Come offendere in italiano: insulti, offese, ingiurie ed oltraggi

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Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com, oggi sono di nuovo qui con Said, professore di Italiano In Marocco, che mi ha aiutato a realizzare questo episodio,

Said: ciao, piacere Gianni, sono Said, sono marocchino, ho 34 anni ed insegno italiano in Marocco.

Offendere in lingua italiana: offese, ingiurie, insulti e oltraggi
Offendere in lingua italiana: offese, ingiurie, insulti e oltraggi

E con Chloè, che è un’insegnante di Italiano sul sito mordusditalie.com e e anche parlaritaliano.com. Ciao ad entrambi. Dobbiamo essere almeno in due oggi anche perché il podcast odierno è abbastanza impegnativo. Ci spetta infatti il compito di parlare di insulti.

Cosa sono gli insulti?

L’insulto è, possiamo dire, un’espressione negativa rivolta verso un’altra persona. Se questa persona ha avuto un comportamento considerato negativo, offensivo verso di me op verso qualcosa a cui tengo, qualcosa che per me è importante, allora io mi rivolgo verso di lui con un insulto. Un insulto è quindi solitamente una singola parola, ma qualche volta è composto da più parole insieme.

Si tratta di un argomento scottante e pericoloso, naturalmente, per un motivo fondamentale: il motivo è che c’è il rischio di essere volgari parlando di insulti, e questo, come sa bene chi ci segue, non rientra tra le caratteristiche di Italiano semplicemente.

L’avevamo già detto, preannunciato su Facebook che avremmo fatto questo episodio dedicato agli insulti, e qualche reazione è stata, a dire il vero, piuttosto negativa:

– io non dico parolacce

– a me non piace insultare le persone

– non c’è bisogno di conoscere queste parole

E frasi di questo tipo. Ed invece credo personalmente sia importante conoscere anche queste parole. Primo perché potrebbe capitare di ascoltarle, secondo perché potrebbe capitare anche a voi di esprimere un sentimento negativo verso una persona e non sapete come fare. In questi casi è bene sapere quali parole usare, sia se si vuole offendere, sia se non si vuole offendere

Il nostro compito quindi si preannuncia piuttosto arduo. Cominciamo dall’inizio. Cosa sono gli insulti?

Gli insulti sono le offese, e il verbo insultare significa quindi offendere, offendere personalmente. Si dice anche “Recare offesa”. Quando si reca un’offesa a qualcuno, o verso qualcuno, si sta offendendo questa persona. Insultare è quindi offendere con parole ingiuriose, con atti di scherno o anche con un contegno provocatorio.

Ho utilizzato alcune parole che potrebbero essere complicate.

Le parole ingiuriose sono le parole che contengono un’ingiuria. L’ingiuria quindi è un altro termine per indicare l’offesa e l’insulto.

L’ingiuria è quindi offensiva, è oltraggiosa. Un’ingiuria è un oltraggio, un insulto, un’offesa.

Come vedete ci sono molti termini per chiamare le offese e gli insulti. Dipende un po’ dal contesto in cui ci troviamo.

L’insulto è la parola più diffusa ed utilizzata quando si parla di utilizzo delle parole. L’insulto quindi prevalentemente si pronuncia con la propria voce, con l’utilizzo della parola, sebbene non solamente con quella, e colpisce la persona con un’opinione personale su di essa.

L’offesa invece è più un atto, un comportamento che colpisce la dignità della persona.

Se ti dico che sei uno stupido ti ho insultato, mentre se dico che sei disonesto, questo è più un’offesa, perché colpisce la dignità della persona, la sua integrità, una sua qualità morale: la sua onestà in questo caso. Lo stesso se dicessi che sei maleducato eccetera.

L’oltraggio, è una offesa molto grave e consapevole contro l’onore o la dignità di qualcuno. L’oltraggio però è spesso usato in senso figurato per indicare un danno che si fa; e questo danno implica, cioè comporta la violazione di una norma, anche di una norma nell’ambito della vita sociale: si parla spesso di un oltraggio alla giustizia, oltraggio al buon gusto; oltraggio ad un pubblico ufficiale, oltraggio al pudore. Quando si fa un oltraggio, generalmente, si è superato un limite, si è fatto un eccesso. L’oltraggio è una cosa che va oltre la giusta misura: OLTRE la giusta misura e quindi OLTRAGGIO. L’oltraggio comunque non è molto usato in famiglia e tra amici se non in modo scherzoso.

L’ingiuria infine è un termine molto usato nella giustizia, come anche oltraggio. Viene da ingiustizia, cioè cosa non giusta. Una ingiuria è un’offesa che viola le norme giuridiche. Quindi è un’offesa all’onore di una persona recata mediante parole, atti, comportamenti come ad esempio l’invio di disegni o di lettere ad una persona. Quindi con una ingiuria si fa violenza ad una persona, si colpisce una persona con una comunicazione postale, con una telefonata o con degli insulti inviati per email. Sono tutti i modi di offendere perseguibili penalmente da parte della persona offesa.

Bene, vediamo ora quale offesa, qualche insulto, qualche oltraggio e qualche ingiuria.

Cominciamo con gli insulti meno offensivi e passiamo gradualmente a quelli peggiori.

Cominciamo con IGNORANTE.

Ignorante è colui che ignora, cioè colui che non sa. Ignorare una cosa significa non sapere una cosa. Apparentemente è una parola innocua perché posso usarla anche verso me stesso: io ad esempio in materia di medicina sono abbastanza ignorante.

Ma sono ignorante anche in altri campi: letteratura, giurisprudenza, latino, greco, solo per fare alcuni esempi.

Ignorante quindi è una persona più o meno colpevolmente sfornita delle capacità e delle nozioni richieste, quindi è una persona incompetente, una persona inesperta. Non c’è niente di male nell’essere ignoranti in qualcosa.

Spesso però possiamo usarlo anche come un insulto.

– Sei proprio un ignorante!

Se dicono questa frase rivolta a te significa che sei una persona priva di istruzione o di cultura in generale, una persona incolta, illetterata. C’è chiaramente la volontà di insultare in questa frase: sei proprio un ignorante. Il tono qui è molto importante.

Ci si può riferire anche all’educazione, quindi “sei un ignorante” è una frase che si può rivolgere a qualcuno se questa persona è stata maleducata, se si è comportata in modo maleducato, senza rispetto per gli altri. Se gli dici così è come se gli dicessi che lui o lei ignora le regole della buona educazione: è un ignorante!

Si usa anche verso gruppi di persone, per indicare o semplicemente che queste persone nella loro vita non hanno mai studiato a scuola, e quindi ignorano molte cose, o anche perché si vogliono colpire, offendere con una offesa:

Quella è gente ignorante, che non sa neanche scrivere una email!

Ignorante, tra tutti gli insulti, credo comunque sia uno dei più leggeri, sebbene abbastanza offensivo.

Passiamo ad ANTIPATICO.

Anche questo termine rientra certamente tra gli insulti. Abbastanza “leggero” anche questo, possiamo dire.

Antipatico equivale a non simpatico. Quindi una persona antipatica suscita antipatia. Il sentimento si chiama antipatia, analogo (ma contrario) alla simpatia. Una persona antipatica è una persona con cui è impossibile, diciamo, affiatarsi, andare d’accordo.

Non si usa però solamente verso le persone. Magari si sta parlando di una situazione fastidiosa, una situazione che suscita fastidio o provoca qualche disagio o qualche malumore.

Ad esempio:

– Ho un lavoro antipatico da finire entro domani;

– Mi trovo in una situazione veramente antipatica

Quindi l’antipatia è un sentimento che si può provare verso qualcuno o qualcosa; è una avversione istintiva più o meno motivata. A volte non sappiamo perché qualcuno ci sta antipatico. Lo sentiamo, lo avvertiamo, non sappiamo perché:

Posso dire che:

– A pelle, Giovanni mi sta antipatico

A pelle mi sta antipatico: cioè avverto qualcosa di negativo, lo avverto sulla pelle – per modo di dire – la mia pelle mi dice che Giovanni non è una persona positiva.

Antipatico è abbastanza simile a ODIOSO. È vero infatti che odioso viene da odio, quindi odioso in teoria significa “che merita odio”, “meritevole di odio”, ma spesso si usa un po’come antipatico per le persone e le situazioni:

ad esempio:

– Francesca è una persona odiosa

Se Francesca è odiosa, è molto simile ad antipatica, ma è anche peggiore a dire il vero.

Se una persona merita questo appellativo, vuol dire che stai nutrendo un sentimento simile e anche peggiore dell’antipatia, ma non è l’odio comunque. Non si tratta di odio. Odio è peggio.

– Io odio Francesca

Non è esattamente come dire che Francesca è una persona odiosa, perché odiosa significa che ha degli atteggiamenti fastidiosi, molto fastidiosi, che si comporta male, ma non così male da meritare odio.

Posso usare questo aggettivo anche verso situazioni, analogamente all’antipatia, indicando quindi un lavoro come odioso, una circostanza, una situazione personale. Si tratta di situazioni dalle quali si vorrebbe uscire il più presto possibile in generale.

Dunque siamo ancora ad un livello di insulti abbastanza leggero.

Vogliamo aumentare il livello?

Aumentiamolo.

Aumentare il livello significa aumentare il senso di fastidio che suscita una persona, ma se vogliamo significa anche puntare a delle caratteristiche specifiche, non generiche come abbiamo fatto finora: l’antipatia, l’odio, l’ignoranza, intesa come maleducazione, sono infatti adatte a una vasta gamma di persone e situazioni.

Dobbiamo quindi specificare, selezionare bene il bersaglio da colpire.

Vediamo allora “SUPPONENTE” (con doppia “P”). La parola supponente è adatta a tutte le persone che dimostrano, o che rivelano una certa superiorità. Le persone che si credono superiori e che lo mostrano con i loro comportamenti ed atteggiamenti provocatori sono supponenti. Si usa molto dire “PRESUNTUOSO” in questi casi, o anche ALTEZZOSO, SACCENTE, STRAFOTTENTE. Supponente è più sofisticato, e contiene “su”. Il supponente si pone infatti al di sopra degli altri: è un supponente, è colui che si pone su, cioè al di sopra degli altri. E questo dà sicuramente molto fastidio.

Anche un atteggiamento può essere supponente, un sorriso, delle singole parole. In ogni caso c’è molto fastidio dietro a questa parola. A tutti dà fastidio la supponenza. D’altronde come non avere fastidio da chi crede di essere più importante di te e che oltretutto vuole fartelo vedere, senza nascondersi.

Supponente quindi non è un insulto generale ma si riferisce alla saccenza, alla superiosità.

Ti credi superiore? Ti credi più importante degli altri? Allora sei una persona supponente se questo lo lasci trasparire.

Vediamo adesso invece come indicare, come descrivere le persone che non dicono la verità. Anche qui identifichiamo bene una caratteristica da colpire.

La parola più usata in questi casi, quando non si dice la verità è BUGIARDO.

– Sei un bugiardo! Non dici sempre la verità!

Questo è un classico insulto molto usato in famiglia, soprattutto tra marito e moglie e dai genitori verso i figli e tra amici.

Non è certamente un bel complimento, perché le bugie sono le cose non vere e le bugie le dicono i bugiardi. Però il termine è abbastanza infantile; è offensivo, sicuramente, dare del bugiardo a qualcuno, ma ci sono termini peggiori in questi casi.

Uno dei peggiori è “CAZZARO” (con doppia “Z”). Un termie abbastanza recente, infatti esiste dai primi anni ’60.

Il cazzaro è una persona che dice cazzate, cioè bugie, frottole. Uno che racconta frottole è una persona che dice bugie, ma che spesso sono sotto forma di storie:

– Ti giuro, una volta ho trovato un portafogli con 1 milione di euro!

– Credimi, ho un amico che si è laureato in un solo anno in medicina!

– Sai che io ho avuto 1000 donne nella mia vita! Forse anche di più.

Ecco, cose di questo tipo non sono bugie, ma sono “cazzate”. Le cazzate sono storie false. Ed uno che dice cazzate è appunto un “cazzaro”. Appunto. Una persona simile, detto meno volgarmente, è uno che ostenta, uno che “te le conta”, si dice anche così, cioè una persona che “te le racconta” (te le conta). Si dà per scontato che si sta parlando di cose false: “te le conta”, dove “le” sta per “le storie”, o “le fandonie”, “le bugie”, “le frottole”.

È molto usato l’aggettivo (o sostantivo) “cazzaro” nel linguaggio giovanile, sia rivolgendosi alla persona interessata:

– sei proprio un cazzaro!

sia se si parla di qualcun altro:

– non ti fidare di quello! E’ un cazzaro!

Detto in modo educato il cazzaro è un millantatore di presunte capacità, un millantatore di virtù e di successi; un FANFARONE, uno SPACCONE.

Il “MILLANTATORE”: chi è il milantatore?

Il millantatore è colui che millanta (verbo millantare): parliamo sempre di storie e di persone che, per vantarsi, dicono cose non vere: le dicono per sembrare migliori agli occhi degli altri.

– Cosa stai millantando? Stai millantando di essere il più grande professore al mondo?

Il verbo millantare quindi significa “dire bugie”, o più volgarmente “dire cazzate” ma si tratta di bugie su se stessi, bugie sul proprio conto. Millantare è come vantarsi con molta esagerazione e senza alcuna prova.

Se volete dire educatamente a qualcuno che, secondo voi non sta dicendo la verità su se stesso, potete dirgli che lui è un millantatore.

– Non è vero che sei il più bravo scienziato al mondo: sei un millantatore!

Va bene anche fanfarone o spaccone, però questi sono due termini più innocui, sono più termini da bar e quindi meno gravi di millantatore. Sicuramente cazzaro e millantatore hanno lo stesso livello di offesa. Quello che cambia è il livello di volgarità. Cazzaro è più volgare.

Si parla sempre di bugie se parliamo di “CIARLATANO”.

La parola ciarlatano è adatta quando si parla di persone che diffondono false notizie. Persone che si approfittano della buona fede delle persone allo scopo di ottenere denaro o vantaggi di altro tipo, grazie a delle false promesse.

Solitamente il ciarlatano è un venditore, colui che vende qualcosa. Quindi I ciarlatano cerca di convincerti ad acquistare qualcosa, facendoti credere chissà quali proprietà.

– Compra questo corso di inglese e vedrai che in 15 giorni nessuno crederà che sei italiano!

– Ma non fare il ciarlatano! Vai via, non voglio nessun corso di inglese. Che ciarlatano!

Come insulto è abbastanza grave perché il ciarlatano guadagna dalle proprie bugie.

Chi invece non ci guadagna ma semplicemente non è credibile, si può appellare come “INATTENDIBILE”.

Diciamo che è sicuramente meglio essere chiamati inattendibili che ciarlatani!

Non c’è dubbio, infatti se sono inattendibile significa che non merito di essere tenuto in considerazione (NON devo essere TENUTO in considerazione = sono inattendibile, che è il contrario di attendibile). La persona inattendibile è inaffidabile, non le si può dare fiducia.

Se quindi non vi fidate di una persona, non perché credete che sia disonesta ma perché solitamente le cose che dice non sono vere, allora questa persona è inattendibile, o anche INAFFIDABILE. Non si può fare affidamento su di lei.

Sul lavoro si usa spesso questo aggettivo.

– Mi ha detto che finirà il lavoro entro domani

– Sì, dice sempre così, ma poi lo consegna sempre dopo una settimana. È completamente inattendibile!

In molto molto cortese, le persone inattendibili sono persone a cui non si può dare credito.

– non posso dare credito a Giovanni, non si è mai dimostrato attendibile.

C’è poi un insulto molto particolare, sempre collegato alle bugie.

Sto parlando di “SALTIMBANCO”. Insulto molto pesante. Il saltimbanco è colui che può dire le bugie, e le dice se gli conviene. Il saltimbanco è quindi un opportunista, un egoista, ed è un insulto usato nel lavoro. Chi esercita una professione, un’attività, cercando soprattutto di soddisfare i proprî interessi, cercando di mettersi in mostra, di raggiungere il successo personale, con assoluta mancanza di serietà e credibilità è un saltimbanco (tutto attaccato: saltimbanco). Saltimbanco viene da “saltare i banchi”: una specie di giocoliere, un artista, un acrobata, uno che si esibisce in pubblico. Uno che fa ridere insomma. Ma se usiamo il termie per insultare, allora è molto negativo. Si usa molto nella politica: il saltimbanco nella politica è chi passa da un partito politico all’altro, senza avere una idea politica precisa: lui salta da un banco all’altro a seconda della convenienza. Insomma, proprio un brutto insulto. L’Italia purtroppo è piena, pienissima di saltimbanchi della politica.

Sempre nell’ambito delle relazioni sociali, esiste un altro tipo di insulto: “PETTEGOLO”.

Pettegolo è un sinonimo di CHIACCHIERONE. Si può usare sia in senso amichevole sia se ci rivolgiamo a dei bambini:

– è veramente una ragazzina pettegola! (con due “T”)

Insulti sempre tutti… sei davvero strafottente!

Questo significa che la bambina parla molto, è molto loquace, quindi non si tratta di un insulto in questi casi.

Invece se ci rivolgiamo ad un adulto la cosa cambia. Un pettegolo è una persona che critica gli altri, che parla sempre degli altri senza porsi problemi di privacy, di riservatezza e di discrezione. Quindi parlare di pettegolezzi equivale a parlare di indiscrezione. L’indiscrezione è la mancanza di discrezione.

La persona pettegola fa quindi i pettegolezzi. Ecco, i pettegolezzi sono le chiacchiere, le cose raccontate che riguardano altre persone. Spesso poi si tratta di cose non vere, o parzialmente vere.

– Hai visto quella ragazza? Lo sai che prima era sposata, poi si è divorziata, poi si è risposata con un altro, ed adesso ha almeno tre fidanzati! Dico tre!

– Che pettegola! Non è vero, dai, questi sono solamente pettegolezzi!

Bene ragazzi, andiamo ora ad un’altra categoria di insulti. Una categoria molto, ma veramente molto diffusa di insulti riguarda i comportamenti scorretti.

Abbiamo parlato di ignoranza, di antipatia, di supponenza, di bugie, di millanterie e di pettegolezzi. Ora parliamo di vere offese.

La più diffusa offesa sul comportamento scorretto è sicuramente “STRONZO”!

Non c’è italiano che non abbia mai usato questo insulto: giovane, anziano, colto, ignorante, cristiano o ortodosso: lo stronzo è una insulto diffusissimo, sulla bocca di tutti, e la stronzaggine è sicuramente una delle caratteristiche più disprezzate e criticate.
Perché questo?

Perché la parola stronzo si adatta ad una gamma impressionante di persone e comportamenti.

L’origine è abbastanza spregevole diciamo… infatti: uno stronzo è un escremento umano o animale, si tratta quindi di un materiale di scarto, per dirla nel modo meno volgare possibile. Escremento è come dire cacca, o anche merda. Come immagine quindi si capisce bene che se la parola viene usata contro qualcuno non è per fargli un complimento!

Uno stronzo, detto in poche parole, è una persona odiosa, una persona spregevole, che merita di essere paragonata ad un escremento.

– Sei uno stronzo!

Questo è un vero insulto, uno sfogo contro una persona che ha fatto qualcosa di veramente grave.

Naturalmente esiste anche la versione femminile: stronza!

– Ti ha lasciato la fidanzata? Che stronza!

– Un tuo collega ti ha rubato il posto in ufficio? Che stronzo!

– Un tuo amico non ti invita più alle feste? Proprio un atteggiamento da stronzo!

Potrei continuare all’infinito con esempi di ogni tipo.

Sappiate che il termine è molto usato soprattutto dai giovani ma come dicevo prima lo usano un po’ tutti.

Esiste anche il diminutivo “stronzetto” che si usa in caso di sgarbi meno gravi o come presa in giro, ed esistono varie varianti tipo “PEZZO DI CACCA” e “PEZZO DI MERDA” o anche “RIFIUTO UMANO”, “ESCREMENTO AMBULANTE” e chi ne ha più ne metta.

– MI sa che sei proprio un pezzo di merda! Mi hai lasciato senza niente ed ora mi ritrovo fuori casa e te ne freghi!

La cosa importante da capire è che si usa quando c’è da sfogarsi contro una persona che ci ha fatto un torto, uno sgarbo, un dispetto che non possiamo proprio sopportare. Hai tradito la mia fiducia quindi sei uno stronzo!

Scemo, stupido, senza cervello! Semplice.

Nel caso di comportamenti scorretti è molto usato anche “BASTARDO”.

Il termine bastardo in realtà è un termine che indica un ibrido tra due razze. Se quindi ho ad esempio due cani, uno di una razza e uno di un’altra razza (ad esempio un cane bassotto ed un cane labrador); sono due cani appartenenti a due razze diverse. Quindi se questi due cani si incrociano, fanno dei figli, questi cagnolini che nascono sono bastardi. Cioè non appartengono né alla razza bassotto, né alla razza labrador, quindi sono una via di mezzo, sono un ibrido. Quindi sono bastardi, si tratta di cani bastardi.

In realtà però il termine bastardo è stato da sempre utilizzato anche per indicare una persona che nasce al di fuori di un matrimonio. Se un uomo e una donna si sposano e fanno dei figli, questi sono figli sia dell’uomo che della donna che si sono sposati. Ma se invece la donna fa un figlio con un altro uomo, questo figlio è detto, in modo dispregiativo, un figlio bastardo. Quindi il bastardo è un figlio illegittimo.

Ok, ma l’insulto “bastardo” non significa certamente figlio illegittimo.

Infatti il termine bastardo si usa, proprio come stronzo, come una ingiuria.

– Bastardo! Sei un bastardo!

Attenzione perché questo è un insulto molto grave, molto peggiore di stronzo.

Infatti in questo termine c’è soprattutto il tradimento, ma non solo.

In questo insulto c’è tutto il rammarico, tutto il risentimento che si prova quando si viene traditi o si riceve un grave torto.

Un bastardo è molto di più che un semplice stronzo. Un bastardo è un traditore, un vigliacco, una persona che ha preso accordi e poi non li ha rispettati, una persona senza valori, senza dignità, che quindi non merita il nostro rispetto.

– Non ti fidare di loro, sono tutti bastardi!

Sentite quanto odio c’è dentro questa frase: sono tutti bastardi significa che sono esseri umani della peggiore specie, persone di cui non ci si deve fidare.

Cosa fanno i bastardi? I bastardi fanno le bastardate. Gli atti, i comportamenti di una persona che noi chiamiamo bastardo possiamo tranquillamente chiamarli bastardate.

– Ieri mi hanno fatto una bastardata: mi hanno rigato la macchina. Che bastardata!

In questo secondo esempio non sono stato esattamente tradito, ma qualcuno mi ha rigato la macchina, mi ha rotto la macchina facendo un segno evidente con una punta metallica sulla macchina, sulla carrozzeria. Me l’hanno rigata, appunto: una vera bastardata!

Bastardo comunque è abbastanza simile ad un altro insulto abbastanza diffuso e utilizzato: sto parlando di “FIGLIO DI PUTTANA”. Figlio di puttana significa che si sta dicendo a qualcuno, che questa persona è figlio di una puttana. Sua madre è una puttana, è cioè donna che si prostituisce, cioè che vende il proprio corpo per denaro. Questa è una puttana.

Normalmente si chiamano PROSTITUTE, e non puttane, che è la versione volgare. Figlio di puttana però non è un insulto in cui si dice alla persona che sua madre si prostituisce, ma è semplicemente un grave insulto per indicare che una persona ha fatto qualcosa causando un grave danno.

Un po’ come il bastardo, insomma. Un figlio di puttana è come un bastardo, ci ha fatto un danno e noi lo insultiamo, dicendogli che sua madre è una prostituta e che di conseguenza suo padre non è certo, non è sicuro. Un grave insulto che chiama in causa la famiglia, che è evidentemente molto importante in Italia.

Insultare la propria famiglia è fare un grave insulto. Da qui l’utilizzo di bastardo e figlio di puttana.

PUTTANA, poi, di per se, è ovviamente un altro tipo di insulto adatto solamente per le donne, invece “figlio di puttana” è adatto agli uomini. “FIGLIO DI BUONA DONNA”, è la versione meno volgare. La “buona donna” è un modo più gentile di indicare una prostituta.

Puttana, prostituta ed anche MIGNOTTA (e ZOCCOLA): sono tre modi equivalenti per indicare una “buona donna”.

– Si è vestita come una zoccola! Mette sempre la minigonna! Poi c’è anche TROIA.

Il modo più gentile è sicuramente “figlio di buona donna”.

Lo si può usare tra l’altro parlando di una persona che ci ha fatto un torto e non vogliamo esprimere troppo rammarico, oppure anche solo per scherzo:

– Quel figlio di buona donna se n’è andato!

Oppure:

– Mio figlio? È proprio un figlio di buona donna! Mi fa sempre tanti dispetti!

In questo caso mi sto rivolgendo proprio a mio figlio, quindi “figlio di buona donna”, detto a mio figlio, è un modo come un altro per dire “furbo” o quel furbetto di mio figlio, quel MALANDRINO, quel DISPETTOSO.

– Dai, basta con queste cose, sei davvero dispettoso con me!

Malandrino e dispettoso sono più o meno equivalenti, sono modi simpatici per indicare comportamenti giovanili scorretti, quindi non molto gravi perché è abbastanza normale che un giovane a volte si comporti un po’ così, in modo non sempre corretto, come vorrebbero i genitori almeno.

Invece figlio di puttana e FIGLIO DI MIGNOTTA sono insulti ben più gravi, riservati a persone che ci hanno veramente fatto un torto grave.

Possiamo ora tranquillamente abbandonare ora gli insulti sui comportamenti scorretti e passare alla categoria degli insulti sull’istruzione.

Abbiamo già detto che l’appellativo ignorante si può dire sia a chi si non conosce le cose che ignora, sia a coloro che non hanno una buona educazione. Quindi ignorante è sicuramente un insulto che riguarda l’istruzione.

L’istruzione, come la famiglia, è un altro punto debole sui cui colpire.

Bene, allora vediamo un po’.

C’è anche “CAFONE”, che è più o meno come ignorante, ma cafone fa solamente riferimento alla maleducazione. I cafoni sono coloro che usano un linguaggio volgare, coloro che insultano tutti apertamente, anche alzando la voce, senza farsi problemi.

Deriva da “cavare”, nel senso di “cavare la terra”, cioè scavare. Quindi cafone, l’insulto cafone, indica una persona come un contadino, una persona che quindi ha solamente fatto il contadino nella sua vita e che di conseguenza non ha mai studiato, non ha mai aperto un libro.

Del tutto simile è l’insulto “MONTANARO”, dove si parla escplitamente di montagne, per indicare il luogo dove la persona è cresciuta: la montagna.

– Sei proprio un cafone montanaro!

Questo è un insulto che potete dire a chi si rivolge a voi con tono sgarbato ed ignorante, uno che alza la voce e non vi rispetta.

Un cafone, un montanaro, è anche indicato come una persona “ZOTICA”.

Questo è un modo più gentile ed aristocratico di chiamare un cafone. Uno zotico, o anche uno ZOTICONE.

Si tratta in ogni caso di persone, diciamo così… grossolane, ignoranti, senza istruzione.

Grossolane significa semplici, non molto sofisticate, che sono rimaste così come la natura le ha fatte: sono grossolane.

Quante persone, nella vita si incontrano che hanno queste caratteristiche? Tantissime!

Ma cafone si può anche dire di persone prive di buon gusto, o prive di tatto, oltre che di rispetto.

Si parla spessissimo di comportamento cafone, di gente cafona. Anche una cosa però, un oggetto, un oggetto di arredamento o lo stesso arredamento di una casa anche può essere cafone e grossolano.

Una cravatta può essere cafona, e l’abbigliamento in generale può esserlo.

Zotico invece è più indicato per una persona, come zoticone. Cafone è più generico e adatto a tutto, zoticone è più specifico per le persone, come montanaro ed ignorante.

Il modo forse più elegante, o uno dei più eleganti, di insultare una persona che manca di istruzione credo però sia TROGLODITA. Il troglodita, parola abbastanza difficile da pronunciare, è colui che abitava nelle caverne, come nell’epoca preistorica, quando c’erano i dinosauri.

(Verso dinosauro)

Proprio per questo, con questo termine si indicano le persone che vengono giudicate come persone ROZZE o PRIMITIVE, persone INCIVILI. Una persona rozza è come una grossolana, quindi diciamo poco lavorata, poco raffinata. Le persone primitive sono invece i primi abitanti della terra, questi sono i primitivi. I primi abitanti, quindi primitivi.

Anche INCIVILE è un insulto abbastanza delicato ma nello stesso tempo molto offensivo. L’incivile è una persona che non ama la civiltà, non ama vivere con gli altri, perché manca di rispetto e di umanità sostanzialmente.

Se vedete una persona che getta a terra una bottiglietta di plastica, potete dargli del primitivo, sicuramente.

Anche “TERRONE” è un insulto abbastanza diciamo pesante che chiama in causa l’istruzione ed in particolare la provenienza dal sud Italia. Il terrone lavora la terra, ma sicuramente è solamente un grave insulto che gli Italiani del nord, ma solamente alcuni, quelli più cafoni appunto, usano verso gli italiani del sud. Questo è terrone.

Quindi qui entriamo nella categoria degli insulti territoriali, per identificare le persone che abitano in certe zone d’Italia.

– Sei un terrone, ritorna da dove sei venuto, ritorna al sud!

Naturalmente terrone significa anche ignorante e persona poco istruita, altrimenti non sarebbe un grave insulto.

Al centro Italia invece si usa molto l’insulto “BURINO”, che serve ad insultare le persone che non sono cresciute in una grande città ma in campagna. Quindi i cittadini romani insultano dicendo burini alle persone cresciute fuori Roma.

A burino!!!

Ma gli stessi romani sono chiamati burini dalli italiani del nord, sempre alcuni degli italiani del nord.

Appena si sente una persona parlare con l’accento romano, questa potrebbe essere identificata e etichettata come un burino.

– Ecco, sono arrivati i burini di Roma…

Anche gli abitanti del nord Italia comunque possono essere etichettati con un insulto creato appositamente per loro. Mi riferisco a “POLENTONE”.

– Sei proprio un polentone, ritorna da dove sei venuto! Ritorna al nord!

Il termine polentone è quindi un insulto anch’esso, lo possiamo chiamare anche epiteto, parola questa che in generale indica una connotazione, una caratteristica. Polentone è quindi un epiteto negativo, ha cioè una connotazione negativa.

Un polentone è quindi utilizzato dagli abitanti dell’Italia meridionale (cioè del sud Italia) e centrale per indicare gli abitanti dell’Italia settentrionale, cioè del nord Italia.

Polentone deriva da polenta. Cos’è la polenta?

La polenta è un antichissimo piatto di origine italiana a base di farina di cereali. È un piatto tipico del nord Italia, di colore giallo, e si mangia solitamente in bianco oppure col pomodoro, (è buonissima tra l’altro) ed anche volendo con la carne.

Insomma la polenta è diffusa soprattutto al nord, quindi gli abitanti del nord Italia mangiano la polenta, quindi sono chiamati “polentoni”. Molto semplice.

È come se gli italiani li chiamaste “spaghettari” o cose del genere.

Infine vediamo una categoria simile a quella dell’istruzione, che è la categoria dei soldi e della ricchezza.

Se hai pochi soldi per vivere sei semplicemente povero, che è il contrario di ricco; ma questi non sono insulti ma classi sociali diciamo.

Invece se vogliamo insultare una persona che ha difficoltà a spendere i soldi, pur avendone molti da spendere, ci sono vari modi per farlo. Il modo più comune è “TIRCHIO”.

Un tirchio è una persona avara. Tirchio ed avaro sono termini equivalenti, solo che tirchio è molto più offensivo.

– Il mio collega è un vero tirchio! Non mi offre mai il caffè in ufficio. Che tirchio!

Ecco, questo è un modo di insultare un avaro, una persona che spende con difficoltà. Il tirchio ha difficoltà a spendere in generale, è, si può dire, RESTIO NELLO SPENDERE; è grettamente attaccato al denaro.

Se non volete parlare in modo popolare potete indicare queste persone come delle persone parsimoniose, o restie nello spendere, oculate nella spesa. Questi sono tutti modi più delicati e se vogliamo neanche offensivi.

Una persona, se è oculata nella spesa, vuol dire che ha occhio, ha una qualità: sta attento a spendere. Se invece dico che è un tirchio dico che sta attento inutilmente, che non c’è bisogno, perché è troppo attaccato ai soldi, ha una specie di malattia.

Si dice anche che questa persona “HA IL BRACCINO CORTO” per indicare la difficoltà ad allungare la mano, il braccio, per prendere il portafogli, per pagare. Anche questo è un insulto anche se più scherzoso. È un modo diciamo abbastanza simpatico per indicare questo tipo di persone: i tirchi, gli avari.

C’è da dire che a volte avere il braccino corto è anche usato per indicare una persona che ha poca voglia di lavorare. Dipende dalle zone d’Italia.

Vale la pena di ricordare anche qualche insulto legato al sesso.

Abbiamo già detto che prostituta, puttana mignotta, così come anche altri termini analoghi sono usati solamente per le donne.

Per gli uomini si usa spesso DEPRAVATO, PORCO, MAIALE, tre insulti che indicano una eccessiva attenzione verso il sesso. Il porco e il maiale rappresentano lo stesso animale, quell’animale che grugnisce (verso maiale) : pig in inglese, mentre invece depravato è più grave. Depravato Indica sia un comportamento immorale, quindi una persona immorale, priva d’ogni senso morale, ma anche una persona viziosa.

In senso legato al sesso posso anche dire PERVERTITO, il depravato è un pervertito che è evidentemente una persona che ha delle perversioni sessuali, una persona che ha comportamenti sessuali devianti. Insomma un vero DEGENERATO, se vogliamo dirla in modo più elegante. Il degenerato si chiama così perché degenera. Degenerare significa in generale cambiare, ma cambiare in peggio, scadere.

Si dice spesso: “la situazione sta degenerando“. Ok? Nel senso che la situazione sta peggiorando, è quasi fuori controllo e non riusciremo più a fermare questo peggioramento. Questo significa degenerare se a degenerare è una situazione.

Se a degenerare invece è una persona, questa persona la posso chiamare un DEGENERATO, ma con questo termine indico una persona che si comporta in modo molto immorale, è quindi come un pervertito, è la stessa cosa.

Bene ragazzi credo che per oggi possa bastare. Spero non vi venga voglia di iniziare a insultare i vostri amici per non dimenticare la lezione.

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Grazie amici e alla prossima… e niente parolacce.

4 pensieri su “Come offendere in italiano: insulti, offese, ingiurie ed oltraggi

  1. Buongiorno a tutti, sono Franco da Salerno. Con grande piacere ho letto questa discussione sui vari modi di offendere una persona e soprattutto di come si possa comunque offendere in modo non volgare. Vorrei se possibile chiedere una vostra opinioni in merito alle offese o presunte tali. Mi è capitato di utilizzare la seguente espressione in una tranquilla e più che pacata conversazione tra amici, “Veramente tu non lo sai?” A distanza di giorni, il mio amico mi ha comunicato che tale espressione lo aveva offeso, in quanto a sua detta, andava a sottolineare la sua mancanza ed era stata da me rivolta a lui, quasi a voler sottolineare la sua ignoranza in materia. Conclude infine che tale espressione non andrebbe usata in pubblico in quanto offensiva. Premetto che per me resta solo un espressione e nonostante non abbia marcato ne con tono ne con altro tale frase, ma ho persino spiegato la bontà della stessa, mi resta la curiosità di sapere se davvero “veramente non lo sai” può essere una frase offensiva e soprattutto da evitare di utilizzare con le persone. Buona giornata e grazie della vostra attenzione

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