Irrisorio (ep. 998)

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Gina: Episodio n. 998 della rubrica dei due minuti con Italiano Semplicemente.

Giovanni: eh sì, non è proprio una quantità irrisoria di episodi questa: 998!

Allora vediamo come usare questo aggettivo “irrisorio“, che al femminile è chiaramente “irrisoria“.

Si può usare sia con riferimento ad un numero, come ho appena fatto io, quindi una quantità di qualcosa, ma anche per qualcosa che non si esprime in termini matematici. Ciò che conta è che si tratti di una misura assolutamente inadeguata a qualche scopo, insufficiente e spesso anche offensiva.

Riguardo all’inadeguatezza, oltre all’esempio che ho fatto all’inizio, posso dire:

Ho una quantità irrisoria di anni rispetto a quanto tempo è necessario per diventare un esperto in questa materia.

In questo contesto, sto scherzando sul fatto che sono giovane o inesperto in un determinato campo.

Ma perché ho parlato di una misura “offensiva“?

Si sente spesso parlare di salari irrisori, di stipendi irrisori, di paghe irrisorie.

L’aggettivo “irrisorio” viene utilizzato in questo modo, cioè per esprimere che qualcosa è ridicolmente piccolo, insignificante, esiguo, o inadeguato rispetto a ciò che ci si aspetterebbe, rispetto a ciò che sarebbe giusto. Abbiamo visto in un episodio il termine “sparuto“, che esprime proprio una quantità irrisoria, e in particolare una quantità irrisoria di persone.

Il termine “valore” probabilmente è la parola chiave di questo episodio.

Se qualcosa è irrisorio è troppo piccolo rispetto ad un valore di riferimento, proprio come uno stipendio irrisorio.

Quel lavoro vale molto di più di quanto viene pagato. Per questo lo stipendio viene definito irrisorio.

E’ offensivo pagare così poco un lavoratore. Il valore del suo lavoro è molto più alto, molto più elevato di quanto non dica il suo esiguo stipendio.

Ecco un altro esempio:

Abbiamo intenzione di vendere il nostro appartamento, ma l’offerta che ci hanno fatto era così irrisoria che abbiamo rifiutato subito.

In questo caso, “irrisoria” viene utilizzato per enfatizzare che l’offerta era così scarsa da essere considerata ridicola o inadeguata. L’aggettivo viene utilizzato per indicare che il valore o l’importanza dell’offerta erano molto bassi. La casa ha un valore maggiore dell’offerta, che quindi è irrisoria. Quindi anche un prezzo, in generale, può essere irrisorio. Un prodotto che ha un prezzo irrisorio viene svalutato fino all’incredibile o al ridicolo.

Es:

Ho acquistato un appartamento a un prezzo irrisorio.

C’è una notevole discrepanza tra ciò che ci si aspetterebbe e ciò che è in realtà. “Discrepanza” si riferisce a una differenza, un divario o una incongruenza tra due cose. Parliamo di una quantità o una qualità di qualcosa che è così bassa o inadeguata che sembra sorprendente o fuori luogo.

Parliamo anche di qualità dunque: qualità che sono giudicate estremamente basse o inadeguate rispetto al contesto o alle aspettative.

Ad esempio, se qualcuno presenta un lavoro di scarsa qualità si potrebbe dire che:

La qualità del lavoro è irrisoria

sottolineando che è inadeguata rispetto alle aspettative o agli standard previsti per quella situazione.

Notate poi che non è che detto che parliamo di inadeguatezza. Una cosa irrisoria potrebbe anche essere positiva.

Ad esempio, se ho una azienda che produce mobili, potrei usare diversi materiali, più o meno costosi. Posso allora dire che:

La scelta di materiali più economici ha causato una perdita di qualità irrisoria nei mobili, ma ha permesso di ridurre i costi di produzione.

Quindi scegliendo materiali più economici si ottiene una diminuzione insignificante o trascurabile della qualità, sottolineando che, sebbene vi sia una perdita di qualità, questa è così piccola da non essere ritenuta significativa o grave.

Il termine “irrisorio” è però soggettivo, quindi può variare da persona a persona. Ciò che una persona considera irrisorio potrebbe non esserlo per un’altra.

Mi chiedo adesso: una persona può definirsi irrisoria? La risposta è sì.

es:

Non essere irrisorio!

Si può dire che una persona ha un comportamento irrisorio, in una certa circostanza, se è irriguardosa, cioè se manca di rispetto a una persona, se è irrispettosa nei suoi confronti, se ha un comportamento derisorio (si dice anche così), se cioè la prende in giro, se la deride, se la vuole ridicolizzare, se vuole mettere questa persona in imbarazzo, se vuole farla sentire inadeguata, se ha in generale un comportamento offensivo nei suoi confronti.
es:

Il comportamento irrisorio di Pietro durante la riunione aziendale ha offeso molte persone presenti, rendendo difficile qualsiasi discussione seria.

Il modo in cui si è comportato il direttore con il nostro collega è stato semplicemente irrisorio. Ha fatto commenti offensivi e ha cercato costantemente di metterlo in imbarazzo davanti agli altri.

Durante il colloquio di lavoro Emanuela, ad una domanda seria che le hanno fatto, ha dato una risposta irrisoria. In questo modo ha dimostrato una mancanza di rispetto e maturità, danneggiando le sue possibilità di essere assunta.

Adesso ripassiamo. Ditemi, cari membri dell’associazione, come fare secondo voi per esprimere una critica verso un vostro collega di lavoro che ha svolto un lavoro in modo pessimo.

Mi raccomando, siate irrisori!

Albèric: Gianni te lo dico in via amichevole, non ti ha mai sfiorato l’idea che così com’è, non possiamo assumere la paternità di questo lavoro? Io non ne avrei il coraggio e anche tu dovresti essere reticente a presentarlo ai clienti! Dai, so che non sei un nullafacente. Datti da fare prima che ci riduciamo all’ultimo!

Edita: Albèric, figurati se Gianni fosse l’unico dipendente al mondo irresponsabile! Un mio collega di recente, per l’ennesima volta non è riuscito a vincere la sua pigrizia e non ha fatto ciò che doveva fare nei tempi stabiliti. Così, anziché presentare al cliente un lavoro coi fiocchi, come dovuto, nisba! Mi accarezza sempre di più l‘idea di dirgli la mia in modo molto diretto perché oltre alla pigrizia che lo contraddistingue, come se non bastasse, è anche duro di comprendonio.

Marcelo: Ragazzi, non arriveremo in tempo alla data di scadenza del progetto! Dobbiamo rifarlo da capo! È un lavoro fatto alla carlona! Peggio direi: è fatto a cazzo di cane! Ho un vago presentimento sul colpevole… Mettiti a capofitto dai, ragazzo. Alludevo proprio a te.

irrisorio

900 Avere stoffa

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Trascrizione

Giovanni: oggi parliamo di stoffa.

Estelle: ti sei forse dato alla sartoria Giovanni?

Giovanni: no, no, Estelle, non mi sono dato alla sartoria, e tantomeno all’alta moda!

Avere stoffa, che è il titolo dell’episodio di oggi, indica la presenza di talento in una persona. Oggi ci occupiamo di questo e di tanto in tanto ascolterete una frase di ripasso degli episodi precedenti.

Questo ragazzo ha la stoffa del campione!

Gianluca ha veramente stoffa!

Un modo informale ma molto diffuso e efficace per indicare la presenza di talento, cioè delle qualità che servono per emergere, per farsi notare o comunque per esprimersi al meglio in un determinato campo.

L’alunna sembra avere stoffa! Non si scoraggi però se prende qualche insufficienza all’inizio. Perché i professori sono molto esigenti.

Quest’ultima è una frase che alcuni professori hanno detto a proposito di mia figlia durante un colloquio scolastico.

Un grande complimento evidentemente.

In campo sportivo, scolastico o comunque ovunque ci sia la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità, questa espressione è indicativa delle potenzialità oltre che delle qualità di una persona.

Si parla di qualità più innate che acquisite. Con la stoffa ci si nasce. Si tratta di qualità intellettuali o fisiche, non è importante.

Detto in altro modo, avere stoffa significa avere una spiccata attitudine o una disposizione naturale per una determinata attività.

Adesso ricorderete tutti sicuramente l’espressione “essere portati” a fare qualcosa, ma qui parliamo di capacità notevoli. Ricorderete anche avere una disposizione nel fare qualcosa, ho detto bene?

Quando qualcosa riesce bene senza troppi sforzi in effetti è giusto parlare di disposizione, attitudine e giustamente si dice che una persona è portata a fare questa attività.

Avere stoffa è un’espressione più legata alla competizione e alle potenzialità.

Si dice spesso anche “avere stoffa da vendere”.

Si può usare in più modi il possesso di stoffa:

Ha della stoffa

Ha stoffa

Possiede stoffa

È un ragazzo di stoffa

È bene sapere che non si usa verso sé stessi. Si potrebbe dire ma sarebbe come darsi troppo delle arie e si sarebbe poco credibili.

Irina: vuoi dire che con ogni probabilità si potrebbe pensare che si stia allargando?

Giovanni: esatto Irina!

Verrebbe da dire:

Ma chi è questo sbruffone che crede di avere stoffa?

Si usa molto verso i giovani, le giovani promesse dello sport ad esempio o verso i cosiddetti scrittori “in erba”, quindi giovani, non ancora maturi, ma con qualcosa in più rispetto agli altri.

Al lavoro non è molto adatto. D’altronde nel mondo lavorativo neanche il termine talento si usa granché.

Per finire vi dico anche perché si dice avere stoffa. Immagino sarete curiosi.

Marcelo: esatto! Non mi dirai che sai leggerci nel pensiero!

Maja e Danielle: non è che ci legge nel pensiero, è che ha imparato a conoscerci.

Giovanni: infatti! Se I vestiti sono fatti di stoffa. La stoffa non è un materiale specifico ma qualsiasi tipo di tessuto per abiti sono stoffa.

Ebbene, i vestiti vanno indossati e non sempre sono della giusta misura. Gli abiti inoltre ci rappresentano. Possono dirci qualcosa su noi che li indossiamo: che carattere abbiamo o che mestiere facciamo.

Allora avere stoffa, con un po’ di fantasia, può indicare un vestito che ci calza a pennello, fatto su misura per noi: il vestito del campione, ad esempio.

Hartmut: adesso, dulcis in fundo, ricapitoliamo.

Giovanni: va bene, allora abbiamo parlato della stoffa e dell’espressione avere stoffa. Si usa per indicare la presenza di talento, soprattutto nei giovani promettenti che sembrano più dotati e portati degli altri. Molto usato nello sport e per le qualità intellettuali, è più in generale in tutti gli ambiti in cui c’è competizione, in caso di qualità superiori alla media. È come avere un vestito (fatto di stoffa, come tutti i vestiti) tagliato su misura, dove quel vestito rappresenta una specifica attività.

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837 Fine a sé stesso

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Trascrizione

Ciao a tutti.

Oggi parliamo di utilità. Veramente non è neanche la prima volta, perché che io ricordi, ne abbiamo parlato almeno una volta, nell’episodio dedicato all’espressione “lascia il tempo che trova“.

La locuzione di oggi è abbastanza simile, ma ha una particolarità: parlo di “essere fine a sé stesso”.

Si parla innanzitutto solamente di azioni, quindi si sta valutando l’utilità di una azione o un’attività o anche una qualità, una virtù.

Quando si dice che un’azione è fine a sé stessa, o un’attività è fine a sé stessa, si vuole dire che non c’è una utilità o una motivazione particolare, o uno scopo preciso in questa azione, se non quello che deriva ad esempio dal semplice piacere nel farla.

Non ci sono quindi altri scopi, dunque non si vede una utilità aggiuntiva, una motivazione aggiuntiva, o una vera utilità.

In altre parole, si sta parlando di questa azione la cui utilità (spesso si parla di utilità, ma non sempre) finisce lì, potremmo dire, dunque non è adatta per altri scopi o non è stata fatta per conseguire un fine determinato.

In questa spiegazione sto cercando di usare parole diverse anche al fine di aumentare il vostro vocabolario. Non è dunque qualcosa fine a sé stesso.

È proprio la finalità la cosa sulla quale ci dobbiamo concentrare.

Potremmo anche dire che ciò che facciamo, se è fine a sé stesso, non è un mezzo per ottenere uno scopo aggiuntivo.

Si può comunque usare più in generale per indicare qualcosa che ha una scarsa utilità, non una vera e concreta utilità o motivazione.

Vediamo qualche esempio.

Un professore di italiano trova, uscendo dalla scuola, una ruota della sua auto bucata. Il professore non crede si tratti di un semplice atto vandalico fine a sé stesso, ma crede ci siano dietro altre motivazioni. Forse uno studente arrabbiato, che non aveva digerito una bocciatura…

Un altro esempio:

Ho iniziato a studiare il latino, così, per diletto, e ho scoperto che mi sta aiutando molto anche a capire il tedesco e l’inglese. Credevo fosse un piacere fine a sé stesso ma con mia sorpresa si è rivelata tutt’altro che fine a sé stessa.

“Il fine” è la finalità, l’obiettivo. Attenzione perché il fine e la fine hanno due significati diversi.

Un altro esempio in ambito sportivo:

Una squadra vince una partita 10-0, quindi fa una grandissima partita, dominando l’avversario. Quella grande vittoria però risulterà fine a sé stessa perché non porterà a vincere nessuna competizione.

In quest’ultimo caso avrei potuto anche parlare di una vittoria “inutile“, una vittoria che non è servita purtroppo a vincere nulla di importante.

Molto spesso sono anche i piaceri di qualsiasi tipo (vale anche per le virtù e le qualità), ad essere valutati fine a sé stessi se non se ne vede una utilità tangibile.

Anche cose come l’ansia o la sofferenza, si dice che non siano, o almeno che non debbano essere fine a sé stesse.

L’ansia e le preoccupazioni sono strumenti che ci preparano per i pericoli futuri, quindi ci consentono di prevedere eventuali problemi o di reagire con prontezza in caso di necessità.

L’ansia non è affatto fine a sé stessa, anzi!

Lo stesso si può dire della sofferenza, che ci aiuta a conoscerci e a diventare più forti. Quindi entro certi limiti anche la sofferenza non è affatto fine a sé stessa.

Avrete notato che “fine“, come l’ho usato io, non cambia, né cambiando il genere, né al plurale. Ad ogni modo al plurale abbastanza spesso si legge “fini“. Un italiano non ci fa molto caso in realtà, quindi possiamo considerare le due forme entrambe corrette.

Fine a sé stesso

Fine a sé stessi

Fine a sé stessa

Fine a sé stesse.

Dimenticavo quasi di dire che (l’accento su in questo caso non sarebbe obbligatorio, ma è preferibile mettercelo.

E adesso vediamo un bel ripasso. Parliamo di viaggi, che proprio come i ripassi, sono ben lontani dall’essere fine a sé stessi:

Irina: ogni volta che vengo in Italia per un paio di giorni, non riesco mai a portarmi solo lo stretto indispensabile.

Marcelo: anche per me è sempre difficile ridurre la valigia ai minimi termini, perché poi non si sa mai!

Albèric: Io però sono incline a consigliare di portare il minimo indispensabile! Assumo una posizione chiara riguardo a questo, e dico se ti manca qualcosa, la compri!

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Inguaribile

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Trascrizione

Un aggettivo italiano molto interessante è inguaribile.

Infatti non si usa solamente parlando di malattie dalle quali non si può guarire. In questo caso si dice comunque preferibilmente che la malattia è incurabile, cioè non si può curare, quindi non esiste una cura per questa malattia, il che è come dire che non si può guarire da essa.

L’aggettivo inguaribile si può comunque associare anche ad altri aggettivi o comunque a delle caratteristiche delle persone, ottenendo spesso espressioni spiritose da usare in contesti informali e amichevoli.

Potete ad esempio parlare del vostro fidanzato definendolo un inguaribile romantico.

Questo significa che non riesce a fare a meno di essere romantico e questo non è certo un difetto.

Questa infatti è una frase scherzosa. Si presenta il romanticismo come un difetto di una persona che non si riesce a correggere.

Generalmente infatti si vuole parlare di un vizio di una persona, quindi di un difetto, presentando questo vizio come qualcosa che non si può eliminare quindi un vizio o un difetto incorregibile, o appunto inguaribile.

Es:

Sono un giocatore inguaribile, non riesco a smettere neanche quando rischio il fallimento.

Se un mio amico è particolarmente appassionato di donne, potrei dire che è un inguaribile donnaiolo o un inguaribile don Giovanni.

Così si fa riferimento implicito anche alle possibili conseguenze negative di questa caratteristica.

Giovanni è un inguaribile spendaccione.

Questo vuol dire che Giovanni non riesce a risparmiare e non sta attento alle spese.

Da questa “malattia” non riesce a guarire.

Posso usare anche l’avverbio inguaribilmente.

Io sono inguaribilmente ritardatario, come molti altri italiani.

Dunque non ho speranze di riuscire ad essere puntuale agli appuntamenti. Anche la propensione al ritardo è quindi paragonata ad una malattia incurabile.

Una mia amica è inguaribilmente affascinante.

Questo è un altro esempio di un pregio, un punto di forza, Una qualità e non un difetto.

Vi immaginate una persona che cerca di non essere affascinante e non ci riesce?

Potete dunque usare inguaribile e inguaribilmente anche con dei pregi e delle qualità, sempre in contesti scherzosi e amichevoli,spesso anche ironici:

Qualcuno potrebbe dirmi che sono un inguaribile italiano, sia per farmi un complimento sia per offendermi non troppo esplicitamente. Dipende molto dal contesto.

Che equivale a dire, sempre in tono ironico:

Questa tua caratteristica è più forte di te, non la puoi correggere, è inutile che ti sforzi, non puoi farci niente.

Può anche esserci un tono di leggero rimprovero, o anche di giustificazione verso una persona che è da scusare perché non può fare a meno di comportarsi in un certo modo:

Perdonate Giovanni se fa sempre scherzi e non sembra mai una persona seria. È un inguaribile burlone.

Ci vediamo al prossimo episodio.

773 Brillare

Brillare

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Trascrizione

Giovanni:

Ascoltate le seguenti frasi:

Una stella brilla in cielo

Un ordigno è stato fatto brillare

Ieri sera ero un po’ brillo

Mi hanno detto che non brillo per intelligenza.

In questa scuola ci sono molti studenti brillanti

Questo per dirvi che brillare è un verbo che ha diversi significati. Vediamo se posso farcela a spiegarli tutti.

Innanzitutto le stelle brillano in cielo. Le stelle quindi sono brillanti. Infatti emettono luce, sono scintillanti, sono splendenti. Brillare ha questo significato proprio: Emettere o riflettere una luce vivida e cangiante, quindi è esattamente come splendere.

Allo stesso modo possono brillare dei bicchieri di cristallo, o dei gioielli, e questo indica la loro bellezza, il loro valore, la loro purezza o la loro pulizia.

Riguardo alla pulizia, posso usare questo verbo per indicare molte cose diverse:

La stanza brillava per quanto era pulita.

Dottore, i miei denti non sono per niente brillanti. Quale dentifricio posso usare?

In questo senso posso usare splendere allo stesso modo.

Una mamma al figlio che ha le scarpe sporche:

Lavati le scarpe. Quando torno le voglio vedere splendere/brillare!

La seconda frase che ho detto prima è:

Ieri sera ero un po’ brillo

Anche se l’aggettivo brillo, che ho usato, deriva dal verbo brillare, questo in realtà non è un uso del verbo brillare.

Essere brillo significa essere ubriaco. Non moltissimo però. Si dice anche “alticcio”, e ci si accorge che una persona è brilla quando è eccessivamente euforica e loquace, o non ce la fa a camminare perfettamente per il troppo vino bevuto.

Probabilmente si dice “brillo” perché gli occhi di una persona che ha bevuto troppo iniziamo a brillare.

In realtà quando gli occhi brillano generalmente ci si riferisce alla felicità:

Al matrimonio, a Maria brillavano gli occhi!

Ti brillano gli occhi dalla gioia!

Se torniamo agli esempi di cui sopra c’è:

Un ordigno è stato fatto brillare

Un'esplosione

Un ordigno è una bomba, e far brillare un ordigno significa far scoppiare questa bomba, farla esplodere.

Gli ordigni vengono fatti brillare perché altrimenti potrebbero essere pericolosi.

Negli ultimi due esempi fatti all’inizio si fa invece riferimento al verbo brillare nel senso di imporsi all’attenzione per doti singolari, quindi contraddistinguersi per il fatto di avere una particolare dote. Si tratta sempre di una caratteristica positiva. Una dote, appunto.

Mi hanno detto che non brillo per intelligenza. Eppure mi sono lavato stamattina!

Non brillare per intelligenza significa non essere intelligenti, non avere questa qualità, non distinguersi per questa caratteristica.

Brillare per” è la locuzione usata.

Si utilizza sempre in questo modo, ma curiosamente quasi sempre c’è una negazione:

Il mio amico non brilla certamente per eleganza

Si vuole quindi evidenziare la mancanza di una dote, cioè la mancanza di una qualità: l’eleganza in questo caso, ma prima era l’intelligenza. Potremmo fare la stessa cosa citando altre doti: la memoria, la velocità, la perspicacia, la gentilezza eccetera.

Questo pertanto (non brillare per…) è un modo alternativo per indicare la mancanza di una qualità di una persona. Raramente si usa per sottolineare una dote posseduta, ma si può fare.

In senso positivo esiste comunque l’aggettivo brillante. Non sono solamente le stelle o i gioielli ad essere brillanti:

In questa scuola ci sono molti studenti brillanti

Gli studenti brillanti sono più bravi degli altri, si distinguono per le loro qualità.

Spesso quando si parla di un amico e lo si definisce una persona brillante, ci si riferisce all’intelligenza in generale, o alla sua capacità di essere spiritoso, piacevole e comunque una persona di successo.

Oppure:

Antonio è un brillante medico statunitense

Il dott. Bianchi ha davanti a sé una brillante carriera

Proprio come un gioiello brillante, che attira l’attenzione e si nota rispetto al resto, quando una persona viene definita brillante, in senso figurato significa che suscita ammirazione o interesse per la sua eccezionalità.

Potrei usare aggettivi diversi, tipo splendido, fulgido, eccellente. Il senso non cambia.

Soprattutto in ambito professionale, oltre alle persone, si parla spesso di una carriera brillante.

La carriera è il percorso lavorativo e indica l’eventuale progresso compiuto, specie da un punto di vista sociale ed economico, nel campo di un’attività gerarchicamente organizzata. Fare carriera è come salire dei gradini di una scala. Più si va in alto, maggiore è il prestigio, l’importanza, le responsabilità e lo stipendio.

Un professore dell’Università è alla ricerca di una brillante carriera universitaria, mentre un militare insegue una brillante carriera militare e un impiegato pubblico o privato vorrebbe avere ugualmente una lunga e brillante carriera.

Quindi brillare indica lucentezza, “brillare per” indica il possesso di una qualità particolare e l’aggettivo brillante significa emanare o riflettere luce o in senso figurato suscitare ammirazione e interesse.

Se non siete brillanti, spero almeno non siate brilli!

Rauno: A proposito, quanti bicchieri di vino ci vogliono per diventare brilli?

Sofie: a me basta l’odore del vino e già inizio a ridere! È una mia prerogativa.

Albéric: a mio nonno bastava mezzo bicchiere. Per questo mia nonna adottava l’accorgimento di aggiungere acqua alla bottiglia del vino: un espediente che però faceva solo arrabbiare il marito. Ne nascevano dei simpatici siparietti!

Segue una spiegazione del ripasso.

725 Come ti dona!

Come ti dona! (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: oggi vorrei parlare di complimenti.

Si dice che le donne amino i complimenti:

Come sei bella con questo vestito!

Oggi sei più bella del solito!

Che occhi meravigliosi!

Eccetera eccetera

Ho detto le donne, ma in realtà tutti amano i complimenti.

Tra l’altro non si possono fare complimenti solamente per la bellezza, ma anche per la casa:

Che bella casa, complimenti!

Oppure per i figli:

Lei ha dei figli bravissimi e dolcissimi!

O per un risultato ottenuto:

Complimenti per la laurea!

Ho saputo che ha aperto una nuova sede per la sua azienda. I miei complimenti!

Eccetera.

Ma non voglio divagare troppo oggi.

Oggi vorrei parlarvi del verbo donare, molto adatto quando si fanno i complimenti.

Non esistono infatti solamente le donazioni, cioè quando si offre qualcosa di proprio ad altre persone, come la donazione del sangue, degli organi o le donazioni in denaro. Parlo dell’uso intransitivo del verbo.

Questo vestito ti dona molto.

Oddio come ti dona questo rossetto!

In questo caso donare vuol dire aggiungere grazia all’aspetto di una persona.

Questo vestito ti sta molto bene

Questa è una frase più o meno equivalente.

In pratica il vestito che indossi ti fa bella, ti giova esteticamente, ti rende più bella o magari più giovane, ti fa apparire in modo migliore, fa risaltare i tuoi pregi, esalta le tue caratteristiche più belle del viso, ti valorizza.

Quanti verbi diversi possiamo usare!

Perché allora usare il verbo donare?

È una delle possibilità, però direi che per fare un complimento è molto apprezzato da chi lo riceve. Posso usarlo però anche al contrario.

Quest’abito è bello, ma non ti dona.

Quindi quest’abito non ti sta bene, pur essendo un bell’abito, magari anche di qualità. Però non valorizza il tuo corpo perché risalta i tuoi difetti e non i tuoi pregi.

Un vestito può donare a una persona e allo stesso tempo non donare affatto a un’altra persona.

Un vestito può star bene a una persona e allo stesso tempo non star bene affatto a un’altra.

Donare però è meglio che “star bene”, perché quando un vestito mi sta bene potrebbe anche significare che non ha niente che non va, o che è della giusta taglia o che, al limite, ci sto comodo.

Se invece mi dona allora non c’è dubbio che quel vestito mi fa apparire di aspetto migliore, perché, per via del colore o per altro motivo, mette maggiormente in evidenza i miei pregi, mette in risalto i miei tratti, oppure mi fa sembrare una persona più alta, più magra, esalta il colore dei miei occhi, non mi fa vedere troppo la pancia, eccetera eccetera.

Se invece un abito non mi dona, come anche un trucco particolare o un taglio di capelli – tante cose possono donare o non donare – evidentemente l’effetto è il contrario: un pantalone che mi fa apparire i fianchi troppo larghi, un maglione che mi fa sembrare tropo grasso, una cravatta con un colore che non si abbina con quello dei miei capelli, eccetera; in tutti questi casi questo capo di abbigliamento (ad esempio) si dice che non mi dona, che non mi sta bene addosso.

Notate che il verbo donare si può anche usare in modo transitivo nelle stesse circostanze, però devo specificare. Vediamo alcuni esempi usati sia in un modo che nell’altro:

Questo pantalone ti dona un aspetto più giovanile (transitivo)

Una gonna che dona alle ragazze con i fianchi larghi (intransitivo)

Questo colore le dona tantissimo (intransitivo)

Questa signora ha uno smalto che le dona molta eleganza (transitivo)

Infine una osservazione.

Il verbo donare si può usare in modo transitivo anche al di fuori dei capi d’abbigliamento e della bellezza delle persone.

Questa crema al pistacchio dona qualcosa di molto speciale ai nostri dolci.

Questa cornice dona al quadro un aspetto troppo antico

Perché non appendi un bel quadro? Un quadro può donare ad un appartamento un aspetto più elegante e raffinato.

Vedete che donare allora, nel caso transitivo, è molto simile a dare, fare, far sembrare, oltre che a rendere. Anche conferire si avvicina molto. È più raffinato persino.

Questo taglio di capelli ti conferisce un aspetto molto raffinato.

Questo vestito ti un aspetto più aristocratico

No, questa gonna non va bene. Ti rende/fa troppo magra

Questo è un pantalone che ti fa (sembrare) più grassa di quello che sei.

Nel verbo donare, come anche in conferire, che è il più simile, c’è anche il senso di aggiungere una qualità nuova e pregevole.

Si ottiene un qualcosa in più, come se fosse un dono, un regalo.

Adesso ripassiamo qualche episodio precedente.

Ripassiamo adesso?
Irina: una domanda di riserva?

Marcelo: Irina, ti sei smarcata subito dalla domanda, neanche ti avesse fatto una domanda personale!

Peggy: a proposito di complimenti, io li adoro, ma a volte è solo tutta fuffa mio malgrado.
Poi il mio ragazzo è molto taciturno in merito. La mia pazienza però è agli sgoccioli. Sono pronta a piantar baracca e burattini e lasciarlo per sempre.