Il verbo “avanzare”

Il verbo “avanzare” (scarica audio)

Associazione Italiano Semplicemente

Indice degli episodi della rubrica

Trascrizione

Buongiorno e benvenuti nell’episodio dedicato al verbo “avanzare“. Mi avanzava un po’ di tempo così mi sono detto: perché non rispondere alla domanda di Marguerite, che mi ha chiesto un approfondimento su questo verbo? Saluto la cara Marguerite.

È un verbo pieno di sfumature, cara Marguerite, un verbo che si può usare in tanti contesti diversi.

Vi è mai capitato (mi rivolgo a tutti adesso) di dire che “il lavoro avanza a fatica“?

Oppure di sentir dire che “il buio avanza“?

O magari vi siete trovati con un piatto di pasta avanzata dal pranzo? Ecco, vediamo un po’ insieme come funziona questo verbo poliedrico.

1. Avanzare nel senso di procedere, andare avanti

Il primo significato, quello più intuitivo, è quello di “andare avanti”, “procedere”.

  • L’esercito avanza su tutti i fronti.
  • Non stare fermo, avanza di qualche passo!
  • Il progetto sta avanzando rapidamente.
  • Il lavoro avanza a fatica, ma almeno non è fermo!

Spesso c’è un movimento fisico in avanti, altre volte c’è un progresso, una progressione o uno sviluppo positivo, ma in tutti i casi si tratta di un avanzamento.

In questo senso possiamo anche avanzare nella vita, negli studi, nella carriera:

  • Gianni è avanzato di grado ed è stato promosso.
  • Emanuele vuole avanzare negli studi e ottenere un master.
  • Con il tempo, tutti avanziamo negli anni (e magari ci piacerebbe fermarci un po’!).
  • Quando l’età avanza, posso dire (permettetemi la battuta) “lui” rimpicciolisce…. Questa l’ho trovata su internet!

2. Avanzare nel senso di superare, oltrepassare o spostare

A volte, “avanzare” significa “andare oltre”, “oltrepassare”, “superare un ostacolo” o “lasciare qualcuno indietro: qualcuno o qualcosa”.

  • Gianni si mise a correre e avanzò Marcelo di qualche metro.
  • Se vuoi vincere, devi avanzare i tuoi avversari!
  • Cerca di avanzare il tavolo di un metro. Prendilo e spostalo.

3. Avanzare nel senso di proporre, presentare, inoltrare

Ma “avanzare” non riguarda solo il movimento fisico. Si può anche “avanzare” qualcosa di meno tangibile, come una richiesta, una proposta o un’idea.

  • Vorrei avanzare una domanda di pensionamento. Un uso burocratico questo.
  • Giovanni ha avanzato un’ipotesi interessante su come spiegare l’italiano agli stranieri. A volte questo uso è in contesti formali, ma non è necessario.
  • Il prof. di italiano ha avanzato delle obiezioni.

In questi casi, “avanzare” è sinonimo di “presentare”, “proporre”, “portare avanti” (sottolineo la parola avanti), una richiesta o un’idea.

4. Avanzare nel senso di addurre, accampare.

Qui siamo vicini al senso precedente di “presentare”, infatti avanzare può anche significare “portare come giustificazione“, “dare una motivazione” o “presentare un pretesto“. Non molto informale questo uso.

Vediamo qualche esempio:

  • Sofie ha avanzato delle scuse ridicole per giustificare il ritardo.
    (Ha dato delle giustificazioni poco credibili.)
  • Non puoi avanzare sempre la stessa scusa per non venire!
    (Non puoi sempre usare la stessa motivazione per giustificarti.).
  • L’imputato ha avanzato delle pretese ingiustificate.
    (Ha richiesto qualcosa senza avere reali motivi per farlo.)
  • Hartmut ha avanzato una serie di motivazioni per non partecipare alla riunione.
    (Ha dato una serie di ragioni, vere o presunte.)

In questi casi, “avanzare” è simile a “portare avanti”, “presentare” un motivo, una giustificazione o una richiesta, spesso, quando non si tratta di contesti formali, con un tono un po’ polemico o scettico. Quando si dice che qualcuno “avanza pretese“, ad esempio, significa che sta richiedendo qualcosa che forse non gli spetta davvero.

Quindi, possiamo dire che “avanzare” in questo senso è un modo più formale o leggermente critico per indicare che qualcuno sta portando delle ragioni, delle richieste o delle giustificazioni, che possono essere valide o meno.

5. Avanzare nel senso di rimanere

E poi c’è un significato molto diverso: quello di “rimanere“, “essere in eccesso”, “essere di avanzo”, “rimanere come resto”. Se qualcosa avanza, spessissimo vuol dire che non serve più.

  • Dopo cena è avanzata una fetta di torta. Che ne facciamo? La gettiamo?
  • Hai ancora quei soldi che ti ho dato? Ti è avanzato qualche soldo?
  • È avanzata un po’ di pasta, la vuoi riscaldare?
  • Sei di avanzo nella nostra azienda. Te ne devi andare!

Questo è un uso molto comune nella vita quotidiana, soprattutto a tavola!

6. Avanzare nel senso di essere creditore

Un uso molto interessante poi è quello legato al credito e al debito. Se vi capita di dover reclamare qualcosa, il verbo “avanzare” fa al caso vostro.

  • Avanzo ancora cento euro da te! Quando me li dai?
  • Scusa, ma da questo contratto io avanzo un rimborso!
  • Scusa, avanzi qualcosa da me per la cena di ieri o siamo pari? Casomai te li do domani.

Qui “avanzare” è sinonimo di “essere creditore”, “aspettarsi di ricevere qualcosa”. Abbastanza simile , se vogliamo, al senso di avanzare delle pretese, ma in quel caso si propongono queste pretese. In questo caso invece si sta parlando di soldi, o comunque si parla della cosa che “si avanza” nel senso che si pretende: che siano soldi o altro. Si parla di un credito non ancora riscosso, che può essere di denaro o di qualunque altro tipo di diritto, come un favore, ad esempio.

7. Avanzare nel tempo

Infine, “avanzare” si usa anche per indicare il passare del tempo. Col passare del tempo cosa va avanti? Cosa aumenta? Cosa progredisce? Varie cose. Vediamo quali.

  • Avanza la sera, dobbiamo andare.
  • Quando l’inverno avanza, le giornate si accorciano.
  • Il buio avanza, sbrighiamoci ad uscire dal bosco.

In questi casi, il verbo indica qualcosa che si avvicina, che procede inesorabilmente, con il tempo che passa.

Esercizio di ripetizione

E adesso, un piccolo esercizio di ripetizione per voi. Ripetete dopo di me:

  • Avanzare
  • Avanzo ancora dei soldi!
  • Il progetto avanza lentamente.
  • Ha avanzato una proposta interessante.
  • Ultimamente avanzi delle pretese assurde.
  • È avanzato del cibo dalla cena.
  • No grazie, non mangio mai gli avanzi del giorno prima!
  • La notte avanza, meglio andare a dormire.

Bene, l’episodio finisce qui! Spero di avervi aiutato ad avanzare nella conoscenza dell’italiano. Alla prossima!

Ah, se vi avanza qualcosa potete fare una donazione per Italiano Semplicemente. Se invece la richiesta avanzata vi sembra troppo pretenziosa, vi ringrazio dell’ascolto e alla prossima!

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Dare da pensare

Dare da pensare (ep. 1123) – scarica audio

Trascrizione

Trovo interessante fare un approfondimento su alcune espressioni comuni nella lingua italiana, che condividono la struttura “dare + da + verbo all’infinito”, dove l’azione espressa dal verbo provoca un effetto su chi la riceve.

In particolare vorrei soffermarmi su: dare da pensare, una espressione informale di uso comune.

“Dare da pensare” significa suscitare riflessione o preoccupazione in qualcuno. In questo caso è questo l’effetto provocato.

Quando qualcosa o qualcuno “dà da pensare”, induce una persona a riflettere, a porsi delle domande, a considerare un problema o una situazione con maggiore attenzione.

Ad esempio, se una persona nota un comportamento strano in un amico, potrebbe dire che quel comportamento “gli dà da pensare”, nel senso che lo spinge a riflettere sul motivo o sulle possibili cause di quel comportamento. Il primo dà è con l’accento (verbo dare) mentre il secondo è la preposizione da, quindi senza accento.

Il verbo dare si usa, in questa locuzione, in modo figurato, non in senso materiale. La stessa cosa accade, ad esempio, con “dare preoccupazioni“.

Con “dare da pensare” spesso c’è del sospetto, ma può anche esserci preoccupazione. In alcuni casi la linea tra le due sensazioni è sottile, poiché entrambe portano a riflettere più a fondo su una situazione.

Un certo comportamento o situazione fa sorgere dubbi o sospetti, inducendo a riflettere su possibili cause nascoste o intenzioni poco chiare.

Ad esempio, “Il suo comportamento evasivo mi dà da pensare” suggerisce che potrebbe esserci qualcosa di sospetto dietro quel comportamento.

In altri contesti, “dare da pensare” può indicare preoccupazione o anche inquietudine. Ad esempio, “Questi sintomi insoliti mi danno da pensare”: significa che la persona è preoccupata e riflette su cosa potrebbero significare quei sintomi.

Altri modi alternativi per esprimere lo stesso concetto sono:

Far pensare“, che probabilmente è quella più usata. Se usiamo questa forma spesso c’è un “che” a seguire.

Es

La tua faccia mi fa pensare che tu sia arrabbiato

Normalmente invece, se usiamo “dare da pensare”, la frase finisce lì.

Oppure, a seconda dell’occasione:

Far riflettere.

Sollevare dubbi.

Destare preoccupazioni.

Indurre a riflettere.

Stimolare la riflessione.

Suscitare interrogativi.

Spingere a pensare.

Ognuna di queste modalità può essere usata a seconda del contesto per trasmettere l’idea di un concetto o di un fatto che induce a pensare più profondamente.

Ad ogni modo, “dare da pensare” non è l’unico esempio della costruzione “dare da” seguita da un verbo all’infinito.

“Dare da fare” ad esempio, significa impegnare qualcuno in un’attività o in un lavoro, spesso in modo intenso. Ad esempio, “Questo progetto mi dà molto da fare” significa che il progetto richiede molto impegno e lavoro.

Molto più usato è “dare da mangiare/bere” che utilizza il verbo dare in modo più materiale, ma si può usare anche in senso più ampio.

Innanzitutto infatti si può usare quando si offre cibo o bevande a qualcuno. Ad esempio, “Devo dare da mangiare al cane” significa che bisogna nutrire il cane.

In senso più ampio posso dire che: “il mio lavoro dà da mangiare a tutta la mia famiglia”.

Per “dare da lavorare” vale un discorso simile a “dare da fare”:

Il mio capo mi ha dato da lavorare fino a tardi

L’industria tessile ha dato da lavorare a 100 operai.

Non si usa molto ma anche “dare da dire” è un altro esempio.

Informalmente significa suscitare critiche o pettegolezzi. Ad esempio, “Quel vestito stravagante dà da dire alla gente” significa che quel vestito fa parlare le persone, spesso in modo critico.

Adesso ripassiamo. Vi do un po’ da fare.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

– – –

Marcelo: Il conflitto tra Russia e Ucraina ha preso una piega che non mi piace.

Cristophe: infatti! Sulle prime si pensava che il conflitto finisse presto.

Julien: ora però, riflettendo sull’evolversi della situazione, dà molto da pensare e darà da fare ai leader europei e americani per come evitare che il conflitto degeneri in una contesa globale.

Ulrike: Ricordando le parole del poeta Omero, “lieve è l’oprar se in molti è condiviso”. I leader mondiali dovrebbero cooperare per trovare una soluzione pacifica, altrimenti ognuno dovrà fare il proprio mea colpa!

Sai che puoi ascoltare gli episodi anche su Spotify? Puoi abbonarti se vuoi e avrai accesso a tutti gli episodi pubblicati!

Scaricare e addossare una colpa (ep. 1033)

Scaricare e addossare una colpa

DURATA MP3: 11 min. circa

Ci sono alcune differenze tra scaricare e addossare. Inoltre c’è qualche affinità anche col verbo accollare, di cui ci siamo già occupati. 

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

L’episodio contiene anche i ripassi di 18 episodi precedenti.

ENTRAADERISCI

green blue and pink kettle bells on blue surface
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Accollare (ep. 1027)

Il verbo accollare

DURATA MP3: 10 min. circa

Analizziamo il verbo accollare e vediamo le similitudini e le differenze con propinare, affibbiare, appioppare e rifilare. Vediamo 10 esempi e 10 alternative più formali, usando qualcuno dei verbi professionali che abbiamo già spiegato.

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

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Propinare (ep. 1026)

Il verbo propinare

DURATA MP3: 9 min. circa

Propinare si usa sia in senso proprio che figurato, e significa somministrare o dare o costringere a sopportare qualcosa che non piace o che fa male o provoca un malessere di qualche tipo.

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

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Ho già dato (ep. 1007)

Ho già dato

DURATA MP3: 10 min. circa

Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1007 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Ho già dato” è un’espressione tipica del linguaggio informale, spesso usata in senso ironico, con la quale si vuole rappresentare di aver già vissuto una determinata esperienza.

Proponiamo anche una serie di esercizi per testare il grado di comprensione di questo episodio.

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

Le frasi di ripasso degli episodi precedenti, che si trovano alla fine dell’episodio, sono state registrate da Marcelo (Argentina 🇦🇷) e Zhao Junna (Cina 🇨🇳)

Se volete, Saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla pagina dell’associazione.

ENTRAADERISCI

boy in red polo shirt wearing face mask
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Sortire – VERBI PROFESSIONALI (n. 87)

Il verbo “sortire”

Descrizione: vediamo il verbo sortire. I francesi diranno adesso: so cosa significa, perché sortir in francese significa uscire.

Viene in effetti proprio da “sortir”, ma nell’uso che se ne fa, normalmente non si usa al posto di uscire.

L’utilizzo quasi esclusivo di sortire è invece “sortire effetti”.

Durata: 7:34

I verbi professionali fanno parte del corso di Italiano Professionale. Per ascoltare e leggere l’episodio occorre far parte dell’Associazione Italiano Semplicemente (EntraRegistrati)

sortire

822 Dare su

Dare su (scarica)

Trascrizione

Giovanni: Vediamo oggi un uso particolare ma molto diffuso del verbo dare. “Dare su” è la locuzione alla quale mi riferisco, che ha due utilizzi in particolare.

Il primo è “dare sui nervi” che può essere anche “dare ai nervi”.

Si tratta di una espressione colloquiale che si usa quando qualcosa (soprattutto parliamo di un atteggiamento o un comportamento di una persona), ci dà fastidio, o meglio, quando questa cosa ci innervosisce.

Che significa?

Se una cosa ci rende nervosi, ci irrita, si può anche dire che ci dà sui/ai nervi.

Però sono soprattutto le persone e i loro comportamenti a dare sui nervi.

Se non si tratta di questo, solitamente possiamo usare il verbo innervosire, rendere nervosi o anche l’espressione “farsi prendere dal nervosismo” , che significa sempre irritarsi.

Dunque, un contrattempo può farmi innervosire.

Lo stesso vale per tutte le cose inaspettate che hanno conseguenze negative su di noi.

Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta innervosendo/snervando

Non farti prendere dal nervoso per così poco!

Se invece si tratta di comportamenti è molto facile che si usi l’espressione dare sui nervi.

Giovanni quando insiste in questo modo mi dà proprio sui nervi!

Ma cosa sono i nervi?

Parliamo semplicemente delle fibre nervose, quindi si riferiscono al nostro sistema nervoso.

Nel linguaggio comune però con il termine nervi si intende la condizione psichica di una persona e si usa specialmente in espressioni figurate allusive a un insufficiente controllo della propria emotività in certe situazioni, o un intenso logorio psichico.

Si usano spesso espressioni tipo “avere i nervi” o anche “avere i nervi a fior di pelle”, “avere i nervi a pezzi”.

Quando si deve mantenere il controllo invece è bene mantenere i nervi saldi.

Molte cose comunque fanno venire i nervi. Si usa anche “urtare i nervi” con lo stesso senso di “dare sui nervi”.

Che nervi che mi fai venire!

Mi urti i nervi!

Mi dai sui nervi!

Sono frasi equivalenti.

In generale il cattivo umore spesso è manifestato con una frase che contiene il termine nervi.

Il secondo modo di usare “dare su” invece è simile al verbo affacciarsi.

Anthony:

La finestra della mia camera sul cortile.

Quindi quando mi affaccio dalla finestra della camera si vede il cortile. La finestra della camera si affaccia sul cortile, cioè la finestra dà sul cortile.

In quale camera vuoi dormire? Va bene quella che dà sul giardino o preferisci l’altra che dà sulla strada?

Si può utilizzare in teoria anche con le porte, con le facciate cioè con i muri, non solo con le finestre. Al posto di dare a volte si usa anche guardare:

La finestra guarda sulla strada.

Mi affaccio alla finestra e cosa vedo?

Vedo la strada.

Altre volte il verbo non si usa proprio:

La finestra sul cortile

Questo, tra l’altro, è anche il titolo di un vecchio film.

Attenzione perché non sempre, quando incontriamo “dare su” siamo di fronte a questi due utilizzi di cui vi abbiamo parlato: dare sui nervi e dare nel senso di affacciarsi.

Questo sì deve ai tanti utilizzi del verbo dare.

Es:

Avete consigli da dare sulla lingua italiana?

Ognuno può, dare su questo argomento il suo contributo.

Abbiamo alcune notizie da dare su di noi.

È sbagliato dare su questo aspetto letture diverse dalla nostra.

La mia automobile il meglio lo dà su strada sterrata.

Adesso un bel ripasso e poi per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente faccio 10 domande sull’episodio di oggi. Seguiranno anche le risposte.

Nel ripasso di oggi si parla di vacanze.

Giovanni: aspetta! Mi è appena venuto in mente un terzo utilizzo della locuzione dare su.

Si utilizza con i colori, nel senso di tendere, avvicinarsi.

Es: avete presente la mora artica? È un frutto tipico finlandese, di colore rosso scuro che dà sul verde, marrone e anche nero a volte.

Quindi questo frutto ha un colore che è fondamentalmente rosso scuro, ma spesso tende un po’ al verde, marrone e nero.

Se invece cercate la definizione di rossiccio, troverete che questo aggettivo si usa quando parliamo di un colore che ha una sfumatura rossa, che dà sul rosso. Quindi fa pensare al rosso, anche se il colore prevalente è un altro. C’è una sfumatura rossa.

Peggy: Visto che oramai l’aria nel gruppo sa di vacanza, non ti dico che voglia che ho di andare a lavorare in questo periodo. Non me la sento di fare qualunque cosa, ma solo di sognare di avviarmi seduta stante per una vacanza bell’e buona. Quale che sia il posto con una bella spiaggia mi andrà benissimo.

Khaled: Io invece, sebbene non sia proprio in vena di concludere il mio lavoro, (sarà comunque con i fiocchi però) ,dovrò farlo e tra una settimana e passa sarò tranquillo/a di godere della mia vacanza in montagna con la famiglia, spaziando in luoghi colmi di verde. Ragazzi, ho sentore che sarà uno svago da dio.

Hartmut: Guarda, il facente funzione del mio direttore mi ha chiesto di fare gli straordinari tutto agosto. Ma va’! Non esiste proprio, gli ho risposto. Ho già sacrificato due anni di vacanze estive. Questa volta non c’è santo che tenga, partirò di sicuro. Buone vacanze a tutti.

Esercizi

1) quando sei così cocciuto __ __ __ nervi.

2) cerca di ____________ i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che __ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si ________ sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta ___________.

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a ____ di pelle.

8) Se la finestra _____ sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i ______ a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi ____________ non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

Soluzioni

1) quando sei così cocciuto MI DAI SUI nervi.

2) cerca di MANTENERE i nervi saldi, non puoi farti travolgere dalle emozioni così.

3) la finestra che DÀ sul giardino è troppo piccola.

4) Se la finestra dà sul giardino, allora si AFFACCIA sul giardino.

5) Quando passa il treno? Quest’attesa mi sta SNERVANDO/INNERVOSENDO

6) Mi URTI i nervi quando non rispondi alle mie domande.

7) Non mi dire niente oggi ché ho i nervi a FIOR di pelle.

8) Se la finestra DESSE sul giardino anziché sulla strada, sarebbe molto meglio.

9) dopo due anni di convivenza, ho i NERVI a pezzi! Non ce la faccio più!

10) quando mi INNERVOSISCO non ragiono più e non riesco più a prendere decisioni razionali.

725 Come ti dona!

Come ti dona! (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: oggi vorrei parlare di complimenti.

Si dice che le donne amino i complimenti:

Come sei bella con questo vestito!

Oggi sei più bella del solito!

Che occhi meravigliosi!

Eccetera eccetera

Ho detto le donne, ma in realtà tutti amano i complimenti.

Tra l’altro non si possono fare complimenti solamente per la bellezza, ma anche per la casa:

Che bella casa, complimenti!

Oppure per i figli:

Lei ha dei figli bravissimi e dolcissimi!

O per un risultato ottenuto:

Complimenti per la laurea!

Ho saputo che ha aperto una nuova sede per la sua azienda. I miei complimenti!

Eccetera.

Ma non voglio divagare troppo oggi.

Oggi vorrei parlarvi del verbo donare, molto adatto quando si fanno i complimenti.

Non esistono infatti solamente le donazioni, cioè quando si offre qualcosa di proprio ad altre persone, come la donazione del sangue, degli organi o le donazioni in denaro. Parlo dell’uso intransitivo del verbo.

Questo vestito ti dona molto.

Oddio come ti dona questo rossetto!

In questo caso donare vuol dire aggiungere grazia all’aspetto di una persona.

Questo vestito ti sta molto bene

Questa è una frase più o meno equivalente.

In pratica il vestito che indossi ti fa bella, ti giova esteticamente, ti rende più bella o magari più giovane, ti fa apparire in modo migliore, fa risaltare i tuoi pregi, esalta le tue caratteristiche più belle del viso, ti valorizza.

Quanti verbi diversi possiamo usare!

Perché allora usare il verbo donare?

È una delle possibilità, però direi che per fare un complimento è molto apprezzato da chi lo riceve. Posso usarlo però anche al contrario.

Quest’abito è bello, ma non ti dona.

Quindi quest’abito non ti sta bene, pur essendo un bell’abito, magari anche di qualità. Però non valorizza il tuo corpo perché risalta i tuoi difetti e non i tuoi pregi.

Un vestito può donare a una persona e allo stesso tempo non donare affatto a un’altra persona.

Un vestito può star bene a una persona e allo stesso tempo non star bene affatto a un’altra.

Donare però è meglio che “star bene”, perché quando un vestito mi sta bene potrebbe anche significare che non ha niente che non va, o che è della giusta taglia o che, al limite, ci sto comodo.

Se invece mi dona allora non c’è dubbio che quel vestito mi fa apparire di aspetto migliore, perché, per via del colore o per altro motivo, mette maggiormente in evidenza i miei pregi, mette in risalto i miei tratti, oppure mi fa sembrare una persona più alta, più magra, esalta il colore dei miei occhi, non mi fa vedere troppo la pancia, eccetera eccetera.

Se invece un abito non mi dona, come anche un trucco particolare o un taglio di capelli – tante cose possono donare o non donare – evidentemente l’effetto è il contrario: un pantalone che mi fa apparire i fianchi troppo larghi, un maglione che mi fa sembrare tropo grasso, una cravatta con un colore che non si abbina con quello dei miei capelli, eccetera; in tutti questi casi questo capo di abbigliamento (ad esempio) si dice che non mi dona, che non mi sta bene addosso.

Notate che il verbo donare si può anche usare in modo transitivo nelle stesse circostanze, però devo specificare. Vediamo alcuni esempi usati sia in un modo che nell’altro:

Questo pantalone ti dona un aspetto più giovanile (transitivo)

Una gonna che dona alle ragazze con i fianchi larghi (intransitivo)

Questo colore le dona tantissimo (intransitivo)

Questa signora ha uno smalto che le dona molta eleganza (transitivo)

Infine una osservazione.

Il verbo donare si può usare in modo transitivo anche al di fuori dei capi d’abbigliamento e della bellezza delle persone.

Questa crema al pistacchio dona qualcosa di molto speciale ai nostri dolci.

Questa cornice dona al quadro un aspetto troppo antico

Perché non appendi un bel quadro? Un quadro può donare ad un appartamento un aspetto più elegante e raffinato.

Vedete che donare allora, nel caso transitivo, è molto simile a dare, fare, far sembrare, oltre che a rendere. Anche conferire si avvicina molto. È più raffinato persino.

Questo taglio di capelli ti conferisce un aspetto molto raffinato.

Questo vestito ti un aspetto più aristocratico

No, questa gonna non va bene. Ti rende/fa troppo magra

Questo è un pantalone che ti fa (sembrare) più grassa di quello che sei.

Nel verbo donare, come anche in conferire, che è il più simile, c’è anche il senso di aggiungere una qualità nuova e pregevole.

Si ottiene un qualcosa in più, come se fosse un dono, un regalo.

Adesso ripassiamo qualche episodio precedente.

Ripassiamo adesso?
Irina: una domanda di riserva?

Marcelo: Irina, ti sei smarcata subito dalla domanda, neanche ti avesse fatto una domanda personale!

Peggy: a proposito di complimenti, io li adoro, ma a volte è solo tutta fuffa mio malgrado.
Poi il mio ragazzo è molto taciturno in merito. La mia pazienza però è agli sgoccioli. Sono pronta a piantar baracca e burattini e lasciarlo per sempre.

Cedere – VERBI PROFESSIONALI (n.72)

Cedere

Descrizione

Cedere è il verbo numero 72 della speciale sezione verbi professionali.

Durata: 20 minuti

Con esercizio finale di ripetizione

File audio e trascrizione disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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