552 Non c’è… che tenga. Non ci sono santi.

Non c’è… che tenga. Non ci sono santi. (scarica l’audio)

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Trascrizione

Giovanni: c’è un’espressione italiana che si può utilizzare quando siete sicuri, o volete apparire sicuri di voi stessi:

Non c’è santo che tenga

Si utilizza in particolare quando si prospetta un possibile ostacolo, che però non influenzerà il risultato finale, non sarà, in definitiva, un ostacolo.
Si usa molto spesso quando in passato non si è riusciti a ottenere un risultato per colpa di qualcosa o qualcuno (l’ostacolo, appunto), ma questa volta siete sicuri che non sarà la stessa cosa. Stavolta siete certi che non v’è nulla che possa opporsi o far procedere diversamente una cosa; stavolta non c’è niente da fare.
Esempio:

Sono già quattro volte che non riesco a superare l’ultimo esame dell’università. Ma stavolta non c’è santo che tenga. Giuro che ci riuscirò!

Quindi vedete che l’espressione esprime sicurezza, determinazione di raggiungere un risultato.
Nell’esempio non ho parlato di un ostacolo preciso. Non ho detto il motivo per cui in passato non sono riuscito a superare quest’esame.
Magari non esiste un motivo solo, o magari semplicemente è scontato, ad esempio la mia impreparazione in questo caso.
Se invece conosco bene e voglio sottolineare questo potenziale ostacolo posso specificarlo nella frase.
Es:

Le ultime partite sono stato molto sfortunato e ho sempre perso. Ma la prossima partita non c’è sfortuna che tenga. Stavolta vincerò io !

Ecco.
Stavolta il potenziale ostacolo è la sfortuna.
Allora posso sempre fare in questo modo: non c’è + ostacolo + che tenga.

Perdiamo sempre per colpa dell’arbitro? La prossima volta non c’è arbitro che tenga. Vinceremo noi!

Significa che la prossima volta vinceremo con qualsiasi arbitro, a prescindere dall’arbitro.
Un professore agli studenti:

Perché consegnate sempre i compiti in ritardo? Avete sempre una scusa da dire e questo non va bene. La prossima volta non c’è scusa che tenga! Chi non consegna i compiti in tempo sarà bocciato.

Come si evince (come si può vedere) da questo ultimo esempio, questa espressione può esprimere anche una mancanza di flessibilità o una intransigenza.
Questo professore non vuole sentire più scuse. In questo caso non c’è un obiettivo quindi, un risultato da raggiungere vero e proprio.
Perché si usa “tenga” alla fine dell’espressione?
Si tratta del verbo “tenere” e questo verbo infatti può anche usarsi nel senso di “essere abbastanza valido”.
Se lo applichiamo alle scuse come nell’ultimo esempio, sappiamo che le scuse possono essere credibili, quindi valide, oppure non credibili, non valide.
Se una scusa è credibile, valida potremmo dire che “tiene“.
Altrimenti diremmo che “non tiene“.
A dire il vero, solitamente a questo scopo si usa il verbo “reggere“, che però è un sinonimo di “tenere“. Quindi quando un pensiero, idea, ecc., ha una certa consistenza e validità tali da resistere alle obiezioni, si dice che questo pensiero “regge”, quest’idea regge, cioè è valida. Il senso è di “resistere” (passatemi il verbo) alla tentazione di credere il contrario, credere cioè che non sia valida.

Es:

Il tuo ragionamento non regge/tiene

Il che significa che non è credibile, perché magari è poco logico; non è quindi valido. Si può usare a questo scopo anche l’espressione informale “ci può stare” o “ci sta“. Ne abbiamo parlato in un bell’episodio dedicato alla particella “ci”. Comunque nell’espressione di oggi si usa solamente il verbo tenere e si usa al congiuntivo: “tenga“. Così si può dire:

Non c’è scusa che tenga

Che significa: non esiste nessuna scusa che sarà accettata, che sarà ritenuta valida. Non deve stupire l’uso del congiuntivo in questo caso. Si può usare allo stesso modo con verbi diversi.

Non esiste nessuna squadra che possa batterci. Non c’è alcuna possibilità che una gallina riesca a volare. Possibile che non c’è nessuno che sappia rispondere a questa domanda?

In questi casi il congiuntivo è la scelta giusta, sebbene spesso anche gli italiani preferiscono l’indicativo, e questo può accadere anche con l’espressione di oggi. Può capitare di incontrare:

Non c’è scusa che tiene: stasera dobbiamo vincere!

Qualcuno si starà chiedendo il motivo per cui si utilizzino i santi, come abbiamo visto all’inizio dell’episodio. Beh, sapete che i santi sono in grado di fare i miracoli, quindi “non c’è santo che tenga” dà molta enfasi alla frase, come a dire che neanche un miracolo riuscirebbe a cambiare le cose. La determinazione è al massimo livello! Vale la pena di citare anche una seconda versione di questa espressione, più breve:

Non ci sono santi!

Molto enfatica anche questa. Ci sono poi espressioni simili, che ugualmente esprimono determinazione nel voler raggiungere un obiettivo:

Com’è vero che mi chiamo…Caschi il mondo… Costi quel che costi

Il senso è simile (anche se non si specifica ancora l’ostacolo potenziale) e spesso si possono tutte usare al posto dell’espressione di oggi. Es:

Costi quel che costi, devo imparare l’inglese entro l’anno

Caschi il mondo, non mi farò convincere a licenziarmi

Com’è vero che mi chiamo Giovanni, io non mi sposerò mai.

Queste varianti possono andar bene per esprimere anche meglio determinazione e convincimento, ma come ho detto non si parla di un ostacolo preciso da superare. Anche “non ci sono santi” ha questa caratteristica. Allora spero di essermi spiegato bene. Adesso mi sono reso conto di essermi dilungato un po’ con la spiegazione. La durata di questo episodio ne risentirà sicuramente. Comunque non fa niente. Caschi il mondo, dobbiamo fare lo stesso un ripasso delle lezioni precedenti. Non c’è durata che tenga!

Ulrike: Stando a quanto sei indaffarata, non riuscirai mai a dare un apporto importante al gruppo.

Irina: Ma no dai, smetti di tallonarmi! È solamente una questione di organizzarmi meglio, cioè di ritagliarmi il tempo necessario per riuscirci. Checché se ne dica sul mio conto, ci metterò del mio e hai visto mai che ce la farò.

Mariana e Dorothea: non restare sul vago! Scendiamo nei dettagli. Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissa per cimentarti al meglio con la lingua?

Irina: Beh, per prima cosa mi metterò dei paletti cioè adopererò le sette regole d’oro come si deve. Facendo così, ovvierò allo spreco di tempo in cui ci si imbatte focalizzandosi su cose meno proficue. Per seconda cosa, seguirò indefessamente il sito Italiano Semplicemente ivi inclusa la videochat che offre il programma settimanale dell’associazione italiano semplicemente.

Anthony: Ah certo! un approccio basato su queste regole ti darà parecchio manforte. Nulla quaestio!

Hartmut: e sapete cos’altro dico io a voi scettici dell’ascolto? Se seguite il sito, comincerete ad ingranare con l’italiano e diventerete pure voi dei veri e propri pasdaran del metodo basato delle sette regole d’oro.

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