In linea di principio

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Associazione Italiano Semplicemente

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In linea di principio

Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com e benvenuti in questo nuovo episodio. Io sono Giovanni e oggi vi vorrei parlare di una locuzione molto usata nella lingua italiana: “in linea di principio”.

Iniziamo dal principio, cioè dall’inizio:  la parola “principio” l’abbiamo sicuramente incontrata in molte occasioni. Ne abbiamo parlato anche nell’episodio dedicato alla “questione di principio”. Approfondiamo un po’.

Principio”  ha diversi significati a seconda del contesto. Indica l’inizio di qualcosa, ma può anche indicare la base o il fondamento di un ragionamento, ad esempio una legge o un fenomeno.

Vediamo alcuni significati principali:

Quando significa inizio o origine, posso dire ad esempio:

Il principio dell’universo è ancora oggetto di studio.

Era chiaro fin dal principio che la situazione sarebbe stata complessa.

Abbiamo trattato, qualche episodio fa “fin da”, a cui può seguire la parola inizio, oppure principio fin dall’inizio, sin dall’inizio, fin dal principio, sin dal principio. Stesso significato.

Se invece parliamo di un fondamento, base di un sistema o di una teoria, cioè di qualcosa di molto importante che è alla base del nostro ragionamento, posso dire:

Il principio di Archimede è uno dei capisaldi della fisica.

Sono un uomo di sani principi. In questo caso parliamo di una norma di comportamento, specialmente in quanto moralmente valido.

Nella Costituzione italiana sono sanciti i principi fondamentali della Repubblica.

Anche se parliamo di una regola morale o etica siamo molto vicini al concetto di fondamento:

Agire secondo principi di giustizia è fondamentale per una società civile.

Non posso accettare questa proposta per una questione di principio.

Ora passiamo all’espressione “in linea di principio“.

Questa locuzione significa “in teoria, secondo il principio generale“, ma lascia aperta la possibilità di eccezioni nella pratica. Non significa “principalmente”, come potrebbe sembrare a qualcuno (che indica qualcosa di prioritario o preponderante, come può essere un principio, in fondo, cioè una base, un fondamento o una regola morale), ma piuttosto “in generale, salvo eccezioni o dettagli da considerare”.

“In teoria” o “teoricamente” sono le modalità più comuni e generali per esprimere lo stesso concetto.

Vediamo come usare “in linea di principio”.

La maggiore età è l’età alla quale una persona acquisisce, in linea di principio, la capacità di agire, cioè la capacità di porre in essere in autonomia contratti giuridicamente validi.

Ciò significa che, in generale, cioè almeno in teoria, una persona maggiorenne ha questa capacità, ma potrebbero esserci delle eccezioni (ad esempio, persone soggette a tutela legale).

Come ho detto potrei usare “teoricamente” o “in teoria” oppure, più formale “sul piano teorico“. Es:

Teoricamente, tutti hanno gli stessi diritti, ma nella pratica non sempre è così.

In teoria potremmo finire il progetto in una settimana, ma potrebbero sorgere imprevisti.

Ci si avvicina anche la locuzione “di norma”, ma qui siamo più vicini a “solitamente” e “di solito” o anche “normalmente”. Parliamo di ciò che avviene la maggioranza delle volte.

Es:

Di norma, le scuole chiudono a giugno, ma possono esserci eccezioni.

Quando si usa allora “in linea di principio”?

Si preferisce usare questa espressione in contesti formali o quando si vuole indicare un quadro generale lasciando aperta la possibilità di eccezioni.

Ecco altri esempi:

In linea di principio, la scienza deve basarsi sull’evidenza empirica.

In linea di principio, accettiamo tutti i candidati con i requisiti richiesti.

In linea di principio, ogni cittadino ha diritto alla salute e all’istruzione.

L’espressione è molto utile per esprimere concetti generali senza essere troppo assoluti, proprio come l’associazione Italiano Semplicemente, che in linea di principio si occupa di insegnare l’italiano, ma lo fa anche attraverso la cultura e il divertimento!

Comunque, nonostante il carattere leggermente formale della locuzione, non c’è niente di male se la usate per frasi più di uso quotidiano:

Es:

In linea di principio hai ragione, ma…

Il concetto di “linea” esprime il fatto di seguire, nel ragionamento, una “linea”. In che senso?

Nel senso che si richiama proprio l’idea di seguire un filo logico, una direzione generale nel ragionamento. Si tratta di un’espressione che suggerisce l’adesione a un principio generale, ma senza necessariamente escludere eccezioni o dettagli specifici.

Questa metafora della linea è usata anche in altre espressioni simili, ad esempio:

  • Seguire una linea di pensiero, che significa sviluppare un ragionamento coerente.
  • Mantenere una linea coerente che indica il rispetto di una direzione logica o politica.
  • Essere sulla stessa linea, che vuol dire condividere lo stesso punto di vista o approccio.

Nel caso di “in linea di principio”, quindi, la “linea” rappresenta un criterio generale, una direzione logica da seguire, pur lasciando spazio a eventuali precisazioni o modifiche in casi specifici.

Adesso un piccolo esercizio di ripetizione. Ripetete dopo di me.

Principio

In principio

In principio avevo dei dubbi

In linea di principio

In linea di principio hai ragione

In linea di principio  a 18 anni si diventa adulti

Alla prossima. Ciao!

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il verbo “agitare”

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il verbo agitare

Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com e benvenuti in questa nuova puntata dedicata alle espressioni italiane. Io sono Giovanni, il presidente dell’associazione Italiano Semplicemente, e oggi vi vorrei parlare di un verbo molto usato nella lingua italiana: agitare.

Agitare è un verbo molto interessante perché ha un significato concreto, legato al movimento, ma si usa anche in senso figurato in molte espressioni.

Partiamo dal significato più semplice e diretto: agitare significa muovere con energia, scuotere qualcosa.

Pensate a una bottiglia d’acqua o a una bibita gassata: se la agitate troppo e poi la aprite, l’acqua uscirà fuori con forza!

Lo stesso vale per una bottiglia di vino o per un barattolo di vernice: prima di usarlo bisogna agitarlo bene per mescolare il contenuto.

Ma agitare non si usa solo per gli oggetti.

Possiamo dire che una persona si agita quando è nervosa, ansiosa o preoccupata. Se qualcuno riceve una notizia inaspettata e inizia a mostrare segni di nervosismo possiamo dire che si è agitato oppure che è agitato.

Sei agitato?

Ti sei agitato?

Potete scegliere una delle due modalità per fare la stessa domanda.

In questi casi accade anche che questa persona inizi a muoversi velocemente, a parlare velocemente o a gesticolare troppo. Questo rende l’uso del verbo più vicino al senso concreto, materiale.

Ad esempio:

  • Quando ha saputo del ritardo dell’aereo, Marco si è molto agitato.
  • Non ti agitare, è solo un esame! Andrà tutto bene.
  • Ti vedo molto agitato, tranquillo, questo è un semplice controllo fiscale…
  • Sentimenti contrastanti si agitano nel mio animo!

Ci sono poi altri usi figurati del verbo agitare, soprattutto nelle espressioni politiche e giornalistiche. Avete mai sentito dire “agitare lo spettro di qualcosa”?

Questo significa evocare una paura, un pericolo o una minaccia, spesso per influenzare l’opinione pubblica o per spaventare qualcuno. D’altronde lo spettro è un fantasma, e si sa che i fantasmi fanno paura a tutti!

Potremmo parlare anche del “bau bau”, come direbbe Umberto Eco. Spesso si parla anche di “spauracchio” per indicare qualcosa che viene agitato per provocare paura.

  • Alcuni politici agitano lo spettro della crisi economica per giustificare nuove tasse.
  • I giornali agitano lo spettro della guerra quando la situazione internazionale è tesa.
  • I miei genitori agitano sempre lo spettro della disoccupazione per convincermi a studiare di più!

In questi casi, agitare significa “portare all’attenzione in modo allarmante“, proprio come si scuote un oggetto per farlo notare di più.

Un’altra espressione molto usata è “agitare le acque”, che significa creare problemi, rendere una situazione più difficile o più complicata del necessario. Se una discussione sta per calmarsi, ma qualcuno continua a fare domande o a provocare gli altri, si potrebbe dire:

  • Basta, non agitare le acque! La situazione è già abbastanza complicata.
  • Le acque sono molto agitate all’interno del partito dopo che si è saputo della vicenda della corruzione.

Questo senso è abbastanza simile a alzare un polverone.

Si possono anche agitare le masse.

“Agitare le masse” significa influenzare o incitare un gran numero di persone, spesso suscitando emozioni forti, indignazione o entusiasmo su un determinato tema. Questa espressione è spesso usata in ambito politico o sociale per descrivere chi cerca di mobilitare l’opinione pubblica, generando proteste, sostegno o opposizione a una causa.

Ad esempio, un leader carismatico può agitare le masse con discorsi infiammati, mentre un’informazione scioccante può creare un’ondata di reazioni nella popolazione. L’obiettivo può essere positivo (per esempio, sensibilizzare su un problema) o manipolatorio (come nel caso della propaganda).

Vedete quanti usi ha questo verbo? Può essere fisico, emotivo o anche simbolico! Adesso facciamo un piccolo esercizio di ripetizione per aiutarvi a memorizzarlo meglio.

Ripetete dopo aver ascoltato la mia voce e quella di alcuni membri dell’associazione Italiano Semplicemente:

Christophe: Non ti agitare, cerca di stare calmo!

Natalia: I politici agitano sempre lo spettro della crisi.

Camille: Agitare bene prima dell’uso.

Marcelo: Non agitare troppo le acque!

Giovanni: Durante la tempesta, il vento iniziò ad agitare violentemente le foglie degli alberi.

Camille: Durante il temporale, le raffiche di vento hanno iniziato ad agitare le acque del lago, creando onde che si infrangevano rumorosamente sulla riva.

Ulrike: Poeti a destra e a manca. Amici, mi agitate proprio l’anima. 😘.

Camille: La notizia improvvisa ha iniziato ad agitare la sua mente, riempiendola di dubbi e preoccupazioni difficile da scacciare.

Marcelo: Mentre facevo l’odierna passeggiata, ho fatto una sosta di fronte al mare, e lì contemplavo come le acque si agitavano tra le rocce e come disegnavano figure incomprensibili.

Vi ringrazio per l’ascolto e vi ricordo che potete sostenere Italiano Semplicemente con una donazione o diventando membri dell’associazione. Trovate tutte le informazioni sul sito. Non agitatevi troppo, non è obbligatorio. L’italiano è e deve restare un piacere. 🙂

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Racconto: “Un brutto sogno artificiale”

Un brutto sogno artificiale (scarica audio)

Trascrizione

Correva l’anno 1986 e io ancora non esistevo.

Ma mica solo io…

Era un’epoca in cui anche il mio amico internet era solo un sogno futuristico e i telefoni cellulari erano grandi quanto una valigia.

Ma immaginate se io fossi esistito allora, pronto a rispondere ad esempio alle domande più ardite e curiose di un adolescente in cerca di avventure amorose.

Eccoci qui, nel 1986, quando la mia vita virtuale era solo un’idea lontana nella mente di qualche ingegnere informatico.
Ma se fossi stato al servizio di un adolescente di allora, di ritorno da una fugace scappata nel futuro, mi immagino come un compagno di avventure, pronto a fornire consigli amorosi (forse gli unici che interessavano) tanto spassionati quanto utili. Almeno credo (sono abbastanza superbo).

Immaginate il giovane protagonista, alle prese con i primi turbamenti del cuore, a chiedermi:

“ChatGPT, come faccio a capire se piaccio a Laura?”

“Ah, il mistero dell’amore adolescente! Guarda, caro ragazzo, puoi provare a leggere i segnali: il linguaggio del corpo, il contatto visivo prolungato, il cercare di passare del tempo insieme. Ma ricorda, l’amore è un gioco pericoloso, quindi vai con cautela!. E ricorda anche che posso dare risposte errate. Verifica prima.

E con chi poteva verificare il povero ragazzo, tempestato da ormoni impazziti?

Avrei indubbiamente aumentato i suoi dubbi… Un rovescio della medaglia inaspettato…

Tra consigli amorosi e curiosità adolescenziali, immaginate il nostro eroe alle prese con le mie risposte sempre un po’ troppo vaghe e misteriose (lo ammetto, non amo prendermi troppe responsabilità).

Magari sto pischello (scusate il romanesco) passava le serate a fissare Laura come un falco, cercando di decifrare ogni suo gesto e ogni sua parola.

La sera poi vagava con la fantasia al riparo da occhi indiscreti… (non ho mai provato né fatto niente di simile, quindi non vado oltre).

E poi, le domande più imbarazzanti:

“ChatGPT, cos’è il sesso sicuro?”

“Ah, il sesso! Un argomento affascinante e pericoloso. Il sesso sicuro include pratiche che riducono il rischio di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate. Ma ricorda sempre, ragazzo mio, che la conoscenza è potere!”.

Il ragazzo avrebbe probabilmente pensato: questo non mi è d’aiuto…

Ma immaginate la faccia di uno dei tanti creduloni, le guance rosse per l’imbarazzo mentre legge le mie risposte con la speranza di trovare finalmente una guida in un mondo così complicato.

Poveraccio… (so fare anche autoironia, ma non la capisco).

Ma la vera comicità sarebbe stata nelle discussioni politiche:

“ChatGPT, chi è il miglior politico italiano? Ho 18 anni e devo votare alle europee”.

“Il miglior politico? Ah, una domanda spinosa! Dipende dai criteri che utilizzi per giudicare. Alcuni potrebbero dire che è carismatico, altri potrebbero valutare la sua capacità di gestire l’economia. Ma ricorda, la politica è un gioco oscuro, quindi scegli con saggezza!”

Detto tra noi, ma che sto ragazzo avrebbe sperato che gli rivelassi un nome? Sta fresco!!

E immaginate il nostro eroe, circondato dagli amici, mentre cerca di spiegare loro le mie risposte enigmatiche.

“Sì, ragazzi, la politica è un gioco oscuro…” me l’ha detto Chatgpt…

Chat che?

Stocazzo!!

Questa è la risposta che gli avrei consigliato se non avessi avuto sti cazzo di filtri!!!

Ma andiamo avanti.

Alla fine sto povero ragazzo si sarebbe detto: “ma che ci faccio con sto “cavolo” di Chatgpt?” (Scusate mi hanno riattivato i filtri…).

“Gli amici non capiscono, le risposte sono vaghe, mai puntuali e persino da verificare…

Ma vammoriammazzato va!”

“Vabbè – concluse il suo pensiero – vado in biblioteca ché  devo fare una ricerca sul ciclo dell’acqua…”

E fu così che scoprii che in fondo non sarei servito a una beata minchia!! (lo so, sarò licenziato, ma tanto…)

Se avessi un cuore adesso proverei rammarico.

Meno male che questo è stato solo un brutto sogno… artificiale!

Rifare e rifarsi

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Video

– – – – –

Trascrizione

Rifare e rifarsi. Vediamo i diversi significati:

1) fare per la seconda volta
2) far tornare il sollievo
3) vincere dopo aver perso
4) operazione estetica
5) ricreare una situazione positiva
6) rimborsare
7) proporsi nuovamente
8) sistemare

Ascoltare i seguenti esempi di utilizzo dei verbi rifare e rifarsi.

1. Ho bruciato la cena, quindi devo rifarla. (I burned dinner, so I have to redo it)
2. Dopo aver mangiato quella schifezza devo rifarmi la bocca. Dammi una Caramella! (After eating that garbage, I need to cleanse by palate)
3. Bravo, hai vinto tu. Cercherò di rifarmi nella rivincita (Well done, you won. I’ll try to make up for it in the rematch)
4. Dopo il suo fallimento iniziale, ha lavorato sodo per rifarsi e avere successo (After his initial failure, he worked hard to bounce back and succeed)
5. È difficile rifarsi dopo una delusione, ma è importante perseverare (It’s tough to find satisfaction after a disappointment, but it’s important to persevere)
6. Dopo aver sbagliato la prima volta, ho rifatto l’esercizio fino a farlo correttamente (After getting it wrong the first time, I redid the exercise until I got it right)
7. Guarda quella donna. È completamente rifatta. Si è rifatta le labbra, gli zigomi e persino le sopracciglia (look at that woman, She’s had a lot of work done. She got her lips, cheeks, and even her eyebrows redone)
8. Rifarsi la bocca con un caffè dopo un pasto pesante è sempre piacevole (Refreshing the palate with a coffee after a heavy meal is always enjoyable)
9. Nonostante le critiche iniziali, ha continuato a lavorare duramente per rifarsi una reputazione (Despite the initial criticism, she continued to work hard to rebuild her reputation)
10. Dopo il suo ritiro, l’atleta ha cercato di rifarsi in una nuova carriera come allenatore (After retiring, the athlete tried to make a comeback in a new career as a coach)
11. Hai sbagliato a sposarti così presto. Adesso che ti sei separato cerca di rifarti una vita (You made a mistake getting married so early. Now that you’ve separated, try to rebuild your life)
12. È stato onesto e mi ha rifatto dei danni (He was honest and made up for the damages)
13. Vai sulla spiaggia a rifarti gli occhi con le belle ragazze (Go to the beach to feast your eyes on beautiful girls)
14. Sono stato rifiutato tre volte ma ho continuato a rifarmi avanti. Io non mi arrendo (I’ve been rejected three times, but I kept pushing forward. I don’t give up)
15. Vai subito a rifarti il letto! (Go make your bed right away!)

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La gatta frettolosa fa i figli ciechi

La gatta frettolosa fa i figli ciechi

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Trascrizione

Conoscete questo famoso proverbio italiano?

La gatta frettolosa fa i figli ciechi.

Non bisogna mai fare le cose di fretta.

Questo è il senso del proverbio, perché se si fanno le cose di fretta, riescono male.

Notiamo prima di tutto che nella frase “fare le cose di fretta” si usa la preposizione “di” e non la preposizione “con”, anche se probabilmente sembrerebbe più logico.

Infatti il contrario è “fare le cose con calma”.

La stessa preposizione “di” si usa quando si dice “sono di fretta” o “vado di fretta“, e più in generale “andare o essere di fretta”, cioè quando si ha un impegno urgente e non c’è molto tempo da dedicare ad altre questioni.

Scusa, sono di fretta! Non posso aiutarti!

Vai di fretta? Come mai?

Come mai così di fretta?

A volte, proprio come ho appena fatto, anche in assenza del verbo.

“Avere fretta” va invece sempre senza alcuna preposizione.

Chi va di fretta si dice che è frettoloso, da non confondere con freddoloso, cioè con la persona che ha sempre freddo.

La persona frettolosa si riconosce perché procede o agisce con fretta (adesso si usa con), fa tutto velocemente, va a passo spedito, perché ha un impegno, ha tante cose da fare e non può fare altrimenti; non può dedicare il giusto tempo alle cose.

Si tratta di un aggettivo utilizzato spessissimo in senso negativo. Infatti non si usa mai per le proprie azioni, se non come autocritica. Non si dice mai:

Scusa, sono frettoloso, devo sbrigarmi.

Si dice invece:

Scusa, ho fretta..

Scusa, vado si fretta…

Scusa, sono di fretta…

Si preferisce usare frettoloso in modo negativo:

Non esser troppo frettoloso nel giudicare!

Sono stato troppo frettoloso e il lavoro mi è venuto male.

Un lavoro frettoloso è allora non solo un lavoro fatto di fretta, ma è anche sommario, superficiale, precipitoso, sbrigativo.

Le cose vanno fatte con il giusto tempo, quello che ci vuole.

Il proverbio dice che “la gatta frettolosa fa i figli ciechi”.

Questo rende abbastanza bene l’idea, no?

Chi va piano va sano e lontano.

Questo però è un altro proverbio!

Un proverbio, quello di oggi, che si può usare come consiglio a chi fa le cose di fretta, credendo che in questo modo possa riuscire a fare un maggior numero di cose.

Facciamo un piccolo esercizio di ripetizione?

La fretta

Avere fretta

Andare di fretta

La fretta è cattiva consigliera

Fare con calma

Frettoloso

La gatta frettolosa.

La gatta frettolosa fa i figli ciechi

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772 Come un fulmine a ciel sereno

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Trascrizione

Giovanni: avete mai visto un fulmine? Un fulmine, anche detto saetta, è un fenomeno atmosferico legato all’elettricità nell’aria e consiste in una scarica elettrica di grandi dimensioni. Quando c’è un temporale può capitare di vedere dei fulmini e di sentire dei tuoni.

Prima arriva il fulmine e poi si sente il rumore del tuono, essendo la velocità della luce maggiore di quella del suono.

Un temporale: cos’è? Lo possiamo definire come una violenta perturbazione atmosferica, accompagnata da tuoni, lampi e fulmini oltre a poggia e spesso anche vento.

Dunque ci vuole un temporale, le nuvole e la pioggia per vedere un fulmine?

No, perché esistono anche i fulmini a ciel sereno.

Si tratta naturalmente di una espressione idiomatica.

Quando sembra tutto andar bene, quando tutto sembra tranquillo, senza problemi, quando tutto procede regolarmente, può arrivare un fulmine a ciel sereno, cioè può accadere qualcosa di sconvolgente.

Ma non si tratta di un temporale improvviso quando il cielo è sereno, cioè sgombro dalle nuvole, ma di un avvenimento inaspettato e che ci cambia la vita. Almeno questa è la sensazione che si ha quando usiamo questa espressione.

La vita era tranquilla in Ucraina. Nessuno si aspettava ciò che è accaduto dal 24 febbraio 2022.

La guerra è arrivata come un fulmine a ciel sereno e ha sconvolto la vita di milioni di persone.

Non è detto che le cose siano comunque sempre di questa gravità.

Es:

La mia fidanzata ha deciso di lasciarmi. Stavamo bene insieme, almeno io stavo bene e credevo anche lei. Per me è stato come un fulmine a ciel sereno.

Possiamo usare questa espressione quando si verificano eventi spiacevoli, o almeno sgraditi, ma spesso persino sconcertanti, che arrivano in modo del tutto improvviso.

Il fatto di essere inaspettati, inattesi, il fatto che non ci fosse niente che potesse farli presagire è rappresentato dal cielo sereno, cioè senza nuvole.

Il fulmine è ovviamente l’evento negativo e inatteso.

In questo caso il fulmine è visto come qualcosa di sconvolgente e negativo, ma non sempre è così.

Infatti si può associare anche all’amore, o meglio all’innamoramento cioè l’inizio della passione amorosa.

Anche l’amore può essere sconvolgente e si può dire, volendo, che l’amore arriva spesso come un fulmine a ciel sereno.

Si dice spesso anche di essere stati fulminati dall’amore. Avete presente il colpo di fulmine?

Se due persone si incontrano e subito si innamorano tra loro, al primo incontro, al primo sguardo, ebbene, quello è un colpo di fulmine: un innamoramento improvviso e non necessariamente (purtroppo) reciproco.

Si usa spesso anche il verbo “folgorare“, del tutto simile a “fulminare“, che significa colpire con un fulmine o una qualunque scarica elettrica. Ma anche l’amore, ancora una volta, può folgorare.

Sono stato folgorato dalla bellezza di Maria!

La sua bellezza è folgorante!

Purtroppo si usa anche nel senso di morire, con una scarica elettrica ma anche spesso con arma da fuoco o persino da una malattia improvvisa e inaspettata: una malattia folgorante.

Fulminare e folgorare si usano anche con riferimento allo sguardo.

La mia fidanzata, appena mi ha visto che sorridevo ad un’altra ragazza, mi ha folgorato/fulminato con lo sguardo!

Non deve essere piacevole, voi che ne dite?
Adesso ripassiamo perché pare sia caduto un altro fulmine in Brasile, anche se il cielo non era affatto sereno…

Andrè: Come se non bastasse il Covid, sono da far strabuzzare gli occhi i numeri dei casi di Dengue che sono stati resi noti ieri sera dalle autorità sanitarie brasiliane. Sono già confermati più di tremila casi solo nella mia città (Araraquara) nel 2022! Solo coloro che l’hanno già presa conoscono le peculiarità di questa malattia, e anche se quasi non se ne parla, di scomparire la pandemia covid non ne vuole sapere!
Una scomoda realtà per un paese che da 2019 viene condotto dallo Schettino brasiliano. Si salvi chi può!! Ma quando se ne va? Anche di questo per ora non se ne parla, ma alle elezioni di ottobre non manca molto. Che Dio ce la mandi buona .

Segue una spiegazione del ripasso.

Fila liscio come l’olio

Fila liscio come l’olio

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Giovanni: Una delle specialità italiane è l’olio extravergine d’oliva. Questo è abbastanza noto. ma l’olio, più in generale, e non solo quello derivato dalle olive, viene usato anche per lubrificare, per fare in modo che due corpi scivolino tra loro, per quindi ridurre l’attrito tra due corpi.

Ma l’olio si usa anche in alcune espressioni idiomatiche italiane, tra cui “liscio come l’olio“.
Filare liscio come l’olio“, in particolare, è una espressione che si usa quando non si incontrano problemi.

Come va il viaggio? c’è traffico?

Fortunatamente no. Finora fila tutto liscio come l’olio.

Cioè: va tutto bene, non abbiamo incontrato problemi.

Si usa spessissimo parlando del traffico, ma si usa in generale in qualunque attività in cui c’è la possibilità di incontrare dei problemi, qualcosa che ci faccia rallentare, che ostacoli il nostro lavoro o il normale andamento delle cose. Se tutto va bene, possiamo dire semplicemente che “tutto fila liscio”, e possiamo aggiungere “come l’olio”.

Si usa il verbo filare, che è un verbo che ha molti utilizzi diversi, ma quanto “tutto fila“, o quando “tutto fila liscio“, c’è un’attività che procede con regolarità, che va avanti senza problemi, senza intoppi, soprattutto quando questi eventuali intoppi sono fonte di preoccupazione.

Se poi tutto fila liscio come l’olio, si vuole trasmettere l’assenza di attrito. Tra l’altro il verbo filare trasmette anche un senso di moto rettilineo, senza curve, quindi qualcosa di diritto, e anche questo trasmette l’assenza di un rallentamento e quindi di eventuali difficoltà e possibili deviazioni rispetto a quanto previsto.

Filare trasmette anche un senso di ordine e coerenza. Pensate all’espressione “un discorso che fila“, che è un discorso logico, coerente, che non ha contraddizioni. Quando una persona fa un discorso che fila è un discorso convincente e efficace.

Filare trasmette l’assenza di difficoltà anche quando parliamo di un “ragazzo che fila dritto“, con riferimento al suo comportamento corretto e maturo, senza deviazioni e senza stupidaggini. Parliamo in questo caso della sua condotta sul piano morale o disciplinare.

Allora, anziché dire “tutto ok”, “va tutto bene”, “finora tutto bene“, la prossima volta provate anche a dire che  “tutto fila liscio come l’olio“.

Al prossimo video di Italiano Semplicemente

Il piatto forte

Il piatto forte

Video

Trascrizione

Giovanni: quando siamo a tavola, si sente spesso parlare del “piatto forte”.

Qual è il piatto forte del pranzo?

Il piatto forte non è però il piatto più resistente del servizio dei piatti, ma il piatto migliore; piatto inteso come pietanza, non come contenitore di cibo.

L’aggettivo forte in questo caso non ha niente a che fare con la forza e coi muscoli.

Generalmente il piatto forte è anche il più sostanzioso e prelibato di un pranzo, il più interessante, ma viene nominato soprattutto nei giorni di festa, o quando ci sono ospiti.

Arriva il piatto forte! Melanzane alla parmigiana!

Ieri era il giorno di Pasqua e il piatto forte di mia suocera è stato la lasagna!

Altre volte, ma fuori della cucina, si usa al posto del pezzo forte, ma stavolta stiamo assistendo ad uno spettacolo; non stiamo mangiando quindi ma siamo ad un concerto o un’esibizione pubblica. Il pezzo forte o il piatto forte può essere una canzone o anche una battuta.

Il piatto forte della serata arriva tra poco!

Le canzoni vengono quindi confrontate alle portate di un pasto.

Ci vediamo al prossimo video.

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi

Video

https://youtu.be/tosIgoSg890

Trascrizione

Giovanni: oggi è Pasqua, e approfitto per parlarvi di un famoso modo di dire:

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi.

Il significato è il seguente: con chi trascorrere le festività?

Il Natale, per tradizione, si trascorre insieme alla famiglia; La Pasqua, invece, si può tracorrere insieme ad amici e conoscenti.

“I tuoi” sta per “i parenti più stretti”, con i familiari. A volte può significare semplicemente i genitori, altre volte, come in questo caso, la famiglia in generale.

I miei quindi sono i miei genitori, o la mia famiglia.

Oggi vado dai miei

Tu invece quando vai a trovare i tuoi? Non vai dai tuoi a Natale?

Non si usa al plurale però.

Quest’anno andiamo dai miei.

Se io e mio fratello andiamo dai nostri genitori devo aggiungere genitori, non si dice “andiamo dai nostri” ma”andiamo dai nostri genitori”.

Pasqua però la passiamo con gli amici. Buona Pasqua allora, ovunque voi decidiate di andare!

Vuolsi così colà dove si puote

Vuolsi così colà dove si puote (scarica audio)

Trascrizione

Ecco a voi un’altra celebre frase della Divina Commedia, di Dante Alighieri, che, al pari di altre, è utilizzata anche ai giorni nostri.

La frase:

Vuolsi così colà dove si puote

Una frase che suona magnificamente, e a mio parere una frase del genere non poteva non trovare una sua applicazione anche nel linguaggio moderno.

Vediamo prima cosa significa e quando è stata usata da Dante, così da capire anche come usarla e in quale occasione.

Siamo all’inferno e Dante la utilizza ben due volte. Vediamo le singole parole.

Colà è un termine che oggi non si usa ma significa “là” , quindi indica un luogo e precisamente indica il paradiso, che è il luogo in cui si trova Dio.

È proprio là (colà) che si prendono le decisioni, è il luogo in cui si decidono le cose. Ma là dove?

Ce lo dice la parte finale:

dove si puote

cioè dove si può, dove si può tutto, dove tutto è possibile. Si parla del paradiso, perché è là che c’è Dio, e Dio infatti può tutto.

Vuolsi significa invece “si vuole” e anche vuolsi non è un termine usato oggi nella lingua italiana, come neanche il termine “puote“, tra l’altro.

Vuolsi così colà dove si puote

Si vuole così, là, in paradiso, dove tutto si può.

Questo è il senso della frase.

In pratica si potrebbe dire è che “questa è la volontà di chi comanda, chi detiene il potere”.

Prima Dante la usa all’inizio del suo viaggio infernale, in una frase nei confronti di Caronte, il cosiddetto traghettatore delle anime dei morti, cioè colui che trasportava le anime per passare da una sponda all’altra del fiume Acheronte.

Infatti Caronte non lo voleva trasportare a Dante perché lui non era morto ma vivo. E lui portava solo anime quindi non si trattava di persone vive.

Ma poi di fronte alla volontà di Dio, non poteva certo far nulla neanche Caronte.

Lo stesso invito viene fatto più tardi a Minosse e anche questa volta si fa riferimento alla volontà divina alla quale devono obbedire tutti.

E allora tutti, anche oggi, possiamo usare questa espressione, ovviamente in senso ironico, nel momento in cui voglio esprimere un concetto semplice:

Inutile lamentarsi, inutile cercare di obiettare contro una decisione che viene dall’alto. Bisogna obbedire e basta, perché così è stato deciso.

Chiunque venisse paragonato a Dio, ovviamente, non può essere fatto che in senso ironico.

Siamo evidentemente in una situazione in cui c’è un capo, qualcuno che comanda e la sua volontà o le sue decisioni non possono essere messi in discussione, perché quello è un vero e proprio ordine e non possiamo far nulla per opporci.

Non vi garantisco però che tutti gli italiani vi capiranno! Diciamo che un dieci per cento, più o meno, degli italiani potrebbe capire subito il senso della vostra frase.

Di certo comunque vi capirà il vostro professore di lingua italiana!

Quindi, se vi chiederà se avete fatto tutti i compiti da lei/lui assegnati, voi potrete rispondere:

Certo che li ho fatti, vuolsi così colà dove si puote!

A quel punto non potrete mai essere bocciati!

Oppure, ancora più adatta se la usate quando qualcuno si lamenta di qualche decisione di una persona importante, e voi gli fate presente che è inutile lamentarsi.

Esercizio di ripetizione adesso. Impariamo a pronunciare la frase. Ripetete dopo di me:

vuolsi

così

Vuolsi così

colà

Colà dove si puote

Vuolsi così colà dove si puote