Lo sbocco – ITALIANO PROFESSIONALE

Lo Sbocco

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

i verbi professionali (audio-libro)

Descrizione

Questo approfondimento di italiano professionale riguarda gli sbocchi.

Parliamo soprattutto degli sbocchi lavorativi e professionali.

Per leggere e ascoltare l’episodio occorre essere membri dell’associazione Italiano Semplicemente. 

Esprimere le proprie competenze – ITALIANO PROFESSIONALE (n. 38)

Italiano Professionale

Sezione n. 4: lavorare in Italia

Esprimere le proprie competenze (episodio n. 38)

(scarica audio)

Trascrizione

Bentornati alla quarta sezione del corso di Italiano Professionale.

Per la sezione “lavorare in Italia”, vediamo come esprimere le proprie competenze, in particolare in forma scritta.

Nella prima sezione del corso abbiamo infatti affrontato lo stesso argomento dal punto di vista delle espressioni idiomatiche. In quell’occasione abbiamo visto espressioni come “essere alle prime armi”, “andare a nozze”, “cavarsela”, “fare del proprio meglio”, “prendere la mano“, e altre espressioni comunemente usate nella forma orale, quindi a voce.

Quando scriviamo un curriculum però, cioè quando dobbiamo tracciare il nostro profilo per iscritto, le cose sono diverse. Ci sono infatti delle formule più o meno standard per scrivere le proprie professionalità e descrivere le proprie competenze nei vari ambiti professionali.

Cominciamo nel dire che la parte del curriculum europeo che ci interessa maggiormente oggi è quella denominata “profilo professionale” e “esperienze lavorative

Nell’ultimo episodio vi ho parlato proprio del profilo e di cosa si intende esattamente per profilo professionale.

Oggi vediamo alcuni esempi di come compilare queste due parti.

Si tratta, nel caso del profilo professionale, di descrivere in massimo due o tre righe la propria professionalità, le competenze organizzative e gestionali, personali e anche tecniche.

Ovviamente questo mix varia a seconda del settore e della posizione in cui ci si candida. Ci sono alcuni segreti per decidere cosa inserire nel tuo curriculum e cosa, invece, è meglio omettere. Mi raccomando di non scrivere in prima persona, tipo “sono abile a fare questo, riesco a fare quest’altro”, “Sono un organizzatore…”, ma semplicemente “abile nel…”, “Particolarmente capace in…”, “Organizzatore…”

Esperto in bilancio, coordinatore nella redazione di documenti aziendali, orientato all’obiettivo, desideroso di migliorare la produttività del team e massimizzare la soddisfazione della clientela. Abile nello svolgere funzioni amministrative e finanziarie di back-office. Particolarmente capace in ambienti dai ritmi serrati con predisposizione mentale al lavoro intenso.

Il verbo massimizzare è interessante perché generalmente significa “portare qualcosa al limite massimo”. In questo caso si parla della massimizzazione della soddisfazione della clientela. Se ci tratto io quindi, i clienti quindi non potrebbero essere più soddisfatti di così. 🙂

Ma questa non è l’unica cosa che si può massimizzare. La maggior parte delle volte si parla in realtà di massimizzare i profitti di una azienda, che è forse l’unica cosa che interessa veramente l’azienda. Si può massimizzare il rendimento di un gruppo di lavoro, o il suo benessere, ma probabilmente la massimizzazione della soddisfazione della clientela è quella più utilizzata nei curricula.

Si possono anche però “massimizzare i tempi“. Interessante il senso di questo verbo in questo caso specifico. Si potrebbe pensare che sia lo stesso che ottimizzare i tempi. Facile confondere questi due verbi: ottimizzare e massimizzare. In realtà mentre l’ottimizzazione dei tempi è fare qualcosa nel minor tempo possibile, la massimizzazione dei tempi consiste nel metterci il tempo giusto, quello che ci vuole, quello necessario per fare bene un lavoro, che quindi potrebbe anche essere maggiore rispetto all’ottimizzazione, così il lavoro è di migliore qualità.

Questo per dirvi che è certamente meglio usare il verbo massimizzare, piuttosto che ottimizzare se parliamo di “tempi” da impiegare nel fare qualche attività. La differenza è comunque molto sottile e non si fa un grosso errore in questo caso.

es:

  • Ottimizzazione delle spese e massimizzazione dei tempi di attività

Nell’esempio sopra si legge poi “orientato all’obiettivo“. Questa è una formula che sottolinea la cosa su cui siete maggiormente concentrati quando lavorate. Ciò che conta è l’obiettivo, cioè il risultato finale.

Nel corso della seconda lezione del corso abbiamo visto espressioni come “badare al sodo”, badare alla sostanza” “quagliare”, bando alle ciance” ed altre ancora, con cui informalmente si esprime il senso opposto rispetto a “orientato all’obiettivo”. Chi è orientato all’obiettivo è come se avesse una bussola con l’indicazione dell’obiettivo e seguisse sempre quella direzione.

L’orientamento all’obiettivo o al risultato. Si possono usare entrambe le formule. Si tratta quindi di una disposizione alla costante considerazione degli obiettivi lavorativi.

Anche il termine “disposizione” si adatta benissimo a descrivere le proprie competenze professionali. Quando dico che ho una disposizione, in ambito professionale significa avere una Inclinazione, attitudine evidente su un piano professionale, ma si potrebbe parlare anche di piano affettivo, morale, intellettuale.

Un insegnante potrebbe scrivere che ha una naturale/innata disposizione a prendersi cura di giovani studenti.

Più in generale, competenze come: capacità di lavorare sotto stress, l’orientamento al lavoro di squadra, problem solving, flessibilità, disposizione alla leadership, orientamento all’obiettivo etc. sono le cosiddette “soft skills”, ovvero le competenze trasversali favorevolmente spendibili in qualsiasi ambito di lavoro.

Possiamo dire che se le competenze tecniche (o anche quelle linguistiche, digitali etc.) riguardano la capacità concreta di svolgere alcuni lavori, le competenze trasversali sono invece competenze che riguardano la modalità con cui si lavora.

Si chiamano “trasversali” perché riguardano più aspetti e più attività lavorative, quindi servono sempre, qualunque sia il lavoro di cui parliamo.

Ecco dunque altre modalità adatte alla forma scritta, oltre a quella che abbiamo visto sull’orientamento al risultato.

Si potrebbe scrivere ad esempio la “Capacità di analisi e di attenzione al dettaglio”, evidenziando in questo modo che non siamo dei superficiali e che invece sappiamo porre attenzione al dettaglio se vogliamo.

Potremo evidenziare la nostra “Capacità organizzativa”: ossia la capacità di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione ai fini del raggiungimento dell’obiettivo. Quindi parliamo della strategia da elaborare.

Va molto di moda anche la “Capacità di problem solving”, formula inglese che significa capacità di trovare la soluzione dei problemi, soprattutto inaspettati che possono sorgere; la capacità di far fronte ad una emergenza con delle strategie ogni volta diverse e adattate al momento. Questo è il problem solving.

Nel profilo può essere richiesta anche la creatività. Anche questa è una disposizione, è la disposizione all’innovazione, quindi sottolinea la capacità di vedere il mondo da diverse prospettive. Questa competenza serve per migliorare costantemente il proprio lavoro, anche quando tutto sembra già funzionare per il meglio.

Per ruoli importanti come il manager, quindi per chi deve dirigere uffici o coordinare personale, è importante sottolineare la propria “Capacità di leadership”. Ancora una formula inglese molto gettonata per sottolineare la capacità di porsi come leader, assumendosi le giuste responsabilità e aiutando gli altri a raggiungere gli obiettivi in un clima di fiducia, collaborazione e di comunione di intenti. Un’espressione questa che abbiamo visto parlando di unione e condivisione, nella lezione n. 12.

Per alcuni profili può essere importante evidenziare la propria “Capacità di negoziazione”.

Negoziare significa trattare, contrattare, condurre una trattativa. Quindi saper negoziare vuol dire tenere in considerazione le nostre volontà, i propri obiettivi, le proprie aspirazioni, le proprie istanze (termine più formale) e quelle delle controparti. Si può negoziare con i clienti, con i fornitori e con i membri del proprio gruppo.

Le “Capacità relazionali e comunicative” sono poi importantissime perché significa saper controllare i propri sentimenti e di volta in volta sapersi adeguare alla situazione specifica. Saper curare le relazioni umane e professionali, sapersi esprimere nel modo giusto, con la giusta sensibilità e efficacia.

Una domanda che spesso fanno durante un colloquio è poi relativa alla “Predisposizione al lavoro di squadra”.

Conviene sempre scrivere questa qualità, se posseduta e se è capitato di lavorare in una squadra nelle passate esperienze lavorative.

La “predisposizione” è in pratica come la “disposizione” per come l’abbiamo spiegata poco sopra.

Difficile infatti che gli obiettivi da raggiungere siano del singolo lavoratore. In genere gli obiettivi sono comuni e quindi della squadra, dello staff.

Saper rispettare il proprio ruolo, saper chiedere aiuto quando serve, saper dare aiuto agli altri al bisogno. Si parla di questo.

Di contro, per altri lavori potrebbe essere più richiesta la “Capacità di lavorare in autonomia”, cioè lavorare autonomamente quando necessario, senza cioè dover far riferimento ad altri. L’autonomia è una competenza molto apprezzata in molti casi.

Se poi si ha a che fare con i clienti, “l’Orientamento al cliente” è un secondo tipo di orientamento dopo quello al risultato. Essere orientati al cliente significa concentrarsi al fine di soddisfarlo.

Parliamo quindi della capacità di soddisfare le sue esigenze, mettendo in secondo piano le nostre, perché, come si sa, il cliente ha sempre ragione. Così si dice, anche se non sempre è vero.

Flessibilità e adattabilità sono altre due caratteristiche importanti.

Se ho una personalità flessibile e adattabile, non sono rigido e dunque sono disposto a cambiare approccio e modalità lavorative se necessario. senza troppi problemi.

Nell’esempio che vi ho fatto all’inizio, c’è la frase: “Particolarmente capace in ambienti dai ritmi serrati con predisposizione mentale al lavoro intenso.”

Parliamo della “Capacità di lavorare sotto pressione“, o, detta in altro modo, la “Tolleranza allo stress”:.

Soprattutto nei lavori in cui si devono rispettare categoricamente delle scadenze, o quando ci sono periodi particolarmente intensi di lavoro, dal lavoro al ristorante fino ad arrivare al funzionario della comunità europea, saper sopportare la fatica, lo stress rispettando i tempi senza perdere il controllo è senza dubbio una delle principali caratteristiche ricercate.

Ci siamo occupati del “controllo” già in due episodi del corso. La lezione n. 7, proprio al controllo (abbiamo visto diverse espressioni da usare) e poi in un episodio chiamato il controllo e la programmazione del lavoro in cui abbiamo usato queste espressioni con l’aiuto di Daria, un membro dell’associazione Italiano Semplicemente.

E’ importante, quando si mette per iscritto il proprio profilo professionale, usare i termini giusti che sono quelli brevemente sintetizzati sopra.

Le espressioni che abbiamo visto nella prima parte del corso, ripeto, sono adatte maggiormente ad una presentazione orale, anche se spesso vi ho anche presentato delle modalità più formali.

I “ritmi serrati” – sicuramente vi aspettate che spenda due parole su questo – sono i ritmi di lavoro, che possono avere un andamento rapido, incalzante, Spesso non si ha molto tempo per pensare e occorre prendere decisioni velocemente. Per questo sono detti serrati.

Riguardo alle capacità tecniche, parliamo delle cosiddette hard skills, che dipendono dal bagaglio formativo e dalle esperienze lavorative pregresse. Queste sono più specifiche al lavoro che state cercando – diversamente dalle capacità trasversali che sono richieste per tutte le attività.

In questi casi le formule sono più variabili, ma posso consigliarvi di usare alcuni termini e alcune formule tra le più generiche:

  • Dimestichezza con il pacchetto Office (della dimestichezza abbiamo parlato in un episodio dedicato alla gestione dei rischi aziendali)
  • Solide competenze nell’utilizzo di un software specifico
  • Elevate competenze tecniche inerenti al settore informatico (è importante usare sempre la preposizione “a”)
“Inerenti al settore informatico” – ad esempio – significa relative, attinenti, o “che riguardano” il settore informatico.

  • Alta professionalità nel settore dei servizi sportivi
  • Profonda conoscenza delle procedure necessarie per ottenere le migliori performance di analisi ambientali.
  • Maturata esperienza nel settore immobiliare
  • Attività pluriennale nella redazione di documenti scientifici

In settori specifici è particolarmente importante usare i termini settoriali. Se ad esempio siete un ingegnere:

  • trasformazione
  • gestione
  • pianificazione
  • elaborazione
  • progettazione

In alcuni mestieri poi è molto importante un “dettaglio” finale: “automunito/a“. In pratica siete muniti di automobile. Questo è il senso. Il che significa che avete una automobile e potete utilizzarla nel vostro lavoro. pensate alla babysitter, alla badante, all’adetto alle consegne eccetera.

Ci vediamo alla prossima lezione di Italiano Professionale e ricordo a tutti che per accedere all’intero corso occorre diventare membri dell’associazione Italiano Semplicemente. In alternativa, se siete interessati solamente alle lezioni di Italiano Professionale, si possono anche acquistare i libri su Amazon o sul sito di Italiano Semplicemente.

Un saluto a tutti.

Il profilo – ITALIANO PROFESSIONALE (n. 37)

Italiano Professionale

Sezione n. 4: lavorare in Italia

Il profilo (episodio n. 37) – (scarica audio)

Trascrizione

Bentornati alla quarta sezione del corso di Italiano Professionale.

In questa sezione, lo ricordo, l’argomento è “lavorare in Italia”.

Nel passato episodio abbiamo parlato del Curriculum e dei verbi redigere, scrivere e compilare.

Siamo quindi in un momento particolare, quello della nostra presentazione.

Vi ho anche detto che ciò che emerge, una volta redatto il curriculum, è il cosiddetto profilo professionale di una persona.

Conviene aprire una parentesi sul termine profilo.

Nel nostro caso, quindi in ambito professionale, parliamo del profilo professionale, vale a dire dell’insieme delle attività e delle caratteristiche che definiscono, che caratterizzano una persona. In realtà si parla spesso di “figura professionale” della quale un’azienda è alla ricerca.

Una figura professionale non è una persona fisica, ma rappresenta delle caratteristiche, una persona ipotetica che ha certe caratteristiche, quindi rappresenta un certo profilo professionale.

Per questo motivo al posto di “profilo professionale“, possiamo parlare anche di “figura professionale“. Sono due modi per descrivere una professionalità, una persona con specifiche caratteristiche professionali.

Si tratta di una sintetica descrizione delle mansioni e della professionalità necessarie a svolgere determinate funzioni, quindi necessarie a fare un certo lavoro.

Dal punto di vista di un lavoratore, scrivere un curriculum aiuta a comunicare all’esterno (cioè alle aziende che cercano lavoratori) cosa si è in grado di fare. Permette al lavoratore di potersi identificare in una specifica figura professionale; permette di far riconoscere le proprie capacità a chi ne ha bisogno.

Dal punto di vista di un datore di lavoro, (di un’azienda) invece, che sta cercando personale da assumere o ingaggiare (possiamo usare anche questo verbo) è importante sapere se delle persone rispondono a un certo profilo professionale.

Strano questo utilizzo del verbo rispondere vero?

rispondere a Rispondere a un certo profilo professionale significa avere le caratteristiche richieste, le caratteristiche della figura professionale richiesta.

Quindi, se un lavoratore risponde a quella figura professionale, allora l’azienda sa che questo lavoratore è effettivamente capace di portare a termine quel lavoro, e quindi è una garanzia. per l’azienda.

Ma tornando al concetto di “profilo“, questo termine ha più significati. C’è però un senso comune, quello di descrivere qualcosa, di avere indicazioni su qualcosa o qualcuno.

Ciascuno di noi, se si mette di profilo, ad esempio, si gira su un lato, quello sinistro o quello destro. Il termine profilo si usa spesso in questo senso, e si parla della linea che delimita un oggetto alla vista, fornendo i dati essenziali per individuarne o ricostruirne l’aspetto.

Una persona, quando è vista di profilo infatti, si vede meglio se ha il naso pronunciato, cioè più grande del normale, o se ha il mento sporgente. Poi il profilo destro è diverso da quello sinistro.

Alle persone che vengono arrestate, che vengono messe in prigione, vengono scattate tre foto, una di fronte e due si profilo.

di profilo

Quindi mettersi di profilo significa girarsi di fianco.

In questo modo si vede la linea del volto, dalla fronte al mento, perché la testa si presenta di fianco.

Ci sono persone che hanno un bel profilo, altre che hanno un profilo regolare, cioè senza segni particolari che ne evidenziano una caratteristica poco comune.

Dal profilo quindi, anche quello relativo al viso, emergono le caratteristiche di una persona.

Anche un oggetto ha un profilo, quando viene visto lateralmente.

Se parliamo del significato in ambito letterario, possiamo anche scrivere un profilo.
Si tratta in questo caso di un breve e sintetico saggio critico-descrittivo di un autore.

Se volete, ad esempio, conoscere un profilo di Dante Alighieri, non dovete leggere il suo curriculum, ma la descrizione che ne fa un critico letterario.

alto e basso profilo

Si parla spesso, in politica, di personaggi di alto o basso profilo, intendendo in questo caso persone con profili “professionali” importanti (alto profilo) o poco importanti (basso profilo). Una persona di alto profilo è indiscutibile da questo punto di vista, perché è nota a tutti come una persona molto competente.

Esiste anche l’espressione “mantenere un profilo basso“, che significa cercare di non farsi notare troppo. E’ un comportamento di coloro che non vogliono attirare l’attenzione, e quindi parlano con un tono pacato, controllato, senza prendere una posizione forte su un argomento. Queste persone in pratica cercano di “passare inosservate” e quindi di non farsi notare.

Esiste anche il verbo profilare. Si intende il disegnare una figura tracciandone i contorni, quindi come tratteggiare. Ma se la figura è una figura professionale, perché un’azienda ha bisogno di una specifica figura professionale, profilare questa figura professionale significa scrivere le caratteristiche professionali.

Ci sarà una persona, all’interno dell’azienda che dovrà profilare questa figura professionale, dovrà quindi descrivere la persona di cui necessita l’azienda elencando le caratteristiche richieste.

Interessante l’uso riflessivo del verbo profilare.

il verbo profilarsi

Si profila/profilano” è una modalità particolare che non ha niente a che vedere con il profilo di nessun tipo. L’uso è pertanto figurato. Profilarsi significa apparire imminente o probabile, preannunciarsi.

Quando una situazione sembra volgere in un certo modo, quando le cose sembrano andare in un certo modo, quando il futuro sembra abbastanza prevedibile, posso usare il verbo profilarsi.

Es:

Si profila un periodo di recessione per l’Europa

Quindi sembra che nel prossimo futuro ci sarà una recessione.

Dopo le recenti elezioni, si profila un periodo difficile per l’Italia.

Se mio figlio a scuola inizia a prendere brutte votazioni, brutti voti nelle varie materie scolastiche, posso dire:

Sembra profilarsi un anno scolastico difficile.

È un modo abbastanza ricercato per descrivere il probabile futuro.

Normalmente diremmo:

Secondo me le cose andranno così…

Le cose sembrano mettersi bene/male

Il prossimo futuro appare…

A giudicare da quanto sta accadendo, secondo me adesso….

Stando a quanto sta accadendo….

La questione promette/non promette bene

Eccetera.

Per finire vediamo alcuni tra i profili professionali più ricercati in Italia, vale a dire le figure professionali più richieste:

Manager esperto di e-commerce cioè di commercio elettronico

Ne avrei bisogno anch’io…

In Italia però si cercano soprattutto insegnanti, medici e infermieri. Soprattutto dopo la pandemia.

Se il vostro profilo risponde a una di queste figure professionali, sicuramente non avrete problemi a trovare lavoro.

Ci vediamo alla prossima lezione di Italiano Professionale e ricordo a tutti che per accedere all’intero corso occorre diventare membri dell’associazione Italiano Semplicemente. In alternativa, se siete interessati solamente alle lezioni di Italiano Professionale, si possono anche acquistare i libri su Amazon o sul sito di Italiano Semplicemente.

Un saluto a tutti.

La redazione del Curriculum – ITALIANO PROFESSIONALE (n. 36)

Italiano Professionale

Sezione n. 4

Titolo: La redazione del Curriculum (episodio n. 36)

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Trascrizione

Eccoci arrivati alla quarta sezione del corso di Italiano Professionale.

In questa sezione ci occupiamo di “lavorare in Italia”.

Un argomento che sviscereremo in ogni aspetto utile a voi, non madrelingua, ovviamente. L’obiettivo è innanzitutto approfondire aspetti della lingua italiana ma allo stesso tempo vi darò informazioni utili, almeno per chi lavora o cerca lavoro in Italia.

Per i dettagli sui singoli episodi di questa quarta sezione potete vedere il sommario del corso.

Durante questo percorso ogni volta che incontreremo un termine particolare cercherò di spiegarvelo.

Iniziamo dal curriculum vitae. Più che una lezione però vorrei che fosse una semplice e non troppo lunga chiacchierata: meglio fare brevi ma tanti episodi su questo argomento.

Iniziamo dal termine “Curriculum“, che è una parola latina che significa “corso della vita in breve”.

Strano vero? Non sembra che stiamo parlando di lavoro.

Il curriculum vitae, indicato con la sigla CV, è un documento che serve a presentare una persona dal punto di vista lavorativo, descrivendone il percorso formativo e professionale.

Questo lo sappiamo tutti.

Gli studenti non madrelingua saranno sicuramente interessati però al vocabolario legato al curriculum.

Prima di tutto, il curriculum va redatto. Non va scritto, non va compilato, né fatto o descritto. Il verbo da usare è redarre.

Ma esiste davvero questo verbo?

Ovviamente no, anche se molti italiani lo usano normalmente. In realtà redarre è una forma errata per redigere.

Il verbo giusto da usare dunque è redigere.

Ah, giusto, diranno adesso gli italiani!

Ma questo episodio non è per voi, cari italiani, ma per gli studenti stranieri o amanti della lingua italiana.

Redigere il curriculum. Si dice così se vogliamo essere precisi.

Apriamo una breve parentesi su questo verbo perché le cose che si possono redigere non sono così tante in fondo.

Redigere significa compilare nella forma prescritta. Si può anche usare il verbo stilare in molte occasioni.

Anche un verbale si può redigere, come il verbale di una riunione di lavoro. Se usiamo invece compilare, c’è l’idea di campi predisposti da riempire, di caselle da barrare, di spazi vuoti da riempire con informazioni di vario tipo.

Oltre al curriculum e al verbale, anche un normale articolo si può redigere. Non è un caso che esiste la figura del redattore, colui o colei (redattrice in questo caso) che si occupa della scrittura (si dice anche stesura) di un articolo.

Il redattore può fare anche la revisione, la correzione di articoli per un giornale, una rivista, eccetera. La redazione dunque è qualcosa di più complesso rispetto alla compilazione.

È un verbo che potrei anche usare per gli episodi di italiano semplicemente.

Redigere un episodio.

È molto simile al verbo scrivere, non è vero?

Sicuramente però è più professionale come verbo. In effetti preferisco usare scrivere per gli episodi, in quanto è un verbo meno impegnativo rispetto a redigere.

In effetti in italiano semplicemente non c’è neanche una “redazione“, che è l’ufficio dove lavorano i redattori.

Per il curriculum però è sicuramente più adatto redigere in quanto si tratta della presentazione di noi stessi. Cosa c’è di più importante?

Si può redigere anche un atto amministrativo, un testamento, una tesi di laurea, un bilancio. Tutte cose molto importanti.

Ma come si redige il CV?

Fortunatamente esiste oggi il cosiddetto “formato europeo del curriculum vitae” , così abbiamo un file predisposto in cui dobbiamo solamente renderlo personale inserendo le nostre informazioni.

Col curriculum europeo viene pertanto quasi più naturale usare il verbo compilare.

Vi consiglio vivamente di usare questo formato perché è il più conosciuto e secondo me molto professionale e elegante.

Non è complicato in fondo redigere un curriculum, ma ci sono alcune accortezze, alcuni accorgimenti che si possono adottare.

L’obiettivo ovviamente è renderlo attraente. Poi, piu in là, vediamo anche un aggettivo alternativo di “attraente“.

È interessante notare che il plurale di curriculum è curricula. I curricula.

Dunque, se c’è un concorso, qualcuno dovrà esaminare i curricula dei candidati.

Anche in questo caso però in molte occasioni gli italiani sbagliano e anche al plurale si tende spesso ad usare il termine curriculum:

Per partecipare al concorso bisogna inviare i curriculum al seguente indirizzo e-mail…

Ah, l’accorgimento! Quasi dimenticavo.

Uno degli accorgimenti in fase di redazione del Curriculum, è inserire le informazioni, come le esperienze lavorative, in ordine dal più recente al meno recente.

Lo stesso discorso vale per la propria formazione:

Prima il dottorato, poi la Laurea, poi eventualmente il diploma eccetera.

Un altro accorgimento utile è non usare sempre lo stesso curriculum, ma variare a seconda del posto a cui aspirate.

Cercate di allineare il vostro profilo con quello del posto da ricoprire. Eliminate le cose che non servono e sviluppate le vostre caratteristiche più importanti per il profilo cercato.

Ho usato il termine profilo. Un termine interessante perché ha vari significati.

Lo vedremo bene in un episodio dedicato, sempre in questa sezione.

In generale, un curriculum vitæ deve essere efficace. Ecco l’aggettivo alternativo a “attraente”.

Questo significa che deve funzionare, deve sortire effetti, deve produrre i risultati voluti.

Anche questo episodio però deve essere efficace. Allora meglio finirla qui.

Fine della chiacchierata.

L’istanza – ITALIANO PROFESSIONALE

L’istanza

Durata: 11 minuti

Sezione: approfondimenti

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

i verbi professionali (audio-libro)

Descrizione

Oggi vediamo il termine istanza, in questo nuovo approfondimento di italiano professionale.

 Disponibile ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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Fare da tramite – ITALIANO PROFESSIONALE

Fare da tramite

tutte le lezioni di italiano per il lavoro

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Descrizione

Questo approfondimento di italiano professionale riguarda le intermediazioni. Parliamo di rapporti professionali e anche dei verbi che si usano quando non c’è un rapporto diretto tra due persone.

Durata MP3: 10:47 minuti

Audio MP3 e Trascrizione PDF

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767 Braccia conserte, di conserto

Braccia conserte

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Trascrizione

Vediamo oggi un aggettivo cghe viene usato spessissimo, se non esclusivamente, alle braccia: Conserte. Ovviamente in questo caso l’agettivo è plurale femminile, come le braccia, appunto.

Le braccia conserte indica le braccia incrociate su petto, quindi intrecciate.

Quando le braccia sono conserte, sono quindi incrociate. Si usa parlare di braccia conserte quando parliamo di linguaggio del corpo. Potrei avere freddo, naturalmente, ed è per questo che tengo le braccia conserte ma in genere si esprime qualcosa di diverso.

Una persona che tiene le braccia conserte assume una posizione particolare.

Se sto assistendo a qualcuno che parla e mi trovo in piedi, è molto probabile che io incroci le braccia. Probabilmente perché non saprei dove altro metterle. Le potrei mettere in tasca. Questa è un’alternativa adottata a volte.

Altre volte invece questa posizione rappresenta un atteggiamento di chiusura, vale a dire che non siamo disposti, se teniamo le braccia conserte, a mettere in discussione le nostre idee, quindi è un modo per isolarci. In altre occasioni può essere un gesto che mostra sicurezza di sé.

Stare ma soprattutto restare a braccia conserte, è una espressione che indica la non azione, il non far nulla.

Es:

Di fronte al rischio di una guerra, non si dovrebbe restare a braccia conserte

Cioè: bisogna invece fare qualcosa, per impedire la guerra

Se voglio qualcosa dalla mia vita non poso restare a braccia conserte ad aspettare che il destino mi aiuti, ma devo fare qualcosa!

Attenzione perché “conserto”, al singolare, è presente nella locuzione “di conserto“, una locuzione abbastanza formale che sta a significare una decisione presa “di comune accordo“, quindi insieme.

Abbiamo deciso di conserto che è il momento di fare la pace.

Gli stati europei devono muoversi di conserto

Muoversi o fare qualcosa di conserto significa muoversi insieme, prendere decisioni insieme, decisioni che vanno nella stessa direzione attraverso degli accordi.

Anche questa è una espressione piuttosto formale.

Gli accordi e le intese, ancor più che le decisioni, vengono prese di conserto, altrimenti che accordi sono?

Spesso di usa anche “d’intesa“:

Agire d’intesa = agire di conserto

I carabinieri, d’intesa con la polizia, hanno fatto le indagini

Il comune di Roma, d’intesa col Ministero, promuove la settimana della cultura

Il presidente dell’associazione, d’intesa con tutti i membri, ha deciso la data della prossima riunione

Sicuramente d’intesa è una forma più utilizzata rispetto a “di conserto“.

Poi dovete sapere che “di concerto” ha lo stesso significato di “di conserto” quindi si parla sempre di un accordo, di un comune accordo. Non è un caso che durante un concerto ci siano molti strumenti a suonare tutti insieme.

Quindi agire di concerto o andare di concerto significano ancora una volta agire insieme, di comune accordo, procedere insieme. Però per le braccia non vale la stessa cosa. Le braccia possono solamente essere conserte, con la lettera esse.

Esiste anche a la concertazione (solamente con la lettera c) che è, nel linguaggio giornalistico e politico, un modo di operare, una prassi di reciproca consultazione e di azione congiunta tra le forze sociali e il governo sui maggiori temi della politica economica.

Adesso ripassiamo:

Danielle: dottore, ho un problema. Non riesco a smarcarmi dallo studio della grammatica. Anzi le dico che mi diverte persino a volte. È grave dottore?

Estelle: grave? Gravissimo! Provo una tremenda invidia però! Anch’io studio italiano ma la trovo veramente pesante la grammatica.

Irina: ma senti questi! Parlare della grammatica di venerdì! Vivaddio non ne ho più bisogno adesso! Ma anche lei, benedetto dottore! Non conosce I risvolti negativi delle regole grammaticali sull’umore?

Accreditare – VERBI PROFESSIONALI (n.78)

Accreditare

(scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Verbo professionale numero 78: Accreditare.

Un verbo che ha più significati. Questo accade perché contiene il termine credito, che da una parte si riferisce ai soldi, al denaro e dall’altra ha a che fare con la credibilità.

Il credito infatti, quando parliamo di soldi, c’è sempre di mezzo una banca.

È il contrario di debito. Infatti il credito è la cessione di una somma di denaro da parte del creditore (in genere una banca) contro l’impegno di restituzione futura da parte del debitore (colui, il cittadino, che chiede i soldi in prestito).

Chi prende soldi in prestito ha un debito con chi li dà in prestito.

Ma il credito, dicevo, ha a che fare con la credibilità, con la fiducia, la stima, prestigio. Un termine diffuso e usato soprattutto in ambito commerciale.

Posso dire ad esempio che:

ci sono dei prodotti che vanno acquistando sempre più credito.

Notate come si usi, anche quando si parla di fiducia e non di soldi, il verbo acquistare, nel senso di avere, conquistare, assumere, acquisire, prendere.

Il credito si può acquistare similmente alla fiducia, quando non si deve più dimostrare il proprio valore perché l’abbiamo già fatto.

Allora, visto che ci sono queste due possibilità nel parlare di credito, allora ci sono due possibilità anche per il verbo accreditare.

Nel linguaggio bancario o commerciale, significa eseguire un’operazione di accreditamento. Se si accredita un importo a qualcuno, si danno dei soldi a questa persona. Possiamo anche dire che si fa un accredito su quel conto bancario. Accredito e accreditamento sono la stessa cosa nel linguaggio bancario.

Il passaggio di denaro avviene però attraverso le banche.

La cifra di 1000 euro è stata accreditata nel (o sul) tuo conto.

Mi hanno accreditato 4000 euro.

Qualcuno evidentemente ha disposto un bonifico a mio favore pari a quella cifra. Adesso la posso spendere poiché mi è stata accreditata sul conto bancario.

Dall’altro lato accreditare significa rendere credibile, quindi simile anche a avvalorare, cioè dare valore.

Si può accreditare un fatto o anche un’opinione o delle voci che si sentono in giro.

Es:

Alcune fonti accreditano la voce delle dimissioni del presidente.

Quindi secondo queste fonti, questa voce delle dimissioni è credibile. Si tratta di notizie credibili: probabilmente è proprio vero che il presidente si dimetterà.

Accreditare è quindi rendere credibile nel senso di dare credito. Può significare anche semplicemete credere, fidarsi, ascoltare, sempre nel senso di credere.

Non puoi accreditare delle voci di corridoio!

Non puoi dare credito a delle voci di corridoio!

Quando credete in una opinione di una persona o a delle cose che sì sentono, state accreditando questa opinione, le state dando credito.

Potete decidere di dare credito ad una persona oppure di non darle credito. È analogo a accordare fiducia, o accordare credito.

Anche “dare credito” si può usare in senso economico. Però significa prestare dei soldi, soldi che normalmente vengono accreditati sul conto della persona che chiede credito alla banca.

Dare/concedere credito, in senso economico, lo usano solo le banche, e quando una banca dà o concede credito a una persona, nel senso che gli presta dei soldi, se ci pensate, ha anche fiducia che questi soldi vengano restituiti.

Per questo motivo il credito ha a che fare sia col denaro che con la fiducia.

Si è detto prima che accreditare è sinonimo di avvalorare. Questo è un verbo che abbiamo già visto.

Non sono però proprio uguali, infatti avvalorare significa , come visto, aumentare il valore, la credibilità. Simile a rafforzare.

Inoltre avvalorare non si usa, se non molto raramente, parlando si parl di valore economico.

Col verbo accreditare poi, non vogliamo (come accade con avvalorare) aggiungere qualcosa che renda maggiormente credibile una opinione, ma semplicemente riporre la nostra fiducia su qualcosa, anche a costo di subire le conseguenze di un eventuale errore di valutazione.

In ambito professionale si usa anche nel senso di stima e prestigio di una persona, non solo di un prodotto, come abbiamo visto inizialmente.

Una persona, quando si dice che è molto accreditata, vuol dire che ha acquistato credito, che viene stimata in ambito professionale.

Si fa sempre riferimento al suo mestiere in questi casi, oppure si fa riferimento a qualcosa di particolare, una particolare attività che lo vede spiccare rispetto agli altri, ma questo non vale solo per le persone.

Giovanni è un avvocato molto accreditato nella sua città

Un professionista tra i più accreditati in città nel suo mestiere

L’ospedale di cui stiamo parlando è molto accreditato per la cura delle malattie del sangue.

Stiamo parlando di stima, di notorietà, di credibilità acquisita da un medico o da un ospedale, grazie alle capacità mostrate in passato.

Infine è importate sapere che a volte non è questione di stima, ma semplicenete parliamo di accreditamento:

Ho fatto un Corso di formazione pratico online accreditato (dal) MIUR

Il MIUR è il mistero università e ricerca.

Posso anche dire che:

l’ente di formazione è un ente accreditato dal MIUR.

Non vuol dire che il MIUR ha fiducia o stima in quesito corso o in questo ente, ma che l’ente ha ricevuto un accreditamento dal ministero.

Un accreditamento è una attestazione della capacità di operare. Il MIUR ha riconosciuto a questo ente di avere le capacità richieste. Quindi un corso presso questo ente è riconosciuto dal MIUR.

Per l’ente è come avere una certificazione, perché essere accreditato presso un ente pubblico attribuisce credibilità. In termini di qualità, rispetto dell’ambiente, igiene, sicurezza, ecc. L’accreditamento si usa nelle questioni l particolarmente importante, nella sanità, sicurezza sociale, educazione, attività commerciali, attività di laboratorio e certificazioni. Dobbiamo essere sicuri di poterci fidare di una persona o un ente accreditato.

Ecco la fiducia e la stima di cui si parlava prima.

Del verbo screditare parliamo in un altro episodio.

Vi ho parlato dell’accreditamento che è ciò che ci viene concesso quando viene certificata una competenza particolare. Ma se ricordate all’inizio ho detto che nel linguaggio bancario accreditamento e accredito sono la stessa cosa: un versamento di una somma di denaro su un conto bancario.

Ma un accredito (solo accredito stavolta) è anche una autorizzazione formale ad assistere a un evento, concessa in particolare ai giornalisti.

ricevere l’accredito per un concerto

Facciamo ora il consueto esercizio di ripetizione.

Ripetete dopo ogni frase che ascolterete pronunciare dai membri dell’associazione Italiano Semplicemente:

Ulrike: Accreditare

Bogusia: Finalmente mi hanno accreditato lo stipendio

Komi: Accredito

Marcelo: Quando avverrà l’accredito dello stipendio?

Komi: L’accredito avviene il giorno 27 di ogni mese.

Komi: Accreditamento

Albéric: Abbiamo ricevuto un accreditamento da parte del ministero

Irina: Non vorrai mica accreditare queste chiacchiere che girano su di me, vero?

Marcelo: Sono solamente voci. Non gli do nessun credito.

Albéric: È un’azienda che gode di parecchio credito presso gli italiani

Karin: Puoi prestarmi il telefono? Il mio non ha più credito

Peggy: ricevere l’accredito per un concerto

Komi: Concedere l’accredito per entrare allo stadio

Ci vediamo al prossimo verbo professionale.

Soprassedere – VERBI PROFESSIONALI (n.77)

Soprassedere (scarica audio)

soprassedereTrascrizione

Giovanni: Verbo professionale numero 77.

Lo so, i verbi professionali sono più complicati degli altri verbi, perché si usano meno di frequente e quando li usiamo dobbiamo essere sicuri. Comunque se volete soprassediamo. Oppure vado avanti?

Se soprassediamo però non potrò spiegarvi questo verbo. Cercherò di essere abbastanza veloce allora.

Il verbo soprassedere (lo avete capito) è quello che vi spiego oggi. E’ un verbo molto adatto per le riunioni di lavoro.

E’ adatto anche ogni volta che ci sono decisioni da prendere.

Infatti soprassedere significa rinviare ad altra occasione una decisione o l’attuazione di quanto già avevamo programmato. In pratica è molto simile a “rimandare”. Quest’ultimo è ovviamente quello più usato in tutte le occasioni, ma soprassedere è la sua versione formale.

Quando dobbiamo preferirlo a rimandare dunque?

Quando siamo seduti?

Sembra una battuta, ma in effetti se siamo seduti in una riunione abbiamo certamente un programma, un ordine del giorno, qualcosa di cui parlare, e quando decidiamo di soprassedere su uno dei punti all’ordine del giorno quello che facciamo è spostare quel punto ad altra occasione.

“Sedere” lo dobbiamo intendere come verbo, non come sostantivo, nel senso di “stare”.

Quindi soprassedere è come “stare sopra” e questo non c’entra nulla col senso che vi ho appena spiegato. Il fatto è che il verbo si usa anche (ma molto raramente) nel senso di dominare, sovrastare.

Il senso che ci interessa invece è quello di rimandare, ma possiamo anche usare il verbo “differire“, altrettanto formale che soprassedere.

La mia proposta è di soprassedere fino a quando non saranno presenti tutti i ministri

Questo è un esempio di utilizzo del verbo….

Trascrizione completa disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Caldeggiare – VERBI PROFESSIONALI (n.76)

Caldeggiare

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Trascrizione

Giovanni: brrrr, che freddo che fa vero?

Magari adesso in altre parti del mondo però fa caldo, anzi sicuramente è così!

Comunque non voglio parlare del tempo oggi. Dovevo però trovare un modo non banalissimo per introdurre il verbo professionale n. 76: caldeggiare.

Non si usa certamente parlando del tempo che fa, del caldo e del freddo e a dire il vero non si usa neanche molto al di fuori di contesti lavorativi o almeno è più spesso usato da giornalisti, per iscritto nei notiziari, nei tg eccetera.

Caldeggiare non è affatto slegato dal concetto di caldo, ma più propriamente è legato al calore, inteso in senso figurato.

Infatti caldeggiare significa Sostenere, appoggiare con calore, con impegno.

Si usa spesso con le proposte:

caldeggiare una proposta

Una proposta, o un’iniziativa, o un’ipotesi, hanno bisogno di essere caldeggiate, perché un semplice “sono d’accordo” o “sono favorevole” non bastano. Le proposte, per avere possibilità di realizzarsi, hanno bisogno di un sostegno caloroso, hanno bisogno di una spinta soprattutto emotiva, vigorosa, convinta. Bisogna favorire questa proposta, difenderla se qualcuno la osteggia, la ostacola, la contrasta. Questo è caldeggiare:

Io caldeggio fortemente la tua iniziativa

Spesso si aggiunge qualcosa come un avverbio di questo tipo per dare maggiormente l’idea del sostegno convinto.

Si usa come verbo anche con le candidature politiche, quindi in modo simile a sostenere una candidatura.

Caldeggiare una candidatura significa augurarsi che questa persona sia eletta perche si crede in lei.

Sostenere può dare a volte un’idea diversa.

Un gruppo politico, un partito può sostenere una candidatura. Significa che la propongono a loro rappresentanza, ma si esprime una preferenza, una scelta, magari frutto di un compromesso, di accordi. Magari questa scelta era l’unica possibile o anche peggio, è stata imposta da qualcuno, il leader del partito ad esempio. Niente di più.

Caldeggiare invece racchiude un convincimento nel sostenere questo candidato o un’idea qualunque.

Se si tratta di una proposta si tratta di appoggiarla con calore, con convincimento, anche in confronto ad altre proposte.

Se si tratta di una iniziativa, si esprime un “sono d’accordo” ma più convinto:

dai! Sì, è un’ottima idea!

Ma questo è troppo amichevole e informale!

Riguardo alle differenze rispetto al verbo sostenere, ci sono da dire altre cosette interessanti.

Il verbo “sostenere” può anche voler indicare un sostegno di tipo economico, cosa che non riguarda il verbo caldeggiare.

Caldeggiare, poi, sfiora anche il concetto di “augurarsi” e “sperare“, “volere“, “desiderare” ma c’è qualcosina in più solitamente, come una spinta, un aiuto, o almeno una forte volontà di avere una influenza per favorire questa iniziativa o proposta.

Il ministro caldeggia l’ipotesi di una interruzione della didattica a distanza

Quindi il ministro si mostra favorevole a questa sospensione, è d’accordo, la vorrebbe favorire e probabilmente lo farà.

Il convincimento ha la meglio rispetto al semplice sostegno, che spesso va anche interpretato come qualcosa di ufficiale, similmente ad “appoggiare” e “promuovere” come una dichiarazione pubblica o come un incoraggiamento, una protezione:

Il nuovo presidente è sostenuto da una maggioranza ampia

Gli elettori in piazza hanno sostenuto il sig.. Rossi come candidato alla presidenza

Ho bisogno del vostro sostegno, sono molto triste!

Poi sapete che sostenere ha anche un senso materiale, simile a reggere, tenere, con le mani ad esempio per non far cadere qualcosa, poi si può sostenere un peso, anche in senso figurato, come sostenere il peso di una responsabilità.

Infine, si sostiene anche nel senso di “dire”, “affermare”, “credere

Giovanni sostiene di aver ragione.

Niente di tutto ciò ritroviamo in caldeggiare. caldeggiare è più semplice, con un significato ben preciso.

Può somigliare anche a “raccomandare“:

Raccomando di scegliere Giovanni come presidente

cioè:

Io caldeggio Giovanni come scelta per la carica di presidente

Cioè:

secondo me dovreste scegliere lui, puntate su di lui. E’ un consiglio appassionato.

Anche il verbo “promuovere“, come ho accennato prima, si avvicina, pur avendo anche altri significati come verbo.  Comunque promuovere si usa spesso con le iniziative che si vogliono favorire, dare impulso.

Promuovo l’iniziativa da te proposta, mi piace molto.

Come a dire: per me è ok, per me va bene. Un senso simile ma come detto promuovere ha anche altri significati.

I verbi che esprimono il significato opposto sono contrastare, ostacolare, osteggiare.

Esercizio di ripetizione:

Caldeggiare

Caldeggiare una proposta

Caldeggiare un’iniziativa

Piace anche a me l’iniziativa da te caldeggiata

L’ipotesi da te caldeggiata non può non essere interessante

Questa strada è caldeggiata da tempo dal direttore. Dovremmo pensarci seriamente anche noi

Caldeggio la tua idea di prenderci una pausa di riflessione.

Tra le tante ipotesi in campo, le Regioni sembrano caldeggiare la prima.

Un piano caldeggiato da tutta la maggioranza

L’ipotesi di un governo tecnico sembra essere caldeggiato dall’Unione europea

Ci vediamo al prossimo verbo professionale