Vaffancina (ep. 987)

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Trascrizione

Le parolacce italiane hanno sempre un certo fascino.

Oggi voglio parlarvi di alcune parolacce, ma voglio farlo sia usando un modo più o meno informale, sia un linguaggio più formale. Così, tanto per divertirci.

Cominciamo con il mio consueto linguaggio.

Una delle parolacce più note, neanche a dirlo, è “Vaffanculo“, che letteralmente è un invito, una esortazione ad avere un rapporto anale (immagino in modo passivo). In teoria si invita ad andare in un luogo (anche detto “quel paese”).

Infatti si usa, che ve lo dico a fare, come un’esortazione ad andarsene genericamente e a non disturbare.

Molto maleducata e sgarbata, chiaramente, come esortazione. È, possiamo dire, una formula finale, perché dopo un “vaffa” può esserci solo un altro “vaffa” o termini equivalenti.

Non tutti però hanno voglia di dire parolacce, e tantomeno di impararle.

Vi propongo un’escamotage, perché ci sono alcune varianti interessanti che possono usarsi se non si desidera scadere nella volgarità.

L’utilità sta nel fatto che, anche se non li usiamo noi, almeno saremo in grado di capire se li usa qualcun altro.

Tra l’altro queste varianti, allegerendo il tono dell’invito, si possono usare anche in situazioni diverse da quella dal termine da cui derivano.

A volte non è neanche un invito ma solo un’espressione che manifesta malumore.

Intendo situazioni meno gravi, dove non si arriva necessariamente ai ferri corti con qualcuno, ma si può esprimere un semplice dissenso “colorato” o al limite una incredulità.

Sempre di linguaggio informale parliamo però. Beninteso.

Una delle varianti è “vaffancina“, un’altra è “vaffanbagno” (che sarebbe vai a fare il bagno).

Queste sono le più usate, poi vale la pena ci citare anche “Vaffanl’ovo” e “Vaffanbrodo” che sarebbe come dire “vai a fare l’uovo” e “vai a fare il brodo”.

Che fantasia eh?

Vi potete sbizzarrire comunque a inventarne altre.

C’entra qualcosa la CINA quando si dice vaffancina?

Voglio tranquillizzare i cinesi. Non c’entra nulla la Cina. A noi italiani ci piace solo fare varianti divertenti e curiose.

Vediamo qualche esempio.

Mi sto lamentando con un collega perché la posta elettronica non mi funziona da due giorni.

Questa posta elettronica non vuole proprio funzionare Vaffancina, chissà che problemi ci sono!

Vedete che la mia è solo un’esclamazione per manifestare in modo colorito il mio malumore. Abbastanza simile, sarebbe qualcosa come “porca miseria” o “porca miseriaccia”, “accidenti“, “accidentaccio”. Eccetera.

Oppure:

Sto a dieta da una settimana, quella che mi hai consigliato tu, e… indovina un po’? Ho perso solo 25 grammi! Vaffancina a te e alla dieta miracolosa!

Stavolta ci sono andato un po’ più pesante, perché l’invito è rivolto direttamente a te, seppure in compagnia dalla dieta 🙂

Ultimo esempio:

Domanda: Allora? Che ha fatto la Roma ieri? Ha vinto?

Risposta: ma vaffancina va! Lo sai bene che ha perso!

Bene, spero solo che adesso non userete queste nuove parole con me.

Vedremo…

Adesso ripassiamo qualche episodio passato ma prima ecco il testo riscritto in un linguaggio formale. Laddove possibile userò parole più consone ad un linguaggio forbito.

Le espressioni linguistiche italiane dal contenuto inappropriato esibiscono invariabilmente una sorta di affascino.

Tra le più riconoscibili, senza necessità di ulteriori precisazioni, si annovera l’invito a andare a farsi benedire nel modo più volgare possibile, che, in senso letterale, rappresenta un invito o una sollecitazione a intraprendere un atto sessuale di natura anale, implicitamente di natura passiva.

In linea teorica, questo invito allude ad una direzione geografica, spesso identificata come “quel paese.

In pratica, tuttavia, si fa un uso comune di questa espressione per invitare una persona a allontanarsi genericamente o a cessare di disturbare.

Si tratta, inequivocabilmente, di una modalità di espressione profondamente maleducata e sgarbata. È inoltre incontestabilmente una formula di chiusura, in quanto solo un “Vaffa” segue ad un altro “vaffa” o, al limite, altri termini di pari volgarità.

Purtuttavia, non tutti condividono il desiderio di fare uso di termini scurrili, né di impararli. Tantomeno da parte mia c’è quello di insegnarlo a voi.

Propongo tuttavia un artificio, poiché esistono alcune varianti interessanti, che consentono di evitare l’uso di volgarità.

La loro utilità risiede nel fatto che, sebbene non si adoperino personalmente, si è in grado di comprenderle qualora siano impiegate da altri.

Inoltre, queste varianti possono essere utilizzate in situazioni differenti rispetto all’originale.

In alcuni casi, tali termini sostitutivi non costituiscono nemmeno un invito, ma rappresentano semplicemente un’espressione di malcontento.

Possono usarsi anche in situazioni meno gravi, in cui non è necessario intraprendere un conflitto diretto con chicchessia, ma in cui è possibile esprimere un dissenso “colorato” o un senso di incredulità.

Va comunque precisato che si tratta sempre di un linguaggio informale.

Una delle suddette varianti è “vaffancina“, un’altra è “vaffanbagno” (un invito a fare il bagno). Queste due sono le varianti più comuni, ma è possibile inventarne di ulteriori a proprio piacimento.

Per quanto riguarda la domanda se “vaffancina” abbia qualche legame con la Cina, è opportuno rassicurare che non esiste alcuna correlazione tra la parola e il paese asiatico. Gli italiani spesso creano queste varianti in modo creativo e giocoso.

Ecco alcuni esempi:

Mi sto lamentando con un collega riguardo al fatto che la mia posta elettronica sembra fare le bizze da due giorni:

Questo servizio di posta elettronica sembra completamente inattivo, chissà dove risiede la causa. Vaffancina!

In questo contesto, la mia espressione rappresenta semplicemente un modo colorito per esprimere il mio disagio, in modo simile a espressioni come “per l’amor del cielo” o “non ci posso credere”.

Un altro esempio:

Ho seguito una dieta raccomandatami da te per una settimana, e prova a supporre un po’ cosa può essere accaduto? Ho perso solo 25 grammi!

La tua dieta che definivi miracolosa si è rivelata un vero flop. Vaffancina!

In questo caso, l’invito colorito è rivolto a te, anche se coinvolge parimenti la dieta.

Un altro esempio:

Domanda: “Allora, com’è andata ieri la Roma? Hanno vinto?”

Risposta: “Ma figurati! Sai benissimo che hanno perso!” Vaffancina va!

Spero sinceramente che in futuro non si faccia uso di queste nuove parole rivolgendole contro il sottoscritto. Sarebbe quantomeno irriconocscente nei miei confronti!

Per favore, adesso procediamo con il consueto ripasso.

Marcelo: Guarda, io non faccio uso di parolacce. Al massimo potrebbe scapparmene una senza volerlo. Che so, avete presente quando sbattete il mignolo del piede in uno spigolo?

L’anticamera del cervello (ep. 986)

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anticamera del cervello

Trascrizione
Dopo avervi spiegato l’espressione “carezzare un’idea” e “sfiorare un’idea“, a questo punto devo necessariamente parlarvi dell’anticamera del cervello.

Il termine “anticamera” va spiegato.

Ve lo spiego.

Un’anticamera è una stanza o uno spazio che precede un ambiente principale, come una camera, appunto, o una sala.

È generalmente più piccola dell’ambiente che viene dopo.

L’anticamera si trova quindi in un punto precedente rispetto alla camera. Per entrare nella camera bisogna per forza passare per l’anticamera.

È un termine che si usa moltissimo in senso figurato. Continuiamo a parlare di idee.

Pensate adesso alla Camera come alla mente umana.

Chiaramente il nostro cervello non ha nessuna anticamera, ma pensiamo, per capire questa espressione, ad un pensiero, che anziché entrare nella mente ed essere elaborato, passa per l’anticamera e poi si ferma, oppure non passa neanche per l’anticamera del cervello.

Quindi, quando un pensiero non passa neanche nell’anticamera del cervello, è chiaro che è lontano dalla mente.

Allora se io dico ad esempio:

Non ti passa nemmeno per l’anticamera del cervello di avvisarmi quando hai un problema?

Vuol dire che sono arrabbiato perché tu hai avuto un problema e non mi hai avvisato.

Si usa il verbo passare.

È come dire: non hai neanche lontanamente pensato di avvisarmi; non ti è proprio venuto in mente questo.

Il pensiero di chiamarmi per avvisarmi non ti ha neanche sfiorato, potrei dirti.

Se però sono arrabbiato, usare l’espressione di oggi è più appropriato.

Si usa sempre e solo in espressioni negative, proprio come “sfiorare un’idea”; dunque generalmente anche questa espressione esprime irritazione e lontananza da un’idea. Qualcosa è lontanissima dalle intenzioni di qualcuno.

Al governo non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di ridurre le tasse sulla Benzina.

Cioè:

Al governo non ha nemmeno sfiorato l’idea di ridurre le tasse sulla Benzina.

Evidentemente anche qui sono abbastanza irritato. Sono irritato perché le intenzioni del governo non sono assolutamente quelle di ridurre queste tasse.

Quante volte avete sentito qualcuno dire:

È vero, l’ho letto su internet!

La prossima volta avete la risposta pronta:

Scusami, ma non ti passa neanche per l’anticamera del cervello l’idea che non tutto quel che viene pubblicato sui social sia vero?

In uno dei prossimi episodi vediamo meglio il senso figurato di “anticamera“, che si usa in tante situazioni diverse. Per ora facciamo un ripassino dedicato al’amicizia.

Danielle: Chi sono i veri amici? Di sicuro non sono quelli che cercano di ingraziarsi con te. Anzi, sono quelli che ti fanno notare i tuoi errori, ogni tanto persino spiattellandoti la verità in faccia, se ne hai bisogno…

Estelle: Secondo me i veri amici sono quelli che puoi chiamare per chiedere aiuto qualunque sia la situazione. È una relazione sincera e senza filtro. Sono persone sulle quali puoi contare anche dopo una lunga assenza.
Spesso non ci si vede da illo tempore, vuoi per percorso di vita, vuoi per imprevisti che accadono. Poi ci ritroviamo, magari per caso, e tutto si svolge come se ci fossimo lasciati il giorno prima.

Marcelo: Ogni volta che penso all’amicizia, mi chiedo se esiste un problema la cui entità possa rompere anche l’amicizia più solida. Preferisco però restare col dubbio.

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Sfiorare l’idea (ep. 985)

Non ti sfiora l'idea?

Sfiorare l’idea (scarica audio)

Trascrizione

L’espressione “carezzare un’idea“, che vi ho spiegato nell’ultimo episodio, potrebbe sembrare equivalente a “sfiorare un’idea”.

L’equivoco potrebbe nascere dal fatto che accarezzare e sfiorare sono verbi abbastanza vicini.

In realtà si tratta di due verbi che si usano raramente uno al posto dell’altro quando si parla di idee.

Carezzare un’idea” significa come detto riflettere o considerare attentamente un’idea, generalmente con interesse o curiosità, ma senza impegnarsi completamente in essa.

Sfiorare un’idea si utilizza esclusivamente in frasi negative. Es:

Ragazzo: Ciao, usciamo insieme stasera?

Ragazza: No grazie! Ho da fare stasera.

Ragazzo: Sicura? Guarda che io potrei non chiedertelo più!

Ragazza: Ah, ma non ti sfiora l’idea che tu a me non piaccia?

Dire: “non ti sfiora l’idea…” è un modo di esprimere sorpresa o incredulità nei confronti di qualcuno che non ha nemmeno considerato o pensato a qualcosa. In questo caso, l’accento è sul fatto che l’idea sembra così lontana o irrilevante per la persona con cui si parla non ha neanche sfiorato questa idea.

Solitamente, come nell’esempio sopra, c’è ironia e irritazione. La frase appare anche un po’ offensiva. Volutamente offensiva direi.

L’idea non solo non le è venuta, ma non le è neanche passata vicino. Questa è l’immagine.

Se non volessi appositamente esprimere irritazione userei il verbo “considerare” o “pensare” o “credere”.

In breve, mentre “carezzare un’idea” implica una riflessione delicata sull’idea, “non ti sfiora l’idea” sottolinea l’assenza di considerazione o pensiero sull’idea.

È un modo, come detto, per esprimere una leggera critica se rivolto direttamente ad un’altra persona. Ovviamente posso anche parlare di me stesso.

Es:

Sto raccontando la mia esperienza quando sono rimasto tre ore bloccato nel traffico per colpa di un incidente:

Non sembrava niente di grave, non mi ha nemmeno sfiorato l’idea di dover rimanere bloccato lì per ore.

Chiaramente in questo caso non esprimo irritazione ma semplicemente sto dicendo che non ho minimamente pensato a qualcosa. “Pensare minimamente/lontanamente” è molto simile, ma meno adatta per esprimere irritazione, quindi in quest’ultimo esempio andrebbe benissimo:

Non sembrava niente di grave, non ho pensato minimamente all’idea di dover rimanere bloccato lì per ore.

Non sembrava niente di grave, non ho pensato neanche lontanamente all’idea di dover rimanere bloccato lì per ore.

Mi raccomando, evitate di usare “sfiorare l’idea” per esprimere vicinanza con un’idea, o che state iniziando a pensare qualcosa, come accade con “accarezzare un’idea” , perché come si è visto, usandosi solamente con la negazione, è adatta solamente a esprimere lontananza.

Non dite mai quindi a una ragazza:

Ti sfiora l’idea di baciarmi?

Perché sarebbe un assist perfetto per lei, che potrebbe replicare dicendo:

Non mi sfiora proprio guarda! Anzi, sto accarezzando l’idea di mandarti a quel paese!

A proposito di baci. Ripassiamo:
Irina: Ci sono baci e baci. È risaputo che vi sono quelli d’amore e quelli d’affetto fra amici, fra figli, genitori e parenti.

Edita: Conosciamo i baci capaci di scatenare forti emozioni, ma a differenza di essi quelli che vengono percepiti semplicemente come un gesto abituale per salutarsi non fanno battere il cuore.

Zhao: Da non dimenticare poi i baci non consentiti, in tal caso, mi raccomando, mettiamo subito dei paletti.

André: negli ultimi tempi gli unici baci che mi vengono in mente sono quei cioccolatini prodotti a Perugia e non direi che si tratta di una magra consolazione.

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Carezzare un’idea (ep. 984)

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accarezzare un'ideaTrascrizione

Conoscete l’espressione carezzare un’idea? Avete mai provato ad accarezzare un’idea? Che sensazione si prova?

Molto romantica questa espressione vero?

es:

Sapete una cosa? Comincio a carezzare l’idea di cambiare casa.

Dopo due anni di lavoro alle dipendenze di un ristoratore, comincio a carezzare l’idea di aprire un ristorante tutto mio.

Da un po’ di tempo sto iniziando a carezzare l’idea di comprare una macchina elettrica

Questa espressione è chiaramente da intendere in modo figurato. Significa pensare o riflettere su un’idea in modo gentile e approfondito, senza necessariamente prendere una decisione o agire su di essa. È come se stessi accarezzando mentalmente l’idea, esplorandola con cura prima di decidere se sia valida o meriti ulteriori considerazioni.

Ma perché carezzare? Carezzare significa accarezzare, sfiorare leggermente, toccare con grazia, quindi graziosamente, coccolare, lambire.

Questo nell’uso proprio. Per quanto riguarda il verbo sfiorare farò un approfondimento nel prossimo episodio.

Con carezzare c’è l’idea del tocco leggero, delicato, e infatti è come se tu stessi delicatamente esplorando l’idea, senza impegnarti completamente in essa finché non hai una comprensione migliore o hai deciso se sia valida o meno. È una metafora per un’approfondita contemplazione di un’idea. Dunque non è esattamente come dire di stare pensando seriamente di fare qualcosa.

Forse un giorno prenderai una decisione. Adesso non prendi impegni.

Si tratta di un’idea generalmente “positiva”, nel senso che è qualcosa che ti stuzzica. Qualcosa di stuzzicante.

Avere una mezz’idea”, espressione più nota, non è esattamente la stessa cosa, perché manca l’elemento stuzzicante, intrigante. C’è invece insicurezza, titubanza.

Di solito quando si accarezza un’idea si sta riflettendo su un’idea in modo positivo o almeno con interesse. È un modo di dire che suggerisce un’apertura mentale nei confronti di un’idea intrigante o stimolante.

Tuttavia, potrebbe anche essere utilizzata in contesti in cui si sta esaminando un’idea per comprendere meglio i suoi aspetti positivi o negativi prima di prendere una decisione definitiva.

In generale, “carezzare un’idea” si riferisce a un’attitudine aperta e curiosa nei confronti dell’idea stessa.

Potrò sembrare ripetitivo, ma ho certato di usare parole diverse nello spiegare lo stesso concetto.

A proposito di idee. Vogliamo fare qualche frase di ripasso?

Carmen: Ultimamente mi sono ingrassata un po’. Ora ho una mezz’idea di fare una dieta. Mio marito mi ha dato della matta. Ha detto che è un’idea peregrina e ha aggiunto: hai presente come hai sgarrato in tutte le tue diete precedenti in men che non si dica? Vabbè – ha ragione lui – ho detto io, è un’idea che lascia il tempo che trova. Ma come si fa a mantenere il peso forma, limitandosi allo stretto necessario? Chiedo lumi.

marcelo

Marcelo: Mi è piaciuta molto l’idea d’iniziare lo studio d’italiano durante la pandemia, e con IS è diventato un chiodo fisso. Ogni mattina mi alzo di buonora e la prima cosa che faccio è precipitarmi sul gruppo WhatsApp per vedere le novità. Ma io mi domando e dico: sarà stata una buona idea? Vabbè, Pazienza! Ormai la frittata è fatta!

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L’entità (ep. 983)

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Entità soprannaturale – museo delle civiltà di Roma

Trascrizione

Questo di oggi è un termine veramente interessante, utilissimo per incrementare il vostro vocabolario, perché si può usare in tante occasioni diverse.

Si tratta di: entità.

Entità, con l’accento sulla ultima lettera, può esservi utile soprattutto perché vi permette di fare una bella figura se la usate con un italiano.

Non è obbligatorio usarla perché può essere sostituita con parole a voi non madrelingua molto più familiari, ma usarla dà un tocco di professionalità e di eleganza alla frase.

Ad esempio, si usa per indicare una quantità o una cifra o un certo livello.

Es.

Se un amico vi racconta che ha fatto un incidente e ha avuto danni all’automobile, puoi chiedere:

Quanti danni?

A quanto ammontano i danni?

Quanti danni ti hanno fatto?

Quanti soldi dovrai spendere?

Oppure:

Qual è l’entità dei danni?

Hai subito danni? Di quale entità?

Lui potrebbe rispondere:

Non molti danni.

I danni non sono molti.

La macchina non ha subito grandi danni.

Oppure:

L’entità dei danni subiti non è molto alta.

Secondo esempio. Una partita di calcio sta terminando. Siamo vicini al novantesimo minuto.

Posso chiedere:

Quanto tempo recupererà l’arbitro?

Di quanti minuti sarà il recupero?

Quanti minuti di recupero ci saranno?

A quanto ammontano i minuti di recupero?

Oppure:

Quale sarà l’entità del recupero?

Terzo esempio:

Il governo sta facendo una legge per tagliare le tasse.

Si potrebbe chiedere:

Quanto saranno tagliate le tasse?

A quanto ammonterâ la diminuzione delle tasse?

Di quanto verranno tagliate le tasse?

Oppure:

Quale sarà l’entità del taglio?

Possibili risposte:

Non si conosce la percentuale di diminuzione delle tasse

Ancora non è noto l’ammontare della diminuzione.

Oppure:

Non è ancora nota l’entità della diminuzione o del taglio.

Oppure:

Non si conosce l’entità della detassazione

Come avete notato, può essere utilizzata in molte situazioni diverse per aggiungere un tocco di raffinatezza alla vostra comunicazione.

Analogamente si può parlare ad esempio dell’entità di un infortunio subito da un calciatore per indicare la gravità, l’importanza dell’infortunio.

Oppure parliamo ad esempio di crimini di lieve entità, cioè lieve importanza, lieve gravità.

Oppure si può parlare dell’entità di un rimborso per spese sanitarie, dell’entità di un problema.

Eccetera.

Un secondo modo per usare il termine entità è quando parliamo di qualcosa di astratto, di generico o di poco conosciuto. È simile al termine “essere” o “creatura“, o anche “ente”, “organismo”.

Quando si parla di extraterrestri, ad esempio, si potrebbe dire:

La scienza sostiene l’esistenza di entità extraterrestri, ma non abbiamo prove concrete

Il progetto di legge propone l’istituzione di un’entità governativa dedicata alla protezione dell’ambiente

L’entità spirituale che guida la nostra vita è un mistero che molti cercano di comprendere.

Un angelo è spesso raffigurato come un’entità celestiale con le ali.

Un fantasma è un’entità misteriosa spesso associata al soprannaturale.

Il suolo è un’entità vivente molto complessa

Ogni coppia è composta da due entità distinte che si incontrano.

Eccetera.

In questi esempi si capisce il senso astratto, poco specifico del termine.

Bene adesso potete valutare l’entità dell’importanza da attribuire a questo termine e della sua utilità nella vita quotidiana.

Per ripassare, parlatemi della cosa più bella o interessante o importante che avete imparato recentemente della lingua italiana.

Marcelo: difficile mettere sul piatto tutto ciò che di bello abbiamo imparato. I proverbi italiani sono particolarmente graditi e in special modo mi piace fare il confronto con la mia lingua madre. Così facendo posso unire l’utile al dilettevole!

Irina: Devo ammettere che quando parlo con persone madrelingua, sento molto la mancanza della grammatica. Parlando a tu per tu,
ogni due per tre mi trovo ad andare a tentoni senza le regole grammaticali. Pertanto recentemente a scanso di equivoci ho deciso di fare un corso di grammatica, che ho scoperto essere straordinariamente logica ed elegante. Di punto in bianco tutta la bellezza della lingua italiana ha cominciato a riaffiorare. Dopo il corso, devo solo munirmi di pazienza e attendere un miglioramento.

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Tutti e due, tutt’e due, tutte e tre

Tutt’e due, tutti e due, Tutt’e tre (scarica audio)

Trascrizione

Conoscete lo scioglilingua dei trentatré trentini?

Trentatré trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando.

In questo scioglilingua mi interessa la parte in cui dice “tutti e trentatré“.

Tutti e trentatré” indica un determinato numero di persone (33 in questo caso) considerate nel loro insieme.

Cambiando il numero, non cambia la regola:

Tutti e due, tutte e due (tutt’e due è la forma contratta)

Tutti e tre, tutte e tre (tutt’e tre)

Tutti e quattro, tutte e quatto (tutt’e quattro).

Eccetera.

Gli stranieri tendono a fare l’errore di usare gli articoli al posto della congiunzione e.

Tutti i due

Tutte le due

Nel caso del numero due chiaramente si può anche usare entrambi o entrambe.

Allora facciamo un esercizio dove io vi faccio delle domande e voi dovete rispondere.

Chi viene di voi due al cinema?

Risposta: tutti e due

Chi di voi tre è il figlio di Giovanni?

Risposta: tutti e tre

Quanti trentini entrarono a Trento trotterellando?

Risposta: tutti e trentatré

Adesso rispondete con la forma contratta.

Chi si chiama Maria di quelle due ragazze?

Risposta: tutt’e due

Come sono andate le partite di coppa del Milan, della Roma e della Juventus? Chi ha vinto? Usa ancora la forma contratta.

Risposta: hanno vinto tutt’e tre

Adesso rispondete con una sola parola.

Chi di voi suona il pianoforte?

Risposta: entrambi.

Quale delle due ragazze è sposata?

Risposta: entrambe

Chiaramente si può rispondere anche con una frase più lunga, es:

Sono tutt’e due sposate

Tutti e trentatré entrarono a Trento trotterellando

Tutti e due suoniamo il pianoforte.

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Avrebbe potuto essere o potrebbe essere stato?

Avrebbe potuto essere o potrebbe essere stato? (scarica audio)

Trascrizione

Vediamo la differenza che esiste tra avrebbe potuto essere e potrebbe essere stato.

Questo episodio è la conseguenza di una domanda che mi ha fatto André dal Brasile, un membro dall’associazione italiano semplicemente.

André: Ciao caro Gianni potremmo aprire una parentesi e parlare un po’ di grammatica? Ci sono due tempi verbali che ogni due per tre li uso in modo sbagliato! potresti spiegarmi la differenza tra avrebbe potuto essere e potrebbe essere stato?

Giovanni: Grazie per la domanda André.

Partiamo dagli esempi:

Tra noi avrebbe potuto essere diverso se tu non avessi avuto tanti dubbi.

Cosa potrebbe essere stato a causare in te tanti dubbi?

Brevemente spiego la differenza e poi facciamo un esercizio di ripetizione.

Avrebbe potuto essere indica qualcosa che non è accaduto. Però era una possibilità.

Potrebbe essere stato significa che c’è un dubbio: non si sa se questa cosa è accaduto. Può darsi. È una possibilità, un’ipotesi.

Allora ripeti dopo di me:

Avrebbe potuto essere una grande partita se l’arbitro non l’avesse condizionata

Chi ha rubato il pesce? Potrebbe essere stato il gatto!

Abbiamo perso ma il risultato avrebbe potuto essere peggiore

Potrebbe essere stato lui l’autore di quel messaggio misterioso.

Avrebbe potuto essere un grande attore se avesse seguito quella carriera.

Potrebbe essere stato il vento a far cadere quell’albero.

Avrebbe potuto essere un campione olimpico se non si fosse infortunato.

Potrebbe essere stato un malinteso che ha causato la confusione.

Avrebbe potuto essere un leader eccezionale, ma ha scelto un’altra strada.

Potrebbe essere stato un errore di comunicazione che ha portato al disaccordo.

Avrebbe potuto essere un ottimo cuoco, ma ha scelto la finanza.

Potrebbe essere stato il risultato di una scelta impulsiva.

Avrebbe potuto essere un artista famoso se avesse continuato a dipingere.

Potrebbe essere stato un incidente, non credo fosse intenzionale.

Avrebbe potuto essere il vincitore della gara, ma ha perso l’ultimo sprint.

Potrebbe essere stato il destino a unire quelle due persone.

Avrebbe potuto essere un grande successo nel mondo degli affari.

Potrebbe essere stato un incidente d’auto che ha causato il ritardo.

Avrebbe potuto essere il miglior pianista del suo tempo se avesse continuato a suonare.

Potrebbe essere stata un’incomprensione che ha portato alla litigata.

Avrebbe potuto essere il capitano della squadra se non fosse stato per l’infortunio.

Potrebbe essere stato il cambiamento delle condizioni meteo a influire sull’evento.

Avrebbe potuto essere il miglior amico che avessi mai avuto se non si fosse trasferito.

È tutto per oggi.

Lo so, avrebbe potuto essere un episodio più breve se avessi fatto meno esempi. Ma che volete

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Il verbo asfaltare (ep. 982)

Il verbo asfaltare (scarica audio)

Trascrizione

Che squadra tifate voi? Siete tifosi della Roma, come me oppure del Real Madrid, o di altre squadre?

Vi è mai capitato che la vostra squadra del cuore sia stata asfaltata?

Purtroppo a me è capitato più volte. Basti ricordare la partita di coppa contro il Manchester che finì 7-1 o la sconfitta contro il Bodo glimt che fini 6-1. Che figuracce!!

Ho usato il verbo “asfaltare“, molto usato nello sport.

Ma asfaltare viene dalla parola asfalto che è il materiale di colore scuro che si usa per ricoprire le strade.

Asfaltare sta per coprire di uno strato di asfalto.

asfaltare una strada

Le strade asfaltate sono le più comode

Si usa però anche in senso figurato per indicare l’atto di superare o sconfiggere qualcuno o qualcosa in modo deciso e categorico.

Asfaltare un avversario si potrebbe dire anche infliggere una vittoria schiacciante a un avversario. Abbiamo già fatto un episodio dedicato alle vittorie e alle sconfitte, senza parlarvi di asfaltare.

Si potrebbe anche dire, al posto di asfaltare un avversario, sconfiggere e umiliare l’avversario, tanto è sonora la sconfitta.

Non si usa solo nello sport però.

L’immagine è quella di coprire o “asfaltare” il percorso davanti a sé, eliminando ostacoli o concorrenti. Ad esempio:

L’azienda ha asfaltato la concorrenza con la sua innovazione tecnologica.

In questo caso, significa che l’azienda ha superato la concorrenza in modo netto e ha ottenuto un vantaggio dominante nel settore.

La Roma ha asfaltato gli avversari con un punteggio di 7-0.

Qui, si sta dicendo che la squadra della Roma ha sconfitto gli avversari in modo schiacciante, segnando sette gol contro di loro.

Quindi, il senso figurato di “asfaltare” riguarda solitamente il superamento o il dominio assoluto su qualcosa o qualcuno.

Si usa anche in politica.

Il candidato alle elezioni ha asfaltato l’avversario nel dibattito televisivo, dimostrando una chiara superiorità nelle sue argomentazioni.

Come modalità alternative si potrebbero usare:

Dominare

Sconfiggere sonoramente

Battere in modo schiacciante

Stravincere

Prevalere nettamente

Trionfare

Sopraffare

Adesso ripassiamo.

Marcelo: Parlando di vittorie schiaccianti, ne ricordo una al mondiale di calcio in Brasile del 2014, con buona pace degli amici brasiliani. Si tratta della vittoria della Germania, che asfaltò per 7-1 i brasiliani.

Ulrike: Chi parla delle vittorie dovrebbe avere presente anche le sconfitte. Spesso una presunta vittoria si rivela una vittoria di Pirro e in tal caso non resta che dire: la prossima volta aspetta un po’ prima di cantar vittoria.

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Niente o per niente? (ep. 981)

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Video Youtube

Trascrizione

Oggi parliamo di niente… cioè, non voglio dire che non parleremo di niente, ma che parleremo di “niente”, cioè della parola “niente”.

Sapete bene che il termine “niente” significa ‘nessuna cosa’.

Si usa in molte occasioni diverse, molte locuzioni soprattutto, come “di niente“, una risposta che si può dare a qualcuno che dice “grazie”, ad esempio.

Oppure “non fa niente“, che si può usare sia come risposta ad un persona che si scusa, sia quando vogliamo dire che qualcosa è inefficace. Es:

A me il caffè non fa niente!

Cioè: il caffè dovrebbe svegliarmi per via della Caffeina, ma a me non fa niente, cioè non funziona, è inefficace, non fa effetto.

Oggi però mi interessa di più parlarvi di “per niente”. Aspettate prima di dire che a voi non interessa per niente, perché posso parlarvi di due utilizzi.

Nel primo utilizzo, la locuzione “per niente” viene utilizzata per esprimere negazione o anche assenza di qualcosa, con una certa enfasi.

Di solito, è usata in risposta a domande o affermazioni per indicare che qualcosa non è affatto vero o non è presente. Ad esempio:

“Ti piace il gelato al cioccolato?” – “No, per niente.” (non mi piace proprio, neanche un po’)

“Hai paura dei ragni?” – “No, per niente.” (non ho nessuna paura dei ragni).

Non sono per niente d’accordo con te.

“C’è il parmigiano in frigo?” – “Per niente” (neanche un piccolo pezzo, assolutamente no)

Non ho per niente sonno

Non hai per niente rispetto per me

“Per niente” possiamo in questi ultimi due casi sostituirlo con “affatto“, leggermente meno informale.

A volte posso usare anche “nessuno” o “alcuno” (non hai nessun/alcun rispetto per me).

Posso anche usare le due forme “per niente” e “affatto” nella stessa frase per rafforzare ancora di più.

Es:

Non mi piaci per niente affatto!

“Per niente” , tra l’altro, è simile anche a “niente affatto”.

Che è una negazione persino più forte, simile spesso a “assolutamente no!”

Es.

Sei stato tu a causare tutti questi problemi?

Risposta: niente affatto!

Riguardo al ruolo della preposizione “per” , qualche volta “per niente” può sostituire “niente”, pur conferendo una maggiore enfasi alla frase:

Es:

Non c’è niente da mangiare qui.

Questa frase indica semplicemente che non c’è cibo disponibile. È una dichiarazione neutra.

Invece:

Non c’è per niente da mangiare qui,

In questo modo è più enfatica. In questo caso, sottolinei ancor di più l’assenza di cibo, quasi a voler dire che non c’è davvero nulla da mangiare, specie se qualcuno aveva detto il contrario.

Il secondo utilizzo di cui vi parlavo all’inizio invece è questo:

Per niente al mondo rinuncerei alla mia libertà.

In questo caso, “per niente” è utilizzato per enfatizzare che io non rinuncerei alla mia libertà in nessuna circostanza, sottolineando un forte grado di determinazione o importanza attribuito a quella libertà. Analogamente potrei dire:

Per niente al mondo tradirei un amico.

Per niente al mondo rinuncerei ai miei sogni.

Per niente al mondo accetterei un lavoro che non mi piace.

Per niente al mondo smetterei di seguire la mia passione.

Per niente al mondo negherei aiuto a chi ne ha bisogno.

In questi casi la preposizione “per” si usa per introdurre la condizione o la motivazione. Come se nessuno scambio fosse possibile. Es

Faresti questo per 1000 euro?

No, non lo farei neanche per 1 milione.

Quindi se dico ad esempio:

Non si dà niente per niente.

La frase “Non si dà niente per niente” significa che di solito non si ottiene qualcosa senza dover dare qualcosa in cambio. Sottolinea che nella vita spesso è necessario scambiare o sacrificare qualcosa per ottenere qualcos’altro. In altre parole, suggerisce che raramente si ricevono benefici o favori senza aspettarsi o dover dare qualcosa in cambio. È un modo di esprimere il concetto che la reciproca convenienza sono comuni nelle interazioni umane e anche nelle transazioni economiche.

Es: mi dai queste scarpe per 50 euro?

Oppure:

Ho studiato una vita per niente!

La frase “Ho studiato una vita per niente!” esprime un forte senso di delusione o frustrazione. In questa frase, l’espressione “per niente” indica che la persona ha dedicato una vita intera allo studio o all’apprendimento di qualcosa, ma ora sente che tutto quel tempo e sforzo sono stati inutili, vani, o almeno non hanno portato ai risultati sperati.

È un modo di dire che sottolinea la mancanza di soddisfazione o gratificazione per tutto il duro lavoro e gli sforzi profusi.

A volte il tono da usare è importante per distinguere i vari significati. La frase:

L’ho fatto per niente!

Potrebbe essere usata per rammaricarsi, per dispiacersi, come nell’esempio precedente, oppure per sottolineare un’azione fatta senza la volontà di ottenere qualcosa in cambio, quindi in modo disinteressato o altruistico, senza cercare una ricompensa o un beneficio personale.

Es:

Ho aiutato il mio vicino a spostare i mobili, ma l’ho fatto per niente. Non ho chiesto nulla in cambio.

Oppure:

Molto rumore per niente

In questo caso significa che “non c’era alcun motivo” per far rumore  (il rumore può anche essere una metafora di confusione, polemica ecc),

In alcuni casi si usa anche “per nulla”, proprio come il titolo della commedia di William Shakespeare tradotto in italiano chiaramente (molto rumore per nulla).

D’altronde niente e nulla sono più o meno sinonimi. Nulla appare però meno informale.

Per finire, c’è un’espressione particolare: “Mica per niente“, molto usata a livello colloquiale. Abbiamo già visto l’uso di mica in un episodio e anche nell’espressione “mica pizza e fichi

L’espressione “mica per niente” è un modo colloquiale di sottolineare con enfasi un motivo oppure per negare qualcosa. Es:

Adesso voglio lavorare. Non ho studiato mica per niente, ho passato ore a prepararmi per l’esame!

Vedete che potrei anche togliere “mica” e il senso non cambia.

Oppure:

Non posso spendere più di 30 euro stasera per cena. Mica per niente, perché altrimenti domani non potrò andare al cinema.

La frase sottolinea che la persona sta cercando di risparmiare denaro per potersi concedere l’opportunità di andare al cinema il giorno seguente. In questo caso, “mica per niente” indica quindi che c’è una motivazione valida – se non fosse chiara – dietro la decisione di non spendere troppo per la cena.

Stavolta però non posso togliere la parola “mica”. La frase non avrebbe senso. La posso però sostituire con “non”. Con “mica” è più informale.

Non per niente, perché altrimenti domani non potrò andare al cinema.

Anche in questo caso si sottolinea comunque il motivo per cui facciamo o diciamo qualcosa, specie se si sente il bisogno di giustificare un’azione o una frase appena detta, perché potrebbe non essere evidente.

Adesso basta. Mica per niente, rischierei di annoiarvi!

Adesso ripassiamo. Mica per niente, altrimenti dimenticate cosa avete già imparato! Parliamo del vostro sport preferito. Usate qualcosa che avete già imparato dagli episodi precedenti.

Hartmut: I miei sport preferiti sono due: il calcio e la pallacanestro. Amo guardare le partite sia allo stadio che in tv. Poi se le condizioni sono propizie li pratico io stesso a volte. Ad ogni modo la mia routine quotidiana è quella di fare ginnastica.

Danielle: Sport? Forse sarebbe d’obbligo praticarlo, per evitare l’ineluttabile declino fisico, ma sinceramente non mi piace per niente. Poi ce ne sono alcuni assolutamente proibitivi per me. Senza contare poi gli effetti sull’umore. Lasciamo perdere, proprio non è cosa per me.

Ulrike: Io corro. Quando avevo una trentina d’anni, in quanto spettatrice al bordo di una strada di Berlino, ho preso spunto dalla prima maratona svolta nella città. Di punto in bianco ho smesso di fumare e ho iniziato ad allenarmi. Qualche anno dopo ho esordito con la mia prima maratona. È stato un esordio coi fiocchi. Faccio le mie corsette anche oggi che ho superato gli anta da un pezzo.

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A scoppio ritardato (ep. 980)

A scoppio ritardato (scarica audio)

a scoppio ritardato

Trascrizione
Parliamo di “a scoppio ritardato“, una espressione colloquiale o una metafora che si usa per riferirsi a qualcuno o qualcosa che reagisce o mostra effetti o conseguenze in un momento successivo rispetto a quanto ci si aspettava o rispetto all’evento iniziale. Abbiamo fatto già un episodio dedicato ai ritardi, e abbiamo visto l’aggettivo “tardivo” che possiamo dire che è la versione formale di qualcosa che avviene “a scoppio ritardato“.

In sostanza, questa espressione indica un ritardo di una reazione, di una risposta o di un’azione. Può anche indicare un effetto che si manifesta più tardi del previsto.

Parlare di una reazione tardiva appare spesso troppo formale. Per questo sì preferisce usare “reazione a scoppio ritardato”.

Ad esempio, se qualcuno prende una decisione che sembra non avere conseguenze immediate ma si rivela problematica in seguito, si potrebbe dire che quella decisione ha avuto effetti “a scoppio ritardato”, perché gli effetti negativi si sono manifestati successivamente nel tempo. Probabilmente erano attesi in un momento precedente.

È una modalità utilizzata per descrivere situazioni in cui le conseguenze non sono immediate ma emergono in un secondo momento.

Pensate a una bomba, un esplosivo o altro ordigno, che deflagra, cioè scoppia solo dopo un certo periodo di tempo. Dovrebbe scoppiare subito, questo è quello che ci si aspetta, ma scoppia più tardi.

Allora capite come diventa facile applicare questo ritardo in qualunque tipo di risposta, non solo quello della bomba che scoppia più tardi del previsto.

Possiamo dire più semplicemente:

Perché ad ogni mia domanda rispondi a scoppio ritardato? Sei ubriaco?

Giovanni ci mette sempre un po’ a capire le barzellette. Ride sempre a scoppio ritardato!

Chiaramente è un’espressione informale, spesso usata in senso ironico o per prendere in giro una persona. Non usatela nello scritto a meno che non sia una chat con un amico.

In molte occasioni basta sostituirla con “in ritardo”.

Chiaramente non si usa sempre al posto di “in ritardo”, perché ad esempio se un treno ritarda di 10 minuti non si dice che è arrivato a scoppio ritardato, perché non è una reazione.

Ulrike: sono insofferente ai ritardi di qualsiasi tipo. Una fisima che fa molto tedesco, direte voi. Vabbè, passatemi il termine, non me ne frega niente!

Andrè: che ne pensi di fare un giro in Brasile, cara Ulrike? Spero che questa non sia proprio una idea peregrina! Comunque se sei così insofferente ai ritardi, dovrai armarti di pazienza! Spesso vai in Italia in vacanze e so che gli italiani non sono un granché in quanto apuntualità, tantomeno lo siamo noi!

Ulrike: Sono tanto insofferente ai ritardi quanto generosa e paziente rispetto alle magagne altrui.

Rauno: A volte l’apprendimento di una lingua stranieradà del filo da torcere. State molto attenti – per inciso, parlo con i maschietti – alla risposta della vostra fidanzata quando le chiedete “Cara, Ne hai ancora per molto?” Perché esiste una sottile differenza tra “Scusa del ritardo” e “Scusa, ho un ritardo”. La prima risposta è innocua e va presa con filosofia. La seconda invece ti può far venire un groppo alla gola ma potrebbe anche restarti sul groppone per tutta la vita.

Edita: io sono ritardataria, adesso lo sapete tutti, ma spero che non me ne vogliate per questo. Oggi però ho deciso di ritagliarmi un po’ di tempo e scrivere questo ripassino tout court.

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