Ascrivere – VERBI PROFESSIONALI (n. 98)

Il verbo “Ascrivere”

Descrizione

Il verbo “ascrivere” attribuisce meriti o colpe in modo formale, distinguendosi da “attribuire” e “imputare” per il suo uso accademico e ufficiale. Vediamo insieme le somiglianze rispetto ai verbi simili, compresi “includere” e “annoverare

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Durata audio mp3: 12:00 minuti

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Mostrare gli attributi

Mostrare gli attributi – 1085 – (scarica audio)

Trascrizione

Buongiorno a tutti. Oggi facciamo un episodio un po’ particolare, per via del fatto che l’espressione “mostrare gli attributi” è apparentemente una locuzione innocua, ma in realtà è la versione elegante di “tirar fuori le palle”.

Naturalmente voi stranieri potreste aver difficoltà anche nel comprendere quest’ultima espressione; allora iniziamo dalla parola attributi.

Un attributo è innanzitutto un aggettivo che indica una qualità, una caratteristica di un sostantivo. L’attributo è ciò che viene attribuito, è dunque un aggettivo che si collega a un nome per attribuirgli una qualità, una caratteristica.

Tipo: “il giovane presidente”, ma anche “il presidente giovane”. “Giovane” è la caratteristica attribuuta al presidente, quindi è attributo.

Al presidente si attribuisce questa qualità, questa caratteristica. Per questo motivo l’aggettivo assume la funzione di attributo.

Parliamo della cosiddetta “analisi logica”. Niente paura. Basti sapere che l’attributo è l’aggettivo che può essere posto prima o dopo un nome per indicarne una qualità o una caratteristica.

Attributo può anche essere sostantivo, non solo aggettivo. In pratica si usa perlopiù come sinonimo di “caratteristica”.

L’intelligenza spero sia un mio attributo

Esiste anche il cosiddetto “attributo di stima” che è una dimostrazione di stima.

Es: vi ringrazio per l’attributo di stima nei miei confronti.

Cioè: vi ringrazio per avermi dimostrato che mi stimate. Vi ringrazio per aver detto parole positive su di me, che dimostrano la vostra stima nel miei confronti

La cosa più interessante però è che al plurale, attributo diventa attributi. Cioè, non è questa la cosa interessante, ma che al plurale, attributi si utilizza anche per indicare i cosiddetti attributi maschili, o attributi femminili. Ma cosa sono?

Parliamo di un eufemismo scherzoso per gli organi genitali, sia femminili che maschili, ma soprattutto per quelli maschili.

Possiamo riconoscere l’uso di questo senso figurato soprattutto in frasi come:

Mostrare gli attributi

Tirar fuori gli attributi

Mancanza di attributi

Servono gli attributi

Una persona con gli attributi

Ma qual è il legame tra i due utilizzi, quello di qualità, caratteristica e quello degli organi genitali?

È presto detto.

“Mostrare gli attributi” è un modo fantasioso e forte per dire: esibire le qualità di una persona. Significa quindi dimostrare di avere le qualità richieste, soprattutto se queste qualità sono quelle della convinzione, del coraggio, della sicurezza nei propri mezzi, della forza.

Es: Giovanni è convinto di vincere la scommessa. Ha scommesso che tu non riuscirai a dichiarare il tuo amore a Giulia. Vai, dimostra a Giovanni che hai gli attributi per farlo. È il momento di mostrare gli attributi.

Questo significa che bisogna dimostrare a Giovanni di avere quelle qualità che Giovanni non crede che tu abbia: il coraggio, in questo caso.

Analogamente, la “mancanza di attributi” può indicare la mancanza di determinate caratteristiche o qualità.

Es:

Giovanni crede che ti manchino gli attributi per laurearti in 4 anni.

Dicevo che attributi si usa normalmente di più come eufemismo per gli organi geniali maschili.

La versione volgare di mostrare gli attributi è pertanto “mostrare le palle” o “tirar fuori le palle”. Questo è il motivo per cui si usa il plurale e non il singolare.

Ad ogni modo, sia la versione volgare che quella edulcorata sono utilizzabili sia per gli uomini che per le donne. Infatti qualità come il coraggio e la sicurezza in sé stessi, così come la facoltà di accettare qualunque sfida che sia alla propria portata, possono essere prerogative sia di uomini che di donne. La forza invece può essere più spesso una prerogativa maschile.

Parlare di attributi, in questo senso, non è da considerare volgare. Al limite, meglio evitare “tirar fuori gli attributi”, e preferire versioni meno esplicite, tipo “Servono gli attributi”, meglio anche di “mostrare gli attributi”.

Anche la frase “una persona con gli attributi” è relativamente innocua.

Ci si riferisce a qualcuno che possiede le qualità desiderate per una particolare situazione. Può essere particolarmente adatta a ricoprire un incarico o semplicemente è molto istruita o molto sicura di sé.

Adesso ripassiamo.

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Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano (per adesioni scrivere a italianosemplicemente@gmail.com)

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Anthony: Su, ragazzi, facciamo una chiacchierata sui nostri attori italiani caratteristi preferiti.  Ce ne sono tra i più disparati. Chi vuole iniziare?

Rafaela: Posso dire che Bombolo è riuscito a ingraziarsi il pubblico con la sua comicità unica?

Danielle: Assolutamente sì! Non che sia quello che più preferisco, ma comunque mi ha sempre fatto molto ridere.

Christophe: Parlando di attori che sanno accattivarsi il pubblico, non posso non citare Paolo Villaggio. Ha un talento non indifferente nel conquistare lo spettatore, direi anche in ruoli impegnativi.

Estelle: Ancorché io in genere abbia sempre ambito a diventare un’attrice di nicchia, devo ammettere che ci metterei la firma per avere una carriera simile alla sua.

Marcelo: Ah, allora vorresti diventare una attrice anche tu? Per quanto io possa sforzarmi, non mi ti riesco ad immaginare su un set.

Paul: non pare neanche a me che tu abbia questa inclinazione.

Scaricare e addossare una colpa (ep. 1033)

Scaricare e addossare una colpa

DURATA MP3: 11 min. circa

Ci sono alcune differenze tra scaricare e addossare. Inoltre c’è qualche affinità anche col verbo accollare, di cui ci siamo già occupati. 

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

L’episodio contiene anche i ripassi di 18 episodi precedenti.

ENTRAADERISCI

green blue and pink kettle bells on blue surface
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608 Si deve a

Si deve a

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Trascrizione 

Giovanni: dovete sapere, cari amici di italiano semplicemente, che il verbo dovere si usa in diversi modi.

Veramente questo, almeno in parte, lo sapete già, adesso che ci penso, perché abbiamo già visto insieme l’episodio intitolato aquanto ti devo? “, nel quale il verbo dovere viene usato nel senso di essere tenuto a dare o a restituire qualcosa:

Mi devi 10 euro!

Abbiamo anche parlato del “dovuto” in un secondo episodio, ricordate? Lì abbiamo visto che il dovuto è il giusto, spesso inteso come la cifra giusta da pagare.

Abbiamo visto anche l’espressione “come si deve“, che indica la qualità di un’opera. In pratica se facciamo qualcosa come si deve allora è fatta bene, correttamente, precisamente.

In questo caso, come abbiamo visto, se una cosa è fatta come si deve “è fatta come si deve fare“, quindi è fatta bene.

Per il resto, dovere si usa quasi sempre prima di un altro verbo:

Devo parlarti

Si deve mangiare tutti i giorni

Devo vincere assolutamente

Devo proprio ammettere che hai ragione

Dovresti ascoltarmi di più

Eccetera

Dovete può indicare una necessità, un obbligo, un bisogno, un desiderio, una volontà, qualcosa di opportuno da fare, o qualcosa di giusto oppure che abbiamo già deciso di fare.

Ma torniamo alla frase:

Ti devo dieci euro

Questo dovere indica che sono tenuto a restituirti questi 10 euro.

Se non parlo di soldi posso dire:

Devo a te se sono riuscito a superare l’esame.

Devo a te il superamento dell’esame

Ne avevamo già parlato velocemente nell’episodio di cui sopra, vale a dire il n. 564, ma vale la pena approfondire questo utilizzo del verbo dovere.

Se dunque io devo a te il superamento dell’esame vuol dire che è merito tuo se ci sono riuscito, che devo ringraziare te per questo, quindi in questi casi sono debitore di qualcosa, riconosco come merito altrui un risultato positivo.

Questa modalità è molto adatta per attribuire un merito.

Gli devo tutto ciò che ho imparato

Devo a mia madre la mia educazione

Interessante l’uso di “se” molto frequente:

Devo ai miei genitori se sono cresciuto forte e sano

Se sono riuscito a vincere lo devo al mio allenatore

Devo solo a Dio se esistiamo

Posso anche estendere questo uso di dovere al caso più generale di riuscire a ottenere qualcosa non necessariamente per merito di una persona, ma in virtù di un avvenimento, in conseguenza di qualcosa di accaduto:

Devo il mio successo alle olimpiadi all’allenamento quotidiano

Se ho vinto lo devo solo alla fiducia che avete avuto in me

Vuol dire che il mio successo, la mia vittoria alle olimpiadi è stata ottenuta grazie agli allenamenti quotidiani o, come nel secondo esempio, solo alla fiducia che avete avuto in me.

Quindi indico prima il risultato e poi attribuisco il merito (usando la preposizione a):

Devi la tua fama al matrimonio con la principessa.

Di chi è il merito se sei famoso?

È del matrimonio con la principessa.

A chi devi la tua fama?

Al matrimonio con la principessa.

Si può usare anche “si deve”, e “si devono”:

Si devono a Einstein molte scoperte scientifiche

Si deve ai membri dell’associaizone italiano semplicenete la creazione di questo ripasso degli episodi precedenti:

Ripasso degli episodi passati a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Lia: In vista di un nuovo episodio mi piacerebbe poter farmi sentire con un bel ripassino. Purtroppo sto lì lì per uscire, allora giusto il tempo di leggere la tua richiesta e darti una risposta educata.

Mary: ok, allora vi faccio una domanda io: cosa si deve a Guglielmo Marconi? Date un’occhiata ad internet se non ricordate.

Ulrike: A Guglielmo Marconi si deve l’invenzione della radio, a Gianni un insegnamento particolare che serve a ingranare sempre meglio con la lingua italiana.

Giovanni: e io a voi devo le mie scuse per aver ancora una volta sforato i due minuti.