Povero me e la commiserazione (ep. 977)

Povero me e la commiserazione (scarica audio)

Trascrizione

Ricordate l’episodio dedicato all’espressione “beato te”?

Oggi ci occupiamo di “povero te!” che rappresenta l’esclamazione di opposto significato.

Chiaramente esiste anche “povero me“. Parlo di me stesso quindi.

C’è però più di un legame tra le due esclamazioni, perché si tratta sempre di esclamazioni formate con un aggettivo e dove manca il verbo:

Povero me!

Beato te!

Questo è il motivo per cui si usano me e te e non io e tu. Non si può dire ad esempio “povero io” come esclamazione.

Comunque, che significa “povero me“?

L’aggettivo povero è l’opposto di ricco, quindi indica una persona che ha pochi soldi per vivere.

Questo non c’entra nulla però con l’espressione “povero me”, che serve invece per commiserare sé stessi.

Commiserate significa esprimere compassione o simpatia per qualcuno che sta vivendo una situazione difficile o dolorosa. È un modo di mostrare empatia e solidarietà verso una persona che sta affrontando un momento difficile.

Ma quando una persona commisera sé stessa, è un po’ come dire:

Questa cosa che mi è accaduta mi porterà gravi conseguenze

Adesso come farò?

Cosa mi accadrà ora?

Se da una parte questa esclamazione può esprimere paura verso il futuro per una cosa negativa accaduta, dall’altra si può usare questa esclamazione anche per cose poco gravi, o anche in senso ironico, quando accade qualcosa, sempre giudicata più o meno negativamente, che non lascia ben sperare per il futuro.

Per esempio, se provo a parlare in italiano e il professore mi corregge continuamente per lo stesso errore, posso dire:

Povero me! Non riesco proprio a capire come si pronuncia questa parola.

Oppure se combino un guaio e penso che mio padre mi punirà non appena tornerà a casa, posso dire o pensare:

Povero me! Chissà cosa mi aspetta quando tornerà mio padre!

Oppure:

Povero me, arriverò a scuola anche oggi in ritardo e la professoressa si arrabbierà.

Spesso si usa, al posto di “povero me”, l’esclamazione ahimè. Stesso significato.

Quindi l’aggettivo *povero” non si fa fatica a capire che non è in questo caso indice di povertà, ma, come detto, di commiserazione.

Se l’esclamazione non è rivolta a sé stessi, può essere rivolta come ho detto prima, a te, oppure a noi, o voi o loro, oppure a specifiche persone:

Povero te se scoprirai che avrai perso la scommessa

Poveri noi se dovesse arrivare un’altra pandemia

Povero Andrea, non ci voleva questa brutta notizia che mi hai appena detto.

Poveri voi! Oggi vi aspetta una domenica tutto lavoro!

E adesso poveri voi se non mi fate un ripasso coi fiocchi!

Usate anche alcuni verbi professionali all’interno del ripasso.

Marcelo: Ho appena ricevuto una lettera di licenziamento dal mio lavoro. Non so cosa fare, è terribile essere liquidati così su due piedi. Povero me!

Anne Marie: Mi dispiace sentire questo, ma adesso dovresti adoperarti per cercare un nuovo lavoro.

Marcelo: si fa presto a dirlo! Adesso non riesco neanche ad accettare che mi abbiano licenziato. Ho sempre cercato di attenermi alle regole. Ahimè, cosa farò ora?

Rauno: Falla finita adesso ok? Piuttosto, è importante constatare se effettivamente ci siano state circostanze particolari che giustifichino il licenziamento.

Peggy: Potresti fare ricorso contro il licenziamento se ritieni sia ingiusto.

Marcelo: Grazie per il vostro supporto. Siete dei veri amici! Scusate se mi sono un po’ auto-commiserato, ma che volete, mica si viene licenziati tutti i giorni!

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