610 In divenire, in fieri

In divenire, in fieri

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In divenire, in fieri

Giovanni: una locuzione latina interessante e abbastanza utilizzata nell’Italiano moderno è “in fieri“.

Si può usare ogni volta che si parla di un avvenimento, un fatto, che ha già avuto un inizio, cioè è già iniziato ma che non è del tutto completato, è ancora in corso. Le cose cambiano continuamente e non si capisce bene come andrà a finire. Ho appena usato la locuzione “in corso” che però è diversa poiché indica semplicemente che qualcosa è in fase di svolgimento, che non è ancora terminata, come una riunione in corso o dei lavori in corso. Ma qui oggi parliamo soprattutto di cambiamento e non di semplice svolgimento.

Soprattutto c’è il senso di qualcosa destinato a rimanere a lungo incompiuto. Potrebbe anche trattarsi di qualcosa ancora in fase di ideazione o di progettazione.

Qualcosa di incompiuto non è portato a termine, è incompleto: un romanzo incompiuto, un lavoro incompiuto, un’opera rimasta incompiuta.

Molto spesso si dice “ancora in fieri“. Quando aggiungiamo “ancora” è molto probabile che si sta parlando di qualcosa di incompiuto.

Ad ogni modo non ci sono certezze sull’evoluzione di una situazione che si definisce in fieri.

Esiste anche “in divenire” che è la traduzione letterale, ugualmente molto usata.

Perché usare “in”?

Questa preposizione si usa spesso per indicare uno stato di fatto, il punto in cui ci troviamo, per fotografare una situazione:

Sono in Italia

Sono in mutande

Sono in lacrime

Stiamo in una brutta situazione

Sono in vacanza

Il verbo divenire invece è un sinonimo di diventare, ma la cosa curiosa è che il verbo divenire esprime anche un concetto filosofico (oggi parliamo anche di filosofia!) perché questo cambiamento che esprime viene inteso in senso opposto al concetto espresso dal verbo “essere“.

Infatti quando qualcosa “è”, in pratica esprimiamo una situazione stabile, immutabile per sempre:

Sofia è bella

Noi siamo una squadra

Siamo tutti d’accordo

Sei molto simpatico

Eccetera

Sembra qualcosa di immutabile. Ma quando usiamo il verbo essere. Il contrario avviene quando qualcosa è in divenire.

Filosofia a parte, vediamo qualche esempio di utilizzo di in fieri e in divenire:

La situazione in Italia riguardo alla diffusione del virus è in divenire, perché c’è sempre il pericolo che in qualche regione ci sia un’impennata improvvisa dei contagiati.

Nel corso della riunione sono stati presentati 10 progetti, di cui 5 già realizzati 3 sono in fieri e 2 sono per ora solamente un’idea.

Il mio libro autobiografico è eternamente in divenire. Non riuscirò mai a terminarlo. Forse finirà automaticamente alla mia morte!

Si sta pensando a dove svolgere la prossima riunione dei membri. Mi stanno arrivando diverse proposte ed è ancora tutto in fieri.

Quanti cittadini afgani arriveranno dopo le attuali vicende politiche? La cifra delle persone che dovrebbero arrivare è in divenire.

Ripassiamo adesso:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marcelo: Ragazzi da 2 giorni al nostro amico NON GLI GIRA per niente bene. La sua attuale fidanzata l’ha avvistato con una sua ex, la quale non fa esattamente parte DELLA ROMA Bene, a dirla con leggerezza..

Marta (voce da uomo): adocchiatolo con lei, la attuale fidanzata SE L’E’ AVUTA A MALE a dir poco. Anzi è proprio uscita dai gangheri e voi direte che NE AVEVA BEN DONDE. La successiva sgridata della fidanzata lui ce l’ha raccontata per filo e per segno.

Irina “Ma da quant’è che ti vedi con QUESTA? CHE Classe che hai! Se sei un traditore sai cosa faccio? LA PRENDO CON FILOSOFIA. TANTO mi fai un favore che non ho tempo da sprecare con i donnaioli. Sai una cosa? lo lo sapevo che sarei dovuta STARE ALLA LARGA da uno come te. infatti me l’hanno detto in tante.

Albéric: In realtà sapevamo tutti, almeno noi amici, che la sua ex lui la frequentava, sebbene a sprazzi, ma da un pezzo. Ma non ci siamo mai presi la briga di fare domande o intrometterci in nessun modo. Questo significa che non siamo neanche noi persone PER BENE? Attendiamo lumi.

Sofie: vi risparmiamo la PAPPARDELLA ma in breve sì. Siete delle merde.

609 Mettere mano e mettere le mani

Mettere mano e mettere le mani

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Giovanni: conosco parecchie persone che quando è il momento di mettere mano al portafogli, dimostrano a tutti che sono degli spilorci.

È interessante come viene usata la mano in alcune locuzioni italiane, anche perché le mani, al plurale, vengono anche queste usate nelle espressioni italiane, con però significati diversi.

Vediamo che al singolare, quando si mette mano a qualcosa, generalmente si inizia a fare qualcosa. In senso proprio si afferra questa cosa, si prende questa cosa e si utilizza. Ci si serve di questa cosa per un determinato scopo. Ogni oggetto ha un suo scopo. Il portafogli serve a pagare.

Mettere mano al portafogli è dunque un modo figurato per indicare un pagamento, l’uso del denaro che si trova nel portafogli.

Più normalmente un giornalista può mettere mano alla penna per scrivere un articolo e un poliziotto può mettere mano alla pistola per sparare.

Normalmente quando si usa questa locuzione, in tutti i casi si tratta di un’azione che si può avere qualche tipo di difficoltà a fare, come nel caso dell’uomo che ha difficoltà a pagare quando mette mano al portafogli.

Si può usare anche il verbo porre: porre mano a qualcosa.

Quando si tratta di lavoro, mettendo mano a un lavoro si inizia questo lavoro, e anche qui spesso si ha difficoltà o qualche motivo per cui finora questo lavoro non era stato fatto.

Es:

Prima o poi mi devo decidere a mettere mano a quel lavoro.

Evidentemente si tratta di un lavoro noioso o troppo oneroso, faticoso. Non è facile decidere di iniziare. Ma prima o poi bisogna mettere mano (senza articolo) a questo lavoro.

Ancora non si è messo mano davvero alle cose da fare per evitare l’evasione fiscale.

Se invece usiamo le mani, quindi al plurale, le cose cambiano.

Prima di tutto si usa sempre l’articolo: mettere le mani.

Ovviamente sto sempre parlando dell’uso figurato delle mani.

Iniziamo da mettere le mani addosso a qualcuno, che sta per aggredirlo, malmenarlo, o anche come gesto di minaccia.

Invece mettere le mani avanti non serve normalmente per non cadere, per ripararsi con le mani evitando di farsi male. Questo infatti è il senso proprio.

Questa espressione invece significa prevenire un qualcosa di negativo che accada: un attacco, un’accusa, un rimprovero, una obiezione.

Generalmente quando si mettono le mani avanti si sta cercando di anticipare un’accusa. Prima ancora di essere accusati si cerca di dimostrare di essere innocenti.

In qualche modo si vogliono evitare conseguenze spiacevoli e si cerca di prevenirle.

Se ad esempio io dico:

Qualcuno ha rubato il mio portafogli.

Se una delle persone che ascolta le mie parole, prima ancora di essere accusato, dice ad esempio:

Io non sono stato, infatti sono stato casa tutto il giorno.

Possiamo dire che questa persona si sta giustificando in anticipo oppure che sta cercando di mettere le mani avanti.

Può anche significare “cautelarsi”, quindi semplicemente “prevenire una situazione difficile o spiacevole”:

Non so se i ladri arriveranno anche a casa nostra, però è meglio metter le mani avanti e montare un antifurto.

È molto simile al verbo “premunirsi”, specie se si cerca di richiedere garanzie per evitare conseguenze negative.

Il ragionamento è: non so se succederà questa cosa, ma meglio pensare prima alle conseguenze.

Anche firmare un contratto per chiarire tutti i diritti e i doveri in un accordo per evitare fraintendimenti o malintesi può essere intesa come un’azione per mettere le mani avanti.

Mettere le mani si usa anche per indicare un desiderio, o una volontà di impossessarsi di qualcosa o controllare qualcosa:

Non riuscirete mai a mettere le mani sui miei soldi. Li spenderò tutti prima!

Amazon ha messo le mani anche sul piccolo commercio

I talebani hanno annunciato di aver messo le mani sull’aeroporto

Gli investigatori americani hanno messo le mani sui dati della Cina che spiegherebbero l’origine del Coronavirus.

Bene, adesso non mi mettete le mani addosso se abbiamo superato ancora una volta i due minuti.

Anche perché non abbiamo ancora finito poiché manca ancora il ripasso del giorno.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Xin: quindi ricapitoliamo: mettere mano a qualcosa significa iniziare qualcosa e mettere le mani su qualcosa indica invece il desiderio di prendere questa cosa, impossessarsene, controllarla. Spero che il mio tentativo di riassumere non sia giudicato indebito.

Rauno: In che senso? Sei stato assolutamente all’altezza della situazione, per quanto, sempre meglio leggere tutto l’episodio.

Hartmut: comunque ognuno di noi ha il diritto, vivaddio, di sincerarsi di aver capito bene.

Ulrike: concordo pienamente. E la prossima volta voglio prendere spunto dalla tua iniziativa e proverò anch’io a riassumere.

Chris: beh, se è vero, come è vero, che io sono membro dell’associazione tanto quanto voi, farò anch’io un tentativo a valle di uno dei prossimi episodi.

608 Si deve a

Si deve a

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Giovanni: dovete sapere, cari amici di italiano semplicemente, che il verbo dovere si usa in diversi modi.

Veramente questo, almeno in parte, lo sapete già, adesso che ci penso, perché abbiamo già visto insieme l’episodio intitolato aquanto ti devo? “, nel quale il verbo dovere viene usato nel senso di essere tenuto a dare o a restituire qualcosa:

Mi devi 10 euro!

Abbiamo anche parlato del “dovuto” in un secondo episodio, ricordate? Lì abbiamo visto che il dovuto è il giusto, spesso inteso come la cifra giusta da pagare.

Abbiamo visto anche l’espressione “come si deve“, che indica la qualità di un’opera. In pratica se facciamo qualcosa come si deve allora è fatta bene, correttamente, precisamente.

In questo caso, come abbiamo visto, se una cosa è fatta come si deve “è fatta come si deve fare“, quindi è fatta bene.

Per il resto, dovere si usa quasi sempre prima di un altro verbo:

Devo parlarti

Si deve mangiare tutti i giorni

Devo vincere assolutamente

Devo proprio ammettere che hai ragione

Dovresti ascoltarmi di più

Eccetera

Dovete può indicare una necessità, un obbligo, un bisogno, un desiderio, una volontà, qualcosa di opportuno da fare, o qualcosa di giusto oppure che abbiamo già deciso di fare.

Ma torniamo alla frase:

Ti devo dieci euro

Questo dovere indica che sono tenuto a restituirti questi 10 euro.

Se non parlo di soldi posso dire:

Devo a te se sono riuscito a superare l’esame.

Devo a te il superamento dell’esame

Ne avevamo già parlato velocemente nell’episodio di cui sopra, vale a dire il n. 564, ma vale la pena approfondire questo utilizzo del verbo dovere.

Se dunque io devo a te il superamento dell’esame vuol dire che è merito tuo se ci sono riuscito, che devo ringraziare te per questo, quindi in questi casi sono debitore di qualcosa, riconosco come merito altrui un risultato positivo.

Questa modalità è molto adatta per attribuire un merito.

Gli devo tutto ciò che ho imparato

Devo a mia madre la mia educazione

Interessante l’uso di “se” molto frequente:

Devo ai miei genitori se sono cresciuto forte e sano

Se sono riuscito a vincere lo devo al mio allenatore

Devo solo a Dio se esistiamo

Posso anche estendere questo uso di dovere al caso più generale di riuscire a ottenere qualcosa non necessariamente per merito di una persona, ma in virtù di un avvenimento, in conseguenza di qualcosa di accaduto:

Devo il mio successo alle olimpiadi all’allenamento quotidiano

Se ho vinto lo devo solo alla fiducia che avete avuto in me

Vuol dire che il mio successo, la mia vittoria alle olimpiadi è stata ottenuta grazie agli allenamenti quotidiani o, come nel secondo esempio, solo alla fiducia che avete avuto in me.

Quindi indico prima il risultato e poi attribuisco il merito (usando la preposizione a):

Devi la tua fama al matrimonio con la principessa.

Di chi è il merito se sei famoso?

È del matrimonio con la principessa.

A chi devi la tua fama?

Al matrimonio con la principessa.

Si può usare anche “si deve”, e “si devono”:

Si devono a Einstein molte scoperte scientifiche

Si deve ai membri dell’associaizone italiano semplicenete la creazione di questo ripasso degli episodi precedenti:

Ripasso degli episodi passati a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Lia: In vista di un nuovo episodio mi piacerebbe poter farmi sentire con un bel ripassino. Purtroppo sto lì lì per uscire, allora giusto il tempo di leggere la tua richiesta e darti una risposta educata.

Mary: ok, allora vi faccio una domanda io: cosa si deve a Guglielmo Marconi? Date un’occhiata ad internet se non ricordate.

Ulrike: A Guglielmo Marconi si deve l’invenzione della radio, a Gianni un insegnamento particolare che serve a ingranare sempre meglio con la lingua italiana.

Giovanni: e io a voi devo le mie scuse per aver ancora una volta sforato i due minuti.

607 Prenderla con filosofia

Prenderla con filosofia (scarica l’audio)

Trascrizione

Giovanni: quando nella vita accadono cose negative, abbiamo due scelte:

Prenderla bene o prenderla male, vale a dire arrabbiarsi oppure non pensarci più di tanto. Quando la prendiamo bene si può anche dire prenderla con filosofia.

Curiosa espressione questa vero?

Il verbo prendere non deve stupire. Lo abbiamo incontrato molte volte finora.

Prendere qualcosa: se questo qualcosa è un oggetto bisogna usare le mani per prenderlo.

Ma se è un fatto accaduto, decidere come prenderla significa decidere che tipo di impatto questo fatto ha sul tuo morale e quanto riusciamo ad accettare questo fatto e andare avanti. Lo accettiamo con serenità? Oppure no?

Si tratta sempre di cose negative accadute. È facile infatti accettare con serenità le cose positive.

Attenzione a non confondere prenderla con prendersela.

Prenderla si riferisce ad un fatto accaduto o una notizia che si apprende. È questo fatto o questa notizia che si “prende”

Prendersela invece, sempre in senso figurato, significa offendersi oppure accusare qualcuno:

Io me la prendo sempre quando mi prendono in giro (offendersi)

Io me la prendo con te (io accuso te)

Si usa sempre la forma femminile in entrambi i casi: prenderla e Prendersela.

La regina non l’ha presa bene quando Carlo si è sposato con Camilla!

Prenderla bene quindi significa accettare questo fatto senza troppi problemi, e magari scherzarci su.

Se la cosa la si prende male invece ci si concentra troppo su questa cosa, senza riuscire a superarla, ci si rattrista o si resta arrabbiati a lungo.

L’espressione prenderla con filosofia è sostanzialmente come prenderla bene, più o meno come farebbe un filosofo.

Prenderla con filosofia significa mostrare una serena ed equilibrata rassegnazione nelle avversità.

C’è chi dice, ed è qui che l’espressione diventa particolarmente adatta, che la vita stessa debba essere presa con filosofia.

Il che significa che dobbiamo essere sempre pronti ed accettare anche le cose che non ci piacciono. È un stile di pensiero, una filosofia di vita, più che una reazione ad un singolo evento.

L’espressione è particolarmente adatta quando questa reazione serena è stupefacente, quando i guai che accadono sono molto seri e chiunque sarebbe moralmente distrutto.

In effetti a cosa serve la filosofia se non a restare sereni di fronte alle avversità?

La stessa espressione “filosofia di vita” rappresenta un modo di intendere la vita in generale e non solo un modo di reagire agli eventi. È una specie di software che esegue il programma della vita.

La mia personale filosofia di vita ad esempio consiste essenzialmente nel cercare di essere una persona piacevole, cercando sempre di avere un obiettivo ambizioso che tenga viva la mia curiosità e interesse nel mondo.

Ognuno ha una sua personale filosofia di vita e molti la devono ancora scoprire.

Comunque tornando all’espressione di oggi vediamo qualche esempio:

Giovanni: Sofie, hai visto che Marco è stato lasciato sia dalla moglie che dalla sua amante?

Sofie: Ah, e come l’ha presa?

Giovanni: L’ha presa male, infatti è una settimana che non esce di casa.

Sofie: Strano, non è da lui. Di solito Marco prende tutto con filosofia.

Secondo esempio:

Oggi ho visto Mario dopo tanto tempo. Sai che non l’avevo più visto dopo che era stato licenziato e aveva perso sua moglie. Comunque sembra averla presa con filosofia perché era molto allegro.

Terzo esempio:

Giovanni: Non ti dico quante me ne sono successe ultimamente: mi sono rotto una gamba, ho preso il covid, e poi mi è crollata la casa mentre facevo la quarantena. Una tragedia dietro l’altra!

Anthony: Che sarà mai. Dai, prendila con filosofia, in fondo sei ancora vivo.

Giovanni: vorrei vedere te al mio posto!

Adesso mettiamo da parte la filosofia e ripassiamo:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Bogusia: Buongiorno, mi faccio viva di nuovo . Può darsi che da illo tempore non facciate una capatina a Roma. Sbaglio?
Vorrei farvi qualche domanda.
In primo luogo vi piacerebbe visitare piazza San Pietro piena zeppa di capolavori di artisti annoverati tra i più grandi del mondo? Magari avete in vista un viaggio alla volta di Roma. Io vorrei allora farvi notare qualcosa, come faccio a modo mio di volta in volta.
La pavimentazione di Piazza San Pietro è composta da circa 2 milioni di “sanpietrini” . Ce li avete presenti? Quei pezzi di pavimentazione quadrata si chiamano così, ma uno di loro è estremamente particolare ed il suo nome “il cuore di Nerone” si deve ai bambini che capitavano a giocarci con una palla fatta di stracci. Parlo di parecchio tempo fa, quando videogiochi e cellulari non esistevano ancora.

Marcelo: del nome “sanpietrini” ne ho sentito parlare. e quando sono stato/a in Piazza San Pietro, bisognava correre per vedere quella caterva di capolavori presenti!
Vai a immaginare che potevo imbattermi in uno chiamato il cuore di Nerone!

Ulrike: anch’io a mia volta, ne ho sentito parlare, e ho sentito anche delle leggende, o storielle che dir si voglia, su questo sanpietrino particolare. Ne ho sentita una che però parlava di questa pietra chiamandola “il cuore di Bernini”, che non riuscendo a trovare mai l’amore, avrebbe scolpito il cuore di pietra come simbolo della sua vita priva d’amore. Senz’altro mi è piaciuta questa spiegazione, visto tutto il colonnato che vi ha costruito (parlo di Bernini) e altri capolavori, aveva sicuramente il tempo risicato per cazzeggiare coll’amore.

Albéric: Questa tua storiella ha una certa attinenza con una che conosco io. In effetti anch’io ne ho sentito parlare ma nel mio caso lo hanno chiamato “il cuore di Michelangelo”, il quale essendo votato a fare anche piccoli scherzi, l’avrebbe scolpito lui questo cuore, simbolo del suo cuore spezzato da uno sfortunato amore.

Hartmut: Immagino che con questo numero di sanpietrini sulla Piazza, bisogni davvero armarsi di pazienza per poterlo trovare. Sono restio a farlo da solo però.

Irina: Non la faccio lunga io, e vi dico brevemente come fare a trovare questo sanpietrino. Di primo acchitto sembrerebbe difficile, ma spiegato per bene, dovrebbe risultarvi facile. Sempre che interessi a qualcuno.
Allora è situato nel riquadro “sud-ovest” della Rosa dei Venti, nella fascia che corre tutt’intorno all’obelisco centrale, sul lato sinistro del “libeccio”. Sempre che guardiate la facciata della Basilica.

Italiano per cinesi – n. 2 – Impallare il PC – 电脑崩溃

Due Minuti con Italiano Semplicemente – 两分钟,轻松学意大利语

A cura di Claudia Bellumori, insegnante di Italiano L2

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1. 电脑崩溃 (Impallare il PC)

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Trascrizione

呃…该死!!今天电脑又崩溃了…电脑崩溃该怎么办?只有一种解决方法:重启:重启电脑,按下按钮重启即可。但是“impallare”是什么意思?

当某种东西崩溃时-通常是电脑,手机,电子设备-意味着这种东西虽然在持续运转,但就像一个持续转动却无法到达任何地方的球…你们一直在等,等,等…但什么都没发生,唯一的解决方法是按下按钮重启,重启电脑或其他什么东西。

你的电脑有没有崩溃过?我的电脑经常崩溃,迟早我要把它换掉。

这是使用动词impallare唯一的方法。

电脑崩溃,手机崩溃等等…

什么会崩溃?电脑。对,电脑会崩溃。

所有电脑都会崩溃死机?好吧,迟早可能是的。迟早所有电脑都会的,至少我的电脑是这样。手机会崩溃?

你的手机有没有崩溃过?

…让我们说的话…我不知道,可能是,偶尔但不经常的情况下手机也会崩溃。两分钟就要结束了。今天也很开心。拜!!

606 Farsi sentire

Farsi sentire 

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Trascrizione

Giovanni: cosa dite ad un amico o amica quando vi lasciate, quando vi salutate, per fare in modo che lui o lei vi richiami?

Ciao, ci vediamo. Fatti sentire ok?

Oggi vorrei proprio parlarvi di questa espressione “farsi sentire“, che se la interpretiamo letteralmente vuol dire che una persona deve fare in modo che la sua voce sia ascoltata da qualcun altro, come se dovesse strillare, urlare, affinché gli altri la sentano, cioè riescano a sentire la sua voce.

In effetti questo non è sbagliato, perché è il senso proprio dell’espressione “farsi sentire“.

Ma questa espressione ha anche almeno altri tre utilizzi molto frequenti.

Il primo lo abbiamo già visto, e significa “chiamami“, “aspetto una tua telefonata”, “non sparire”. Farsi sentire in questo caso significa mettersi in contatto con qualcuno. Simile quindi a farsi vivo, telefonare, chiamare.

È un modo amichevole di rivolgersi ad una persona che non si vede molto spesso, e che, spesso con una frase di circostanza, di gentilezza, ma a volte senza troppo crederci, si saluta.

Si può usare anche quando una persona sta per partire per un viaggio. Una volta non c’erano i telefoni cellulari e l’unico modo per comunicare era che questa persona si facesse sentire, cioè che chiamasse telefonicamente di sua volontà. Non si poteva fare altrimenti.

Mia madre me lo diceva spesso quando andavo in vacanza d’estate con gli amici

Mi raccomando fatti sentire qualche volta!

Ma non c’è bisogno di andare in vacanza. I genitori spesso si lamentano che i figli non li chiamano mai:

Mio figlio non si fa mai sentire! Se non lo chiamo io sparisce per mesi!

C’è però anche un secondo modo molto frequente di usare l’espressione. Si usa nel senso di farsi valere, far valere le proprie ragioni, o farsi rispettare dagli altri.

Mi raccomando, fatti sentire oggi con tuo figlio. Non si deve permettere di risponderti male!

Oppure:

Donna: stasera mio marito mi sente!

Amica: Perché? Cosa ha fatto?

Donna: non si è ricordato del nostro anniversario di matrimonio!

Amica: ah brava, fatti sentire per bene!!

Questo povero marito quindi dovrà pagare per essersi dimenticato dell’anniversario di matrimonio.

La moglie si farà sentire con lui, cioè difenderà con forza le sue ragioni! In questo caso specifico lo cazzierà per bene, come si suol dire.

Quindi un secondo significato di farsi sentire è esprimere con forza la propria opinione per ottenere qualcosa.

Un altro esempio:

Domani alla partita fatevi sentire con l’arbitro se prende delle decisioni sbagliate, non siate timidi.

Anche in questo senso è simile a farsi valere, imporsi, protestare.

Un terzo significato è avvertire in modo netto, marcato.

Se dico che:

Il freddo a Milano si fa sentire in inverno

vuol dire che durante l’inverno fa molto freddo a Milano.

Non solo una persona può farsi sentire allora.

Iniziano a farsi sentire le conseguenze dell’opera dell’uomo sulla terra: inquinamento, riscaldamento globale.

Dopo due minuti di ascolto si fa sentire un po’ di stanchezza vero?

Allora noi ci sentiamo domani. Mi faccio sentire io, ok?

Vi lascio al ripasso.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Hartmut: Cristiano Ronaldo è appena passato dalla Juventus al Manchester senza versare una lacrima, come accade di volta in volta ad ogni suo trasferimento

Ulrike: Un calciatore che si è sempre contraddistinto per la sua freddezza.

Sergio: una macchina da soldi è pur sempre una macchina.

Marta: la Juventus non lo ha accontentato economicamente e lui ha pensato: ah sì ? Allora vi attaccate! Io me ne vado!

Khaled: questo la dice lunga sulla sua simpatia

Mary: beh vorrà dire che ne faremo a meno. A me non vanno a genio questo tipo di atleti.

Irina: povero ragazzo. A me fa un po’ pena. Non riuscire ad affezionarsi a nessuna squadra è veramente triste. Quale che sia il suo stipendio, non è un ragazzo felice secondo me.

Rauno: mi fa parecchio strano l’aggettivo povero associato a Ronaldo. Siamo piuttosto agli antipodi della povertà.

605 In vista

In vista

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Trascrizione

Giovanni: cosa c’è in vista, per il prossimo episodio di Italiano Semplicemente?

Vi siete mai fatti una domanda simile?

Probabilmente no, ma sicuramente, tutti i giorni, nella vostra vita quotidiana vi chiederete:

Cosa si fa sabato sera?

Che tempo farà domani?

Secondo me oggi ci sarà un temporale

Dovrebbe uscire il nuovo iPhone a fine settembre

Bisogna spendere poco perché sta arrivando la crisi economica.

Ecco, in queste normalissime frasi di tutti i giorni potete anche usare la locuzione “in vista“.

Cosa c’è in vista per sabato sera?

Che tempo c’è in vista domani?

C’è un temporale in vista secondo me

Lancio in vista del nuovo iPhone a fine settembre

Bisogna spendere poco perché è in vista una crisi economica.

Avete capito sicuramente che la vista, il senso degli occhi, non è necessariamente legato a questa locuzione.

Si sta semplicemente parlando di qualcosa che probabilmente accadrà, si parla dell’immediato futuro, quindi qualunque cosa potrebbe essere in vista, se questa cosa è giudicata probabile:

Nozze in vista per la principessa

Evidentemente si pensa che la principessa si sposerà presto.

Si usa anche per indicare qualcosa che è in progetto:

Abbiamo in vista una riunione dei membri dell’associazione

Oppure si usa per prevenire o per impedire che qualcosa accada:

In vista della festa di domani, le ragazze sono tutte dal parrucchiere!

Come dire: poiché domani ci sarà la festa le ragazze sono andate a farsi i capelli.

Si può usare anche in senso proprio, facendo riferimento proprio alla vera vista.

In mare aperto, appena si vede la terra in lontananza si può dire:

Terra in vista!

Si inizia a vedere la terraferma quindi.

Se ho appena fatto una rapina in banca, devo stare attento che non ci sia in vista la polizia:

Nessuno in vista, possiamo scappare

C’è però anche un altro modo di usare “in vista”.

Si usa quando vogliamo mostrare qualcosa. Normalmente si usa il verbo mettere o tenere:

Metti/tieni bene in vista le scarpe

Cioè fai in modo che le tue scarpe siano viste da tutti.

Quando andrai al ballo, cerca di metterti bene in vista altrimenti rimarrai zitella!

Cioè cerca di fatti notare, fatti vedere, non metterti in disparte.

Quell’antipatico di Giovanni ha fatto di tutto per mettersi in vista durante la riunione.

Qui l’ho usato ancora in modo figurato, nel senso che Giovanni ha cercato di farsi notare, di attirare l’attenzione su di sé.

Si usa, sebbene più raramente, anche nel senso di “in considerazione”:

È stato nominato direttore in vista delle sue qualità

Quindi: per via delle sue qualità, in considerazione delle sue qualità.

Infine, di una persona nota, famosa, si dice anche che è una persona o un personaggio in vista. Cioè una persona conosciuta, di cui si parla molto, un’autorità.

Adesso ripassiamo, ma prima lasciatemi dire che ci sono due audio-libri in vista di pubblicazione. Si tratta del quinto audio-libri della. Rubrica dei due minuti contenente gli episodi dal 501 al 600 e la terza parte del corso di Italiano Professionale, che riguarda le riunioni e gli incontri di lavoro.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente (in preparazione)

Khaled: ho cercato un po’ su internet e ho visto che vi sono molti usi del termine “vista”.

Rauno: basta cambiare la preposizione davanti e abbiamo un significato diverso. Che so: di vista, a vista, da vista, con vista eccetera. Credo che ne avremo ancora per molto prima di saper usare tutti i suoi utilizzi.

Hartmut e Harjit: senza contare i verbi, i sostantivi e le espressioni che derivano dalla vista: avvistare, la svista, a prima vista, eccetera.

Mary: ho sentore che ben presto faremo luce anche su questo.

Italiano Professionale – lezione 35: i verbi da usare durante una riunione

Italiano Professionale – lezione 35: i verbi da usare durante una riunione

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Trascrizione

Giovanni: con questo episodio terminiamo la sezione terza del corso di Italiano Professionale, dedicata agli incontri di lavoro.

Ho pensato che fare una panoramica su alcuni verbi particolari può essere un buon modo di concludere questa sezione, fermo restando che cogliamo come sempre l’occasione di ripassare le passate lezioni, in perfetto stile Italiano Semplicemente.

Avevo pensato ai seguenti verbi: Proporre, accettare, dare credito, diffidare, accordare, riporre, esplicare, emergere, discutere, contestare, criticare, dibattere.

Vediamoli uno alla volta e poi alla fine vi propongo un esempio reale di utilizzo, con qualche frase che vi invito a ripetere. LE VOCI FINALI SONO DEI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANO SEMPLICEMENTE

DURATA: 20 MINUTI

 

604 Guarda questo!

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Trascrizione

Giovanni: oggi ci aspetta un episodio più leggero rispetto a quelli visti più recentemente.

Vi propongo una esclamazione che capita spesso di sentire soprattutto in strada, da persone arrabbiate, irritate per qualche cattivo comportamento avuto da altre persone, specie se questo fatto è accaduto nei loro confronti.

Una esclamazione simile l’abbiamo già vista. Sto parlando di “ma guarda tu. Stavolta però non c’è solamente il verbo guardare.

Questa volta invece il termine più importante è “questo“:

Ma guarda questo!

Ma questo che vuole?

Ma l’hai sentito questo?

Ma questa che fa?

Ma questi dove vanno?

Ma da dove vengono questi?

Ma questi che vogliono adesso?

Avevamo già accennato al fatto che in tali esclamazioni “questo” e “questa” sono modi irrispettosi, irriverenti, di indicare una persona che può essere un uomo (questo) oppure una donna (questa). Al plurale ovviamente diventano questi e queste.

Se usiamo “quello” e “quella” è leggermente diverso, perché a volte si esprime solamente curiosità o una lontananza fisica rispetto a chi parla:

Ma quelli chi sono?

Altre volte invece quello e quella, così come quelli e quelle, si usano per porre delle distanze tra me o noi e loro:

Figlio: Papà, alcuni miei compagni mi prendono in giro.

Padre: Lasciali perdere quelli! Sei molto più intelligente di loro.

Inoltre queste persone che vengono indicate in questo modo (questo/a/i/e) in genere non si conoscono. Se invece uso quella/o/i/e, quando si vuole porre delle distanze, invece sono persone conosciute.

So che frequenti la figlia del macellaio. Lasciala stare quella, ché girano brutte voci su di lei.

Non me ne vogliano le figlie dei macellai ovviamente. È solo il primo esempio che mi è venuto in mente.

Nelle esclamazioni, quando uso “questo/a/i/e”, sembrerebbe quasi che manchi un aggettivo però (guarda questo!).

Ma questo cosa?

Questo stupido?

In effetti il senso che si vuole dare è di questo tipo, più o meno.

L’aggettivo mancante, almeno quello più adatto, è generalmente scemo, idiota, imbecille, stupido, insensato, scimunito, pirata della strada, cretino, maleducato e via discorrendo.

Se una macchina invade la mia corsia e sembra venirmi addosso, a me verrebbe spontaneo esclamare:

Ma guarda questo!

Ma che vuole fare questo?

Ma questo che intenzioni ha?

L’aggettivo viene omesso, lasciando all’ascoltatore l’onore di inserire quello più adatto all’occasione.

Oppure se la domenica si incontrano dei ciclisti sulla strada asfaltata (i famosi ciclisti della domenica) che fanno venire un po’ di preoccupazione agli automobilisti che devono superarli, specie se arrivano anche macchine dalla direzione opposta, può venire spontaneo pensare o dire:

E adesso ci mancavano solo questi!

Speriamo che questi si spostino adesso!

Questi sono pericolosi!

Accade spesso anche che, di fronte ad una persona che ci stupisce per la sua maleducazione si esclami:

Ma guarda questo!

Anche ascoltando chi parla in modo strano, magari in un dialetto:

Senti questo come parla!

Può accadere anche che se si interrompe due persone che stanno parlando, una delle due, mostrando irritazione, dica all’altra:

Senti questo che vuole!

In linea teorica potremmo anche esprimere semplice curiosità o meraviglia, e non irritazione verso una persona usando “questo” per indicarla (guarda questo! Senti questo! Che fa questo?) ma non si fa normalmente. Se lo si fa bisogna stare attenti al tono e all’espressione del viso.

Inoltre può accadere che quando si presenta un amico o parente o collega ad altri si possa dire:

Questo è Giovanni.

In genere però il contesto deve essere molto informale. Meglio usare altre formule:

Ti presento Giovanni

Lui è Giovanni

O al limite:

Questo bel ragazzo è Giovanni!

La cosa curiosa di “questo”, quando indica una persona, è che non è detto ci debba essere qualche altra persona accanto a noi a cui ci rivolgiamo. Posso anche essere solo ad arrabbiarmi osservando un comportamento che non mi piace:

Questo adesso mi sente!

Ma questo che sta facendo?

Uno straniero, ascoltando queste parole, potrebbe pensare che questo italiano stia parlando con qualcuno ma in realtà sta solo commentando qualcosa che ha visto fare o dire da qualcuno e questa cosa non è di suo gradimento. Non siamo pazzi però. Non parliamo da soli. Siamo solo italiani 🙂

Adesso un breve ripasso degli episodi precedenti:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Bogusia: Grazie Gianni per l’episodio scorso in cui ci hai introdotto questo modo nuovo di parlare di offese, permalosità, suscettibilità e che dir si voglia, sicché questa direi che è l’ennesima comprova, della ricchezza e bellezza di questa lingua che impariamo. Il rovescio della medaglia è che ce ne vuole di coraggio e pazienza di cui armarsi , per farci inculcare queste frasi. Però ci destreggiamo , eccome, ogni giorno di buona lena. Questo balza subito agli occhi quando si leggono questi ripassi dei membri dell’associazione. Il ripassone dì Doris (che si trova sempre nell’ultimo episodio) è spettacoloso e tutt’altro che farraginoso. A suo modo, ha sforato un po’. Però quando si scrive, i propri pensieri manco si finisce con uno che subito sbuca il successivo. Grazie Doris anche a te, perché con il tuo ragionamento con me sfondi una porta aperta. Peccato che Doris si presenta con i suoi ripassi solo a sprazzi. Adesso, per quanto io voglia averne ancora per molto, mi rendo conto che avete il tempo risicato perciò vi saluto e a presto.

Albéric: fino a un secondo fa questo era un ripasso registrato in toto da Bogusia.

Ulrike: non se ne avrà certamente a male se aggiungiamo qualche frase.

Hartmut: ma quando mai!

Irina: ragazzi. Vorrei partecipare anch’io ma a un tratto mi è venuto in mente che potremmo scatenare l’ira dei visitatori del sito con tutti questi ripassi. Senza contare che siamo a ridosso dei 10 minuti ad occhio e croce.

Mary e Rauno: giusto il tempo di fare un veloce saluto. Ciao!!

603 Aversene a male

Aversela a male

File AUDIO disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Trascrizione

Giovanni: come promesso nell’ultimo episodio, oggi vediamo da vicino l’espressione “Aversene a male“, che meno frequentemente diventa “Aversene per male“. Di solito si usa la preposizione a.

Sono molto frequenti anche le forme “avercela a male” e “averne a male” se la utilizzo in modo impersonale.

Un po’ complicato all’inizio formare delle frasi ma facciamo più esempi in modo che sia più semplice per voi non madrelingua italiana.

L’espressione significa offendersi, che come abbiamo visto nello scorso episodio, è tipico delle persone permalose (che viene da “per male”).

Aversela a male è dunque la versione più diffusa.

Non avertela a male se ti dico che sei un po’ troppo permaloso

Non avercela/avertela/avertene/averne a male se la Juventus perde domani ok?

Non avercela/avertela/avertene/averne a male se la tua fidanzata non ti chiama ogni mezzora!

Spero che Giovanni non se l’abbia a male se non lo invito per la festa del mio compleanno.

Maria se ne ebbe a male quando le confessai che non mi piacciono le donne!

Le ho detto: non te ne devi avere a male per questo! Non devi avertene a male!

Non ve ne abbiate a male se non non dovessi salutarvi. La. Verità è che ho grossi problemi alla vista!

I miei amici se ne ebbero a male quando mi trasferii.

Non avercela/avertene/averne a male, ma dovrò ucciderti

I miei compagni di squadra mi hanno attaccato ma io non me ne sono avuto a male.

Prego chi legga queste poche righe di non avercela/aversela/aversene a male. Non voglio offendere nessuno

È un’espressione simile anon me ne volere” che abbiamo già visto, ma stavolta si pone maggiormente l’attenzione sulla reazione e sull’offesa ricevuta anziché sul risentimento verso una persona (verso di me se dico “non me ne volere).

Non avertene a male (non ti offendere per questo, non fare il permaloso)

Non me ne volere (non essere risentito con me, non offenderti con me).

Però possiamo anche dire che tu ce l’hai a male con me, dove c’è offesa, permalosità e risentimento nei mie confronti al contempo.

Rispetto al semplice uso del verbo offendersi aversela a male è ad ogni modo anche un modo più ricercato di esprimere lo stesso sentimento.

Naturalmente è molto più diffuso, nel linguaggio colloquiale, l’uso del verbo “prendersela“.

Non te la prendere se domani non ti chiamo

Questo è più intimo rispetto e personale a “non ce l’avere a male“, che invece direi che è più distaccato, quasi formale direi.

Ecco, se dovessi dare del lei alla persona con cui parlo o se mi riferisco meno a questioni personali, meglio usare avercene a male piuttosto che prendersela.

Prendersela quindi è più personale e colloquiale.

Se invece volessi essere più empatico e vicino alla persona con cui sto parlando probabilmente dovrei usare il verbo dispiacersi:

Non ti dispiacere se non dovessi modo di farti un regalino ok?

Lo so, “aversene a male” è più difficile. Abbiate pazienza. Però se vi esercitate ce la potete fare.

Io ce l’ho a male con te per ciò che hai fatto.
Ce l’hai a male perché l’affare è andato a monte?

Lei non ce l’ha a male con gli animali, è solo allergico al pelo del gatto!

Lui non deve aversene a male, ma non può andare in Italia senza green pass!

Nessuno deve aversene a male se si dovessero chiudere gli stadi per la pandemia. Sarebbe un atto necessario!

Ci hanno detto che ne abbiamo avuto a male, ma non è vero!

Voi ve ne aveste a male per avermi visto in mutande!

Gli inglesi se ne sono avuti a male per come sono finiti gli europei di calcio.

Adesso ripassiamo. Non vorrei ve ne aveste a male per via della durata dell’episodio…

Abbiamo un bel ripasso realizzato da Doris, che ovviamente è un membro dell’associazione Italiano Semplicemente. I ripassi, d’altronde, sono ad esclusivo appannaggio dei membri.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Doris: Buongiorno. Dacché mi piacciono gli apporti di Bogusia nei suoi ripassi, e vorrei leggerli più spesso, mi sono sentita costretta a dare seguito a un suo appello, richiamo, o per meglio dire, al suo invito, di scrivere qualche riga per non darle buca. Il testo non contiene parole farraginose ma mi sono adoperata comunque per buttare giù qualche termine.

Forte della mia abnegazione e memore dell’utilità di ripassare, comprovata mille volte, sono riuscita alla fine a vincere questa maledetta indisciplina che mi affligge ogni volta quando mi accingo a scrivere qualcosa.

Se vogliamo superare la nostra pigrizia, in primis dunque dobbiamo smettere di battere la fiacca. Approfittiamo degli sprazzi di ispirazione, quando ci sentiamo meno sguarniti di idee e naturalmente dobbiamo ricordare che non tutte le ciambelle riescono col buco.

Con un po’ di assiduità e perseveranza di solito arriva prima o poi uno sprazzo di genio.

Comunque, laddove soffriate davvero di pigrizia come me, c’è un trucco che adopero ogni due per tre e che vi rivelerò subito: fare mente locale nel dormiveglia, la mattina presto.

Per la cronaca: non funziona sempre perché c’è il rischio di assopirsi. Se qualcosa va di traverso però, vi prego, non ve la prendete con me.

Se volete andare sul sicuro invece, l’alternativa è fare una capatina al sito, là dove si trovano tutti gli episodi trattati in precedenza.

Oggi non volevo rischiare nulla e mi sono avvalsa appunto della nutrita lista delle espressioni. Per scrupolo vi avviso che ancora terrò banco per un po’, perché non lo facevo da illo tempore.

La sottoscritta infatti non si fa mai sentire, fermo restando che l’assenza non dovrebbe fare la differenza finché i compiti vengono fatti con disciplina.

In ogni modo, la verità è che per noi stranieri è un po’ po’ di lavoro scrivere qualcosa di decente in una lingua ampiamente sconosciuta. Il tempo usato, di contro, è ben investito seppure spesso i frutti vengano raccolti solo molto più tardi.

Non ho il benché minimo dubbio però che anche chi non ha mai provato può fare un bell’esordio se è appassionato e ci si mette di buona lena. Rimanere a carissimo amico troppo a lungo può essere scoraggiante, per non dire demoralizzante. Non è cosa secondo me continuare col metodo che state seguendo se non funziona.

Non è ovviamente mia intenzione farvi vedere i sorci verdi.

Se un metodo ben ricercato come il nostro esiste perché non seguirlo? Guarda caso proprio oggi ho letto un vecchio proverbio cinese che la dice lunga: un’abilità che non aumenta giornalmente, diminuisce giornalmente.

Con questo vi saluto e vi auguro una buona giornata!