Lettera di un padre al figlio: i padri dimenticano

Audio

Trascrizione

Ciao amici, oggi parleremo di un argomento molto interessante: parleremo delle critiche.

La critica, cioè l’atteggiamento critico, le lamentele, il fatto che spesso ci lamentiamo con gli altri e molto spesso, ad esempio, sgridiamo i nostri figli, cioè ci lamentiamo con loro e li critichiamo, per degli errori che fanno, magari anche delle sciocchezze. Lo facciamo a scopo educativo, in questo caso, o meglio crediamo di farlo a scopo educativo (parlo anche per me stesso) ma, essendo padre come molti di voi, mi è capitato spesso di farlo, magari al rientro di una giornata pesante, stressante, quando è facile perdere la pazienza. Il risultato che si ottiene non è così educativo come crediamo però, e l’unico beneficio che otteniamo è quello di sfogarci, di scaricare la tensione, ma sicuramente le conseguenze sugli altri, in questo caso sui nostri figli, sono molto negative: rancore, sensi di colpa, insicurezza. Questo vale per l’atteggiamento critico e severo nei confronti di tutti, e non solamente dei nostri figli. A casa come in ufficio, con gli amici eccetera.

Voglio leggervi una lettera che mi ha molto colpito, una lettera di W. Livingstone Larned, che se volete potete trovate su internet credo in tutte le lingue del mondo; lettera che in inglese si chiama”FATHER FORGETS”, cioè “il padre dimentica”.

Vi voglio leggere questa lettera, alcuni pezzi, sperando che faccia piacere anche a voi ascoltarla, io l’ho letta in lingua francese, e quando si ascolta qualcosa di interessante  ci si dimentica che si sta imparando una lingua straniera. Per analogia con “father forgets”, quando si impara una lingua potremmo dire “LEARNER FORGETS” cioè lo studente dimentica. Ed infatti questo fa parte del metodo utilizzato nel sito italianosemplicemente.com, come chi ci segue sa già, parlo delle sette regole d’oro per imparare l’italiano. In particolare la quarta e la quinta regola.  Se non pensate al fatto che state ascoltando in lingua italiana per imparare l’italiano, ma state concentrati sul contenuto di quanto ascoltate, allora vuol dire che ciò che ascoltate è interessante, e  magari anche emozionante. Almeno lo spero. Alla fine della lettera vi spiegherò comunque alcune parole più difficili. Ah dimenticavo di dire che mio figlio di tanto in tanto interviene per rendere la lettera ancora più emozionante.

Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte umida. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un’ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa, mi avvicino al tuo letto.

Stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamani sulla faccia. Perché non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.

A colazione, anche lì ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare e io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: “Ciao papino!” e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: “Su diritto con la schiena!”

E di nuovo nel tardo pomeriggio, perché quando sono arrivato, eri in ginocchio sul pavimento a giocare con le biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me: Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura!

Ti ricordi, più tardi, come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, scocciato per l’interruzione, sei rimasto esitante sulla porta.

“Papà?”

“Che vuoi?” ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore. Poi te ne sei andato sgambettando giù per le scale.

Beh’, figlio, è stato subito dopo che mi è scivolato di mano il giornale che mi ha preso un’angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; è questa la ricompensa per il fatto che sei un bambino e non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo stupidamente a misurarti col metro della mia età.

E c’era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! Il tuo piccolo cuore è grande come l’alba dietro le colline. Lo dimostra il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte. Nient’altro per stanotte, figliolo. Sono solamente venuto qui, vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna.

È un misero tentativo di riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: “è ancora un bambino, un ragazzino!”

Ho paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fai capire che sei ancora un bambino. Ti ho sempre chiesto troppo, troppo.

Questa lettera ci insegna, me compreso, che non si deve condannare l’operato delle persone, piuttosto occorre cercate di capirle, di comprenderle. Occorre sforzarsi perché l’istinto ci dice di criticare, è più naturale credo, è umano. Ma cercate di immaginare perché la gente fa quello che fa. Capire è molto più utile e interessante che criticare, senza contare che questo poi, porta cose positive, produce simpatia, genera tolleranza e gentilezza anche da parte degli altri verso di te.

Spero vi siate emozionati, come me la prima volta che ho letto questa lettera ed anche un po’ ora rileggendola. Voi l’avete anche ascoltata, quindi credo faccia ancora più effetto.

Vediamo le parole difficili, che ho sottolineato e scritto in colore rosso sul testo che vi ho appena letto.

1) Appiccicati: I capelli biondi appiccicati alla fronte umida – Appiccicati vuol, dire attaccati, come incollati, come se ci fosse la colla. Ad esempio posso dire: i capelli sono appiccicati alla testa; oppure gli abiti, i vestiti sono appiccicati addosso. Appiccicati però da un po’ il senso di fastidio: non starmi così appiccitato! cioè mi stai dando fastidio, mi stai attaccato.

2)  Ti ho messo in croce: ti ho messo in croce vuol dire, in senso figurato, tormentare, infliggere sofferenza, far soffrire, far provare della sofferenza a qualcuno. È un modo di dire evidentemente collegato alla croce di Cristo, alla croce di Gesù, che come sapete è stato “messo in croce”, cioè è stato crocefisso, cioè fissato alla croce, messo in croce. Mettere in croce qualcuno quindi si usa senza pensare al senso proprio della frase, in qualunque circostanza dove si mette in forte difficoltà una persona. Nella lettera il papà ha messo in croce il figlio, cioè lo ha punito, gli ha provocato sofferenza, perché lo ha sgridato troppo, lo ha rimproverato contunuamente.

3) Ingurgitare: “hai ingurgitato cibo come un affamato”. Ingurgitare vuol dire ingoiare qualcosa, mangiare qualcosa frettolosamente, di fretta, come quando si è molto affamati, cioè quando si ha molta fame.

aggrottare
aggrottare la fronte

4) Aggrottare: “io ho aggrottato le sopracciglia”. Aggrottare vuol dire contrarre, corrugare, vuol dire piegare le sopracciglia. È un termine quasi esclusivo delle sopracciglia, cioè si usa quasi solamente per le sopracciglia. Si usa infatti anche per la fronte. Si può aggrottare la fronte e si possono aggrottare le sopracciglia, e quando si aggrottano le sopracciglia si aggrotta anche la fronte. E quando si aggrotta la fronte e le sopracciglia vuol dire che si sta pensando, oppure si prova un po’ di inquietudine, o magari si ha paura.

5) Sgambettare: “te ne sei andato sgambettando giù dalle scale”. Sbambettare, in questo caso, vuol dire correre, correre per le scale. Si dice dei bambini, che sgambettano, cioè che cioè dimenano le gambe qua e là, corrono cioè in modo un po’ disordinato.

6) Beninteso: beninteso vuol dire bene inteso, cioè capito bene, inteso bene, che è la stessa cosa che dire “è ovvio che”, “é scontato che”, “come ben sai”. Si usa per esprimere un punto di vista di chi parla. Beninteso, è una parola che si può usare in ogni circostanza.

7) Appallottolato: “tutto appallottolato nel tuo lettino”. Appallottolato viene da pallottola, cioè proiettile, che è simile ad una palla. Quindi appallottolare qualcosa vuol dire ridurre qualcosa in forma di una piccola palla. Posso appallottolare un foglio di carta ad esempio, ma posso anche appallottolare me stesso. Appallottolarsi quindi significa avvolgersi su se stessi, assumere la forma di una palla.

Bene amici, nella speranza che vi siate dimenticati che stavate ascoltando in lingua italiana, vi abbraccio e vi saluto.

“Ciao!”

Ps: grazie per le vostre donazioni

La lingua è importante nel lavoro?

Livello Intermedio (B2/C1)

>> MP3 download

Video con sottotitoli

video a cura di Yasemin Arkun

Ciao a tutti, apriamo oggi la sezione notizie del corso di Italiano Professionale, sezione notizie che è disponibile per tutti  in forma scritta e in forma audio, e lo sarà fino al 2018, quando sarà disponibile il corso completo. Del corso oggi, come da programma, abbiamo solamente le prime due lezioni, di cui la prima lezione consultabile da tutti e che riguarda, come abbiamo visto, per coloro che ci seguono, le competenze e le professionalità: tutti i modi per esprimere le proprie competenze e le proprie professionalità.

Dunque quella di oggi è una notizia che mi ha colpito e che voglio condividere con voi. Ve la faccio raccontare da Giuseppina.

L’ISTAT, ossia l’Istituto Nazionale di Statistica Italiano, ha analizzato il livello di integrazione nel mercato del lavoro e gli eventuali ostacoli incontrati dagli stranieri in Italia.

Perché gli stranieri vengono in Italia? Secondo L’Istituto di Statistica, gli ultimi dati mostrano che più della metà degli stranieri (il 57%) viene per cercare un lavoro, ma è sempre più difficile trovarne uno, molto di più, almeno rispetto a sei anni  fa. Un aiuto fondamentale viene dal sostegno dei parenti, conoscenti e amici.

Uno straniero occupato su tre dichiara di svolgere un lavoro poco qualificato rispetto al titolo di studio conseguito e alle competenze professionali acquisite, percentuale molto alta rispetto all’11,5% tra gli italiani.

Ma quali sono gli ostacoli più grandi per gli stranieri per trovare un lavoro, o per trovare un lavoro adeguato? I tre ostacoli maggiormente indicati dal campione di persone intervistato sono la scarsa conoscenza della lingua italiana (uno straniero su tre),  il mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero (uno su cinque) e i motivi legati all’integrazione ed alla cultura (uno su cinque).

—-

Lezione per principianti (A1/A2) – Lesson for beginners

>> MP3 download

Questa lezione gratuita fa parte del corso di italiano professionale che sarà completo e disponibile per l’inizio del 2018

This free lesson is part of the course Italian for business, that will be complete and available for the beginning of 2018.

l’Istituto Nazionale di Statistica Italiano, in una indagine sulla condizione lavorativa degli stranieri in Italia, mostra che l’ostacolo principale è costituito dalla conoscenza della lingua italiana. Una persona su tre infatti afferma che non essere italiano dalla nascita rappresenta un ostacolo per trovare un lavoro, o un lavoro adeguato.

L’Istituto nazionale di Statistica, (the National Institute of Statistics in english), cioè l’Istituto italiano di Statistica, l’Istituto nazionale, cioè della nazione Italia, ha condotto una indagine, cioè ha fatto una indagine (survey in english), ha fatto uno studio, uno studio statistico, sulla condizione lavorativa degli stranieri in Italia, cioè uno studio per capire, per conoscere, le informazioni sulle condizioni sul lavoro, (cioè la condizione lavorativa), che riguardano il lavoro degli stranieri in Italia. Quali sono i risultati? (Which are the results?). Una persona su tre, cioè una persona ogni tre persone, afferma, cioè dichiara, dice, che il fatto di non essere italiano dalla nascita, cioè il fatto che lo straniero non è nato e cresciuto in Italia, rappresenta un ostacolo, cioè è un ostacolo. Non essere nati in Italia è un ostacolo, costituisce un ostacolo, cioè rappresenta un ostacolo per trovare un lavoro, costituisce un ostacolo per trovare un lavoro, ed è un ostacolo anche per trovare un lavoro adeguato. Un lavoro adeguato è un lavoro giusto, un lavoro adatto alla persona, un lavoro che è adeguato è adatto, è giusto per la persona intervistata. Il lavoro è adeguato quando è equo, quando è opportuno, quando è appropriato.

Parole difficili – difficult words

Istituto: Istituto significa ufficio (office, Institute), L’Istituto è un Ente pubblico o privato (a Public or private authority), che ha una organizzazione e degli obiettivi. Es: istituto ospedaliero, Istituto di istruzione; Istituto di bellezza; Istituto di lingue, e Istituto di Statistica.

Indagine: (Survey, research, investigation). Una indagine è una ricerca, una ricerca attenta, sistematica, molto precisa, volta ad appurare la verità intorno a fatti specifici: Es: indagine storica, indagine scientifica o statistica, ma può essere anche una indagine della polizia, o della magistratura. Si dice condurre un’indagine, fare un’indagine.

—-

Questa lezione gratuita fa parte del corso di italiano professionale che sarà completo e disponibile per l’inizio del 2018 – This free lesson is part of the course Italian for business, that will be complete and available for the beginning of 2018.

—————-

Maggiori informazioni: http://www.istat.it/it/archivio/177521

 

Sbarcare il lunario

Audio

Video con sottotitoli

a cura di Yasmine Arkun

Trascrizione

Musiche di Emanuele Coletta (7 anni) – al Pianoforte

Lunario2
Un esempio di LUNARIO. fonte: umbriatouring.it

Gianni: ciao a tutti e benvenuti nel nuovo episodio di italiano semplicemente. Oggi,  amici di italianosemplicemente.com non è uno dei giorni migliori a Roma, la giornata non è un granché. infatti il cielo della capitale d’Italia è molto nuvoloso.

Per fortuna il programma di oggi è un argomento molto divertente, ma non solo per la frase che spiegheremo, ma anche perché non lo farò da solo.

Con me infatti c’è Ramona dal Libano,  e precisamente da Beirut

Ramona: ciao ragazzi, sono qui!!

Gianni: Ramona è l’antidoto giusto ad una giornata nuvolosa, e col suo spirito allegro ci farà sentire meglio.
Ramona: sì Gianni,. anche perché qui in Libano il cielo è nuvoloso ed il tempo è abbastanza freddo.

Gianni:  Ramona cosa fai nella vita, oltre a collaborare con Italiano semplicemente.

Ramona: io vado all’Università,  studio e lavoro anche come professoressa di chimica

Gianni: ah molto bene, quindi ti diverti con gli esperimenti in laboratorio!
Ramona: si ma anche perché devo lavorare, altrimenti non riesco a sbarcare il lunario.

Gianni: ah certo capisco, ed è proprio questa la frase idiomatica di oggi: “sbarcare il lunario”.

Ramona: si proprio questa: sbarcare il lunario.
Gianni: Sembra difficile, ma non lo è molto. È una frase molto usata dagli italiani, ma non dai libanesi come Ramona.  Vero Ramona?

Ramona: verissimo Gianni, ma mi piace questa espressione sai? Mi piace anche perché sto partecipando alla spiegazione.

Gianni: quello di oggi infatti  è il primo podcast in coppia. Io e Ramona, due voci, due anime a confronto. E’ un esperimento, per rendere il podcast più divertente e più piacevole da ascoltare. Ed è un esperimento che ripeteremo anche con gli altri membri dello staff di Italianosemplicemente.com.

Ramona: è un’ottima idea Gianni,  credo sia utile a tutti, per imparare l’italiano, ascoltare più voci contemporaneamente, nello stesso tempo.

Gianni: già, una voce maschile,  la mia.

Ramona: ed una femminile. Bene Gianni, cominciamo: “sbarcare il lunario”. Cosa significa Gianni? Io l’ho usata prima ma non lo so,  forse ho capito il senso ma non sono molto  sicura. Non so neanche se l’ho pronunciata bene a dire il vero.

Gianni: in effetti Ramona, tu l’hai usata in una frase,  all’interno di una frase  quindi forse hai compreso il significato grazie al contesto.  Ricordate la regola numero quattro? Le emozioni ed il contesto vi aiutano a capire il significato delle parole o delle espressioni che non conosciamo. Quindi Ramona adesso spieghiamo il significato di questa espressione idiomatica,  cominciando dalle singole parole,  poi spieghiamo il senso della frase e poi…

Ramona: poi alla fine facciamo degli esempi e poi vediamo la pronuncia della frase.  Allora,  le parole sono: “sbarcare”  e “lunario” . Due parole difficili Gianni. Cominciamo dal lunario? C’entra qualcosa la luna Gianni?

Gianni: sì in qualche modo c’entra la luna, perché la luna è utilizzata spesso quando si parla del tempo che passa,  e infatti “lunario” significa” anno.

Ramona: anno? Ma sei sicuro Gianni? Non ho mai sentito un italiano dire lunario al posto di anno, voglio dire  come sinonimo di anno. Mai. Nessuno dice mai: io ho 18 lunari invece che 18 anni, no?

Gianni: beh infatti no, neanche io veramente sapevo che un lunario fosse un anno. Ed infatti ho dovuto cercare il significato di lunario su un vocabolario di internet.

Ho sempre usato questa espressione senza sapere che il lunario è il nome di un almanacco popolare. Un almanacco che riporta i giorni ed i mesi dell’anno, una specie di calendario. Un calendario dove ci sono scritti,  dove sono riportati anche proverbi e poesie. È una parola antica,  che oggi non si usa più,  il lunario.

Ramona: Il lunario! Capisco… E sbarcare? Sbarcare non significa scendere dalla barca? Scendere da una nave 🚢?

Gianni: si infatti! Sbarcare significa, nel suo senso proprio, trasferire a terra delle persone oppure dei materiali trasportati da una barca,  insomma in generale da un’imbarcazione o anche da un aereo; è come “scaricare”.  Quindi ad esempio posso dire che i passeggeri sbarcano dalla nave,  cioè scendono dalla nave.

Oppure: “la valigia verrà sbarcata dall’aereo” “cioè verrà fatta scendere dall’aereo.

Ramona: va bene Gianni,  ma cosa c’entra sbarcare col lunario? È un calendario,  o un almanacco che scende dall’aereo?

Gianni: non c’entra nulla Ramona,  proprio nulla. Ma le frasi idiomatiche sono così, del resto come ti ho detto neanche io sapevo cosa fosse il lunario prima,  e come me nessun italiano probabilmente, a meno che è un esperto del settore.

Ramona: ho capito,  allora spiegaci meglio Gianni.

Gianni: infatti Ramona,  in questo caso “sbarcare”, in questa frase, vuol dire “sopravvivere”.

Ramona: sopravvivere? Ah quindi sbarcare nel senso di…  riuscire ad arrivare a destinazione,  riuscire a fare qualcosa di importante.

Gianni: sopravvivere… infatti,  quando ci sono le navi ed i porti, nella lingua italiana, c’è sempre di mezzo un obiettivo da raggiungere.  Posso dire ad esempio la frase “andare in porto” che vuol dire riuscire a raggiungere un obiettivo, quindi il porto rappresenta un punto di arrivo  dove arriva la nave. Allora quando si scende da una nave, cioè si sbarca dalla nave, vuol dire che si è arrivati a destinazione. In questo caso sbarcare il lunario è raggiungere l’obiettivo.

Ramona: l’obiettivo? Qualsiasi obiettivo?

Gianni: in questo caso l’obiettivo della sopravvivenza. Infatti il lunario è un calendario, quindi rappresenta il tempo che passa. Sbarcare quindi è raggiungere un obiettivo e il  lunario è il tempo che passa, quindi sbarcare il lunario è raggiungere l’obiettivo di far passare il tempo, cioè semplicemente di sopravvivere! Di non morire. Riuscire a non morire di fame.

Però Ramona significa sì  riuscire a sopravvivere,  ma niente di più. Sopravvivere senza chiedere aiuto ad altri, ma senza guadagnare molto soldi.
Ramona : quindi un uomo ricco,  con molti  soldi non può dire che sbarca il lunario col suo lavoro  perché tutti si metterebbero a ridere. Giusto?

Gianni: si esatto è invece posso invece  dire  ad esempio che con la rendita di un orto si può sbarcare il lunario,  cioè che se hai un orto, cioè un giardino dove coltivare delle verdure,  riesci Facilmente a sbarcare il lunario.
Ramona : Si ma non è un lavoro questo. No?

Gianni: si però puoi riuscire a sopravvivere se mangi le verdure.

Ramona : ah si vero,  è poi puoi anche venderle no? Così guadagni qualche euro giusto?

Gianni: si giusto,  pochi soldi ma qualcosa sì. Insomma riesci a sbarcare il lunario,  a sopravvivere con le verdure dell’orto.

Ramona: ma scusa Gianni non è che gli italiani si mettono a ridere se dico che con la mia palestra riesco a sbarcare il lunario?

Gianni: stai scherzando? Farai un figurone invece, tutti penseranno che sai benissimo l’italiano. Se ad esempio un tuo professore di italiano all’Università ti chiede cosa fai nella vita ti consiglio di usare questa espressione,  sarai promossa sicuramente.

Ramona: wow Gianni al prossimo esame allora,  non vedo l’ora di usare questa frase.

Ma scusa Gianni è l’unico modo questo che posso usare per dire che riesco a sopravvivere?

Gianni: no fortunatamente in italiano ci sono molte espressioni di questo tipo,  ci sono molti modi per dire questa cosa.

Posso ad esempio dire: “Tirare avanti la baracca” oppure “tirare a campare“,  oppure ma è più grave, si può dire   “vivere di stenti“,  riuscire a “sopravvivere a stento“. Si può dire anche “vivere stentatamente“, ma ognuna di queste espressioni ha delle piccole differenze,  e non sempre puoi sostituire ed usare una espressione al posto di un’altra.  Dipende da con chi stai parlando ad esempio.

sbarco
Lo “sbarco” in Normandia del 6 giugno 1944

Al tuo professore ad esempio  non potrai dire che vivi di stenti o che sopravvivi a stento grazie al tuo lavoro  perché è esagerato,  non è così grave,  non stai quasi morendo di fame, e il tuo professore probabilmente penserà che non conosci bene l’italiano.

Ramona: bene allora facciamo l’esercizio di ripetizione? Credo sia tutto chiaro.
Gianni: ok,  allora ripetete dopo di me e dopo Ramona,  se volete mettete in pausa il vostro smartphone. Mi raccomando non pensate alla grammatica.

Gianni: io sbarco il lunario
Ramona : io sbarco il lunario

—————————————–

Gianni: tu sbarchi il lunario
Ramona : tu sbarchi il lunario

—————————————–

Gianni: Ramona sbarca il lunario
Ramona : Gianni sbarca il lunario

—————————————–

Gianni: noi sbarchiamo il lunario
Ramona : noi sbarchiamo il lunario

—————————————–

Gianni: voi sbarcate il lunario
Ramona: voi sbarcate il lunario

—————————————–

Gianni: loro sbarcano il lunario
Ramona: loro sbarcano il lunario

—————————————–

Ramona : ragazzi allora voi cosa fate per sbarcare il lunario?

Gianni: siete invitati a commentare, a dire la vostra opinione,  così potete esercitarvi con la frase di oggi. Per chi vuole conoscere anche altre espressioni di questo tipo,  che riguardano il lavoro,  siete invitati al corso di Italiano Professionale che inizierà nel 2018. Per chi vuole conoscere tutte le espressioni italiane che riguardano le professioni e il lavoro e chi non si accontenta di conoscere l’italiano di base ma vuole approfondire la lingua in profondità. Chi vuole può prenotare anche oggi il corso cliccando sul link che inserisco sull’articolo.
Gianni: vi consiglio di ripetere l’ascolto del podcast più volte,come al solito.

Ramona: e poi un salutone  dal libano
Gianni: e uno dall’Italia.

Ramona : non mi prendere in giro Gianni… Me ne sono accorta sai!!

————-

FINE

Avere le corna, essere un cornuto

Audio

Video con sottotitoli

(a cura di Yasemin Arkun)

Trascrizione

(a cura di Shrouk Helmi)

Buongiorno ragazzi, oggi facciamo un podcast molto velocemente spieghiamo una espressione italiana, una frase idiomatica italiana come al solito.

L’espressione di oggi è avere le corna, cosa significa? Questa è un’espressione molto utilizzata tra tutti gli italiani, fa parte della categoria di frasi idiomatiche utilizzate informalmente, quindi non fa parte del linguaggio formale.

In effetti avere le corna più o meno può essere considerato non esattamente un complimento… ma è piuttosto un insulto. Avere le corna infatti è una frase formata da tre parole che chi sta al livello intermedio conosce sicuramente. Ci sono moltissimi animali che hanno le corna: ad esempio il toro , ha le corna, le corna ce l’ha anche la capra; ci sono moltissimi animali che hanno le corna e forse mia figlia mi può aiutare.

Questa è un'espressione molto utilizzata tra tutti gli italiani, fa parte della categoria di frasi idiomatiche utilizzate informalmente, quindi non fa parte del linguaggio formale.
il gesto delle corna

Elettra: ecco, per esempio…

Giovanni: il cervo!

Elettra: Si, il cervo, però solo le capre maschio hanno..

Giovanni: solo le capre maschio hanno le corna? Non lo sapevo!

Elettra: Sì, si chiamano caproni!

Giovanni: Caproni, okay, non lo sapevo questo! Bene, quindi le corna sono semplicemente una parte dell’osso di un animale e precisamente quella che cresce in testa.

Questo ovviamente non ci dice nulla sul significato della espressione idiomatica; Elettra probabilmente non conosce l’espressione utilizzata dagli umani, vero Elettra?

Elettra: Eh, no non la conosco!

Giovanni: quindi non sai cosa significa quando una persona ha le corna?

Elettra: no!

Giovanni: Okay, in questo caso non si tratta di avere delle ossa che escono della testa, ma è un insulto, come dicevo prima. Avere le corna significa semplicemente che il proprio partner vi tradisce con un’altra persona. Tradire una persona significa avere una relazione sentimentale o amorosa (o sessuale) con un altra persona al di fuori del matrimonio, al di fuori della relazione amorosa principale. Quindi se una persona, se un uomo ha le corna, si dice che è cornuto, e questo ovviamente, come ho già detto, è un insulto quindi se vi rivolgete a qualcuno in Italia chiamandolo cornuto probabilmente il minimo che potrà succedere che anche voi verrete insultati. Cornuto quindi è un’espressione idiomatica entrata a far parte del linguaggio comune italiano e si dice, si dà del cornuto ad una persona quando si é in mezzo al traffico, ad esempio, ecco perché si tratta di un insulto.

Perché molto spesso è utilizzato semplicemente per insultare e non per dire che una persona viene tradita della moglie o dal marito. Quando sentite l’espressione “cornuto”, in Italia, significa semplicemente un insulto quindi potrebbe capitarvi di passare col rosso al centro di una città, ed in questo caso è molto probabile che un automobilista che aveva la precedenza vi chiamerà cornuto ad alta voce.

Ebbene, questo non significa che avete le corna; significa invece che siete stati insultati da questa persona. L’espressione avere le corna, e quindi più semplicemente “cornuto”, è accompagnata molto spesso dal classico gesto delle corna, fatta con le mani, e quindi è utilizzata come detto per indicare che qualcuno è stato tradito.

L’origine di questo modo di dire trova le proprie radici nella mitologia, ed infatti si narra che nell’isola di Creta, l’isola di Creta cioè nell’isola greca, la regina di nome Pasifae, moglie del re Minosse, fosse molto restia di avere rapporti sessualità. Essere restia significa che non ha voglia, che è molto difficile, quindi Pasifae, moglie del re Minosse sembra fosse restia ad avere rapporti sessuali cioè non aveva voglia di avere dei rapporti sessualità. Fu cosí punita da Afrodite, Afrodite come sapete è la Dea dell’amore, che la rese totalmente dipendente dal sesso, Afrodite la rese totalmente dipendente dal sesso, praticamente una ninfomane. Ninfomane è una persona che pensa soltanto al sesso, quindi questa povera Pasifae moglie del re Minosse all’inizio era totalmente restia ad avere rapporti sessuali dopo di che Afrodite, dea dell’amore, le ha fatto un incantesimo per farla diventare una ninfomane.

Dopo essere stata allontanata dal marito Minosse, preoccupato di perdere la corona, dopo essere stata abbandonata in una zona sperduta dell’isola di Creta, pur di soddisfare il suo bisogno, diciamo il suo bisogno sessuale, si  invaghì di un toro. Si invaghì di un toro, vuol dire si innamorò di un toro. Si innamorò di un toro, e pur di consumare l’atto chiese a Dedalo di costruirle una struttura a forma di una mucca, la mucca come sapete è la femmina del toro e il toro si dice è il marito della mucca, vero Elettra?

Elettra: Sì!

Giovanni: il toro ha le corna.

Elettra: e la mucca!

Giovanni: e quindi dalla loro unione nacque il famoso Minotauro. Contestualmente l’abitudine degli abitanti dell’isola di salutare Minosse con il gesto delle corna, per ricordagli che era stato tradito anche con un toro. Per questo che si dice “cornuto”.

Bene, una espressione, quindi molto utilizzata in Italia e che spero non vi capiterà mai di sentirla nominare.

Credo sia tutto per oggi, alla prossima.

———————-