La preposizione di: errori comuni degli stranieri

La preposizione di: errori comuni degli stranieri (scarica audio)

Trascrizione

Credete che ci sia il bisogno di fare un episodio dedicato agli errori degli stranieri sull’uso della preposizione “di”?

Serve approfondire?

Occorre fare un episodio su questo argomento?

Notare che non ho detto: occorre di fare, serve di approfondire…

Allora facciamolo questo episodio!

Ci sono già in realtà alcuni episodi sul sito di Italiano Semplicemente dedicati alla preposizione “di” ma oggi vorrei parlarvi proprio degli errori più comuni che fanno gli stranieri.

Si tratta, come avrete capito, di un uso sbagliato di questa preposizione. La preposizione non andrebbe usata ma invece viene inserita nella frase ugualmente.

Mi riferisco soprattutto alla circostanza in cui una persona deve dare un consiglio, un suggerimento, deve suggerire una regola, o fare una raccomandazione, oppure esprimere una preferenza ma anche quando si dà un giudizio. Ci sono comunque anche altre circostanze in cui si fa questo errore.

Vediamo qualche esempio. Chiaramente io vi dirò le frasi corrette. L’errore, nella maggior parte dei casi, consiste nel mettere “di” prima del verbo all’infinito.

È facile dire la verità

Potrebbe essere difficile riuscire a arrivare in tempo all’appuntamento

È giusto essere onesti con tutti

Sarebbe possibile prenotare un tavolo per 4 persone?

È normale sbagliare la prima volta.

Serve avere più pazienza

È necessario essere più puntuali.

Sarebbe meglio aiutare prima chi ha più bisogno.

È importante imparare divertendosi

A me sembra stupido fare questo

È fondamentale capire le spiegazioni

È necessario studiare per superare l’esame.

È preferibile chiedere informazioni

È consigliabile fare attenzione

È divertente uscire con gli amici

Preferisco cenare fuori stasera

Desidero fare un viaggio

È giusto punire i colpevoli

Sarebbe stato meglio rimanere zitto

Ci conviene rimanere a casa con questa pioggia

A tutti importa rimanere in salute

Mi interessa molto sapere com’è andata a finire.

Non è giusto pagare così tanto

È bello stare con te

È possibile pagare con la carta di credito?

Bisogna andare, è tardi!

Ho notato che l’errore arriva soprattutto quando si parla in modo impersonale.

Però spesso gli errori ci sono anche in frasi non impersonali, tipo:

Mi piace girare per la città di notte

desidero fare una vacanza

Dove sta il problema? Il problema è che, in frasi simili, ci sono occasioni in cui invece la preposizione “di” ci vuole.

Es:

C’è bisogno di studiare maggiormente

C’è necessità di essere obiettivi

Cerca di mangiare appena puoi

Ricordati di chiudere la porta

Non dimenticare di chiamare a casa

Dubito di arrivare per le 20.30

Quindi dipende anche dal verbo, quello che precede, eventualmente, la preposizione.

Notate, ad esempio, che lo stesso bisogno si può esprimere in modi diversi, senza usare la preposizione “di”. Es:

Serve studiare maggiormente

È necessario studiare maggiormente

Occorre studiare maggiormente

Quindi è chiaro che bisogna fare molta pratica per non fare errori.

Volendo c’è un modo alternativo che posso consigliarvi per non sbagliarvi. Quando si può, potete usare “che” e non usare il verbo all’infinito. Il prezzo da pagare è l’uso del congiuntivo.

Es:

È importante che tu impari…
È fondamentale che capiamo…
È necessario che studino…
È meglio che evitiate…
È preferibile che chieda…
È consigliabile che facciamo..

È importante che tu vada…

È necessario che ci vediamo…

Occorre che tu studi maggiormente.

Dovete scegliere il male minore!

Vi consiglio di ascoltare questo episodio più volte (è consigliabile ascoltare più volte). Ad ogni modo, provate a rispondere a queste domande:

Cos’è più facile? Dire la verità o mentire?

È facile dire la verità

Arriveremo in tempo? Sarà facile o difficile?

Potrebbe essere difficile riuscire a arrivare in tempo

È più giusto essere onesti o disonesti?

È più giusto essere onesti con tutti

Chiedi se puoi prenotare un posto al ristorante iniziando con “è possibile”.

È possibile prenotare un tavolo?

Chiedimi se è normale fare errori continuamente, usando il verbo sbagliare.

È normale sbagliare continuamente?

Dimmi che c’è bisogno di avere pazienza usando il verbo servire.

Serve avere pazienza

Sgridami dicendo che occorre essere più puntuali. Inizia con “è necessario

È necessario essere più puntuali.

Sottolinea l’importanza della puntualità iniziando con “è importante”.

È importante essere puntuali

Dimmi che è inutile che io parli quando nessuno ascolta. Usa “parlare” all’infinito.

È inutile parlare quando nessuno ascolta

Sottolinea l’importanza dell’ascolto delle lezioni di italiano. Inizia con “è fondamentale”.

È fondamentale ascoltare le lezioni

Evidenzia la necessità dello studio. Inizia con “è necessario”.

È necessario studiare

Dimmi che preferisci chiedere informazioni.

Preferisco chiedere informazioni

Dimmi che ti piace stare con me. Inizia con “è bello” oppure con “mi piace”

È bello stare con te

Mi piace stare con te

L’episodio di oggi è stato inserito all’interno dell’audiolibro dal titolo “Non vi spiego la grammatica italiana, ma la imparerete lo stesso“. Lo potete richiedere qui, sul sito, anche tramite email, oppure su Amazon in versione cartacea o Kindle. Volendo anche su altri siti, tipo Google books.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

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Stare attenti o essere attenti? (ep. 969)

Stare attento o essere attento? (scarica audio)

Video

https://youtu.be/9a100Yk5Th4
– – –

Trascrizione

Si dice stare attento/attenta o essere attento/attenta?

Cioè si deve usare il verbo essere oppure il verbo stare?

Qual è la scelta migliore?

È presto detto.
Entrambe le modalità, “stare attento” e “essere attento”, sono corrette e a volte vengono usate in modo intercambiabile.

Tuttavia, c’è una leggera differenza di sfumatura tra le due.

Stare attento” implica una maggiore enfasi sull’azione di prestare attenzione in un momento specifico o in una situazione particolare.

Ad esempio, “Devi stare attento quando attraversi la strada”

Essere attento” invece tende a sottolineare uno stato di attenzione generale o una caratteristica della personalità di qualcuno.

Ad esempio, “Luca è una persona attenta ai dettagli.”

Pertanto, se vuoi dire a un amico che non si deve distrarre durante la guida, e che deve restare concentrato, molto meglio dire:

Stai attento quando guidi, mi raccomando!

E non:

Sii attento quando guidi!

Invece, se parli di Giovanni e vuoi dire che lui non si distrae mai alla guida, è preferibile dire:

Giovanni è sempre attento quando guida

Oppure

Giovanni è una persona molto attenta alla guida

Piuttosto che:

Giovanni sta sempre attento quando guida

Infatti stiamo parliamo di Giovanni e del fatto che lui è fatto cosi. È una sua caratteristica quella di essere sempre concentrato quando guida. Usare “stare” non è scorretto, ma meno adatto.

Bene, stavolta sono stato attento a rispettare la durata dei due minuti! Stavolta secondo voi quale verbo ho usato?

Adesso un piccolo ripasso. State attenti alla pronuncia. Vi propongo di registrare uno scioglilingua. Scegliete voi quale.

Marcelo: Sul tagliere gli agli taglia. Non tagliare la tovaglia.
La tovaglia non è aglio,
e tagliarla è un grave sbaglio.

Mariana: bravo Marcelo, della serie chi taglia la tovaglia è uno scemo!

Paul: Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo.

Ulrike: ma a che pro fare una palla di pelle di pollo? Non mi pare una domanda peregrina!

Estelle: a proposito: la pera sul purè pare peregrina, però pure il purè con le pere peregrino pare.

Karin: bisogna ripeterlo fino a quando non sbagliamo più vero? Stiamo freschi!

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588 Il suffisso -ata (verbi)

Il suffisso -ata (scarica l’audio)

Trascrizione

Giovanni: il suffisso – ata è molto interessante perché, come si è visto anche nell’ultimo episodio della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente, spesso origina parole curiose e insostituibili nel linguaggio colloquiale.

Nell’episodio scorso lo abbiamo visto in abbinamento con verbo dare, e tra l’altro abbiamo visto anche che il suffisso – ata può anche non esserci se il verbo non è della prima coniugazione (are), come “dare una scorsa” ad esempio, o “dare una letta“, dove il verbo in questione è scorrere e leggere rispettivamente, entrambi della seconda coniugazione (ere). Il senso della velocità, dell’azione rapida però resta.

Se analizziamo solamente il suffisso –ata invece, più in generale, possiamo vedere che si può utilizzare anche in altri modi, non solo col verbo dare che funge da supporto.

Inoltre il suffisso -ata si può agganciare a verbi, sostantivi e anche ad aggettivi.

Oggi vediamo come si trasformano i verbi. Nei prossimi due episodi vedremo i sostantivi e poi gli aggettivi.

Con i verbi, nel senso di atto rapido, improvviso o non programmato, si usa a volte anche il verbo fare come supporto, non solo dare, oggetto dello scorso episodio:

Dare un’accelerata (da accelerare)

Fare un’inchiodata (da inchiodare = frenare bruscamente)

Fare un’improvvisata (da improvvisare)

Dare una rinfrescata alla stanza (da rinfrescare, cioè rendere fresco)

Andiamo avanti.

Si può trattare anche di un evento collettivo, e meno spesso anche individuale tipo la tombolata, che si fa giocando a tombola, un gioco che non si può fare da soli.

Il verbo tombolare non esiste, ma esiste “giocare a tombola”.

Allora in questo senso posso anche semplicemente farmi una giocata, intesa come singola scommessa in un gioco. Una giocata è anche un gesto atletico, qualcosa che di solito ha un aggettivo che precede:

Il giocatore ha fatto una bella giocata

Questa giocata non è piaciuta al mister

Potremmo farci una briscolata se giochiamo al gioco della briscola. Col gioco della “scopa” però (è un altro gioco che si fa con le carte napoletane) meglio non usarlo perché come abbiamo accennato nello scorso episodio, fare/farsi una scopata indica l’atto sessuale. Veramente ho dato per scontato che questa fosse cosa nota anche per i non madrelingua visto che le parolacce sono la prima cosa che si impara di una lingua. Ma meglio chiarirlo.

Abbiamo visto infatti che fare/farsi una scopata è diverso da dare/darsi una scopata, per via del doppio senso del verbo scopare.

Anche fare una pisciata è abbastanza volgare, e si riferisce al verbo “pisciare” che significa fare la pipì.

Similmente a fare/si una mangiata o una bevuta trasmette un senso di piacere. Questa del piacere è una caratteristica interessante del suffisso – ata. In effetti piacere e compagnia spesso vanno a braccetto. Possiamo semplicemente anche fare un’uscita serale con gli amici.

In compagnia potremmo fare anche una innocente chattata, cioè potremmo chattare, vale a dire chiacchierare, scambiare due chiacchiere in una chat qualsiasi. Una chiacchierata si fa dal vivo, mentre una chattata si fa col cellulare o col PC. Entrambe sono attività piacevoli in compagnia.

Se preferite potremmo fare una scazzottata, cioè fare a cazzotti, vale a dire picchiarsi, prendersi a pugni. A qualcuno piace anche quest’attività.

Si può anche fare una semplice litigata che non implica necessariamente il picchiarsi. Questo non trasmette piacere, ciò non toglie che una bella litigata può essere anche vista come una cosa utile.

C’è chi preferisce fare abbuffate, cioè abbuffarsi, vale a dire mangiare tanto. Ma per questo si può anche essere soli. Piacevole li per lì, poi si pagano le conseguenze… Se lo facciamo in compagnia pesa meno ed è più divertente, e poi mal comune, mezzo gaudio riguardo alle conseguenze.

I tipi più tranquilli sicuramente preferiscono fare delle belle camminate, e anche queste possiamo farle da soli. In questo caso, come anche in altri, si indica un gesto prolungato oltre che piacevole.

Quindi il gesto può essere veloce come la frenata e l’accelerata o un’inchiodata (una grossa frenata) oppure al contrario prolungato, come la camminata e l’abbuffata. Possiamo anche farci una bella suonata se ne abbiamo voglia. Spesso come visto c’è anche piacere.

È il caso anche di fare/farsi una suonata, che significa prendere uno strumento e suonare. Possiamo farlo da soli o anche insieme ad altri, usando più strumenti.

Prendere una suonata” però ha un altro significato, simile a una sonora sconfitta. Il verbo che si usa di supporto è sempre importante.

Dipende spesso anche dal verbo a cui si aggiunge il suffisso se si tratta di un gesto veloce, prolungato, di piacere o se si tratta solo di un modo informale di usare quel verbo.

Potrebbe essere il caso ad esempio della rimpatriata. Qui c’è piacere ma il verbo è importante: rimpatriare.

Rimpatriare sta per tornare in patria, ma il termine rimpatriata ha un senso più goliardico e ludico, in quanto si usa quando si tratta di rincontrare gli amici d’infanzia, quelli con cui si è cresciuti, che non vediamo da tanto tempo, perché magari ci siamo persi di vista l’un l’altro.

Di tanto in tanto non fa male rivedersi tutti insieme a cena o passare un fine settimana da qualche parte. Questa è una rimpatriata.

Ci sono anche altri verbi che non ho menzionato a cui si può aggiungere il suffisso -ata per conferire un senso particolare ed unico al nuovo termine.

Si pensi ad accorpata o accoppiata e tanti altri termini di questo tipo di cui parleremo un’altra volta.

Domani vediamo cosa succede aggiungendo il suffisso – ata ai sostantivi.

Per il momento meglio darsi una calmata con tutti questi verbi!

Nel frattempo ripassiamo, tengo a dire che il ripasso che state per ascoltare è stato composto da Doris, membro austriaco dell’associazione Italiano Semplicemente. La voci, oltre a quella di Doris, sono altresí di altri membri della nostra associazione.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Doris: Può darsi che io sia latitante ma zitta zitta vi seguo quasi ogni giorno

Ulrike: L’abnegazione costante di Gianni ed il recente salto di qualità degli episodi, come si suol dire mi hanno fatto da sprone oggi per scrivere qualche riga.
Mi sembra esiga un po’ di destrezza comporre un testo
che da un lato abbia senso e dall’altro contenga parecchie espressioni, sebbene aiuti che la lista dei termini dei due minuti si allunghi di continuo. Dunque è sempre più fattibile, dacché ci sono un bel po’ di concetti.

Mary: Comunque per tirar fuori delle frasi azzecate su due piedi spesso è richiesta una vera mandrakata.

Hartmut: È facile perdersi nel mare magnum di espressioni,
locuzioni, o modi di dire che dir si voglia, sconosciute se uno non segue gli episodi in modo regolare.

Irina: Strada facendo però si ha modo anche di sorridere di tanto in tanto, anche in virtù dello spirito allegro di Giovanni che ha trasferito sulla piattaforma di Italiano Semplicemente.
Troppi episodi pubblicati? Ma va là! È risaputo che volere è potere.

Mary: Gli episodi sono anche spesso legati da un filo logico, e studiare a casaccio come ho fatto io non è proprio cosa, non approda a nulla, prolunga lo studio inutilmente e ti lascia spesso con un senso di inadeguatezza che a lungo termine incide negativamente sul successo dello studio.

Mariana: In base al fatto che il tempo è sempre risicato e l’energia non basta mai ogni due per tre manco un episodio, salvo poi recuperarlo andando a rotta di collo non appena trovo uno spazio.

Irina: Qualche termine tuttavia va al di là della mia comprensione immediata (cioè esula dalla mia
comprensione, per chi cerca sinonimi come me) e allegramente, li per li, li lascio da parte. Mi faccio un appunto, sempre che non sia
oltremodo stravagante, come ad esempio la parola pasdaran, che mi fa scervellare.
troppo e ascoltare ancora lascia il tempo che trova.

Mariana: Allora vorrà dire che li riprenderò a tempo debito,a prescindere dalla pressione che tutte queste parole mi
causano spesso.
Ad ogni buon conto, un tentativo anticipato (anzitempo) sarebbe inutile e l’avrei perciò fatto
invano.

Mary: Infatti il dispendio di tempo non sarebbe giustificabile; su questo non ci piove. Sono gli apporti degli altri piuttosto che mi avvicinano alla comprensione dei termini più macchinosi.

Komi: Così, via via imparo come vengono usati di solito: in primis
nelle frasi inventate dai membri, poi mi metto a fare pratica con prudenza e man mano mi sento a mio agio usandoli con disinvoltura, avendoli ben digeriti ed internalizzati prima.

Marcelo: Vedete, la tenacia è appagante, cioè chi la dura, la vince; Sarebbe impossibile
altrimenti ricordare questo ingente numero di episodi.

Mariana: A mio giudizio seguire la prima regola d’oro (repetita iuvant) non può essere mai un buco nell’acqua.
Per scrupolo aggiungo inoltre volentieri che incominciare non è mai troppo tardi e l’età non gioca un ruolo fondamentale.

Mary: Al contrario, spesso l’esperienza e la conoscenza delle altre lingue giova nettamente. Altro che storie!

Mariana: Indubbiamente ci sono espressioni a iosa da memorizzare, alcune si ricordano meglio delle altre. Non fa niente però se capita che alcune passano in cavalleria.

Mariana: accade a ciascuno di noi, a patto che vengano rispolverate di volta in volta. Ma pur di imprimirsele questo va fatto, sebbene a volte risulti noioso. Così l’apprendimento è
sostenibile e si riesce a reprimere lo stress.

Irina: Ricordatevi bene pure che non ci sono santi, dovete impiegare un po’ di tempo e bisogna rompere gli indugi se si è bloccati.
Lo studio di una lingua straniera presuppone disciplina e magari
anche un tocco di ambizione.
Occorre seguire un metodo raccomandato, ben provato e le testimonianze di Italiano
Semplicemente parlano chiaro in merito.

Mariana: A furia di scrivere tutte queste lusinghe mi sono venute le vertigini. 🙂

Gli occhi – Il linguaggio della salute (ep. 6)

Gli occhi (scarica audio)

Trascrizione

Oggi parliamo di “occhio“. Ce ne siamo occupati più volte:

Sono molte le espressioni dedicate all’occhio, che cioè contengono la parola occhio, ma oggi voglio dirvi velocemente qualcosa in più.

Stropicciare ad esempio è un verbo che si usa spesso con gli occhi. Significa toccarsi gli occhi, cioè sfregare, strofinare, passare più volte la mano sugli occhi. Si fa la mattina quando ci si sveglia; ci si stropiccia gli occhi, quindi si usa in modo riflessivo: Stropicciarsi gli occhi.
Poi è interessante parlare di lacrimazione degli occhi: quando un occhio lacrima (verbo lacrimare) escono le lacrime dagli occhi, escono le gocce dagli occhi, come quando si piange.
Possono lacrimare comunque anche perché sono arrossati o perché qualcosa c’è finito dentro.

Anche il verbo arrossare è abbastanza tipico degli occhi: quando diventano rossi, vuol dire che sono arrossati, cioè sono infiammati, non che il colore degli occhi cambia. Anche la pelle può arrossarsi, ma in questo caso accade quando si prende troppo sole o per via di contusioni, schiaffi eccetera.

Gli occhi poi si possono “strizzare” ma questa è una espressione idiomatica: significa chiudere la palpebra facendo l’occhiolino, come segno d’intesa. Non è certamente come strizzare uno straccio, o come quando ti prende la strizza (la paura, la fifa, ricordate?)

Oltre all’arrossamento ed alla lacrimazione potete anche avere la secchezza degli occhi: in questo caso gli occhi sono poco umidi, sono “secchi” si dice così quando state magari in ambienti surriscaldati o climatizzati, oppure quando fate un uso prolungato del computer. Anche il fumo, la polvere o il vento, possono causare una disidratazione dell’occhio e quindi secchezza o irritazione oculare.

E cosa accade quando prendete un pugno in un occhio? Accade che l’occhio si gonfia: avete un gonfiore all’occhio causato dal trauma del pugno.

Sapete cosa fare in caso di gonfiore o arrossamenti? Potete fare degli “impacchi”. Questa parola l’avete ma sentita? Fate un impacco di acqua e sale ad esempio, che funziona anche in caso di allergie o congiuntivite.

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L’impacco è l’applicazione sulla cute, cioè sulla pelle, in generale, a scopo terapeutico, quindi per guarire, di panni o garze imbevute di liquidi o soluzioni medicamentose.

Quindi prendete un pezzo di stoffa o una garza, imbevete (cioè bagnate) la garza o la stoffa, il tessuto, di acqua e sale, potrete così fare un impacco. Fare un impacco è questo. Non potete però usare il verbo “impaccare” che invece significa fare un pacco e non un impacco.

A Roma puoi usare il verbo “impaccare” anche in un altro modo… se sei “impaccato di soldi” vuol dire infatti che hai molti soldi, che sei una persona ricca.

Ci “ascoltiamo” al prossimo episodio della rubrica.

Impariamo l’italiano… cucinando – KINDLE

Mangiare è stare insieme, fare festa insieme. In questo modo ogni problema raccontato a tavola diventa più leggero, come i miei piatti.

Giuseppina 

AscoltareCucinando si impara… l’italiano” è un libro e un audiolibro pensato, scritto e registrato per un pubblico non madrelingua che ama la cucina del Belpaese e vuole migliorare il proprio livello di conoscenza della lingua.

L’associazione Italiano Semplicemente vi propone un modo per imparare il linguaggio della cucina ed allo stesso tempo imparare a cucinare italiano e “in Italiano”.

Il libro contiene 30 specialità italiane, raccontate e spiegate dalle voci di Giuseppina e Giovanni.Audiolibro specialita copertina.jpg

I file PDF e MP3 sono a disposizione dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

KINDLE: US – UK – DE – FR – ES – IT – NL – JP – BR – CA – MX – AU – IN

 

Per avere informazioni scrivici.

Immagini di esempio presenti ne libro:

 

 

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I verbi professionali: DECLINARE 

Sommario del corso di Italiano Professionale

Trascrizione

Buongiorno amici Benvenuti nel corso di italiano professionale. Oggi è la volta della spiegazione del verbo DECLINARE.

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Si tratta anche questo, probabilmente di uno dei verbi che uno straniero non usa mai, anche se lavora da molti anni in Italia ed i motivi sono molteplici:  Primo perché si usa raramente, secondo perché il suo utilizzo avviene prevalentemente per iscritto ed in ambiti abbastanza formali. Il significato primario di questo verbo inoltre non ci aiuta. Declinare significa diminuire,  scendere verso il basso, volgere verso il basso,  quindi anche abbassare.  Posso infatti usare questo verbo ad esempio nelle seguenti frasi:

  • Declinare la testa in basso

cioè abbassare la testa, muoverla verso il basso, verso terra.

  • La collina declina dolcemente verso il mare.

Quindi in questo caso la collina va, si muove verso il basso, nel senso che c’è una discesa, quindi spostandosi dalla sommità della collina verso il mare, scendiamo dolcemente verso il basso, perché il mare sta in basso.

Quindi declinare rispetto ad abbassare ed abbassarsi è più dolce, più poetico anche.

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Il file MP3 da ascoltare e la trascrizione integrale in PDF di questo episodio  è disponibile per chi ha acquistato il corso di Italiano Professionale o chi ha acquistato solamente la sezione “verbi professionali”. 

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I verbi professionali: DETTARE

Sommario del corso di Italiano Professionale

Audio

Trascrizione

Benvenuti nel corso di Italiano Professionale. Oggi vediamo il verbo DETTARE.

Ci sono due principali significati del verbo dettare.

dettare_immagine

Appena iniziate a studiare l’italiano, è facile che il professore vi detti qualcosa. Quando il vostro professore vi detta qualcosa, inizia a pronunciare lentamente delle parole, con chiarezza, affinché tu e tutti gli studenti possiate scrivere queste parole dettate dal professore. Dettare quindi significa pronunciare lentamente affinché qualcuno scriva.

Il professore non è però l’unica persona che può dettare. Anche io posso dettare una lettera a mia figlia, in modo che lei possa scrivere.

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I verbi professionali: RENDERE

Audio

Trascrizione

Benvenuti nel corso di Italiano Professionale. Oggi vediamo il verbo RENDERE.

Anche questo è un verbo che è quasi sempre utilizzato nel lavoro.

Vediamo quanti sono i significati del verbo rendere e quando si usa. Facciamo ovviamente degli esempi di utilizzo ed infine un esercizio di ripetizione, seguendo quindi il metodo di Italiano Semplicemente che tutti voi sicuramente conoscete. Per chi non ne sa nulla vi invito a leggere le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

Dunque rendere ha un utilizzo, come dicevamo, prevalentemente professionale, ma il primo significato che trovate sul dizionario è quello di dare indietro qualcosa che si era preso o ricevuto, cioè rendere è un sinonimo di restituire. Posso quindi dire “devo rendere a Giovanni il libro che mi ha prestato”.

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I verbi professionali: liquidare

Audio

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Trascrizione

Benvenuti nella sezione verbi professionali.

Chi vi parla è Giovanni, il creatore di italianosemplicemente.com e del corso di Italiano Professionale.  Questa è la quinta lezione sui verbi. Abbiamo visto il verbo valutare, eseguire, disporre e predisporre. Tutti i podcast sono disponibili con la trascrizione in pdf per chi ha acquistato il corso di italiano professionale.

Oggi quindi vediamo il verbo liquidare.

liquidare_gatto_grigio

Liquidare è un verbo professionale? Proprio così, perché si usa moltissimo nel commercio e negli affari, ma attenzione perché il verbo è uno di quei verbi abbastanza rischiosi da usare perché ha più significati diversi.

Per chi non conosce e non sa usare questo verbo probabilmente noterà che liquidare viene da liquido. Potrebbe sembrare che liquidare significhi rendere liquido, cioè far diventare qualcosa liquido, così come solidificare significa rendere solido. Invece solamente nell’industria si usa in questo modo.  Liquidare non significa questo però nel linguaggio comune e nel mondo economico.

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