Accadde il 1° ottobre 1860: il ginepraio

Il ginepraio (scarica audio)

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Il 1° ottobre 1860 è stato il giorno della battaglia del Volturno, combattuta dalle truppe di Garibaldi contro l’esercito borbonico: un episodio centrale del Risorgimento italiano.La battaglia del Volturno fu un vero ginepraio militare e politico.Garibaldi si trovava in una posizione difficile:aveva un esercito formato in gran parte da volontari, poco addestrati e male equipaggiati;si scontrava con truppe borboniche più organizzate e ben armate;il terreno, lungo il fiume Volturno, era accidentato e paludoso — un ginepraio anche in senso quasi letterale;e soprattutto, la situazione politica era confusa: Cavour e Vittorio Emanuele II osservavano con prudenza, pronti a intervenire ma senza esporsi troppo.Garibaldi, insomma, si era cacciato in un bel ginepraio: rischiava di perdere tutto ciò che aveva conquistato in pochi mesi.Ma grazie alla sua tenacia e alla fedeltà dei suoi uomini, riuscì a districarsi (un verbo legato all’immagine del groviglio) e a vincere la battaglia, aprendo la strada all’unificazione del Regno d’Italia.
Comunque sia avete capito che la parola del giorno è ginepraio.
La parola ginepraio deriva da ginepro, una pianta spinosa che cresce in cespugli fitti e aggrovigliati.Un ginepraio, in senso proprio, è dunque una macchia di ginepri, cioè un terreno pieno di cespugli e rami intrecciati, difficili da attraversare senza graffiarsi o restare impigliati.Il sinonimo più comune è sterpaio, un luogo ingombro di rami secchi e vegetazione intricata.In senso figurato, cacciarsi in un ginepraio significa entrare in una faccenda complicata, piena di ostacoli o di difficoltà, dove ogni mossa può peggiorare la situazione invece di risolverla.È una metafora perfetta per quelle situazioni in cui tutto si intreccia e sembra impossibile trovare una via d’uscita chiara.Vediamo altri esempi di uso di “ginepraio”.

Ho provato a chiedere un rimborso al Comune, ma tra moduli, firme, e richieste diverse… mi sono cacciato in un ginepraio!Marco voleva aiutare due colleghi a chiarirsi, ma ora si ritrova nel mezzo di una discussione infinita: si è cacciato in un ginepraio pazzesco!Avevo solo aggiornato un programma, ma ora non mi funziona più niente… un vero ginepraio informatico!

L’espressione “cacciarsi in un ginepraio” è vivacemente figurativa: ci fa immaginare una persona che entra in una boscaglia di spine e rami aggrovigliati, dove ogni passo può complicare la situazione.Proprio come Garibaldi sul Volturno, chi riesce a uscirne dimostra coraggio, intelligenza e determinazione.Notate che si usa quasi sempre il verbo cacciarsi. Perché?Si dice quasi sempre “cacciarsi in un ginepraio” perché il verbo cacciarsi sottolinea l’idea di entrare da soli, spesso per errore, in una situazione spiacevole o complicata.È un verbo riflessivo che implica una certa responsabilità personale:
chi “si caccia” in un ginepraio, non ci finisce per caso — ci si mette da sé, magari per imprudenza, curiosità o eccesso di fiducia.Si può usare in modi simili:Cacciarsi nei guaiCacciarsi in un pasticcioCacciarsi in una brutta situazioneIn tutti questi casi, il verbo suggerisce movimento e coinvolgimento diretto, come se la persona entrasse fisicamente dentro un groviglio di problemi da cui poi è difficile uscire.

Accadde il 12 luglio: le intemperie

12 luglio 1943 (scarica audio)

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Il 12 luglio 1943, durante la Seconda guerra mondiale, la bellissima città di Agrigento fu colpita da un bombardamento anglo-americano devastante.

In quella giornata, le bombe piovvero sulla città come una grandinata d’odio e fuoco, lasciando dietro di sé oltre 300 morti e centinaia di feriti. Le case, le strade, la vita stessa degli abitanti furono travolti.

Ecco: se pensate alla parola intemperie, forse vi vengono in mente pioggia, neve, vento, temporali.

Tutti fenomeni atmosferici che possono danneggiare cose e persone.

Ma c’è un senso più profondo, più simbolico.

Quel giorno, possiamo dire certamente ad Agrigento, la popolazione fu esposta alle intemperie della guerra.

In questo caso possiamo dire che questo è un eufemismo, ma è interessante notare che questo è un termine molto adatto per essere usato in senso figurato.

Es:
Per anni sono stato esposto alle intemperie della vita.

Nella città colpita dal terremoto ci saranno 2 giorni di festa per dimenticare le intemperie del presente.

Un termine abbastanza generico, se vogliamo, ma molto adatto proprio per questo per indicare le difficoltà, gli ostacoli, le divergenze, anche di opinioni, che spesso causano guai di diverso tipo.

La parola significa “cattiva mescolanza”, almeno nelle sue origini latine, e indica uno “squilibrio” di elementi naturali come caldo e freddo, secco e umido. Si usa sempre al plurale ed è un termine femminile.

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I chiari di luna… (ep. 1062)

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Ecco un’espressione che potete usare quando le cose non vanno troppo bene: ” I chiari di luna”.

Strano vero? Infatti in realtà la luna ispira anche romanticismo, soprattutto la luce che viene dalla luna, specie quando è piena, cioè quando la luna è visibile completamente.

Fare una passeggiata al chiaro di luna infatti significa passeggiare con la luna che illumina il cammino. Molto romantico.

Ad ogni modo i “chiari di luna”, (usando dunque il plurale “chiari”) si utilizza per indicare l’attraversamento di un periodo difficile, economicamente o anche da altri punti di vista.

Vediamo come si usa ma prima spiego cosa sono materialmente i chiari di luna.

In astronomia, un “chiaro” è la luce che emette un corpo celeste o la luce che riflette un pianeta su un altro (ad esempio la Terra) anche se la luce non è emessa direttamente da questo pianeta ma è solo riflessa.

Questo “chiaro” , (sostantivo dunque), proviene dal sole, ma è riflesso dalla luna ed è in grado di illuminare il pianeta su cui è riflesso (la Terra). Parliamo della illuminazione notturna.

Esempio di utilizzo figurato dell’espressione “chiari di luna”.

Dobbiamo comprare una nuova casa, ma non abbiamo molti soldi. Un amico mi chiede: Come mai?

Io potrei rispondere:

eh, con questi chiari di luna sarà difficile riuscire a sostenere tutte le spese necessarie.

Parlo di difficoltà economiche in questo caso.

È un’espressione abbastanza comune in tutt’Italia, usata per indicare un particolare momento critico, un periodo difficile, soprattutto sotto il profilo economico, ma non solo. Un periodo passato o quello attuale.

Un secondo esempio:

Un futuro migliore per la città di Roma oggi è possibile, dopo certi chiari di luna…

Evidentemente la città di Roma ha affrontato in passato un periodo negativo. Probabilmente non c’erano abbastanza risorse per sostenere delle spese per via di una crisi economica. Adesso però sembra che le cose vadano meglio perché il periodo in questione è passato: “dopo certi chiari di luna”.

L’espressione si usa generalmente quando è evidente a cosa ci si riferisce, anche se di per sé l’espressione non è molto precisa.

Certi chiari di luna? Quali esattamente? Si intuisce solo che c’è stato un periodo difficile. Si dà per scontato che chi ci ascolta capisca al volo.

Probabilmente si utilizza l’immagine della luce riflessa dalla luna perché la sua luce è fioca, è debole, quindi sono poco visibili i particolari e si vede a malapena. Questa scarsità di luce rappresenta metaforicamente una scarsità di diversa natura.

Al di fuori del senso economico, legato ai soldi che non ci sono (o sono scarsi, appunto), potremmo anche parlare di una difficoltà diversa.

Es:

Sto per laurearmi in lettere e decido che non voglio fare l’insegnante nella mia vita, perché ultimamente secondo me, tra le altre cose, gli insegnanti non godono di molta considerazione.

I genitori dei ragazzi lì mettono sempre in discussione, poi è sempre più difficile trovare lavoro e infine gli insegnanti non sono neanche ben pagati. Poi ultimamente, ammettiamo che anche la classe politica ha annunciato che taglierà lo stipendio degli insegnanti.

Allora posso dire che, visti i recenti chiari di luna, forse è bene che io decida di fare un altro mestiere nella mia vita.

In questo caso si parla di difficoltà di vario tipo, economiche ma anche sociali e legate al mondo del lavoro.

Ultimo esempio:

Immaginate due adolescenti che parlano tra loro, e commentano il periodo del Covid dicendo che in quel periodo era difficile conoscere ragazze e avere esperienze amorose:

Es:

Adesso esco tutti i giorni e conosco sempre nuove ragazze, ma vi ricordate che chiari di luna qualche anno fa ai tempi del Covid?

In questo caso ci si riferisce chiaramente alle difficoltà nel conoscere ragazze e nel fare nuove avventure.

L’espressione è chiaramente informale e sapete una cosa? Mi stupirebbe molto se la sentissi usare da una persona non madrelingua.

Provare a farlo con un amico italiano e vedrete la sua reazione.

Adesso mi piacerebbe un ripasso degli episodi precedenti che verta sulla luna 🌙. A seguire ascoltiamo una breve canzone dedicata alla stessa luna.

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Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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Marcelo: Nessuno prese sul serio Armstrong quando disse la famosa frase “un piccolo passo per l’uomo ma un grande balzo per l’umanità”.

Anne Marie: Adesso con le guerre in corso di passi ne stiamo facendo parecchi, ma indietro. Qualcuno ha già pagato pesantemente lo scotto.

Ulrike: questo è sicuramente un tema controverso.

Hartmut: certo, ma si sono registrate già vittime a migliaia. Questi numeri non sono opinabili.

Peggy: per non parlare delle ricadute sociali, umane ed economiche di questi conflitti.

L’insorgenza – IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE (Ep. n. 7)

L’insorgenza

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Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della salute.

Oggi un episodio dedicato ad un semplice termine: insorgenza.

Non voglio dire che quando si usa questo termine si parli solo di salute, ma quasi.

Vediamo come si usa.

Innanzitutto l’origine del termine.

Il termine “insorgenza” deriva dal verbo “insorgere“, che a sua volta ha origine dal latino “insurgere”, composto da “in” e “surgere” (che significa sorgere, alzarsi). Quindi, letteralmente, “insorgenza” indica l’atto di sorgere o alzarsi all’interno di qualcosa. Nel contesto della salute si riferisce ad esempio al sorgere di sintomi o di una malattia.

Infatti quando si parla di “insorgenza” in campo medico, ci si riferisce al momento in cui una malattia o un disturbo inizia a manifestarsi o a svilupparsi nel corpo di una persona. Ad esempio, si potrebbe dire:

L’insorgenza dei sintomi dell’influenza è avvenuta improvvisamente dopo che la persona è stata esposta al virus.

La parola “insorgenza” può anche essere utilizzata in contesti più generali per indicare l’inizio o l’origine di qualcosa, ma nell’ambito della salute è comunemente associata al manifestarsi di una condizione patologica.

Il verbo insorgere come vedremo ha più significati, e in questo senso significa manifestarsi improvvisamente, per lo più di fatti spiacevoli o dannosi, non solo malattie quindi.

Es:

Si spera che non insorgano nuove difficoltà.

Si usa anche in questo modo:

Es:

L’insorgere di complicazioni.

Che è proprio come l’insorgenza di complicazioni.

Es

Bisogna assolutamente evitare l’insorgere di complicazioni.

Insorgere è quindi molto simile a nascere, emergere, sorgere, nel senso che tutti questi verbi possono usarsi per descrivere un’azione di venire fuori o di manifestarsi.

Nascere” ha un uso più specifico che si riferisce al momento in cui un essere vivente viene alla vita. Comunque sia nascere che sorgere si possono usare anche con i problemi, le complicazioni, o le complicanze, termine quest’ultimo molto usato in ambito medico quando si aggrava una malattia o quando insorgono problemi di salute.

Le complicanze, come le complicazioni, si riferiscono a eventi o circostanze che rendono una situazione più difficile o problematica.

Vediamo qualche esempio di utilizzo del termine insorgenza e del verbo insorgere in ambito medico.

L’Insorgenza di sintomi si riferisce al momento in cui i sintomi di una malattia o di un disturbo iniziano a manifestarsi. Ad esempio:

L’insorgenza improvvisa di febbre alta potrebbe indicare un’infezione virale.

L’Insorgenza di complicazioni si riferisce al momento in cui compaiono complicazioni in seguito a una malattia o a un intervento medico.

Ad esempio:

L’insorgenza di complicazioni dopo l’intervento chirurgico ha reso necessario un trattamento aggiuntivo.

LInsorgenza di una patologia si riferisce al momento in cui una malattia o un disturbo comincia a manifestarsi o a essere diagnosticato.

Ad esempio:

L’insorgenza precoce della malattia di Alzheimer può essere difficile da diagnosticare.

L’insorgenza di reazioni avverse si riferisce al momento in cui si verificano reazioni indesiderate a farmaci o trattamenti medici.

Ad esempio:

L’insorgenza di reazioni avverse alla chemioterapia può richiedere una modifica del piano di trattamento.

Anche la febbre può insorgere. È il momento in cui la temperatura corporea di una persona aumenta, indicando la possibile presenza di un’infezione o di un’altra condizione medica. Ad esempio:

La febbre è insorta improvvisamente dopo che il paziente è stato esposto a una fonte di infezione.

Questa è l’insorgenza della febbre.

Un’altra cosa che può insorgere sono le allergie: è quando il corpo reagisce in modo eccessivo a sostanze normalmente innocue, scatenando una risposta allergica che può causare sintomi come prurito, gonfiore o difficoltà respiratorie. Ad esempio:

Dopo aver consumato un nuovo cibo, il bambino ha manifestato improvvisamente una reazione allergica che è insorta in pochi minuti.

In generale, “insorgenza” e “insorgere” vengono utilizzati in ambito medico per descrivere il momento in cui qualcosa inizia a verificarsi o a manifestarsi, come sintomi, complicazioni, patologie o reazioni avverse.

Come detto si usano anche fuori dall’ambito medico. Infatti anche i dubbi possono insorgere, ma più spesso si usa il verbo sorgere o nascere o venire, in caso di dubbi. Nel caso di problemi o complicazioni qualsiasi, ugualmente l’uso di insorgere va bene ma sembra troppo formale. Anche in questo caso è più frequente l’uso di sorgere, nascere, arrivare.

Quanto al verbo insorgere, fuori dall’ambito medico è spessissimo usato nel senso di intraprendere azioni violente. Parliamo spesso di insurrezioni popolari. In questo caso spesso è il popolo che insorge contro qualche decisione del governo.

Le insurrezioni hanno però spesso a che fare con la violenza, non si parla in genere di insurrezioni come manifestazioni pacifiche a meno che non si voglia dare più enfasi ad una notizia.

Una insurrezione quindi è spesso (non sempre però) un moto violento e deciso di protesta o di ribellione.

Insorgere quindi sta, in questo caso, per ribellarsi contro qualcuno o qualcosa.

Es:

Gli imprenditori italiani insorgono contro le decisioni del governo.

I membri dell’associazione Italiano Semplicemente insorgono contro la decisione del presidente di raddoppiare la quota di iscrizione.

Nonostante il verbo insorgere si usi anche in questo modo, c’è da dire che il termine insorgenza non si usa mai parlando di insurrezioni e quindi di reazioni violente della gente. L’insorgenza fa subito venire in mente ai sintomi di una malattia, a delle reazioni ad un farmaco, all’insorgenza di lividi, all’insorgenza di fibrillazione, di una patologia, di tumori, di brufoli, di carie ai denti, di ictus, di anemia, di depressione, di febbre e di allergie.

È chiaro che non si tratta mai di belle notizie quando c’è di mezzo l’insorgenza.

È tutto per oggi. Al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della salute.

La dissenteria, la cacarella e la stitichezza

La dissenteria, la cacarella e la stitichezza (scarica audio)

altre frasi idiomatiche

associazione italiano semplicemente

Voce di Danielle, membro dell’associazione Italiano semplicemente.

Danielle: Uno dei prossimi verbi di cui parleremo su italiano semplicemente è il verbo dissentire.

Vale sicuramente la pena inserirlo nella rubrica dei verbi professionali quindi a breve sarà online.

Spiegato molto velocemente dissentire significa non essere d’accordo.

Oggi però ci occuperemo della dissenteria, che, vi chiedo: ha qualcosa a che vedere col verbo dissentire?

Iniziamo a dire che la dissenteria è una malattia.

Non è però la malattia di una persona che non è mai d’accordo, perché questo tipo di “malattia” viene comunemente chiamata in modo diverso:

Essere un bastian contrario

Fare il bastian contrario

Abbastanza simile è l’espressione:

Fare l’avvocato del diavolo

Questa è un’espressione colloquiale che indica il comportamento di una persona che controbatte sempre, ha sempre qualcosa da ridire, è sempre contrario a tutto ma non perché ne è convinta, piuttosto lo fa apposta, solo per l contrastare le altrui posizioni.

Può anche essere utile avere una persona che interpreta la figura dell’avvocato del diavolo perché aiuta a capire il rovescio della medaglia e ad analizzare obiettivamente una decisione da prendere su un problema da risolvere.

No. La dissenteria non è tutto questo.

Invece è una particolare l malattia infettiva che colpisce il nostro intestino.

La dissenteria è una grave forma di diarrea. Comunemente i termini “diarrea” e “dissenteria” vengono utilizzati come sinonimi, ma in realtà la dissenteria è più grave.

Per usare termini semplici, quando una persona soffre di dissenteria va spessissimo al bagno e si perdono molti liquidi e sali minerali.

Il verbo dissentire e la dissenteria si somigliano quindi ma l’origine è completamente diversa. Dissentire viene dal latino e deriva da “sentire“, ma riguarda le opinioni, mentre la dissenteria deriva dal greco “éntera” che significa intestini.

A proposito, visto che ci sono, vi dico che nel linguaggio familiare si usa anche il termine cacarella, che ha anche un uso legato alla paura e alla cosìddetta fifa.

Quando una persona ha paura di qualcosa, si dicono spesso frasi tipo:

Durante la passeggiata, due cani mi hanno rincorso. Non ti dico che cacarella che mi ha preso!

Oggi ho l’esame di italiano. Ho una cacarella!

Allo stesso modo si usa anche “cacarsi sotto dalla paura” o “cacarsi addosso dalla paura” che però è decisamente troppo esplicito e dunque abbastanza volgare.

Tornando alla dissenteria, che non si usa mai in senso figurato, voglio dirvi che quando una persona ha il problema opposto, cioè quando non riesce ad andare al bagno, si dice che soffre di stitichezza, oppure si dice che è costipato (costipazione).

Ogni volta che vado in vacanza, dopo tre giorni sono sempre costipato. Come posso fare per combattere questa stitichezza?

Esiste anche il termine stipsi, sicuramente più usato dai medici che dalla gente comune.

Come la cacarella, anche la stitichezza viene usata in senso figurato.

Può indicare lentezza, incertezza nel produrre qualcosa o nel realizzare qualcosa, specie se si tratta di libri e più in generale di produzioni letterarie.

Nell’uso figurato c’è sempre una difficoltà “nell’uscita” di qualcosa.

Uno scrittore giudicato stitico è dunque uno scrittore che non scrive moltissimo. Magari esce un libro ogni 10 anni. Si parla dell’uscita dei libri in libreria.

Anche se ad uscire con difficoltà sono i soldi dal proprio portafogli, possiamo parlare di stitichezza.

In pratica si tratta di un modo alternativo e meno offensivo per dire che una persona spende con difficoltà, ha difficoltà nello spendere.

Normalmente di queste persone si dice che sono tirchie, taccagne, avare, spilorce, o, più gentilmente, parsimoniose (avere parsimonia è persino giudicato un pregio).

Possiamo comunque anche dire:

Giovanni, quando deve offrire il caffè ai colleghi si mostra sempre un po’ stitico.

Possiamo usare la stitichezza anche per indicare una certa difficoltà nel mostrare sentimenti:

Sono sempre stato stitico quando devo mostrare affetto, ma non lo faccio apposta.

Dai non fare lo stitico, dai un forte abbraccio ai nonni!

Adesso facciamo un nell’esercizio di ripetizione per non dimenticare che bisogna esercitarsi anche nel parlare:

Ho sempre sofferto di stitichezza

Ho una forte dissenteria

Quando mangio le prugne mi viene subito la cacarella.

Domani ho il primo esame. Che cacarella che mi ha preso!

Francesco è un po’ stitico nel mostrare sentimenti.

Quando c’è da offrire, il più stitico è sempre stato Pietro.

Tra qualche giorno andrà online anche la spiegazione del verbo dissentire, nella rubrica dei verbi professionali. Se volete ascoltare e leggere questo episodio, non vi resta che chiedere l’adesione all’associazione Italiano Semplicemente.

Un saluto.

Fila liscio come l’olio

Fila liscio come l’olio

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Giovanni: Una delle specialità italiane è l’olio extravergine d’oliva. Questo è abbastanza noto. ma l’olio, più in generale, e non solo quello derivato dalle olive, viene usato anche per lubrificare, per fare in modo che due corpi scivolino tra loro, per quindi ridurre l’attrito tra due corpi.

Ma l’olio si usa anche in alcune espressioni idiomatiche italiane, tra cui “liscio come l’olio“.
Filare liscio come l’olio“, in particolare, è una espressione che si usa quando non si incontrano problemi.

Come va il viaggio? c’è traffico?

Fortunatamente no. Finora fila tutto liscio come l’olio.

Cioè: va tutto bene, non abbiamo incontrato problemi.

Si usa spessissimo parlando del traffico, ma si usa in generale in qualunque attività in cui c’è la possibilità di incontrare dei problemi, qualcosa che ci faccia rallentare, che ostacoli il nostro lavoro o il normale andamento delle cose. Se tutto va bene, possiamo dire semplicemente che “tutto fila liscio”, e possiamo aggiungere “come l’olio”.

Si usa il verbo filare, che è un verbo che ha molti utilizzi diversi, ma quanto “tutto fila“, o quando “tutto fila liscio“, c’è un’attività che procede con regolarità, che va avanti senza problemi, senza intoppi, soprattutto quando questi eventuali intoppi sono fonte di preoccupazione.

Se poi tutto fila liscio come l’olio, si vuole trasmettere l’assenza di attrito. Tra l’altro il verbo filare trasmette anche un senso di moto rettilineo, senza curve, quindi qualcosa di diritto, e anche questo trasmette l’assenza di un rallentamento e quindi di eventuali difficoltà e possibili deviazioni rispetto a quanto previsto.

Filare trasmette anche un senso di ordine e coerenza. Pensate all’espressione “un discorso che fila“, che è un discorso logico, coerente, che non ha contraddizioni. Quando una persona fa un discorso che fila è un discorso convincente e efficace.

Filare trasmette l’assenza di difficoltà anche quando parliamo di un “ragazzo che fila dritto“, con riferimento al suo comportamento corretto e maturo, senza deviazioni e senza stupidaggini. Parliamo in questo caso della sua condotta sul piano morale o disciplinare.

Allora, anziché dire “tutto ok”, “va tutto bene”, “finora tutto bene“, la prossima volta provate anche a dire che  “tutto fila liscio come l’olio“.

Al prossimo video di Italiano Semplicemente

653 Essere alle prese con

Essere alle prese con (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Ecco un’altra espressione che sarà molto usata nei vostri ripassi in quanto molto semplice e al contempo adatta a essere usata in molte occasioni.

L’espressione è “essere alle prese con” qualcosa o qualcuno

Molti studenti già la conosceranno sicuramente ma vale sicuramente la pena di spiegarla.

Già conosciamo (si fa per dire) i molteplici usi del verbo prendere nella lingua italiana, e per coloro che vogliono farsi un’idea di quanto ho appena detto vi consiglio di dare un’occhiata all’episodio dedicato al verbo prendere.

Essere alle prese con qualcosa, come vi dicevo, è molto semplice perché significa essere impegnati in un’attività che presenta delle difficoltà o quantomeno comporta molto tempo.

Tutto qui.

Esempio.

Sono quasi due anni che l’intera umanità è alle prese con un virus.

Sapete di cosa sto parlando vero?

I poliziotti sono alle prese con dei manifestanti no-vax che stanno creando problemi.

Mia madre è sempre alle prese con le faccende domestiche.

Sono stato fino alle 21 alle prese con un cliente.

L’espressione non si usa per tutte le attività ma solo quelle lunghe e/o impegnative.

Pertanto non potete dire che, ad esempio, siete alle prese con l’ascolto di un album dei Pink Floyd poiché trattasi di un’attività piacevole.

Si deve usare sempre la preposizione “con” o le preposizioni articolate col e coi e al limite cogli, collo, colla e colle, sebbene queste ultime tre generalmente non si usano e si preferisce usare con lo, con la e con le.

Sono alle prese con lo (collo) scarico del water che non vuole funzionare

Sono alle prese col la (colla) prova di grammatica

Sono alle prese con le (colle) solite faccende domestiche

Sono alle prese coi (con i) vicini che si lamentano dei rumori

I calciatori sono alle prese cogli (con gli) impegni delle squadre nazionali.

Per due giorni sono stato alle prese col (con il) solito problema alla schiena

La parola adesso ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente che sono stati alle prese con ripassi impegnativi recentemente. Anche questo non è da meno direi.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marguerite (Francia): pare che il Covid stia riprendendo vigore. Troppi pochi vaccini ancora. Fintantoché non l’avremo sconfitto non sarò tranquillo.

Ulrike (Germania): io sono molto facile al contatto con gli altri, amo la vita sociale. Quanto ancora potrò resistere? Se penso alla vita che facevo prima mi viene subito il magone.

Edita (Repubblica Ceca): A me invece piace stare da solo. Faccio di necessità virtù Anche se questo non va per la maggiore.

Cat (Belgio): Non so se e quando riuscirò a farmene una ragione di questa situazione. Vivere all’insegna della malattia e della distanza sociale? Proprio non è cosa per me!

Marcelo (Argentina): per farcela occorre vaccinarsi di più, altrimenti forniamo un assist al virus che crea varianti in continuazione!

Marguerite (Francia): Se è vero com’è vero che i virus vanno sconfitti con i vaccini, bisogna cercare di convincere questi no-vax, che pensano che siamo tutti stupidi. Il fatto è che probabilmente ciascun dal proprio cuor l’altrui misura. A parte gli scherzi, bisogna capire da cosa nasce questa ribellione, qual è il malessere sociale che ha causato questi movimenti di protesta. Io non sono per la discriminazione a prescindere.

André (Brasile): credo che il problema sia che ci sono ancora molte persone che se ne fregano del COVID. Soprattutto i giovani.

Albéric (Francia): Hai ragione Andrém Ne ho fin sopra i capelli di loro. Ne abbiamo ancora per molto ad aspettare che invecchino? Come sarebbe bello un mondo senza giovani! Una mera utopia!

Rauno (Finlandia): Più che altro un’idea peregrina! Senza giovani non c’è futuro. Poi tanti cinquantenni non sono da meno quanto a sciocchezze.

Cat (Belgio): Assai più di peregrina M9! È soprattutto – passami il termine – una fesseria con la F maiuscola!
Harjit (India): adesso non è il caso di continuare. Altrimenti di qui a poco mi aspetto qualche lamentela sulla durata dell’episodio.

Spiegazione in lingua russa

alle prese

Non ti ci mettere pure tu

Audio

È possibile ascoltare il file audio in formato mp3 tramite l’audiolibro in vendita su Amazon (Kindle o cartaceo)

Trascrizione

Buongiorno amici di Italiano Semplicemente.

L’espressione di oggi è “non ti ci mettere pure tu“, espressione informale, che usano tutti gli italiani, anche in versioni leggermente diverse, vediamo tra poco come.

Si tratta di una frase che si dice in una circostanza particolare, quando si è arrabbiati.

E’ accaduto qualcosa, anzi è accaduto più di qualcosa, ed ai nostri occhi sono accadute tutte cose negative. Non si tratta di tragedie, catastrofi naturali, non di grosse cose, ma comunque di cose negative, che ci hanno messo di cattivo umore, che ci fanno pensare che una giornata non è delle migliori.

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Ebbene in queste situazioni potrebbe capitare di pronunciare una frase di questo tipo: non ti ci mettere pure tu!

Ma quando la pronunciamo? Quando possiamo pronunciarla?

Beh intanto nella frase c’è il pronome personale “tu”, quindi è evidente che si sta parlando con qualcuno.

Non ti ci mettere pure tu!

E’ un’esclamazione rivolta ad una persona, che si pronuncia con tono severo.

Il verbo “mettere” non va interpretato nel senso standard, abituale. Mettere significa collocare in un posto: mettere i libri nella libreria; mettere i piatti in tavola; mettere le chiavi sul tavolo; mettere i panni in lavatrice, eccetera. Mettere in realtà ha tantissimi significati, ma in questo caso stiamo parlando di “mettercisi“.

In mezzo, tra mettere e mettercisi c’è “metterci”. Ne abbiamo già parlato in un episodio della differenza tra mettere, metterci e mettercisi. Vi invito a dare un’occhiata. E’ l’episodio in cui abbiamo spiegato la particella ci e la frase “ci sta”.

“Metterci”, ad esempio “metterci 30 minuti”  significa impiegare. Nello stesso modo si usa anche volerci:

Le due frasi seguenti ad esempio sono equivalenti:

Per andare al lavoro ci si mettono 30 minuti, ma potrebbero volercene anche 40. Di minuti ce se ne potrebbero mettere anche 50 con molto traffico.

Per andare al lavoro ci vogliono 30 minuti, ma ce ne se potrebbero mettere anche 40. Di minuti potrebbero anche volercene 50 con molto traffico.

Ok quindi questo è impiegare, metterci, volerci.

Invece “mettercisi” si riferisce alle persone e in un primo significato indica impegno, concentrazione. Ad esempio. Proviamo a pronunciare alcune frasi con metterci e mettercisi, di diversa difficoltà:

Io per andare al lavoro ci metto trenta minuti (verbo metterci=impiegare=volerci)

Se mi ci metto riesco a finire il lavoro entro oggi (mi ci metto – mettercisi = mi impegno – impegnarsi)

Tu ci metti quaranta minuti ad andare al lavoro (metterci = impiegare=volerci)

Se ti ci metti riuscirai a impiegare 35 minuti (mettercisi=impegnarsi)

Se ti ci metti ci metterai 35 minuti (ti ci metti = ti impegnerai; ci metterai=impiegherai)

Puoi metterci 30 minuti se andrai velocissimo (puoi metterci = puoi impiegare)

Potresti metterci 25 minuti se andrai con lo scooter (potresti metterci = potresti impiegare)

Esiste anche una espressione molto usata: “Mi ci metto con impegno” che significa proprio che mi impegnerò, sarò molto concentrato.

Se un ragazzo dice: devo fare tutti i compiti entro oggi! Se mi ci metto con impegno ce la farò”.

La madre potrebbe rispondere: “mettercisi con impegno potrebbe non bastare se non sei stato attento durante la lezione in classe”.

Quindi mettercisi = impegnarsi, applicarsi, stare concentrato su qualcosa.

Nella frase di oggi però: “non ti ci mettere pure tu” il verbo mettercisi non è usato in questo modo.

Infatti esiste un secondo modo di usare il verbo. In questo caso si vuole dire alla persona che quello che è accaduto è già sufficiente, non c’è bisogno di te, del tuo intervento, mi sono già accadute abbastanza cose negative oggi.

Il verbo è sempre “mettercisi” ma si usa quindi quando qualcosa o qualcuno si aggiunge ad una situazione già problematica.

Facciamo alcuni esempi con l’aiuto di qualche membro dell’associazione Italiano Semplicemente:

Bogusia: Non ne posso più oggi amore! Non solo mi sono svegliata troppo tardi, ma poi ho trovato la mia macchina rigata da un pazzo, inoltre è piovuto a catinelle e infine, ciliegina sulla torta, il traffico mi ha impedito di arrivare in tempo al lavoro. E adesso arrivi tu che vuoi consigliarmi di alzarmi più presto? Ti prego, non ti ci mettere pure tu caro!!!

Grazie Bogusia. Ottimo esempio. Molto divertente! Ci mancava solo la pioggia a catinelle! Beh per quella bastava un bell’ombrello!

Un altro esempio?

Ulrike: Da quando ho comunicato agli amici di voler separarmi da mio marito non mancano i loro consigli e commenti in merito. L’ultima volta però mi sono arrabbiata: “basta così, ne ho abbastanza. Non ti ci mettere pure tu!” ho detto ad una mia amica. Spero non si sia offesa, ma credo che capirà la mia situazione. Ero esasperata!

Bene, grazie Ulrike, in effetti una separazione è sempre difficile da gestire e da capire a volte, quindi se poi ci si mettono anche i troppi consigli di amici e parenti potremmo perdere la pazienza. Hai ragione.

Enrique: Ciao ragazzi, penso che il significato di questa espressione “non ti ci mettere pure tu” o “non ti ci metter anche tu” sia molto simile all’espressione “ci mancava solo questa“, cioè ci sono già abbastanza problemi e tu non solo non risolvi niente, ma addirittura peggiori le cose ancora di più, cioè aggiungi un problema addizionale a tutti quelli che avevamo prima, non dai una mano ma tutt’altro, peggiori le cose ancora di più. Non ne sono certo ma penso che questo sia il significato dell’espressione, cioè molto prossimo a “ci mancava solo questa“. Forse un po’ più personalizzato verso la persona con cui parliamo, ma penso che questa espressione è molto simile a “ci mancava solo questa”. 

Ottimo anche per te Enrique. Giustamente hai detto che “pure” vuol dire “anche” e possiamo in alternativa usare anche al posto di pure senza problemi.

Poi hai ragione, “non ti ci mettere anche tu” è rivolto direttamente al nostro interlocutore, mentre invece “ci mancava solo questa/o” è una frase che si usa parlando di eventi accaduti che si aggiungono e peggiorano una situazione già problematica, come la pioggia a catinelle dell’esempio di Bogusia.

A volte la ciliegina sulla torta viene usata ironicamente per sdrammatizzare una situazione problematica. Sdrammatizzare significa rendere meno drammatica, meno grave una situazione, semplicemente scherzandoci un po’ su.

Ad esempio:

Piove, c’è traffico e, ciliegina sulla torta, mi hanno anche rigato la macchina. Ci mancava solo questa!

Bogusia prima ha usato proprio l’espressione “ciliegina sulla torta” per indicare ironicamente che per completare una situazione già difficile mancava qualcosa, come la ciliegina, cioè una piccola ciliegia, può aggiungere un tocco decorativo ad una torta, ed in questo modo una torta è perfetta. Una frase ironica ovviamente. Anche questa si usa in situazioni del genere. E come dicevo anche “dulcis in fundo” è una espressione equivalente ironica e col medesimo significato di “ciliegina sulla torta“. “Il dolce (viene) in fondo” è un proverbio latino spesso citato per indicare qualcosa di bello (o ironicamente di brutto) che arriva per ultimo e inatteso.

Se preferite ironizzare e sdrammatizzare una situazione difficile potete usare una di queste due espressioni dunque.

Qualche altro esempio e terminiamo l’episodio di oggi. Usiamo “ci mancava solo questo” ed anche “mettercisi“. Notate che mettercisi si può usare non solo rivolto all’interlocutore ma anche verso altri soggetti o eventi esterni. Infatti posso dire ad esempio:

In Italia le cose non vanno molto bene, ed adesso ci si mette anche il cattivo tempo a peggiorare la situazione!

La situazione sociale in Francia era già difficile, ora ci si mettono pure i gilè gialli!

Ieri la mia ragazza mi ha lasciato ed ho perso il lavoro. Poi la sera sono anche caduto dallo scooter. Ci mancava solo questa!

Ragazzi, oggi è una giornataccia, me ne sono già successe abbastanza, vi prego, non vi ci mettete pure voi adesso!

Noooo! Davvero la Juventus ha perso la finale di Champions League? Dopo la sconfitta con l’Inter in campionato ci mancava solo questa! 

Mia sorella mi ha urlato al telefono stamattina! Oggi poi ho anche l’esame di italiano e mi ha fatto innervosire! Spero che ora non ci si metta pure l’autobus che ritarda!

Non bastava l’allagamento della casa, ora ci si mettono anche i ladri. Una giornataccia!

L’episodio finisce qui. Ascoltate altre volte, fate delle pause se necessario, mettetevici con impegno e vedrete che per imparare bene l’italiano non ci metterete molto tempo.

Un saluto da me e da tutti i membri dell’associazione.

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