Le Analisi del sangue – Il linguaggio della salute (ep. 3)

Le Analisi del sangue (scarica audio

Giovanni: ecco il terzo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della salute.

Dopo aver parlato dell’ansia e prima ancora delle iniezioni, oggi ci occupiamo delle analisi del sangue.

Perché? Semplicemente perché dopo aver fatto le analisi del sangue, si aspettano i risultati, spesso con ansia!

 

Andrè Arena
Andrè Arena, corrispondente in Brasile (Araraquara, San Paolo) di Italiano Semplicemente

Scherzi a parte, oggi ci farà compagnia André Arena, che gestisce un centro analisi in Brasile, nei pressi della città di San Paolo.

Per prima cosa, le analisi del Sangue vengono anche dette “esami del sangue”, sebbene analisi sia un termine più usato, sia dai medici, sia dalla popolazione in generale, perché il sangue va in effetti analizzato per vedere..

André: per vedere se tutto è a posto.

Giovanni: grazie André, ma stavo dicendo che spesso si chiamano anche esami perché in fondo si fa una valutazione di alcune caratteristiche del sangue, caratteristiche che emergono appunto dalle analisi.

Ho appena usato il verbo “emergere“, che si usa sempre per tutte le analisi mediche.

Dalle analisi emerge sempre qualcosa, di buono o di cattivo.

André: scusatemi! Ho dimenticato di dire buongiorno a tutti!

Giovanni: vabbè, meglio tardi che mai! Dicevo che emergere si usa spesso parlando di esami e analisi mediche:

Dalle analisi non emergono elementi di preoccupazione.

André: dalle analisi emerge un livello eccessivamente alto del colesterolo.

Giovanni: André, per quale motivo nel tuo centro le persone vengono a fare le analisi?

André: generalmente è il dottore che prescrive le analisi.

Giovanni: cosa fa il dottore?

André: il medico prescrive le analisi al paziente.

Giovanni: interessante il verbo prescrivere, soprattutto perché non si usa solo in medicina.

In ambito medico significa ordinare come terapia. Es:

il medico gli ha prescritto un antibiotico.

Il medico mi ha prescritto delle analisi del sangue.

Si usa però anche parlando di leggi e regolamenti:

la legge prescrive obblighi precisi

il regolamento prescrive che le decisioni siano prese all’unanimità.

Notate che quando uso “prescrive che” va usato poi il verbo al congiuntivo.

Se il congiuntivo mi sta antipatico posso usare la preposizione “di”:

La legge prescrive di mantenere il segreto nell’interesse dello Stato.

André: Il medico ha prescritto di prendere questo medicinale due volte al giorno.

Giovanni: Anche i reati si possono prescrivere però, ma in questi casi non bisogna compiere un reato perché ce l’ha prescritto il medico. Siamo sempre in ambito di giustizia.

Nella giustizia si usa l’espressionecadere in prescrizione“, a proposito, oltre che di diritti o di reati, di impegni o rapporti soprattutto sociali e affettivi che decadono o si annullano.

Ma torniamo alle analisi del sangue. André, mi descrivi come avvengono queste analisi?

André: tecnicamente si deve fare un prelievo del sangue attraverso una iniezione.

Giovanni: Una iniezione di fiducia?

André: no, magari! Purtroppo va fatta un’iniezione al braccio.

Giovanni: delle iniezioni sicuramente i nostri ascoltatori si ricorderanno del primo episodio della rubrica.

André: non avete parlato del prelievo però!

Giovanni: facciamolo adesso. Si tratta di una operazione di prelevamento. Si preleva una piccola quantità di sangue in questo caso.

Il sangue non è l’unica cosa che si può prelevare però.

Si può prelevare anche un campione di un tessuto, a scopo diagnostico. Ma esiste anche il prelievo al bancomat. In questo caso si prelevano i soldi.

Prelevare sta per “far uscire” qualcosa.

Ma per fare un prelievo di sangue cosa occorre?

André: prima si disinfetta il punto in cui si fa l’iniezione.

Giovanni: si disinfetta, cioè si tratta quella parte del braccio con un disinfettante, si sottoporre il punto a disinfezione. Perché si deve evitare l’infezione. “Trattare”, nel linguaggio medico, significa curare una malattia, un malanno con un certo rimedio. Si può trattare una ferita con del disinfettante, oppure si può trattare chirurgicamente un tumore. In questo caso si deve trattare il braccio con un disinfettante. Si tratta (scusate il gioco di parole!) del “trattamento”. Trattare in questo caso è simile ad “applicare”. Anche il laccio emostatico, che serve a arrestare la circolazione del sangue sul braccio, si può applicare. Infatti che si fa dopo aver trattato il braccio con il disinfettante?

André: poi si prende un laccio emostatico e si applica all’inizio del braccio.

Giovanni: e poi si infila l’ago.

André: esattamente. Poi il sangue dove va a finire?

Giovanni: lo chiedi a me?

André: no, lo chiedevo agli ascoltatori!

Giovanni: ah, e come si chiama quel piccolo contenitore in cui si mette il sangue dopo che è stato prelevato?

Provette
Le provette

André: si chiama provetta.

Giovanni: sai André come possiamo chiamare una persona che ha acquistato una certa esperienza e abilità in una professione o in uno sport? 

André: come?

Giovanni: proprio provetta!

Questo è anche un aggettivo infatti.

Un cuoco provetto

Una insegnante provetta

Un avvocato provetto

Un calciatore provetto

È un modo simpatico e non troppo formale per indicare che una persona sa fare bene qualcosa anche se non è ancora espertissimo. Non si dice normalmente di persone anziane.

André: allora ormai sono un tecnico provetto! Potete fidarvi di me!

Giovanni: senti André, allora essendo ormai provetto nel tuo mestiere, saprai spiegare cosa sono i “parametri” quando parliamo delle analisi del sangue.

André: i parametri? Un parametro è un termine o valore di riferimento, un criterio di giudizio.

Giovanni: ad esempio?

André: ad esempio riguardo il colesterolo, quello cosiddetto “buono”, cioè il colesterolo HDL, deve essere maggiore di 40 mg/dl. Questo è il parametro di riferimento.

Giovanni: il termine parametro infatti contiene la parola “metro” e questa parola si usa spesso per indicare un giudizio o un confronto. Il metro non è solo una misura della distanza, ma anche un criterio soggettivo di giudizio.

Ognuno quando giudica lo fa col proprio metro

Cioè ognuno, nel giudicare, fa dei confronti, decide quanto è buona o cattiva una cosa ad esempio, a seconda delle proprie esperienze.

André: i parametri di riferimento dei valori del sangue sono però valori oggettivi, che valgono più o meno per tutti. Infatti non c’è mai un singolo valore considerato “normale”, ma un livello minimo, massimo o un intervallo di valori.

Giovanni: i problemi nascono quando usciamo da questo valori. Perché i parametri sono dei valori, sono dei numeri. Ma quale termine si usa per fare una valutazione, per dare un giudizio su ciò che emerge dalle analisi?

 analizzatore di immunodosaggio automatizzato
Uno strumento di diagnostica: analizzatore di immunodosaggio automatizzato

André: parli della diagnosi?

Giovanni: se non lo sai tu!

André: si, la diagnosi dei risultati è la valutazione dei risultati.

Giovanni: la diagnosi viene fatta dai cosiddetti “strumenti diagnostici”?

Anthony: Gli strumenti diagnostici, come l’apparecchio per misurare la pressione, possono essere utilizzati per aiutare nella diagnosi, ma la diagnosi finale è sempre fatta dal medico (come me) o dal professionista sanitario (come Andrè) sulla base di una valutazione completa del paziente e di tutte informazioni disponibili, come l’esame fisico del paziente, la sua storia clinica e altri test di laboratorio e diagnostici.

Giovanni: Ah, grazie Anthony! Così si identifica e si determina la natura e la causa di una malattia o di un disturbo. Questa è la diagnosi. Mi fa piacere che sei intervenuto proprio sulla diagnosi, il tuo pane quotidiano!

Anthony: Da distinguere dalla prognosi.

Giovanni: giusto. Vuoi spiegarci anche cos’è la prognosi?

Anthony: all’esito degli esami, cioè una volta che abbiamo i risultati delle analisi e una volta che il medico ha fatto la diagnosi, si passa alla prognosi.

Giovanni: beh, la parola “esito” però bisogna spiegarla. Esito significa risultato, quindi all’esito delle analisi significa, come hai detto tu poc’anzi, quando abbiamo il risultato delle analisi, e “all’esito della diagnosi” sta per “dopo che abbiamo la diagnosi”, detto in parole povere, “una volta ottenuta la diagnosi”. Il termine “esito” si riferisce al risultato di un’azione o di un evento qualunque. Quindi, se qualcosa ha un “esito positivo“, significa che ha avuto un risultato positivo, mentre se ha un “esito negativo“, significa che ha avuto un risultato negativo. Facile.

André: Quando si fanno le analisi mediche si aspetta sempre l’esito delle analisi o l’esito degli esami, più in generale.

Giovanni: facciamo un esempio allora. Hai detto che all’esito degli esami, cioè una volta che abbiamo i risultati delle analisi e una volta che il medico ha fatto la diagnosi, si passa alla prognosi.

Non ho capito bene la differenza tra diagnosi e prognosi

Anthony: in parole povere con la diagnosi si cerca la causa dei sintomi, mentre la prognosi si concentra sugli esiti possibili.

Giovanni: Ah ok! Quindi se ad esempio all’esito delle analisi del sangue risulta un livello troppo elevato del colesterolo cattivo, allora la diagnosi potrebbe essere che il paziente mangia troppi grassi. Questa potrebbe essere una possibile diagnosi.

Un pizzaiolo provetto
Un pizzaiolo provetto

Anthony: esatto, e una diagnosi potrebbe essere che il paziente, se farà più attività sportiva, non avrà gravi rischi per la salute. Comunque non dobbiamo dimenticare che in questo caso ci sono anche i fattori genetici da considerare. 

Giovanni: quindi si può avere una buona prognosi e una cattiva prognosi.

Terminiamo con l’espressione “assegnare 10 giorni di prognosi“. É interessante anche l’uso del verbo assegnare, simile a prescrivere. Anche i compiti si assegnano.  Il professore assegna i compiti agli studenti. Così anche i giorni di prognosi si possono assegnare. ma che vuol dire?

Anthony: Quando un medico assegna una prognosi di 10 giorni, tanto per fare un esempio, significa che il medico prevede che il paziente abbia bisogno di almeno 10 giorni per guarire o recuperare da una malattia o un infortunio. La prognosi di 10 giorni indica quindi la durata approssimativa della convalescenza necessaria per il paziente.

Giovanni: la convalescenza è l’ultimo termine che spieghiamo oggi. Si tratta di quel periodo di tempo o, se vogliamo, quello stato di transizione che serve per il superamento della malattia al recupero completo delle forze e della normale salute (la guarigione).

André: quindi il medico indica, come prognosi, che il paziente ha bisogno di un periodo di convalescenza e durante questo periodo, il paziente potrebbe richiedere cure mediche, riposo a letto, farmaci o altre terapie per aiutare nella guarigione o nel recupero.

Giovanni: bene, possiamo considerarci soddisfatti per oggi. Allora ricapitolando, abbiamo parlato delle analisi o esami del sangue, abbiamo detto che, all’esito di tali analisi possono emergere eventuali problemi. Abbiamo detto che è il medico che prescrive le analisi ed eventuali farmaci. Abbiamo visto i verbi trattare e applicare e poi anche il laccio emostatico.

André: poi si è parlato del prelievo, del verbo prelevare e della provetta.

Giovanni: e poi abbiamo parlato dei parametri di riferimento, della parla “metro“, della diagnosi e della prognosi, che si può anche “assegnare“.

André: e per finire hai spiegato l’esito e la convalescenza.

Giovanni: grazie a tutti, specie a André e Anthony per l’aiuto. Il prossimo episodio vedremo la tachicardia. Ci aiuterà ancora Anthony e chissà se non troveremo altri membri esperti di cuore. Chi lo sa!

André: un saluto a tutti.

– – – – –

Sai che puoi ascoltare gli episodi anche su Spotify? Puoi abbonarti se vuoi e avrai accesso a tutti gli episodi pubblicati!

386 Rimettersi

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente  (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui

Trascrizione

Oggi ci occupiamo del verbo rimettersi, molto simile al verbo demandare, di cui ci siamo occupati nell’ultimo episodio della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

in realtà il verbo riflessivo rimettersi ha un sacco di utilizzi anche usati molto più spesso.

Se sei malato ad esempio, rimettersi significa guarire. È come dire tornare in salute, o meglio mettersi nuovamente in salute. Il “ri” iniziale serve a questo, similmente a ritornare, rimangiare eccetera.

Allo stesso modo rimettersi in forma o rimettersi in sesto e anche rimettersi con una persona.

Questi sono utilizzi corretti e quotidiani di usare il verbo rimettersi.

Infatti rimettersi in forma, in sesto e con una persona stanno ad indicare un “mettersi una seconda volta”.

Se perdo la forma la posso riacquistare rimettendomi in forma. In pratica si tratta di tornare in forma. Rimettersi in sesto è abbastanza simile e ci siamo già occupati dell’espressione.

Mettersi con una persona, invece, sta per fidanzarsi, o per “iniziare una relazione sentimentale” con una persona, e mettersi in affari è iniziare una collaborazione professionale con una persona, rimettersi , in tutti questi casi, significa mettersi una seconda volta.

La stessa cosa avviene se mi rimetto le scarpe dopo essermele tolte o se mi rimetto a piangere o ridere.

Ma rimettersi si usa anche in altro modo, che è quello che ci Interessa oggi, dopo esserci occupati di demandare, assegnare e affidarsi.

Es:

Mi rimetto al tuo giudizio

Ci rimettiamo al vostro parere

Mi rimetto alla decisione del giudice

Bisogna rimettersi al giudizio dell’arbitro.

Rimetto la decisione al tuo parere

Queste frasi danno al verbo rimettersi il senso di far decidere qualcun altro.

La differenza rispetto a demandare è che in questo caso c’è un senso di rispetto e una specie di promessa di rispettare la tua decisione. Un po’ il contrario di assegnare, perché normalmente chi assegna è più importante, nel senso di gerarchia: il professore assegna i compiti allo studente. Invece rimettersi funziona al contrario dal punto di vista della gerarchia.

È in pratica un affidare ad altri la decisione, lasciare che altri agiscano secondo la propria volontà o il proprio giudizio. Ed io rispetterò la sua decisione qualunque essa sia.

Ad esempio:

rimetto a te ogni decisione in merito;

preferisco rimettere a voi la scelta;

Somiglia anche a affidarsi, mettersi nelle mani di qualcuno.

Posso usare il verbo in più modi diversi se ci avete fatto caso, anche in modo non riflessivo:

Mi rimetto alla tua decisione

Rimetto la decisione nelle tue mani.

Rimetto la decisione al tuo parere.

A voi la scelta di come usarlo.

Per memorizzarlo questo verbo dovremo ripassarlo spesso. A proposito di ripasso…

Komi: Se ricordo bene oggi tocca a te sforderare un ripasso. Non pensi che sarebbe ora che cominciassi? Senz’altro stai correndo il rischio di attardarti e di fare una figuraccia!

Irina: macché figuraccia! Eccomi qua, visto? Dacché mi sono iscritta al sito di Italianosemplicente , so destreggiarmi bene e al di là di qualche piccolo errore qua e là l’apprendimento è molto appagante .

385 Demandare

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente  (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui

Trascrizione

Molti studenti ma soprattutto molti appassionati e amanti della lingua italiana hanno demandato a me il compito di guida, di accompagnamento al loro apprendimento.

Ed io spero di essere all’altezza di questa responsabilità e onore.

Ho appena usato il verbo demandare, forse anche esagerando un po’.

Qualcuno avrà pensato a “domandare“, (c’è solo una lettera diversa) e avrà pensato ad un errore da parte mia.

Invece no. Demandare è un verbo diverso, molto diverso da domandare.

Demandare è simile a assegnare, affidare.

Ma affidare si usa prevalentemente con le responsabilità. Implica fiducia.

Ti affido la casa per due settimane. Mi raccomando!

Sono andato in vacanza ed ho affidato il mio cane ad una vicina di casa chiese ne occuperà durante la mia assenza.

Affidare ha un senso spesso temporaneo e risponde alla domanda: di cosa mi devo occupare? Di cosa devo avere cura!?

Assegnare invece si usa con i compiti:

La maestra assegna i compiti agli studenti

In ufficio mi hanno assegnato un pò di lavoro da fare.

Assegnare risponde più alla domanda: cosa devo fare?

Demandare invece si usa meno con le singole persone, ha invece un uso piu frequente quando si parla di uffici, competenze date dalla legge, e in generale c’è più responsabilità che fiducia. Somiglia molto a “trasferire ad altri”. Ha un senso più definitivo.

Anziché dire che lo stato ha la responsabilità di occuparsi della salute dei cittadini, posso dire:

Allo Stato è demandata la tutela della salute dei cittadini.

Quindi è dello Stato la responsabilità di tutelare la nostra salute.

La legge demanda a ogni ministero lo svolgimento di determinate mansioni.

Potrei tranquillamente usare affidare o assegnare, ma con demandare c’è più formalità e spesso più importanza.

Non si deve mai demandare alla sola scuola il compito di educare i propri figli.

Con questo si vuole dire che è anche compito delle famiglie.

Demandare quindi ha anche un senso più definitivo come dicevo. C’è proprio il senso del trasferimento di una responsabilità, ma non è detto neanche che si tratti di una responsabilità. Spesso le persone non c’entrano.

Se una legge demanda una decisione ad un decreto, allora sarà il decreto che dovrà contenere questa decisione.

Se uso affidare o assegnare, anche qui va ugualmente bene ma non è il linguaggio più adatto perché non c’entra nulla la fiducia e non ci sono mansioni o compiti assegnati. C’è semplicemente un trasferimento.

Ora è il momento del ripasso da parte dei membri dell’associazione.

Anthony: un ripasso con tutti gli *annessi e connessi* è una cosa seria. Per *ingranare* con un ripasso devo studiare ancora *un bel po’. Fortunatamente c’è quel po’ po’* di sito che si chiama italiano semplicemente!

Ulrike: ma dai, *quale* sbaglio aspettare di essere all’altezza! Per *ingranare* con un ripasso devi *abbozzarne* uno. *Dai un’occhiata* nell’elenco della rubrica dei due minuti e lasciati ispirare così. Funzionerà!

Natalia: *Può darsi* però che all’inizio spuntino solo 2 o tre frasi con 2 o 3 delle espressioni della rubrica.

Carmen: meglio così! *Si dà il caso che* Giovanni *sfori* *spesso e volentieri* i due minuti, *a maggior ragione* un ripasso breve sarebbe *benaccetto*.

Rauno: poi, *una volta* cominciato, *di volta in volta* sarà sempre più facile *destreggiarsi* con la costruzione di un ripasso.

Max Karl: va bene, va bene, smettete di *incalzarmi*, *raccolgo la provocazione*. So che avete ragione e mi sento proprio *chiamato/a in causa* per il mio *esordio* con un ripasso.