La velleità e l’aggettivo velleitario

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La velleità e l'aggettivo velleitarioLa velleità. Oggi parliamo di questa caratteristica, che è una sorta di aspirazione, desiderio. Si tratta di un desiderio o aspirazione grande, imponente. E’ anche una sorta di volontà, e infatti deriva dal verbo volere.

Non basta però. Un desiderio, una aspirazione, una volontà, una ambizione, per diventare una velleità, deve avere una imperfezione. Potremmo dire che è un desiderio poco realizzabile, quindi una volontà vana, un desiderio inefficace, una ambizione esagerata.

In pratica questo proponimento (sinonimo di volontà), questa cosa che ci si propone di fare o questo obiettivo che ci si propone di raggiungere non ha effettive possibilità di realizzarsi.

Perché no?

Magari non ci sono le capacità adeguate o manca l’impegno necessario per poter ottenere questo risultato. La velleità non è dunque una caratteristica positiva per una persona, perché esprime un difetto, un approccio poco realistico. Se si è velleitari (questo è l’aggettivo) non si ha la piena consapevolezza delle proprie capacità o non si è ben compresa la difficoltà esistente nel raggiungere questo obiettivo.

Es:

Le velleità di Giovanni di diventare un famoso scrittore svanirono quando si rese conto che richiedeva più impegno di quanto pensasse.

Nonostante le sue velleità di iniziare una dieta sana, finì per cedere alle tentazioni del cibo spazzatura.

Le velleità politiche del giovane studente si manifestarono durante le discussioni in classe, ma presto si dissolsero quando si rese conto della complessità della politica.

L’aggettivo si associa spesso sia alle persone che ai loro comportamenti, quindi si usa spesso ad esempio il “tentativo velleitario“, ma non solo. Vediamo qualche esempio:

La sua proposta era solo un tentativo velleitario di risolvere un problema complesso.

Il suo atteggiamento velleitario verso lo studio ha compromesso i suoi risultati accademici.

Le sue promesse velleitarie di cambiamento non hanno convinto nessuno.

Il progetto era velleitario fin dall’inizio, privo di una pianificazione seria.

La sua ambizione politica era considerata più velleitaria che realistica.

La sua leadership è stata criticata per il suo approccio velleitario alle decisioni.

Il suo discorso era pieno di speranze velleitarie ma carente di concretezza.

Le sue azioni erano spesso velleitarie, senza una visione a lungo termine.

Le sue ambizioni nel mondo dello spettacolo erano velleitarie. Lui infatti mancava di talento e dedizione necessari.

Dunque, un tentativo velleitario è un tentativo che ha troppe pretese. Un tentativo velleitario è un tentativo che è caratterizzato da aspirazioni o pretese irrealistiche, senza una base solida o un impegno serio per realizzarle. Può essere considerato come un’azione che manca di concretezza o di una pianificazione adeguata, basata più su desideri superficiali che su una reale volontà di raggiungere un obiettivo.

Le speranze velleitarie sono basate su fantasie o idee superficiali piuttosto che su una comprensione realistica delle circostanze o delle probabilità di successo.

Vale lo stesso discorso per le ambizioni velleitarie.

Così, la prossima volta che dovrete commentare qualcosa (un desiderio, un’azione che si prefigge un obiettivo, un progetto eccetera) che secondo voi ha poca probabilità di realizzarsi, per qualunque motivo, anziché dire: “secondo me non è realizzabile”, “sei poco realistico”, “sei sicuro? non mi sembra realistico” o “lascia stare, stai perdendo tempo”, oppure “non ci sono molte probabilità che questo accada secondo me” o “la tua è una vana speranza” potresti rispondere:

Secondo me la tua speranza è velleitaria

A me questo sembra un tentativo velleitario

Queste velleità non le prenderei in considerazione

Non essere velleitario, sii concreto, non perdere tempo

Questa idea potrebbe essere un po’ velleitaria, considerando che…

Forse dovremmo riconsiderare questa proposta, potrebbe essere un po’ velleitaria dato che…

Nello sport si usa spesso:

Quel tentativo di segnare da metà campo è stato un po’ velleitario, considerando che la difesa avversaria era ben posizionata.

La decisione di giocare in attacco con solo due difensori sembra velleitaria. Potrebbe lasciare la squadra esposta ai contropiedi.

L’offerta per acquistare un giocatore di fama mondiale sembra decisamente velleitaria, date le risorse finanziarie limitate del club.

Adesso ripassiamo parlando dei piaceri della vita:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Albéric: io penso che la vita è così breve che bisogna godere di tutti i piaceri che essa ci regala. Io sono per “prima il piacere e poi il dovere”. Non so voi.

Marcelo: In effetti credo che tu abbia ragione. C’è forse qualcuno che ha detto che demonizzare i piaceri della vita sia il modo giusto di vivere?

Ulrike: No, ma c’è una bella differenza tra godere dei piaceri e darsi sempre ai bagordi. Della serie “diamoci una regolata”.

Hartmut: Personalmente sono abbastanza suscettibile alle tentazioni.

Julien: Questo può essere un problema. Con i tuoi problemi al fegato, una scorpacciata ti costerebbe cara.

Segue la “canzone delle velleitarie”

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

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tentativo velleitario

velleità senza fine

Sparare contro la croce rossa

Sparare contro la Croce Rossa

Sparare alla Croce Rossa o sparare contro la Croce Rossa è un modo di dire italiano che significa attaccare o criticare qualcuno che è considerato indifeso.

Durata: 4 minuti

Trascrizione e file audio disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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La malafede e la buona fede (ep. 1081)

Episodio riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

– – –

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Le alte sfere (ep. 1079)

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Trascrizione

Tutti noi abbiamo studiato, almeno un po’, matematica. Giusto? Tutti allora conosciamo la sfera, che ha la forma di una palla, ma parliamo del nome geometrico. La palla ha una forma sferica. Quindi la sfera è una figura geometrica tridimensionale.

Qualunque oggetto di forma sferica può venire in realtà detta sfera. Esistono molti usi frequenti nella lingua italiana:

La sfera celeste, cioè il cielo stellato, che ha una ipotetica superficie sferica sulla quale sembrano disposte le stelle. Esiste la “penna a sfera”, che ha una sfera metallica sulla punta. A parte questi usi, in senso figurato il termine sfera si può usare in diversi modi.

Da una parte può indicare una condizione sociale o professionale, un certo ambiente in cui si vive o si lavora.

Si dice ad esempio che una persona può appartenere a una sfera elevata.

Oppure, riferito anche ad organizzazioni di qualunque tipo, che una persona occupa le alte sfere militari, economiche, politiche, finanziarie.

Altre volte in modo molto simile si usa la parola cerchia, ma se usiamo cerchia, generalmente si tratta di  un gruppo ristretto di persone che si conoscono e si frequentano regolarmente, creando legami di amicizia, collaborazione o scambio di informazioni, come la “cerchia di amici”.

I termini “sfera” e “cerchia” possono avere alcune somiglianze nell’uso figurato, soprattutto quando si riferiscono a gruppi di persone o contesti sociali. Entrambi i termini possono suggerire un senso di appartenenza, coesione e condivisione di interessi comuni.

Le “alte sfere” si usa spessissimo in modo ironico, soprattutto in contesti politici o sociali. In questo senso, assume un significato simile a “luoghi elevati”. Si usa per sottolineare la distanza tra le persone comuni e coloro che le governano, e per criticare la loro presunzione o incompetenza.

Es:

Ma che ne sanno le alte sfere dei problemi della gente comune?

Le solite manovre delle alte sfere per accaparrarsi i posti di potere.

Non è che per caso alle alte sfere qualcuno ha deciso di aumentare le tasse?

In alcuni casi, l’ironia può assumere una sfumatura di sarcasmo o addirittura di rabbia, soprattutto quando l’espressione viene usata per denunciare ingiustizie o soprusi da parte dei potenti.

Non tutti gli usi dell’espressione “alte sfere” sono ironici. Può essere usata anche per indicare effettivamente i luoghi dove si esercita il potere o le persone che lo detengono. Tuttavia, l’uso ironico è sicuramente il più frequente.

A parte le sfere elevate e le alte sfere, gli altri usi figurati possono indicare anche semplicemente un ambito circoscritto, un determinato settore di attività o di competenza. Somiglia alla parola “ambito” (attenzione all’accento).

La sfera affettiva, ad esempio, è tutto ciò che riguarda l’ambito affettivo. Possiamo usare il verbo racchiudere (essendo una sfera): la sfera affettiva racchiude le nostre emozioni, sentimenti e passioni. È il regno dell’amore, della gioia, della tristezza, della rabbia, della paura e di tutte le sfumature emotive che colorano la nostra esistenza. Es: 

La sfera d’influenza invece cosa racchiude? Racchiude tutte le persone e i contesti in cui abbiamo potere. Rappresenta il nostro potere di agire e condizionare il mondo che ci circonda. Racchiude, cioè comprende, le nostre capacità, risorse, relazioni e il contesto sociale in cui viviamo.
E la sfera sessuale? Qui parliamo dell’ambito del sesso. Comprende la nostra sessualità, il nostro corpo, i nostri desideri e le nostre esperienze intime. È legata al piacere e alla riproduzione.
Esistono anche altre sfere chiaramente, come la sfera cognitiva, cioè il mondo del pensiero, dell’apprendimento, della memoria e della conoscenza. La sfera spirituale invece si riferisce alla dimensione trascendentale dell’esistenza, ai valori, alle credenze e al senso di connessione con qualcosa di più grande di noi stessi. Può includere esperienze religiose, mistiche o filosofiche.
La sfera sociale racchiude le nostre relazioni con gli altri.
La sfera economica, la sfera politica, sfera ecologica, la sfera mediatica eccetera. L’importante è che descriviamo ambiti specifici, come anche la sfera artistica, la sfera sportiva, la sfera culinaria o la sfera letteraria.
Ditemi di voi adesso. Parlatemi di una sfera a vostra scelta.
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Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
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Jennifer Nella mia sfera sociale, qui in Abruzzo, è un miscuglio fra italiani che parlano italiano, quelli che parlano solo il dialetto e degli stranieri che, essendo ancora a carissimo amico con la lingua italiana, hanno cioè solo un’infarinatura. Potete immaginare come le nostre conversazioni siano alquanto divertenti. Quando ci ritroviamo in un mare di confusione siamo costretti ad usare gesticolazioni creative per farci capire, e di quelle in Italia ce n’è in abbondanza.
Marcelo:  Nella sfera sportiva e soprattutto nel mondo calcistico, si discute su chi sia il miglior giocatore mai esistito. Pelé, Maradona, Messi e nei circoli dei giornalisti, si aggiunge anche Alfredo Distefano. Secondo me, una discussione bizantina che sicuramente lascia il tempo che trova!
Segue una breve canzone dal titolo: “le sfere della vita”

Profuso, profondere e profusamente (ep. 1078)

audio mp3

Trascrizione

Trascrizione

È un verbo un po’ strano il verbo profondere.

Anche un italiano, se gli venisse chiesto di fare una frase con questo verbo, avrebbe qualche esitazione all’inizio. Non sarebbe un problema invece usare il participio passato “profuso” che è anche un aggettivo.

Infatti il verbo profondere suona un po’ strano, perché nella forma dell’infinito si usa pochissimo.

Una particolarità è che ad essere profuso solitamente è una cosa: l’impegno. Questo nel 90 percento dei casi.

Oltre all’impegno, si può definire profuso o profusa anche la collaborazione, la scrittura, la salivazione, i complimenti, le lodi, il sangue, le lacrime ma anche le spese e il denaro. Può essere profusa anche una chioma, quindi la capigliatura o la barba di una persona.

In generale profondere significa spargere, versare largamente, dare abbondantemente. Il senso è anche figurato chiaramente.

Dunque, ad esempio:

L’impegno profuso da Giovanni è stato notevole.

L’Impegno, quando si dice “profuso” ci si trova in genere in ambito formale, professionale.

Profondere impegno significa dedicare grande sforzo, energia o attenzione a qualcosa.

Si usa questa modalità per indicare il grande lavoro o l’impegno che qualcuno ha messo in una determinata attività o compito.

Quando si fanno dei ringraziamenti, specie se pubblicamente, si usa molto spesso. Altrimenti, in altri contesti, basterebbe dire ad esempio:

Vi ringrazio per l’impegno che avete messo in questa attività.

Ma in occasioni pubbliche molto più diffuse sono frasi tipo la seguente:

Desidero infine esprimere un caloroso ringraziamento alle organizzazioni per l’impegno profuso (o per il profuso impegno)

Riguardo agli altri usi, ad esempio:

Il papa ha voluto elogiare l’encomiabile opera di beneficenza profusa dalle associazioni.

Quanto denaro profuso per cose inutili nella mia famiglia

Nel caso del denaro, quando viene profuso è come dire che è stato sprecato. Si tratta di sperpero, spreco, scialo di soldi. Si tratta di uno scialacquamento di soldi. In alternativa posso anche parlare di profusione di denaro.

Marito e moglie si sono separati nonostante le lacrime profuse da parte dei figli.

C’è stata quindi una grande quantità di lacrime che sono state versate.

L’uomo aveva una profusa barba che scendeva sul petto.

Evidentemente era una lunga barba che scendeva sul petto.

Era una barba fluente, sciolta.

I membri dell’associazione mi hanno profuso amicizia, accoglienza e sostegno.

Evidentemente c’è stata una grande accoglienza, amicizia e sostegno da parte di tutti.

Le energie profuse da tutti meritano i miei complimenti.

Esiste anche l’avverbio profusamente, che significa abbondantemente, diffusamente, ampiamente, copiosamente; solo un po’ più formale.

Es:

Nelle due guerre mondiali il sangue è stato profusamente sparso.

Abbiamo discusso profusamente del nostro rapporto tutta la serata.

Lo abbiamo fatto abbondantemente allora, in modo diffuso, ampio.

Quando capita di ferirsi, se la ferita continua a sanguinare profusamente nonostante le cure iniziali, bisogna cercare assistenza medica.

Maria aveva litigato con l’amica, di cui mi ha parlato profusamente tutta la sera.

Anche profusamente suona un po’ più formale rispetto ad avverbi simili, ma non preoccupatevi perché non c’è niente di male ad usare il verbo o l’aggettivo o l’avverbio anche in famiglia o fra amici.

È tutto per oggi.

Ripassiamo adesso qualche parolina o espressione che non abbiamo ancora profusamente utilizzato.

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Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Marcelo: Il mio tentativo:
nell’intento di fare il ripasso, all‘improvviso ho ricordato il tranello che mi aveva fatto Gianni a ragione, visto che lo sbagliavo sempre, per farmi capire l’uso della parola intento, e non lo dimenticherò mai…
Ho imparato la lezione!

Ulrike: Complimenti a Marcelo per l’impegno profuso in fatto di ripassi. Appena vista la richiesta di Gianni, si mette all’opera e da lì a poco se ne esce con un bel ripasso, così comprovando la sua inclinazione e passione per l’apprendimento della lingua italiana. Ce ne fossero di studenti come lui, proprio merce rara direi.

Estelle: Non ho la stoffa per sfoderare di punto in bianco un ripasso degno di nota.
Per abbozzare un ripasso, prima devo rispolverare le lezioni e scervellarmi un po’.
Poco a poco il testo sta prendendo forma, visto?
Niente di trascendentale ma che volete, sono ancora in alto mare con la padronanza della lingua italiana.

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Segue una breve canzone dal titolo “profusamente te”.

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Ha ragione, a ragione (ep. 1077)

Ha ragione, a ragione

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Trascrizione

La lettera h sarà pure muta (la cosiddetta “mutina”, come veniva chiamata la lettera h nel gergo scolastico di un tempo), però con o senza di essa, anche il senso della frase muta! (cioè cambia).

Permettetemi questa battuta come inizio di questo episodio in cui l’obiettivo è spiegare soprattutto l’utilizzo della locuzione “a ragione” con “a” senza la lettera h.

Tutti sapete usare infatti “ha ragione” con la lettera h. Es:

Giovanni ha ragione

Tua madre ha ragione a dire che devi studiare si più

Eccetera.

Si tratta quindi del verbo avere.

Ma “a ragione“- senza acca, è, come dicevo, una locuzione italiana che si usa per indicare che qualcosa è giusto o corretto. Parliamo sempre del fatto che una persona ha ragione (con l’acca), ma non stiamo usando il verbo avere.

Usiamo invece la preposizione semplice a.

Può essere utilizzata per sottolineare non che una persona “ha ragione”, ma che una persona ha una buona ragione o un valido motivo per pensare o agire in un certo modo. È importante specificare. Stiamo solitamente valutando una situazione a posteriori.

Ad esempio:

Gianni ha parlato a ragione quando ha detto che la situazione era pericolosa.

Significa che Gianni ha detto qualcosa che poi si è dimostrato essere corretto, poiché la situazione era effettivamente pericolosa. In altre parole, le sue preoccupazioni avevano fondamento.

Oppure:

Chi parla a ragione ha sempre ragione

Potremmo sostituire “a ragione” con “giustamente” e a volte anche con “a maggior ragione“, di cui ci siamo già occupati.

Altro esempio, immagina che Maria abbia criticato un progetto di lavoro perché pensava che non fosse abbastanza dettagliato. Successivamente, il progetto ha avuto problemi proprio a causa della mancanza di dettagli.

In questo caso, si potrebbe dire:

Maria ha parlato a ragione quando ha sollevato dubbi sulla completezza del progetto, poiché i problemi che abbiamo incontrato confermano effettivamente le sue preoccupazioni.

Chiaramente esiste anche la locuzione “a torto“, che esprime il senso opposto. Ne abbiamo parlato in un episodio dedicato proprio al “torto“.

Si usa per indicare che qualcuno si è sbagliato o ha agito in modo errato senza una valida ragione. Anche questa osservazione viene fatta solitamente a posteriori.

Ad esempio:

Luisa ha criticato il nuovo film senza vederlo, quindi possiamo dire che ha criticato a torto. Il film, perché non l’aveva ancora visto.

Significa che la critica di Luisa non era giustificata perché non aveva esperienza diretta del film. Infatti non l’aveva visto.

Oppure:

Il dittatore, a torto, pensava di conquistare il mondo, e invece il suo esercito e i suoi sogni sono stati distrutti.

Ricordate l’espressionea ragion veduta“? Anche in questo caso, come anche in “a maggior ragione” , l’utilizzo della preposizione a è esattamente lo stesso. Tutte indicano un ragionamento o un’azione che è giustificata o ben ponderata. “A ragion veduta”, come ricorderete, si riferisce a un giudizio o a un’opinione formata dopo un’attenta considerazione dei fatti o delle circostanze, magari perché si aveva già avuto quell’esperienza. Si era già visto (o “veduto”) il possibile risultato.

Con “A maggior ragione“, invece, sempre senza acca, si fa un confronto e si esprime un motivo aggiuntivo per giustificare un’azione o un pensiero.

Parlatemi di voi adesso. Potrete rispondermi, a ragione, che dovete pensarci un po’. Pensateci pure e poi fatemi sapere.

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Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

marceloMarcelo:

Come la vedi questa storia? Durante questi tre ultimi giorni, ho dovuto affrontare un’aspra battaglia legale con l’ente che si occupa della mia pensione. È stata un’esperienza frustante! Veramente un incubo! Il calcolo della pensione iniziale a mio avviso é stato effettuato in modo errato, come avevo detto a ragione in tempi non sospetti con le mie indagini. Sono più di 10 anni che ci rimpalliamo con sta benedetta pensione. Vai a capire i meandri della burocrazia!

Segue una canzone dal titolo “lo dicevo a ragione

Mi hai mai amato? Non lo so
a ragione lo dicevo
Le tue parole
Confondevo
Quando dicevo “Io ti amo”
Tu dicevi no
a torto però

Mi hai mai amato? Non capisco
Le tue azioni
Mi rendo conto
Mi hai fatto credere a un sogno
Che era solo un gioco

Mai amato
Mai amato
Le tue parole erano false
Mai amato
Mai amato
Mi hai spezzato il cuore
Oh no

Essere in alto mare (ep. 1076)

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landscape photograph of body of water
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Quando siamo molto lontani dal trovare una soluzione o dal raggiungere un obiettivo possiamo usare una bella espressione: essere in alto mare.

L’espressione “essere in alto mare” ha chiaramente un senso letterale. Significa trovarsi lontano dalla costa, lontano dalla terra. Quando una nave ad esempio si trova in alto mare, la terra è molto lontana e non si vede neanche.Il fatto di usare l’aggettivo “alto” non si riferisce quindi alla profondità dell’acqua, ma alla distanza dalla terra. E’ pur vero però che, normalmente, più siamo in “mare aperto” (altra modalità per indicare una notevole distanza da terra) e più il mare è profondo.

Il fatto di usare l’aggettivo “alto” non si riferisce quindi alla profondità dell’acqua, ma alla distanza dalla terra. E’ pur vero però che, normalmente, più siamo in “mare aperto” (altra modalità per indicare una notevole distanza da terra) e più il mare è profondo.

Vediamo qualche esempio in senso proprio:

La nave da crociera ha avuto un guasto al motore ed è rimasta in alto mare per giorni.

I pirati hanno assalito il mercantile in alto mare.

A parte il senso proprio, decisamente più utilizzato è l’uso figurato, per indicare il trovarsi in una situazione difficile e incerta, senza una chiara via d’uscita.

Esempi:

I negoziati per il nuovo contratto di lavoro sono ancora in alto mare.

Non so quando uscirò stasera. Devo terminare il mio lavoro ma sto ancora in alto mare

Il progetto è ancora in alto mare perché mancano i finanziamenti.

Il processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione è in alto mare. Ci vorranno anni

In questi casi, l’espressione “essere in alto mare” evoca un senso di instabilità, incertezza e difficoltà. Spesso c’è anche un senso di scoraggiamento derivante dal fatto che non si riesce a “vedere la fine”, come si dice. Lo scoraggiamento è uno stato mentale negativo caratterizzato da una sensazione di svogliatezza, demotivazione e pessimismo.

C’è un’espressione simile che abbiamo già incontrato: essere a carissimo amico“, che esprime lo stesso concetto, solo in modo più simpatico.

Adesso ripassiamo. Parlatemi di quando vi siete trovati in alto mare.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marcelo: Non occorre fare mente locale per ricordare tutte le volte che mi sono trovato in situazioni scoraggianti, demoralizzato e pessimista, dunque quando mi sono sentito in alto mare. Però tranquilli, con tutto che me ne sono capitate di cotte e di crude, essendo un ottimista per natura e uomo dalle mille risorse, dico sempre che, presto o tardi, tutto passa!

Ulrike: Essendo ancora a carissimo amico con l’apprendimento della lingua inglese, sarebbe un bel passo in avanti se un giorno speriamo non troppo lontano, riuscissi a raggiungere lo stesso livello del mio l’italiano. Ad oggi però non la vedo così facile.

Marguerite: Da parte mia devo dirvi che mi vedo costretta ad imparare un po’ d’informatica, diciamo almeno il minimo sindacale. Lungi da me infatti l’idea di diventare una smanettona! In merito a quest’impegno sono decisamente in alto mare!

 

La preposizione di: errori comuni degli stranieri

La preposizione di: errori comuni degli stranieri (scarica audio)

Trascrizione

Credete che ci sia il bisogno di fare un episodio dedicato agli errori degli stranieri sull’uso della preposizione “di”?

Serve approfondire?

Occorre fare un episodio su questo argomento?

Notare che non ho detto: occorre di fare, serve di approfondire…

Allora facciamolo questo episodio!

Ci sono già in realtà alcuni episodi sul sito di Italiano Semplicemente dedicati alla preposizione “di” ma oggi vorrei parlarvi proprio degli errori più comuni che fanno gli stranieri.

Si tratta, come avrete capito, di un uso sbagliato di questa preposizione. La preposizione non andrebbe usata ma invece viene inserita nella frase ugualmente.

Mi riferisco soprattutto alla circostanza in cui una persona deve dare un consiglio, un suggerimento, deve suggerire una regola, o fare una raccomandazione, oppure esprimere una preferenza ma anche quando si dà un giudizio. Ci sono comunque anche altre circostanze in cui si fa questo errore.

Vediamo qualche esempio. Chiaramente io vi dirò le frasi corrette. L’errore, nella maggior parte dei casi, consiste nel mettere “di” prima del verbo all’infinito.

È facile dire la verità

Potrebbe essere difficile riuscire a arrivare in tempo all’appuntamento

È giusto essere onesti con tutti

Sarebbe possibile prenotare un tavolo per 4 persone?

È normale sbagliare la prima volta.

Serve avere più pazienza

È necessario essere più puntuali.

Sarebbe meglio aiutare prima chi ha più bisogno.

È importante imparare divertendosi

A me sembra stupido fare questo

È fondamentale capire le spiegazioni

È necessario studiare per superare l’esame.

È preferibile chiedere informazioni

È consigliabile fare attenzione

È divertente uscire con gli amici

Preferisco cenare fuori stasera

Desidero fare un viaggio

È giusto punire i colpevoli

Sarebbe stato meglio rimanere zitto

Ci conviene rimanere a casa con questa pioggia

A tutti importa rimanere in salute

Mi interessa molto sapere com’è andata a finire.

Non è giusto pagare così tanto

È bello stare con te

È possibile pagare con la carta di credito?

Bisogna andare, è tardi!

Ho notato che l’errore arriva soprattutto quando si parla in modo impersonale.

Però spesso gli errori ci sono anche in frasi non impersonali, tipo:

Mi piace girare per la città di notte

desidero fare una vacanza

Dove sta il problema? Il problema è che, in frasi simili, ci sono occasioni in cui invece la preposizione “di” ci vuole.

Es:

C’è bisogno di studiare maggiormente

C’è necessità di essere obiettivi

Cerca di mangiare appena puoi

Ricordati di chiudere la porta

Non dimenticare di chiamare a casa

Dubito di arrivare per le 20.30

Quindi dipende anche dal verbo, quello che precede, eventualmente, la preposizione.

Notate, ad esempio, che lo stesso bisogno si può esprimere in modi diversi, senza usare la preposizione “di”. Es:

Serve studiare maggiormente

È necessario studiare maggiormente

Occorre studiare maggiormente

Quindi è chiaro che bisogna fare molta pratica per non fare errori.

Volendo c’è un modo alternativo che posso consigliarvi per non sbagliarvi. Quando si può, potete usare “che” e non usare il verbo all’infinito. Il prezzo da pagare è l’uso del congiuntivo.

Es:

È importante che tu impari…
È fondamentale che capiamo…
È necessario che studino…
È meglio che evitiate…
È preferibile che chieda…
È consigliabile che facciamo..

È importante che tu vada…

È necessario che ci vediamo…

Occorre che tu studi maggiormente.

Dovete scegliere il male minore!

Vi consiglio di ascoltare questo episodio più volte (è consigliabile ascoltare più volte). Ad ogni modo, provate a rispondere a queste domande:

Cos’è più facile? Dire la verità o mentire?

È facile dire la verità

Arriveremo in tempo? Sarà facile o difficile?

Potrebbe essere difficile riuscire a arrivare in tempo

È più giusto essere onesti o disonesti?

È più giusto essere onesti con tutti

Chiedi se puoi prenotare un posto al ristorante iniziando con “è possibile”.

È possibile prenotare un tavolo?

Chiedimi se è normale fare errori continuamente, usando il verbo sbagliare.

È normale sbagliare continuamente?

Dimmi che c’è bisogno di avere pazienza usando il verbo servire.

Serve avere pazienza

Sgridami dicendo che occorre essere più puntuali. Inizia con “è necessario

È necessario essere più puntuali.

Sottolinea l’importanza della puntualità iniziando con “è importante”.

È importante essere puntuali

Dimmi che è inutile che io parli quando nessuno ascolta. Usa “parlare” all’infinito.

È inutile parlare quando nessuno ascolta

Sottolinea l’importanza dell’ascolto delle lezioni di italiano. Inizia con “è fondamentale”.

È fondamentale ascoltare le lezioni

Evidenzia la necessità dello studio. Inizia con “è necessario”.

È necessario studiare

Dimmi che preferisci chiedere informazioni.

Preferisco chiedere informazioni

Dimmi che ti piace stare con me. Inizia con “è bello” oppure con “mi piace”

È bello stare con te

Mi piace stare con te

L’episodio di oggi è stato inserito all’interno dell’audiolibro dal titolo “Non vi spiego la grammatica italiana, ma la imparerete lo stesso“. Lo potete richiedere qui, sul sito, anche tramite email, oppure su Amazon in versione cartacea o Kindle. Volendo anche su altri siti, tipo Google books.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

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