Il sindaco italiano che mangiava a sbafo

Dialogo tra naviganti:
Andy Italiano: oggi hanno scoperto che un importante politico mangiava spesso al ristorante a spese del Comune di cui era il sindaco.
Hafid: Ah, l’hanno beccato?
Petra Hecht: è normale, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!
Alina Stefanì: quindi non le pagava lui le cene che faceva? Mangiava a sbafo?
Ramona Mteiny: esatto, pagava “Baffone” a quanto pare!
Eliza Arevalo: ma perché, Andy, hai detto che “era” il sindaco?
Gianni: te lo dico io, perché l’hanno fatto fuori!!
Haktan Ataman: ma no, Gianni, si è fatto da parte spontaneamente!
Christian: a me ha preso alla sprovvista. Sembrava una brava persona.

baffone
Fonte: ignoranticonsapevoli

Spiegazione

Molto bene amici. Oggi facciamo una cosa molto divertente. Sono contento della collaborazione di coloro che hanno parlato nella storia che avete appena ascoltato. Li ringrazio tutti uno ad uno per la loro gentilezza e disponibilità. Siamo divertiti molto insieme.

Allora, per costruire la storia, la storiella diciamo, visto che è molto breve, ho preso spunto da alcune vicende italiane che accadono ormai da qualche tempo a questa parte. Il metodo della storia è non altro che il metodo TPRS, che io utilizzo nel mio sito per insegnare l’italiano. TPRS sta per Teaching Proficiency Through Reading and Storytelling, cioè insegnare attraverso la lettura e il racconto di storie, e questa appunto è una piccola storia.

Si tratta di una storia che parla del comportamento sbagliato, scorretto e disonesto dei rappresentanti politici italiani, o meglio, di una piccola parte di essi. Ebbene questi politici, succede spesso, si fanno rimborsare molte spese personali facendole passare per spese effettuate per finalità istituzionali, come se queste spese fossero per il bene dell’Italia.

Quindi ad esempio succede che, andando a guardare gli scontrini, le ricevute di pagamento, ci si accorge che ce ne sono alcune che non dovevano esserci. E come si scopre? Come si scopre che il rimborso che chiedono non è in realtà dovuto? Come si scopre che i soldi spesi sono in realtà delle spese personali, che non hanno quindi nulla a che vedere con l’attività istituzionale di queste persone? Molto spesso accade che gli stessi ristoratori, gli stessi cioè proprietari dei ristoranti, i ristoratori, dicano loro stessi che quella sera, quella sera che quell’uomo politico è andato a mangiare in quel ristorante, il suo ristorante, era in realtà con la sua famiglia, insieme alla sua famiglia, quella del politico e non con l’ambasciatore ad esempio, come viene scritto nella richiesta di rimborso spese effettuata dall’uomo politico. Quindi in questo caso è il ristoratore stesso che smentisce il politico. Che lo smentisce, cioè che dice, che afferma, che non è vero quello che dice il politico sulla cena in questione, riguardo alla cena in questione.

In altri casi poi è chiaro immediatamente dalla tipologia dello scontrino che questo non andava rimborsato, cioè che non si trattava di una spesa fatta per fini istituzionali. Se ad esempio, come è successo, viene acquistata una jeep, cioè una automobile come una jeep, allora è chiaro che la spesa è personale, e non può essere altrimenti. E via dicendo. Sono state messe a rimborso cose del tipo: bottiglie di vino e champagne, cravatte, borse firmate, cibo per gatti, mutande e persino birra.

Dunque questo è il motivo che mi ha spinto a fare questo podcast.

Un altro motivo è che volevo coinvolgere un po’ i visitatori del sito italianosemplicemente.com e i visitatori della pagina Facebook di Italiano Semplicemente. Volevo coinvolgervi perché voglio sapere come va la loro, la vostra pronuncia dell’italiano e capire meglio quali parole potreste aver difficoltà a pronunciare, in modo da orientare la spiegazione che farò oggi verso le cose più utili per voi, che siete i miei visitatori, che seguite sempre con attenzione i miei post e i miei podcast sul sito web.

Allora cominciamo. Vediamo quindi la prima frase, pronunciata da Andy dall’Argentina: “oggi hanno scoperto che un importante politico mangiava spesso al ristorante a spese del Comune di cui era il sindaco.

L’unica cosa che potrebbe SUSCITARE dei dubbi, in questa frase, credo sia, dal punto di vista del significato, quando si dice “a spese del Comune”. A spese del Comune vuol dire che non è a sue spese, ma A SPESE del Comune. A spese del Comune vuol dire che è il Comune che paga. A spese mie vuol dire che ho pagato io, a spese tue vuol dire che hai pagato tu eccetera. Il sindaco invece, come molti di voi sapranno, è colui che dirige una città, colui che è stato eletto dai cittadini di quel Comune per dirigere il Comune stesso, per prendere le decisioni politiche più importanti. Il Comune è un territorio fisico, delimitato da dei confini, e costituisce una delle tipologie di amministrazioni politiche italiane. Ci sono i Comuni, le Province, le Regioni e la Nazione Italia, ed ognuna di queste tipologie ha dei confini amministrativi, dei confini territoriali ed amministrativi. Prima ho usato la parola SUSCITARE. Suscitare è un verbo, un verbo che si usa spesso per i dubbi, oppure per i sospetti. Se una cosa, un fatto, fa suscitare dei subbi a qualcuno, vuol dire che questa persona non è sicura che sia vera, non è sicura che questa cosa sia vera, che questo fatto sia vero. Suscitare dei dubbi. Analogamente per suscitare i sospetti. Se una cosa fa suscitare dei sospetti vuol dire che questa cosa ci fa sospettare, ci “fa venire” dei sospetti. Quindi suscitare significa “far venire”, “fare emergere”. Quindi si può dire anche “suscitare meraviglia” o “suscitare stupore” o suscitare una emozione qualsiasi. Suscitare significa “far venire”, “far emergere” una emozione qualsiasi.

Vediamo la seconda frase. Hafid dal Marocco “Ah, l’hanno beccato?”

Qualcuno ha detto di non aver capito bene questa espressione, come immaginavo. Non è certamente una espressione che trovate o potete trovare in un libro di grammatica, ma è molto usata in Italia. Non la troverete nei libri classici probabilmente, non la troverete nei libri che vi consiglieranno di leggere per imparare l’italiano, ma vi può capitare di ascoltare questa espressione se andate in Italia ed ascoltate le persone normali parlare e discutere per strada o davanti alla TV.

L’hanno beccato (con due c) vuol, dire: l’hanno scoperto. Tutto qui. L’hanno scoperto. Hanno scoperto che quel politico stava rubando, stava cercando quantomeno di farsi rimborsare, di farsi restituire quei soldi spesi. Beccare è un verbo come sapete. Gli uccelli beccano. Si becca col becco, si può beccare solamente con un becco, quindi solamente chi ha un becco, cioè un uccello, può beccare. E’ un verbo che però si usa, viene usato, viene utilizzato, anche per “scoprire”, per scoprire una persona che fa qualcosa che non doveva fare. “Ti hanno beccato” quindi vuol, dire “ti hanno scoperto”, ti hanno scoperto mentre facevi una cosa, ad esempio contro la legge, una cosa quantomeno vietata, uan cosa che non si doveva fare.

Poi Petra dalla Germania dice: “è normale, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!”

Petra ha un ottimo accento italiano, e ci ha detto che anche in tedesco esiste questa espressione, molto bene. Ma cosa significa quando prima o poi tutti i nodi vengono al pettine? Come facilmente si può intuire, si può immaginare, vuol dire che prima o poi quando si nasconde una cosa, o quando si fa qualcosa di sbagliato, prima o poi si scopre; prima o poi, cioè, si viene scoperti. E’ solo una questione di tempo. Prima o poi si viene scoperti. Il politico è stato beccato e prima o poi sarebbe stato beccato, prima o poi sarebbe stato scoperto. Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Infatti se avete un nodo ai capelli, se i capelli si annodano, e state pettinando i capelli, allora prima o poi ve ne accorgerete. Vi accorgerete che ci sono dei nodi ai capelli perché questi verranno al pettine, prima o poi il pettine si fermerà e voi sentirete, probabilmente sentirete anche un po’ di dolore. E’ una espressione che potete usare in qualsiasi occasione, formale o informale che sia.

Poi Alina, tedesca ma di origini italiane, che dice: “quindi non le pagava lui le cene che faceva? Mangiava a sbafo?”

L’unica cosa difficile qui è “mangiava A SBAFO“. Mangiare a sbafo vuol dire mangiare gratis, senza pagare. Chi mangia a sbafo mangia gratis, cioè non paga ciò che mangia. E’ una espressione ovviamente familiare, di uso corrente, ma familiare, non professionale. Non potete usare questa espressione dicendo ad un vostro collega ad esempio che lui mangia a sbafo. Infatti la persona che mangia a sbafo non paga, ma dovrebbe pagare, quindi mangia gratis a spese di qualcun altro, che magari non lo sa, non sa che è lui a pagare. Quindi non usate questa espressione in ufficio o con colleghi italiani. Non si può dire quindi: oggi mangio a sbafo poiché c’è la festa di Maria che porterà tante cose da mangiare e quindi non dovrò andare a pranzo e spendere dei soldi per mangiare. Potete usarlo ma in modo scherzoso, e solo se la persona con cui usate questa espressione è un vostro amico.

Poi arriva Ramona dal Libano, da Beirut, che conferma: “esatto, pagava “Baffone” a quanto pare!”

Allora, cos’è un baffone. La parola baffone viene da “baffo”, o meglio da baffoni. I baffi crescono agli uomini, sono i peli che crescono sotto il naso e sopra le labbra, e i baffoni sono dei grandi baffi. Ok, ma baffone? Il singolare di baffoni è appunto baffone, ma baffone con la B maiuscola è in realtà una persona.

“Baffone”. Chi è Baffone? Evidentemente “Paga Baffone” è entrato nel linguaggio comune italiano, anche se non è una di quelle espressioni usate tutti i giorni. “Paga baffone” vuol dire paga lo Stato, lo Stato italiano, cioè paghiamo tutti noi. “Baffone” è semplicemente Stalin, che appunto, aveva dei grandi baffi, dei baffoni, e che rappresentava un intero popolo. Nessuno più di lui rappresentava un popolo. Baffone si usa anche in altre espressioni, come “addavenì Baffone”, che si usa dire quando c’è qualcosa che non va in una nazione e allora ci sarebbe bisogno di un po’ più di rigore, di rispetto delle regole. Quindi ci sarebbe bisogno che venisse qualcuno che fa rispettare le regole, uno come Stalin appunto. Addavenì vuol dire deve venire, “ha da venire”, in dialetto romano. Si usa dire anche “quando c’era Baffone“, che è una frase che si usa dire quando si vuole rimpiangere un certo periodo storico: quando c’era Baffone queste cose non accadevano. Frasi di questo tipo quindi. Quindi Baffone oggi è usato per indicare lo Stato, quindi nella nostra storiella per indicare che non pagava il politico ma lo Stato italiano.

Poi arriva Adriana dalla Colombia (Eliza su facebook), che dice: “ma perché, Andy, hai detto che “era” il sindaco?
A questo punto rispondo io da Roma, che dico: “te lo dico io, perché l’hanno fatto fuori!!”

Ok, l’hanno fatto fuori vuol dire lo hanno voluto togliere dalla politica, o almeno togliere dal suo INCARICO di sindaco. Qualcuno ce l’aveva con lui, e quindi voleva farlo fuori, voleva cioè farlo uscire da quella carica che ricopriva; quando si fa il sindaco si RICOPRE LA CARICA di sindaco. Ricoprire una carica è un modo, perfettamente corretto, è il modo che si usa ufficialmente per dire che una persona svolge una attività istituzionale. Si può ricoprire la carica di sindaco, ma anche ricoprire la carica di Ministro dell’Economia eccetera. Ricoprire vuol dire svolgere, avere l’incarico di svolgere, essere stato eletto. Chi è stato eletto come sindaco ricopre la carica di sindaco, è come un vestito che ci si mette, una coperta, che ci copre, che ci ricopre. Quando siamo sindaco siamo ricoperti, cioè abbiamo il vestito da sindaco, siamo ricoperti dal vestito di sindaco.

Ok passiamo alla frase di Haktan che risponde:  “ma no, Gianni, si è fatto da parte spontaneamente!

Quindi Haktan mi smentisce, e non si offendo per questo, dicendo che il sindaco, l’ex-sindaco ormai, si è fatto da parte spontaneamente. FARSI DA PARTE vuol dire togliersi dalla carica, uscire dalla carica di sindaco. é una espressione che si usa per qualsiasi tipo di circostanza. Quindi chiunque si può fare da parte, basta ricoprire un ruolo, una funzione, un incarico, e quando non lo si ricopre più, quando non si esercita più un ruolo, una funzione pubblica, vuol dire che, o è scaduto l’incarico, o è finito il tempo di durata dell’incarico, oppure ci si è fatti da parte, ci si è DIMESSI. Farsi da parte vuol dire dimettersi, licenziarsi, farsi fuori, uscire da un incarico.

Si usa però anche per dire “scusa, fatti da parte un attimo”, cioè spostati, spostati un attimo, fammi passare. Quindi non solo per indicare che ci si dimette da un incarico. SPONTANEAMENTE invece che nessuno ci ha costretti. Nella storia, il sindaco si è fatto da parte spontaneamente secondo Haktan, si è fatto da parte senza che nessuno lo avesse obbligato, quindi smentendo me stesso che avevo detto che l’avevano fatto fuori, che qualcun altro lo aveva fatto fuori, vale a dire che non si era fatto da parte spontaneamente, di sua spontanea volontà. Spontaneamente vuol, dire di sua spontanea volontà.

Infine la replica di Christian, da Bogotà, da che dice: “a me ha preso alla sprovvista. Sembrava una brava persona

Christian se la cava abbastanza bene con l’Italiano, avendo vissuto qualche mese in italia. Dunque PRENDERE ALLA SPROVVISTA vuol dire stupire, colpire di sorpresa, quindi possiamo ad esempio sostituire la frase MI HA PRESO ALLA SPROVVISTA con “mi ha sorpreso”, “mi ha stupito”, “non me l’aspettavo”, si può dire anche “mi ha lasciato di sasso” o anche “mi ha lasciato di stucco”, che sono due espressioni dal medesimo significato ma meno formali, più familiari e forse un po’ più forti rispetto a “prendere alla sprovvista”. Sono piuttosto più simili alla frase “mi ha lasciato a bocca aperta”.

In sostanza se venite presi alla sprovvista da qualcosa o da qualcuno vuol dire che non ve l’aspettavate. Infatti poi Christian dice “sembrava una brava persona”; sembrava cioè una persona brava, cioè una persona dalla quale non ci si aspettava un comportamento scorretto e disonesto.

Va bene questo è tutto amici ci vediamo, anzi ci sentiamo alla prossima storia. Se volete chiunque può partecipare alle storie di italianosemplicemente.com, basta chiedere, quindi mandatemi un messaggio, fatemi sapere in qualche modo, anche su Facebook. Ciao amici.

FINE

5^ regola d’oro di Italiano Semplicemente: Ascolta italiano VERO e che TI PIACE.

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Le sette regole d'oro

Video con sottotitoli

video a cura di Yasemin Arkun

Buongiorno a tutti. Sono Gianni, di italianosemplicemente.com. Siamo arrivati alla quinta delle sette regole d’oro: le regole d’oro per imparare a comunicare in italiano. Oggi volevo affrontare una questione cruciale per la comunicazione: “ASCOLTARE ITALIANO VERO“. Questo è il titolo della regola n. 5. Cosa significa?

Beh, intanto “ASCOLTARE ITALIANO VERO” contiene la parola ASCOLTARE. Già è qualcosa di importante, e questo lo abbiamo approfondito nella regola n.1, quella in cui vi racconto che la cosa più importante per imparare a comunicare in Italiano (così come per tutte le altre lingue) è ascoltare e ripetere l’ascolto più volte (“repetita iuvant“).

Notate bene come io non uso mai la parola imparare una lingua, o imparare a parlare una lingua. Parlo invece sempre di comunicazione, cioè di apprendere e parlare. Ascoltare, capire, rispondere.

In ogni caso ora c’è qualcosa rispetto alla prima regola. In particolare c’è la parola “VERO”: ITALIANO VERO.

Ora, questa regola potrebbe essere una sorpresa per molte persone. Troppo spesso infatti vedo che non viene rispettata per niente. Troppo spesso ci sono persone che mi dicono su Facebook: “io sono 4 anni che studio italiano all’università”, capisco tutto quando leggo, ma non riesco ancora bene a parlare, ad esprimere quello che devo dire“.

Qual’è il problema? Il problema secondo me, e secondo anche quanto dicono gli studi sulla comunicazione, è che si da troppo spazio alla GRAMMATICA.

Giusto per farvi un esempio: quasi tutti i post che vengono fatti su qualsiasi gruppo su Facebook, riguardano regole grammaticali, o quando va bene riguarda una qualche lista di parole da ricordare associata alla relativa immagine. Quando va bene.

Si dice ad esempio: “rispondete alle domande che seguono scegliendo tra le tre soluzioni proposte, di seguito: a,b,c.”, oppure, non so, cosa significa la parola “pinco pallino”, o cose di questo tipo. Insomma repliche ed imitazioni di regole grammaticali e di libri di testo.

Molti fanno questo errore. Una volta mi hanno persino cacciato da un gruppo su Facebook perché cercavo di convincere alcuni dei partecipanti della poca efficacia, di quanto cioè è poco produttivo in termini sia di comunicazione, sia di tempo impiegato, che in termini di di memorizzazione lo studio della grammatica. Ma cosa c’è che non va nei libri di grammatica? Non dobbiamo studiarla allora? Studiatela, dico io, ed imparerete la grammatica. Dovete fare un esame di grammatica? Bene, state facendo bene allora. Questo risponderei. Ma se non è questo il vostro obiettivo invece? Se voi invece volete andare a lavorare in Italia? se voi volete imparare a parlare l’italiano ed a capirlo? Allora no!!

La regola numero cinque serve a questo. Serve a capire questo. La regola è in realtà però molto semplice: non studiare regole grammaticali. Non fatelo. Non fatelo se siete principianti e amate la lingua italiana. No fatelo se volete migliorare la pronuncia. Non fatelo se volete capire come si parla in italiano, a capire i film in italiano, a capire le canzoni in italiano, la cultura italiana.

Ora, so che questa è una regola difficile per molte persone, perché per la maggior parte della vostra vita per imparare l’inglese ad esempio vi è stato detto di imparare le regole grammaticali. Alle scuole medie, alle superiori, all’università. Al master, alle scuole di lingue. Ovunque in ogni parte del mondo: la grammatica, sempre la grammatica.

La mia domanda è: ha funzionato? Sapete parlare fluentemente l’italiano? Pensate in italiano? Se stai ascoltando questo audio MP3, e hai studiato la lingua italiana all’università, probabilmente ti siete quindi concentrato o concentrata molto sulle regole grammaticali. Quindi la mia domanda è: riesci a parlare in modo semplice, rapido e automatico in questo momento? Se la risposta è no, perché no?

Ho una bella notizia per te: non è colpa tua. Rilassati, non è vero che non sei portato all’apprendimento delle lingue, o che non riesci a concentrarti. Non è colpa tua

5 regola doroLa ragione, la risposta per te e per la maggior parte delle persone che sta ascoltando ora è che hai studiato troppo le regole grammaticali, ti sei concentrato eccessivamente sulle regole grammaticali. Perché? Beh, perché i vostri insegnanti ve lo hanno detto. Ve lo hanno imposto. Vi hanno dato i compiti per casa. E’ colpa loro!

Ma perché, non va bene, mi direte voi? Quando studiate la grammatica, diciamo che state analizzando la lingua italiana. Al microscopio. Questo approccio va bene per la scrittura, è adatto per scrivere correttamente. Questo posso dirlo, anche se, a dire il vero, non è gradevole farlo. Non siete realmente interessati. Siete facilmente distraibili, le vostre emozioni non sono coinvolte. Manca quindi il rispetto della quarta regola d’oro, che abbiamo già fatto: l’importanza delle emozioni.

Cosa manca quindi? Quando scrivete avete molto tempo a disposizione. Avete il tempo per correggervi, per analizzare la frase, per cambiare una parola se non vi piace. Non uscite dal senso proprio delle parole e delle frasi. Non usate frasi idiomatiche, non è necessario pensare in italiano. ok…non è necessario andare velocemente mentre scrivete.

Ma per parlare non c’è tempo. Se volete comunicare con un italiano, anche per chiedere “scusi che ore sono?” Se la risposta sarà “le sette” allora è ok, ma se la risposta sarà invece “bhè, io faccio le sette sul cell, ma non ha mai funzionato benissimo”. In questo caso qualcuno potrebbe avere problemi di comprensione. Avranno problemi tutti coloro che hanno sempre solamente studiato sui libri di grammatica.

Non avete tempo di pensare alle regole italiane del passato prossimo, quando si sta ascoltando e parlando. Non c’è tempo. Qualcuno ti fanno una domanda, si deve rispondere immediatamente, subito. Non hai tempo per pensare alle preposizioni, non hai tempo di pensare ai tempi verbali, ai superlativi, alle forme dirette ed indirette, al gerundio, a tutte le cose che hai imparato. Non c’è tempo.

Potreste chiedermi allora: come hai imparato tu l’italiano? Beh, io sono un madrelingua italiano e vi posso dire che non ho mai studiato regole grammaticali. Non prima delle scuole superiori, seriamente. E le abbiamo studiate per la scrittura. Per imparare a scrivere. Ma sapevamo già parlare. A sei, sette anni si è già in grado di capire, di comprendere praticamente tutto, a parte le questioni tecniche. Allora come si fa? Come possiamo imparare le regole grammaticali e evitare di fare errori quando impariamo una lingua straniera?

Beh, si apprende attraverso l’ascolto, attraverso l’ascolto di italiano corretto, ancora e ancora e ancora e ancora. E’ la prima regola d’oro. Ascoltare l’utilizzo di grammatica corretta. Quindi il modo migliore per imparare la grammatica italiana è attraverso l’ascolto. In altre parole, l’italiano vi entra dentro per lo più attraverso le orecchie, ma anche la lettura è ok, ma quello che aggiungo oggi, con la quinta regola, è: NON LEGGETE LIBRI DI TESTO, non leggete libri di grammatica. E’ sufficiente leggere libri semplici, storie, romanzi. Storie semplici, che riuscite a capire. Ma l’80% del tempo lo dovete dedicare all’ascolto. All’ascolto di italiano vero e che tratti di argomenti che VI INTERESSANO. Ti piace lo sport? Trova dei podcast in italiano che parlano di sport. I vestiti? Ti piacciono i vestiti italiani? Cerca i podcast che parlano di vestiti. Se ti piace l’esercizio fisico o la salute, trova i podcast che ne parlano.

Cos’è l’italiano VERO. Perché vi dico ascoltate italiano vero. L’italiano diventa “vero” quando passate dal libro alla realtà. I libri di grammatica non vi aiuteranno a parlare. Questo secondo me dovrebbe farvi felice. E vai!! Bruciamo tutti i libri di grammatica! Se non volete bruciarli metteteli da parte per quando avrete imparato l’italiano. Oppure potete regalarli a qualcuno che vi sta antipatico…

Va bene, a parte gli scherzi. Ascoltare italiano vero vuol dire conoscere il modo in cui si parla in italiano. Saper capire ed anche usare le frasi idiomatiche (ce ne sono circa 2000 di uso corrente!), saper usare gli INTERCALARI, o riempitivi (credo che questi, sugli intercalari o riempitivi farò una podcast a parte). Queste due tipologie di parole o espressioni non ci sono sui libri di grammatica. Bisogna usare queste frasi, poi, bisogna imparare a farlo nei modi giusti, rispettando la cultura italiana, altrimenti potrebbe passare il messaggio contrario rispetto a quello che volete comunicare voi. Bisogna imparare la melodia della lingua, le pause, le battute frequenti, i modi di scherzare, il tono, i modi formali ed informali di dire la stessa cosa, senza offendere. Queste sono tutte cose che impariamo vivendo una lingua, ascoltando cioè italiano VERO.

Ascoltate poi italiano che vi piace, come ho già detto. L’argomento è importante. È possibile trovare audio-libri. Gli audio-libri sono un altro ottimo modo per praticare il vostro ascolto. Un audio libro è solo un libro che però viene letto da qualcuno e che è stato registrato. Invece di leggere un libro, ascoltate il libro.

Anche in questo caso, scegliete i libri audio che sono facili da capire e che vi interessano. Potrebbe essere necessario iniziare con i libri per bambini. E’ più divertente di un libro di testo. Anche l’ascolto di un libro di storia è più interessante e più divertente di un libro di testo noioso e costoso.

E’ per questo che per i principianti su Italiano Semplicemente mettiamo a disposizione le divertenti mini-storie che registro con i miei due figli e che si trovano nella sezione PRINCIPIANTI del sito. Man mano che il livello del vostro italiano cresce, è possibile ascoltare anche audio-libri, ed anche la spiegazione audio delle frasi idiomatiche che sono nella sezione LIVELLO INTERMEDIO del sito.

E poi occorre continuare con l’ascolto, e quando diventa troppo facile, allora si sceglie qualcosa di un po’ più difficile. Alla fine, quando si è ad un livello avanzato, potete ascoltare anche la radio italiana, o la TV italiana. o i film italiani.

All’inizio cominciate con cose facili. I film all’inizio non vanno bene. Vi fanno perdere tempo, vi demoralizzano. Vi fanno credere che non riuscirete mai ad imparare l’italiano, ed alla fine abbandonate, demoralizzati.

Anche ascoltare questo tipo di audio, quello che state ascoltando ora, è ottimo. Siete interessati al soggetti, siete attenti e concentrati. Mentre parlo, uso frasi idiomatiche, espressioni correnti, non come un libro di grammatica.

Prima di salutarvi, per chi ascolta questo podcast per caso, vi ricordo che è iniziato il corso di ITALIANO PER AFFARI, o meglio, è stata già scritta l’introduzione al corso e i capitoli che conterrà, è stato deciso come si svolgerà il programma delle lezioni audio. E’ un corso dedicato a tutti coloro che vogliono imparare l’italiano per lavorare. Perché magari devono avere a che fare con aziende italiane, o hanno colleghi italiani, o si sono trasferiti in italia per lavorare, o lavorano semplicemente al telefono con italiani.

Ci saranno anche dei file PDF ovviamente. Ma non saranno libri di grammatica, naturalmente, ma dei testi di riferimento con tutte le trascrizioni dei podcast, capitolo per capitolo, che registrerò sul corso di italiano per affari. Si è formato un gruppo chiuso su Facebook, un gruppo di persone, 50 circa, che riceveranno il corso gratuitamente e che mi aiuteranno a svilupparlo e mi consiglieranno di modificare delle cose, di aggiungere dei capitoli, di occuparmi magari di alcune questioni per loro importanti eccetera. Il corso sarà disponibile a tutti nel 2018, il primo gennaio. Fino ad allora sarà possibile prenotarlo ad un prezzo bassissimo.

Va bene credo di aver detto tutto su questa regola, sperando di essere riuscito a “far passare il messaggio”.

Era un po’ di tempo che non mi occupavo delle regole d’oro, ma considerate le “resistenze” incontrate su alcuni gruppi Facebook ed anche da alcune mail che ricevo ancora, volevo veramente registrare questo podcast. Non mi sono inventato nulla comunque. Mi son informato e le ricerche moderne vanno tutte in questa direzione: ascolto, ripetizione, emozioni, italiano vero (o francese vero eccetera).

Ci vediamo alla prossima regola d’oro, che si chiama: “DOMANDE & RISPOSTE”.

Spero di non avervi annoiato e di rivederci qui per la prossima regola d’oro. Ciao.

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Vedere i sorci verdi

Audio

Video con sottotitoli

Trascrizione

Buongiorno e benvenuti sulla frase idiomatica di oggi: vedere i sorci verdi o anche far vedere i sorci verdi.

E’ un’altra delle frasi idiomatiche pubblicate sul sito italianosemplicemente.com, sito che utilizza il metodo TPRS e i sette consigli, le sette regole d’oro per imparare semplicemente a comunicare.

Difficilmente troverete questa frase idiomatica su dei libri di testo o di grammatica, ve lo anticipo subito, e per questo ho deciso di spiegarvela a voce, cosicché possiate esercitare il vostro italiano.

Il fine, come al solito è imparare una frase idiomatica; imparare quando si usa, in quali contesti o situazioni possiamo ascoltarla, ed all’occorrenza utilizzarla. Il fine è però anche di esercitarvi ad ascoltare, in modo da assimilare il linguaggio e la grammatica, senza studiarla in modo noioso su dei libri di grammatica. Il modo in cui si parla in italiano si impara solamente ascoltando uno o più italiani che parlano, e nel linguaggio di tutti i giorni ci sono molte espressioni idiomatiche di questo tipo.

Questa in particolare è una frase abbastanza familiare, che quindi non è il caso di usare in occasioni particolari, come in un incontro di affari o molto formali in generale.

A differenza di altre frasi idiomatiche italiane, contiene una parola di uso dialettale, che però oramai è entrata nel vocabolario italiano. Sto parlando della parola SORCI. I sorci sono i topi, semplicemente, nel dialetto romano. Sorci… non so se qualcuno possa avere delle difficoltà a pronunciare questa parola. Forse però la “r” e la “c” attaccate può creare dei problemi per coloro che non hanno mai pronunciato una parola di questo tipo.

Fonte:
La Squadriglia “I sorci verdi” –  Fonte: Rassegna stampa militare


Comunque, c’è da dire che non sapevo dell’origine di questa frase “vedere i sorci verdi”, finché non l’ho cercata su internet. Sapevo quindi come e quando usarla ma non sapevo come e quando è nata.

A quanto pare la frase ha origini romane, quindi Roma è la città dove la frase si è sentita e pronunciata per la prima volta. E’ una frase scherzosa, cioè che si dice per SCHERZARE quando cioè non si parla seriamente, ed a quanto pare c’era un reparto, una squadra, detta anche SQUADRIGLIA speciale dell’aviazione italiana, – AVIAZIONE ITALIANA – . L’aviazione è l’insieme delle attività che coinvolgono qualsiasi tipo di apparecchio adatto al volo, di aereo quindi, ma anche elicotteri, eccetera. Tale squadriglia, famosa negli ANNI TRENTA, cioè negli anni che vanno dal 1930 al 1940, famoso per le sue imprese sportive e belliche, cioè nello sport e nella guerra, in ambito di guerra. Sulla carlinga dell’aereo, sulla CARLINGA, cioè sulla parte anteriore dell’dell’aeroplano, cioè dell’aereo, dove sono contenuti l’equipaggio e parte delle installazioni del motore, sulla carlinga appunto, erano dipinti tre topolini, tre topi, cioè tre sorci di colore verde.

Su questo aereo dunque c’erano disegnati, c’erano DIPINTI tre topi verdi. Tre piccoli sorci verdi. E tutti potevano vederli, come anche voi potete vedere dalla foto che ho inserito nell’articolo.

Evidentemente quell’aereo, quello con i tre topi, o sorci dipinti sulla carlinga, era un aereo di cui tutti avevano paura… magari perché batteva tutti in velocità, e non necessariamente perché era un aereo di guerra. Comunque vedremo meglio questa cosa dopo che avrò spiegato il senso della frase.

“Verdi” invece è il plurale di verde, del colore verde, ed è quel colore che si ottiene MISCELANDO, cioè mischiando dal blu e dal giallo. Facile quindi.

“Vedere” invece, non c’è bisogno che lo dica, è ciò che si fa con gli occhi.

“Vedere i sorci verdi” dunque, nel suo senso letterale, vuol dire appunto vedere i topi verdi. Quindi non significa nulla, il suo significato letterale non ci dice niente, come D’ALTRO CANTO quasi tutte le frasi idiomatiche italiane. Occorre quindi cercare il senso figurato della frase.

Il senso dunque è “trovarsi in difficoltà”, affrontare una situazione difficile, complicata, ed uscirne, cioè riuscire a risolvere la situazione ma dopo mille difficoltà.

L’utilizzo quindi della frase non è appropriata, secondo me, non è giusta, non è adatta in situazioni “drammatiche”, come in ambito di guerra, poiché in Italia si usa in ambiti scherzosi appunto, non troppo serie dunque.

1Ad esempio, un primo esempio che posso farvi è in ambito sentimentale. Se c’è quindi una coppia, un marito ed una moglie, e ammettiamo che questa coppia abbia problemi economici. Ha difficltà ad arrivare a fine mese. Ammettiamo che il marito un giorno perde tutti pochi soldi che hanno durante una partita di poker con degli amici. E questo di nascosto dalla moglie, senza chiedere prima il permesso alla moglie. Possiamo sicuramente dire che la moglie, appena arriva a casa la sera, farà sicuramente vedere i sorci verdi al marito. Non è una bella situazione per il marito e credo che nessuno vorrebbe essere al suo posto.

2Un secondo esempio in ambito sportivo. C’è un calciatore, diciamo Francesco Totti ad esempio. Durante una partita dei mondiali di calcio, una partita dunque molto importante, Totti tira un calcio di rigore in modo molto rischioso, col famoso “pallonetto”, o “cucchiaio“, che è un modo di calciare il rigore tipico di Totti; Totti che a dire il vero ha utilizzato veramente anche durante una partita dei mondiali di calcio, qualche anno fa, il “cucchiaio”, fortunatamente riuscendo a segnare. Ma se non fosse riuscito a segnare quel calcio di rigore, se l’avesse sbagliato, sicuramente l’allenatore “gli avrebbe fatto vedere i sorci verdi”. Lo avrebbe cioè sgridato ASPRAMENTE, pubblicamente magari. Lo avrebbe rimproverato molto, dicendogli che non è un giocatore serio, che non si batte un rigore importante in quel modo eccetera. Una difficile situazione da affrontare quindi per Totti, che fortunatamente è riuscito ad evitare. Fortunatamente per lui e per l’Italia tutta.

3L’espressione comunque possiamo anche usarla a scuola ad esempio. Un professore o una professoressa può far vedere i sorci verdi ai propri alunni se ad esempio li interroga tutti e gli fa domande difficilissime, e li rimprovera di non impegnarsi a sufficienza a scuola e di non fare abbastanza compiti a casa. Ma anche gli alunni possono far vedere i sorci verdi al loro professore, se ad esempio si comportano male, non la rispettano, o il professore non è abbastanza severo da  farsi rispettare dagli alunni.

Insomma è una frase che si usa in molte circostanze, in molte occasioni, non eccessivamente serie, non drammatiche o quando si parla di qualcosa di molto grave. Non sentirete l’espressione al telegiornale ad esempio, se si parla di una tragedia ad esempio, o di cose simili. Anche una baby-sitter può vedere i sorci verdi ad esempio, se il bambino che sta guardando, il bambino o la bambina a cui la baby-sitter deve badare, la fa arrabbiare eccessivamente; se fa i DISPETTI ad esempio. Se la bambina, di 4 anni ad esempio, inizia a rovesciare le cose, a rompere oggetti, e magari si mette in pericolo, magari salta dalle sedie e cose pericolose di questo tipo, allora sicuramente possiamo dire che la bambina ha fatto vedere i sorci verdi alla baby-sitter, e questa baby-sitter, probabilmente, potrebbe anche decidere di cambiare lavoro per questo 🙂

Dunque quell’aereo sul quale erano disegnati i tre topi, i tre sorci, evidentemente faceva vedere i sorci verdi a chi lo vedeva, e ogni volta che c’era una situazione di pericolo, da quel giorno, si usa dire “far vedere i sorci verdi”.

Notate bene che il verbo “fare” precede la frase, quindi c’è sempre qualcosa o qualcuno che “fa” vedere i sorci verdi a qualcun altro. Non si usano altri verbi se non il verbo “fare”. oppure non si usa nulla, nessun verbo: “ieri nel mio ufficio abbiamo visto i sorci verdi, per via del lavoro che c’era da fare“, ad esempio. Solitamente però c’è sempre il verbo “fare” davanti.

Se volete ora possiamo fare un esercizio di pronuncia e di ripetizione. Ascoltare va bene però occorre esercitare anche la pronuncia, altrimenti la comunicazione non potrà mai migliorare, essendo la comunicazione fatta di ascolto, di comprensione ma anche di espressione. Imparare ad esprimersi è tanto importante quanto capire ciò che si ascolta, dunque ora se volete ripetete senza pensare ad altro che a ripetere, senza pensare cioè alla grammatica, ma solamente a ripetere.

Proviamo stavolta con delle frasi al passato. Vi lascerò 3 secondi per ripetere. Tre, due, uno, via!:

  • Ieri mio figlio mi ha fatto vedere i sorci verdi;
  • l’altra settimana il capoufficio ci ha fatto vedere i sorci verdi;
  • mia moglie stamattina mi ha fatto vedere i sorci verdi;
  • mio marito la scorsa notte mi ha fatto vedere i sorci verdi;

Bene con questo è tutto, spero sia tutto chiaro e che se avete domande da fare o esempi da scrivere andate sulla pagina facebook di italiano semplicemente.

Vi ringrazio dell’ascolto. Ripetete l’ascolto più volte per assimilare tutte le parole e le espressioni usate in questo audio file, e infine spero di essere stato utile ed anche di avervi divertito insegnandovi qualcosa della lingua italiana. Soprattutto, posso dire, spero di non avervi fatto vedere i sorci verdi con questo podcast!!

Un saluto da Roma e dall’Italia.


– Torna alle frasi idiomatiche

Il ladro padre e il ladro figlio (Domande & Risposte)

read_the_Story_first

Istruzioni – Instructions:

1 – Leggi la storia ed ascolta il file audio, almeno 3,4 volte. Read the story and listen to the audio file, at least 3.4 times.
2 – Poi scarica il podcast ed ascoltalo almeno mezzora volta al giorno (3,4 volte al giorno) per almeno una settimana. Download the podcast and listen to it at least half hour a day (3.4 times a day) for at least a week.
3 – Leggi ed ascolta le Domande & Risposte almeno mezzora volta al giorno, nella seconda settimana. Read and listen to the Q&A at least half hour a day, in the second week.

5 livello principiante

Domande & Risposte

(Questions and Answers)

download-mp3-audioSpeaker: Suona la SVEGLIA.

Cosa suona? Cos’è che suona?

La sveglia. Suona la sveglia. E’ la sveglia che suona.

Cosa fa la sveglia?

Suona. La sveglia suona.

La sveglia canta?

No, non canta. La sveglia non canta. La sveglia suona.

Speaker: E’ notte, e due ladri, padre e FIGLIO, entrano in una villa per SVALIGIARLA.

E’ notte?

Sì. E’ notte.

Non è giorno?

No, non è giorno, ma è notte.

C’è il sole?

No, è notte, e di notte non c’è il sole!

Quante persone entrano in una villa?

 Due persone. Due persone entrano in una villa.

Sono tre le persone che entrano nella villa?

No, non sono tre, ma due. Due persone entrano nella villa.

Chi entra nella villa?

Padre e figlio. Padre e figlio entrano nella villa.

Dove entrano le due persone?

In una villa. I due entrano in una villa.

I due entrano in una casa?

Sì, padre e figlio entrano in una casa, una grande abitazione.

 Perché?

Per svaligiarla. I due ladri entrano nella villa per svaligiarla.

I due ladri entrano nella villa per osservarla?

No, non entrano nella villa per osservarla. Non entrano per guardarla o ammirarla, ma per svaligiarla.

Loro quindi entrano per rubare?

Sì. esatto, loro entrano per rubare nella villa, entrano per svuotarla, per fare un furto.

Fanno un furto?

Sì, fanno un furto, i ladri rubano, i ladri fanno i furti.

Perché?

Perché sono ladri!

Speaker: Nessuno in casa è SVEGLIO. Il FIGLIO SBADIGLIA, poi BISBIGLIA:

In casa sono svegli?

No, nessuno. Nessuno in casa è sveglio.

C’è qualcuno in casa che dorme?

Sì, dormono tutti. Nessuno in casa è sveglio. Tutti dormono.

Dov’è che dormono?

In casa. Nella villa. Nella villa dormono.

Cosa fa il figlio?

Sbadiglia. Il figlio sbadiglia.

(sbadiglio)

Il figlio starnutisce?

No, il figlio non starnutisce, ma sbadiglia. Il figlio sbadiglia.

Perché? Perché sbadiglia?

Perché ha sonno. Il figlio ha sonno, quindi sbadiglia.

Il padre sbadiglia?

No, il padre non sbadiglia, ma il figlio. E’ il figlio che sbadiglia, non il padre.

E poi? Poi cosa fa il figlio?

Poi bisbiglia. Il figlio poi bisbiglia.

Il figlio strilla?

No, non strilla! Il contrario, il figlio bisbiglia.

Parla sottovoce?

Esatto! parla sottovoce. Il figlio bisbiglia, cioè parla sottovoce.

 Perché parla sottovoce?

Perché è notte, e perché stanno rubando in una villa!

FIGLIO: “meglio se vai avanti tu papà, ho paura del BUIO”

Con chi parla il figlio?

Col padre. Il figlio parla con il padre.

E cosa dice il figlio al padre?

Dice: “meglio se vai avanti tu papà, ho pura del buio”

Il figlio vuole che il padre vada avanti a lui?

Sì, il figlio vuole che il padre vada avanti. Vuole che il padre vada avanti e lui dietro.

Chi vuole stare dietro?

Il figlio! Il figlio vuole stare dietro.

E chi deve stare avanti?

Il padre. Il padre deve stare avanti.

Perché?

Perché il figlio dice che ha paura. Il figlio ha paura.

 Di cosa? di cosa ha paura il figlio?

Del buio. Il figlio ha paura del buio.

Il figlio ha paura della luce?

No, non della luce, ma del buio. Il figlio ha paura della notte, perché la notte è buia.

AH, allora il figlio è pauroso?

Sì, esatto, il figlio è pauroso.

Perché?

Perché è un bambino. Tutti i bambini hanno paura del buio.

Il padre è pauroso?

No, non il padre, ma il figlio. E’ il figlio che è pauroso, non il padre.

Come chiama il figlio il padre?

Lo chiama papà. Il figlio chiama papà il padre.

Perché?

Perché è suo padre. Perché è il suo papà.

Padre: “ok FIGLIO! non mi MERAVIGLIO, ma passami il FOGLIO; passami la mappa della villa”

Cosa risponde il padre al figlio?

Risponde “ok figlio!”, va bene, ok.

Il padre accetta di stare avanti?

Sì, il padre accetta di stare avanti. Infatti dice “ok figlio!”

Il padre quindi non si rifiuta di stare avanti?

No, accetta, non si rifiuta. Non si rifiuta di stare avanti.

Il padre si meraviglia della richiesta del figlio?

No, non si meraviglia. Il padre non si meraviglia della sua richiesta.

Il padre si aspettava la richiesta del figlio?

Sì, se l’aspettava. Il padre se l’aspettava la richiesta.

Cosa si aspettava?

La richiesta del figlio.

Cioè?

Cioè si aspettava che il figlio gli chiedesse di andare avanti. Quindi non si meraviglia di questo.

Non si stupisce quindi?

No, non si stupisce, cioè non si meraviglia.

Di cosa non si stupisce?

Della richiesta del figlio! Il padre non si meraviglia della richiesta del figlio. Non si stupisce.

Cosa vuole invece il padre dal figlio?

Lui vuole il foglio. Il padre vuole un foglio dal figlio.

Il padre vuole che il figlio gli passi un foglio?

Sì, esatto. Il padre vuole proprio questo: Il foglio della mappa della villa.

Cosa deve passare il figlio al padre? Cosa gli deve passare?

Un foglio. Il foglio della mappa della villa. Il figlio gli deve passare il foglio della mappa.

Cosa c’è su quel foglio che deve passargli?

La mappa della villa. la mappa della casa, dell’appartamento. Sul foglio che deve passargli c’è la mappa della villa.

Chi è che da il il foglio e chi è che lo riceve?

Il figlio da il foglio, ed il padre lo riceve. Il figlio lo da, ed il padre lo riceve.

Da chi lo riceve?

Dal figlio. Il padre riceve il foglio dal figlio.

(ABBAIO)

Figlio: “papà!”
Padre: “cosa c’è FIGLIO?”

Figlio: “mi è sembrato di sentire un cane ABBAIARE”.

Padre: “no FIGLIO, credo che hai preso un  ABBAGLIO!”

Cosa sente il figlio?

Un cane abbaiare. Il figlio sente un cane abbaiare.

Cosa fa il cane? abbaia?

Sì, il cane abbaia, ed il figlio lo sente abbaiare.

E’ sicuro di questo? Il figlio è sicuro di averlo sentito?

No, non è sicuro. Al figlio è sembrato di sentire un cane abbaiare.

Lo dice a suo padre?

Sì, glie lo dice, lo dice a suo padre.

Cosa dice al padre?

Gli dice che ha sentito un cane abbaiare. Ha sentito un cane che abbaia.

Ed il padre? Lui anche lo ha sentito?

No, lui no. Lui non ha sentito nulla.

Lui non sente il cane abbaiare quindi?

No, il padre non sente il cane abbaiare.

Quindi non si accorge di nulla il padre?

Esatto! Il padre non si accorge che il cane abbaia. Non si accorge di niente, di nulla.

Cosa risponde il padre al figlio?

Gli risponde che il figlio ha preso un abbaglio.

Cioè?

Cioè che si sbaglia! Gli risponde che si sbaglia. Gli risponde che crede che il figlio si sbagli. Gli risponde che ha preso un abbaglio.

Chi è che abbaia?

Il cane. Il cane abbaia.

E chi è che ha preso un abbaglio secondo il ladro padre?

Suo figlio. Secondo il padre, il figlio ha preso un abbaglio, cioè si è sbagliato.

I cane quindi ha abbaiato veramente?

Sì, certo, il cane ha abbaiato.

E chi è l’unica persona che se ne accorge?

Il ladro figlio. L’unico ad accorgersene è il figlio. L’unico che si accorge che il cane abbaia è il figlio.

 Il padre ha preso un abbaglio?

No, non il padre.

Allora il figlio?

No, neanche lui! Il padre credeva che il figlio avesse preso un abbaglio.

Invece?

 Invece no. Il cane ha abbaiato veramente!

Figlio: “Non mi SBAGLIO papà”, Speaker: GLI rispose allarmato il FIGLIO.

Cosa risponde il figlio?

Il figlio risponde: Non mi sbaglio papà!

Ora è sicuro il figlio? E’ sicuro di aver sentito il cane abbaiare?

Sì, è sicuro. Ora il figlio è sicuro di aver sentito il cane abbaiare!

Il figlio crede di sbagliarsi?

No, il figlio non crede di sbagliarsi. Il figlio è sicuro.

E’ tranquillo il figlio?

No, il figlio non è tranquillo. E’ allarmato! Il figlio è allarmato! non è affatto tranquillo!

Il cane si chiama GIGLIO. GIGLIO è un cane da guardia, e con i ladri non scappa mai come un CONIGLIO. Non appena il ladro padre si accorge del cane, avvisa il FIGLIO.

Come si chiama il cane? Qual’è il suo nome? Qual’è il nome del cane?

Giglio. Il cane si chiama Giglio. Il suo nome è Giglio. Il nome del cane è Giglio

Che tipo di cane è Giglio?

Da guardia. Giglio è un cane da guardia.

A cosa fa la guardia Giglio?

Giglio fa la guardia alla villa. Giglio è il cane da guardia della villa.

Giglio controlla la villa?

Sì, la controlla, ci fa la guardia. Lui è il cane da guardia della villa.

Giglio ha paura dei ladri? Ha paura dei due ladri?

No, Giglio non ha paura dei due ladri.

Giglio scappa quando vede i ladri?

No, Giglio non scappa mai. Con i ladri Giglio non scappa mai.

Giglio quindi non è pauroso come un coniglio?

No, lui non scappa come un coniglio. Non è pauroso come un coniglio. Giglio non scappa mai come un coniglio.

I conigli scappano?

Sì, i conigli scappano, i conigli hanno paura; hanno sempre paura.

Chi si accorge del cane?

Il padre. E’ il padre che si accorge del cane.

Adesso il ladro padre ci crede che c’è un  cane?

Sì, ci crede perché se ne accorge. Il padre si accorge del cane. Si accorge che c’è il cane nella villa.

Lo vede?

Sì, lo vede, oppure lo sente anche lui, come il figlio. Se ne accorge. Si accorge del cane.

Cosa fa il ladro padre appena si accorge del cane?

Avvisa il figlio. Appena se ne accorge avvisa suo figlio.

Gli dice qualcosa? dice qualcosa al figlio?

Sì, lo avvisa. Lo avvisa che si è accorto del cane.

Quando lo avvisa? Quand’è che il padre avvisa il viglio?

Subito, non appena se ne accorge. Non appena si accorge del cane il padre avvisa il figlio. Lo avvisa subito dopo che se ne accorge. Non appena se ne accorge lo avvisa.

Padre: “attento FIGLIO mio!”

Cosa dice il padre al figlio?

Gli dice di stare attento. Il padre dice al figlio di stare attento.

Gli dice di stare tranquillo, rilassato?

No, non gli dice questo, ma il contrario!! Gli dice che deve stare attento! Cioè che deve fare attenzione. Deve stare attento.

Figlio: “cosa c’è papà?”

Cosa risponde il ragazzo a suo padre?

Il ragazzo risponde: cosa c’è? Cioè: cosa succede? perché devo stare attento? Cosa accade?

Padre:  “il cane, il cane è SVEGLIO!”

Il cane dorme?

No, il cane non dorme. Il cane è sveglio!

Giglio sta dormendo mentre i due ladri entrano nella villa?

No, Giglio è sveglio. Non sta dormendo. Giglio non sta affatto dormendo!

Speaker: ma GIGLIO punta il BERSAGLIO, e in men che non si dica azzanna il padre alla CAVIGLIA.

(urlo di dolore)

Cosa fa Giglio?

Punta il bersaglio! Giglio punta il bersaglio!

E qual’è il suo bersaglio?

La caviglia. Il bersaglio è la caviglia del ladro padre.

E poi? Poi Giglio attacca il padre o il figlio?

Giglio attacca il padre, non il figlio. Giglio attacca la caviglia del ladro padre.

E’ quello il bersaglio quindi? E’ la caviglia il bersaglio di Giglio?

Sì, è la caviglia il suo bersaglio. Quello è il suo bersaglio. Il bersaglio di Giglio è la caviglia del ladro padre.

Il cane morde la caviglia del padre?

Sì, la morde, Giglio morde la caviglia, Giglio azzanna la caviglia.

Con cosa morde la caviglia Giglio? Con cosa la azzanna?

Con i denti! Giglio azzanna la caviglia con i suoi denti. Con le sue zanne.

Quanto tempo impiega Giglio ad azzannare la caviglia del padre?

Pochissimo tempo! Immediatamente! Giglio la azzanna subito, in men che non si dica!

Speaker: Il FIGLIO, invece, si SCEGLIE un NASCONDIGLIO e poi se la SQUAGLIA.

Anche il figlio viene morso da Giglio?

No, il figlio no. Il figlio non viene morso da Giglio.

E cosa fa il figlio?

Si nasconde! Il figlio si nasconde in un nascondiglio.

Chi è che sceglie il nascondiglio: Giglio?

No, non Giglio, il figlio se lo sceglie. Il figlio si sceglie il nascondiglio.

E dopo che l’ha scelto?

Dopo averlo scelto, si nasconde nel nascondiglio.

E poi?

Poi scappa, cioè poi se la squaglia. Il figlio poi se la squaglia. Scappa via.

Chi se la squaglia? Chi scappa via?

Il ragazzo ladro, il ladro figlio se la squaglia. E’ lui che che scappa via.

Il ladro figlio scappa e poi si nasconde?

No, prima si nasconde nel nascondiglio, e solo dopo scappa. Solamente dopo se la squaglia.

Figlio:  “tanto MEGLIO! Non mi piace fare il ladro, mi piace solo fare il FIGLIO!”

Cosa dice il ragazzo?

Dice: “tanto meglio”, cioè “meglio così”.

Il ragazzo quindi è contento di come è andata?

Sì, lui è contento di come è andata! E’ contento di come finisce!

Perché? Perché è contento? Perché è felice?

E’ felice perché a lui non piace fare il ladro.

Non gli piace fare il ladro?

No, non gli piace affatto! A lui non piace rubare, non piace fare il ladro.

E cosa gli piace fare?

Gli piace fare il figlio. A lui piace solamente fare il figlio. Non fare il ladro.

FINE


Ascoltare il file più volte al giorno, almeno mezzora al giorno, per almeno una settimana, seguendo le regole del metodo TPRS e le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

>> Lezione successiva: Le mutande mongolfiera

Prendere il toro per le corna

Audio

Transcrizione

Fonte immagine: pensieridatergo
Fonte immagine: pensieridatergo

Buongiorno a tutti, buongiorno a tutti i membri della famiglia  di “italiano semplicemente” benvenuti sull’episodio di oggi di italiano semplicemente, che è una frase idiomatica.

Quindi una espressione italiana di uso corrente “prendere il toro per le corna”. Non ricordo se era esattamente questa l’espressione  di cui volevo parlare oggi perché   ce ne è anche un’altra riguardante il toro di cui parleremo  ed  è “parli del toro e spuntano le corna”. In ogni caso iniziamo dalla prima espressione che è  “prendere il toro per le corna”.

Dunque una frase idiomatica, ogni volta che parlo di frasi idiomatiche o espressione di uso corrente è praticamente la stessa cosa perché in effetti l’idioma è una lingua, quindi frase idiomatica vuol dire frase che esiste in una lingua.

Allora iniziamo a spiegare questa frase idiomatica “prendere il toro per le corna” spiegando innanzitutto il significato delle parole e poi  il significato dell’espressione, poi qualche esempio in contesti diversi  ed alla fine faremo degli esercizi di coniugazione, come al solito.

Allora “Prendere” prendere sapete cosa significa,  se capite cosa significa vuol dire che già un buon livello di italiano, abbastanza elevato  non principiante. Allora “prendere” ha lo stesso significato di “afferrare” soltanto che afferrare è più fisico, nel senso che si afferra con le mani mentre prendere  può anche avere un significato non esattamente collegato con il prendere fisicamente un oggetto, come possono essere le corna di un toro.

Per esempio “quella notizia l’ho presa male” vuol dire  che non ero molto contento di ricevere  quella notizia, quindi “prendere” l’ho presa male, vuol dire che non l’ho gradita, non mi è piaciuta. Quindi “prendere” ha più significati a seconda del contesto,  in ogni caso o prendere come afferrare o “portare a se’” oppure  ricevere.

Allora prendere il toro,  che cos’è il toro. Il toro è il maschio della vacca, cioè il bovino maschio adulto, il maschio della mucca . Da piccolo si chiama vitello, quando è più grande si chiama il toro. Allora qual è il verso del toro? Non voglio imitare il verso del toro in questo contesto, ma perché no? Il verso del toro è muuuuuuuuuuuu! Non sono molto bravo in questo contesto a fare il toro anche perché fortunatamente non ho le corna.

Questa è un’altra frase idiomatica che poi vi spiegherò la prossima volta. Avere le corna.  Allora il toro ha le corna in senso fisico ma se un essere umano ha le corna non è certamente una buona cosa.

Ovviamente è una frase idiomatica anche questa e che spiegherò la prossima volta spiegandovi il significato di avere e corna, ricordandovi  che non è una buona cosa.

Dunque cosa sono le corna? Le corna sono quelle escrescenze, quei due ossi che il toro ha attaccate alla testa, sono abbastanza grandi ed i toro le usa sia per difendersi che per attaccare.

Avee presente il toro nella corrida? Diciamo che il toro attacca la tovaglia rossa con la testa bassa cercando di infilarla con le corna.

Dunque prendere il toro per le corna fisicamente significa afferrare le corna del toro. Ora questo è il significato proprio dell’espressione: afferrare le corna del toro.

Ovviamente essendo una frase idiomatica significa un’altra cosa e può essere utilizzata in più contesti, significando praticamente prendere in un pugno la situazione, affrontare un problema, essere risoluti , cioè veramente convinti che bisogna risolvere il problema senza più girarci intorno.

Quindi “prendere il toro per le corna”. Faccio qualche esempio in modo da farvi comprendere meglio il significato dell’espressione.

Dunque vediamo un po’. Ecco, all’inizio della mia esperienza con italianosemplicemente.com, prima di iniziare avevo dei dubbi sul fatto che aprire il sito internet oppure no, ascoltavo molti podcast in francese ed in inglese e tedesco e più passava il tempo più mi convincevo che stavo imparando una tecnica molto efficace per imparare una lingua straniera.

Ha funzionato con l’inglese, ha funzionato con il francese, sta funzionando con il tedesco, mi dicevo dentro di me, prima o poi dovrò aprire anch’io un sito internet per aiutare tutti coloro che vogliono imparare l’italiano in maniera veloce e divertente.

Ad un certo punto ho deciso e mi sono detto: bisogna “prendere il toro per le corna” e affrontare la situazione, così il 14 luglio ho acquistato il dominio web di italianosemplicemente.com. Nel frattempo avevo già registrato il file di presentazione mentre stavo in vacanza nel Trentino. Potrete trovare il file audio della mia presentazione all’interno del sito.

Quindi in quel momento io ho deciso di prendere il toro per le corna e risolvere il problema di cercare di aiutare tutti coloro che hanno problemi con l’italiano per  insegnargli l’italiano in un modo veloce senza studiare la grammatica.

1Vediamo qualche altro esempio: in ambito universitario, mettiamo che si sia uno studente che deve fare un esame molto difficile, penso ad esempio a quando facevo io l’università e dovevo dare l’esame di calcolo delle probabiità nell’università di Roma La Sapienza, facoltà di scienze statistiche, allora avevo già dato molti altri esami più semplici, calcolo delle probabilità era un esame molto difficile che prima o poi avrei dovuto fare. Un giorno mi sono detto: “basta, devo prendere i toro per le corna e iniziare a studiare calcolo delle probabilità” così ho fatto e ovviamente sono riuscito a superarlo grazie, appunto, alla mia convinzione nel… finalmente affrontare il problema da risolvere.

Ovviamente ci sono molti altri contesti in cui può essere utilizzato, anche in ambito…. in diverso ambito… ma avete certamente capito qual è il concetto: prendere il toro per le corna vuol dire essere risoluti, decidersi di affrontare una situazione.

2Mi viene in mente ad esempio una situazione in ufficio… se magari avete qualche problema con un vostro collega che non… avete avuto una discussione una volta, e da quel momento, da quel giorno non parlate più con questo vostro collega. Sapete benissimo che la soluzione è affrontarlo; affrontare il problema con lui, parlarne, ma non ne avete il coraggio. Però tenete molto al vostro collega ed al rapporto con lui, di conseguenza un giorno vi decidete, un giorno dite a voi stessi: “basta, adesso prendo il toro per le corna e lo affronto”. Ovviamente non c’è nessun toro da prendere per le corna, andate dal vostro collega e cominciate a parlare con lui, del vostro problema, per risolverlo.

3Quindi anche l’apprendimento della lingua italiana, come qualsiasi altra lingua, non va sottovalutato, non va “PRESO ALLA LEGGERA”. Una lingua va “vissuta”, l’apprendimento di una lingua è una decisione molto importante da prendere, di conseguenza, anche in questo caso, prendere il toro per le corna non vi può fare che bene e consiglio anche a voi di prendere il toro per le corna e cominciare a studiare seriamente la lingua italiana, se questo è uno dei vostri progetti, ovviamente. Se proprio volete esagerare e volete rendere al massimo il vostro rendimento, cercate di non focalizzarvi sulla grammatica, cercate di ascoltare, di seguire quelle che io ho chiamato le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente; prendete il toro per le corna, dedicate mezzora del vostro tempo, massimo un’ora all’ascolto della lingua italiana, qualunque sia il vostro livello. che sia principiante o che sia intermedio.

Dunque facciamo adesso un piccolo esercizio di coniugazione, con tutti i “modi” che mi vengono in mente.

Dunque, ripetete dopo di me. Ripetete dopo di me senza pensare alla grammatica, senza pensare alle regole grammaticali, ma semplicemente in modo da imitare la mia voce il più possibile.

In questo esercizio farò una piccola pausa, vi darò il tempo per rispondere e poi provate dopo di me. Utilizziamo il presente e il passato.

  • Io prendo il toro per le corna; io ho preso il toro per le corna;
  • tu prendi il toro per le corna, tu hai preso il toro per le corna;
  • lui prende il toro per le corna, lui ha preso il toro per le corna;
  • noi prendiamo il toro per le corna, noi abbiamo preso il toro per le corna;
  • voi prendete il toro per le corna, voi avete il toro per le corna;
  • loro prendono…

in corso…


Brutto fumo fa la pipa, non c’è fumo senza arrosto.

Buonasera a tutti, sotto consiglio di mio fratello Pietro, ho pubblicato su internet, e precisamente sulla pagina facebook di italiano semplicemente, una domanda, rivolta ovviamente a tutti i visitatori, cioè a tutti voi, membri della famiglia di italiano semplicemente, o anche solamente ascoltatori casuali di questo podcast.

La domanda era relativa ad un proverbio, un proverbio italiano, e precisamente laziale, vale a dire della regione Lazio. Ciò non esclude comunque che lo possiate ascoltare anche altrove, in altre regioni, anche perché non si tratta di dialetto laziale o locale, ma comunque di italiano.

Il proverbio, è il seguente: “brutto fumo fa la pippa” o anche “brutto fumo fa la pipa“.

(ATTENZIONE: PIPPA è anche una notissima parolaccia italiana!!)

Prima di cominciare a spiegare il proverbio, lasciatemi dire che quella di lanciare un sondaggio mi sembra un’ottima idea, è sempre mio fratello che me l’ha consigliato, quindi da ora in poi vi chiederò in anticipo se conoscete il senso di una specifica espressione prima di pubblicare l’articolo e il relativo file audio. Credo sia utile a tutti infatti, sia per destare maggiore interesse – destare interesse significa fare in modo che chi legge il sondaggio sia più interessato all’ascolto del podcast, quindi destare vuol dire “generare”, “generare interesse” quindi. Sia quindi per destare interesse da parte di tutti, sia per effettivamente vedere se conoscete già questa espressione e quanto possiate esserne interessati a comprenderne il significato attraverso un file audio.

Dunque eccomi qua. Allora “brutto fumo fa la pipa”. Spieghiamo prima le parole: “brutto” credo la conosciate tutti come parola, brutto è il contrario di bello, il contrario di piacevole, quindi è un sinonimo di spiacevole. Brutto=spiacevole=sgradevole.

“Fumo”. Cos’è il fumo? Il fumo è, come molti di voi sapranno, quello che produce una combustione che produce la fiamma, e può essere di colore grigio, nero o anche bianco, a seconda della fiamma, a seconda cioè di cosa stia bruciando. Questo è il fumo.

Non è detto poi che il fumo sia solamente prodotto direttamente dalla fiamma, perché anche le automobili ad esempio, producono fumo, ovviamente solamente quelle che bruciano benzina o diesel e altri combustibili di origine fossile e non quindi le automobili elettriche, che funzionano con l’energia elettrica.

Anche nel caso del fumo che esce dal tubo di scappamento di una automobile, comunque, esso è prodotto da una combustione. Il tubo di scappamento è il tubo da cui esce il fumo delle automobili non elettriche.

Comunque, il fumo è prodotto anche dalle sigarette, ed anche dalle “pipe“, che sono degli oggetti di legno, che si inseriscono in bocca, si mettono cioè in bocca, e che servono per fumare, come le sigarette quindi. All’interno della pipa viene messo del tabacco, come nelle sigarette, ma nella pipa non c’è carta che brucia, ma solamente del tabacco.

Fumare la pipa è quindi quasi come fumare le sigarette, solamente che la pipa solitamente viene fumata da determinate persone, non dalla massa, non da tutti, ma da, almeno più frequentemente delle sigarette, da persone più anziane, mediamente più anziane.

Comunque in genere fumare la pipa è diciamo in generale più “elegante” che fumare una sigaretta, o almeno questa è l’idea che mi son fatto io della pipa.

Quindi le pipe, la pipa genera del fumo in quanto brucia del tabacco, poiché contiene del tabacco che viene bruciato e fumato.

Il fumo della pipa credo sia sempre lo stesso, quindi non credo si possa parlare di “bel” fumo o di “brutto” fumo, di fumo “bello” o di fumo “brutto”, come si potrebbe immaginare ascoltando questo proverbio.

E’ evidente che il senso proprio della frase non ci aiuta quindi a capirne il significato, come quasi tutti i proverbi d’altro canto, e che quindi occorre ricercarne il significato non letterale, il significato figurato: quello che vuol dire la frase “brutto fumo fa la pipa” da un punto di vista figurato.

Dunque, l’espressione “brutto fumo fa la pipa”, significa che quello che sta accadendo lascia presagire, lascia cioè pensare, che il futuro non sia positivo, ma negativo. Si tratta quindi di una esclamazione.

Non so se avete presente cosa sia una ESCLAMAZIONE. Si tratta di tutte quelle frasi o parole che terminano col punto esclamativo (!). Il punto esclamativo è quindi il punto che si mette alla fine di una esclamazione, e questo non solo in italiano, ma anche in inglese o in francese e molte altre lingue. Non so esattamente se per l’arabo o il cinese o il giapponese sia la stessa cosa.

L’espressione quindi, l’esclamazione di cui stiamo parlando, “brutto fumo fa la pipa”, fa pensare che il futuro non sia bello, non sembri positivo, almeno a giudicare dal “fumo che fa la pipa”, come se il fumo della pipa fosse diverso a seconda di ciò che succederà nel futuro. Il brutto fumo della pipa non lascia presagire nulla di buono.

“Presagire” viene dalla parola presagio, che vuol, dire profezia, pronostico sul futuro.

Il profeta è colui che fa la profezia, colui che fa il presagio, colui che pronostica il futuro.

E presagire è il verbo che viene dalla parola presagio. Il brutto fumo della pipa dunque non lascia presagire nulla di buono; non lascia pensare che accadrà nulla di buono nel futuro, non fa pensare che ciò che accadrà, ciò che succederà, sia buono, anzi, se la pipa fa un brutto fumo, allora dobbiamo preoccuparci, perché qualcosa di brutto sta per accadere.

Credo che l’origine di questo proverbio sia molto antica, e che faccia riferimento a quando esistevano appunto i “profeti”, coloro che quindi predicevano il futuro, e che magari usavano il fuoco ed il fumo per interpretare, per capire cosa aspettarsi nel futuro, per capire ad esempio se il raccolto agricolo sarà buono eccetera, o se pioverà a sufficienza.

Comunque quando si usa questa espressione? in quali contesti utilizzarla? Quando usare “brutto fumo fa la pippa”?

Come avete visto, nella pagina delle frasi idiomatiche, accanto ad ogni frase adesso avete la possibilità di vedere alcune informazioni su ogni frase. Ad esempio se potete utilizzare la frase sempre, in ogni circostanza, oppure solamente in un contesto familiare. In questo caso è meglio usarla solamente in ambiti familiari o tra amici, oppure anche tra colleghi, se avete abbastanza confidenza. E’ una espressione diciamo non scandalosa, o della quale ci si deve vergognare se pronunciata, ma diciamo che prevede una certa confidenza tra chi parla e chi ascolta, quindi il vostro capoufficio, se molto formale e con il quale avete poca confidenza, potrebbe non gradire la cosa. Meglio evitare dunque.

La frase non è molto utilizzata in realtà, quindi potrebbe capitarvi di ascoltarla, ma ci sono anche molti italiani che probabilmente non la conoscono, anche se possono essere in grado di comprenderla senza particolari sforzi. Infatti l’espressione si usa solamente in particolari contesti, e si può riuscire facilmente a capirne, ad intuirne il significato.

Ad esempio, un primo esempio può essere una partita di calcio, ammettiamo una finale di Champions League. Se la vostra squadra del cuore “inizia col piede sbagliato“, inizia cioè a giocare molto male, quindi l’inizio della partita non è positivo e sembra che la vostra squadra ne uscirà sconfitta, allora potreste subito dire…. mmmmmm, “brutto fumo fa la pipa”, mi sa che questa partita la perdiamo. Vedete dunque che si capisce immediatemente il senso della frase.

Si capisce subito che la squadra da la sensazione di giocar male e che prevedere il futuro è abbastanza facile, e più precisamente che è facile immaginare che la vostra squadra perderà la partita. Ancora però non è accaduto nulla, ancora non è stato fatto nessun gol dalla squadra avversaria, ma quello che si è visto non fa pensare nulla di buono.

Ok, adesso quindi vediamo un secondo esempio. Ammettiamo che ci siano due donne, quindi un contesto sociale stavolta. Immaginiamo che ci siano due amiche, che parlano del loro rapporto di coppia con i loro rispettivi mariti. Ognuna di loro parla del rapporto col proprio marito. Di come va, di come dovrebbe andare, se va bene, o se va male.

Se ad esempio, una delle due donne racconta all’altra, alla sua amica, che il suo rapporto di coppia secondo lei non va molto bene, perché magari il proprio marito tutte le sere fa molto tardi dall’ufficio, perché, dice lui, che deve lavorare, e magari anche che lei si accorge che spesso invia sms di nascosto dalla moglie, di nascosto da lei, senza farsene accorgere quindi, o altri indizi preoccupanti, altre cose non positive che lasciano pensare che l’uomo abbia in realtà un’amante, cioè che abbia una relazione extra-coniugale, cioè al di fuori del matrimonio, con una seconda donna, l'”amante” appunto, allora la sua amica, quella che ascolta, la seconda donna potrebbe dire: mmmm secondo me “brutto fumo fa la pipa“, vale a dire “non mi stai dando delle belle notizie”, oppure “quello che mi stai raccontando è veramente preoccupante per te”.

L’idea quindi è che si fa una previsione del futuro in base a qualcosa che sta succedendo adesso; in base cioè a quanto accade oggi, e che questa previsione sia prevede sia negativa.

C’è un secondo proverbio italiano, abbastanza simile, che dice: “non c’è fumo senza arrosto“, che parla sempre di fumo quindi, e che ha un significato simile. Se c’è del fumo, in questo caso, vuol dire che c’è anche l’arrosto. “Non c’è fumo senza arrosto“, vuol dire che se se vedi del fumo allora c’è anche della carne che sta cuocendo, c’è cioè l’arrosto, cioè la carne che brucia, della carne che cuoce sul fuoco. Se vedi del fumo quindi vuol dire che c’è qualcosa che sta bruciando, anche se non si vede cosa sia la cosa che brucia. Vediamo solamente del fumo, ma non l’arrosto, e pensiamo che da qualche parte ci sia anche l’arrosto. Non è esattamente lo stesso significato quindi della prima frase. Perché nella frase “non c’è fumo senza arrosto” si mette l’accento sul sospetto, sul fumo cioè: se vedo il fumo vuol dire che c’è anche l’arrosto. Non si parla del futuro quindi. Mentre “brutto fumo fa la pipa” mette l’accento sul futuro che non si prevede positivo.

Sono due proverbi quindi anziché uno quindi, due detti, due modi di dire che vengono dal passato, che hanno un origine molto antica credo. “brutto fumo fa la pipa” e “non c’è fumo senza arrosto“.

Ecco, il secondo proverbio è molto più comune del primo: non c’è fumo senza arrosto” è più comune e anche più utilizzabile in contesti diversi. Potete quindi usarlo anche in ambienti più formali, senza che nessuno spalanchi gli occhi e si scandalizzi. Senza cioè che facciate una brutta figura. Nessun pericolo quindi con questo secondo proverbio. State un po’ attenti invece col primo.

Un terzo esempio in ambito universitario: se siete all’università e avete un esame importante, potrebbe capitare un giorno che dobbiate fare l’esame di pomeriggio ad esempio, anziché di mattina.

Immaginiamo che arrivi l’ora del vostro esame. Prima che tocchi a voi però, appena prima di fare l’esame, dopo aver assistito a tutti gli esami precedenti, agli esami dei ragazzi prima di voi, che vi hanno preceduto, scoprite che che tutti i ragazzi prima di voi sono stati bocciati. Immaginiamo che siano stati tutti respinti, bocciati, e che quindi l’esame sia andato male a tutti gli studenti prima di voi. Non c’è nessuno cioè a cui l’esame sia andato bene, nessuno che sia stato promosso, neanche quelli che voi credevate fossero i più preparati. Allora a quel punto potreste pensare: mmmmmm, brutto fumo fa la pippa… cioè vuol dire “le cose si mettono male”, credo che anche io sarò bocciato come gli altri. Insomma è anche qui una previsione negativa sul futuro.

Dunque ora credo, e spero anche che il significato del proverbio, o del “detto popolare” sia un po’ più chiaro a tutti. Ne abbiamo trovato anche un secondo, un secondo proverbio, che è simile al primo, ma non esattamente uguale in quanto il secondo proverbio mette più l’accento sul sospetto che sul futuro, l’accento è più anche sul presente che sul futuro.

Comunque, proviamo ora a fare ora un esercizio di ripetizione, per esercitare la lingua. Provate cioè a ripetere dopo di me, senza pensare alla grammatica, ma solamente ripetendo quello che dirò.

Dovete sapere che quando lo faccio con il francese ho notato che se lo faccio per dieci minuti di fila, per 10 minuti di continuo, comincio ad avvertire della stanchezza alla lingua, ai muscoli della lingua. In effetti quando siamo abituati a parlare nella nostra lingua e solo nella nostra lingua, automaticamente non esercitiamo certi muscoli, alcuni muscoli della nostra lingua, muscoli che invece sono più importanti quando cambiamo lingua, quando ne parliamo un’altra.

Quindi credo sia importante, per esercitare i muscoli della lingua, provare a ripetere, provare a parlare, non solo quindi per imparare e memorizzare automaticamente la grammatica, ma anche appunto per esercitare la lingua e i suoi muscoli.

Provate quindi a ripetere dopo di me alcune frasi: Pronti partenza… via!

  • brutto fumo fa la pipa… non credo che andrà bene
  • brutto fumo fa la pipa… il futuro non sembra positivo
  • brutto fumo fa la pipa… sicuramente non riuscirò a farcela
  • brutto fumo fa la pipa…  comincio a preoccuparmi
  • brutto fumo fa la pipa… meglio che torni indietro
  • brutto fumo fa la pipa… non sono più sicuro di me

Bene, come al solito ascoltate il podcast più volte, finché tutte le parole saranno più chiare ed avrete memorizzato il proverbio e le frasi più difficili da capire. Soprattutto avrete memorizzato la grammatica automaticamente. Se qualcosa non è chiaro commentate sulla pagina facebook (clicca qui).

Vi ringrazio per aver ascoltato o scaricato questo podcast, spero vi sia utile, e spero che, pensando ora al vostro apprendimento dell’italiano non diciate…mmm brutto fumo fa la pipa, ma invece che pensiate positivo per il futuro e che possiate migliorare il vostro livello.

Vi ricordo che avete ancora tempo fino al 15 ottobre per richiedere gratuitamente (cioè gratis, senza pagare) il corso di italiano per affari. Un corso ideato per coloro che lavorano e studiato appositamente per il mondo del lavoro. Potrete imparare come meglio presentarvi, come presentare la vostra azienda anche, come affrontare un appuntamento, una riunione di affari o anche un semplice incontro informale. Saranno affrontate quindi questione anche tecniche, come presentare un progetto, un prodotto, ad esempio, utilizzando strumenti come power point ad esempio, quindi come spiegare dei grafici, delle tabelle eccetera, ma anche questioni meno tecniche. Affronteremo anche questioni meno tecniche come trattare con efficacia con un partner d’affari e ottenere il miglior risultato, vincere e convincere, come si dice. Infine come affrontare un colloquio, una intervista per ottenere un lavoro. Tutto molto interessante dunque, almeno a me è servito molto fare questi corsi in passato per sapere come comportarsi in certe situazioni, a partire proprio dalla presentazione di se stessi.

Sto già lavorando a questo progetto, il corso sarà terminato entro l’anno 2017, quindi non a brevissimo termine, ma tra 3,4 settimane, spero prima anche, potrete già avere disponibile la prima lezione gratuita per tutti.

Arrivederci amici ed alla prossima.

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