Del resto

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E’ possibile ascoltare e/o scaricare il file audio in formato MP3 tramite l’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Trascrizione

Bogusia: buongiorno e benvenuti, cari ascoltatori di radio Italiano Semplicemente. La Polonia ha adottato una legge che prevede la chiusura dei negozi e i grandi supermercati tutte le domeniche entro il 2020. La legge difficilmente sarà digerita dalla popolazione; del resto anni fa è stata proposta la stessa legge (di iniziativa popolare) e neanche a suo tempo ha ricevuto pareri positivi. Insomma, stop allo shopping domenicale in Polonia.

Giovanni: grazie Bogusia per questa interessante notizia dalla Polonia. L’informazione di Italiano Semplicemente non ha confini e comunque non avevo ancora salutato.

Buongiorno ragazzi come va? Immagino che l’ultimo episodio che abbiamo fatto, quello dedicato ai dubbi vi abbia impegnati molto: 36 minuti sono tanti e del resto vi avevamo abituati ad episodi più brevi.

Allora torniamo alle nostre buone abitudini. Oggi un episodio più breve, del resto, si sa, a me piace variare, ed a italiano semplicemente, del resto, piace sempre stupire l’ascoltatore o il lettore, che dir si voglia.

Allora l’episodio di oggi lo dedichiamo alla locuzione DEL RESTO.

È la seconda volta che vediamo una locuzione avverbiale, dopo aver visto TRA L’ALTRO, col quale abbiamo inaugurato questo nuovo tipo di episodi.

Del resto: due parole, la prima è una preposizione articolata: del che si forma dall’unione della preposizione semplice di e dall’articolo il.

Resto è la seconda parola. Il resto è più di una cosa: solitamente si usa quando si acquista qualcosa. Se siamo al ristorante ed è il momento di pagare il conto di 98 euro, ad esempio. Se paghiamo con una banconota da 100 euro, ci viene dato il resto pari a due euro. 98+2 fa 100.

Oppure se faccio 7 diviso 2, fa 3. Il risultato è 3 ma avanza 1, che è il resto della divisione.

Quindi sette diviso tre fa due col resto di uno. Uno è il resto.

Il resto quindi è ciò che avanza, è qualcosa in più.

Quando diciamo del resto, in una qualsiasi conversazione, come ho fatto anche io all’inizio dell’episodio, vuol dire infatti che stiamo aggiungendo qualcosa in più. Stiamo fornendo un’informazione aggiuntiva oltre a quanto detto in precedenza.

Così è da interpretare l’utilizzo del termine “resto” in questa locuzione avverbiale: qualcosa in più.

Quando potete usarla questa locuzione? La potete usare ogni volta che state parlando o scrivendo e volete comunicare qualcosa, volete arrivare ad una conclusione, volete convincere le persone a cui vi rivolgete di un vostro pensiero. Ed alla fine aggiungete qualcosa preceduto dalle due parole “del resto”.

Io all’inizio vi ho detto che 36 minuti sono tanti, sono lunghi da ascoltare e, del resto, eravamo abituati ad episodi più brevi. Potrei quindi utilizzare semplicemente INOLTRE, o anche OLTRETUTTO, ed infatti è questa la caratteristica delle locuzioni avverbiali: sono formate da più parole ma possono essere sostituite da un semplice avvebio, che in questo caso è proprio INOLTRE o OLTRETUTTO. Ma perché usiamo del resto allora?

Lo facciamo per dare forza al discorso e per convincere chi ci ascolta, e non per fare una semplice lista di motivazioni che possono sostenere la mia idea: in questo caso userei INOLTRE. Dopo l’avverbio INOLTRE possono seguire più cose e poi non è detto che il mio obiettivo sia quello di convincere qualcuno. OLTRETUTTO invece è più vicino a del resto. Con OLTRETUTTO anche vogliamo rafforzare quello che stiamo dicendo:

Perché mi sono licenziato? L’ho fatto perché era un lavoro faticoso e oltretutto era poco remunerato.

Mi sono offeso con te perché mi hai insultato ed oltretutto lo hai fatto davanti a tutti i miei amici. Oltretutto significa “oltre a tutto il resto” , o anche “come se non bastasse”, quest’ultima è la frase più usata probabilmente quando siamo arrabbiati.

Quando usiamo “del resto” siamo in situazioni simili, ma siamo meno arrabbiati rispetto all’utilizzo di OLTRETUTTO o “come se non bastasse”. È come dire: è questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. C’è quindi un eccesso, una esagerazione, un qualcosa di sbagliato, di eccessivo che vogliamo sottolineare.

L’uso di del resto è invece molto frequente quando dobbiamo giustificare un pensiero o un’azione, ma non si tratta di contestare un’esagerazione. Non c’è qualcosa da contestare, ma c’è un’azione da giustificare. In realtà abbiamo già spiegato il nostro punto di vista, abbiamo già espresso il nostro pensiero. Ora bisogna solamente aggiungere una piccola cosa in più che supporta, che aiuta a capire meglio la nostra decisione, il nostro comportamento, il nostro atteggiamento. Ecco che “del resto” giunge in nostro aiuto.

36 minuti sono tanti e del resto eravamo abituati ad episodi più brevi.

Il fatto che voi foste abituati ad episodi brevi rafforza l’affermazione che 36 minuti siano tanti. Se invece io vi avessi abituato ad ascoltare episodi di lunghezza simile, 36 minuti sarebbero stati la tegola. Niente di cui stupirsi quindi: tutto come al solito.

Poi ho detto:

Oggi facciamo quindi un episodio più breve, del resto, si sa che a me piace variare, ed a italiano semplicemente, del resto, piace sempre stupire l’ascoltatore.

In questo caso quindi, il fatto che a me piaccia cambiare, variare la durata e la tipologia degli episodi è una cosa nota, conosciuta da tutti; si sa, e questo sostiene la frase precedente, dà maggiore credibilità alla frase: “oggi facciamo quindi un episodio più breve” giusto?

D’altronde, d’altra parte e peraltro sono altri eventuali sostituti di del resto. Quali le differenze? Non direi che ce ne sono molte in questo caso, se non che del resto è, secondo me, più convincente quando l’obiettivo è sostenere una tesi. Probabilmente una seconda differenza è che d’altronde, d’altra parte e peraltro si usano per introdurre ulteriori elementi esterni da considerare senza necessariamente avere l’obiettivo di sostenere una stessa tesi. Magari vogliamo semplicemente aggiungere elementi esterni, come le stesse parole lasciano immaginare: altro, parte.

Posso dire ad esempio che dovrei cercare di terminare questo episodio al più presto perché vi avevo promesso che sarebbe stato piu breve, anche se non credo vi faccia male ascoltare, d’altra parte più esempi facciamo meglio è per voi. D’altronde non è facile spiegare una locuzione avverbiale, come del resto non è facile in generale il mestiere dell’insegnante. Peraltro non ho neanche ancora curato l’aspetto della ripetizione e quindi credo di aver trascurato la settima regola d’oro, del resto, non si può essere perfetti. Tra l’altro, mi viene in mente che anche d’altro canto è una locuzione simile, come d’altro lato anche, più usata ed equivalente. Ma in questi casi si introduce un altro punto di vista, un altro lato da cui guardare lo stesso aspetto: secondo me questa tipologia di episodi è molto interessante ma d’altro canto, molti di voi potreste pensarla diversamente. Se c’è la sfida calcistica Roma-Liverpool dico che la Roma è una squadra molto forte ma d’altro lato anche il Liverpool lo è. Mi farebbe piacere se vincesse la Roma ma, d’altro canto, molti ascoltatori di questo episodio potrebbero essere tifosi del Liverpool, che ha molte probabilità di vincere, del resto, è una squadra più abituata della Roma ai palcoscenici internazionali.

Attenzione perché può capitare che del resto non sia da interpretare come locuzione avverbiale. Vi faccio solo un esempio: vi trovate al ristorante (quello di prima), quando avevate un resto di due euro. Decidete di lasciarli al cameriere come mancia e il cameriere guarda i due euro e dice: vi risponde: mi lasci due euro come mancia? Io, del resto, non ci faccio niente, oppure: io del tuo misero resto, non ci faccio niente! Cosa ne faccio del tuo resto?

Spero sia chiaro come esempio. Questo esempio che ho appena fatto non c’entra nulla con la locuzione avverbiale “del resto”.

Ci sono, invece, modalità diverse in ambito commerciale e professionale per esprimere lo stesso concetto di “del resto” Si tratta sempre di confermare, di giustificare e di avvalorare qualcosa che abbiamo appena detto, e sappiamo bene come sia difficile usare la lingua italiana quando dobbiamo convincere un cliente o un fornitore ed allo stesso tempo essere educati, gentili e professionali. Ho usato il verbo avvalorare, ad esempio, ma questo è un altro episodio (come convincere un cliente) che fa parte del corso di italiano professionale, dedicato ai membri dell’associazione culturale italiano semplicemente.

L’episodio di oggi invece finisce qui, adesso devo scappare perché ho alcuni giri da fare e credo ci sia molto traffico, del resto, abito a Roma. Non c’è da stupirsi. Un saluto a tutti e grazie per le vostre donazioni. Chi di voi è interessato ricordo inoltre che esiste l‘associazione italiano semplicemente che vi aspetta. Ciao a tutti.

Come esprimere i dubbi

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Episodio contenuto nell‘audiolibro (Kindle + MP3) in vendita su Amazon, che contiene 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Descrizione

Condividiamo con tutti, eccezionalmente, una lezione del corso di Italiano Professionale.

Trascrizione

Ciao ragazzi, oggi vediamo un argomento interessantissimo: come esprimere un dubbio in lingua italiana.

Un argomento che riguarda tutti, tutti gli aspetti della nostra vita, tutte le tipologie di persone, tutti i momenti della giornata.

Cos’è un dubbio? Un dubbio è la mancanza di certezza. Se non sono sicuro di una cosa allora ho un dubbio.

Se io quindi vi faccio una domanda e voi non siete sicuri della risposta, non potete dire sì oppure no, ma dovete manifestare in qualche modo il vostro dubbio.

Come fare?

Uno straniero probabilmente direbbe: non sono sicuro! Questa è la risposta più probabile per uno straniero, a prescindere dal suo livello.

Anche la frase “non so se” o “mi chiedo se” è molto usata dagli stranieri ed anche dagli italiani. È il “se” che dà il dubbio alla frase:

Mi chiedo se riuscirò ad imparare l’italiano

Non so se troverò il tempo di studiare la grammatica

Ma ci sono occasioni, contesti diversi, più o meno formali, che dobbiamo considerare oltre alle modalità appena descritte. Una cosa è rispondere a mio fratello, un’altra cosa è rispondere al mio professore universitario, o al mio direttore.

Se un professore mi fa una domanda ad un esame e non sono sicuro della risposta che sto per dare, posso dire: provo a rispondere ma non sono sicuro della risposta!

Ma posso anche usare delle formule diverse.

Ad esempio usare la parola “forse”.

La parola “forse” esprime un concetto preciso: non sono sicuro. E può essere usata da sola oppure può anticipare la cosa della quale non siete sicuri.

– Domanda: Andrai al lavoro domani?

Risposta: Forse

Forse domani non andrò al lavoro

Forse mi sposerò entro l’anno

Forse frequenterò un corso di italiano

Non siete sicuri di questo, quindi “forse” esprime perfettamente il vostro dubbio.

Esistono però delle modalità equivalenti per esprimere lo stesso identico dubbio.

Probabilmente” è una di queste modalità. State parlando di probabilità in questo caso, il che esprime già di per sé una mancanza di certezza assoluta, ma in realtà c’è un a differenza con “forse”.

La differenza rispetto a “forse” è che “forse” esprime una maggiore indecisione rispetto a “probabilmente”. Se usate “probabilmente” allora vuol dire che è quasi certo che avverrà qualcosa. Le probabilità sono alte. Con la parola “forse” invece c’è un dubbio vero. Non mi sto sbilanciando su una delle possibili alternative o risposte. Il dubbio c’è.

Probabilmente domani dovrebbe venire mia sorella a trovarci.

Non è sicuro che domani verrà mia sorella, ma è probabile. Un po’ meno probabile è invece se usate “forse”.

Inoltre “probabilmente” vi permette di dire “molto probabilmente”, o “meno probabilmente” se volete aumentare o diminuire la probabilità e il senso di certezza, oppure vi permette anche di fare dei confronti:

– Forse viene mia sorella, meno probabilmente verrà anche mio fratello.

Se invece volete esprimere una scarsa probabilità in assoluto, una bassa probabilità di un unico avvenimento, potete usare l’avverbio “difficilmente”.

Difficilmente riuscirò ad imparare la lingua italiana entro quest’anno,

Anche questo avverbio è abbastanza flessibile e vi permette di modulare il grado di certezza:

– Non so se verrà mia madre a trovarmi oggi, meno difficilmente verrà anche mio padre.

L’avverbio “facilmente” non lo potete usare però allo stesso modo, in senso contrario. “Facilmente” è usato nella maggior parte dei casi per esprimere la facilità, il grado di facilità nel fare qualcosa, e non il grado di certezza. Se dico:

– Riuscirò facilmente a venire domani

Significa che non avrò difficoltà a venire, non incontrerò ostacoli. Mentre se dico:

Difficilmente domani riuscirò a venire

Allora state esprimendo una scarsa probabilità. È come dire:

E’ difficile che io riesca a venire domani, le probabilità che io domani venga sono scarse, sono poche.

Ecco un esempio di dialogo:

A: Domani vieni a trovarmi? Ce la fai?

B: Difficilmente ce la farò!

A: Come mai? Che problemi potresti avere?

B: Ho ancora del lavoro da terminare, ma farà il possibile!

Vedete quindi che “difficilmente” esprime una scarsa probabilità che avvenga qualcosa. Un dubbio legato al possibile svolgersi degli eventi.

Se non volete dare una risposta che sia troppo ottimistica o troppo pessimistica, “forse” potrebbe essere l’avverbio più adatto, più neutro, e ci potrebbe essere bisogno di spiegare il motivo di quel dubbio.

A: Forse non riuscirò a finire il lavoro entro domani.

B: Perché no? Che problema c’è?

A: devo ancora fare alcune cose, non ne sono sicuro.

Forse” quindi esprime un dubbio ed è abbastanza neutro.

Se invece volete essere ugualmente neutri e volete esprimere che il dubbio dipende da un particolare avvenimento che potrebbe influenzare la probabilità di quell’evento, allora la risposta è semplice:

Dipende!” Che è semplicemente una esclamazione se non si aggiunge alyro.

A: Verrai al cinema con noi domani?

B: Dipende!

A: da cosa dipende?

B: Se riesco ad uscire presto dal lavoro potrò venire senza problemi, altrimenti no.

In questo caso, dicendo “dipende” esprimete la vostra volontà di spiegare il motivo per cui avete un dubbio, e per il vostro interlocutore, per la persona con cui state parlando è più facile chiedervi il motivo: da cosa dipende? “Forse” invece è più vago, e non è detto che si vogliano spiegare le motivazioni alla base di quel “forse”.

Forse” e “dipende” sono modalità colloquiali, del linguaggio parlato comune. Li potete usare in ogni circostanza, ma spesso può esserci la necessità di esprimere qualcosa di particolare in più, qualche sentimento particolare oltre al dubbio.

Ad esempio, se volete esprimere una preferenza, un desiderio, oltre che un dubbio, potete usare “magari”, ma non come esclamazione.

A: Domani ci sarà il sole?

B: Magari!

Questa è un’esclamazione. Si vuole dire che sarebbe una bella cosa se domani ci fosse il sole.

Invece se ad esempio incontro una bella ragazza potrei dirle:

A: Che ne dici, ci possiamo rivedere?

E la ragazza risponde:

B: Magari forse un giorno…

In questo caso c’è chiaramente la volontà di esprimere un’incertezza: se tolgo il “magari”: “forse un giorno” è una risposta equivalente, ma con “magari” esprimo anche un desiderio.

Un tuo amico però potrebbe obiettare e dirti:

Secondo te la ragazza voleva veramente incontrarti? La ragazza magari stava solamente scherzando!

Ecco quindi che “magari” si può usare non solamente per esprimere un desiderio ma un dubbio e basta.

Magari lei stava scherzando, non ci hai pensato?

Il tuo amico vuole quindi dirti che una possibilità è che la ragazza stesse scherzando: “magari stava solamente scherzando”.Magari” quindi può essere solamente un altro modo per esprimere un dubbio e a volte può essere tutt’altro che un desiderio.

Vi faccio un altro esempio:

Domani ho un appuntamento con la stessa ragazza di prima, ma non sono sicuro che verrà, poi magari è fidanzata, non so…

In questo caso “poi magari è fidanzata” non esprime certamente un desiderio da parte di chi parla, ma semplicemente una possibilità, che sarebbe, tra l’altro, poco desiderabile! La vera speranza è che la ragazza non sia fidanzata.

Posso usare in questo caso anche: addirittura o perfino:

poi è addirittura fidanzata, non so…

– poi potrebbe perfino essere fidanzata, non so…

Bene, adesso vi devo dire che ci sono anche dei modi velocissimi e informali per esprimere un dubbio: mah, boh, ehm, uhm, non si sa, modalità che posso anche usare prima di esprimere il mio dubbio:

A: Verrà all’appuntamento secondo te?

B: Mah, non so!

B: Boh, chi lo sa!

B: ehm, vedremo, non so dirti…

B: uhm… sai che non ne sono così sicuro!

B: non si sa, vedremo

In questi casi però è sempre molto informale. Non usate queste forme di dubbio con persone che non conoscete.

Andiamo oltre:

Dei sinonimi di “forse” ma un po’ più eleganti sono “può darsi” e “può essere”. In questi casi spesso si aggiunge qualcosa dopo.

Può darsi che la ragazza non venga all’appuntamento

Può essere che decida di non venire.

Queste due forme, oltre a richiedere (ma non è obbligatorio) l’uso del congiuntivo (venga, decida) si usano per presentare una possibilità residuale, quindi meno probabile, piuttosto che per esprimere semplicemente un dubbio.

– Forse la ragazza verrà, ma alla fine può anche essere che decida di non venire, magari per paura!

– Probabilmente sarò promosso all’esame di italiano, ma può darsi che io faccia degli errori e quindi sarò bocciato!

C’è quindi un dubbio e ci sono varie possibilità: il dubbio lo esprimo bene con forse, o probabilmente, e poi esprimo alcune alternative meno probabili ma ugualmente possibili, usando appunto “può darsi” e “può essere”.

Certo, se sto scrivendo una email professionale, o un parere tecnico o istituzionale, queste non sono delle formule adatte.

Per esprimere delle alternative possibili ma sempre meno probabili ho dei termini più professionali, senza dubbio.

Ad esempio, se una ditta ha spedito del materiale ad un cliente e non sa esattamente quando arriverà a destinazione (quando “sarà in consegna”), ci sono formule adatte per porre un dubbio e presentare ipotesi meno probabili. Ascoltate cosa potrebbe dire la ditta al cliente:

Gentile cliente,

Il materiale è stato spedito in data odierna.

Presumibilmente sarà in consegna domani stesso, probabilmente in tarda mattinata ma non è esclusa una consegna tardiva il giorno successivo.

Vedete che in questo caso tutto il linguaggio è diverso: cominciamo da presumibilmente, che è certamente una formula più educata e professionale rispetto a “forse” o “magari”. Presumibilmente significa: “si presume”, cioè si immagina, si può presumere, si può presupporre:

E’ presumibile che la merce sia in consegna domani stesso,

Sto quindi dicendo che è immaginabile, è ipotizzabile, si può immaginare a priori, se tutto andrà bene, secondo la nostra esperienza, cioè come avviene solitamente. Non c’è certezza. Questa è una modalità molto adatta alle comunicazioni aziendali.

Si può anche dire che, parlando di politica:

I due partiti politici è presumibile che giungano facilmente a un accordo entro la settimana.

È più o meno come dire “probabile” o “molto probabile”, ma “presumibilmente” è più adatto sicuramente alle comunicazioni professionali.

Notate che possiamo usare “che” (è presumibile che) oppure diciamo “presumibilmente” al posto di “è presumibile che” e usiamo il congiuntivo o il futuro.

E’ presumibile che la merce sia in consegna domani (uso il congiuntivo preferibilmente).

Presumibilmente la merce sarà in consegna domani (qui devo usare il futuro)

Non è banale l’uso del congiuntivo: “forse” e “probabilmente” vogliono il futuro:

Forse il materiale sarà consegnato domani

Probabilmente domani arriveremo tardi all’appuntamento.

Anche “presumibilmente” vuole solo il futuro, ma “è presumibile che” vuole il congiuntivo preferibilmente, ma non è obbligatorio.

Una buona alternativa professionale è anche “possibilmente”.

Possibilmente il materiale sarà a sua disposizione domani stesso

Anche possibilmente vuole il futuro. È una formula molto cordiale, che esprime un dubbio in modo professionale: Possibilmente significa “per quanto è consentito dai mezzi o dalle circostanze”. È quasi certo, è quasi sicuro, ma c’è un margine di incertezza ancora, che dipende da qualcosa che non possiamo prevedere, come un inconveniente o un cambiamento non prevedibile. Possiamo anche dire:

Ci sono ottime possibilità che il materiale sia consegnato puntualmente

Anche in questo caso si deve usare preferibilmente il congiuntivo. È come dire che il materiale arriverà a destinazione se tutto andrà come previsto, senza inconvenienti. Poi nella frase precedente si diceva:

Non è esclusa una consegna tardiva il giorno successivo

Non è esclusa”, riferita alla consegna, serve a presentare una possibilità, seppur meno probabile. “Può darsi” e “può essere” non sono adatti per comunicazioni commerciali. Anche “non è detto che” non è molto adatto:

non è detto che non ci sarà/sia una consegna tardiva;

E’ questo un modo equivalente ma meno indicato, più informale. Sicuramente molto meglio scrivere “non è escluso” o meglio ancora “non è da escludere”:

Non è da escludere una consegna tardiva il giorno successivo

Se volete, in ambito sempre professionale, o quantomeno più cordiale, da usare con persone che non si conoscono, si possono usare anche altre modalità per completare la frase ed evitare ripetizioni.

Ad esempio se una persona ha un problema telefonico, potrebbe lamentarsi con la compagnia telefonica e in seguito a questa lamentela, la ditta (l’azienda, la compagnia telefonica) potrebbe ad esempio rispondere in questo modo:

Gentile cliente,

La sua richiesta è stata elaborata.

Presumibilmente verrà contattato domani stesso da un nostro tecnico, che eventualmente potrebbe recarsi presso la sua abitazione per fare un controllo all’apparecchiatura telefonica.

All’occorrenza, se il problema dovesse persistere, le potremmo proporre una sostituzione dell’apparecchio telefonico senza ulteriori oneri a suo carico.

Anche in questo caso, vedete che il linguaggio è assolutamente particolare, e sicuramente più complicato da comprendere.

La ditta non è sicura di alcune cose:

1) non è sicura che riuscirà a trovare un tecnico che il giorno successivo potrà contattare il cliente: “presumibilmente verrà contattato domani stesso” scrive l’azienda. Ci sono quindi ottime possibilità che il cliente venga contattato domani stesso. “Domani stesso” è una modalità che sottolinea la velocità dell’intervento: “interverremo domani stesso”, cioè già domani.

2) E la ditta non è sicura neanche che il tecnico riuscirà a risolvere il problema senza recarsi presso l’abitazione del cliente. Infatti il tecnico eventualmente potrebbe recarsi presso la sua abitazione per fare un controllo all’apparecchiatura telefonica”, eventualmente, cioè potrebbe accadere, è una possibilità. Non c’è la certezza però. “Eventualmente” significa “nell’eventualità”, cioè “se dovesse essere necessario”, “se dovesse servire”. Si tratta di possibilità con una bassa percentuale di realizzazione, ma è il caso di citarle comunque per l’azienda.

3) C’è poi una terza incertezza: “All’occorrenza, se il problema dovesse persistere, le potremmo proporre una sostituzione dell’apparecchio telefonico senza ulteriori oneri a suo carico.

Siamo quindi di fronte alla terza incertezza della ditta. Non è detto che il tecnico riuscirà a risolvere il problema, quindi, “all’occorrenza”, cioè “se occorre”, “se sarà necessario”, potremmo sostituire il telefono.

Vedete che ci sono diverse modalità di esprimere incertezze, formali o colloquiali.

Se non vogliamo essere molto formali, e addirittura neanche usare parole particolari come “forse”, e “magari” possiamo anche semplicemente utilizzare dei verbi semplici, verbi come “potere” o “dovere” al condizionale:

– Domani mia madre potrebbe venire con noi al mare

– Domani mia madre dovrebbe venire con noi al mare

Potrebbe darsi che domani mia madre venga al mare con noi

Anche credere, immaginare, ipotizzare, sembrare, parere, dubitare sono altri verbi molto usati, per i dubbi. Dovete solamente stare attenti ad usare l’indicativo, il futuro, il congiuntivo e il condizionale nel modo giusto.

Se ad esempio domani c’è in programma un esame universitario:

A: Credo che domani avrò alcune difficoltà a passare l’esame

B: Hai un esame domani? Davvero? Immagino che sarai molto nervoso!

A: Eh sì, ma dubito che riuscirò ad essere promosso

B: Sembri sicuro di essere bocciato, come mai?

A: Perché pare che ultimamente io sia molto sfortunato con gli esami.

Attenzione con “parere” e “sembrare”, perché questi verbi impersonali, nella forma condizionale manifestano un dubbio più marcato rispetto all’indicativo.

L’indicativo è meno dubitativo, il condizionale invece di più.

Dopo aver fatto l’esame, superato brillantemente, potrei dire:

Parrebbe che tu abbia studiato molto a giudicare dall’esito dell’esame!

Sembrerebbe che tu sia molto bravo a gestire la tensione dell’esame!

Perrebbe, sembrerebbe, esprimono un dubbio più di quanto lo facciano “pare” e “sembra”, all’indicativo, che invece danno una maggiore certezza in quello che si è visto o verificato.

Pare che il tuo amico d’infanzia sia diventato ora un bravo medico

Una frase di questo tipo esprime più un’informazione che un dubbio: “Pare”, cioè “sembra”, “mi risulta” che il tuo amico sia diventato un medico. Forse l’ho sentito da un amico comune, forse me l’ha detto qualcuno che lo conosce. Ci sono comunque moltissime possibilità che sia così, che questa sia la verità.

Invece:

Parrebbe che tu abbia studiato molto a giudicare dall’esito dell’esame!

Significa che l’impressione che si ha, giudicando da quello che ho visto, è che tu abbia studiato molto, e che quindi non capisco il motivo dei dubbi che avevi: come mai eri preoccupato? Sembravi preparato, rispondevi alle domande senza problemi, eri tranquillo: parrebbe, (sembrerebbe) che le tuE preoccupazioni fossero esagerate, a giudicare da come è andato l’esame. Sbaglio?

Vediamo adesso l’avverbio “chissà”, che si usa come esclamazione secca: chissà! (cioè chi lo sa!)

Oppure si usa quando vogliamo dire qualcosa di cui non siamo sicuri, con un tono simile ad una esclamazione.

A: Verrà domani tuo fratello al cinema con noi?

B: Chissà! Deve finire i compiti prima, vedremo!

A: Chissà se riuscirà a finire i compiti tuo fratello

B: Difficile che ci riesca, ma chissà che non riesca a farlo invece!

Chissà, chissà se, chissà che. Tutte forme uguali? No. Perché “chissà” da solo, è una esclamazione. “Chissà se” esprime curiosità oltre che dubbio:

Chissà se Giuseppe è poi riuscito a superare l’esame

Chissà che” invece esprime più una speranza, oppure una mancata conoscenza di un fatto:

Chissà che alla fine non riesca anche lui a diventare un buon medico

La curiosità emerge bene anche in alcune espressioni tipo:

che riesca a diventare medico anche lui?

E se riuscisse a diventare medico anche lui?

Si usa il congiuntivo come vedete.

Bene. Ora vediamo l’avverbio quasi e l’avverbio forse. Forse lo abbiamo già visto ma hanno molte cose in comune.

Infatti a volte si può raddoppiare l’avverbio: forse forse, quasi quasi.

Quando possiamo usare questa modalità?

Sempre quando abbiamo dei dubbi, ma prima in realtà non ne avevo. Ora invece ho dei dubbi, ma adesso la situazione sta migliorando. I dubbi sono positivi! Ora c’è una speranza che prima non c’era.

Allora se ad esempio ammettiamo di essere in discoteca, ho 18 anni e sto ballando:

C’è una ragazza molto carina, troppo carina, bellissima. Sembra irraggiungibile per me, io sono un ragazzo timido, normale, per me è troppo bella, figuriamoci se a quella ragazza posso piacere io, che non sono sicuramente alla sua altezza. Neanche mi guarda, sono sicuro di questo.

Ad un certo punto però la ragazza mi sorride, si avvicina, balla insieme a me… sembra che provi piacere a stare vicino a me. Allora io posso pensare: hei, ma allora le piaccio!

Quasi quasi ci provo…

Ecco, “quasi quasi ci provo”, o “forse forse ci provo”, sta ad indicare che qualcosa è cambiato, e adesso comincio ad avere dei dubbi. Ora c’è speranza che io abbia qualche possibilità!

Ecco, in questi casi possiamo duplicare l’avverbio quasi o forse, per dire che le speranze aumentano:

Esce il sole! Quasi quasi me ne vado al mare stamattina!

Si tratta sempre di cose piacevoli in questi casi.

Mi sto annoiando ad una lezione e allora sbuffo….

Quasi quasi me ne vado!

Vedo una bella macchina e penso:

Quasi quasi me la compro! Forse forse me la compro!

Faccio ora un’ultima considerazione sul condizionale, che come saprete serve generalmente per indicare un evento che può accadere solo a condizione che se ne verifichi prima un altro, tipo: Se avessi fame mangerei.

Serve anche per esprimere dubbi, come abbiamo già visto prima, ed è più dubitativo dell’indicativo. Lo usano molto anche i giornalisti, per indicare che hanno dei dubbi su una certa notizia, o meglio, non vogliono far sembrare che la loro notizia sia stata verificata da loro.

Quindi dicono ad esempio:

L’assassino sarebbe una donna!

Le elezioni sarebbero state truccate!

Non si hanno le prove, la certezza assoluta di queste notizie, ma sembra sia così, questo è quello che sembra dalle prime analisi.

Ci sono infine alcune frasi da spiegare, espressioni idiomatiche che riguardano i dubbi che spieghiamo velocemente. La prima riguarda proprio il condizionale:

il condizionale è d’obbligo, espressione che nasce proprio per indicare che se abbiamo un dubbio dobbiamo obbligatoriamente usare il condizionale: dovrebbe essere così! Ad esempio.

L’assassino sarebbe una donna! Bisogna usare il condizionale, altrimenti si esprime una certezza: l’assassino è una donna.

Poi vale la pena di ricordare:

Nutrire dei dubbi, che è una modalità molto elegante di dire che ci sono dei dubbi su una questione, e:

Fugare dei dubbi, che invece esprime la volontà di far sparire i dubbi, di fugarli, eliminarli.

Questo è tutto ragazzi, se avete dubbi ascoltate nuovamente l’episodio. Un saluto.

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Il segno dell’Ariete – introduzione

Audio (estratto di 5 minuti)

Descrizione

Buongiorno ragazzi e benvenuti nell’oroscopo di Italiano Semplicemente.

Oggi tocca all’Ariete. Scopriamo le sue caratteristiche:

  • Forza, coraggio, irrazionalità, irruenza e impulsività
  • Entusiasmo e scarsa capacità di riflessione
  • Organizzato, creativo, poco capace ad uniformarsi
  • Coraggioso ed a volte egoista
  • Impetuoso, poco razionale, eccessivo
  • Precipitoso, accentratore, comandante, organizzatore, gestore
  • Con spirito di iniziativa, temerario
  • con sprezzo del pericolo
  • Poco diplomatico
  • Con poco tatto ma spontaneo
  • Poco riflessivo ed incapace di tenere rancore
  • Gli manca la mezza misura
  • Orgoglioso, fedele ma libero

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Tra l’altro

Audio

Episodio presente l’audiolibro in vendita su Amazon (Kindle o cartaceo)

 

Trascrizione

Ciao ragazzi, oggi vediamo una locuzione avverbiale utilizzatissima dagli italiani

La locuzione avverbiale di cui vi sto parlando è “tra l’altro”. Con questo episodio vorrei inaugurare una nuova tipologia di episodi. So che molti di voi amano gli episodi molto brevi quindi voglio andare incontro a queste persone: episodi brevi quindi, 10 minuti o giù di lì, dedicati non alle espressioni idiomatiche, che richiedono più tempo, ma a questi gruppi di parole che appartengono al linguaggio comune, e che si usano sempre, in ogni frase e discorso, che servono a vari scopi.

Le locuzioni avverbiali sono semplicemente gruppi di parole che insieme hanno la funzione di un singolo avverbio. Ci sono moltissime locuzioni avverbiali. Tra l’altro è una di queste. “a poco a poco” è un’altra, solo per farvi un secondo esempio. Solitamente potete sostituire queste locuzioni con un solo avverbio.

Gli stranieri hanno spesso difficoltà anche con queste cose, quindi è bene fermarci su queste locuzioni, queste piccole frasi, per evitare che facciate inutili giri di parole quando magari è sufficiente inserire una locuzione avverbiale.

Allora, “tra l’altro” è appunto una di queste lucuzioni. Questa locuzione di oggi è formata da tre parole, la prima è “tra”, la seconda è “lo”, e la terza è “altro”. Naturalmente lo+altro diventa: l’altro: l’apostrofo su la L indica un’elisione, che evita di scrivere e di dire “tra lo altro”, che suona malissimo, e, al posto della lettera “o”, viene usato l’apostrofo.

Notate bene anche che si scrive con tre parole, tra l’altro quando si pronuncia, può sembrare che la parola sia solamente una, mentre invece sono ben tre parole. Solitamente si pronuncia come se fosse un’unica parola, ma potete anche pronunciare tra l’altro scandendo le singole parole. Non fate un errore se fate questo.

Cosa significa tra l’altro? Tra l’altro significa: oltre a tutto, oltre al resto, fra le altre cose.

In pratica, se state facendo un discorso e state dando un vostro parere su qualcosa, state cioè dando una valutazione, o state motivando una vostra affermazione, state esprimendo il vostro giudizio, ebbene per fare questo volete giustificare quanto state dicendo. Faccio questo perché… dico questo perché… la penso in questo modo in quanto… Il mio pensiero è questo infatti…

Insomma state spiegando qualcosa, e ad un certo punto volete aggiungere alcune informazioni. Le informazioni che volete aggiungere, in particolare, non sono tutte quelle possibili, non sono un elenco preciso e dettagliato. Quello che volete fare è aggiungere delle informazioni in più, una o più di una, in modo non esaustivo, e spesso quello che aggiungete rafforza, rende più forte, o giustifica quello che state dicendo, in modo discorsivo, senza puntualizzare troppo.

Ho detto che “tra l’altro” (o “fra l’altro”, con la “f”) significa oltre a tutto, oltre al resto, fra le altre cose.

Se ad esempio dico (provate a ripetere le frasi che dico):

I miei alunni mi accusano, tra l’altro, di parlare troppo velocemente.

In questo caso sto semplicemente indicando una delle cose di cui sono accusato dai miei alunni. Loro dicono ad esempio che parlo troppo velocemente. Magari hanno anche altri motivi per contestarmi, per criticarmi, ma non li dico tutti. Ne cito solamente uno: parlo troppo velocemente.

Quindi potrei dire:

I miei alunni, tra le altre cose, mi accusano di parlare troppo velocemente;

I miei alunni, oltre al resto, mi accusano di parlare troppo velocemente;

I miei alunni, a titolo puramente esemplificativo ma non esaustivo, mi accusano, di parlare troppo velocemente.

Quest’ultima è una modalità molto formale di esprimere lo stesso concetto. Questo probabilmente non è l’esempio adatto per questa espressione ma ritenevo fosse importante citarvi anche questa modalità: a titolo esemplificativo, o a titolo di esempio (meno formale), ma non esaustivo, cioè non voglio essere esaustivo, non voglio dire tutti i motivi per cui si lamentano i miei alunni. Uno di questi, tra l’altro, è che parlo troppo velocemente.

Quest’ultima formula si usa nei contratti, negli accordi tra aziende, nelle comunicazioni tra istituzioni eccetera. Molto formale ma molto elegante anche.

Altro esempio:

Gli Stati Uniti hanno deciso di bombardare la Siria, tra l’altro senza darne alcun preavviso.

Quindi in questo caso “tra l’altro” è usato per sottolineare la gravità del fatto. È grave che gli Stati Uniti abbiano preso questa decisione di bombardare la Siria, oltretutto (ecco l’avverbio, in questo caso, che può sostituire la locuzione tra l’altro), tra le altre cose, senza dare preavviso di questo attacco. L’attacco è stato fatto senza avvisare, quindi la cosa è abbastanza grave.

Ultimo esempio: ho 7 anni e ho appena picchiato la mia sorellina Laura, di 5 anni. Sto allora cercando di convincere mia madre che se ho picchiato Laura è solamente perché lei mi aveva provocato. Allora dico a mia madre:

Mamma, ho picchiato Laura perché lei mi aveva offeso, mi aveva detto che ero uno stupido, e tra l‘altro non è neanche la prima volta che lo dice. Anche ieri me lo ha detto.

Quindi anche ora sto aggiungendo un’informazione importante: non solo Laura mi ha offeso, ma, tra le altre cose, non è la prima volta che Laura mi dà dello stupido.

Questa informazione vuole rafforzare il mio discorso, perché io voglio convincere mia madre della correttezza del mio comportamento, o quantomeno che entrambi siamo colpevoli.

Tra le altre cose, Laura mi insulta continuamente;

Oltretutto, Laura mi guarda anche male;

Tra l’altro io non volevo farle male;

Tra l’altro anche lei mi ha dato un calcio sai mamma?

L’espressione la potete quindi sostituire con un solo avverbio e spesso anche con altre locuzioni molto simili, come ad esempio “del resto”, che è un’altra locuzione che vediamo la prossima volta. Non voglio confondervi le idee.

 

 

30 – I verbi professionali: CASSARE

Il commento audio di Ulrike, membro dell’associazione

Trascrizione

CASSARE è veramente un verbo particolare, che è stato scelto perché fa parte di quella categoria di verbi che potremmo inserire nella categoria “burocratese”, quel linguaggio pseudo-tecnico che si usa molto nelle comunicazioni di lavoro.

Non possiamo parlare di cassare come un verbo formale. Il problema è che la maggior parte di voi, dei membri dell’associazione, in realtà, non l’avrà mai sentito prima d’ora. Quello che potrebbe venire in mente è che cassare abbia un legame con la cassa…. (continua)

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Il file MP3 da ascoltare e scaricare e la trascrizione integrale in PDF di questo episodio è disponibile per chi ha acquistato il corso di Italiano Professionale

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Messi da parte

Audio

E’ possibile leggere ed ascoltare e/o scaricare il file audio di questo episodio in formato MP3 tramite l’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene in tutto 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Trascrizione

 

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Giovanni: Buongiorno amici e grazie a Marta, Argentina, iscritta all’associazione Italiano Semplicemente, che oggi ha voluto partecipare a questa edizione speciale di Radio Italiano Semplicemente.

Questa è una giornata particolare per me e per il calcio italiano, visto che la squadra della Roma ha battuto il Barcellona. Un’impresa quasi impossibile che però stavolta è riuscita.

Allora oggi colgo l’occasione per spiegare un’espressione ironica che possiamo collegarla alla partita di ieri: messi da parte. Capirete il motivo per cui questa espressione è legata alla partita di ieri sera.

L’espressione da spiegare in realtà sarebbe “mettere da parte”, ma ho voluto chiamare questo episodio “Messi da parte”, con la M Maiuscola, per un motivo preciso che vi spiegherò alla fine dell’episodio.

Abbiamo sentito la canzone di Antonello Venditti, cantautore romano, dedicata alla squadra della Roma, che si ascolta ogni volta che la Roma vince una partita, e lo abbiamo fatto perché le emozioni fanno parte del metodo di Italiano Semplicemente per imparare italiano.

Ieri sera, possiamo dire che i giocatori del Barcellona sono stati “messi da parte” dalla Roma. Vediamo allora bene cosa significa questa espressione mettere da parte, e vediamo anche tutte le altre espressioni italiane che possono essere usate negli stessi contesti.

Allora, mettere da parte contiene il verbo mettere, che significa prendere una cosa, che si trova da qualche parte e cambiare la collocazione fisica di questa cosa, la posizione nello spazio di questo oggetto. Posso prendere ad esempio una mela e metterla sul tavolo. Posso prendere una penna e metterla nello zaino, posso prendere un libro e metterlo nella libreria. Mettere quindi significa Collocare in un posto, oppure sistemare qualcosa con uno scopo preciso, come ad esempio mettere la pasta a cuocere.

Se uso il verbo mettere in modo riflessivo invece, posso usare il verbo in diversi modi. Posso ad esempio dire “mettermi a sedere”. In questo caso metto me stesso in una posizione diversa da prima: a sedere. Prima ero in piedi, poi mi metto seduto, cioè a sedere. In questo caso mettersi equivale a posizionarsi, collocarsi. Sempre in modo riflessivo posso “mettermi a lavorare”, cioè posso iniziare a lavorare. In questo caso “mettersi a” significa dare inizio ad una nuova attività.

Io posso mettermi a lavorare, tu poi metterti a riflettere sul significato della vita, lui può mettersi a studiare, noi possiamo metterci a discutere, voi potete mettervi a litigare, loro possono mettersi a guardare eccetera

A seconda di quale preposizione usiamo possiamo fare delle frasi che hanno significati leggermente diversi. “Mettersi a” indica ad esempio un inizio di qualcosa, o un impegno delle proprie energie a fare qualcosa: studiare, lavorare, discutere.

Poi ci sono tantissime espressioni in cui si usa il verbo mettere o mettersi, come ad esempio: mettere a proprio agio, mettersi nei guai, mettere in difficoltà, Mettere a tacere, mettere alla berlina, mettere a punto, mettere in funzione, mettersi in proprio, mettere a nudo, mettere al mondo, mettere alla porta, mettere alla prova. Potrei continuare con tanti altri esempi.

Spesso quindi mettere viene un po’ snaturato del suo significato fisico, che è quello di spostare qualcosa e posizionare in un altro luogo. Non vogliamo spiegare tutte queste frasi idiomatiche oggi. Quello che occorre capire è che è un verbo molto utilizzato e soltanto apparentemente facile da usare. Occorre ovviamente ascoltare e provare ad usare le singole espressioni per memorizzarle.

Vediamo però l’espressione di oggi: “mettere da parte”. La parola “parte”, è anche questa molto utilizzata ed ha molti significati diversi.

Fisicamente (cioè da un punto di vista fisico) sappiamo che se un oggetto si trova da qualche parte significa che l’oggetto si trova in un luogo, in un posto, in una parte del mondo, o in una parte della stanza. Parte significa anche una porzione, un pezzo. Non si sta indicando un luogo preciso però: la parola “parte” può essere quindi usata per indicare, dal punto di vista dello spazio, un luogo generico, e questo luogo spesso si trova un po’ decentrato, un po’ fuori dal resto. “Da parte” significa proprio questo.

Se metto un oggetto “da parte” significa che lo prendo e lo sposto in un luogo riservato, un luogo dove solo io so che un giorno potrei ritrovarlo, quindi se lo metto da parte in qualche modo lo voglio conservare, perché ci tengo, è un oggetto importante. Posso mettere da parte anche del denaro, dei soldi. In questo caso significa che li voglio risparmiare, li voglio conservare per spenderli in futuro. Anche se li metto in banca posso dire che li metto da parte; è un’espressione molto usata informalmente: mettere da parte i soldi, o mettere da parte i propri risparmi significa metterli in banca, farli custodire da una banca e non metterli nel materasso di casa J

Io ad esempio sto mettendo da parte 50 euro al mese per i miei figli, che tra 10 anni potranno utilizzarli per acquistare una macchina, o pagare l’università.

In questo senso del verbo “mettere” c’è una simpatica espressione: impara l’arte e mettila da parte, che sta ad indicare che se si impara a fare qualcosa (l’arte) in futuro servirà sicuramente, qualsiasi cosa sia l’arte di cui stiamo parlando: impara l’arte e mettila da parte, come se fossero soldi, come un investimento per il futuro. L’espressione “mettere da parte” quindi è molto simile a “fare tesoro di” qualcosa, qualunque cosa. Quindi fare tesoro di qualcosa è conservare questo qualcosa per il futuro, quando questa cosa potrà tornarci utile e potrà essere molto preziosa per noi, come un tesoro. In questo caso quindi posso dire che dobbiamo “far tesoro” dell’esperienza passata affinché ci sia utile nel futuro.

Fai tesoro dei miei consigli!

Potrete dire ai vostri figli. Il che significa usali, dai ascolto ai miei consigli perché sono importanti. Io potrei consigliarvi di fare tesoro delle sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

C’è anche l’espressione “non avere né arte né parte” che ha sempre a che fare con il saper fare qualcosa (l’arte) che però è una espressione negativa e indica una persona che non sa fare nulla. Si utilizza la parola “parte” con un altro significato, che è quello relativo alla “parte” che si interpreta nella vita, come se fossimo degli attori che recitano una parte, che fanno la parte di un personaggio, quindi che interpretano il personaggio. “Parte” ha anche questo significato. Non avere arte, cioè non saper far nulla, e non avere neanche una parte, cioè non essere nessuno, non contraddistinguersi per nulla in particolare. Non saper far nulla meglio degli altri: questo è “non avere né arte né parte”.

Mettere da parte però significa anche un’altra cosa. Non solo conservare e preservare, accantonare per il futuro, ma significa anche scansare, lasciare. Mi spiego meglio:

Quando una cosa non ci serve più, cosa possiamo farci? La possiamo mettere da parte, possiamo cioè spostarla, scansarla, la possiamo lasciare in disparte, perché tanto è inutile, ora non ci serve più, ora dobbiamo pensare ad altro. Possiamo far cadere nel dimenticatoio questa cosa, perché non ci sarà più utile nella nostra vita.

Ecco, quando mettiamo da parte qualcosa possiamo intendere anche questo. è così che è da intendere quando dico che Ieri sera i giocatori del Barcellona sono stati “messi da parte” dalla Roma. Il Barcellona è stato archiviato dalla Roma; la Roma ha superato questo problema che si chiamava Barcellona, ed ora è il momento di pensare ad altro.

Una presa in giro ovviamente, stiamo facendo ironia sulla partita Roma Barcellona, e facciamo ironia perché “messi da parte” contiene la parola “messi” che casualmente (si fa per dire) contiene la parola Messi, con la M maiuscola, perché la parola “messi” è anche il cognome di Lionel Messi, il giocatore più forte del mondo (insieme a Cristiano Ronaldo del Real Madrid), Messi, che milita tra le fila del Barcellona.

Posso fare anche un secondo esempio: se sono al lavoro ed ho appena superato un problema personale che mi preoccupava molto, che mi impediva di essere produttivo al lavoro, allora posso dire che finalmente, ora che il problema è stato risolto, posso metterlo da parte e dedicarmi maggiormente al lavoro.

Tante cose possono essere messe da parte da questo punto di vista, come i problemi, per essere accantonati, per non dedicare più loro tempo utile. Si tratta di cose da dimenticare, a cui non bisogna più dedicare attenzione.

Anche la Corea del nord e la Corea del Sud ad esempio hanno messo da parte, almeno per il momento, i loro problemi politici, grazie alle Olimpiadi del 2018. Anche questi problemi sono stati messi da parte.

Ma come possiamo esprimere in altri modi ed in altri contesti la frase mettere da parte?

In modo informale possiamo anche dire “Mettere in soffitta“, una bella frase idiomatica anche questa.

La soffitta è quel luogo che è presente quasi in ogni abitazione, una vera e propria stanza che si trova in alto, sotto il tetto di un edificio. Ci si accede normalmente con una scala. La soffitta è quel luogo dove si mettono le cose che non sai dove mettere, perché ti sono servite in passato ma ora non servono più. In modo figurato possiamo quindi dire che il Barcellona è stato messo in soffitta dalla Roma.

Archiviare la pratica” è un’altra espressione molto interessante, simile a mettere in soffitta e mettere da parte.

Archiviare significa mettere in un archivio, che è una raccolta di atti e documenti da conservare. L’archivio serve a contenere documenti come la soffitta serve a mettere gli oggetti vecchi.

La pratica è invece il documento o un insieme di documenti: può essere una denuncia, la documentazione che riguarda una persona in un ufficio pubblico ad esempio. Un altro modo di indicare un documento è parlare di “pratica”, intesa come la documentazione e il procedimento relativi ad una determinata questione. Le pratiche quindi possono essere archiviate, poiché le pratiche sono documenti, sono faldoni, un insieme di fogli che riguardano tutti lo stesso aspetto. Tutte le pratiche vanno inserite in un archivio in modo da poterle ritrovare quando ci serviranno. Vedete che il concetto è sempre lo stesso: mettere da parte, conservare. Archiviare una pratica si usa negli uffici, soprattutto quelli pubblici.

Però in senso figurato archiviare una pratica significa togliersi un problema, esattamente come uno dei significati di “mettere da parte” quindi.

Archiviata la pratica Barcellona, ora tocca al real Madrid!

Con questo augurio vi lascio riflettere sull’espressione di oggi, e per il momento mi metto da parte anch’io. Grazie a Marta che si è prestata allo scherzo, a questo gioco di parole di oggi che prende un po’ in giro il giocatore Messi, del Barcellona, ma argentino di origine.

Nessuno credo si offenderà comunque, ma dopo un tre a zero al Barcellona è permessa anche un po’ di ironia.

Alla faccia!

Audio

Trascrizione

Ulrike: Cari ascoltatori, benvenuti di nuovo alla Radio Italiano Semplicemente. Negli ultimi mesi si nota un aumento dei morti a causa degli incidenti stradali nelle strade di Berlino. Alla faccia di questa situazione preoccupante, l’associazione degli automobilisti chiede un ulteriore ampliamento della rete stradale per migliorare il flusso del traffico.

Gianni: Bene, curiosa notizia da Berlino, grazie Ulrike. “Alla faccia di questa situazione preoccupante, l’associazione degli automobilisti chiede un ulteriore ampliamento della rete stradale per migliorare il flusso del traffico“. L’espressione di oggi è: “Alla faccia”, ed Ulrike è uno dei membri dell’associazione culturale Italiano Semplicemente. Grazie Ulrike per questa notizia. Anche tu quindi ascolti Radio Italiano Semplicemente! Mi fa piacere!

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A parte gli scherzi, è curiosissima espressione informale italiana, che ha più significati. Per spiegare questa espressione italiana ricorriamo all’aiuto di Flora, professoressa di Italiano, che ha qualcosa da dire in merito. Flora siamo tutt’orecchi!

Flora: Ciao a tutti ragazzi e buona serata. Alla faccia di, in italiano, è un’espressione scherzosa, che non ha una reale origine. è un modo italiano scherzoso per dire qualcosa di importante che non ci si aspettava. Qualcosa di importante, di particolare.

Vi spiego. Per esempio: Io dico:

Stasera uscirò con i miei amici però non voglio fare tardi (fare tardi significa rientrare tardi, a casa in questo caso) perché domani devo andare a lavorare.

Poi torno a casa alle tre di notte. L’indomani mattina incontro Gianni e gli dico:

Gianni, ieri sera sono tornata a casa alle tre di notte!

E lui mi risponde: alla faccia del tornare presto!

Cioè, come se avessi preso in giro il tornare presto. Comunque non ho trovato una reale origine di questa espressione. Vado a vedere il mio libro di storia della lingua italiana per veder se trovo qualcosa. Ciao ciao!

Gianni: Ok Flora nel frattempo provo a fare qualche riflessione. L’espressione è composta dalle parole alla e faccia.

Per capire perché si usano queste due parole, basti pensare a quando si fa un brindisi. Quando si festeggia un avvenimento e si vuole fare un brindisi, si prende una bottiglia di buon vino, o di spumante, e si fa un brindisi, si accostano i bicchieri, si alzano in alto e si dice: “Alla salute!“, oppure  “al nostro successo“, “alla felicità” eccetera. Possiamo anche dire “buon anno“, o cose simili, ma generalmente quando si fa un augurio comune si brinda nella speranza che accada qualcosa di buono nel futuro, che può essere la felicità, il successo eccetera. Ebbene in questi casi si brinda al successo, si brinda alla felicità, e anziché dire: brindiamo alla nostra felicità, si pronuncia la forma abbreviata: alla nostra felicità! oppure “alla nostra salute” o semplicemente “alla nostra!“.

Ecco, allora quando diciamo “alla faccia di qualcosa” o “alla faccia di qualcuno”, la prima parola “Alla” ha lo stesso significato: si tratta di una abbreviazione di una frase più lunga.

Se aggiungo la parola faccia diventa: Alla faccia, e uno dei possibili significati di questa espressione ha un senso opposto a quello del brindisi. Sta accadendo qualcosa, o è appena accaduto qualcosa, e pronunciamo questa espressione: “alla faccia di Giuseppe”, ad esempio.

Non stiamo brindando alla nostra salute o a quella di Giuseppe, ma stiamo dicendo, in modo scherzoso, che quello che è appena successo, non farebbe piacere a Giuseppe. A Giuseppe dispiacerebbe quanto sta accadendo, lui voleva esattamente accadesse il contrario, ma noi ne siamo felici! Noi siamo contenti di quanto sia accaduto, ci rallegriamo di quanto è successo, ed allora è come se brindassimo alla faccia di Giuseppe.

Perché la faccia?

Beh, è come se in quel momento ci immaginassimo la sua faccia, faccia intesa come viso, ma più in particolare come espressione. La parola faccia equivale alla parola viso, ma la faccia si usa per le espressioni del viso. Quindi parliamo della faccia di Giuseppe immaginando che non farebbe una espressione felice.

Come ha detto Flora, è accaduto qualcosa che non ci si aspettava, e è proprio per questo che Giuseppe (povero Giuseppe) farà una faccia stupita e rammaricata, una faccia contrariata, forse arrabbiata.

Nel caso invece della frase di Ulrike, che ha detto che l’associazione degli automobilisti ha chiesto un ampliamento della rete stradale alla faccia dell’aumento dei morti a causa degli incidenti stradali nelle strade di Berlino. In questo caso si esprime un altro concetto. Il concetto è quello del menefreghismo. In questo caso l’associazione degli automobilisti non si interessa dell’aumento dei morti, non se ne interessa affatto, e nonostante questo, chiede un ampliamento della rete stradale. Nonostante questo. Ma le parole “nonostante questo” non esprimono abbastanza lo stupore di chi parla, e il senso di contrarietà che Ulrike prova contro questa associazione di automobilisti. Ulrike esprime, con queste parole, di essere di parere contrario a quello dell’associazione, che se ne frega altamente (altra espressione idiomatica) dell’aumento dei morti sulle strade di Berlino. A loro non interessa nulla: se ne fregano. Un modo, questo, molto informale di esprimere menefreghismo e disinteresse.

Se invece Ulrike avesse detto:

L’associazione degli automobilisti  chiede un ampliamento della rete stradale nonostante l’aumento delle vittime della strada, Ulrike sarebbe stata più neutra, ed anche più formale. Avrebbe accostato due fatti diversi ma collegati tra loro, facendo notare il legame, ma senza esprimere una forte contrarietà verso questa associazione. L’associazione si disinteressa  dell’aumento delle vittime della strada, e chiede ugualmente un ampliamento della rete stradale.

Flora a questo punto credo voglia aggiungere qualcosa:

Flora: Attenzione che “alla faccia di” non è un modo molto elegante di parlare!

E’ un modo colloquiale, che si usa tra amici che si conoscono da tempo. Se io per esempio dovessi parlare con un professore, con una persona adulta, voglio dire non con un amico – già con un conoscente risulterebbe molto confidenziale la frase. Ripeto: è un modo di parlare tra amici. Io posso dire ad esempio :

Non siete voluti venire in gita con noi a Napoli e, alla faccia vostra, ci siamo mangiati una bella pizza!

Ma lo dico tra amici, non tra conoscenti o tra persone che non si conoscono. Oppure posso anche dire:

Alla faccia vostra, anche nel senso di “senza dirvi niente”, siamo andati al cinema a veder quel film di cui abbiamo tanto parlato, perché voi non vi decidevate mai a dirci quando eravate liberi!

Però ripeto: è un modo colloquiale di parlare, attenzione ad usarlo con le persone, perché noi italiani abbiamo una caratteristica molto spiccata: la grossissima permalosità!

Gianni: Hai ragione Flora, grazie della tua spiegazione!

Flora: Un abbraccio ragazzi, ciao ciao!

Gianni: Flora, hai qualcosa da aggiungere?

Flora: a proposito, sapete cosa significa in italiano essere permaloso?

Gianni: Bella domanda Flora, non so se tutti conoscano il significato di questa parola, vi dico solo che questo problema gli italiani ce l’hanno soprattutto se il loro segno zodiacale è il  segno dei pesci!  Sia io che Flora apparteniamo proprio a questa categoria! Date un’occhiata alla lezione dedicata al segno zodiacale dei pesci e scoprirete tutte le sue caratteristiche, compresa la permalosità. Approfitto per fare un po’ di promozione alla nostra associazione, Italiano Semplicemente. Do il benvenuto all’ultimo membro Carlos, dal Brasile.

Un abbraccio.

Flora: ciao ciao!

 

 

 

 

 

 

 

Via libera

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Trascrizione

André: buonasera ascoltatori di Radio Italiano Semplicemente. Dal Brasile una notizia dell’ultima ora: la Corte Suprema brasiliana dà via libera all’arresto di Lula. L’ex presidente brasiliano potrebbe essere incarcerato nei prossimi giorni.

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Giovanni: Ragazzi buongiorno, grazie mille ad André, brasiliano, membro dell’associazione italiano semplicemente, che ha voluto dare il via alla prima puntata di radio italiano semplicemente. Si tratta di un gioco ovviamente ma molto divertente, che mi dà l’occasione di spiegare questa curiosa espressione: dare il via ed anche dare il via libera.

Ripeti: dare il via libera.

Vi dico subito che il significato di via libera è legato a molti concetti doversi. È legato ai problemi, ma anche alle soluzioni, è legato alle persone ed anche al mondo del lavoro. Vediamo come.

Ci sono più modi di usare queste due paroline l’una di seguito all’altra: via libera. Iniziamo dalla parola VIA.

Diciamo innanzitutto che la parola VIA ha più significati e soprattutto è una parola sia maschile che femminile.

Se la usiamo da sola ha un significato semplicissimo: via! Con il punto esclamativo è una esclamazione. Significa allontanati, oppure stai lontano, stai lontano da me, vai via, oppure significa partenza!

Senza il punto esclamativo invece è una parola sia maschile sia femminile.

Come femminile via significa strada, dove marciano le automobili, e dove abitano le persone. Infatti molte strade in Italia sono VIE: Via cassia, via Aurelia, via Prenestina eccetera. Ma una via indica anche una strada intesa come una strada da intraprendere, in senso figurato. Una via allora rappresenta una scelta quindi, o una soluzione per un problema:

Per risolvere il problema della guerra l’unica via possibile è quella della tolleranza.

Oppure:

Per imparare a parlare italiano l’unica via possibile è esercitarsi.

Oppure:

Al lavoro, se ho un problema, posso provare a seguire la via che mi ha indicato il mio collega.

Quindi dove c’è un problema posso cercare una soluzione. La soluzione si trova attraverso una via, una strada virtuale che ci indica il percorso che dobbiamo seguire. Anche in questo caso via è femminile: la via.

Come senso non cambia molto come vedete: una via è una strada vera o una strada figurata, un percorso da seguire in entrambi i casi per arrivare da qualche parte, un luogo o una situazione che rappresenta il nostro punto di arrivo.

Posso anche dire che:

Un problema è in via di soluzione

Ripeti: Un problema è in via di soluzione.

il che significa che il problema sta per essere risolto, è stata intrapresa la via, la strada, che ci porterà alla soluzione del problema.

Quando una via è libera, significa che non ci sono ostacoli. Notare che sto usando sempre l’articolo femminile: la via. Posso quindi intraprendere quella via, vera o figurata che sia, senza problemi. Via libera! Possiamo andate! Ora la via è libera, o semplicemente “via libera!”

Ripeti: vai ora! via libera!

Si tratta di una espressione abbastanza utilizzata da tutti in italia, proprio per indicare che ora si può procedere, ora possiamo andare avanti, non ci sono ostacoli sul nostro percorso. La via è Libera, ed il mio segnale per comunicarlo è: via libera!

Nel caso del maschile, il via può indicare due cose: una linea disegnata a terra, che indica il punto esatto in cui gli atleti iniziano una gara, oppure il via è il segnale che viene dato agli stessi atleti quando devono iniziare a correre.
Gli atleti devono aspettare che qualcuno, un arbitro, un giudice di gara, faccia un segnale che indichi loro che possono partire. Questo segnale si chiama “il via”. Questo non vale però solo per gli atleti, poiché si usa anche in senso figurato.
Bene, quindi via può essere sia maschile che femminile. L’arbitro o il giudice di gara abbiamo detto che decidono quando devono partire gli atleti. Può fare un segno con la mano, oppure può fischiare, o sparare in alto.

Si dice che il giudice di gara dà il via.

Ripeti: il giudice di gara dà il via alla gara

Possiamo anche dire che dà il segnale di via libera. Il via non è altro che la forma abbreviata del segnale di via libera. Abbiamo due diverse abbreviazioni:
– dare il via
– dare il via libera

Vediamo poi la differenza.

La cosa interessante che bisogna conoscere per saper utilizzare queste espressioni nel modo migliore, è sapere in quali modi si possono usare, perché non è affatto scontato.

Ad esempio si può dire avere il via libera ma anche dare il via libera. Ad esempio se sono al lavoro ed il mio lavoro è costruire palazzi, allora prima di iniziare a costruire un palazzo ho bisogno che il direttore dei lavori dia il via libera ai lavori.

In questo modo, dopo che lui ha dato il via libera ai lavori, posso dire di aver avuto il via libera da parte del direttore dei lavori.

Io ho il via libera da parte del direttore, e lui dà il via libera a me per la costruzione, per iniziare a costruire il palazzo.

Una volta avuto il via libera, possiamo iniziare a costruire. Avere e dare sono i due verbi più usati. Posso però anche dire ricevere il via libera, che equivale ad avere.

Posso ottenere il via libera. Stesso identico significato. Avere, ricevere, ottenere. Dall’infornale al formale. Dall’altro lato, il direttore può dare il via libera, e questo è il modo più comune.

Più formale è fornire il via libera. Fornire è molto usato nel commercio e nel lavoro in generale. Anche decretare è abbastanza formale.

Se qualcuno decreta il via libera spesso si tratta di un’autorità importante: Lo stato, un giudice, un direttore eccetera.

Se poi vogliamo esagerare possiamo formalizzare il via libera.

Ripeti:

– fornire il via libera

formalizzare il via libera.

decretare il via libera.

Un via libera viene formalizzato quando si produce un documento col quale si attesta, cioè si scrive, si dichiara, che è possibile iniziare. Col documento si formalizza il via libera. Formalizzare è un verbo che sicuramente vedremo nel dettaglio all’interno del corso di italiano professionale, comunque in questo contesto è una modalità formale di dare il via libera.

Se questo documento è un decreto, che ha un valore legale, allora passiamo usare tranquillamente decretare il via libera.

Vedete quanti verbi si usano e si scoprono con questa espressione. Inoltre ho usato sempre il maschile: il via libera, un via libera.

Ma perché allora è libera e non libero? Perché semplicemente dare il via libera è la forma abbreviata di DARE IL SEGNALE CHE LA VIA È LIBERA. Ripetiamo ancora: È la via ad essere libera, via intesa in senso figurato, e via è femminile, ma il segnale è maschile.

Il via libera quindi è l’abbreviazione di “il segnale di via libera”, “il segnale che la via è libera”.

A proposito di verbi, spesso non si usa alcun verbo. Troverete tanti articoli in cui si scrive ad esempio:

Roma, via libera al restauro del Colosseo.

Oppure:

Via libera al cioccolato, che può far bene ma solo se non si esagera.

O:

Viagra: via libera alla vendita nelle farmacie italiane.

In tutti i casi il senso è sempre lo stesso: finalmente si può iniziare a fare qualcosa. Finalmente non ci sono più ostacoli. Dopo tanta attesa, finalmente c’è il via libera.

Potete quindi usare l’espressione sempre in contesti positivi. Il via libera è sempre una cosa positiva. Difficilmente troverete cattive notizie con questa frase: via libera alla guerra o frasi di questo genere.

Potete usarla sempre, anche in documenti formali. Come abbiamo visto basta utilizzare il giusto verbo da associare all’espressione.

In modo più familiare esiste una frase più semplice: dare il via. La parola LIBERA potete quindi anche ometterla, cioè potete toglierla se parlate con amici.

La differenza tra dare il via e dare il via libera è che nel primo caso c’è meno il senso dell’ostacolo che non c’è più. Piuttosto invece dare il via si usa quando si inizia e basta.

Dare il via è più informale ma significa semplicemente far iniziare, senza pensare agli ostacoli. Questa è la differenza.

L’arbitro dà il via alla partita, la squadra della Roma dà il via ad una serie di vittorie, eccetera. Quindi in ogni inizio di qualcosa c’è un dare il via, ed il via viene dato e basta. Non si usano altri verbi. Si dà e si ha.

Il via libera invece sottolinea come ora non ci sono più problemi ed ostacoli, e c’è sempre una decisione presa da una autorità.

È tutto per oggi. Sono molto soddisfatto di questa spiegazione che mi è stata richiesta da uno dei membri dell’associazione culturale italiano semplicemente.

Ringrazio André per l’introduzione. Per chi volesse unirsi a noi nell’associazione, le porte sono aperte, basta farne richiesta ed avrete sicuramente il mio via libera alla vostra iscrizione.

Se siete soddisfatti della spiegazione sono felice. Grazie a tutti per l’ascolto ed ai donatori che aiutano italiano semplicemente.

Un abbraccio a tout le monde. Scusate il francesismo :-).

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