Vuolsi così colà dove si puote

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Trascrizione

Ecco a voi un’altra celebre frase della Divina Commedia, di Dante Alighieri, che, al pari di altre, è utilizzata anche ai giorni nostri.

La frase:

Vuolsi così colà dove si puote

Una frase che suona magnificamente, e a mio parere una frase del genere non poteva non trovare una sua applicazione anche nel linguaggio moderno.

Vediamo prima cosa significa e quando è stata usata da Dante, così da capire anche come usarla e in quale occasione.

Siamo all’inferno e Dante la utilizza ben due volte. Vediamo le singole parole.

Colà è un termine che oggi non si usa ma significa “là” , quindi indica un luogo e precisamente indica il paradiso, che è il luogo in cui si trova Dio.

È proprio là (colà) che si prendono le decisioni, è il luogo in cui si decidono le cose. Ma là dove?

Ce lo dice la parte finale:

dove si puote

cioè dove si può, dove si può tutto, dove tutto è possibile. Si parla del paradiso, perché è là che c’è Dio, e Dio infatti può tutto.

Vuolsi significa invece “si vuole” e anche vuolsi non è un termine usato oggi nella lingua italiana, come neanche il termine “puote“, tra l’altro.

Vuolsi così colà dove si puote

Si vuole così, là, in paradiso, dove tutto si può.

Questo è il senso della frase.

In pratica si potrebbe dire è che “questa è la volontà di chi comanda, chi detiene il potere”.

Prima Dante la usa all’inizio del suo viaggio infernale, in una frase nei confronti di Caronte, il cosiddetto traghettatore delle anime dei morti, cioè colui che trasportava le anime per passare da una sponda all’altra del fiume Acheronte.

Infatti Caronte non lo voleva trasportare a Dante perché lui non era morto ma vivo. E lui portava solo anime quindi non si trattava di persone vive.

Ma poi di fronte alla volontà di Dio, non poteva certo far nulla neanche Caronte.

Lo stesso invito viene fatto più tardi a Minosse e anche questa volta si fa riferimento alla volontà divina alla quale devono obbedire tutti.

E allora tutti, anche oggi, possiamo usare questa espressione, ovviamente in senso ironico, nel momento in cui voglio esprimere un concetto semplice:

Inutile lamentarsi, inutile cercare di obiettare contro una decisione che viene dall’alto. Bisogna obbedire e basta, perché così è stato deciso.

Chiunque venisse paragonato a Dio, ovviamente, non può essere fatto che in senso ironico.

Siamo evidentemente in una situazione in cui c’è un capo, qualcuno che comanda e la sua volontà o le sue decisioni non possono essere messi in discussione, perché quello è un vero e proprio ordine e non possiamo far nulla per opporci.

Non vi garantisco però che tutti gli italiani vi capiranno! Diciamo che un dieci per cento, più o meno, degli italiani potrebbe capire subito il senso della vostra frase.

Di certo comunque vi capirà il vostro professore di lingua italiana!

Quindi, se vi chiederà se avete fatto tutti i compiti da lei/lui assegnati, voi potrete rispondere:

Certo che li ho fatti, vuolsi così colà dove si puote!

A quel punto non potrete mai essere bocciati!

Oppure, ancora più adatta se la usate quando qualcuno si lamenta di qualche decisione di una persona importante, e voi gli fate presente che è inutile lamentarsi.

Esercizio di ripetizione adesso. Impariamo a pronunciare la frase. Ripetete dopo di me:

vuolsi

così

Vuolsi così

colà

Colà dove si puote

Vuolsi così colà dove si puote

Nel mezzo del cammin di nostra vita

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Inizia così la Divina commedia:

Nel mezzo del cammin di nostra vita.

Si tratta del  primo verso della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Oggi, che è il giorno dedicato a Dante, voglio parlarvi proprio di questo “verso” della Divina commedia.

I versi, come saprete, sono ciascuno delle singole parti in cui si articola un testo metrico definito da un particolare disegno ritmico e alla fine del quale, di solito, si va a capo.

Allora questo verso è il primo della Divina Commedia, e il primo della parte dedicata all’Inferno, dove vanno i cattivi.

Questo primo verso è quello più famoso del Poema.
Il poema è la Divina commedia.

Questo è un termine che più in generale indica un’opera letteraria in versi, di notevole estensione. Quindi si tratta di grandi opere letterarie, proprio come la Divina Commedia.

Ma cosa significa questo primo verso?
Questo verso è da leggere insieme ai due versi immediatamente successivi:

«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.»

Vediamoli insieme.
Questi tre versi. Faccio riferimento a quella che è l’interpretazione più diffusa di questi versi, e quindi quella più attendibile, credibile.

Dante Alighieri parla della vita, della vita di un essere umano, che a quei tempi durava circa 70-80 anni.

“Il mezzo del cammin di nostra vita” sarebbe interpretabile dunque come il centro della nostra vita, quando quindi abbiamo una età attorno ai 35-40 anni.

La vita dunque è un cammino che termina a circa 80 anni e quando siamo nel mezzo del cammino abbiamo circa 40 anni.

Dante si immagina dunque per una selva oscura (siamo nel secondo verso).

Una selva è come un bosco, un luogo dove ci sono molti alberi, molta vegetazione.
Si parla generalmente si selva e non di bosco quando però la vegetazione è molto fitta o quando è molto facile perdersi in questo bosco.

Siamo in questa selva dunque e abbiamo 40 anni circa.

Questa selva è “oscura”. Questa immagine della selva oscura, cioè buia, rappresenta lo stato d’animo di un essere umano che, intorno all’età di 40 anni circa, attraversa un momento di confusione interiore. La sua mente è confusa, e l’uomo si sente perduto, come se si trovasse in una selva oscura, fitta di alberi, dove è facile perdersi.

E infatti nel terzo verso si legge che “la diritta via era smarrita”.

La via, cioè il cammino della vita, ad un certo punto della vita viene persa, viene smarrita.

Non sappiamo più dove ci troviamo, come quando ci troviamo in un bosco oscuro, pieni di alberi, un bosco molto fitto. Ci siamo persi.

Sembra che Dante, nel periodo in cui scrisse l’opera, vivesse infatti un momento di crisi, uno sbandamento morale. Questa è la selva oscura.

“Mi ritrovai”. Il verbo ritrovarsi si usa proprio per indicare il non accorgersi di questo. All’improvviso si è ritrovato in una selva oscura. Ovviamente ritrovai è il passato remoto.

Ma non si tratta solamente di Dante nella Divina Commedia. Si parla invece dell’essere umano in generale, che, senza accorgersene, perde la via del bene, la via positiva, per farsi travolgere dal peccato.

Si parla quindi delle sorti degli uomini nel loro complesso, del destino dell’essere umano.

In senso letterale dunque, Dante aveva smarrito il sentiero per il quale stavo andando e si perse in una selva oscura, tanto che scoprì che la “diritta via”, quella del bene, era smarrita, era persa. Ma questa, come si è detto, è una immagine figurata per indicare il destino dell’umanità che si fa travolgere dal peccato e dall’immoralità.

Attenzione però perché la via del bene, la diritta via è solo momentaneamente smarrita, perché alla fine del poema, Dante riacquista la via del bene e la grazia di Dio.

Speriamo che accada lo stesso anche a tutti noi!