262 – Alla volta di

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alla volta di

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Giovanni: Abbiamo già incontrato 2 volte il termine “volta” negli episodi di due minuti con Italiano Semplicemente. E con questo episodio è già la terza volta!

La prima volta è accaduto nell’episodio 117, quando abbiamo visto “una volta“, poi abbiamo visto “dare di volta il cervello“.  A dire il vero abbiamo anche visto “svoltare“. che contiene ugualmente la “volta”, un termine che indica sempre un cambiamento: un cambiamento di direzione: svoltare a destra; ma anche un cambiamento di qualsiasi altra cosa: “una volta entrato in casa mi sento al sicuro”, “una volta spiegato un termine, è più chiaro”, o “dare di volta il cervello” che come abbiamo visto è un cambiamento nel ragionamento, che da razionale diventa irrazionale, da logico a illogico.

Bene, se invece diciamo che vogliamo andare in una certa direzione, posso usare il termine volta in questo modo:

Voglio partire alla volta di Roma

Oggi vediamo questa espressione: “alla volta di”, che significa verso quella direzione, verso Roma in questo caso.

Non si usa proprio tutti i giorni questa espressione, ma quando lo si fa c’è sempre un motivo. Il motivo è legato all’avventura, nel senso che quando si parte alla volta di qualche luogo, qualunque esso sia, si sta prendendo la direzione verso una meta. Si parte verso un obiettivo, verso un luogo che vogliamo raggiungere, e questo si fa solo con i luoghi e soprattutto quando si sta per affrontare un viaggio incerto, come se il futuro potesse riservare delle sorprese. Noi dicendo di partire “alla volta di” stiamo solo dicendo che vogliamo raggiungere questo luogo, ma normalmente dico:

vado a Roma

Parto per Roma

Sto per partire per Roma

Mi sto avviando verso Roma

Se invece dico parto alla volta di Roma, allora voglio esprimere avventura, futuro incerto, oppure eccitazione, voglia di scoperta.

Si può usare in vacanza:

Ora, una volta visitata Roma, partiremo alla volta di Napoli!

Iniziò il viaggio alla volta di una città sconosciuta.

Oppure parlando di guerra:

i soldati partirono alla volta di Berlino

Ma sapete che più raramente si usa anche con le persone e non solo i luoghi.

Giovanni è venuto alla mia volta

Cioè verso di me, per raggiungermi.

Attenzione perché “alla volta” non basta per indicare la volontà di partire per un luogo, ma bisogna aggiungere “di” o “del”, dello eccetera.

Se non metto questa preposizione “alla volta”  ha un uso diverso:

Facciamo uno alla volta, bisogna entrare due alla volta,  tre alla volta, eccetera. In questo caso indica la numerosità di un gruppo che compie un’azione insieme: uno alla volta vuol dire prima una persona, poi un’altra, non due insieme, altrimenti avrei detto “due alla volta”.

Adesso, uno alla volta, ripassiamo alcune delle espressioni già spiegate:

  1. Secondo me questa pandemia non finirà più! Altro che storie!
  2. Non gufare per favore, che non vedo l’ora di uscire di casa!
  3. Infatti. Abbiamo già accusato il colpo abbastanza direi!
  4. Io non ne ho risentito per niente, anzi!!

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261 – Aggiudicare

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Aggiudicato!

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Giovanni: Dovete sapere che quando mi viene chiesto da una persona non madrelingua di spiegare una nuova frase, espressione, parola o verbo particolare, io spesso, di fronte a una proposta di questo tipo, rispondo “ok”, “va bene”, “sì, mi piace”, oppure “d’accordo, credo anch’io valga la pena di spiegare questa cosa”. Altre volte invece mi piace rispondo: Aggiudicato!

Questa risposta ha lasciato a volte perplesso qualcuno, che evidentemente ha capito che volevo ugualmente esprimere un assenso alla sua proposta quindi ha capito che il mio era un sì, ma non ha capito bene perché ho usato il verbo aggiudicare.

Allora, il verbo ha più utilizzi a dire il vero, ma in questo caso, quando lo suo come una esclamazione: aggiudicato, aggiudicata, aggiudicati, aggiudicate, sto usando un linguaggio tipico delle aste.

Sapere cos’è un’asta? Un’asta è quando si mette in vendita qualcosa: un oggetto, un appartamento, un quadro eccetera, ma la persona che farà l’acquisto sarà quella persona che offrirà il prezzo più alto:

Chi si aggiudicherà il quadro? Se lo aggiudicherà chi offre la maggiore quantità di soldi, chi farà l’offerta migliore. Allora se un quadro viene venduto all’asta per 1000 euro, il venditore riceve le offerte e dà alcuni secondi di tempo alle altre persone per offrire di più:

500 euro!

Chi offre di più?

700 euro!

700 e 1, 700 e 2…

1000 euro!

1000 euro e 1, 1000 euro e 2… 1000 euro e tre!

Aggiudicato per 1000 euro!

Il quadro quindi è stato venduto per 1000 euro, e l’acquirente, cioè colui che lo ha acquistato, se lo è aggiudicato per 1000 euro. Si dice così perché c’era una specie di competizione, di gara, un’asta in questo caso.

Allora informalmente, nel linguaggio di tutti i giorni, quando si accetta qualcosa, quando si riceve un’offerta, anche se non c’è nessuna asta, nessun acquisto, si usa dire: aggiudicato! Un’esclamazione che sta per ok, sì, va bene, ma è quasi come dire “hai vinto!”. Si usa questa esclamazione quando si vuole dare soddisfazione a chi propone qualcosa. Si tratta di rispondere a delle proposte, più che a delle offerte.

Attenzione a non confondere aggiudicare, tutto attaccato con ” a giudicare” scritto con due parole staccate, oppure a non confondere aggiudicato (una sola parola) con “ha giudicato” (verbo avere + giudicato): la pronuncia è la stessa ma la frase fa capire che si tratta di due verbi diversi: aggiudicare nel primo caso, giudicare nel secondo caso:

A giudicare dalla tua espressione non hai capito molto di quello che ho detto.

In questo caso uso “giudicare“: “A giudicare dalla tua espressione”, è come dire “giudicando dalla tua faccia”, “dovendo dare un giudizio basandomi sulla tua espressione”, oppure “guardando la tua espressione”. Il verbo è giudicare, non aggiudicare.

Oppure:

Ho giudicato giusta la tua offerta.

Quindi è come dire: il mio giudizio sulla tua offerta è positivo. Sto usando il verbo giudicare, non aggiudicare. Io ho giudicato. il verbo aggiudicare non c’entra.

Tua madre mi ha giudicato male.

Anche qui, detto velocemente ha la stessa pronuncia. Ancora una volta uso giudicare. Tua madre ha dato un giudizio sbagliato su di me. Adesso vediamo una frase di ripasso, proprio una di quelle che quando mi è stata proposta ho risposto così: aggiudicata!

Bogusia (Polonia):

Vai a capire perché non ho voglia di uscire oggi, considerando il mio amore per la natura. È ben risaputo che per ovviare al pericolo di contagio è meglio starsene a casa, però, che vuoi, normalmente, non me la sento di tenere a bada la voglia di uscire. Oggi però, nonostante il sole splendente e le temperature miti forse il mio corpo, a mia insaputa, ha sentore del cambiamento del tempo. Sembra infatti che domani pioverà, Dio permettendo. Così dicono i meteorologi, e se non accadrà, a loro dire la raccolta agricola di questo anno è passibile di danneggiamento.
Poi con la pioggia non sarà più peccato starsene a casa e allora non mi resterà che costruire delle frasi di ripasso come si deve.

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260 – Dare di volta il cervello

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Giovanni: Quando siete arrabbiati, in lingua italiana, ci sono molte espressioni che potete usare, e queste espressioni molto spesso si usano solamente in queste occasioni. Probabilmente questo accade un po’ in tutte le lingue. Una di queste espressioni è “dare di volta il cervello”.

Quando ad una persona dà di volta il cervello significa che è impazzito, che è diventata pazza, ma in realtà si usa quando si sta parlando con una persona che fa qualcosa di illogico, qualcosa di irrazionale, che ha delle gravi conseguenze. Quindi anziché esclamare: ma sei impazzito?

Spesso si dice:

Ma, dimmi una cosa: ti ha dato di volta il cervello?

E’ una domanda retorica ovviamente, non una vera domanda, come a dire:

Ma cosa hai fatto? Come ti è venuto in mente?

Cosa ti è passato per al mente? Perché l’hai fatto?

Ti ha dato di volta il cervello?

A volte si tratta di un gesto sconsiderato, di un gesto inconsulto, fatto senza riflettere e senza valutare le possibili conseguenze delle proprie azioni. Un gesto avventato, scriteriato, imprudente.

Di fronte a questi gesti, a questi atteggiamenti, spesso viene spontaneo esclamare

Ti ha forse dato di volta il cervello?

Di solito si pone sotto forma di domanda, ma può capitare di trovare anche delle classiche esclamazioni:

A Paolo deve aver dato di volta il cervello per comportarsi in quel modo

Dare di volta significa rovesciare, capovolgere, quindi quando dà di volta il cervello, il cervello si capovolge, si vuole dare questa immagine figurata, ma significa perdere la ragione.

Normalmente quando si parla di qualcuno che è impazzito si dice semplicemente così, che è impazzito. Dare di volta il cervello si usa invece appunto quando si è stupiti, e spesso adirati, arrabbiati, perché le conseguenze erano chiare, e questo gesto sembra proprio fatto senza ragione.

Il termine volta si utilizza perché dà il senso del cambiamento. Anche il verbo volgere ha anche questo significato. Ma anche il termine volta indica cambiamento: questa volta, stavolta, si usa quasi sempre per indicare un cambiamento.

Ripassiamo adesso alcune espressioni spiegate nelle puntate precedenti.

Xiaoheng: Non vedo come possa riuscire a tenere a bada la voglia di fare una chiacchierata con voi. Facciamo un ripasso insieme?

Ulrike: Ottimo! Me la sento anch’io. Vi è qualcun altro fra i membri dell’associazione italiano semplicemente che vuole partecipare?

Rauno: Domanda retorica mi pare. Certo! Questi ripassi di gruppo hanno veramente un certo non so che

Bogusia: Infatti! Che poi ci si debba scervellare un po’, pazienza.

Camille: Infatti, direi che ci si può divertire insieme e al contempo ingranare con la lingua italiana.

Andrè: Ogni tentativo di ripasso è benaccetto per Gianni.

Khaled: Quindi nessun tentativo è fuori luogo.

Anthony: Non dobbiamo che provare quindi.

Emma: laddove ci siano errori, li correggerà lui.

Andrè: Quantomeno non dobbiamo fare tutto da soli.
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259 – Non avere che da…

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Giovanni: Quanti modi ci sono per dire “solo questo”, “solamente una cosa”, e frasi di questo tipo?

Ti devo dire solo una cosa

Prendiamo questa frase ad esempio.

Potremmo sostituire solo con soltanto o solamente oppure con unicamente, o semplicemente, ma potete anche usare la congiunzione “che”. In questo modo:

Non ti devo dire che una cosa.

Questa frase è una forma alternativa di:

Non ti devo dire nulla, tranne una cosa

Quel “che” quindi può essere usato per introdurre un’eccezione. In fondo si tratta di una eccezione. Abbiamo già visto nella puntata 170 che per introdurre un’eccezione si usa spesso anche “fare salvo“.

Nessuno può entrare, tranne te.

Può diventare:

Non può entrare nessun altro che te.

Tu sei quindi una eccezione.

Ma quando si usa in pratica questa forma? Possiamo farlo sempre? È solamente una alternativa a fare salvo?

No, non è solamente un’alternativa a fare salvo.

Potete usarla in molte occasioni anche per sottolineare un’esclusiva, o un onore, ma il modo migliore per usarla è per spingere qualcuno ad un’azione. Lo vediamo dopo, ma più in generale ci sono anche altre forme equivalenti:

Non può entrare nessun altro all’infuori di Giovanni.

Nessuno eccetto Giovanni

Nessuno salvo Giovanni

Nessuno fuorché Giovanni.

Sono tutte forme equivalenti.

Il termine fuorché, se ci pensate, contiene fuori ma anche che.

Questo ci conferma come “che” si possa usare per esprimere eccezioni.

Dicevo però che la forma con “che” si usa soprattutto quando si vuole dare un’idea di facilità, di semplicità, quando volete invitare qualcuno a fare qualcosa, qualcosa di semplice. Se volete dire che basta poco, che ci vuole poco, solo una cosa, una piccola cosa, allora possiamo dire:

Dai, non aver paura di parlare in italiano, è facile, non devi far altro che provare.

Oppure:

Non hai da fare altro che provare.

Non devi fare altro che provare

Non hai che da provare

Non devi che provare

Non ti resta che provare

Non resta che provare

Queste ultime forme sono quelle più brevi e forse le più difficili per voi stranieri da capire.

Si usano molto spesso quando si vuole spingere qualcuno a fare qualcosa, per convincerlo che basta una sola cosa da fare. Poi nient’altro.

Non sai se Paola ti ama? Non hai che da chiderglielo. Non devi che chiederglielo. Non ti resta che chiederglielo.

Adesso vorreste una frase di ripasso delle puntate precedenti? Non avete che da ascoltare gli esempi che seguono:

Mariana (Brasile): ho un problema a cui ovviare nel più breve tempo possibile. Vorrei smarcarmi da un ragazzo che mi dà fastidio. Qualcuno potrebbe essermi di ausilio?

Xiaoheng (Cina): potrebbe aiutarti mio fratello che fa il poliziotto. Sarebbe un aiuto per interposta persona.

Ulrike (Germania): se vuoi posso darti anche io manforte.

Camille (Libano): hai visto che solidarietà? Poi dice gli amici a che servono!

Natalia (Colombia): già! Che poi non ci incontriamo così spesso non vuol dire nulla.

Bogusia (Polonia): incontri dal vivo intendi? O intendevi tutti gli incontri, ivi inclusi quelli per telefono o anche gli incontri virtuali?

Emma (Taiwan): se vogliamo anche un SMS è un modo per sentirci vicini.

RAN (CINA): ma torniamo a bomba. Cosa voleva quel ragazzo? Se ti tallona fisicamente ti consiglio uno spray al peperoncino 🌶

Giovanni: uno spray al peperoncino è sicuramente un buon rimedio. Anche per mantenere una certa distanza in questo periodo. Non abbiamo che da provare!

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Non avere che da - non dovere che

258 – Fuori luogo

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Essere fuori luogo, sentirsi fuori luogo

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Giovanni: Quando una persona dice di essere fuori luogo, o di sentirsi fuori luogo, cosa intende? Cosa vuole dire?

Il luogo è un termine che conoscete perché indica una località, un posto, un punto preciso, ma è anche un termine molto usato nelle locuzioni italiane, per formare frasi di significato diverso. Una di queste è appunto “fuori luogo”. Poi ne vedremo anche altre in questa rubrica di due minuti con Italiano Semplicemente.

Se qualcosa, e non solo qualcuno, è fuori luogo, non è mai una bella notizia. Significa che è poco appropriato alla circostanza, si dice spesso anche inopportuno, inadatto, poco consono. Quest’ultima è la versione formale di fuori luogo.

Se si tratta di una persona, si può anche dire che una persona si sente fuori luogo. Meglio usare il verbo “sentirsi” se si esprime una sensazione. Questo accade quando questa persona non si sente a suo agio in una situazione, si sente a disagio quindi, per diversi motivi: non si sente coinvolta, le altre persone sono molto diverse da lei, eccetera.

Si può trattare però anche di una battuta, di qualcosa che si dice per essere simpatici, magari in un gruppo di persone, ebbene, questa battuta può essere fuori luogo, nel senso che non era il caso di dirla. Forse perché mette in imbarazzo qualcuno, forse perché l’ambiente richiedeva un comportamento diverso, magari si tratta di una battuta su una persona importante e quindi c’è stata una eccessiva confidenza, una confidenza fuori luogo.

Scusami se te lo dico, ma hai fatto veramente una battuta fuori luogo.

Di fronte ad una battuta fuori luogo, e quindi inopportuna, inappropriata, sicuramente qualcuno ti guarderà male, perché l’atmosfera che si è creata è un po’ imbarazzante.

Badate bene che quando si dice qualcosa di fuori luogo., qualcosa che appare fuori luogo, questo qualcosa che si dice potrebbe tranquillamente non essere inappropriato in altre occasioni. Però in quel caso era sicuramente fuori luogo.

Comunque si può trattare non solo di persone che si sentono fuori luogo o cose che si dicono essere fuori luogo. Tutte le cose inopportune, inappropriate e non adatte alle circostanze sono fuori luogo. Quindi può essere fuori luogo anche portare tua madre ad una festa tra amici.

Facciamo altri esempi:

Hai fatto una sceneggiata fuori luogo!

Non fare lo spiritoso. Il tuo è veramente un sarcasmo fuori luogo.

Le dichiarazioni del direttore erano fuori luogo in quel contesto.

Ma le persone normalmente potrebbero anche usare parole diverse per indicare un atteggiamento o qualcos’altro di fuori luogo, cioè non adatto alla circostanza. Allora ascoltiamo alcune frasi equivalenti. Le ascoltiamo da alcuni membri dell’associazione, che per l’occasione useranno anche espressioni che abbiamo già imparato. Così facciamo anche il ripasso.

Lejla: Secondo me non hai fatto una battuta divertente! Se vogliamo‘ potevi anche evitare!

Lia: Hai creato un po’ di imbarazzo sai? Era un posto troppo “in” per le tue spiritosaggini.

Maria Lucia: Non credi di aver esagerato? Non hai così tanta confidenza con il direttore per dire queste cose. Se si arrabbia poi te la vedi tu con lui!

Natalia: Non era proprio il caso di dire certe cose a cena col professore di nostro figlio. Non vorrei che questa cosa vada a suo discapito.

Ulrike: Le polemiche che ci sono state sono state esagerate, secondo me si potevano evitare. Non passerà di certo in cavalleria!

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257 – Vai a capire

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Vai a capire - Chissà

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Giovanni: oggi un episodio dedicato alla comprensione. Si tratta del n. 257 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente. Abbiamo iniziato circa un anno fa, e vai a capire quando finirà questa rubrica, se finirà!

Vai a capire” è l’espressione del giorno. Avete certamente capito che si tratta di una espressione che esprime incertezza. E’ certamente colloquiale come espressione, ed oltre ad essere un modo per esprimere incertezza, è quasi un invito personale, perché “vai a capire” sembra essere un invito a capire, un invito personale rivolto alla persona con la quale si parla, dando del tu a questa persona: vai a capire.

Quindi sarebbe tu vai a capire, ma in realtà non è un invito personale rivolto a te, con cui sto parlando. Esprime invece una incertezza che voglio manifestare non come una mia incertezza, ma come una incertezza generale, una incertezza di tutti.

Vediamo qualche esempio.

Vai a capire da quando è iniziata la diffusione del coronavirus in Europa.

Cioè: nessuno lo sa, è molto complicato scoprirlo. Quindi non sto dicendo, come potrebbe sembrare, che io voglio che tu vada a capire questo, perché non è un invito personale o un ordine. E’ solo un modo alternativo per dire: “chissà“, un termine che riassume da solo il senso della frase “vai a capire“.

Chissà da quando è iniziata la diffusione del coronavirus in Europa.

Una frase del tutto equivalente.

Una frase che non possiamo cambiare in nessun modo. Non possiamo dare del lei dicendo:

Vada a capire…

Non si usa questa forma. Se lo facciamo diventa un invito personale ad informarsi su qualcosa.

Coloro che hanno dei dubbi sull’origine del virus potrebbero dire:

Vai a capire se ci stanno nascondono qualcosa.

Anche in questo caso si esprime un qualcosa difficile da capire, un’informazione che potremmo non sapere mai se è vera oppure no. Chi potrà dirlo con certezza? Chissà quale sarà la verità!

Non si può neanche usare il voi:

Andate a capire… anche questo non si può dire, altrimenti sarebbe ancora interpretato come un invito personale.

Neanche “dovreste andare a capire” va bene, e nessun’altra forma.

Insomma, sia che parliate ad una persona che a più di una, sia che parliate del futuro, sia del presente che del passato, l’unica forma da usare è “vai a capire”, che è spesso sostituibile con “chissà”. Ci sono poi vari modi per usare “chissà”:

Chissà che, chissà chi, chissà dove, chissà come, chissà mai.

Quando uso “vai a capire“, però, cambia spesso il tono, che non è un tono esclamativo, ma lascia la frase un po’ sospesa, quasi in attesa di una risposta. Altre volte semplicemente è più interrogativa, esprime maggiormente una incertezza sulle molteplici possibilità o sull’impossibilità di qualcosa.

Vai a capire che fine ha fatto Giovanni – chissà che fine ha fatto Giovanni!

Vai a capire chi è stato a rubarmi la macchina – Chissà chi è stato a rubarmi la macchina!

Vai a capire dove sia finita la mia penna – Chissà dov’è finita la mia penna!

Vai a capire come abbia fatto Maria a innamorarsi di Alfredo – Chissà come ha fatto Maria a innamorarsi di Alfredo!

Vai a capire se mai riusciremo a risolvere il problema dell’inquinamento – Chissà mai se riusciremo (oppure: chissà se mai riusciremo) a risolvere il problema dell’inquinamento!

Chissà, notate bene, si scrive tutto in una parola, e si usa in modo diverso da “chi sa” scritto in due parole. Attaccato è una esclamazione, staccato è una domanda. La pronuncia però è la stessa.

Vai a capire se Giovanni riuscirà mai a rispettare la durata dei due minuti in un episodio.

Chissà! Vedremo. Chi sa di voi a quale minuto siamo arrivati? Ve lo dico io… 5 minuti e 48 secondi.

Poi un’altra differenza con chissà è che chissà si usa più spesso per esprimere dubbi, come: forse, mah, probabilmente, può darsi.

Comunque non abbiamo ancora ripassato. Allora facciamolo:

  1. Ma io non ho mai capito una cosa Gianni, tu dici che questi episodi durano due minuti, ma intendi due minuti ivi compreso il ripasso? Sei sempre poco chiaro Giovanni, lasciatelo dire.
  2. Beh, adesso smorziamo i toni però! Fai una seduta di Yoga per rilassarti!
  3. Arrabbiarsi fa male alla salute. Poi dice perché lo Yoga è tanto diffuso. C’è troppa gente nervosa!
  4. Tanto più che fare Yoga abbassa anche la pressione.
  5. È risaputo. Lo so persino io che non mi sono mai interessato.
  6. Beh, io invece, quale esperta di arti orientali, non possono non saperlo.
  7. Farà pure bene alla salute, ma tra il lavoro, le lezioni di italiano, i ripassi, lo sport, accompagnare i figli di qua e di là, fare anche Yoga proprio non è cosa! Adesso vi saluto perché ho la macchina parcheggiata in divieto di sosta. Sono passibile di multa!!

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256 – privo di fondamento

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privo di fondamento

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Giovanni: Di questi tempi si sente spessissimo parlare di fake news, o false notizie, messe in circolazione tramite Facebook, Whatsapp, Twitter eccetera. L’obiettivo di queste false notizie è guadagnare con la pubblicità. Queste notizie sono false. La maggior parte delle volte è facile verificarlo, altre volte è un po’ meno facile. Dipende tutto da quanto fondamento abbiano queste notizie.

Il fondamento è l’oggetto dell’episodio di oggi. Cos’è questo fondamento? 

Si tratta del singolare de “le fondamenta”, termine usato in edilizia, nelle costruzioni: quando si costruisce una casa si inizia dalle fondamenta, che si trovano sotto la casa, alla base: le fondamenta di un palazzo, le fondamenta della casa o di una chiesa eccetera. Le Fondamenta, quindi al femminile plurale si usa anche in modo figurato: si ci si riferisce alla base di un discorso, all’idea base. Ad esempio posso dire che il Covid-19 mina alle fondamenta il capitalismo e liberismo.

Si parla dell’idea stessa di capitalismo ciò che sta alla base della costruzione del liberismo: il Covid si è diffuso grazie al movimento delle persone, al consumismo quindi, al commercio, che stanno alla base del capitalismo.

Era solo un esempio ovviamente, niente di personale contro il liberismo.

Al maschile invece “Fondamenti” è un secondo plurale di fondamento, e il senso è simile. Si usa molto nella didattica però, quando si parla di pensiero, di discipline, di materie scolastiche di studio.

I fondamenti della fisica, della psicologia, eccetera. Molti libri si chiamano così: fondamenti di statistica, fondamenti di matematica eccetera, dove si insegnano le basi, le cose “fondamentali”, cioè quelle più importanti, che vanno studiate prima delle altre, i concetti su cui si basa tutta la materia.

Al singolare invece  è solamente fondamento. E’ solo maschile. E quando si usa? Si usa per indicare, come al plurale maschile, qualcosa di necessario, potremmo dire un presupposto, qualcosa che non deve mancare, perché se manca si dice che una cosa è priva di fondamento. Si usa il verbo privare, simile a togliere, sottrarre. Si usa con le cose importanti e necessarie:

privare un cittadino dei diritti fondamentali

privare della libertà

eccetera.

Questa espressione “priva (o privo, privi, prive) di fondamento” si trova spessissimo quando si parla di false notizie. Notizie ad esempio che si vede subito che sono false, perché manca qualcosa di fondamentale, di necessario. Sono prive di fondamento, sono prive di alcun fondamento, sono notizie prive di ogni fondamento.

Si può usare anche con le teorie:

Coloro che pensano che la terra sia piatta sostengono una teoria priva di fondamento.

Come si fa a dimostrare una cosa del genere? Quali sono le basi? Quali evidenze scientifiche ci sono a supporto di questa teoria?

E’ una teoria evidentemente priva di ogni fondamento.

E la Cina ha creato il virus Covid-19 in laboratorio? Anche questa notizia, dicono gli esperti, è priva di fondamento.

Così però, cioè usando il singolare, si è un po’ generici. Ma se specifichiamo il tipo di fondamento meglio usare il plurale. “Fondamenti”. In genere si citano i fondamenti scientifici, perché la scienza spesso è a alla base di tutti i fenomeni).

E’ una teoria totalmente priva di fondamenti scientifici, priva cioè di basi scientifiche.

Chi dice che non bisogna usare i vaccini si fida di teorie prive di fondamenti scientifici.

E il plurale femminile? Potete usare “privo di fondamenta” in sostituzione ma evidenzia che manca una base teorica. Non si usa per le notizie, ma si può usare per uno studio scientifico o un ragionamento tecnico che non “regge”. Non c’è bisogno di specificare in questo caso il tipo: scientifiche, morali eccetera. E’ più tecnico.

Il ragionamento dell’avvocato è privo di fondamenta

Non è una falsa notizia altrimenti sarebbe priva di fondamento.

Questo bilancio aziendale non si può approvare poiché è privo di fondamenta

Non si regge quindi, crolla come una casa senza le fondamenta.

Quindi ricapitolando “prive di fondamento” si usa più spesso con le notizie, e significa “non si possono dimostrare”, “è facilmente dimostrabile il contrario”, “privo di fondamenta” è più tecnico, quindi si parla di credibilità fondata su teorie note a tutti. Infine “privi di fondamenti” (maschile plurale) richiede in genere di specificare: teorie prive di fondamenti scientifici.

Adesso ripassiamo prima che vi venga il mal di testa.

Ulrike: Ciao amici, avete presente la puntata 43 della rubrica “Due minuti con italiano semplicemente“? Quella sull’espressione voci false e tendenziose?

Andrè: Vuoi che non ce ne ricordiamo! È persino una delle mie preferite. Di voci false e tendenziose se ne sentono tante ultimamente.

Bogusia: Ho sentore che tu stia parlando delle voci che corrono sulla pandemia da Covid19. Infatti, ce ne sono tante.

Sofie: Per esempio quelle secondo cui la misura è colma , e che il virus sarebbe solo un’influenza stagionale del tutto normale e pretendono che la morsa delle restrizioni sia sciolta di punto in bianco.

Doris: Poi ci sono anche quelle voci sulla falsariga del complottismo, coloro che parlano di poteri misteriosi dietro a tutto, e nella loro morsa ci finiscono tutti ivi inclusi i governi ed i massmedia. Queste sì che sono tendenziose!

Andrè: non vi dico, ragazzi! in Brasile ci sono anche coloro che credono che il coronavirus sia una creazione cinese per favorire una dittatura comunista! un’ipotesi bizzarra, direi!

Xiaoheng: Ipotesi bizzarre? Può darsi che lo siano, però non possiamo fare i finti tonti ed ignorarle. Alcune sicuramente non sono prive di fondamento. Boh, forse bisogna armarsi di pazienza e un giorno la verità verrà a galla. Il che non cambia che la maggior parte di tali ipotesi sia da prendere con le molle .

Xin: Idee peregrine secondo me, sguarnite di fatti comprovati. Io invece ho una fifa blu di un nuovo crescendo delle infezioni dopo i primi passi di ritorno verso una vita “normale”.

Mariana: Speriamo di no, altrimenti a risentirne saremmo noi .

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255 – smorzare i toni

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Trascrizionesmorzare i toni

Giovanni: Oggi vediamo “smorzare i toni“, un’espressione che si usa quando c’è una discussione animata, quando delle persone discutono, non litigano necessariamente, ma i toni diventano un po’ alti, ed allora bisogna smorzarli. Si dice spesso anche “abbassare i toni“, equivalente ma meno formale.

I toni diventano alti non significa che le persone parlano ad alta voce, non solamente almeno, ma che la discussione sta per degenerare. Si dice così quando il dialogo, il normale confronto tra idee e opinioni degenera cioè cambia, si modifica in peggio, quindi peggiora e va verso una discussione confusa, animata, in cui a volte una persona parla sopra la voce dell’altra senza farsi problemi, oppure quando si inizia ad accusare l’altra persona di dire il falso, di dire bugie. Certo, solitamente si alza un po’ la voce in questi casi, ed il tono delle voci si alza, come anche la tensione.

Smorzare è abbassare, è simile anche a soffocare, spegnere.

Emanuele: Volevo dire che ci sono anche altri sinonimi di smorzare: attenuare, attutire, temperare, diminuire, ridurre, affievolire.

Giovanni: Si sente spesso usare questa frase nelle trasmissioni televisive, in occasione di confronti tra personaggi politici, ma si può usare anche se c’è una sola persona che parla. Io potrei rivolgermi a questa persona che parla ma che sta iniziando a usare parole poco cortesi verso qualcuno, e potrei dire: ti invito a smorzare i toni, un modo abbastanza formale per dire: stai calmo, non ti agitare, abbassa la voce, non perdere la pazienza, cerca di essere più moderato, sii meno esuberante, potresti essere offensivo, cerca di usare termini più pacati. Ecco, l’invito a smorzare i toni, equivale ad usare dei toni pacati. Termine usato spesso negli stessi contesti, sempre abbastanza formali.

Non è quindi un’espressione usata in famiglia o tra amici ma come dicevo si usa spesso in TV, nelle trasmissioni televisive, nei faccia a faccia, ed anche in parlamento o al senato. Il presidente si può rivolgere ai parlamentari in questo modo: smorziamo i toni, siete invitati a smorzare i toni, si richiede una maggiore pacatezza nei toni.

Lo stesso invito può essere fatto dal conduttore della trasmissione a chi sta alzando i toni durante il dibattito televisivo: vi invito ad usare toni più pacati.

In famiglia invece si usano altre espressioni:

Per favore ragazzi non esageriamo adesso! Calmi!

Ragazzi, ci vuole un po’ meno enfasi ok?

Ragazzi, non si discute in questo modo, state un po’ degenerando adesso.

Adesso invece ripassiamo.

Bogusia: Buongiorno a tutti, sono di nuovo qui, Bogusia, polacca e al contempo membro dell’associazione culturale italiano semplicemente. Non riesco a tenere a bada la voglia di condividere con voi le informazioni che riguardano il crocifisso di San Marcello al Corso che ha cominciato a fare capolino sui social. Pare che abbia un certo non so che. Lo faccio naturalmente sulla falsariga degli episodi precedenti, visto che il crocifisso si trova a Roma nella omonima chiesa e direi che forma un binomio inscindibile con la capitale.
Voi ve ne siete accorti? Non ho ben presente se tutti voi abbiate seguito la preghiera di Papa Francesco davanti a questo crocifisso in piazza San Pietro, insolitamente sguarnito di fedeli. Senza cincischiare mi sono prefissa di mettermi all’opera.
Si dà il caso che la chiesa di San Marcello al corso fosse andata distrutta nella notte tra il 22 e il 23 maggio del 1519. Tradizione (e fortuna) hanno voluto che l’unico manufatto a sopravvivere dall’incendio fosse un crocifisso ligneo che decorava l’altare maggiore. Fu subito, di punto in bianco ritenuto miracoloso dalla popolazione.
Questa sua luminosa fama crebbe quando nell’agosto del 1522, il cardinale spagnolo Raimondo Vich, per scongiurare una pestilenza che era scoppiata a Roma, volle portare il crocifisso in processione in tutta la città. Il rito durò nientepopodimeno che diciotto giorni e terminò con l’ingresso nella Basilica di San Pietro.
Dopo aver letto tantissimi articoli mi ha preso alla sprovvista il fatto che, conformemente a oggi, a causa della pestilenza era vietato accalcarsi, con tutti gli annessi e connessi. A un certo punto il cardinale Vich decise di mettersi di traverso, rompere gli indugi e correre ai ripari. Una mozza azzeccata, tant’è vero che migliaia di persone si accalcarono per seguire il corteo portando in processione penitenziale il crocifisso di San Marcello al Corso dalla Basilica di San Pietro. Secondo le cronache di allora la peste scomparve quei giorni da Roma. Una grazia venuta dal cielo? Si tratta di sciocchezze? Di fesserie? Cose da medioevo, e chi ne ha più ne metta? Io non credo.
Fatto sta che oggi accusiamo il colpo della “peste” dei giorni nostri non solo a Roma ma il mondo intero ne subisce gravemente le conseguenze. Dobbiamo fermarci anche noi e smarcarci dalla presunzione. Non mi risulta che siamo già a cavallo riguardo al vaccino o farmaci per sconfiggere il virus. Forse dobbiamo svoltare in un’altra direzione, conformemente alla decisione del vescovo di allora? Dio permettendo ovviamente.
Magari non è ancora tardi per chiamarlo in causa.
Altrimenti stiamo freschi! Altro che storie!

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L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!