Scaricare e addossare una colpa (ep. 1033)

Scaricare e addossare una colpa

DURATA MP3: 11 min. circa

Ci sono alcune differenze tra scaricare e addossare. Inoltre c’è qualche affinità anche col verbo accollare, di cui ci siamo già occupati. 

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

L’episodio contiene anche i ripassi di 18 episodi precedenti.

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57 – il disguido – ITALIANO COMMERCIALE

Il disguido

Descrizione: Chi ha un’attività commerciale deve assolutamente conoscere il termine disguido. Vi auguro che non sia mai necessario usarlo, ma…

Durata: 6:38

Episodio per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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disguido

834 Annoso e annosa

Annoso e annosa (scarica audio)

Trascrizione

Avete un problema annoso che si trascina da anni? E una questione annosa l’avete mai affrontata?

Scommetto che questo aggettivo non l’avete mai usato!

Ovviamente mi rivolgo ai non madrelingua.

Beh, allora non avete neanche mai detto che avete un problema o una questione che si trascinano da molto tempo.

Parliamo sempre della stessa cosa, cioè di un problema annoso o di una questione annosa, che poi sono più o meno la stessa cosa.

Un problema annoso è un problema che abbiamo da molto tempo, ma non solo questo. Non è solo un vecchio problema, un antico problema, ma si tratta di qualcosa che non si riesce a risolvere, che da molto tempo crea difficoltà e che per qualche ragione non si riesce a venirne a capo.

Si dice che questo problema si trascina da molto tempo, probabilmente da anni. Per questo si dice “annoso“.

Un aggettivo che si usa spessissimo soprattutto parlando di questioni sociali e di problemi della comunità.

Quando usiamo questo aggettivo vogliamo sottolineare la complessità della questione, complessità che in genere si deve a una moltitudine di fattori che hanno influenza.

Volete un esempio di annoso problema?

La lentezza della giustizia italiana è un annoso problema.

Analogamente possiamo riferirci alla lentezza della giustizia come una questione annosa.

Difficile risolvere questo problema, difficile affrontare la questione: troppe cause, pochi magistrati, poche aule, procedimento da cambiare, molte cause arrettrate, eccetera.

Vogliamo parlare del precariato? Anche questo è un annoso problema che si trascina da anni: anche il lavoro precario dipende da tanti fattori. Questa dei numerosi fattori non è una caratteristica obbligatoria, ma generalmente questo accade nelle questioni annose, che si trascinano da anni.

Usiamo il verbo trascinare in senso figurato ma è particolarmente adatto per descrivere l’annosità di una questione.

Un problema che si trascina da anni

Una questione che si trascina da molto tempo

Se qualcosa si trascina nel tempo significa che si protrae nel tempo (un verbo più formale), che si prolunga (altro verbo interessante), quindi va per le lunghe. Questa è un’espressione informale. C’è anche il verbo perdurare, molto simile a protrarsi.

Il problema perdura da molti anni

Con trascinare si vuole trasmettere il senso del movimento faticoso, proprio come quando si trascina un oggetto perché troppo pesante. La fatica è quella che si fa cercando di affrontare, senza successo, la questione annosa.

Ho fatto esempi su questioni politiche, ma tutti noi possiamo avere questioni personali che possiamo definire annose.

Ad esempio potrei avere un appartamento ereditato da tanti anni che per diversi motivi non posso vendere. Questo è un annoso problema personale.

Un mio amico invece potrebbe avere da sempre un cattivo rapporto con la suocera per via del suo carattere. Un bel problema, annoso anche questo.

Vi ho detto tutto, adesso ripassiamo qualche episodio precedente.

Hartmut: ho letto che le problematiche che durano molti anni senza trovare conclusione, possiamo anche rispolverarle, oltre che trascinarle.

Marcelo: è frustrante però riportare alla memoria questioni annose.

Edita: già, e oltretutto a che pro?

Segue una spiegazione del ripasso

 

Esercizi

10 domande per mettervi alla prova sull’episodio. Seguono le risposte.

Disponibili ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

I file PDF si trovano nella cartella di Google Drive degli episodi 801-900

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738 Disparato

Disparato

(scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Benvenuti nell’episodio numero 738 della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”. Lo so, sono tanti episodi nei quali sono trattati gli argomenti più disparati, ma non siate disperati per questo. Piano piano ce la potete fare.

Forse qualcuno di voi ha già intuito che oggi ci occupiamo dell’agettivo disparato, che non ha nulla a che fare con l’essere disperato!

L’aggettivo disparato nella lingua italiana si usa in diversi modi. Come significato vuol dire “molto diverso” e infatti “pari” è anch’esso un aggettivo, simile a uguale (es: “abbiamo pari età” cioè abbiamo la stessa età) mentre “dis” serve a alterare il concetto di parità. Quindi disparato in qualche modo indica la mancanza di uguaglianza, o di somiglianza. Pensate anche a disparità. Anche disparità si usa molto spesso. Ce ne siamo occupati nell’episodio 670 parlando di impari e dispari.

Ma vediamo some si usa.

La maggioranza delle volte si usa al plurale, insieme a “più”: i più disparati, le più disparate

Es: Molte persone al mondo hanno bisogno di soldi, e questo per i motivi più disparati.

Detto più semplicemente, ci può essere bisogno di soldi perché non c’è lavoro, perché si hanno tanti figli, perché bisogna acquistare una macchina, eccetera eccetera. I motivi sono diversi.

Quando ci sono molti motivi, posso anche dire che i motivi “sono i più diversi” o anche che sono “i più disparati”. Questa modalità evidenzia ancora di più la varietà, la diversità tra loro.

Es:

Chissà perché mio fratello ha perso il lavoro. Mi vengono in mente le ipotesi più disparate.

Spiegazione: Forse mio fratello ha litigato col capo? Forse non gli piace il suo lavoro? O forse ne ha trovato un altro più remunerativo, cioè dove si guadagna di più? Oppure magari si è licenziato? Oppure è stato licenziato perché ha commesso qualche reato? Sono tante le possibili risposte, le motivazioni possono essere le più disparate.

Le ipotesi che mi vengono in mente sono le più disparate!

Se fisso un colloquio di lavoro, può capitare per i motivi più disparati di non potersi recare all’ora e al giorno stabilito all’appuntamento.

Quindi sono molti i motivi che ci possono essere per mancare a questo appuntamento e questi motivi possono essere molto diversi tra loro.

È inutile che io inizi a fare l’elenco di questi motivi, perché non siamo in grado di farlo, tanto potrebbe essere lungo.

Insomma abbiamo capito anche che in fondo disparati motivi non significa altro che molti motivi. Abbiamo fatto altri episodi dedicati a molti, molto, parecchio eccetera, sia nel senso di numerosità (molti motivi ecc.) che nel senso di intensità (sono molto curioso ecc.).

Sicuramente quando si usano le locuzioni “i più disparati”, “le più disparate”, “tra i più disparati” e “tra le più disparate” parliamo di numerosità e non di intensità.

Inoltre potremmo semplicemente usare disparati e disparate, senza “i più”, “tra i più”, “le più” e “tra le più”.

Questi sono semplicemente dei modi per enfatizzare l’incertezza sulle svariate possibilità che esistono, le svariate alternative, i diversi casi, le diverse motivazioni, i moltissimi modi.

Al singolare si usa poco:

Si può comunque dire anche” il modo più disparato” anziché “i modi più disparati”.

Es: Dopo il grande incidente che c’è stato sull’autostrada, le persone hanno cercato di andare in città nel modo più disparato (a piedi, con stradine di campagna, tornando indietro in retromarcia, facendosi venire a prendere da parenti e amici ecc)..

Il film ha visto come attori un gruppo disparato di persone prese dalla strada.

Si intende un gruppo di persone diverse tra loro, e di numerosità incerta.

C’è quindi l’idea della diversità, dell’eterogeneità oltre a quello della numerosità.

Al singolare potrei parlare di un gruppo eterogeneo di persone e il senso sarebbe lo stesso.

Al femminile stesso discorso:

Nelle feste di paese ci sono le bancarelle che vendono la merce più disparata.

Anche in questo caso posso dire anche “le merci più disparate” e sto ugualmente sottolineando la numerosità e la diversità dei prodotti in vendita.

Dopo aver visto una serie disparata di tutorial, ho deciso di costruire una scrivania in legno.

Notate che quando si usa al singolare lo si fa con il gruppo, la merce, la serie e tutti i sostantivi che indicano una pluralità di oggetti o persone.

Adesso ripassiamo qualche episodio passato, poi commenterò velocemente le frasi utilizzate dai membri dell’associazione.

Irina: gli episodi di italiano semplicemente trattano argomenti tra i più disparati. E chi ce la fa a stare appresso a tutto? Direi che è pressoché impossibile

Sofie: Secondo me dipende tutto da come la vedi. Certo, non è fattibile imparare tutte le espressioni a memoria. tantomeno ricordarsi tutti i dettagli. C’è studio e studio però. Se Gianni ci dà del filo da torcere bisogna prenderla con filosofia, non fosse che per evitare che ci venga il magone quando pensiamo a tutte le volte che abbiamo sgarrato.

Leonardo: Meno male che i tanti esempi che si trovano negli episodi spaziano negli ambiti più diversi della vita, cosìcché vi sia per ognuno di noi qualcosa per poter destreggiarsi meglio. Un metodo veramente edificante quando poi se ne vedono i frutti. E dire che per lo più gli esempi a Gianni vengano estemporaneamente. Ogni tanto accade anche a me.

Marcelo: Dici bene tu Leonardo che sono tanti anni che stai in Italia. Tu sei di un livello più alto degli altri, tanto è vero che spesso sono tuoi i suggerimenti che arrivano per ovviare ai nostri dubbi.

Segue spiegazione del ripasso.

737 Dici bene tu

Dici bene tu

(scarica audio)

Trascrizione

Sofie: dopo aver visto “farla facile” oggi vediamo un’altra locuzione: “dici bene tu“, proprio come Gianni vi aveva anticipato nel corso dell’ultimo episodio.

Ho una bella notizia per voi. Gianni aveva detto che si tratta di una locuzione completamente diversa, mentre in realtà non è poi così lontana da “farla facile“.

Infatti “dici bene tu” possiamo utilizzarla sempre non appena abbiamo ascoltato una persona parlare, che ha espresso una sua opinione su un problema da risolvere – quindi questo non cambia – ma il motivo per cui noi rispondiamo con l’espressione “dici bene tu” non è dovuto (almeno non solamente e non solitamente) a superficialità nella persona a cui stiamo rispondendo, ma vogliamo dire che lui/lei si trova in una situazione diversa e non può per questo motivo capire il problema fino in fondo.

Vediamo qualche esempio:

Non so proprio come fare con mia moglie ché mi controlla continuamente. È inutilmente gelosa. Sono veramente stanco di questo.

Risposta:

Ma dai, che sarà mai, falle un bel regalo e vedrai che si addolcisce e ti assillerà meno di prima.

Io allora rispondo:

Eh, dici bene tu che hai sposato una santa donna!

In genere c’è meno giudizio rispetto a “la fai facile“, e normalmente c’è un tono ironico, con la volontà di fare una battuta e non di dare una risposta seccata. Non sempre però stiamo scherzando. A volte si può essere molto seri.

Dici bene tu ché …

Questo “che” anticipa il motivo per cui ciò che abbiamo appena ascoltato non ci piace, e in genere sottolinea la diversa posizione delle due persone.

La questione riguarda il punto di vista di questa persona, le sue esperienze, cose che possono essere molto diverse da colui che ha il problema di cui stiamo parlando.

Eh, dici bene tu che hai sposato una santa donna!

Quindi tu, che hai sposato una santa donna, cioè una brava donna, non puoi capire il mio problema. Non c’è un giudizio di superficialità, ma si tratta una battuta, e a volte anche di una frecciatina bell’e buona!

Potrei anche dire:

La fai facile tu che hai sposato una santa donna

Non c’è niente di male, ma non si capisce bene se si tratta di una battuta o di una risposta seccata.

Ciò non toglie che posso usare anche farla facile.

Potrei anche dire:

Si fa presto a dire falle un bel regalo!

Quest’ultima espressione come abbiamo visto non si usa però solo per i problemi e i consigli che non sono benaccetti.

Dicevo che si può essere anche molto seri quando usiamo questa locuzione. Inoltre, come anche “farla facile” ci si può riferire anche a altre persone e non solo a quella con cui stiamo parlando.

Es:

Hai visto cosa ha detto il presidente del consiglio? Ha detto che tutti dobbiamo fare sacrifici personali per affrontare la crisi economica. Dice bene lui che guadagna 10000 euro al mese!

In questo caso sono serissimo e arrabbiatissima. Ugualmente però voglio sottolineare che la situazione del presidente è diversa da quella dell’Italiano medio.

Anche in questo caso potrei usare “farla facile” e “si fa presto a dire”:

La fa facile lui che guadagna 10000 euro al mese.

Si fa presto a dire “bisogna fare sacrifici”

In questo caso direi che le tre espressioni sono assolutamente intercambiabili.

L’espressione “dici bene tu”, “dice bene lui” ecc, contiene quindi una componente ironica o una di giudizio, a volte arrabbiato. Questo può valere anche per le due espressioni simili appena viste. Se volessi una frase neutra da questo punto di vista, potrei dire:

Tu probabilmente non puoi capire perché la tua vita è diversa dalla mia, perché hai avuto esperienze diverse. Tu non hai idea di cosa significhi sentirsi così. Solo chi ha avuto la mia stessa esperienza può capire cosa sto provando.

In questo modo non lancio frecciatine offensive e non sono neanche ironica o arrabbiato. Poi ovviamente dipende anche dal tono che uso.

Questo vale un po’ per tutte le locuzioni, specie quelle colloquiali.

Per questo motivo cercate anche di ascoltare le spiegazioni e anche tutti i ripassi che facciamo. Leggere e basta non basta. E spesso non basta neanche ascoltare perché occorre anche parlare, mettersi alla prova, imparare ad ascoltarsi. In pratica vi ho fatto un riassunto delle Sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

Bene, sono veramente contenta che oggi ho avuto l’occasione di usare diverse espressioni utili in situazioni simili. Il nostro vocabolario aumenta così ogni giorno di più, e piano piano esploriamo una parte o una strada diversa del mondo della lingua italiana.

Tra l’altro per ricordarsi bene una strada occorre passarci più volte. Per questo motivo facciamo tanti bei ripassi insieme ai nostri cari e bravissimi membri dell’associazione Italiano Semplicemente. Vero ragazzi? Ne vogliamo fare un altro? Buttiamoci!

Bogusia: Ripassino dici? Vabbè, visto che mi gira bene oggi, mi do subito da fare. Riguardo all’argomento, dobbiamo scegliere noi? La fai facile tu! Vediamo un po’. Io sono per parlare di tempo oggi, perché dove abito io i meteorologi la vedono brutta per la notte a venire. A loro dire ci aspetta un tempaccio, ivi incluso un tornado. C’è allerta meteo, tant’è vero che hanno deciso addirittura di chiedere le scuole. Pare che ne vedremo delle belle domani .

Marcelo: Anche a me, Bogusia, gira bene oggi! Invece qua, parlando del tempo, è veramente bello! Ti passa la voglia di lavorare, della serie dolce far niente!. Allora devo dirti che in questi casi tra lo stare a casa e andare in spiaggia, io sono per la seconda, e sicuramente non mi sentirò assolutamente sacrificato perché qui le spiagge sono grandissime. Dite che sono un fannullone? Ma è nelle cose che di fronte a un tempo simile non ci si senta in vena neanche di passeggiare!

Bogusia: Le previsioni davano rovesci e infatti piove e tira un vento che non vi dico. Pare dunque che le previsione meteo rispondano al vero. Beato te! Marcelo con la tua spiaggia! Però non è il caso di rosicare per l’invidia. L’erba del vicino è sempre più verde, come si suol dire.

Marcelo: C’è un piacevole rovescio della medaglia però. Potrai fare di necessità virtù ripassando l’italiano. Unirai così l’utile al dilettevole.
…e se putacaso non ti andasse, prova a guardare una serie su Netflix e bere un bel caffè. Male che va dimenticherai il tempo infame … ciao e a presto Bogusia!

408 – Non si pone

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Video

  • Trascrizione

    Giuseppina: Vi siete mai posti il problema di conoscere il significato del verbo porre?

    Ne abbiamo parlato nella lezione 19 del corso di Italiano Professionale, dove si è parlato di porre una domanda.

    In quel caso porre è analogo a fare, che è più informale: “fare una domanda” è come “porre una domanda”.

    Anche un dubbio si può porre, e la cosa è del tutto simile alla domanda.

    Porre in questo caso ha un senso simile a mostrare, esporre, far vedere, presentare, far emergere, verificarsi.

    State ponendo una questione, la state cioè mettendo all’attenzione delle persone con cui parlate.

    Oggi però vorrei parlarvi di “si pone” e di “non si pone“, quando parliamo di problemi e di questioni, cioè con le cose di cui parlare.
    Il senso è: ha senso parlare di una cosa? Il problema esiste veramente? E’ il caso di parlarne? Cioè il problema si pone o non si pone?

    Signori, si pone un problema a questo punto.

    Significa che c’è un problema, che è emerso un problema, che bisogna affrontare un problema. E’ il caso di parlarne.

    Se invece dico:

    Il problema non si pone

    Significa che non c’è alcun problema. Non è il caso di parlarne. Facciamo qualche esempio:

    E’ una bella giornata. Se oggi avesse piovuto, non saremmo potuti andare al mare. Ma il problema non si pone.

    Quindi vedete che quando usiamo “non si pone” è perché non siamo in quel caso, non siamo in quell’eventualità. Infatti oggi è una bella giornata, non piove, quindi il problema che è stato posto, in realtà non si pone.

    Si pone una questione a questo punto:

    Quando uso “si pone” e “non si pone” posso anche parlare di una persona.

    Ad esempio “Giovanni si pone dei limiti” oppure “Francesca si pone in contrasto con Giovanni” o “Giuseppe si pone in contrapposizione con l’azienda” eccetera.

    Ma in realtà in questo episodio volevo parlarvi solamente di problemi e questioni che si pongono oppure che non si pongono, cioè problemi o questioni che emergono e quindi di cui si deve parlare oppure no.

    Questo è quanto. Ah no, manca ancora il ripasso del giorno:

    Ulrike:
    Datemi manforte con un consiglio amici. Ieri mi sono trovata a tu per tu con una mia amica. Lei mi ha colto/a alla sprovvista dicendo che il Covid 19 non esiste. Al che ho perso la pazienza e le ho risposto duramente cioè le ho dato dell’l’imbecille senza mezzi termini. Lei c’è rimasta malissimo.

    Irina:
    Può darsi che tu abbia calcato troppo la mano, il che sarebbe del tutto comprensibile però. Come si fa ad ignorare le notizie giornaliere su un continuo crescendo dei nuovi casi di contagio col virus? Ma dimmi tu!

    Lia:
    Tant’è vero che c’è anche un crescendo del numero dei pazienti ricoverati in ospedale, ragion per cui si paventa un collasso del sistema sanitario. Urge una svolta sennò ne pagheremo uno scotto mortale.

    Doris:
    Torniamo a bomba amici. Ulrike ci hai chiesto un consiglio. Allora io penso proprio che la tua amica sia da prendere con le molle con le sue fesserie sul Covid, ma secondo me devi comunque smorzare i toni nei suoi confronti. È sempre un’amica.

    Sofie:
    Hai proprio ragione Doris. Ci basta che il Covid stia rovinando la salute e l’economia dei paesi. Sarebbe troppo dover annoverare fra i suoi postumi anche la perdita di amicizie.