Il nullafacente e il nullatenente (scarica audio)
Trascrizione
Oggi vorrei fare delle riflessioni sul participio presente di alcuni verbi.
Tranquilli non vi spaventate, non voglio fare una lezione di grammatica, ma riflettevo sul fatto che per alcuni verbi è difficile se non impossibile usare la forma del participio presente. Invece accade che ci sono dei termini derivati che si usano moltissimo, quantomeno maggiormente del participio presente.
Ci facciamo oggi una chiacchierata su questo facendo, se permettete, anche alcune divagazioni che magari possono risultare utili per non annoiarvi.
Pensate allora, ad esempio, al verbo potere. “Potente“, che sarebbe “colui/colei che può” , ma si usa in realtà sempre e solamente come aggettivo. Parliamo di potere, di forza, di energia.
Però tra i contrari di “potente”, potete controllare, figura anche l’aggettivo “impotente” , che sta per colui o colei che non può fare qualcosa, che non è in grado di fare.
Infatti se dico di essere impotente di fronte a un terremoto, significa che non posso far nulla, che non ho potere, che le mie azioni sono inutili. È simile a inerme in certi contesti.
Ma quando accade il contrario (se cioè posso fare qualcosa) non si dice di essere “potente”.
Si usano altre forme come ad esempio avere il potere di fare qualcosa, essere nella possibilità di agire, di fare qualcosa.
Tra l’altro l’impotenza è anche l’impossibilità di generare figli. Ma se io non sono impotente non posso certamente dire che sono potente, se non in senso lato, cioè in senso ampio, generico.
Impotente significa letteralmente “non poter far nulla” e si usa molto spesso. È derivato da potente, ma inteso come participio presente e non come una persona che ha potere, autorità. Altrimenti il contrario sarebbe debole, fiacco.
Passiamo adesso al verbo stare. “Stante” è il participio presente e può capitare di incontrarlo. Ma ne parliamo nel prossimo episodio perché merita.
Pensate invece al verbo fare, che è quello che mi interessa di più oggi. “Facente” (colui o colei o qualcosa che fa) si utilizza, sebbene solamente in pochi casi: facente parte, facente capo, facente funzione. Anche questo merita sicuramente un episodio.
Oggi mi interessa soprattutto l’aggettivo e il sostantivo “nullafacente“, che si scrive tutto in una parola, e che letteralmente indica una persona che non fa nulla. Deriva quindi proprio dal participio presente “facente”.
Si usa abbastanza spesso per indicare, con tono accusatorio e/o giudicante, una persona che potrebbe lavorare ma non lo fa e che magari viene mantenuta dal marito, dalla moglie o dai genitori. Il nullafacente non svolge nessuna attività, è ci si riferisce all’attività lavorativa. Si usa non solo per l’attività lavorativa ma anche in generale come una persona che non vuole fare nulla, quindi una persona inutile, improduttiva, svogliata.
Con tono altrettanto giudicante si usa “sfaccendato“.
Letteralmente sta per libero da occupazioni, libero da faccende, come una persona che non ha niente da fare, ma in realtà sta per fannullone, ozioso, persona che non ha voglia di lavorare o di fare qualcosa.
Non fare lo sfaccendato, aiutami a lavare i piatti.
Questa classe è piena di sfaccendati nullafacenti. Quando iniziate a studiare come gli altri?
Poi c’è un altro termine interessante: Nullatenente.
Parliamo qui del verbo TENERE. anche in questo caso, come per potere, il participio presente non si usa mai, ma nullatenente si usa molto spesso e in situazioni diverse.
Sembrerebbe simile a nullafacente, ma stavolta non c’è alcun giudizio. Si tratta di un dato di fatto, di una realtà oggettiva.
Una persona nullatenente è una persona che non possiede nulla. “Tenere” è il verbo, ma in questo senso, nel senso di possedere, essere possessore di beni.
Parliamo anche di una persona povera, indigente.
Anche una famiglia può essere definita nullatenente, ma in genere si parla di persone.
Si usa nullatenente anche talvolta per indicare semplicemente una persona che non lavora. Non sarebbe però questo il significato, quanto quello legato al possesso di beni, di un patrimonio. Un Nullatenente non possiede nulla.
È curioso che il termine “tenente” ha anche un uso militare. È un grado della gerarchia degli ufficiali, cui compete il comando di un plotone o di un’unità equivalente.
C’è anche il sottotenente, il tenente colonnello e il tenente militare. Esiste anche il luogotenente, che è una persona chiamata a sostituire temporaneamente o localmente il titolare del massimo grado di una gerarchia, ad esempio il luogotenente del re. Normalmente si usa il termine sostituto.
Questi comunque sono i più noti utilizzi del termine in ambito più che altro militare. C’è anche il tenente dei carabinieri. Ma questo uso nella gerarchia militare non ha nulla a che fare col concetto che vi ho spiegato di nullatenente, che a sua volta come si è visto è completamente diverso da nullafacente.
Va bene, la chiacchierata è finita. Adesso ripassiamo. Perché i membri dell’associazione non sono né nullatenenti e tantomeno nullafacenti, tant’è vero che questo è un bel ripasso composto da Anthony.
Anthony: Eccomi di nuovo, tornato alla carica per dare un ulteriore apporto al gruppo nella forma di un ripasso. Prima che qualcuno me lo chieda, vi assicuro che non li faccio per essere un membro edificante del gruppo. I miei motivi sono più egoistici.
Peggy: Li sappiamo tutti i tuoi motivi, dottorino dei miei stivali. Ce li hai detti ripetutamente, pure troppo per i miei gusti. Se non segui il processo attraverso il quale ti organizzi i pensieri e metti tutto su carta per scrivere qualcosa, molti dei termini che trattiamo ti sfuggono in men che non si dica. Sai cosa mi dice tutto questo? Che sei più che un po’ duro di comprendonio.
Hartmut: un commento un tantino ingeneroso non trovi, Peggy? Comunque cercherò anch’io di seguire l’sempio sulla falsariga di quelli che partecipano attivamente nel gruppo. Ogni tanto ho il vizio di consumare contenuti ma non di produrli, sia qua, sia sui social. Questo approccio non giova particolarmente né alla mia conoscenza della lingua italiana né al mio numero di follower.
Marcelo: Per quanto mi riguarda, posso dire che più volte mi sono prefisso/a l’obiettivo di contribuire ai ripassi ma a dispetto di questo finisco per vedere il tempo che mi vola via e alla fine nisba.
Edita: Ma non dire amenità! Forse non ti rendi conto degli enormi passi in avanti che hai fatto da quando sei entrato/a nel gruppo. Sei migliorato/a parecchio, altro che storie. Ciò non toglie però che faresti ulteriori miglioramenti se riuscissi a ritagliarti il tempo per metterci del tuo nel gruppo. Vedrai che a quel punto sarai proprio a cavallo!
Albéric: Tanto, se sbagli non fa niente. Siamo molto gentili e tranquilli qua. Non ci sara’ nessuno ad inveire contro di te!