C’è di che, non c’è di che (ep. 953)

C’è di che, non c’è di che (scarica audio)

Giovanni:

C'è di che

Ricordate la locuzione “non avere di che“? Oggi ne vediamo una simile, dove si usa la forma impersonale.

Cosa si risponde a una persona che ci dice “grazie”?

Una delle possibili risposte è: “non c’è di che“, che è una risposta simile a “di niente” e “figurati”, “non preoccuparti”, “non c’è problema”, “non fa niente”, “non è un problema” e anche “prego“.

Si tratta semplicemente di una risposta di cortesia a chi ringrazia.

Non c’è di che” potremmo considerarla come l’abbreviazione di “non c’è motivo di ringraziarmi“, oppure anche di “non c’è di che ringraziare“, sebbene quest’ultima potrà apparire come alquanto strana come risposta ad un non madrelingua italiana.

In realtà “non c’è di che ringraziare” è del tutto analoga ad altre locuzioni simili che si usano molto spesso. Basta cambiare il verbo. Es:

Non c’è di che stupirsi

Non c’è di che meravigliarsi

Non c’è di che vergognarsene

Non c’è di che preoccuparsi

Non c’è di che vantarsi

Non c’è di che stare tranquilli

Non c’è di che stare allegri

Ecc..

Il senso è sempre simile: “non c’è motivo di…“, “non c’è ragione di…” e il concetto che si vuole esprimere è quello di una cosa scontata, che non dovrebbe determinare una preoccupazione, una vergogna, uno stupore eccetera.

Vediamo qualche esempio:

Non c’è di che stupirsi se un attaccante nel gioco del calcio possa essere acquistato alla cifra di 100 milioni di euro, considerando quanti soldi muove il mondo del calcio.

In Italia la democrazia è molto apprezzata. Non c’è di che meravigliarsi considerando cosa è successo quando c’era la dittatura.

Hai sempre pagato le tasse? E allora? Non c’è di che vergognarsene! Anzi, devi andarne fiero!

Mio figlio si è fatto una canna! Mia moglie dice che non c’è di che preoccuparsi, ma io mi preoccupo lo stesso! Mio figlio però se ne vanta e lo sta dicendo a tutti. Ma secondo me non c’è di che vantarsi per una cosa del genere.

La cosa interessante è che si usa questa modalità anche senza la negazione. Es:

In Italia ogni coppia fa mediamente poco più di un figlio. C’è di che riflettere!

Vuol dire che questa cosa fa riflettere, nel senso che viene da pensare ai motivi e alle conseguenze di questa realtà.

Spesso, quando non c’è la negazione, si utilizza in modo ironico, quindi la negazione ci dovrebbe stare ma non c’è. Es:

Le temperature stanno aumentando di anno in anno. C’è di che stare allegri, non credete?

Chiaramente in realtà non c’è proprio nulla di che stare allegri, cioè non c’è motivo di stare allegri!

Oppure:

Un mio amico ha 4 cani nel cortile, tutti senza museruola. Ogni volta che vado a trovarlo, quando mi apre il cancello c’è di che stare tranquilli!

Anche qui, in realtà ci sono molti motivi per avere preoccupazione!

Non sempre però si vuole esprimere ironicamente il senso opposto. Es:

La giornata oggi è cominciata malissimo! Appena mi sono alzato sono scivolato e sono caduto. Poi mi sono rovesciato il caffè addosso, poi ho dimenticato l’ombrello e mi sono bagnato dalla testa ai piedi. Adesso sono solamente le 12 e fino a questa sera c’è di che stare all’erta!

Quindi fino a stasera devo stare molto attento perché mi possono capitare ancora tante cose negative. Si tratta di un modo di enfatizzare il messaggio.

Quando non c’è la negazione c’è il senso del “motivo abbastanza valido”, o il senso della quantità che giustifica una risposta o una reazione o una conseguenza. Es:

Moltissime persone, su TikTok, pubblicano dei video in cui preparano delle ricette con degli abbinamenti assurdi. Si tratta di preparazioni molto fantasiose ma c’è di che far rabbrividire gli amanti del cibo italiano o della dieta mediterranea.

La frase “C’è di che far rabbrividire gli amanti del cibo italiano” significa che l’azione o la situazione descritte nella frase sono così stravaganti o inappropriate da poter provocare disgusto o sconcerto tra le persone che seguono la dieta mediterranea o che apprezzano l’alimentazione sana e tradizionale associata a quella dieta.

Quindi potremo dire che gli amanti del cibo italiano “hanno un motivo abbastanza valido” per potersi stupire e restare disgustati di fronte a queste preparazioni.

C’è dunque il senso della “quantità” di qualcosa o di un certo “livello” raggiunto, tale da giustificare una reazione o una conseguenza.

Vediamo altre frasi simili:

Molti italiani adulti sbagliano l’uso del verbo avere e non sanno mettere la lettera “h” correttamente (io ho, tu hai eccetera). C’è di che far saltare sulla sedia un professore di italiano!

Siete mai stati ad un matrimonio nel sud Italia? C’è di che fare indigestione!

Quindi gli insegnanti di italiano hanno un motivo abbastanza valido per saltare sulla sedia (per lo stupore) e gli invitati a questi matrimoni hanno abbastanza cibo da sentirsi male.

Altri esempi:

L’agenda dell’incontro è chiara e molto vasta, e quindi c’è di che parlare.

Il senso della “quantità” qui è molto evidente: “c’è di che parlare”, cioè ci sono molti argomenti di cui parlare.

Moltissimi insegnanti prediligono le spiegazioni di pura grammatica: c’è di che farsi venire il mal di testa ascoltandoli!

Come a dire: ci sono motivi abbastanza validi affinché possa insorgere un bel mal d testa!

Quest’estate in tutt’Italia ci saranno tantissime feste: sagre comunali, concerti, spettacoli in piazza. Insomma, c’è di che divertirsi, ma soprattutto c’è di che dare qualità al proprio tempo libero.

Chiaramente, se esiste “c’è di che” e “non c’è di che” esiste anche “ci sarà di che” e “non ci sarà di che”. Questo vale per il futuro ma vale anche per il passato: “c’è stato di che”, “non ci fu di che” eccetera.

Es:

Ci sarà di che divertirsi la prossima estate

Finché continuiamo a non fare nulla contro il riscaldamento globale, non ci sarà di che sperare.

Non c’è stato di che stupirsi quando il Presidente del consiglio si è dimesso, dopo tutte le figuracce che ha fatto!

10 anni fa non ci fu di che essere allegri quando perdemmo tutti i nostri risparmi.

Bene allora oggi, come forma di ripasso degli episodi precedenti, ripetete dopo di me le seguenti frasi:

Ad oggi non abbiamo ancora programmato le vacanze estive. Non c’è di che andarne fieri!

Dopo la sequela di incidenti che ho avuto la scorsa settimana, c’è di che farsi benedire.

Ciao, alla prossima

Alla prossima.

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