Il verbo massimizzare è interessante perché generalmente significa “portare qualcosa al limite massimo”. In questo caso si parla della massimizzazione della soddisfazione della clientela. Se ci tratto io quindi, i clienti quindi non potrebbero essere più soddisfatti di così. 🙂
Ma questa non è l’unica cosa che si può massimizzare. La maggior parte delle volte si parla in realtà di massimizzare i profitti di una azienda, che è forse l’unica cosa che interessa veramente l’azienda. Si può massimizzare il rendimento di un gruppo di lavoro, o il suo benessere, ma probabilmente la massimizzazione della soddisfazione della clientela è quella più utilizzata nei curricula.
Si possono anche però “massimizzare i tempi“. Interessante il senso di questo verbo in questo caso specifico. Si potrebbe pensare che sia lo stesso che ottimizzare i tempi. Facile confondere questi due verbi: ottimizzare e massimizzare. In realtà mentre l’ottimizzazione dei tempi è fare qualcosa nel minor tempo possibile, la massimizzazione dei tempi consiste nel metterci il tempo giusto, quello che ci vuole, quello necessario per fare bene un lavoro, che quindi potrebbe anche essere maggiore rispetto all’ottimizzazione, così il lavoro è di migliore qualità.
Questo per dirvi che è certamente meglio usare il verbo massimizzare, piuttosto che ottimizzare se parliamo di “tempi” da impiegare nel fare qualche attività. La differenza è comunque molto sottile e non si fa un grosso errore in questo caso.
es:
- Ottimizzazione delle spese e massimizzazione dei tempi di attività
Nell’esempio sopra si legge poi “orientato all’obiettivo“. Questa è una formula che sottolinea la cosa su cui siete maggiormente concentrati quando lavorate. Ciò che conta è l’obiettivo, cioè il risultato finale.
Nel corso della seconda lezione del corso abbiamo visto espressioni come “badare al sodo”, badare alla sostanza” “quagliare”, bando alle ciance” ed altre ancora, con cui informalmente si esprime il senso opposto rispetto a “orientato all’obiettivo”. Chi è orientato all’obiettivo è come se avesse una bussola con l’indicazione dell’obiettivo e seguisse sempre quella direzione.
L’orientamento all’obiettivo o al risultato. Si possono usare entrambe le formule. Si tratta quindi di una disposizione alla costante considerazione degli obiettivi lavorativi.
Anche il termine “disposizione” si adatta benissimo a descrivere le proprie competenze professionali. Quando dico che ho una disposizione, in ambito professionale significa avere una Inclinazione, attitudine evidente su un piano professionale, ma si potrebbe parlare anche di piano affettivo, morale, intellettuale.
Un insegnante potrebbe scrivere che ha una naturale/innata disposizione a prendersi cura di giovani studenti.
Più in generale, competenze come: capacità di lavorare sotto stress, l’orientamento al lavoro di squadra, problem solving, flessibilità, disposizione alla leadership, orientamento all’obiettivo etc. sono le cosiddette “soft skills”, ovvero le competenze trasversali favorevolmente spendibili in qualsiasi ambito di lavoro.
Possiamo dire che se le competenze tecniche (o anche quelle linguistiche, digitali etc.) riguardano la capacità concreta di svolgere alcuni lavori, le competenze trasversali sono invece competenze che riguardano la modalità con cui si lavora.
Si chiamano “trasversali” perché riguardano più aspetti e più attività lavorative, quindi servono sempre, qualunque sia il lavoro di cui parliamo.
Ecco dunque altre modalità adatte alla forma scritta, oltre a quella che abbiamo visto sull’orientamento al risultato.
Si potrebbe scrivere ad esempio la “Capacità di analisi e di attenzione al dettaglio”, evidenziando in questo modo che non siamo dei superficiali e che invece sappiamo porre attenzione al dettaglio se vogliamo.
Potremo evidenziare la nostra “Capacità organizzativa”: ossia la capacità di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione ai fini del raggiungimento dell’obiettivo. Quindi parliamo della strategia da elaborare.
Va molto di moda anche la “Capacità di problem solving”, formula inglese che significa capacità di trovare la soluzione dei problemi, soprattutto inaspettati che possono sorgere; la capacità di far fronte ad una emergenza con delle strategie ogni volta diverse e adattate al momento. Questo è il problem solving.
Nel profilo può essere richiesta anche la creatività. Anche questa è una disposizione, è la disposizione all’innovazione, quindi sottolinea la capacità di vedere il mondo da diverse prospettive. Questa competenza serve per migliorare costantemente il proprio lavoro, anche quando tutto sembra già funzionare per il meglio.
Per ruoli importanti come il manager, quindi per chi deve dirigere uffici o coordinare personale, è importante sottolineare la propria “Capacità di leadership”. Ancora una formula inglese molto gettonata per sottolineare la capacità di porsi come leader, assumendosi le giuste responsabilità e aiutando gli altri a raggiungere gli obiettivi in un clima di fiducia, collaborazione e di comunione di intenti. Un’espressione questa che abbiamo visto parlando di unione e condivisione, nella lezione n. 12.
Per alcuni profili può essere importante evidenziare la propria “Capacità di negoziazione”.
Negoziare significa trattare, contrattare, condurre una trattativa. Quindi saper negoziare vuol dire tenere in considerazione le nostre volontà, i propri obiettivi, le proprie aspirazioni, le proprie istanze (termine più formale) e quelle delle controparti. Si può negoziare con i clienti, con i fornitori e con i membri del proprio gruppo.
Le “Capacità relazionali e comunicative” sono poi importantissime perché significa saper controllare i propri sentimenti e di volta in volta sapersi adeguare alla situazione specifica. Saper curare le relazioni umane e professionali, sapersi esprimere nel modo giusto, con la giusta sensibilità e efficacia.
Una domanda che spesso fanno durante un colloquio è poi relativa alla “Predisposizione al lavoro di squadra”.
Conviene sempre scrivere questa qualità, se posseduta e se è capitato di lavorare in una squadra nelle passate esperienze lavorative.
La “predisposizione” è in pratica come la “disposizione” per come l’abbiamo spiegata poco sopra.
Difficile infatti che gli obiettivi da raggiungere siano del singolo lavoratore. In genere gli obiettivi sono comuni e quindi della squadra, dello staff.
Saper rispettare il proprio ruolo, saper chiedere aiuto quando serve, saper dare aiuto agli altri al bisogno. Si parla di questo.
Di contro, per altri lavori potrebbe essere più richiesta la “Capacità di lavorare in autonomia”, cioè lavorare autonomamente quando necessario, senza cioè dover far riferimento ad altri. L’autonomia è una competenza molto apprezzata in molti casi.
Se poi si ha a che fare con i clienti, “l’Orientamento al cliente” è un secondo tipo di orientamento dopo quello al risultato. Essere orientati al cliente significa concentrarsi al fine di soddisfarlo.
Parliamo quindi della capacità di soddisfare le sue esigenze, mettendo in secondo piano le nostre, perché, come si sa, il cliente ha sempre ragione. Così si dice, anche se non sempre è vero.
Flessibilità e adattabilità sono altre due caratteristiche importanti.
Se ho una personalità flessibile e adattabile, non sono rigido e dunque sono disposto a cambiare approccio e modalità lavorative se necessario. senza troppi problemi.
Nell’esempio che vi ho fatto all’inizio, c’è la frase: “Particolarmente capace in ambienti dai ritmi serrati con predisposizione mentale al lavoro intenso.”
Parliamo della “Capacità di lavorare sotto pressione“, o, detta in altro modo, la “Tolleranza allo stress”:.
Soprattutto nei lavori in cui si devono rispettare categoricamente delle scadenze, o quando ci sono periodi particolarmente intensi di lavoro, dal lavoro al ristorante fino ad arrivare al funzionario della comunità europea, saper sopportare la fatica, lo stress rispettando i tempi senza perdere il controllo è senza dubbio una delle principali caratteristiche ricercate.
Ci siamo occupati del “controllo” già in due episodi del corso. La lezione n. 7, proprio al controllo (abbiamo visto diverse espressioni da usare) e poi in un episodio chiamato il controllo e la programmazione del lavoro in cui abbiamo usato queste espressioni con l’aiuto di Daria, un membro dell’associazione Italiano Semplicemente.
E’ importante, quando si mette per iscritto il proprio profilo professionale, usare i termini giusti che sono quelli brevemente sintetizzati sopra.
Le espressioni che abbiamo visto nella prima parte del corso, ripeto, sono adatte maggiormente ad una presentazione orale, anche se spesso vi ho anche presentato delle modalità più formali.
I “ritmi serrati” – sicuramente vi aspettate che spenda due parole su questo – sono i ritmi di lavoro, che possono avere un andamento rapido, incalzante, Spesso non si ha molto tempo per pensare e occorre prendere decisioni velocemente. Per questo sono detti serrati.
Riguardo alle capacità tecniche, parliamo delle cosiddette hard skills, che dipendono dal bagaglio formativo e dalle esperienze lavorative pregresse. Queste sono più specifiche al lavoro che state cercando – diversamente dalle capacità trasversali che sono richieste per tutte le attività.
In questi casi le formule sono più variabili, ma posso consigliarvi di usare alcuni termini e alcune formule tra le più generiche:
- Dimestichezza con il pacchetto Office (della dimestichezza abbiamo parlato in un episodio dedicato alla gestione dei rischi aziendali)
- Solide competenze nell’utilizzo di un software specifico
- Elevate competenze tecniche inerenti al settore informatico (è importante usare sempre la preposizione “a”)