Giovanni: quando siamo a tavola, si sente spesso parlare del “piatto forte”.
Qual è il piatto forte del pranzo?
Il piatto forte non è però il piatto più resistente del servizio dei piatti, ma il piatto migliore; piatto inteso come pietanza, non come contenitore di cibo.
L’aggettivo forte in questo caso non ha niente a che fare con la forza e coi muscoli.
Generalmente il piatto forte è anche il più sostanzioso e prelibato di un pranzo, il più interessante, ma viene nominato soprattutto nei giorni di festa, o quando ci sono ospiti.
Arriva il piatto forte! Melanzane alla parmigiana!
Ieri era il giorno di Pasqua e il piatto forte di mia suocera è stato la lasagna!
Altre volte, ma fuori della cucina, si usa al posto del pezzoforte, ma stavolta stiamo assistendo ad uno spettacolo; non stiamo mangiando quindi ma siamo ad un concerto o un’esibizione pubblica. Il pezzo forte o il piatto forte può essere una canzone o anche una battuta.
Il piatto forte della serata arriva tra poco!
Le canzoni vengono quindi confrontate alle portate di un pasto.
Vediamo oggi un aggettivo cghe viene usato spessissimo, se non esclusivamente, alle braccia: Conserte. Ovviamente in questo caso l’agettivo è plurale femminile, come le braccia, appunto.
Le braccia conserte indica le braccia incrociate su petto, quindi intrecciate.
Quando le braccia sono conserte, sono quindi incrociate. Si usa parlare di braccia conserte quando parliamo di linguaggio del corpo. Potrei avere freddo, naturalmente, ed è per questo che tengo le braccia conserte ma in genere si esprime qualcosa di diverso.
Una persona che tiene le braccia conserte assume una posizione particolare.
Se sto assistendo a qualcuno che parla e mi trovo in piedi, è molto probabile che io incroci le braccia. Probabilmente perché non saprei dove altro metterle. Le potrei mettere in tasca. Questa è un’alternativa adottata a volte.
Altre volte invece questa posizione rappresenta un atteggiamento di chiusura, vale a dire che non siamo disposti, se teniamo le braccia conserte, a mettere in discussione le nostre idee, quindi è un modo per isolarci. In altre occasioni può essere un gesto che mostra sicurezza di sé.
Stare ma soprattutto restare a braccia conserte, è una espressione che indica la non azione, il non far nulla.
Es:
Di fronte al rischio di una guerra, non si dovrebbe restarea braccia conserte
Cioè: bisogna invece fare qualcosa, per impedire la guerra
Se voglio qualcosa dalla mia vita non poso restare a braccia conserte ad aspettare che il destino mi aiuti, ma devo fare qualcosa!
Attenzione perché “conserto”, al singolare, è presente nella locuzione “di conserto“, una locuzione abbastanza formale che sta a significare una decisione presa “di comune accordo“, quindi insieme.
Abbiamo deciso di conserto che è il momento di fare la pace.
Gli stati europei devono muoversi di conserto
Muoversi o fare qualcosa di conserto significa muoversi insieme, prendere decisioni insieme, decisioni che vanno nella stessa direzione attraverso degli accordi.
Anche questa è una espressione piuttosto formale.
Gli accordi e le intese, ancor più che le decisioni, vengono prese di conserto, altrimenti che accordi sono?
Spesso di usa anche “d’intesa“:
Agire d’intesa = agire di conserto
I carabinieri, d’intesa con la polizia, hanno fatto le indagini
Il comune di Roma, d’intesa col Ministero, promuove la settimana della cultura
Il presidente dell’associazione, d’intesa con tutti i membri, ha deciso la data della prossima riunione
Sicuramente d’intesa è una forma più utilizzata rispetto a “di conserto“.
Poi dovete sapere che “di concerto” ha lo stesso significato di “di conserto” quindi si parla sempre di un accordo, di un comune accordo. Non è un caso che durante un concerto ci siano molti strumenti a suonare tutti insieme.
Quindi agire di concerto o andare di concerto significano ancora una volta agire insieme, di comune accordo, procedere insieme. Però per le braccia non vale la stessa cosa. Le braccia possono solamente essere conserte, con la lettera esse.
Esiste anche a la concertazione (solamente con la lettera c) che è, nel linguaggio giornalistico e politico, un modo di operare, una prassi di reciproca consultazione e di azione congiunta tra le forze sociali e il governo sui maggiori temi della politica economica.
Adesso ripassiamo:
Danielle: dottore, ho un problema. Non riesco a smarcarmi dallo studio della grammatica. Anzi le dico che mi diverte persino a volte. È grave dottore?
Estelle: grave? Gravissimo! Provo una tremenda invidia però! Anch’io studio italiano ma la trovo veramente pesante la grammatica.
Irina: ma senti questi! Parlare della grammatica di venerdì! Vivaddio non ne ho più bisogno adesso! Ma anche lei, benedetto dottore! Non conosce I risvolti negativi delle regole grammaticali sull’umore?