Cadute e ricadute (ep. 1058)

Cadute e ricadute

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

Emanuele: Il termine ricaduta è “interessante”. Chiaramente deriva dalla “caduta”.

Allora cominciamo dalla caduta.

La caduta deriva a sua volta da “cadere“.

La caduta, in senso proprio, è ciò che accade quando qualcosa cade, quindi rappresenta il movimento, il moto dall’alto verso il basso, che spesso ha conseguenze dannose.
Ad esempio, con una caduta da cavallo ti puoi far male, ma anche con una caduta dal tetto. Ci si può far male anche con una caduta dal letto a dire il vero. Specie se si tratta di un letto a castello.Non parliamo degli effetti della caduta di un fulmine…

Anche la caduta di un dente chiaramente può provocare dolore.
Poi ci sono anche altre tipologie di cadute.
In atletica leggera ad esempio rappresenta l’ultima fase del salto con l’asta: la caduta sul tappeto.

Nel paracadutismo, poi, esiste la “caduta libera”, che è una fase anch’essa. È quella fase compresa tra il lancio dall’aereo e l’apertura del paracadute.
Ci sono gli utilizzi figurati. Quando un titolo azionario è in caduta, o anche “in caduta libera”, vuol dire che c’è un forte ribasso, un crollo improvviso e veloce.La caduta quando è definita “libera” vuol dire che è veloce e sembra inarrestabile. Ma anche la semplice “caduta” è comunque più forte rispetto ad esempio a “discesa” quando si usa per indicare una diminuzione di qualcosa.

Es:Euro in caduta libera sui mercati internazionali.
Oppure:
La nostra relazione adesso è in caduta libera.
La caduta del governo è anch’essa molto negativa, chiaramente solo per il governo :-)Quando si usa in senso figurato, la caduta somiglia, in alcuni usi, alla cosiddetta capitolazione, termine simile a “sconfitta. Si tratta di una sconfitta dopo una lunga resistenza. Per chi vince potrebbe trattarsi anche di una vittoria di Pirro, ma questo è un altro discorso e anche un altro episodio.

Quando, ad esempio, in una battaglia, una città finisce di resistere agli attacchi del nemico e si arrende, possiamo dire che c’è la caduta della città, cioè la sua resa o la sua capitolazione. Si usa anche nello sport questo termine.

Es:
La città capitola dopo un anno di assedio. La squadra è capitolato solo ai tempi supplementari.
Un altro uso figurato della caduta è il seguente.
Antonio ha spesso cadute di stile. Appena beve un po‘ e inizia a dire parolacce.
Ci sono anche altri usi di “caduta”, ma passiamo alla ricaduta.

Il prefisso “ri” suggerisce che si tratta di una nuova caduta. Questo è possibile, anzi è molto frequente questo utilizzo.

Es:
Elettra è ricaduta, cioè è caduta nuovamente, un’altra volta.
Però la ricaduta si utilizza anche in altri due modi.

Parlando prima di tutto di malattie.

In tale ambito una ricaduta è ciò che accade quando, in caso di malattia, sembra essere arrivata la guarigione, ma, dopo un iniziale miglioramento, avviene un nuovo peggioramento, dovuto alle conseguenze della malattia.

Si dice ad esempio che bisogna curarsi bene, perché “le ricadute sono peggio delle cadute”.

Si tratta, in altre parole, di una cosiddetta riacutizzazione di una malattia apparentemente guarita.

Es:
La malattia sembrava essere sparita e invece era solo in via di guarigione. Il corpo era ancora debole e così c’è stata una ricaduta.
Uscendo dall’ambito medico, ma sempre in senso figurato, parlando più in generale, una ricaduta è una nuova caduta, cioè una successiva caduta.

Es.
Mario ha avuto una ricaduta nel vizio del fumo. Sono nuovamente ricaduto nell’errore. Accidenti!
Ricadere nell’errore” è molto utilizzato.

Vediamo il secondo uso interessante del termine ricaduta.

Si tratta sempre di una conseguenza, come la conseguenza di una malattia, ma in un altro ambito; una conseguenza sotto un altro punto di vista, un altro aspetto legato a quello principale.

S tratta di conseguenze a volte anche inaspettate, proprio come le ricadute dopo una malattia.

Es:le proteste degli studenti hanno portato delle ricadute politiche.
Quindi ci sono state conseguenze politiche, causate, cioè provocate dalle proteste degli studenti.

Si tratta di conseguenze o effetti indesiderati che derivano da un’azione o da una situazione particolare.

Ecco alcuni altri esempi:
L’abuso di sostanze stupefacenti può portare a una serie di ricadute sulla salute fisica e mentale.Una relazione instabile può avere ricadute emotive durature su entrambi i partner.Un disastro naturale come un terremoto può avere ricadute devastanti sull’ambiente e sull’economia locale.
Quanto al ripasso del giorno, che ne dite se parliamo proprio di cadute e ricadute? Inizio io.

Mio nonno diceva che gli anziani devono stare attenti alla salute, non solo per evitare ricadute, ma raccomandava di stare attenti la alle “tre c“: cadute, catarro e cacarella. Mio suocero era un medico. Evidentemente nella sua vita professionale ha registrato una lunga sequela di cadute e altrettante ricadute.

– – – –

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marcelo: Eh sì! Tuo nonno aveva proprio ragione. Quando ti tocca una qualsiasi delle tre C da lui menzionate, se si è anziani, vuol dire che è prossima la caduta del sipario sul teatro della tua vita, in cui tu sei stato l’attore principale!

La fuga del Pomodoro – storia per principianti

La fuga del pomodoro – la storia

La fuga del pomodoro – Storia, domande e risposte

Trascrizione

La storia:

C’era una volta un pomodoro di nome Pachino che viveva in un orto con tanti altri pomodori come lui. Pachino era un pomodoro molto curioso e un giorno decise di scappare dall’orto per esplorare il mondo.

Pachino rotolò per un lungo tratto, finché non arrivò in una strada trafficata. Pachino era spaventato, ma vide un semaforo rosso e si fermò. Aspettò pazientemente che il semaforo diventasse verde e poi attraversò la strada.

Pachino continuò a rotolare, sognando un mondo privo di insalate. In quel momento un’auto sfrecciò davanti a lui e.. splash!

Pachino si sentì schiacciare e tutto divenne nero. Quando aprì gli occhi, Pachino era di nuovo nel suo orto, circondato dai suoi amici pomodori che lo guardavano con aria preoccupata.

Pachino si sentì sollevato. Era vivo e vegeto! Era solo un brutto sogno.

Domande e risposte

C’era una volta un pomodoro di nome Pachino che viveva in un orto con tanti altri pomodori come lui.

1. Come si chiama il pomodoro della storia?

Si chiama Pachino. Il pomodoro della storia si chiama Pachino.

2. Dove viveva pachino?

Pachino viveva in un orto:

3. Era l’unico pomodoro dell’orto? Era solo nell’orto?

No, non era l’unico pomodoro dell’orto. Non era solo nell’orto. C’erano tanti altri pomodori come lui. Nell’orto Pachino stava con tanti altri pomodori come lui.

Pachino era un pomodoro molto curioso e un giorno decise di scappare dall’orto per esplorare il mondo.

4. Cosa ha fatto Pachino un giorno?

Ha deciso di scappare dall’orto per esplorare il mondo.

5. Perché Pachino è scappato dall’orto?

Perché era un pomodoro molto curioso.

6. Cosa decise di fare?

Decise di scappare dall’orto

7. Per esplorare cosa?

Per esplorare il mondo, per scoprire il mondo.

8. Pachino era un pomodoro esploratore?

Sì, Pachino era un pomodoro esploratore.

9. Pachino restò nell’orto?

No, non restò nell’orto. Pachino scappò dall’orto. Pachino decise di scappare dall’orto.

10. Quando decise di scappare dall’orto?

Un giorno. Un giorno Pachino decise di scappare dall’orto.

Pachino rotolò per un lungo tratto, finché non arrivò in una strada trafficata.

11. Pachino camminava?

No, non camminava. Pachino rotolava.

12. Perché rotolava?

Perché era un pomodoro.

13. Per quanto rotolò?

Rotolò per un tratto. Rotolò per un pezzo di strada, un tratto di strada.

14. Quanta strada fece Pachino rotolando? Fece molta strada Pachino quando rotolò?

No, non molta. Solo un tratto. Rotolò solo per un tratto di strada.

15. E poi dove arrivò?

Arrivò in una strada trafficata.

16. Com’era la strada in cui arrivò Pachino?

Era molto trafficata.

17. C’erano delle automobili in quella strada? Oppure non cera neanche un’auto?

Sì, c’erano molte auto. Era una strada molto trafficata.

18. C’era traffico?

Sì, cera molto traffico.

19. Quindi Pachino fin quando rotolò?

Rotolò finché non arrivò in una strada trafficata

20. Ci arrivò oppure no nella strada trafficata?

Sì, certo ci arrivò.

Pachino era spaventato, ma vide un semaforo rosso e si fermò.

21. Era tranquillo Pachino?

No, non era tranquillo Pachino.

22. E com’era Pachino?

Era spaventato. Aveva paura.

23. Di cosa aveva paura?

Delle automobili. Aveva paura delle automobili.

24. Cosa vide?

Vide un semaforo.

25. Era verde il semaforo?

No, non era verde ma rosso.

26. Quindi? Pachino attraversò la strada?

No, non la attraversò, perché il semaforo era rosso.

27. Cosa fece Pachino quando vide che il semaforo era rosso?

Si fermò.

28. Si è fermato?

Sì, si è fermato perché il semaforo era rosso.

29. Si può attraversare quando il semaforo è rosso?

No, non si può attraversare la strada quando il semaforo è rosso.

Aspettò pazientemente che il semaforo diventasse verde e poi attraversò la strada.

30. Pachino cosa aspettò?

Aspettò che il semaforo diventasse verde.

31. Aspettò che il semaforo diventasse rosso?

No, non rosso, ma verde. Pachino ha aspettato che il colore del semaforo fosse verde.

32. Di che colore deve essere il semaforo per poter attraversare?
Deve essere verde.

33. Pachino aspettò pazientemente oppure nervosamente?

Aspettò con pazienza, quindi pazientemente.

34. Era nervoso pachino mentre aspettava che il semaforo diventasse verde?

No, non era nervoso. Era calmo. Aspettò pazientemente.

35. E poi cosa fece?

Poi attraversò la strada

Pachino continuò a rotolare, sognando un mondo privo di insalate. In quel momento un’auto sfrecciò davanti a lui e… splash!

36. Pachino smise di rotolare?

No, non smise di rotolare. Continuò a farlo.

37. Cosa sognava Pachino mentre rotolava?

Sognava un mondo privo di insalate. Sognava un mondo senza insalate. Sognava un mondo dove non esistono le insalate.

38. Nel mondo che sognava, esistevano insalate?

No, non esistevano. Il mondo che sognava era privo di insalate.

39. Sognava un mondo pieno di insalate Pachino?

No, non pieno, ma privo di insalate.

40. C’erano insalate nel mondo che sognava Pachino?

No, non c’erano. Il mondo che sognava Pachino era privo di insalate. Il mondo che sognava Pachino ne era privo di insalate.

41. Cosa è successo a Pachino mentre rotolava?

Un’auto sfrecciò davanti a lui.

42. Correva l’auto? Andava veloce? Oppure andava lentamente?

Sì, correva moltissimo. L’auto sfrecciò davanti a lui.

43. Andava veloce come una freccia?

Sì, esatto, l’auto andava veloce come una freccia.

44. E poi cosa accadde?

E poi splash! Quell’auto lo ha investito. Lo ha colpito.

45. Chi ha colpito quell’automobile?

Pachino. Quell’auto che sfrecciava ha colpito Pachino.

Pachino si sentì schiacciare e tutto divenne nero.

46. Pachino è stato schiacciato?

Sì, certo. Pachino è stato schiacciato dall’auto che sfrecciava.

47. Lui se ne accorse?

Sì, lui si sentì schiacciare. Pachino si accorse che l’auto lo aveva schiacciato.

48. Di quale colore divenne tutto?

Nero. Tutto divenne nero.

49. Quale colore vedeva Pachino adesso? Bianco?

Vedeva tutto nero. Non vedeva tutto bianco ma tutto nero.

Quando aprì gli occhi, Pachino era di nuovo nel suo orto, circondato dai suoi amici pomodori che lo guardavano con aria preoccupata.

50. Pachino era morto?

No, non era morto. era vivo.

51. Cosa aprì Pachino?

Aprì gli occhi.

52. E dov’era Pachino quando aprì gli occhi?

Era di nuovo nel suo orto.

53. Dove si trovava Pachino dopo aver aperto gli occhi?

Si trovava nuovamente nel suo orto.

54 Da chi era circondato? Chi c’era attorno a lui quando aprì gli occhi?

C’erano gli altri pomodori. Attorno a lui c’erano gli altri pomodori. Era circondato dagli altri pomodori dell’orto.

55. Erano suoi amici o nemici?

Era tutti suoi amici.

56. Come lo guardavano i suoi amici pomodori?

I suoi amici pomodori lo guardavano con aria preoccupata.

57. Erano tranquilli gli amici di Pachino?

No, non erano tranquilli. erano preoccupati.

58. Com’era il loro aspetto?

Il loro aspetto era preoccupato. Sembravano preoccupati. Non sembravano tranquilli.

Pachino si sentì sollevato. Era vivo e vegeto! Era solo un brutto sogno.

59. Pachino come si sentiva?

Si sentiva sollevato.

60. Perché si sentiva sollevato?

Perché era vivo e vegeto!

61. Pachino era stato investito veramente?

No, non era stato investito veramente.

62. Allora era solo un sogno?

Sì, era solo un sogno.

63. Un bel sogno?

No, non un bel sogno, ma un brutto sogno

64. Era contento Pachino di non essere morto?

Sì, era contento di essere vivo. Si sentiva felice e soddisfatto.

65. Era felice oppure no che quello fosse solo un brutto sogno?

Era molto felice di aver fatto solo un brutto sogno.

66. Si sentiva sollevato?

Sì, si sentiva sollevato perché non era morto veramente.

67. E’ finita la storia?

Sì, la storia è finita. Ciao!

68. Come finisce la storia? Bene o male?

Bene! La storia finisce bene!

Pendere dalle labbra (ep. 1057)

Pendere dalle labbra

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

Pendere dalle labbra di una persona è un’espressione idiomatica che significa essere estremamente interessati a ciò che qualcuno sta dicendo, essere completamente concentrati e desiderosi di ascoltare ogni parola che esce dalla sua bocca.

Ora, analizziamo le singole parole che compongono questa espressione:

Pendere significa essere sospesi o appesi, a volte in modo precario. In questo contesto, suggerisce che qualcosa (il nostro interesse o attenzione) è in bilico e dipende da qualcos’altro per essere mantenuto in equilibrio. Precisamente dipende dalle parole che pronuncerà questa persona.

Dalle” è la preposizione articolata “da” seguita dall’articolo determinativo “le”. Qui indica la direzione o l’origine di qualcosa. Nel contesto dell’espressione, si riferisce al punto di provenienza delle parole che stiamo ascoltando.

Le labbra invece sono le parti carnose che formano il confine esterno della bocca umana e sono coinvolte nella produzione dei suoni del linguaggio umano.

Nel contesto dell’espressione, rappresenta il punto da cui escono le parole che stiamo ascoltando.

Di chi sono le labbra da cui pende qualcuno? Può essere qualunque persona, dalla quale siamo molto interessati a sentire ciò che sta dicendo.

L’espressione crea un’immagine metaforica: qualcuno che resta sospeso o appeso alle parole che escono dalla bocca di una persona, sottolineando un forte interesse e attenzione verso ciò che viene comunicato.

Si usa spesso in modo ironico oppure per prendere in giro qualcuno, o perché non riesce a attirare l’attenzione perché non sa parlare oppure perché viene ammaliata da qualcuno, viene sottomessa, viene soggiogata, quasi stregata da una persona, o resta a bocca aperta ascoltando una persona che non lo merita.

Es: se qualcuno sta raccontando qualcosa di noioso o poco interessante, potresti dire ironicamente:

Oh, sì, sono letteralmente appeso alle tue labbra.

Oppure:

pendiamo tutti dalle tue labbra!

In questo caso, sto usando l’espressione per sottolineare il fatto che sto ascoltando, ma in realtà sono annoiato o poco interessato a ciò che viene detto.

Un altro esempio: durante una riunione di lavoro, il capo inizia a parlare e uno dei dipendenti, potrebbe dire con sarcasmo:

Guarda il dottor Rossi, sembra sospeso letteralmente dalle labbra del capo. Ogni sua parola è un’illuminazione.

In questo caso, l’uso dell’espressione sottolinea l’atteggiamento ipocrita e l’ostentata deferenza del dipendente nei confronti del capo.

Ho detto: ostentata deferenza del dipendente nei confronti del capo.

Ostentare” significa mostrare in modo esagerato o eccessivo, mentre “deferenza” si riferisce al rispetto o alla riverenza mostrata verso qualcuno, in particolare verso una figura di autorità o un superiore. Quindi, l'”ostentata deferenza” si riferisce a un comportamento in cui il rispetto verso il capo viene mostrato in modo esagerato o evidente.

Ad ogni modo, come ho detto, l’uso ironico o critico, come negli esempi fatti, è molto frequente quando si usa questa espressione, che però possiamo usare anche seriamente, per sottolineare le capacità e il fascino di un intellettuale che quando parla pendono tutti dalle sue labbra. Tutti ascoltano con attenzione, affascinati dal suo modo di parlare.

Es: Alla conferenza, Giovanni si levò in piedi e cominciò a parlare con tale eloquenza e profondità di pensiero che tutti in sala rimasero incantati. Le sue parole fluivano con grazia e chiarezza, e il suo fascino naturale catturava l’attenzione di ogni persona presente. Ogni sguardo era puntato su di lui, e tutti pendevano letteralmente dalle sue labbra, rapiti dalla sua capacità di comunicare in modo coinvolgente e persuasivo.

Quel Giovanni, purtroppo, non ero io. 🙂

Adesso ripassiamo? Che ne dite? Chiedo ai membri dell’associazione di dire ciò che pensano degli intellettuali.

– – – –

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Camille: Molto spesso, quando sentivo parlare di un individuo definito intellettuale, avevo un giudizio negativo, ero prevenuto nei confronti di questa persona. Le associavo a coloro che, di solito, forniscono risposte elaborate a domande semplici. A volte avevo anche ragione, altre invece era solo un mio pregiudizio.

Khaled: io con gli anta ho imparato a tollerare e rispettare tutte le opinioni, anche quelle che non condivido. Che poi ti imbatti in falsi intellettuali e devi fare l’indiano e fingere di non capire per non passare per maleducato è un’altra storia!

Marcelo: studiare è appagante, questo è fuor di dubbio, ma la categoria non gode di ottima reputazione. Potrei fare alcuni nomi emblematici a riguardo, ma meglio evitare querele.

Giovanni: scusate, sono sempre io. Devo aggiungere un’ultima cosa importante. Nell’episodio ho parlato sia del verbo pendere che del verbo appendere. Però potrei anche usare appendere. In che modo? Sostituendo pendere con appendere? La Risposta è no.
Non si può dire infatti “appendo dalle tue labbra”, ma se si vuole usare il verbo appendere , bisogna dire “sono appeso alle tue labbra”, che esprime lo stesso significato di “pendo dalle tue labbra”. Questo perché appendere esprime l’azione di prendere qualcosa e attaccarla in alto, come quando si appende una giacca.

Io appendo la giacca, tu appendi la giacca eccetera.
Invece “pendere” è un verbo che esprime il fatto di stare appesi, di trovarsi appesi, di essere appesi a qualcosa.

Io sono appeso alle tue labbra

Tu sei appeso alle mie labbra. Eccetera. Fine del chiarimento.

Uso del verbo registrare – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (Ep. 23)

Registrare (scarica audio)

Indice episodi del linguaggio del calcio

Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Avete presente il verbo registrare? Credete di saperlo usare correttamente? Sicuramente sì, è strano però che nello sport, soprattutto quelli di squadra come il calcio, il verbo registrare si utilizzi spesso in un modo particolare.

Il senso è quello di mettere a punto un meccanismo in modo che funzioni al meglio. Non voglio dire che questo sia un uso esclusivo dello sport, perché si possono, con lo stesso significato, ad esempio, registrare i freni di un’automobile. La parola chiave evidentemente è “meccanismo”. Ogni meccanismo si può registrare per metterlo a punto, per farlo funzionare al meglio.

Nel caso dei freni, registrare i freni significa che bisogna “regolare” i freni dell’auto, nel senso che si devono effettuare eventuali regolazioni necessarie sui componenti del sistema frenante per garantire un funzionamento corretto e sicuro.

Allo stesso modo, si può anche registrare la difesa di una squadra, o il centrocampo, o l’attacco. Il verbo nel calcio si usa generalmente con riferimento ai vari reparti, quindi iil reparto difensivo, il reparto di centrocampo e il reparto offensivo, cioè l’attacco.

Si può anche far riferimento alla registrazione dei meccanismi difensivi o ai meccanismi di centrocampo o ai meccanismi offensivi.

Vediamo qualche esempio:

La squadra si muove bene in campo, ma bisogna ancora registrare bene i meccanismi difensivi, perché con i nuovi innesti in difesa i calciatori non si conoscono ancora bene.

La squadra riesce a dare spettacolo, ma registrare la difesa è la priorità in questo momento.

Se l’attacco è andato molto bene, segnando 20 gol nelle ultime 20 partite, sono da registrare i meccanismi difensivi.

Per migliorare, abbiamo bisogno di registrare i meccanismi in attacco.

Parliamo sempre di una “regolazione”, di fare delle prove per vedere se le cose possono migliorare.

A volte, considerati i molteplici utilizzi del verbo “registrare“, si può essere tratti in inganno.

Ad esempio:

La squadra ha fatto registrare l’attacco più forte della storia.

In questo caso, la registrazione dell’attacco si riferisce al risultato ottenuto. Un secondo ed un terzo esempio che posso farvi sono esterni al mondo del calcio:

Il concerto ha registrato un grande successo
Negli ultimi anni, la produzione ha registrato un incremento che si aggira intorno al 20-30%.

Nel primo caso registrare è simile a “riscuotere” e “ottenere”: il concerto ha riscosso un grande successo, ha ottenuto un grande successo. Nel secondo caso è più vicino a realizzare: la produzione ha realizzato un incremento. Si fa riferimento al senso più generale di registrare che ha a che fare con l’inserimento dei dati in un registro, o nel prendere nota, annotare su un registro. Da questo punto di vista, solo una volta che qualcosa è accaduto si può registrare. Non è esattamente come quando si registra un file audio col telefonino, che avviene proprio nello stesso momento in cui si parla. Comunque, torniamo alla registrazione dei meccanismi.

Si potrebbe pensare che come avviene per i meccanismi difensivi e gli atri reparti, anche il portiere possa essere registrato. Invece non possiamo farlo da questo punto di vista, perché non c’è alcun meccanismo particolare in questo caso. Si possono però registrare i meccanismi di dialogo tra il portiere e la difesa, ad esempio.

Sta chiaramente all’allenatore il ruolo di occuparsi della registrazione dei vari reparti, per far “girare” meglio la squadra.

E’ tutto per oggi. Ci vediamo al prossimo episodio di Italiano Semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

Come puro esercizio di ascolto vi spiego velocemente anche gli altri significati del verbo registrare.

registrare (scarica audio)

– – – –

Sai che puoi ascoltare gli episodi anche su Spotify? Puoi abbonarti se vuoi e avrai accesso a tutti gli episodi pubblicati!https://open.spotify.com/show/6LCTjWrtOSQfmCzyC9TfJh

Orda (ep. 1056)

Orda

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

people on sidewalk selective focal photo
Photo by Cameron Casey on Pexels.com

La parola “orda” è l’argomento di oggi. Orda al singolare, orde al plurale. Orda si pronuncia con la O aperta, come omega, osso, e non come orologio e ordigno, ad esempio.

In senso generale, orda può riferirsi a un gruppo numeroso e disordinato di persone o animali, spesso associato a un comportamento aggressivo.

Infatti in ambito storico, a tutti gli italiani vengono subito in mente le orde dei barbari.

In alcuni contesti però la parola orda può anche essere usata in senso dispregiativo per riferirsi a un gruppo di persone considerate volgari o selvagge.

Si indica col termine orda una massa umana spinta dalla violenza (come le orde dei barbari, appunto) o dalla miseria (orde di pezzenti). Si può usare anche scherzosamente, tipo:

Oggi in metropolitana ho incontrato con un’orda di ragazzi che usciva dalla scuola.

Il senso quindi è di creare l’immagine di un gruppo disordinato, che fa confusione e anche che non è molto rispettoso degli altri.

Più o meno è l’equivalente di “branco“, che si usa maggiormente per i gruppi di animali o anche di “frotta“, o “massa“. Si possono anche usare termini come accozzaglia, torma, stuolo, schiera, folla, caterva. Ognuno di questi termini può enfatizzare un aspetto diverso. L’orda indubbiamente trasmette un senso di caos, disordine o tumulto associato a un gruppo numeroso di persone.

Può implicare una mancanza di controllo, disciplina o civiltà, chiaramente con connotazioni negative. Si potrebbe parlare anche di un’orda di fan che si accalcano davanti a un concerto, suggerendo un gruppo di persone agitate e rumorose.

Vediamo altri esempi:

Orde di cani randagi si aggirano nei dintorni del quartiere.

Orde di vacanzieri affollano l’Italia nel mese di agosto.

Un’orda di fan è arrivata a Roma per il concerto di Vasco Rossi.

Adesso ripassiamo. Per restare in tema parliamo dell’autocontrollo e della disciplina. Mi piacerebbe se ci fosse un gruppo numeroso di membri, che non chiamerei mai orda, sia ben chiaro, disposto a creare dei ripassi. Mi accontento di un paio di frasi.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Marcelo Beh, certo che un ripassino a quest’ora non è mica facile direi! Dovrò proprio tenere a bada le mie emozioni, soprattutto quelle che mi fanno diventare adirato, anzi, imbestialito! Ma non per il ripasso di per se, fatte salve le notizie che si ascoltano del mio paese, che per inciso è l’Argentina! Dovrei pazientare, altrimenti corro il rischio di impazzire… dopo le revisioni fatte del nuovo governo. Quando pensavamo di aver raschiato il fondo del barile, hanno fatto emergere fondi fiduciari che fungevano da cassa per i politici in carica del precedente governo senza nessun controllo! E l’entità di questi fondi è di 3000 miliardi e passa! Poveri noi, onesti e disciplinati cittadini che lavorano e pagano le tasse! Autocontrollo? Manco per niente! Con questi tutto è poco o niente!

Deliberatamente (ep. 1055)

Deliberatamente

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

È interessante notare come “deliberatamente” sembri un avverbio apparentemente semplice, poiché indica, in fondo un’azione volontaria.

Parliamo cioè di qualcosa fatto di proposito, tanto per citare un’espressione che abbiamo affrontato recentemente (parlo di “fare di“).

Possiamo anche parlare di un’azione fatta volutamente, volontariamente, o con intenzione o anche consapevolmente.

C’è di più però, perché “deliberatamente” , benché possa essere sostituito da queste modalità alternative, aggiunge molto spesso qualcosa in più, qualcosa che non c’è, ad esempio, in “volontariamente“.

Si tratta di qualcosa che a un non madrelingua può sfuggire. Per questo ho pensato potesse essere utile approfondire l’uso di questo avverbio.

Deliberatamente” aggiunge un livello di consapevolezza e intenzionalità più forte rispetto a “volontariamente”. Perché più forte? Direte voi.

Allora: qualcosa è stato detto o fatto in modo consapevole e intenzionale, dopo aver pensato attentamente o preso una decisione volontaria. Non basta neanche questo però.

Se una persona fa qualcosa deliberatamente, lo fa intenzionalmente, ma forse è più adatto dire che lo fa premeditatamente.

Anche questo è abbastanza “forte” come avverbio.

Si tratta in genere di atti, quindi di comportamenti, di azioni deprecabili (ne parliamo meglio un’altra volta di questo aggettivo), diciamo negative, offensive, che ad esempio sono contro la morale o che infrangono qualche regola o che arrecano un danno a qualcuno.

Si utilizza generalmente per sottolineare che questa azione non è casuale, che quindi c’è stata l’intenzione, e che di conseguenza l’azione è da condannare o addirittura da demonizzare, tanto per citare un altro episodio.

Vi faccio qualche esempio:

La nave è stata colpita dai missili deliberatamente. Non c’è stato alcun errore. Altro che storie!

Questa frase sottolinea la volontarietà dell’attacco alla nave e si condanna questo attacco.

È un avverbio abbastanza formale come avrete capito.

Una mamma pertanto potrebbe anche dire, in teoria, ai figli di aver rotto deliberatamente i vetri della finestra del vicino di casa, ma indubbiamente preferirà dire che l’hanno fatto apposta o che l’hanno fatto di proposito o intenzionalmente o volontariamente.

I giornalisti e i politici invece usano spessissimo questo avverbio. Spesso si parla anche di “azione deliberata” o “scelta deliberata”.

Ad esempio, leggo su Google news che:

Il gasdotto che collega la Finlandia con l’Estonia potrebbe essere stato deliberatamente danneggiato.

Secondo questo giornalista quindi potrebbe trattarsi di un atto deliberato, quindi volontario, voluto e causato intenzionalmente da qualcuno.

Possiamo usarlo anche nello sport in caso di gravi infortuni. Ma attenzione.

Ad esempio, potremmo dire che un giocatore ha deliberatamente commesso un fallo grave in un’azione di gioco.

Tuttavia, è importante notare che l’uso di “deliberatamente” in situazioni di infortuni nello sport potrebbe implicare un’intenzione di causare danni, quindi va usato con cautela per evitare fraintendimenti. Se lo usiamo significa che il calciatore che ha commesso il fallo voleva far male all’avversario.

Un altro esempio potrebbe essere qualcuno che deliberatamente ignora una richiesta urgente di aiuto da parte di un amico.

In questo caso, “deliberatamente” suggerisce che la persona ha preso una decisione consapevole di non aiutare, nonostante fosse pienamente in grado di farlo e nonostante sapesse le conseguenze potenziali che potevano conseguire dalla mancanza di aiuto.

Anche “volutamente” si usa in genere per sottolineare azioni volontarie da condannare, ma l’intensità è più bassa.

Potrei dire ad esempio che “la mia richiesta è stata volutamente ignorata”. Non è detto che in questo caso ci siano conseguenze drammatiche conseguenti.

Si può dire lo stesso di “intenzionalmente”, che può essere utilizzato per sottolineare la volontarietà e la consapevolezza di un’azione. Anche questo avverbio è meno forte rispetto a deliberatamente.

“Volontariamente” è più innocente come avverbio. Ha spesso una connotazione più neutra o innocua rispetto a “deliberatamente” o “intenzionalmente”. Ciò non significa che non possa essere usato per azioni condannabili.

Es: una moto investe volontariamente un passante che attraversava sulle strisce pedonali.

Tuttavia è sufficiente che ci sia la volontà:

La ragazza si è allontanata da casa volontariamente. Nessuno l’ha costretta.

Il dipendente si è dimesso volontariamente.

Oppure:

L’industria dell’auto sta volontariamente rallentando la diffusione delle auto elettriche

Esiste anche “deliberatezza“, poco usata come parola, a dire il vero, ma stavolta non necessariamente in senso negativo.

Posso parlare ad esempio della “deliberatezza dell’uomo” che descrive il margine di scelta che ognuno di noi ha.

Ad esempio se voglio parlare della scelta che una persona può fare di non avere figli, allora posso dire, anziché “la libertà nella scelta di non avere figli”, “la deliberatezza della scelta di non avere figli”.

Se diciamo invece “la scelta deliberata di non avere figli” o “ho scelto deliberatamente di non avere figli” benché si possa fare senza problemi, sembra quasi di aver commesso un delitto :-).

Adesso ripassiamo qualche episodio passato, sperando che i membri dell’associazione Italiano Semplicemente non decidano deliberatamente di fare gli gnorri. Parliamo delle scelte importanti della vita.

– – –
Segue una breve canzone dedicata all’episodio
– –

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Marcelo: Suvvia, animiamoci un po’ per scoprire ognuno le scelte importanti della vita! Per me, e dopo aver riflettuto un po’, scegliere il posto dove abitare è assai importante. Condiziona non solo te, ma anche tutta la famiglia, dalle opportunità di lavoro alla scuola, alle amicizie. Chissà come sarebbe la mia vita se invece di nascere nel mio paese, fossi nato dove sono nati i miei nonni! Vai a capire dove sarei adesso e cosa avrei fatto nella vita. Senza contare che il luogo della riunione annuale dei membri di IS, sarebbe a un tiro di schioppo!

Darsi ai bagordi

Darsi ai bagordi

Descrizione: “Darsi ai bagordi” significa indulgere in attività svaganti o piacevoli in modo eccessivo, spesso in maniera disordinata o senza riguardo per le responsabilità. Si tratta di trascorrere il tempo in divertimenti o svaghi senza preoccuparsi troppo delle conseguenze o dei doveri.

Per avere il file audio MP3 e la trascrizione completa in PDF di questo e di tutti gli altri episodi, anche in pdf, diventa membro di Italiano Semplicemente.

ENTRAADERISCI

 

Fare di (ep. 1054)

Fare di

Audio MP3 disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ACCEDIENTRA NELL’ASSOCIAZIONE)

Trascrizione

Sofie: Sapete che ci sono tante espressioni e locuzioni che contengono “fare di“. Su due piedi mi vengono in mente:

Fare di tutto

Oggi voglio fare di testa mia.

Fare di tutta l’erba un fascio

Fare di meglio

Fare di conto

Fare di proposito

Fare di qualcuno o di qualcosa ciò che si vuole

Abbiamo già visto almeno un paio di episodi che voglio citare:

Che me ne faccio” (di qualcosa o di qualcuno) e “Fare di necessità virtù”.

Queste due espressioni condividono lo stesso utilizzo del verbo fare. Infatti in entrambe le espressioni fare è seguito dalla preposizione di o una preposizione articolata tra del, della, degli, delle, dello e delle.

In questi casi, spesso” fare di” ha il senso di rendere o utilizzare o un senso vicino a “trasformare”.

Es:

fai di me quello che vuoi

Cioè: utilizzami come vuoi, decidi tu cosa fare di me. Rendimi tuo schiavo se vuoi… Vabbè non esageriamo!

Oppure:

Cosa vuoi fare di tutto il tempo libero che hai?

Cioè: Come lo vuoi utilizzare?

Oppure:

Ti regalo questo libro. Se non ti piace, fanne ciò che vuoi, cioè fai di questo libro ciò che vuoi.

Cioè regalalo anche tu, o gettalo se vuoi. Decidi tu come utilizzarlo.

Di questo legno voglio farne un tavolo!

In questo caso “fare” e “di” sono separate, ma il senso è quello di trasformare il legno per costruire un tavolo.

Posso anche dire che:

Questa squadra di calcio fa dell’organizzazione di gioco la propria arma vincente.

Anche qui c’è il senso, anche se appena percepibile, dell’utilizzo. Possiamo usare questa modalità abbastanza elegante ad ogni contesto. Es:

Marco ha fatto della sua fantasia la sua fonte di guadagno

Stesso significato.

Chiaramente non è sempre così quando “fare” è seguito dalla preposizione “di” o una delle sue simili articolate.

Es:

Vediamo l’espressione “fare di tutta l’erba un fascio“, che significa, in senso proprio, prendere tutta l’erba e farne un unico fascio, unirla tutto insieme formando un solo fascio.

C’è quindi l’idea di raggruppare tutto insieme, senza distinzione, e si usa però quando non è il caso di farlo.

In questo caso non si tratta di utilizzare qualcosa, ma piuttosto di raggruppare.

Es: perché dici che tutti gli studenti di questa classe sono di basso livello? Non puoi fare di tutta l’erba un fascio.

Chiaramente si usa sempre in senso figurato. Quando qualunque cosa viene raggruppato impropriamente si può usare questa espressione.

Poi c’è “Fare di tutto”, che significa mettere in atto tutti i mezzi e sforzi possibili per raggiungere un obiettivo o affrontare una situazione. Si tratta di impegnarsi al massimo, utilizzando tutte le risorse disponibili, per ottenere un risultato desiderato.

Es: ho fatto di tutto per aiutarlo ma non ci sono riuscito.

“Fare di tutto” non è come “fare tutto” (senza preposizione) perché in quest’ultimo caso non stiamo parlando di impegnarci per raggiungere un obiettivo.

Anche “Fare di testa propria” non c’entra con la trasformazione e neanche con l’utilizzo. Indica invece un agire in modo indipendente, senza tener conto dei consigli o delle opinioni degli altri. Significa prendere decisioni o intraprendere azioni basate esclusivamente sul proprio giudizio o istinto, usando solo la propria testa, senza essere influenzati dalle idee altrui. Si usa spesso per rimproverare:

Sei troppo testardo, pensi sempre di fare di testa tua!

Oppure per dimostrare sicurezza:

Stavolta farò di testa mia!

Stavolta non ha proprio nessun senso la frase se togliamo la preposizione.

Passiamo a “Fare di meglio” che invece significa migliorare le proprie prestazioni o risultati attuali.

Es: mi piace come ho scritto questo episodio, ma ho fatto di meglio!

E l’opposto rispetto a “fare di peggio”. C’è anche fare “del proprio meglio” che è simile a fare di tutto. Fare di più e fare di meno si usano ugualmente molto spesso.

Se togliamo la preposizione, otteniamo “fare meglio” che si usa per fare confronti diretti.

Es:

Ho fatto meglio rispetto a ieri

Passiamo a “Fare di proposito”. Anche questo non è legato all’utilizzo o alla trasformazione. Invece significa agire intenzionalmente o deliberatamente. Quest’ultimo è un avverbio interessante. Prendo nota per un prossimo episodio.

Fare di proposito indica che un’azione è stata compiuta con uno scopo preciso o con consapevolezza, e non per caso o per errore. Più informalmente si dice “fare apposta”. Il proposito infatti rappresenta l’intenzione, l’obiettivo.

Il mio proposito di oggi era, ad esempio, quello di spiegarvi “fare di” nel senso legato all’utilizzo e alla trasformazione. Dico “era” perché non riesco a resistere quando si presenta l’occasione di approfondire qualcosa.

Poi ho citato anche “fare di conto” o “far di conto“. Si intende l’abilità o la capacità di capire e utilizzare i numeri.

Ci sono sicuramente anche altri usi di “fare di” che possono sfuggirmi al momento. Fortunatamente direte voi…

Ad esempio, mi viene in mente:

Che fai di mestiere?

Oppure:

Perché dormi di giorno? Dormire è una cosa che bisogna fare di notte.

Esiste anche “fare di continuo” qualcosa che è simile a “fare continuamente” qualcosa.

E tu come fai di cognome?

Cioè: qual è il tuo cognome?

Oppure:

Cosa fare di divertente a Roma?

Cosa possiamo fare di domenica pomeriggio?

Mi sono fatto prendere la mano come al solito..

Il fatto è che piu continuo a pensare e più mi vengono in mente espressioni con diversi usi di “fare di”, come “fare di fretta” e “fare di si/no con la testa”.

Adesso basta però. È l’ora del ripasso. Fate di testa vostra, mi raccomando, senza ricorrere all’intelligenza artificiale. Potreste parlare del verbo fare. Cercate di usarlo in diversi modi.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Albéric: Sul verbo fare c’è tanto da dire. Pensiamo un po’ alle diverse lezioni di Gianni in merito, tipo: far presente, avere un fare, fare salvo e chi più ne ha più ne metta.

Marcelo: Mi pare che qualunque sia la lingua, il verbo fare è giocoforza uno dei più versatili, in quanto ha una caterva di usi diversi.

Danielle: Ragion per cui troviamo più usi possibili.

Camille: Non sia mai detto che a fare un ripasso non ci abbia provato anch’io.

Anthony: ben detto! Anche se questo sarà solo un modico contribuito voglio anch’io metterci del mio.

Komi: noi ci abbiamo provato. Poi Giovanni farà dei nostri tentativi ciò che vuole. Intanto ascoltate una breve canzone dedicata al verbo fare.

– – –

Segue una breve canzone dedicata all’episodio

– – –

La sequenza (ep. 1053)

audio mp3

La sequenza 

Trascrizione

Ricordate l’episodio dedicato alla sequela? Ho notato che non viene mai usato per comporre dei ripassi. Occorre rimediare subito!

Allora riprendiamo un attimo questo termine per aggiungere un dettaglio importante. La sequela è simile alla sequenza. Non parlo solamente delle lettere che compongono le due parole, ma anche del significato. La sequenza è molto meno impegnativa e anche scevra di ogni contenuto emotivo.

Ecco, se ricordate il significato di scevro e scevra, la sequenza è una sequela scevra di contenuto emotivo e anche più tecnica.

Una sequenza infatti indica semplicemente una cosa dietro un’altra, una successione ordinata o progressiva. Ordinata nel senso che c’è sempre un elemento della successione che ne precede un altro. Si può trattare di cose materiali ma anche immateriali.

Vediamo qualche esempio:

La sequenza delle lezioni di matematica inizia con l’aritmetica base e procede fino all’algebra avanzata.

Il mio piano di allenamento prevede una sequenza precisa di esercizi per ogni gruppo muscolare.

Nella matematica, è importante seguire la sequenza corretta delle operazioni per risolvere un problema.

La sequenza degli eventi storici ci aiuta a comprendere meglio il contesto di un’epoca passata.

La sequenza delle scene nel film è stata accuratamente montata per creare un’esperienza narrativa coinvolgente.

In una fabbrica la sequenza delle fasi di produzione è stata ottimizzata per massimizzare l’efficienza.
Per accedere al livello successivo del videogioco, devi inserire la sequenza corretta di tasti sulla tastiera.

Ogni numero nella sequenza di Fibonacci è la somma dei due numeri precedenti.

Per chiamare Giovanni devi digitare i numeri sul telefono nella sequenza corretta.

Si può anche dire che tua moglie ti ha coperto con una sequenza di insulti impressionante, ma in questi casi meglio usare sequela. Così come nel caso di tutte le successioni di fatti, di eventi o di frasi che sono avversi o fastidiosi, come la sequela di disgrazie.

Bene, adesso ripassiamo parlando dell’intelligenza artificiale, ma prima ho per voi una bella sequenza di parole in musica!
 
Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Albéric: Quale redattore pubblicitario mi servo di Chat GPT all’occorrenza. Inizio a scrivere un brano e gli chiedo di rielaborarlo. Sulle prime, non di rado la prima versione non mi va a genio. Allora io mi domando e dico: ma che me ne faccio di questo obbrobrio che mi hai rifilato! Poi chiedo di affinare il testo così giungo a una versione di cui sono arcicontento!

Danielle: Non voglio propinare la solita pappardella agitando lo spauracchio Big Brother, ma per quanto mi riguarda, il primario problema delle AI verte sui dati.
Che fine fanno tutte le domande che gli poniamo?
Sull’uso etico di questi dati non ci scommetterei. È necessario adottare leggi rigide contro l’uso subdolo dell’IA da parte delle firme che le hanno create, che spesso non vogliono sentire ragioni. Se io facessi una domanda in merito alla mia salute e poi vedessi il prezzo della mia assicurazione sanitaria crescere…Pensate un po’! C’è da aspettarsi che un uso non regolato debba essere proibito.

Marcelo: Parlare di Intelligenza artificiale a questo punto é dovuto da parte mia! Molti paventano conseguenze nefaste per l’umanità e cercano di vietarla o limitarla! Secondo me tutto dipende dell’uso che se ne fa. L’IA è uno strumento come tanti altri! Non c’è bisogno di lambiccarsi su cose che forse non accadranno mai. Allora solo all’occorrenza, quando quindi si paleseranno conseguenze pericolose, si potranno mettere dei paletti, quindi solo all’uopo. Sempre che non sia troppo tardi! Ricordiamoci sempre che non tutti i mali vengono per nuocere e che quando di chiude una porta, si apre un portone! Come la vedete?

Palese, palesare e palesarsi (ep. 1052)

Palese, palesare e palesarsi

audio mp3

    • Trascrizione

      Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una parola che sembra un po’ presuntuosa! Sto parlando di “palese” e dei suoi amici “palesare” e “palesarsi“.

      Un proverbio dice:

      Chi si scusa senza essere accusato fa palese il suo peccato

      Cosa significa?

      Immaginate questa situazione: siete fuori, il sole splende, gli uccellini cantano, e improvvisamente… BOOM! Temporale improvviso e inizia a piovere a catinelle! Ecco, in quel momento, direi che è palese che il bel tempo è finito, giusto? Non c’è bisogno di un meteorologo per spiegarlo!

      “Palese”, quindi, si usa quando qualcosa è così ovvia che è evidente senza bisogno di spiegazioni aggiuntive. È come se fosse così chiaro da saltare agli occhi!

      Vediamo altri esempi:

      Era palese che il professore fosse un appassionato della lingua italiana, considerando che passava più tempo a spiegare le origini delle parole che a dare lezioni di grammatica!

      In questo esempio, “palese” indica qualcosa che è chiaramente evidente, ovvero l’interesse del professore per la lingua italiana, manifestato dal suo modo di insegnare.

      Alberico non faceva altro che ascoltare e ripetere e aveva abbandonato il libro di grammatica. Era la prova palese della sua dedizione al metodo di Italiano Semplicemente

      Questa era una prova chiara, evidente, lampante. Palese è un aggettivo simile anche a “nitido“, che abbiamo visto nel linguaggio del calcio ma che si usa anche in altri contesti.

      Usare l’aggettivo “palese” può però dare un’idea di presunzione, come ho accennato all’inizio. Questo perché quando si dice che qualcosa è palese, è quasi come dire: lo vedi anche tu no? E’ impossibile non vederlo! Come fai a non vederlo? E’ chiaro ed evidentissimo.

      E che dire di “palesare“? Beh, pensate a quel momento in cui vi rendete conto che il vostro amico ha un debole segreto per quella persona in particolare. Magari non l’ha mai detto esplicitamente, ma i suoi occhi brillano ogni volta che la vede. Ecco, potremmo dire che ha palesato i suoi sentimenti senza dire una parola! È come se il suo viso gridasse “Sì, mi piace!” più forte di un annuncio pubblicitario in TV!

      “Palesare” si riferisce all’azione di rendere evidente qualcosa che prima era nascosto o non chiaro. È come tirare fuori un coniglio da un cappello magico, solo che al posto del coniglio, c’è la verità!

      Tante cose si possono palesare. Le intenzioni innanzitutto.

      Le intenzioni sono un ottimo esempio di ciò che può essere palesato o che possono “palesarsi“.

      Immagina di trovarti in una situazione in cui qualcuno mostra comportamenti che suggeriscono un determinato scopo o desiderio, anche se non lo esprime apertamente. Questi segnali possono far emergere le intenzioni di quella persona, rendendole chiare o “palesi” agli altri.

      Le intenzioni possono anche palesarsi, cioè diventare evidenti, mostrarsi chiaramente, attraverso il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e persino il tono della voce. Quindi le intenzioni sono sicuramente una delle cose che possono essere palesate o che possono palesarsi, e spesso lo fanno in modo sottile ma significativo!

      Ho usato “palesarsi” nel senso di rendersi palesi, come se le intenzioni facessero tutto da sole. In effetti si usa soprattutto in questo modo il verbo palesare.

      Per capire bene ricorro all”immagine di qualcosa che emerge dal buio o dal nulla all’improvviso.

      Tipo, immaginate di essere alla ricerca disperata di una soluzione a un problema, e all’improvviso, bam! La soluzione si palesa davanti ai vostri occhi come un flash di illuminazione improvvisa. È come se il vostro cervello dicesse: “Ecco, finalmente mi è venuta un’idea geniale!”

      “Palesarsi” dunque esprime qualcosa che diventa visibile o evidente da solo, senza bisogno di intervento esterno. È come se si rivelasse da sé, senza bisogno di essere spinto o forzato.

      Sicuramente questi tre termini: palese, palesare e palesarsi possono aiutarci a comunicare in modo più colorato e divertente. Quindi la prossima volta che qualcosa è così ovvia ed evidente ricordatevi di farli entrare in gioco!

      Anche una persona può palesarsi e lo può può fare in diversi modi.

      In senso letterale può mostrarsi fisicamente, quindi può palesarsi fisicamente, uscendo allo scoperto o presentandosi in un luogo specifico. Oppure può, in senso figurato, confidarsi, cioè può aprirsi e condividere i propri pensieri, sentimenti o esperienze con un’altra persona. Può anche manifestare la propria opinione, il proprio carattere o la propria personalità. E’ un altro modo questo di palesarsi, di uscire allo scoperto. Oppure può dichiararsi, cioè rivelare i propri sentimenti o intenzioni verso un’altra persona.

      Vediamo qualche esempio di persone e di altre cose che si palesano o che vengono palesate:

      Stavo nel parco a passeggiare, quando all’improvvso la mia ex moglie si palesa davati a me!

      oppure:

      L’allenatore era arrabbiatissimo per l’arbitraggio. All’inizio non ha detto nulla, ma poi ha palesato tutta la sua rabbia davanti alle telecamere.

      Era scomparsa una ragazza a Roma due giorni fa, ma fortunatamente ieri si è palesata spontaneamente e è voluta tornare a casa.
      Scusami, ma se la ami, non capisco cosa aspetti a palesarti con lei!
      Appena andato in carica, il Governo ha reso subito palesi le proprie intenzioni
      Allora, riprendendo il proverbio iniziale:
      Chi si scusa senza essere accusato fa palese il suo peccato
      Sta a significare che questa persona, che si scusa nonostante non sia stato neanche accusato, rende evidente, chiaro, lampante, che sia colpevole, che abbia fatto qualcosa di sbagliato!
      Allora, vi ricordate che adesso è il momento del ripasso? Verrebbe da chiedersi a cosa serva fare domande la cui risposta dovrebbe essere palese.
      Certo che vi ricordate! Allora palesatemi le vostre idee a riguardo.

      – – –

      Segue una breve canzone dal titolo “palese

      – – –

      Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

      Albéric: Avete presente la locuzione francese «Parlare della pioggia e del bel tempo?» Questo binomio inscindibile si riferisce a un dialogo che verte su cose banali della vita. Come “parlare del più e del meno” in italiano. Sebbene io possa sembrare un tipo restio a questo tipo di discorsi, in realtà dipende. A volte bisogna solo armarsi di pazienza quando un tizio ci attacca bottone parlando di nulla. Poi però, è palese che se a fare questo fosse una bellissima ragazza, vi direi: non me ne volete ma che me ne frega delle sue parole, la sua bellezza di per sè dice già abbastanza.

      Marcelo: Una volta, un amico mi ha domandato: “Sai qual è il viaggio più lungo che fai con uno sconosciuto?” Ovviamente io non lo sapevo ed era palese guardando la mia espressione. Così mi ha detto: “È quello che fai nell’ascensore ogni mattina prima di andare al lavoro con un vicino che non conosci per niente“. Poi aggiunge: “L’aria a volte si può tagliare con un coltello tanto è palpabile l’imbarazzo, perché si deve parlare anche se non si ha voglia! Il rovescio della medaglia però è che può nascere una nuova amicizia! Hai visto mai!