779 Stante, stante che

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Trascrizione

Continuiamo ad occuparci di stante, il participio presente del verbo stare.

Iniziamo dalla locuzione “stante che”.

Stante che” oppure “stante il fatto che” è una locuzione che si può usare per fotografare una situazione e trarre delle considerazioni.

Stante che non ci sono prove che ti ho tradito, non puoi accusarmi!

Ho fatto un esempio che può destare maggiore attenzione rispetto ad altri, ma in realtà questa locuzione si usa più spesso in contesti abbastanza tecnici e formali.

Il senso è lo stesso di “per il fatto che“, “in considerazione del fatto che”, oppure le forme più utilizzate: visto che, dal momento che, dato che, giacché, poiché, siccome, e anche dacché.

Se ricordate anche dacché è stato trattato in un passato episodio.

Se usiamo solamente “stante” (senza aggiungere “che” o “il fatto che”) possiamo ugualmente fotografare una situazione per trarre considerazioni o conseguenze, ma possiamo farlo più spesso, anche in contesti familiari e colloquiali.

Vediamo alcuni esempi:

Stante la situazione attuale internazionale, non mi sembra il caso di fare quel viaggio a Mosca che tanto desideravamo.

Stante le tue condizioni di salute, non potrai uscire dall’ospedale prima della prossima settimana.

In questi ultimi due esempi il senso è anche abbastanza simile a “se le cose non cambieranno“, quindi si fotografa una situazione e si evidenzia il fatto che non sta cambiando, quindi ne traggo una conclusione o ne deriva una conseguenza.

Stante le cose tra noi, non abbiamo più nulla da dirci. Addio.

Stante le premesse, ci aspetta un’estate molto calda

Stante le condizioni economiche attuali, non potremo andare in vacanza in Italia.

Stante le difficoltà che ci sono, meglio rimandare il nostro appuntamento

Stante le disposizioni di legge, dovete indossare le mascherine

Stante le circostanze politiche, la guerra non finirà presto.

Stante“, nonostante la varietà degli esempi che ho fatto, resta non molto usato nella vita di tutti i giorni, ma lo trovate molto spesso nelle notizie, soprattutto nello scritto.

Avrete notato che, dagli esempi fatti, a volte stante somiglia a “a causa di”.

Un altro esempio in tal senso:

Stante il cattivo tempo, la vacanza è stata rinviata.

Non abbiamo finito ancora con “stante” ma meglio continuare nel prossimo episodio anziché farlo seduta stante.

Adesso un breve ripasso.

Anthony: Ero indisposto ma adesso sono riuscito a ritagliarmi del tempo per comporre qualcosa al volo.

Ulrike: bontà tua! Su cosa verterà il ripasso?

Marguerite: in questo primo maggio verterà ovviamente sulla dignità del lavoro e la responsabilità dei manager a tutelare i diritti dei lavoratori. La maggiore sicurezza sul lavoro è il tema che sta più a cuore a tutti.

Marcelo: ma questi sono paroloni, concetti enormi, usati spesso a sproposito, non ti pare? Comunque qualcosa di decente alla fine è uscito. Buttalo via!

778 Seduta stante

Seduta stante (scarica audio)

Trascrizione

Eccomi qua a spiegarvi seduta stante una nuova espressione italiana.

Nel corso dell’ultimo episodio vi avevo detto che mi sarei occupato di “stante“, il participio presente del verbo stare, e naturalmente cercherò di farlo in modo meno noioso possibile.

Oggi vediamo uno degli utilizzi di “stante“, che troviamo nell’espressione “seduta stante“, che ho usato proprio all’inizio.

Seduta stante” significa adesso, subito, immediatamente.

Un’espressione che ha un che di perentorio, si usa infatti soprattutto quando si danno degli ordini, o quando si esprime la necessità di una urgenza, come ho fatto io all’inizio, per trasmettere un senso di immediatezza. Non si può aspettare ulteriormente.

L’espressione contiene le due parole seduta e stante.

Una seduta è simile a una riunione. Si usa in casi particolari, come quando si fa una seduta spiritica, per richiamare le anime dei morti. Poi ci sono le sedute dal fisioterapista, dallo psicologo, ci sono le sedute terapeutiche, ci sono le sedute della Camera e del senato. Durante una seduta, si sta seduti, e l’obiettivo è discutere, esaminare una situazione, o una persona, oppure per prendere decisioni. Si fanno sedute anche in tribunale per decidere delle cause. Può anche essere un incontro tra un professionista e un cliente per consigli, consultazioni o cure.

Quando dico che qualcosa avviene seduta stante si vuole trasmettere l’idea che questa cosa viene fatta prima che la seduta sia terminata, quindi prima di alzarsi in piedi, quindi senza neanche alzarmi dal posto, durante la seduta stessa, durante la stessa riunione o incontro.

Non è detto che ci sia alcuna seduta però. L’espressione si può utilizzare in qualunque contesto, quindi fare qualcosa seduta stante equivalente a fare qualcosa sul momento, immediatamente.

Questo è uno dei modi di usare “stante“, che significa “che sta”.

In questo caso indica, in senso anche figurato, una seduta, un incontro, una riunione che “si sta” svolgendo in questo momento.

Prossimamente vedremo anche gli altri modi di usare “stante”. Per oggi ripassiamo, e complimenti a Doris, membro austriaco dell’associazione che ha composto questo bel ripasso che la stessa Doris e altri membri hanno registrato. Un ripassone coi fiocchi direi.

Rafaela: Ahimè! Devo dirvi una cosa ragazzi. Ce ne vuole per leggere i vostri ripassi. Di volta in volta penso che vi mancano buone idee per buttare giù qualcosa di più meritevole da leggere.

Anthony: Uffa, proprio tu ci fai una cazziata, tu, che brilli sempre per la tua assenza. Ma sappiamo che pagherai lo scotto per la tua defezione nel giro di qualche mese!

Hartmut: Lasciala in pace. I suoi interventi, anche se sono risicati, hanno comunque il loro perché. Per intenderci, non la difendo, assolutamente no, perché il suo comportamento spesso è fuori luogo, ma non è che forse possiamo imparare qualcosa da tutti i membri?

Doris: Vuoi darci a intendere che fosse lecito criticare i nostri ripassi? Lei non lascia nulla di intentato per metterci in ridicolo! Hai visto mai perché!

Marcelo: A me sinceramente questo tiro e molla con i ripassi mi rompe veramente le scatole. Non vi dico quanto sono stufa di sentire sempre la stessa solfa. Perché, per l’amor del cielo, non trovate finalmente un tema interessante da discutere?

Peggy: hei, Se non ti piacciono i nostri tentativi, così come magari non piacciono ai tuoi sostenitori, vattene a quel paese e prendi con te tutto il cucuzzaro. Attaccatevi al tram!

Marcelo: Quindi io farei parte del cucuzzaro se ho ben capito! Smettila di scagliare queste frecciatine contro di me. Non permetto a chicchessia di parlarmi così. Ti ho preso in contropiede o sei per caso un po’ risentito? Da che mondo è mondo tutti abbiano il diritto di esprimere le nostre opinioni, sicché anch’io!

Peggy: Lungi da me criticarti ma è palese che non hai le carte in regola per offrire soluzioni sostenibili, altrimenti l’avresti fatto. È facile lagnarsi senza suggerire qualcosa di proficuo con cui si possa andare avanti in modo più efficace.

Marcelo: Chissà per quali motivi ti immischi costantemente!

Ulrike: Vedete, di nuovo solo diverbi, diatribe o vattelappesca! Ste cose non possono condurre mai a una collaborazione fruttuosa che sarebbe invece appagante per tutti. Sin dall’inizio ho provato a scervellarmi per capire dove stanno le sfide che lanciate, ma ogni volta vado a tentoni!

Peggy: Un po’ dura di comprendonio?

Ulrike: Boh, adesso fai il sostenuto non solo con gli altri ma persino con me?

Marcelo: Non ti preoccupare Peggy, bontà sua, offende sempre tutti indiscriminatamente. Si mette sempre di traverso, è un continuo!

Danielle: Una magra consolazione però. Lancia i suoi commenti avvelenati senza requie verso di me. Comunque sia, volevo suggerire qualcosa.

Peggy: E l’apporto di oggi? Scommetto che verrà a mancare il tuo!

Irina: Santa pazienza, ma non potresti stare zitto/a solo una volta nella tua vita? Della serie: apri bocca e gli dai fiato!

Marcelo: Devi considerare che Peggy non è una tipa seria; è – passatemi il termine – una brontolona senza pari. Brontolona pare un parolone ma indubbiamente è una furbona. Ci mette un battibaleno a provocare un subbuglio madornale. I suoi tiri mancini, però, sono ormai scontati e tutti possono intuire le sue intenzioni. È un azzeccagarbugli e non indietreggia di fronte a niente.

Danielle: non gli stai risparmiando nulla!

Marcelo: Devi prendere Peggy davvero con le molle. Non solo ha il diavolo in corpo ma nemmeno sa come controllarsi in situazioni delicate. Parlare con lui/lei è sempre un’impresa titanica.
Interventi illogici che, quantomeno a me, fanno dare di volta il cervello.

Danielle: A me invece fa sempre più specie ascoltare e leggere ripassi composti da persone che dicono di parlare e scrivere correttamente!

Marcelo: Non esageriamo dai, piuttosto credo che gli stranieri non padroneggino abbastanza la lingua e quando si accingono a scrivere qualcosa, spesso restano troppo sul vago e si perdono nei meandri delle parole. A scanso di equivoci sarebbe vantaggioso sviluppare uno stile di scrittura più conciso ma questo richiede allenamento.

Danielle: Chissà, forse. Vai a capire!

Marcelo: Certo, poi, pensare che tutte le espressioni vengano assorbite automaticamente è un’idea errata. Richiede una disciplina e un’abnegazione se non per qualche anno, sicuramente per molti mesi, ma non è un dispendio inutile e neanche un’impresa impossibile. È giocoforza esercitarsi in modo regolare però. Io ad un certo punto ho pensato che sarebbe stato d’uopo ricorrere all’associazione Italiano Semplicemente.

Irina: Aggiudicato! Hai il mio pieno beneplacito e gradisco le tue conclusioni in merito. Voglio soltanto aggiungere un cosa. Mi preme dire da illo tempore che chi vuole, può unirsi alle nostre conversazioni, generate nei meandri della fantasia, per allenarsi con tutte le espressioni già imparate:)))

777 Il nullafacente e il nullatenente

Il nullafacente e il nullatenente (scarica audio)

Trascrizione

Oggi vorrei fare delle riflessioni sul participio presente di alcuni verbi.

Tranquilli non vi spaventate, non voglio fare una lezione di grammatica, ma riflettevo sul fatto che per alcuni verbi è difficile se non impossibile usare la forma del participio presente. Invece accade che ci sono dei termini derivati che si usano moltissimo, quantomeno maggiormente del participio presente.

Ci facciamo oggi una chiacchierata su questo facendo, se permettete, anche alcune divagazioni che magari possono risultare utili per non annoiarvi.

Pensate allora, ad esempio, al verbo potere. “Potente“, che sarebbe “colui/colei che può” , ma si usa in realtà sempre e solamente come aggettivo. Parliamo di potere, di forza, di energia.

Però tra i contrari di “potente”, potete controllare, figura anche l’aggettivo “impotente” , che sta per colui o colei che non può fare qualcosa, che non è in grado di fare.

Infatti se dico di essere impotente di fronte a un terremoto, significa che non posso far nulla, che non ho potere, che le mie azioni sono inutili. È simile a inerme in certi contesti.

Ma quando accade il contrario (se cioè posso fare qualcosa) non si dice di essere “potente”.

Si usano altre forme come ad esempio avere il potere di fare qualcosa, essere nella possibilità di agire, di fare qualcosa.

Tra l’altro l’impotenza è anche l’impossibilità di generare figli. Ma se io non sono impotente non posso certamente dire che sono potente, se non in senso lato, cioè in senso ampio, generico.

Impotente significa letteralmente “non poter far nulla” e si usa molto spesso. È derivato da potente, ma inteso come participio presente e non come una persona che ha potere, autorità. Altrimenti il contrario sarebbe debole, fiacco.

Passiamo adesso al verbo stare. “Stante” è il participio presente e può capitare di incontrarlo. Ma ne parliamo nel prossimo episodio perché merita.

Pensate invece al verbo fare, che è quello che mi interessa di più oggi. “Facente” (colui o colei o qualcosa che fa) si utilizza, sebbene solamente in pochi casi: facente parte, facente capo, facente funzione. Anche questo merita sicuramente un episodio.

Oggi mi interessa soprattutto l’aggettivo e il sostantivo “nullafacente“, che si scrive tutto in una parola, e che letteralmente indica una persona che non fa nulla. Deriva quindi proprio dal participio presente “facente”.

Si usa abbastanza spesso per indicare, con tono accusatorio e/o giudicante, una persona che potrebbe lavorare ma non lo fa e che magari viene mantenuta dal marito, dalla moglie o dai genitori. Il nullafacente non svolge nessuna attività, è ci si riferisce all’attività lavorativa. Si usa non solo per l’attività lavorativa ma anche in generale come una persona che non vuole fare nulla, quindi una persona inutile, improduttiva, svogliata.

Con tono altrettanto giudicante si usa “sfaccendato“.

Letteralmente sta per libero da occupazioni, libero da faccende, come una persona che non ha niente da fare, ma in realtà sta per fannullone, ozioso, persona che non ha voglia di lavorare o di fare qualcosa.

Non fare lo sfaccendato, aiutami a lavare i piatti.

Questa classe è piena di sfaccendati nullafacenti. Quando iniziate a studiare come gli altri?

Poi c’è un altro termine interessante: Nullatenente.

Parliamo qui del verbo TENERE. anche in questo caso, come per potere, il participio presente non si usa mai, ma nullatenente si usa molto spesso e in situazioni diverse.

Sembrerebbe simile a nullafacente, ma stavolta non c’è alcun giudizio. Si tratta di un dato di fatto, di una realtà oggettiva.

Una persona nullatenente è una persona che non possiede nulla. “Tenere” è il verbo, ma in questo senso, nel senso di possedere, essere possessore di beni.

Parliamo anche di una persona povera, indigente.

Anche una famiglia può essere definita nullatenente, ma in genere si parla di persone.

Si usa nullatenente anche talvolta per indicare semplicemente una persona che non lavora. Non sarebbe però questo il significato, quanto quello legato al possesso di beni, di un patrimonio. Un Nullatenente non possiede nulla.

È curioso che il termine “tenente” ha anche un uso militare. È un grado della gerarchia degli ufficiali, cui compete il comando di un plotone o di un’unità equivalente.

C’è anche il sottotenente, il tenente colonnello e il tenente militare. Esiste anche il luogotenente, che è una persona chiamata a sostituire temporaneamente o localmente il titolare del massimo grado di una gerarchia, ad esempio il luogotenente del re. Normalmente si usa il termine sostituto.

Questi comunque sono i più noti utilizzi del termine in ambito più che altro militare. C’è anche il tenente dei carabinieri. Ma questo uso nella gerarchia militare non ha nulla a che fare col concetto che vi ho spiegato di nullatenente, che a sua volta come si è visto è completamente diverso da nullafacente.

Va bene, la chiacchierata è finita. Adesso ripassiamo. Perché i membri dell’associazione non sono né nullatenenti e tantomeno nullafacenti, tant’è vero che questo è un bel ripasso composto da Anthony.

Anthony: Eccomi di nuovo, tornato alla carica per dare un ulteriore apporto al gruppo nella forma di un ripasso. Prima che qualcuno me lo chieda, vi assicuro che non li faccio per essere un membro edificante del gruppo. I miei motivi sono più egoistici.

Peggy: Li sappiamo tutti i tuoi motivi, dottorino dei miei stivali. Ce li hai detti ripetutamente, pure troppo per i miei gusti. Se non segui il processo attraverso il quale ti organizzi i pensieri e metti tutto su carta per scrivere qualcosa, molti dei termini che trattiamo ti sfuggono in men che non si dica. Sai cosa mi dice tutto questo? Che sei più che un po’ duro di comprendonio.

Hartmut: un commento un tantino ingeneroso non trovi, Peggy? Comunque cercherò anch’io di seguire l’sempio sulla falsariga di quelli che partecipano attivamente nel gruppo. Ogni tanto ho il vizio di consumare contenuti ma non di produrli, sia qua, sia sui social. Questo approccio non giova particolarmente né alla mia conoscenza della lingua italiana né al mio numero di follower.

Marcelo: Per quanto mi riguarda, posso dire che più volte mi sono prefisso/a l’obiettivo di contribuire ai ripassi ma a dispetto di questo finisco per vedere il tempo che mi vola via e alla fine nisba.

Edita: Ma non dire amenità! Forse non ti rendi conto degli enormi passi in avanti che hai fatto da quando sei entrato/a nel gruppo. Sei migliorato/a parecchio, altro che storie. Ciò non toglie però che faresti ulteriori miglioramenti se riuscissi a ritagliarti il tempo per metterci del tuo nel gruppo. Vedrai che a quel punto sarai proprio a cavallo!

Albéric: Tanto, se sbagli non fa niente. Siamo molto gentili e tranquilli qua. Non ci sara’ nessuno ad inveire contro di te!