Accadde il 22 luglio 1927: divisivo o controverso?

Divisivo vs controverso (scarica audio)

Trascrizione

22 luglio 1927: nasce l’Associazione Sportiva Roma, cioè la As Roma, squadra che da allora ha fatto battere milioni di cuori, compreso il mio e fatto litigare altrettante persone!

Ma attenzione, perché questo evento ci aiuta a capire bene la differenza tra due termini spesso usati come sinonimi: divisivo e controverso.

Un argomento è divisivo quando spacca l’opinione pubblica in due o più schieramenti, spesso opposti e agguerriti.

Esempio:

La nascita dell’AS Roma è stata un evento divisivo: alcuni tifosi (i romanisti) l’hanno accolta come una nuova religione, altri (tipo i tifosi laziali) l’hanno vista come il principio della fine.

Un tema divisivo crea fazioni, genera passione, e spesso… accende le discussioni!

Le tifoserie calcistiche, per esempio, sono tra i fenomeni più divisivi in assoluto: o sei con me, o sei contro di me!

Un argomento è invece controverso quando si presta a discussioni, critiche o interpretazioni differenti, anche senza spaccare il pubblico in due.

Esempio:

La decisione di unire più squadre romane per creare l’AS Roma fu considerata controversa: c’era chi la vedeva come un’ottima strategia per competere col Nord, altri come un tradimento della propria squadra d’origine.

Un tema controverso suscita dibattiti e polemiche, ma non necessariamente schiera le persone in campi opposti con la sciarpa al collo.
Quindi:

Divisivo = genera divisioni nette, tifo acceso, identità contrapposte.

Controverso = genera discussione, perplessità, pareri discordanti.

Es:

Lo smart working è divisivo.
Alcuni lo adorano: “Finalmente lavoro in pigiama!”

Altri lo detestano: “Mi sento isolato e lavoro il doppio!”

Lo smart working divide le opinioni: è quindi un tema divisivo.

Il panettone con l’uvetta è divisivo.
“Con l’uvetta è il vero panettone!” gridano i puristi.
“Via l’uvetta, solo gocce di cioccolato!” ribattono i golosi alternativi.

Argomento decisamente divisivo.
L’arte contemporanea è spesso controversa.

Una banana attaccata al muro con lo scotch viene venduta per 100.000 euro. Alcuni gridano al genio, altri al bluff.

Nessuna tifoseria, ma tanti pareri discordanti:

L’intelligenza artificiale in classe Un tema controverso.

C’è chi dice: “Aiuta a imparare meglio.”

Altri: “Rovina il senso dello studio.”

Non c’è una divisione netta, ma un dibattito aperto: un tema controverso.

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Opinabile, soggettivo, controverso, discutibile, contestabile (ep. 1059)

Opinabile, soggettivo, controverso, discutibile, contestabile

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

Vorrei sapere la vostra opinione sull’aggettivo “opinabile“. Qualunque sia la vostra opinione, di sicuro questa è opinabile.

Infatti l’opinione è, come diceva il filosofo Eraclito, una falsa visione personale della realtà.

Non è un caso che opinione è opinabile siano termini simili.

Opinabile è infatti un aggettivo che indica dei fatti o delle questioni che si possono opinare, su cui cioè si può avere un’opinione propria, o diversa da altre.

Se qualcosa è opinabile, allora non è indiscutibile. Non esiste una verità assoluta.

Tu puoi avere una tua opinione e io una mia. Ciascuno può avere la propria opinione.

Ok ma perché si dovrebbe usare in una frase? Perché scegliere proprio questo aggettivo?

Se vogliamo esprimere una nostra opinione personale su un fatto o una qualunque questione e non crediamo sia possibile pensarla in un solo modo, allora possiamo dire che questa è una materia opinabile, una questione opinabile, una soluzione opinabile.

Es: coloro che non vanno a votare dicono che tanto è inutile, perché tutti i politici sono uguali e nessuno pensa ai problemi reali delle persone. Decisamente opinabile vero?

Spesso opinabile è sinonimo di discutibile, quindi possiamo usarlo al posto di questo aggettivo.

Opinabile è comunque più formale.

Possiamo parlare di una teoria opinabile, di un’affermazione opinabile.

A volte usiamo opinabile per contestare una persona che crede di avere la verità in tasca.

Non necessariamente per contestare però.

Opinabile” può essere utilizzato per indicare che qualcosa è soggetto a interpretazione o discussione, senza necessariamente contestare la verità di qualcuno.

Un esempio potrebbe essere:

Secondo te questo film è stupendo? Questo è opinabile, poiché ho sentito persone che lo hanno trovato noioso.

In questo caso, si sta suggerendo che le opinioni sul film possono variare da persona a persona, senza implicare che qualcuno abbia la verità assoluta sull’argomento, senza che ci sia una protesta o una contestazione.

Capite come l’aggettivo si presti a qualunque questione, qualunque cosa su cui si può esprimere la propria opinione.

Ci sono parecchi aggettivi simili a opinabile.

Vediamo le differenze.

Alcuni sinonimi di “opinabile” includono:

Discutibile: usando questo aggettivo potrei anche sottolineare il fatto che si possano avere opinioni diverse, ma semplicemente si parla di qualcosa che non ha basi logiche, quindi che è poco credibile. Se usiamo questo aggettivo quando si descrive un’opinione altrui, è diciamo “ciò che hai detto è discutibile” può anche essere offensivo, perché non si sta dicendo necessariamente che si possono avere opinioni diverse, ma piuttosto che quella cosa non è vera, è poco credibile, non è logica, o è qualcosa che non si può dimostrare.

Contestabile: abbastanza simile a discutibile. Questo aggettivo viene utilizzato quando si vuole sottolineare che qualcosa può essere messo in discussione o contestato. Ad esempio, si potrebbe dire: “La sua teoria è contestabile, ci sono molte prove che la contraddicono”. Appare meno emotivo come aggettivo. Si potrebbe usare anche per consigliare ad un amico che meglio non dire una certa cosa perché questa cosa ha dei punti deboli, quindi è contestabile, qualcuno potrebbe contestarla.

Soggettivo: viene utilizzato per indicare che qualcosa dipende dalle opinioni, ma più ancora dalle esperienze o punti di vista personali di una persona, piuttosto che essere basato su fatti oggettivi. Ad esempio, si potrebbe dire: “La bellezza di un’opera d’arte è un concetto soggettivo, ognuno ha la propria opinione su di essa, perché dipende dai gusti personali di ciascun individuo. Direi che “opinabile” è meno neutro rispetto a “soggettivo”. Infatti dire che qualcosa è soggettivo è come dire “dipende dalle persone”, mentre opinabile somiglia di più a “questa non è la verità assoluta”, “non è detto che sia così” quindi a volte potrebbe sembrare un attacco personale, sebbene non informale. “Soggettivo” è meno pericoloso da questo punto di vista. Non c’è il rischio di una contestazione” se si usa il tono giusto.

Controverso: viene utilizzato per descrivere qualcosa su cui ci sono opinioni contrastanti o dibattiti accesi. Ad esempio, si potrebbe dire: “Il nuovo libro dell’autore è stato molto controverso, diviso tra chi lo ha apprezzato e chi lo ha criticato aspramente.” In questo caso, si sottolinea che il libro ha suscitato dibattiti intensi e opinioni contrastanti da parte del pubblico. Se qualcosa è controverso allora è oggetto di controversia, un termine simile a litigio, dissidio, contesa, contrasto, disaccordo, discussione, disputa, lite.

Poi controverso può essere associato anche a una persona o al suo carattere:

Giovanni è un tipo controverso, ha un carattere controverso. Vuol dire che Giovanni è difficilmente interpretabile, ha un carattere difficile, con caratteristiche che sembrano opposte. Non è facile capire bene il suo carattere.

Opinabile invece, oltre che più formale, non si usa per descrivere direttamente le persone.

Come ripasso, vi propongo di parlare di discussioni.

– – – –

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Ulrike: Indiscutibilmente si tratta di un episodio utilissimo. Non permetto a chicchessia di mettere in discussione questo mio Ferno giudizio. Davanti a eventuali contestazioni, che indubbiamente sarebbero prive di fondamento, resterei imperterrita. Questo è quanto. 😉

Estelle: Benché l’argomento possa essere opinabile la tua opinione come ripasso lascia poco spazio a controversie. Dunque concordo pienamente con te. Non vorrei ci fossero ricadute sul nostro rapporto 😂

Marcelo: Ragazze, capisco benissimo che vi piace questo episodio e che lo trovate utile!
Però dobbiamo ricordare che c’è sempre il rovescio della medaglia!
Le opinioni sono sempre soggettive, quindi possono essere soggette a revisione!
Almeno questo è la mia opinione . Mi aspetto di non essere frainteso!

– – –

Segue la canzone dal titolo “tra le onde dell’opinione

– – –

Non sentire ragioni (ep. 968)

Non sentire ragioni (scarica audio)

Video

Trascrizione

Oggi voglio spiegarvi l’espressione “non sentire ragioni”. È interessante perché in questa espressione il termine “ragioni” non sta esattamente per motivi, motivazioni, come si usa solitamente, quanto piuttosto per opinioni, pareri, argomentazioni, spiegazioni.

Non sentire/ascoltare ragioni” è un’espressione che significa essere irragionevoli o testardi, rifiutandosi di ascoltare o considerare argomenti o spiegazioni razionali da parte di altre persone.

Quando una persona non sente ragioni, allora è inutile continuare a insistere e cercare di convincerla della vostra idea. È come se questa persona fosse sorda.

In effetti si può usare anche l’espressione “essere/sembrare sordi a“, tipo :

Sembri essere sordo alle nostre richieste.

Cioè:

Sembri non voler sentire ragioni

Magari si sta cercando di spiegare qualcosa, di far ragionare una persona, o di convincerla a fare qualcosa. Ma non c’è niente da fare. Non vuole sentire ragioni. Questa persona si comporta in modo irragionevole oppure si è intestardita e non vuole muoversi dalla sua posizione, nel senso che non si riesce a farle cambiare idea.

Ecco qualche esempio di come può essere utilizzata questa espressione in contesti diversi:

Mio fratello non sente ragioni quando si tratta di politica. Rimane sempre legato alle sue idee.

Abbiamo cercato di farlo ragionare sulla questione, ma non ha sentito ragioni.

Durante la discussione, lei non sentiva ragioni e continuava a ripetere le stesse affermazioni.

So già che quando discuteremo del progetto, lui non vorrà sentire ragioni e vorrà fare tutto a modo suo come al solito.

Se tu per una volta provassi a sentire le nostre ragioni, sarebbe più facile trovare un accordo valido per entrambi.

Per favore, se provano a convincerti, tu non sentire ragioni. Sii inflessibile.

Durante la riunione, le sue argomentazioni sono state ignorate perché nessuno voleva sentire ragioni e cambiare il progetto in questa fase finale.

L’espressione è sempre con la negazione: io non sento ragioni, tu non senti ragioni, eccetera.

Se non usiamo la negazione le cose cambiano. Possiamo ancora usare il termine ragioni (solitamente si usa il plurale) nel senso di argomentazioni, opinioni, spiegazioni e anche il verbo sentire (ma anche ascoltare in questo caso), ma poi senza la negazione dobbiamo anche specificare di quali ragioni parliamo.

Es:

Io sento sempre le ragioni di tutti.

Le nostre ragioni saranno ascoltate finalmente.

Resta dunque il senso del termine “ragione” inteso come dimostrazione, prova o argomento, di cui ci si vale in un ragionamento per convincere o difendersi.

Es:

lascia che Maria dica le sue ragioni e ti convincerai

prima di giudicare, ascolta le mie ragioni.

Non possiamo dire invece, ad esempio:

Tu senti sempre ragioni

Invece si può dire:

Tu non senti mai ragioni

Tu non vuoi mai sentire ragioni

Con la negazione stiamo parlando di ottusità, testardaggine, caparbietà, e l’espressione possiamo conservarla così com’è, senza specificare. Ma posso anche farlo, volendo.

Es:

Non voglio sentire ragioni da parte di nessuno

Come forma di ripasso, vi propongo di parlarmi di un’occasione in cui voi (o qualcun altro) non avete voluto sentire ragioni.

Ripasso a cura di Marcelo (Argentina)

Edita: al lavoro come dirigente mi è successo alcune volte di trovarmi di fronte persone testarde. Ricordo specialmente una volta, che vi racconto:

Hartmut: Ci incontravamo per decidere su un nuovo programma commerciale, e a un certo punto della riunione, uno dei partecipanti, propose con occhi scintillanti, lo sviluppo di una divisione dedicata alle vendite online.

Ulrike: Traspariva un’allegria contagiosa, rafforzata da un viso radiante.

Irina: A questo punto è sorto il commento del solito bastian contrario, che con superbia augurò un fallimento, supportato da uno sguardo sprezzante ma a essere sinceri senza alcun fondamento.

Paul: Senza sbuffarecontrarre i muscoli del mio viso, ma con uno sguardo affettato, gli dissi: ma, dai, continuiamo ad ascoltare rilassati e con molta attenzione, caldeggiando così la proposta con evidente complicità.

Jennifer: A quel punto, il mio sguardo ed attenzione si sono rivolti verso chi aveva fatto la proposta, e ricordai una frase che disse, che mi lasciò assorta nei miei pensieri: “il più grande piacere di una persona intelligente è quello di sembrare un idiota di fronte a un idiota che crede di essere intelligente”.

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743 A detta di

A detta di

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Trascrizione

Giovanni: nell’ultimo episodio (avete fatto caso che spesso inizio così?); dicevo che nell’ultimo episodio abbiamo visto un uso particolare del verbo dirsi.

Mi riferisco a dirsi soddisfatto, dirsi deluso, dirsi dispiaciuto, dirsi d’accordo, eccetera.

Abbiamo detto che questo equivale a “dire di essere” e spesso si tratta di dichiarazioni pubbliche. In ogni caso si esprime una sensazione, una volontà, un’opinione o un’emozione provata da altre persone.

Il verbo dire è interessante perché esiste anche un altro modo per riportare ciò che ha detto qualcun’altro che in questo momento è assente,

Stavolta però non si tratta di emozioni, sensazioni o volontà, ma si tratta quasi sempre di esprimere lo stato dei fatti.

Come stanno le cose? Qual è la verità? Accade spesso che ci siano più verità a proposito di quanto accade o quanto accaduto in passato.

Ecco, in questi casi, quando riportiamo un fatto descritto da un’altra persona (o più persone) per far conoscere, secondo questa persona, come stanno le cose, si usa spesso la locuzione “a detta di”, specialmente quando ci sono versioni diverse della verità

Es:

Siamo preoccupati per la crisi economica per gli effetti sulla nostra azienda, ma a detta del presidente, non ci sarà nessun licenziamento.

Significa che il presidente ha detto, pubblicamente o a qualcuno privatamente, che nessuno sarà licenziato. A detta sua nessuno verrà licenziato.

Ricordate l’espressionea suo dire“? Questa è abbastanza simile e si usa nelle stesse circostanze. “A suo dire” è più informale e colloquiale.

Proprio come “a suo dire” comunque, si riportano parole di altri quando ci sono pareri diversi o dei dubbi in merito.

La locuzione “a detta di” non si usa che con la terza persona, singolare o plurale.

Se parlo con te, “a tuo dire” si usa invece talvolta per ricordare alla persona con cui si parla delle sue parole dette in passato. Più difficilmente troverete utilizzi di “a detta tua”.

Può comunque capitare.

Dunque, “a detta sua/loro” e “a detta di qualcuno” sta per
secondo quanto detto da lui/lei, loro“, ed è più adatta a riportare lo stato dei fatti che una opinione di una persona.

Potremmo anche dire che è simile a “secondo l’opinione di“. Un’opinione però generalmente è un’interpretazione dei fatti, e prevede delle deduzioni. Può anche essere un giudizio espresso secondo un criterio soggettivo, o una convinzione in materia morale, politica, sociale o religiosa.

Nel caso di “a detta di” c’è di solito da riportare un fatto accaduto. È in tali circostanze che la locuzione “a detta di” è maggiormente adatta.

Ad ogni modo la locuzione si può usare anche in senso più generale.

Es:

Io ti credo, ma a detta di tuo fratello le cose sono andate diversamente

A detta di tua madre, Giovanni cucina benissimo.

È naturalmente del tutto simile a “secondo lui/lei” o “per lui/ lei” che sono più informali.

A detta di tutti Roma è una città da visitare almeno una volta nella vita

Dici che non ti piace la mia macchina? A detta dei miei amici è una delle macchine più affidabili e anche di moda del momento.

Naturalmente “a” è una preposizione semplice e dunque non si tratta del verbo avere.

Il termine “detta” è in questo caso un sostantivo.

Vale secondo me la pena di dedicare un episodio (il prossimo) a “detto” e “detta“.

Notate che la locuzione “a detta di” è simile anche a “che lui/lei sappia“, o “per quanto ne sa” di cui abbiamo parlato in due episodi passati, ma queste si usano prevalentemente con la prima persona (che io sappia, per quanto ne so) è poi c’è da dire che in quei casi si vuole evidenziare una conoscenza e anche che le cose potrebbero non essere queste esattamente.

Per quanto ne so io” quindi evidenzia una conoscenza di un fatto che non si dà per certo ed è del tutto analogo a “per quello che so io“, “per quello che ne sappiamo”, “per quanto ne sappiamo”.

È simile anche a “stando alle sue parole“, “stando a te“, “stando a lui/lei/loro“. In questo caso spesso c’è più diffidenza, o comunque poniamo una certa distanza da queste parole. Anche “stare a” è un episodio passato della rubrica, che si può usare come abbiamo visto anche per riportare opinioni di altri.

Anche “a detta di” a volte può racchiudere comunque un senso di diffidenza.

A detta di Putin, non ci sarà nessun attacco all’Ucraina. Eppure ci sono tantissimi militari lungo il confine. A detta di molti, Putin non dice la verità.

Si pone in ogni caso una certa distanza, perché si tratta di cose che riguardano altre persone e che, se si tratta di fatti, noi non possiamo verificare.

Può bastare per oggi. Adesso non può mancare un bel ripasso all’insegna dell’attualità.

Ulrike: ieri, 24 febbraio 2022, dopo aver visto il telegiornale mi sono detta: sogno o son desta? Dopo due anni e passa di bollettino quotidiano sui morti per Il Covid, adesso ci mancava solo il bollettino di guerra. Che Dio ce la mandi buona.

Marcelo: condivido i tuoi desideri. Dobbiamo fare appello all’intelligenza degli uomini e pregare per la pace.

Sentire due campane

Sentire due campane

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Sentire due campane

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Din don dan, din don dan…

Avete appena ascoltato il suono di una campana.

In realtà avete ascoltato la mia voce che imita una campana, ma se abitate vicino ad una chiesa, in Italia ogni quindici minuti sentirete una campana suonare. Un’abitudine nata nel passato, utile per ricordare l’ora con dei rintocchi ogni quarto d’ora a chi si trovava in campagna e poteva regolarsi prima che facesse buio.

Ad esempio all’una e trenta, di mattina o di pomeriggio, si ascolta un solo rintocco per le ore e due rintocchi (dal suono più acuto) per i minuti. Ogni rintocco dei minuti vale 15 minuti. Quindi due rintocchi vogliono dire mezz’ora.

Vi faccio ascoltare il vero suono dell’una e trenta:

suono delle campane –

Ma passiamo alla lingua italiana, perché spesso si dice che bisogna sentire almeno due campane, o entrambe le campane. Perché?

Questa è un’espressione idiomatica che si può usare in diverse circostanze.

Le campane però rappresentano, in questo caso, delle opinioni, dei punti di vista, dei giudizi.

Quando ci sono questioni controverse che vede due o più parti una contro l’altra, chi ha ragione? Ogni campana ha il suo suono particolare!

Spesso è addirittura un giudice a deciderlo, ma ogni persona può farsi un’idea.

Il giudice comunque, prima di prendere una decisione, prima sente una campana e poi anche l’altra. Sente sempre entrambe le campane, cioè entrambe le opinioni contrapposte. Naturalmente l’espressione fa parte del linguaggio familiare e colloquiale.

Però, così come deve fare un giudice, anche una qualunque persona, per farsi un’idea deve sentire entrambe le campane, entrambe le parti, perché ascoltando una sola campana, cioè solo una delle due parti, si avrebbe un opinione distorta della realtà.

Un’altro modo di usare questa espressione, sempre molto diffusa, è quando ci si rivolge ad un professionista.

Ammettiamo di avere un problema fisico. Da cosa dipenderà?

Il mio dentista mi ha detto che mi fa male la schiena perché ho un problema ai denti.

Quindi adesso secondo lui devo mettere un apparecchio ai denti per risolvere la situazione.

Ma perché non sentire anche un’altra campana?

Allora sono andato da un ortopedico che mi ha consigliato invece di fare dei massaggi alla schiena.

Ho seguito il suo consiglio e il mal di schiena è passato subito.

Si fa sempre bene a sentire almeno due campane, non è vero?

Questa espressione si usa più in generale quando dobbiamo farci un’opinione su una questione, o quando dobbiamo dare un nostro parere, un giudizio e abbiamo bisogno di sentire cosa ne pensano altre persone.

Sentire una sola campana, magari solo quella che suona più forte, è sempre considerato un’errore. State sempre in campana allora! Ma questa è un’altra espressione, che, tra l’altro, vi ho già spiegato.

Sono già passati due minuti? Strano, perché non ho sentito nessuna campana!

Questo episodio fa parte però non della rubrica dei due minuti con Italiano Semplicemente ma della categoria espressioni idiomatiche. Ne trovate tante altre sulle pagine del sito Italianosemplicemente.com

Le trovate anche su due degli audio-libri di italiano semplicemente, in pdf ed mp3 ma anche in versione cartacea e kindle,su Amazon.

Vi metto tutti i collegamenti per chi fosse interessato.

espressioni idiomatiche 1 (anche cartaceo e kindle)

espressioni idiomatiche 2 (anche cartaceo e kindle)

Alla prossima.