si fa presto a dire”:

La fa facile lui che guadagna 10000 euro al mese.

Si fa presto a dire “bisogna fare sacrifici”

In questo caso direi che le tre espressioni sono assolutamente intercambiabili.

L’espressione “dici bene tu”, “dice bene lui” ecc, contiene quindi una componente ironica o una di giudizio, a volte arrabbiato. Questo può valere anche per le due espressioni simili appena viste. Se volessi una frase neutra da questo punto di vista, potrei dire:

Tu probabilmente non puoi capire perché la tua vita è diversa dalla mia, perché hai avuto esperienze diverse. Tu non hai idea di cosa significhi sentirsi così. Solo chi ha avuto la mia stessa esperienza può capire cosa sto provando.

In questo modo non lancio frecciatine offensive e non sono neanche ironica o arrabbiato. Poi ovviamente dipende anche dal tono che uso.

Questo vale un po’ per tutte le locuzioni, specie quelle colloquiali.

Per questo motivo cercate anche di ascoltare le spiegazioni e anche tutti i ripassi che facciamo. Leggere e basta non basta. E spesso non basta neanche ascoltare perché occorre anche parlare, mettersi alla prova, imparare ad ascoltarsi. In pratica vi ho fatto un riassunto delle Sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

Bene, sono veramente contenta che oggi ho avuto l’occasione di usare diverse espressioni utili in situazioni simili. Il nostro vocabolario aumenta così ogni giorno di più, e piano piano esploriamo una parte o una strada diversa del mondo della lingua italiana.

Tra l’altro per ricordarsi bene una strada occorre passarci più volte. Per questo motivo facciamo tanti bei ripassi insieme ai nostri cari e bravissimi membri dell’associazione Italiano Semplicemente. Vero ragazzi? Ne vogliamo fare un altro? Buttiamoci!

Bogusia: Ripassino dici? Vabbè, visto che mi gira bene oggi, mi do subito da fare. Riguardo all’argomento, dobbiamo scegliere noi? La fai facile tu! Vediamo un po’. Io sono per parlare di tempo oggi, perché dove abito io i meteorologi la vedono brutta per la notte a venire. A loro dire ci aspetta un tempaccio, ivi incluso un tornado. C’è allerta meteo, tant’è vero che hanno deciso addirittura di chiedere le scuole. Pare che ne vedremo delle belle domani .

Marcelo: Anche a me, Bogusia, gira bene oggi! Invece qua, parlando del tempo, è veramente bello! Ti passa la voglia di lavorare, della serie dolce far niente!. Allora devo dirti che in questi casi tra lo stare a casa e andare in spiaggia, io sono per la seconda, e sicuramente non mi sentirò assolutamente sacrificato perché qui le spiagge sono grandissime. Dite che sono un fannullone? Ma è nelle cose che di fronte a un tempo simile non ci si senta in vena neanche di passeggiare!

Bogusia: Le previsioni davano rovesci e infatti piove e tira un vento che non vi dico. Pare dunque che le previsione meteo rispondano al vero. Beato te! Marcelo con la tua spiaggia! Però non è il caso di rosicare per l’invidia. L’erba del vicino è sempre più verde, come si suol dire.

Marcelo: C’è un piacevole rovescio della medaglia però. Potrai fare di necessità virtù ripassando l’italiano. Unirai così l’utile al dilettevole.
…e se putacaso non ti andasse, prova a guardare una serie su Netflix e bere un bel caffè. Male che va dimenticherai il tempo infame … ciao e a presto Bogusia!