La velleità e l’aggettivo velleitario

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Trascrizione

La velleità e l'aggettivo velleitarioLa velleità. Oggi parliamo di questa caratteristica, che è una sorta di aspirazione, desiderio. Si tratta di un desiderio o aspirazione grande, imponente. E’ anche una sorta di volontà, e infatti deriva dal verbo volere.

Non basta però. Un desiderio, una aspirazione, una volontà, una ambizione, per diventare una velleità, deve avere una imperfezione. Potremmo dire che è un desiderio poco realizzabile, quindi una volontà vana, un desiderio inefficace, una ambizione esagerata.

In pratica questo proponimento (sinonimo di volontà), questa cosa che ci si propone di fare o questo obiettivo che ci si propone di raggiungere non ha effettive possibilità di realizzarsi.

Perché no?

Magari non ci sono le capacità adeguate o manca l’impegno necessario per poter ottenere questo risultato. La velleità non è dunque una caratteristica positiva per una persona, perché esprime un difetto, un approccio poco realistico. Se si è velleitari (questo è l’aggettivo) non si ha la piena consapevolezza delle proprie capacità o non si è ben compresa la difficoltà esistente nel raggiungere questo obiettivo.

Es:

Le velleità di Giovanni di diventare un famoso scrittore svanirono quando si rese conto che richiedeva più impegno di quanto pensasse.

Nonostante le sue velleità di iniziare una dieta sana, finì per cedere alle tentazioni del cibo spazzatura.

Le velleità politiche del giovane studente si manifestarono durante le discussioni in classe, ma presto si dissolsero quando si rese conto della complessità della politica.

L’aggettivo si associa spesso sia alle persone che ai loro comportamenti, quindi si usa spesso ad esempio il “tentativo velleitario“, ma non solo. Vediamo qualche esempio:

La sua proposta era solo un tentativo velleitario di risolvere un problema complesso.

Il suo atteggiamento velleitario verso lo studio ha compromesso i suoi risultati accademici.

Le sue promesse velleitarie di cambiamento non hanno convinto nessuno.

Il progetto era velleitario fin dall’inizio, privo di una pianificazione seria.

La sua ambizione politica era considerata più velleitaria che realistica.

La sua leadership è stata criticata per il suo approccio velleitario alle decisioni.

Il suo discorso era pieno di speranze velleitarie ma carente di concretezza.

Le sue azioni erano spesso velleitarie, senza una visione a lungo termine.

Le sue ambizioni nel mondo dello spettacolo erano velleitarie. Lui infatti mancava di talento e dedizione necessari.

Dunque, un tentativo velleitario è un tentativo che ha troppe pretese. Un tentativo velleitario è un tentativo che è caratterizzato da aspirazioni o pretese irrealistiche, senza una base solida o un impegno serio per realizzarle. Può essere considerato come un’azione che manca di concretezza o di una pianificazione adeguata, basata più su desideri superficiali che su una reale volontà di raggiungere un obiettivo.

Le speranze velleitarie sono basate su fantasie o idee superficiali piuttosto che su una comprensione realistica delle circostanze o delle probabilità di successo.

Vale lo stesso discorso per le ambizioni velleitarie.

Così, la prossima volta che dovrete commentare qualcosa (un desiderio, un’azione che si prefigge un obiettivo, un progetto eccetera) che secondo voi ha poca probabilità di realizzarsi, per qualunque motivo, anziché dire: “secondo me non è realizzabile”, “sei poco realistico”, “sei sicuro? non mi sembra realistico” o “lascia stare, stai perdendo tempo”, oppure “non ci sono molte probabilità che questo accada secondo me” o “la tua è una vana speranza” potresti rispondere:

Secondo me la tua speranza è velleitaria

A me questo sembra un tentativo velleitario

Queste velleità non le prenderei in considerazione

Non essere velleitario, sii concreto, non perdere tempo

Questa idea potrebbe essere un po’ velleitaria, considerando che…

Forse dovremmo riconsiderare questa proposta, potrebbe essere un po’ velleitaria dato che…

Nello sport si usa spesso:

Quel tentativo di segnare da metà campo è stato un po’ velleitario, considerando che la difesa avversaria era ben posizionata.

La decisione di giocare in attacco con solo due difensori sembra velleitaria. Potrebbe lasciare la squadra esposta ai contropiedi.

L’offerta per acquistare un giocatore di fama mondiale sembra decisamente velleitaria, date le risorse finanziarie limitate del club.

Adesso ripassiamo parlando dei piaceri della vita:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Albéric: io penso che la vita è così breve che bisogna godere di tutti i piaceri che essa ci regala. Io sono per “prima il piacere e poi il dovere”. Non so voi.

Marcelo: In effetti credo che tu abbia ragione. C’è forse qualcuno che ha detto che demonizzare i piaceri della vita sia il modo giusto di vivere?

Ulrike: No, ma c’è una bella differenza tra godere dei piaceri e darsi sempre ai bagordi. Della serie “diamoci una regolata”.

Hartmut: Personalmente sono abbastanza suscettibile alle tentazioni.

Julien: Questo può essere un problema. Con i tuoi problemi al fegato, una scorpacciata ti costerebbe cara.

Segue la “canzone delle velleitarie”

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

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tentativo velleitario

velleità senza fine

La vittoria di Pirro – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 32)

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Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica

Trascrizione

Giovanni: Qualche volta abbiamo parlato di vittorie, perdite e sconfitte. Ricordate? Oggi parliamo di una particolare tipologia di vittoria: la vittoria di Pirro.

Capita spesso di ascoltare questa espressione alla radio, in TV e soprattutto al telegiornale.

Dovete sapere che Pirro era un lontano parente di Alessandro Magno, ed è stato un re dell’Epiro intorno all’anno 300 avanti Cristo. L’Epiro è una zona che si trova tra la Grecia e l’Albania.

Proprio durante il regno di Pirro, avvennero delle campagne contro Roma, e nell’anno 280 a.c. l’Italia meridionale fu invasa dalle truppe di Pirro.

Il termine “campagna” qui è intesa nel senso di operazione bellica, quindi un tentativo di conquista di territori. Sono famose anche la campagna di Russia, quella d’Egitto; le campagne d’Africa.

Insomma, con queste campagne si cercava di conquistare Roma, e a volte sono state vinte delle battaglie che però successivamente si sono dimostrate inutili. Infatti l’Epiro venne poi conquistato dai romani e qualche secolo dopo confluì nell’Impero romano d’Oriente.

Per questo motivo queste campagne contro Roma sono state all’origine della frase “vittoria di Pirro“, che sta ad indicare una vittoria priva di conseguenze, senza un reale impatto strategico.

Povero Pirro.

La frase è ormai entrata nel linguaggio non solo della politica, ma anche degli affari o di sport si usa spesso per descrivere un successo inutile o effimero, dove il “vincitore” ne esce sostanzialmente male. E’ una vittoria inutile, che non porta vantaggi. La vittoria resta una vittoria ma a cosa serve una vittoria se è inutile? A niente. Questa è la vittoria di Pirro.

Ammettiamo ad esempio che ci siano delle elezioni.

Tutti i partiti fanno una campagna elettorale. Ecco che ritorna il termine “campagna”.

Anche in politica ci sono le “campagne” dunque, ma stavolta si tratta di operazioni organizzate a un determinato fine: vincere le elezioni. Ci sono tanti tipi di campagne, ma ne parleremo un’altra volta.

Se allora un partito riesce a prendere la maggioranza dei voti in una sola città, ma sommando i voti a livello nazionale, vince lo schieramento elettorale opposto, quella vittoria si può dire che è una vittoria di Pirro.

Cosa importa che in quella città si sia raggiunta questa vittoria? A cosa è servito? A nulla.

Un esempio nello sport: una squadra in Champions League vince una partita che però non serve a raggiungere la qualificazione.

Anche questa è una vittoria di Pirro: inutile.

Al lavoro: la mia azienda mi vuole licenziare perché sono accusato di essere poco produttivo. Alla fine il direttore dell’azienda non riesce a dimostrare l’accusa, anzi il direttore viene anche arrestato per corruzione. L’azienda però fallisce e tutti i dipendenti (me compreso) vengono licenziati.

Ho vinto io? Può darsi, ma sempre di una vittoria di Pirro si tratta!

Siamo vicini in qualche modo al senso del termine “contentino“, di cui ci siamo occupati all’interno della rubrica due minuti con italiano semplicemente, ma fino ad un certo punto.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano dedicato al linguaggio della politica.

837 Fine a sé stesso

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Trascrizione

Ciao a tutti.

Oggi parliamo di utilità. Veramente non è neanche la prima volta, perché che io ricordi, ne abbiamo parlato almeno una volta, nell’episodio dedicato all’espressione “lascia il tempo che trova“.

La locuzione di oggi è abbastanza simile, ma ha una particolarità: parlo di “essere fine a sé stesso”.

Si parla innanzitutto solamente di azioni, quindi si sta valutando l’utilità di una azione o un’attività o anche una qualità, una virtù.

Quando si dice che un’azione è fine a sé stessa, o un’attività è fine a sé stessa, si vuole dire che non c’è una utilità o una motivazione particolare, o uno scopo preciso in questa azione, se non quello che deriva ad esempio dal semplice piacere nel farla.

Non ci sono quindi altri scopi, dunque non si vede una utilità aggiuntiva, una motivazione aggiuntiva, o una vera utilità.

In altre parole, si sta parlando di questa azione la cui utilità (spesso si parla di utilità, ma non sempre) finisce lì, potremmo dire, dunque non è adatta per altri scopi o non è stata fatta per conseguire un fine determinato.

In questa spiegazione sto cercando di usare parole diverse anche al fine di aumentare il vostro vocabolario. Non è dunque qualcosa fine a sé stesso.

È proprio la finalità la cosa sulla quale ci dobbiamo concentrare.

Potremmo anche dire che ciò che facciamo, se è fine a sé stesso, non è un mezzo per ottenere uno scopo aggiuntivo.

Si può comunque usare più in generale per indicare qualcosa che ha una scarsa utilità, non una vera e concreta utilità o motivazione.

Vediamo qualche esempio.

Un professore di italiano trova, uscendo dalla scuola, una ruota della sua auto bucata. Il professore non crede si tratti di un semplice atto vandalico fine a sé stesso, ma crede ci siano dietro altre motivazioni. Forse uno studente arrabbiato, che non aveva digerito una bocciatura…

Un altro esempio:

Ho iniziato a studiare il latino, così, per diletto, e ho scoperto che mi sta aiutando molto anche a capire il tedesco e l’inglese. Credevo fosse un piacere fine a sé stesso ma con mia sorpresa si è rivelata tutt’altro che fine a sé stessa.

“Il fine” è la finalità, l’obiettivo. Attenzione perché il fine e la fine hanno due significati diversi.

Un altro esempio in ambito sportivo:

Una squadra vince una partita 10-0, quindi fa una grandissima partita, dominando l’avversario. Quella grande vittoria però risulterà fine a sé stessa perché non porterà a vincere nessuna competizione.

In quest’ultimo caso avrei potuto anche parlare di una vittoria “inutile“, una vittoria che non è servita purtroppo a vincere nulla di importante.

Molto spesso sono anche i piaceri di qualsiasi tipo (vale anche per le virtù e le qualità), ad essere valutati fine a sé stessi se non se ne vede una utilità tangibile.

Anche cose come l’ansia o la sofferenza, si dice che non siano, o almeno che non debbano essere fine a sé stesse.

L’ansia e le preoccupazioni sono strumenti che ci preparano per i pericoli futuri, quindi ci consentono di prevedere eventuali problemi o di reagire con prontezza in caso di necessità.

L’ansia non è affatto fine a sé stessa, anzi!

Lo stesso si può dire della sofferenza, che ci aiuta a conoscerci e a diventare più forti. Quindi entro certi limiti anche la sofferenza non è affatto fine a sé stessa.

Avrete notato che “fine“, come l’ho usato io, non cambia, né cambiando il genere, né al plurale. Ad ogni modo al plurale abbastanza spesso si legge “fini“. Un italiano non ci fa molto caso in realtà, quindi possiamo considerare le due forme entrambe corrette.

Fine a sé stesso

Fine a sé stessi

Fine a sé stessa

Fine a sé stesse.

Dimenticavo quasi di dire che (l’accento su in questo caso non sarebbe obbligatorio, ma è preferibile mettercelo.

E adesso vediamo un bel ripasso. Parliamo di viaggi, che proprio come i ripassi, sono ben lontani dall’essere fine a sé stessi:

Irina: ogni volta che vengo in Italia per un paio di giorni, non riesco mai a portarmi solo lo stretto indispensabile.

Marcelo: anche per me è sempre difficile ridurre la valigia ai minimi termini, perché poi non si sa mai!

Albèric: Io però sono incline a consigliare di portare il minimo indispensabile! Assumo una posizione chiara riguardo a questo, e dico se ti manca qualcosa, la compri!

Esercizi

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699 La fuffa

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Giovanni: Tra i termini italiani più curiosi rientra sicuramente la “fuffa“.

Si usa soprattutto quando qualcosa crediamo che non abbia alcun valore, specie se pretende di averne.

Questa cosa che stiamo giudicando molto male, è la maggioranza delle volte qualcosa che si mostra, come ad esempio un tipo qualsiasi di arte. Potrei dire ad esempio, se non mi piace per niente l’arte contemporanea, che l’arte contemporanea è tutta fuffa.

Si parla sempre di qualcosa che si vorrebbe “vendere”, tra virgolette. Metto le virgolette perché si può trattare di merce, di oggetti, di prodotti che valgono poco, ma la maggioranza delle volte si tratta di parole, di cose dette da qualcuno che non valgono nulla, e che spesso vengono pronunciate con lo scopo di imbrogliare le persone.

Quando si tratta di vera merce, la fuffa è merce cosiddetta anche “dozzinale”, di scarsissimo o nessun valore. In questi casi si parla anche di ciarpame, di paccottiglia. Roba che non vale niente e che invece viene spacciata per roba di valore. Ma in realtà è tutta fuffa.
Se parliamo di cose che si dicono, come dichiarazioni, affermazioni o argomentazioni varie, il loro scopo è convincere le persone per qualche motivo ma fatte con l’intento di ingannare.
Si tratta di cose anche dette inconsistenti, senza capo né coda oltre che ingannevoli.
Nel momento in cui si dice che si tratta di fuffa, o di “tutta fuffa”, è come dire:

Questa roba non ha alcun valore, non lasciatevi ingannare,

Non ha detto nulla e quello che ha detto sono solo chiacchiere

Vuole ingannarci con tutti questi paroloni.

Non c’è sostanza nelle sue parole

Sono solo chiacchiere, non credete a queste cose

In pratica non c’è alcun fondamento nella fuffa, oppure non ha alcun significato, o sono cose prive di sostanza.

Lui una persona competente? Ma è tutta fuffa!

Un termine che si può usare per commentare una dichiarazione pubblica di un politico, o tutte le cose che teniamo in soffitta e che sono da gettare.

Oppure le promesse che fa un ragazzo a una ragazza (o viceversa) se non crediamo per niente che si tratti di cose credibili.

Un termine che sicuramente dà colore alla nostra affermazione ma che risulta molto offensivo se lo utilizziamo per commentare ciò che ha detto o scritto una persona.

Potremmo chiamarle anche sciocchezze, stupidaggini, amenità, chiacchiere, stronzate, luoghi comuni e chi più ne ha, più ne metta. Ma nella fuffa, se si parla di cose dette, c’è la componente dell’imbroglio che è prevalente e che la rende unica nel suo genere.

Allora cosa ha detto il direttore? Ci aumenterà lo stipendio come ha promesso? Oppure è stata la solita fuffa di fine anno?

In campagna elettorale tutti promettono meno tasse. Fuffa! Solo fuffa.

Sveglia! E’ tutta fuffa!!

A me ad esempio in quest’ultima frase dà molto fastidio la parola “sveglia”, che si sente spessissimo sulla bocca di persone che cercano sempre di venderci fuffa!

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Peggy: scusate la parola “uffa” ha qualcosa a che fare con la fuffa? Ha ugualmente il senso di imbroglio o giù di lì?

Rauno: Per quanto mi risulti, se dici “uffa” stai semplicemente sbuffando! Ti stai forse annoiando?

Marcelo: Aspettate che controllo… dunque dunque… il dizionario non lo trovo. Mi sa che si fa prima a vedere su internet!

Sofie: mi sa di sì, ma attenti ai siti farlocchi, ché ce ne sono svariati. C’è un sacco di fuffa nella rete!

Ulrike: Uffa! Non ti ci mettere pure tu con le parole nuove adesso!